La Corte di giustizia dell’Unione europea ha bocciato i respingimenti dei migranti da parte della Francia alle frontiere interne. In una sentenza sul ricorso di diverse associazioni francesi, i giudici di Lussemburgo hanno evidenziato che «la direttiva Ue rimpatri va sempre applicata, anche nel caso di controlli ai confini interni» ripristinati temporaneamente da uno Stato membro. La Corte ha evidenziato che i migranti irregolari devono pertanto «poter beneficiare di un certo termine per lasciare volontariamente il territorio. L’allontanamento forzato avviene solo in ultima istanza».
Un governo nazionale deve rispettare le norme della direttiva Ue sui rimpatri
I togati di Lussemburgo hanno sottolineato che, nel caso in cui un Paese membro decida di ripristinare temporaneamente i controlli alle frontiere interne, un governo nazionale può sì adottare un provvedimento di respingimento «sulla sola base del codice di Schengen», ma «ai fini dell’allontanamento» dei migranti irregolari è comunque tenuto a rispettare «le norme e le procedure comuni previste dalla direttiva rimpatri».
Il provvedimento vale anche quando un migrante entra in uno Stato prima di aver effettuato i controlli alla frontiera
La direttiva comunitaria in questione, ha spiegato la Corte Ue, «si applica a qualunque cittadino di un Paese terzo che sia entrato nel territorio di uno Stato membro senza soddisfare le condizioni d’ingresso, di soggiorno o di residenza», e vale anche qualora un migrante «sia entrato» in detto territorio nazionale «ancor prima di aver attraversato un valico di frontiera in cui i controlli vengono effettuati». I giudici hanno precisato che «solo eccezionalmente la direttiva rimpatri consente agli Stati membri di escludere i cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno nel loro territorio è irregolare» e, «se è vero che ciò avviene in particolare quando» i migranti «sono sottoposti a una decisione di respingimento a una frontiera esterna di uno Stato membro, lo stesso non vale quando sono sottoposti a una decisione di respingimento a una frontiera interna di uno Stato membro, anche qualora siano stati ripristinati i controlli».
George Martin, autore della saga fantasy Le cronache del ghiaccio e del fuoco adattata nella serie HBO Il Trono di Spade, attacca OpenAI. Lo scrittore americano si è infatti unito ad altri 17 autori e alla Authors Guild per citare in giudizio l’azienda creatrice del chatbot di intelligenza artificialeChatGPT. L’accusa è violazione di copyright, in quanto la società co-fondata da Elon Musk avrebbe «copiato le opere senza permesso e senza pagare un corrispettivo per i diritti», utilizzandole per sviluppare i suoi modelli linguistici. «È imperativo fermare questo furto sul nascere o distruggeremo la nostra incredibile cultura letteraria», ha detto Mary Rasenberger, Ceo di Authors Guild, alla Cnn. «Gli autori devono avere la capacità di controllare se e come le loro opere vengono utilizzate dall’IA generativa». OpenAI non ha risposto alle accuse. Non è però la prima volta che gli scrittori si scagliano contro la società.
We have organized a lawsuit against OpenAI for copyright infringement of their works of fiction on behalf of a class of authors whose works have been used to train GPT. Plaintiffs incl John Grisham, Jodi Picoult, Victor LaValle, George R.R. Martin & more.https://t.co/1laaRbRCyC
Non solo George Martin, chi sono i 17 scrittori che accusano OpenAI
Il nome più altisonante della lista di autori è quello di George R.R. Martin, la mente dietro la saga fantasy che ha dato origine alle serie tivù Il Trono di Spade e House of the Dragon. Proprio gli ultimi due capitoli della storia, Winds of Winter e A Dream of Spring, attesi da oltre 10 anni, sarebbero loro malgrado vittime di furti online. La Cnn ha infatti riportato la notizia secondo cui sarebbero apparse in Rete copie false dei due volumi, tanto da finire in alcuni casi persino in vendita su Amazon. Accanto a Martin, spicca anche il nome di Michael Connelly, 67enne autore dei best seller thriller con protagonista il detective Harry Bosch, saga che conta oltre 20 romanzi. Contro OpenAI anche John Grisham, autore di libri trasposti anche al cinema come L’uomo della pioggia o Il cliente.
Lo scrittore Michael Connelly in un evento del 2022 negli Usa (Getty Images).
Accanto a George Martin figurano la scrittrice Jodi Picoult, scrittrice di La custode di mia sorella, e Jonathan Franzen, che esordì nel 1998 con La ventisettesima città. L’elenco dei 17 autori che hanno fatto causa a OpenAI comprende David Baldacci e Mary Bly, nota con il nome d’arte Eloisa James con cui ha pubblicato, tra gli altri, Duchesse Disperate e Kiss at Midnight. Ci sono poi Sylvia Day, Elin Hildebrand, Christina Baker Kline, Douglas Preston, Maya Shanbhag Lang, Victor Lavalle, Roxanna Robinson, Rachel Vail e George Saunders. Infine, menzione speciale anche per Scott Turow, il cui romanzo Presunto innocente è giunto al cinema grazie a un film con Harrison Ford.
Da Sarah Silverman a Paul Tremblay, gli altri autori contro OpenAI
OpenAI si ritrova ad affrontare dunque la quarta causa in pochi mesi da parte degli scrittori americani. A giugno, infatti, i primi a puntare il dito contro la madre di ChatGPT erano stati Paul Tremblay e Mona Ward, denunciando la presenza sui modelli linguistici del chatbot di oltre 300 mila libri, molti dei quali realizzati illegalmente. Il mese successivo era toccato a Sarah Silverman, nota anche per aver recitato nei film Tutti pazzi per Mary con Cameron Diaz e School of Rock con Jack Black. L’attrice e scrittrice mostrò come il suo libro Bedwetter fosse finito in Rete sotto forma di riassunti grazie al chatbot di OpenAI. Un altro gruppo di scrittori si era invece fatto avanti, secondo Reuters, lo scorso 12 settembre. Fra di loro anche Michael Chabon, premio Pulitzer nel 2001 per Le fantastiche avventure di Kavalier & Clay.
Stefano De Martino avrebbe già ritrovato l’amore dopo la fine della sua relazione con Belen Rodriguez (con cui era tornato dopo anni di allontanamento). La (presunta) nuova fiamma dell’ex ballerino di Amici – per la conferma definitiva manca solo il classico scatto di coppia via Instagram – risponde al nome di Martina Trivelli: contrariamente alla sua ex argentina, comunque sia, non si tratta di una persona vicina al mondo dello spettacolo.
Chi è Martina Trivelli, la nuova (presunta) fidanzata di Stefano De Martino
Si tratta di una ragazza di 26 anni originaria di Pescara. Lontana dai riflettori non sembra essere, per ora, coinvolta in alcun progetto legato al mondo dello spettacolo. A conferma di tutto questo anche il suo numero relativamente basso di follower, “appena” 16.400, numeri ben diversi da quelli che può vantare la chiacchierata Belen Rodriguez. Secondo quanto riporta Fanpage, la giovane attualmente vive a Milano e lavora nella divisione commerciale dell’azienda di cosmetici Filorga, in veste di retail specialist.
Nuovo avvistamento della coppia per le strade di Milano
Il magazine Chi aveva pizzicato De Martino e Trivelli in dolce compagnia l’uno dell’altra, per le strade del capoluogo meneghino. La rivista aveva raccontato come i due avessero passato una serata romantica in un ristorante del centro, per poi trasferirsi a casa del conduttore campano dove lei avrebbe trascorso la notte, uscendo solo il mattino seguente. A beccare i due nuovamente insieme a Milano è stato poi Diva e Donna, che sul numero del 19 settembre 2023 ha pubblicato alcuni scatti rubati dove i due sono insieme a bordo di un motorino. «Stefano ha ritrovato il sorriso», ha scritto la rivista. Sarà vero o si tratta di un semplice fuoco di paglia?
Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato Spp, ha riferito che un detenuto è evaso nelle prime ore di giovedì 21 settembre 2023 lanciandosi da una finestra, al secondo piano, dell’ospedale San Paolo di Milano e un poliziotto che si è buttato dietro di lui nel tentativo di fermarlo è in coma ed è stato sottoposto a un intervento chirurgico.
In tutta Italia aumentano i tentativi di evasioni dagli ospedali
A quanto rende noto di Giacomo, Mordjane Nazim, detenuto di origine palestinese, di 38 anni, in carcere per concorso in rapina, era arrivato nella struttura sanitaria la sera prima dopo essere rimasto ferito in una lite con alcuni compagni di detenzione. Il poliziotto che ha cercato di fermarlo, nel lanciarsi dalla finestra, ha battuto la testa ed è stato operato al San Raffaele. Secondo il sindacalista sono in aumento in tutta Italia i tentativi di evasioni dagli ospedali: «Nell’ultimo mese in tutta Italia sono stati quattro, tutti sventati». Non solo. «C’è un fuggi fuggi dei medici penitenziari» perchè sarebbero oggetto sempre più di minacce da parte dei detenuti proprio per ottenere un ricovero. «La situazione è gravissima, il carcere è abbandonato dal governo e dal Dap», ha concluso Di Giacomo.
Un ragazzo di 17 anni è morto in un incidente stradale avvenuto nella notte tra mercoledì 20 e giovedì 21 settembre a Pisticci (Matera). Il giovane era alla guida di una Fiat Panda grigia in via Pozzitello, quando la vettura è uscita fuori strada schiantandosi contro un albero. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e gli operatori sanitari del 118.
L’amico è stato ricoverato a Policoro
Secondo quanto ricostruito, il minorenne avrebbe perso il controllo dell’auto per cause ancora da accertare. L’impatto, violentissimo, ha distrutto la parte sinistra del veicolo. È stato celere l’intervento dei vigili del fuoco, che hanno estratto dall’autovettura lui e l’amico che viaggiava al posto del passeggero e sgomberato la strada per ripristinare la circolazione. Immediato anche l’intervento dei sanitari del 118 che, giunti sul posto, non hanno però potuto far altro che constatare il decesso del conducente. Troppo gravi infatti le ferite riportate durante lo scontro, che hanno vanificato ogni tentativo di rianimazione. L’amico, un ragazzo di 18 anni residente a Tinchi, nel Materano, è stato estratto dalle lamiere e trasportato immediatamente all’ospedale di Policoro. Secondo quanto riportato dai media locali, le sue condizioni sono stabili.
Il cordoglio dell’amministrazione comunale
Le indagini sono condotte dai carabinieri del luogo, che dovranno accertare le dinamiche esatte di quanto accaduto lungo la strada Pozzitello-San Basilio. Il ragazzo alla guida, di ritorno da una festa insieme con l’amico, non aveva ancora conseguito la patente. Una tragedia che ha sconvolto il Materano, le cui cause sono ancora poco chiare. Questo il cordoglio espresso dall’amministrazione del Comune di residenza della vittima: «Porgiamo le nostre più sentite condoglianze alla famiglia del giovane e a tutti coloro colpiti da questa grave perdita. Ci uniamo al vostro dolore e siamo qui per offrire il nostro sostegno. La perdita di una giovane vita è una tragedia che colpisce tutta la nostra comunità».
Dopo la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Vicenza per omicidio colposo, la famiglia di Michele Merlo, con gli avvocati Marco Antonio Dal Ben ed Elisa Baldaccini, ha depositato un corposo documento di opposizione alla decisione del pm Jacopo Augusto Corno, secondo il quale la malattia di Michele sarebbe stata terminale già nei giorni della visita dal medico di base del cantante, Vitaliano Pantaleo.
I consulenti della famiglia Merlo: «Il medico di famiglia va processato»
Secondo i consulenti della famiglia, «il medico di famiglia va processato per l’omicidio colposo di Michele Merlo. Riteniamo sia ravvisabile il nesso di causalità (che per la procura invece non è individuabile, ndr), l’emorragia cerebrale e il decesso del cantante potevano essere evitati». Nella relazione, gli avvocati ricordano che secondo alcune valutazioni Merlo non era un paziente ad «alto rischio», come affermato dalla procura. Anzi, a detta dei periti presentava tutte le caratteristiche per rispondere positivamente a un trattamento tempestivo. Michele Merlo, reso famoso da Amici e X Factor, morì a Bologna a 28 anni il 6 giugno 2021, per leucemia fulminante. In precedenza si era rivolto a Pantaleo lamentando una contusione alla coscia, che riteneva potesse essere stata provocata durante un trasloco, ed era stato dimesso.
Incidente stradale nella mattinata di giovedì 21 settembre 2023 a Marone, in provincia di Brescia. Un camionista, nel tentativo di evitare l’impatto con un’auto, ha sbandato ed è finito in una scarpata per 60 metri dopo aver oltrepassato addirittura la sottostante linea ferroviaria, la Brescia-Iseo-Edolo, che è stata invasa dai detriti, e atterrando sulla pista ciclabile. Al momento risulta disperso il conducente, che nel volo e nel successivo impatto con la roccia è stato sbalzato fuori dall’abitacolo. L’incidente è avvenuto lungo la strada provinciale 510 del Sebino, dove al momento il traffico è in tilt. Bloccata anche la circolazione ferroviaria. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, la polizia stradale, la polizia locale, i carabinieri, le ambulanze e l’elisoccorso arrivato da Milano.
Tragedia a Siccomario, in provincia di Pavia, dove un uomo è rimasto vittima di un incidente domestico dai risvolti fatali.
Il dramma mentre stava caricando la lavastoviglie
Il dramma si è consumato nella serata di martedì 19 settembre 2023. Alessandro Riboni, questo il nome della vittima, si trovava solo in casa, impegnato probabilmente in alcune faccende domestiche di routine. In base alla ricostruzione dei fatti, sembra che l’ex operaio, separato da tempo, stesse caricando la lavastoviglie quando, forse per una distrazione momentanea, è inciampato nello sportello dell’elettrodomestico, che al momento dell’incidente era aperto: all’interno era presente un coltello, presumibilmente con la lama all’insù, che al momento della caduta gli ha trafitto la gamba, recidendogli l’arteria femorale.
Inutile l’allarme lanciato dai vicini
Il dolore provocato dalla ferita è stato tale che Riboni ha iniziato a urlare disperato, attirando così l’attenzione dei suoi vicini di casa che, preoccupati, si sono prodigati a contattare il 112. Purtroppo però, quando i soccorsi sono giunti sul posto, si sono resi conto che non ci sarebbe più stato nulla da fare. Al loro arrivo l’uomo era infatti già morto dissanguato, riverso in una pozza di sangue. Le autorità hanno effettuato tutti i rilievi del caso, mentre il pm della provincia di Pavia al lavoro sul caso ha scelto di non disporre ulteriori accertamenti sul drammatico avvenimento, vista la dinamica molto chiara degli eventi e l’assenza di ipotesi di reato. La salma dell’uomo è stata affidata alla famiglia.
Arriva l’autunno. Una perturbazione mette fine all’alta pressione africana che ha consentito di mantenere bel tempo e temperature estive fino a metà settembre. Proprio in concomitanza del 23 settembre 2023, giorno in cui cade l’equinozio d’autunno, arriva il maltempo diffuso su tutta l’Italia, con fenomeni anche intensi e il calo delle temperature. È quanto ha annunciato Andrea Garbinato, responsabile redazione del sito www.iLMeteo.it, sottolineando che il tempo già giovedì 21 e venerdì 22 sarà instabile a causa di due perturbazioni in arrivo da Sud-Ovest e da Nord-Ovest.
Piogge e rovesci al Centro-Nord, fase caldissima al Sud
Dapprima dalla Spagna un nucleo instabile mediterraneo, già in transito, porterà ancora piogge e rovesci al Centro-Nord. In seguito, da venerdì 22 settembre 2023, un intenso fronte atlantico in discesa dalla Scozia rinvigorirà lo stesso maltempo con temporali anche più forti e qualche nevicata sull’arco alpino oltre i 2.200 metri. Per contro, il Sud vivrà una fase caldissima e in prevalenza soleggiata, con picchi di 36 gradi in Puglia, 35 in Sicilia e 34 in Calabria. Durante il weekend, con la formazione della nuova perturbazione, i fenomeni si estenderanno anche al Sud con rovesci forti che raggiungeranno già dalla mattina di sabato 23 settembre la Campania e la Sicilia, poi tutto il meridione entro la sera.
Le previsioni meteo nel dettaglio
Giovedì 21. Al Nord: piogge sparse in un contesto simil-autunnale. Al Centro: arrivano piogge diffuse, specie sulle tirreniche, ma al mattino. Al Sud: temporali in Campania, soleggiato su estremo sud con caldo africano.
Venerdì 22. Al Nord: piogge anche forti in un contesto simil-autunnale. Al Centro: piogge sparse localmente intense specie in Toscana e Lazio, ventoso. Al Sud: nuvolosità variabile, ancora caldo in Sicilia.
Sabato 23. Al Nord: piogge anche forti in un contesto autunnale, specie al Nord-Est. Al Centro: piogge diffuse localmente intense, calo termico. Al Sud: maltempo in arrivo con temporali, vento e calo termico.
All’asta la Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato di Cinisi nel Palermitano. L’abitazione in cui il militante di Democrazia proletaria, ucciso da Cosa Nostra il 9 maggio 1978, trascorse la sua vita sarà venduta l’8 febbraio. A rivelarlo il Giornale di Sicilia. Da anni simbolo dell’antimafia, l’edificio era stato già pignorato nel 2020. Su di esso grava un debito di oltre 130 mila euro, contratto dal fratello di Impastato, Giovanni, nei confronti dell’attore e cabarettista Dario Veca. All’asta, assieme all’immobile, diversi lotti, tra cui l’attuale abitazione di Giovanni.
Peppino Impastato, perché si è giunti a vendere la Casa Memoria
Dario Veca, come spiega il Giornale di Sicilia, nel 2000 firmò con Giovanni Impastato un preliminare per l’acquisto di un immobile nei pressi della vecchia stazione di Cinisi, versando la somma di 420 milioni di lire, l’intero valore dell’appartamento. «Lo consideravo un amico», ha spiegato Veca, che ha recitato anche nel film I cento passisulla storia di Peppino. «Grazie alle sue conoscenze, aveva promesso di darmi una mano per ottenere alcuni ruoli nel cinema». Ha raccontato che il rogito notarile è stato rinviato per sette anni, fino a quando «Giovanni mi ha comunicato che la casa era coperta da un’ipoteca e che quindi mi avrebbe rimborsato l’intera somma». L’attore e cabarettista ha specificato di aver ricevuto soltanto 79 mila euro e «alcuni assegni che sono tornati indietro».
Giovanni Impastato, fratello di Peppino (Imagoeconomica).
Pertanto Dario Veca ha chiesto a Giovanni Impastato di cedergli un suo bene per chiudere la vicenda. «Lui, invece, avrebbe voluto darmi 250 o 300 euro al mese, ma solo quando ne avrebbe avuto la possibilità», ha proseguito l’attore. «Il debito si sarebbe estinto in almeno 45 anni. Non ho nulla contro la Casa Memoria, a me interessa recuperare quanto mi spetta». Veca ha scritto un’email al presidente dell’Antimafia regionale, Antonello Cracolici, chiedendo se «può una tale persona andare nelle scuole e parlare ai ragazzini di legalità e antimafia». Giovanni Impastato, dal canto suo, ha replicato: «È una storia vecchia, i giudici verificheranno. Non ho altro da dire».
La Giornata internazionale della pace è stata istituita tramite la risoluzione 36/67 e inizialmente veniva celebrata il terzo giovedì di settembre. Con la risoluzione successiva, quella del 7 settembre 2001, è stato stabilito un unico giorno, il 21 settembre di ogni anno. La risoluzione esorta gli Stati membri dell’Onu, le organizzazione governative/non governative e gli individui a concentrarsi sulla promozione di azioni educative volte alla sensibilizzazione sul tema della pace globale.
Una giornata fondamentale in un mondo afflitto da guerre
Nella situazione attuale, caratterizzata da conflitti che interessano diverse parti del mondo, una giornata della pace è fondamentale. Basti pensare alla guerra in Ucraina ma anche ai conflitti che coinvolgono molte minoranze e che sono meno veicolati dal punto di vista mediatico. Tra questi quelli in Siria e in Yemen. La Giornata nasce con lo scopo di far conoscere queste situazioni, puntando al raggiungimento di una consapevolezza comune secondo cui il conflitto è sempre ingiusto. Oltre alla sensibilizzazione sul tema e alla risoluzione dei conflitti attuali, lo scopo della giornata è prevenire futuri scontri analizzando le cause alla base dei conflitti.
Segno di pace tra Russia e Ucraina, giovani vestiti delle loro bandiere (Getty Images).
Il tema scelto per il 2023
Il tema al centro della giornata 2023 è Azioni per la pace: la nostra ambizione per i #GlobalGoals. Si tratta di un invito all’azione, che vede una responsabilità collettiva e individuale nella promozione della pace. La giornata sottolinea infatti quanto il coinvolgimento attivo della società civile sia essenziale nell’affermarsi di valori come la tolleranza, l’uguaglianza e la comprensione reciproca. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antón Gueterres ha dichiarato: «La pace è necessaria oggi più che mai. La guerra e i conflitti stanno scatenando devastazione, povertà e fame, e costringendo decine di milioni di persone ad abbandonare le loro case».
La famiglia Carrisi-Power potrebbe presto allargarsi. Romina Jr, la figlia 36 enne di Albano Carrisi e Romina Power, sarebbe incinta del suo primo figlio.
Il rumor sulla gravidanza di Romina Jr
La notizia, almeno per il momento, non è stata confermata in forma ufficiale da parte della diretta interessata. Si tratta in effetti di un rumor anticipato dal magazine Diva e Donna che, nel numero uscito in edicola il 19 settembre 2023, dà per certa la news. A conferma ulteriore di ciò, la rivista ha anche pubblicato in anteprima una foto rubata all’artista dove la si vede accarezzarsi teneramente la pancia, con un ventre effettivamente più pronunciato del solito che traspare da un abito verde da lei indossato. Se la notizia fosse effettivamente vera, viene da chiedersi a questo punto chi sia il padre. Già, perché la diretta interessata è sempre rimasta molto riservata rispetto alla sua vita sentimentale e (quasi) nulla è dato sapere sulle sue frequentazioni più recenti.
Albano e Romina (Getty).
Come riporta Gossip e Tv, ad ogni modo, circa un anno e mezzo fa l’ex volto di Oggi è un altro giorno aveva iniziato una relazione con Stefano Rastelli, regista di 53 anni (17 più di lei) che aveva conosciuto proprio nel dietro le quinte del programma di Serena Bortone. La coppia, in ogni caso, non si è praticamente mai fatta vedere insieme sui social, eccezion fatta per qualche «amore mio» che la figlia di Albano aveva scritto sotto ad alcuni post del compagno.
Albano e Romina accoglieranno il loro quarto nipotino?
Se la notizia dovesse trovare conferma, vorrà dire che Albano e Romina conosceranno molto presto il loro quarto nipotino. I due artisti sono già diventati nonni in altre tre occasioni: la figlia Cristel ha dato alla luce negli ultimi anni Kay Tyrone, Cassia Ylenia e Rio Ines.
La Polonia, uno dei più fedeli alleati di Kyiv, ha annunciato che non fornirà più armi in Ucraina. Una decisione arrivata dopo che il presidente Volodymyr Zelensky aveva accusato Varsavia di fare il gioco della Russia vietando le importazioni di grano ucraino al fine di proteggere gli interessi degli agricoltori polacchi. Non si tratta di una questione di poco conto visto che la Polonia è un alleato chiave dell’ex repubblica sovietica: non solo è uno dei principali fornitori di armi, ma ospita e assiste un milione di rifugiati ucraini.
La ritorsione di Varsavia dopo le accuse di Zelensky
Mercoledì il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha bloccato le spedizioni di armi spiegando che Varsavia intende dare priorità alla propria difesa. «Non stiamo più trasferendo armi all’Ucraina perché ora stiamo armando la Polonia», si è giustificato il primo ministro. Una ritorsione alle parole di Zelensky che poco prima alle Nazioni Unite aveva accusato alcuni Paesi europei di fare il gioco di Mosca nella battaglia del grano.
Zelensky alle Nazioni Unite (Getty Images).
Le tappe della battaglia del grano nell’Ue
A maggio Bruxelles aveva attuato una stretta sulle importazioni di grano ucraino verso la Bulgaria, l’Ungheria, la Polonia, la Romania e la Slovacchia – concedendo solo il transito ma non la vendita sui mercati nazionali – con l’obiettivo di tutelare gli agricoltori locali danneggiati, a loro dire, dal crollo dei prezzi dovuto alle importazioni di Kyiv. Venerdì scorso la Commissione europea aveva stabilito la fine delle restrizioni, sostenendo che le distorsioni del mercato nei cinque Stati membri confinanti con l’Ucraina non sussistevano più. A quel punto Polonia, Ungheria e Slovacchia hanno immediatamente dato battaglia. Una presa di posizione che Zelensky, parlando alle Nazioni Unite, ha condannato definendola «ipocrita». «È allarmante vedere come alcuni in Europa mettano in scena un teatro della solidarietà, creando un thriller dal grano», ha tuonato il presidente ucraino, accusando i cinque di «preparare il terreno alla Russia». Parole che non sono andate giù a Varsavia che a sua volta ha convocato l’ambasciatore ucraino minacciando ulteriori ritorsioni.
Volodymyr Zelensky e il primo ministro Mateusz Morawiecki (Getty Images).
A un mese dalle elezioni, il PiS non può perdere consensi nelle aree rurali
Ecco dunque spiegata l’uscita di Morawiecki che già mercoledì 20 settembre, alla tv Polsat News, aveva dichiarato: «Se continua così, potremmo vietare l’importazione in Polonia di altri prodotti. Kyiv non comprende la destabilizzazione del settore agricolo polacco. Stiamo proteggendo i nostri agricoltori». La questione è particolarmente delicata in Polonia, dove il mese prossimo si terranno le elezioni. Il partito conservatore di maggioranza, Diritto e Giustizia (PiS), gode infatti di un forte consenso proprio nelle regioni agricole. Un vantaggio che non può perdere in vista del voto. «Siamo stati i primi a fare molto per l’Ucraina ed è per questo che ci aspettiamo che comprendano i nostri interessi», ha spiegato Morawiecki a Polsat News. «Naturalmente comprendiamo i loro problemi, ma gli interessi dei nostri agricoltori sono la priorità». Dal canto suo Kyiv ha presentato un reclamo all’Organizzazione mondiale del commercio contro Polonia, Ungheria e Slovacchia. Immediata la risposta del ministero degli Esteri polacco: «Fare pressione sulla Polonia nei forum multilaterali o inviare denunce ai tribunali internazionali non sono metodi giusti per risolvere le tensioni tra i nostri Paesi». «Esortiamo i nostri amici polacchi a mettere da parte le loro emozioni», ha risposto il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleg Nikolenko. «La parte ucraina ha offerto alla Polonia un percorso costruttivo per risolvere la questione del grano».
Una ventina di studentesse minorenni dell’Almendralejo, nel sud dell’Estremadura in Spagna, hanno ricevuto sul proprio cellulare foto in cui apparivano completamente nude. Nessuna di loro però aveva mai realizzato simili scatti, in quanto sono deepfake frutto dell’intelligenza artificiale. Gli autori sono infatti 11 coetanei, alcuni dei quali hanno meno di 14 anni, che hanno catturato le immagini dagli account Instagram, in cui erano vestite, per alterarle successivamente con un’applicazione capace di “denudare” chiunque con un semplice clic. Tre di loro si occupavano di creare i file, gli altri otto di diffonderli. «È inquietante, siamo di fronte a un vero oltraggio», ha denunciato su Instagram Miriam Al Adib, madre di una delle adolescenti coinvolte. «Mia figlia mi ha detto con disgusto “Mamma, guarda cosa mi hanno fatto”».
Deepfake in Spagna, come sono state create le immagini delle adolescenti
L’applicazione di intelligenza artificiale generativa in questione è, come ha riportato Euronews, ClothOff, disponibile sia da computer sia da device mobile con un canale Telegram dedicato. Con lo slogan «Spogliate chiunque, spogliate le ragazze gratuitamente» permette agli utenti, al costo di soli 10 euro, di realizzare 25 immagini deepfake denudando chiunque appaia nella propria galleria fotografica. Come riporta El Paìs, le fotografie hanno iniziato a circolare sui gruppi Whatsapp delle scuole locali, senza che le ragazze in questione sapessero nulla. «Ero nel cortile con amiche, quando uno si è avvicinato e mi ha detto di aver visto una mia foto senza veli», ha raccontato Isabel, nome fittizio di una delle giovani. «Ho avuto paura, tante altre ragazze hanno ricevuto le foto sullo smartphone».
Il software ClothOff può spogliare digitalmente un soggetto (Screenshot Clothoff.io).
Una ragazza ha solo 11 anni, mentre un’altra è stata persino ricattata su Instagram attraverso un profilo falso. Un ignoto utente infatti l’avrebbe costretta a pagare una somma in denaro per evitare la diffusione capillare della foto. A peggiorare la situazione poi ci sono i commenti degli altri compagni di scuola. «Non lamentarti», avrebbe detto uno di loro. «Le ragazze caricano sempre foto sui social in cui mostrano il culo». È probabile, come ha sottolineato anche la Cnn, che le immagini siano già approdate su OnlyFans oppure sui siti pornografici del Paese o internazionali, rendendo sempre più difficile il tracciamento. Le mamme delle 20 ragazze si sono invece già organizzate formando un gruppo su Whatsapp per aiutarsi a vicenda e alzare la voce. «Non siete consapevoli di quale danno avete fatto loro», ha proseguito Al Adib. «Non sapete nemmeno quale crimine avete commesso».
Non solo ClothOff, sul web purtroppo le app abbondano
ClothOff non rappresenta un unicum sul web per spogliare digitalmente una persona. Dall’avvento online dell’intelligenza artificiale sono apparsi numerosi software in grado di trasformare una foto in pochi istanti. Molto diffuso, anche in Italia, il chatbot di Telegram BikiniOff che analizza uno scatto ed effettua un rapido processo di editing della durata di appena 30 secondi. Basta allegare la foto desiderata e l’IA sostituirà il soggetto, analizzando posa e proporzioni, con un nudo coerente ripreso dal web. Online è possibile imbattersi anche in SoulGen, software che modifica a piacimento le proprie foto. «Aggiungi, estendi o rimuovi contenuti con semplici istruzioni di testo», si legge sul sito ufficiale. In modo simile funziona anche DeepNude, che denuda un soggetto in tre «semplici passaggi». Basta caricare l’immagine, mostrare la maggior parte del corpo ed evitare abiti larghi. Un fenomeno in rapida ascesa, cui occorre porre un freno al più presto.
Il profilo social dell’app DeepNude, capace di modificare le foto (Getty Images).
Egle Doria è un’attrice, prevalentemente di teatro, originaria di Catania. Divisa tra cinema e televisione, ha vinto diversi premi in ambito teatrale tra cui il Premio Speciale per la Prosa Domenico Danzuso 2005, il Premio SicilianFactory 2010, il Premio Internazionale Santi Correnti 2012, il Premio AIF Associazione Italiana Formatori 2013, il Premio Donna Siciliana 2014, il Premio Ninfa Galatea 2014 e il Premio Federico II di Svevia 2017.
Egle Doria: biografia e carriera
Doria è figlia d’arte: il papà Nicola Doria è pianista di pianobar, mentre la mamma Marina Nicolosi Doria è una poetessa, scrittrice e musicista.. Dopo il diploma di maturità si è iscritta alla Scuola di Arte Drammatica Umberto Spadaro del Teatro Stabile di Catania, conseguendo il diploma nel 1996 e inziando a lavorare proprio al Teatro Stabile. Ha poi debuttato nel 1997 al Teatro Antico di Taormina interpretando il ruolo di Ornella ne La figlia di Iorio, per la regia di Melo Freni, e di Ermione nello spettacolo Amore e Mistero di Diego Gullo.
Egle Doria (Facebook).
Si è poi recata a Roma per studiare al Duse Studio diretto da Francesca De Sapio, membro dell’Actor’s Studio di New York, per poi far ritorno in Sicilia e continuare a lavorare nel Teatro Stabile di Catania. Nel 2007, per rendere omaggio a sua madre Marina, ha curato l’adattamento teatrale del suo omonimo romanzo Il conto dellelune, ottenendo grande successo. Al cinema ha recitato in film come Tra due mondi di Fabio Conversi (2001) e Ginostra, di Manuel Pradal (2002). Per la tv, invece, ha preso parte a Il bell’Antonio di Maurizio Zaccaro (2005), La stagione dei delitti 2 di Daniele Costantini e Donatella Maiorca (2007), e a La stoccata vincentedi Nicola Campiotti (2023).
Egle Doria: la vita privata
Essendo l’attrice una persona molto riservata, non si hanno informazioni in merito alla sua vita privata e sentimentale.
Un 20enne è stato denunciato dalla Polizia di Stato con l’accusa di lesioni aggravate per aver staccato con un morso un pezzo di un orecchio a un uomo che aveva rimproverato per aver accarezzato il suo cane. L’episodio è avvenuto lunedì scorso a Monza. Secondo quanto ricostruito dalla Questura, l’aggredito, un 53enne inglese di origine russa, mentre stava passeggiando con il cane per le vie del centro, è stato avvicinato da due ragazzi italiani.
Diagnosticato il distacco di circa 2,5 centimetri del padiglione auricolare
Alla richiesta dei giovani di accarezzare il cane, l’uomo li avrebbe mandati via. A quel punto i due giovani lo hanno aggredito a pugni e spintoni, fino a farlo cadere a terra. Il 20enne gli si è poi avventato contro staccandogli una parte dell’orecchio con un morso. Soccorso e trasportato in ospedale, il 53 enne è stato medicato e gli è stato diagnosticato il distacco di circa 2,5 centimetri della parte superiore del padiglione auricolare, con una prognosi di 30 giorni. Pochi istanti dopo, anche grazie alle descrizioni dei testimoni che avevano assistito alla scena e alle immagini delle telecamere di videosorveglianza, gli agenti hanno rintracciato il 20enne. È stato denunciato e per lui è scattata anche la misura di prevenzione personale dell’avviso orale disposta dal Questore.
Flavio Insinna, nato a Roma il 3 luglio 1965, è un attore e conduttore televisivo. Ha vinto diversi premi tra cui il Premio speciale di Prima: Guida italiana degli attori per il film Guardami di Davide Ferrario (1999) e altri riconoscimenti per la sua interpretazione nella fiction Don Bosco (2004). Impegnato anche socialmente, nel 2015 ha donato la sua barca perché fosse usata nel Mar Egeo per il soccorso ai profughi siriani e nel 2022 ha ricevuto dal presidente della Repubblica il premio AIRC-Credere nella ricerca per il suo lungo impegno a sostegno della ricerca.
Flavio Insinna: biografia e carriera
Dopo la maturità ha tentato di diventare carabiniere ma ha successivamente deciso di iscriversi alla scuola di recitazione di Alessandro Fersen. Nel 1990 si è diplomato al Laboratorio di esercitazioni sceniche diretto da Gigi Proietti a Roma. L’anno in cui è diventato famoso è stato il 2000 recitando nella fiction Don Matteo. A seguire ha recitato in altre serie Rai come Don Bosco, di Lodovico Gasparini (2004) e La buona battaglia – Don Pietro Pappagallo di Gianfranco Albano (2006), partecipando anche al tv movie Maria Goretti, di Giulio Base (2003). Nel settembre 2006 ha esordito come conduttore televisivo nel programma Affari tuoi. Due anni dopo è tornato a recitare nella fiction Ho sposato uno sbirro e nello stesso anno ha abbandonato Affari tuoi per riprendere a recitare a teatro. Nel 2009 ha partecipato anche alla trasmissione Ballando con le stelle, mentre nel 2015 ha esordito su Canale 5 con La corrida.Dal 2015 è conduttore del programma L’Eredità e dal 10 gennaio 2020 è diventato giudice deIl cantante mascherato condotto da Milly Carlucci.
Flavio Insinna ai David Di Donatello nel 2019 (Getty Images).
Tra i film al cinema in cui ha recitato ci sono Metronotte, regia di Francesco Calogero (2000), La finestra di fronte, regia di Ferzan Özpetek (2003), Tutto in quella notte, regia di Franco Bertini (2004), Ex, regia di Fausto Brizzi (2009), Pazze di me, regia di Fausto Brizzi (2013), Bianca come il latte, rossa come il sangue, regia di Giacomo Campiotti (2013), Il professor Cenerentolo, regia di Leonardo Pieraccioni (2015) e Se mi vuoi bene, regia di Fausto Brizzi (2019). In tv invece, ha preso parte a diverse serie, miniserie e film tv come: Meucci – L’italiano che inventò il telefono, regia di Fabrizio Costa (2005), San Pietro, regia di Giulio Base (2005), Eroi per caso, regia di Alberto Sironi (2011), La classe degli asini, regia di Andrea Porporati (2016), A muso duro – Campioni di vita, regia di Marco Pontecorvo (2022) e La stoccata vincente, trasposizione televisiva di quanto accaduto a Paolo Pizzo, due volte campione del mondo di scherma (nel 2011 e nel 2017).
Flavio Insinna: la vita privata
L’attore è legato alla giovane Adriana Riccio. Appassionata di sport e molto riservata, la ragazza, classe 1976 è nata a Mirano (Veneto) e non fa parte del mondo dello spettacolo – è infatti un’istruttrice di taekwondo. Nel 2016 ha preso parte a una puntata di Affari Tuoi, programma guidato da Insinna e ha vinto un premio di 36 mila euro.
Emanuel Caserio, nato a Latina il 16 marzo 1987, è un attore italiano. Nel 2013 è stato premiato al Roma Fiction Fest come miglior interprete di serie web e nel 2016 alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia con il premio Kineo come miglior attore emergente.
Emanuel Caserio: biografia e carriera
Caserio ha iniziato a interessarsi alla recitazione sin da piccolo. Nel 2006 ha preso parte al talent di Canale 5 Amici di Maria De Filippi, non accedendo però alla fase serale del programma. Sei anni dopo si è diplomato al Centro sperimentale di cinematografia di Roma e l’anno seguente, nel 2013, ha iniziato a lavorare in televisione nelle serie Roles e Rex (2014). Il 2014 è l’anno in cui ha iniziato a recitare anche sul grande schermo, prendendo parte ai film È la mia prima volta!, regia di Claudio Serughetti (2014), 25 aprile – Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana, regia di Pasquale Pozzessere (2014), I ponti di Sarajevo, regia di Leonardo Di Costanzo (2014), ma anche a due episodi della fiction di successo Un medico in famiglia.
Emanuel Caserio al Festival del Cinema di Roma nel 2020 (Getty Images).
Nel 2016 ha interpretato il ruolo di Luca, un giovane ragazzo che si innamora del personaggio di Sabrina Ferilli nel film Forever Young, scritto e diretto da Fausto Brizzi. L’anno successivo ha dato il volto a Cesare nel film televisivo di Rai Fiction In arte Nino. Dal 2018 interpreta il personaggio ricorrente Salvatore Amato nella soap opera Il paradiso delle signore. È comparso anche in altri film come Io e lei, regia di Maria Sole Tognazzi (2015), Odio l’estate, regia di Massimo Venier (2020) e I cassamortari, regia di Claudio Amendola (2022).
Emanuel Caserio: la vita privata
Secondo alcune indiscrezioni, l’attore sarebbee legato alla collega attrice de Il paradiso delle signore Chiara Russo (Maria Puglisi). Negli ultimi mesi, sui social, i due hanno condiviso diversi scatti insieme.
Pietro Sermonti, nato a Roma il 25 ottobre 1971, è un attore italiano noto per i suoi ruoli in diverse serie tv, in particolare in Un medico in famiglia, o in Boris (dove interpreta Stanis La Rochelle).
Pietro Sermonti: biografia e carriera
L’attore è figlio dello scrittore Vittorio Sermonti e dell’imprenditrice piemontese SamaritanaRattazzi, figlia del conte Urbano Rattazzi e di Susanna Agnelli. Si è diplomato alla scuola francese Lycée Chateaubriand di Roma e, dopo una breve carriera calcistica, ha iniziato a studiare recitazione e regia, muovendo i primi passi a teatro nel 1995. Tra il 2001 e il 2002 si è avvicinato al cinema diventando protagonista di alcuni cortometraggi e del film Tre mogli, regia di Marco Risi (2001). Nel 2002 è apparso in Carabinieri (2002) e alcuni anni dopo in Elisa di Rivombrosa (2003-2004). La sua carriera sul piccolo schermo è proseguita con Un medico in famiglia (2003-2004, 2009), Boris (2007-2010, 2022), Nero Wolfe (2012), Tutto può succedere (2015–2018), Cops – Una banda di poliziotti, regia di Luca Miniero (2020-2021) e Sono Lillo (2023).
Pietro Sermonti alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2023 (Getty Images).
Al cinema è comparso in diversi importanti film come Amore, bugie e calcetto, regia di Luca Lucini (2008), Boris – Il film, regia di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo (2011), Smetto quando voglio, regia di Sydney Sibilia (2014), Sei mai stata sulla Luna?, regia di Paolo Genovese (2015), Smetto quando voglio – Masterclass, regia di Sydney Sibilia (2017), Smetto quando voglio – Ad honorem, regia di Sydney Sibilia (2017), Bentornato Presidente, regia di Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi (2019) e Corro da te, regia di Riccardo Milani (2022).
Pietro Sermonti: la vita privata
Tra il 2009 e il 2010 è stato legato ad Alessia Marcuzzi, conosciuta sul set del film tv Un amore di strega. Per alcuni anni è stato fidanzato con la collega MargotSikabonyi, mentre tra il 2011 e il 2016 è stato al fianco dell’attrice Margherita Vicario. In una recente intervista a Vanity Fair Sermonti ha dichiarato di avere una compagna e di essere innamorato.
La corsa alla presidenza di Confindustria è iniziata di fatto con l’assemblea nazionale del 15 settembre, dove non a caso i candidati Giovanni Brugnoli, Alberto Marenghi ed Emanuele Orsini (qui in rigoroso ordine alfabetico) sono stati gli ultimi ad andare via, dopo aver parlato con quanti più colleghi possibile. Anzi, a ben vedere ci sono stati anche altri due imprenditori che si sono attardati nel “paddock” dell’Auditorium del Parco della Musica a Roma, cioè nello spazio tra il palco e la prima fila: Aurelio Regina alla ricerca di consenso, consapevole di aver il nemico in casa Maurizio Stirpe, da parte sua insolitamente allegro e meno riservato del solito. L’attuale vicepresidente con delega alle relazioni sindacali infatti, titolare di Prima Industrie e del Frosinone Calcio, potrebbe scendere in campo più avanti e intestarsi i voti di Brugnoli e Marenghi, ritenuti troppo deboli per arrivare in fondo.
Alberto Marenghi (Imagoeconomica).
Marcegaglia teme di bruciarsi e di vedersi contrapposto D’Amato
Emma Marcegaglia, sinora accreditata come prima supporter di Marenghi, con lei all’epoca della sua presidenza dei Giovani industriali e mantovano pure lui (anche se ora ha spostato la residenza a Verona a casa della moglie, la meloniana Maddalena Morgante, perché così figura come veneto, visto che non passerebbe un altro lombardo dopo Bonomi), starebbe invece pensando a Marco Bonometti (peraltro lombardo anche lui), dopo aver fatto fuoco di sbarramento sulla candidatura di Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e suo forte concorrente nella siderurgia. In realtà, all’unica presidente donna della storia di Confindustria piacerebbe tanto tornare in sella direttamente anche per poter lasciare più spesso fabbrica e villa a Gazoldo degli Ippoliti, ma teme di bruciarsi e (soprattutto) di vedersi contrapposto Antonio D’Amato, il quale è il past president che raccoglie sempre i consensi più diffusi nei suoi interventi in Consiglio generale.
Marco Bonometti (Imagoeconomica).
Improvvisamente si sono accorti tutti della debolezza di Bonomi
La fotografia attuale della corsa tra Brugnoli, Marenghi e Orsini vede quest’ultimo in testa poiché si dice che con sé abbia la sua regione, l’Emilia-Romagna (che qualche settimana fa ha rivendicato ufficialmente la presidenza nazionale per un proprio esponente con una dichiarazione di Walter Caiumi, presidente della Confindustria regionale), ma deve fare ancora molta strada e trovare altri alleati per arrivare in fondo. Marenghi, sinora il candidato ufficiale e in continuità con Carlo Bonomi (non foss’altro perché il più pubblicizzato, anzi l’unico, sulle news interne di Confindustria per le sue foto opportunity nelle aziende) risente della scoperta improvvisa da parte degli imprenditori della debolezza dell’attuale presidente pro tempore, al quale vengono solo ora rimproverati gli insuccessi con il governo, la gestione autocratica interna, la mancanza di iniziative all’estero, a parte una costosa trasferta culturale negli Usa e un come minimo intempestivo viaggio a Kyiv per offrirsi come ricostruttore dell’Ucraina, nonché l’inesistenza della lobby confindustriale a Bruxelles.
Emanuele Orsini (Imagoeconomica).
Il bluff sulla laurea rischia di far finire il mandato nel ridicolo
La bugia conclamata, e denunciata dal Fatto quotidiano, sulla laurea che non ha gli ha complicato le cose perché ha rivelato comunque tutto il bluff di una presidenza che ha portato Confindustria al minimo storico di rilevanza nella politica economica del Paese, e rischia di finire nel ridicolo se lui si ostina, come scrive il quotidiano di Marco Travaglio, a chiedere una deroga personale al ministero dell’Università, deroga pressoché impossibile.
Carlo Bonomi, presidente uscente di Confindustria (Imagoeconomica).
Brugnoli sta saldando l’alleanza con il cosiddetto “Partito Luiss”
Brugnoli, forte per ora pressoché soltanto del sostegno della sua associazione territoriale, quella di Varese, e di amici personali sparsi qua e là, sta saldando l’alleanza con il cosiddetto “Partito Luiss”, cioè con il sempreverde Luigi Abete, che sverna da decenni pressi l’università di Confindustria. Anche Brugnoli infatti fa parte del cda dell’università in quanto vicepresidente di Confindustria per il Capitale umano. Qui è proprio la mancanza di laurea di Bonomi ad aver rimesso in moto un assetto che stava per smobilitare: se infatti l’attuale presidente di Viale dell’Astronomia a norma di legge non può traslocare in Luiss, allora Vincenzo Boccia potrebbe restare presidente dell’ateneo e Abete continuare a occuparsi della Luiss Business School.
Giovanni Brugnoli (Imagoeconomica).
Brugnoli intanto fa il candidato e un po’ ci crede, visto che si sarebbe accontentato di soffiare a Boccia la poltrona di presidente Luiss al posto di Bonomi. Quindi corre per la presidenza, così da mettere insieme qualche decina di voti e trattare con il candidato che si rivelerà più forte il mantenimento nelle posizioni di potere dell’Ateneo. Il bello è che altre voci assegnano invece la Luiss a Marenghi, come risarcimento per l’ormai impossibile corsa alla poltrona di Viale dell’Astronomia.
E Carraro? Nessuno lo vuole davvero candidare a Roma
Fin qui gli schieramenti di partenza, con il solito Veneto dove si agita Enrico Carraro: nessuno delle sue territoriali in verità lo vuole candidare a Roma, ma non sanno come dirglielo, anche perché tarperebbe le ali a desideri di alcuni suoi colleghi che puntano a correre nel 2028. Carraro vanta un fatturato di 122 milioni, dicono sempre dalle sue parti, e ha appena negoziato un bond di 120 milioni per rimettersi in carreggiata, sistemare i debiti verso banche di 57 milioni e 118 milioni verso una finanziaria che è parte correlata.
Enrico Carraro (Imagoeconomica).
Bonomi parla di tutto tranne che degli interessi delle imprese
Il bello è che la lotta per il vertice di Confindustria è senza esclusione di colpi nonostante ci si batta per un blasone che è tutto da rilanciare. All’assemblea del 15 settembre a Roma invece si è verificato il fenomeno opposto: c’erano il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la premier Giorgia Meloni e gran parte dei ministri, ma paradossalmente erano presenti proprio grazie all’irrilevanza attuale dell’associazione. Infatti premier e ministri erano molto sollevati dal fatto che Bonomi all’inizio della sua relazione avesse subito precisato che lui non si sarebbe occupato di questioni contingenti come la manovra di bilancio, il cuneo fiscale o l’inflazione ma solo di Costituzione e democrazia. Insomma di tutto, meno che della rappresentanza e degli interessi delle imprese, e dunque l’assemblea è stata molto partecipata dalle istituzioni proprio perché si sapeva che Bonomi avrebbe volato alto per non disturbare nessuno, tantomeno il governo.
Carlo Bonomi con Lorenzo Fontana, Giorgia Meloni e Sergio Mattarella (Imagoeconomica).
D’altra parte, è oggi il commento acido di colleghi imprenditori che pure l’avevano votato quattro anni fa sperando nel pragmatismo lombardo, uno che è costretto a chiedere al governo una deroga per la laurea che non ha non è ovviamente in grado di battersi per le ragioni delle imprese e della crescita del Paese.