Daily Archives: 18 Ottobre 2023

Fondo per familiari di studenti vittime infortuni: ok al decreto

Arriva il decreto attuativo del fondo per i familiari degli studenti vittime di infortuni, che ha una dotazione di 10 milioni per il 2023 e 2 milioni l’anno a partire dal 2024. Lo ha fatto sapere il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali spiegando che è stato registrato dalla Corte dei conti il decreto interministeriale del 25 settembre 2023 con cui si definiscono le modalità per l’accesso al Fondo, istituito dal decreto Lavoro. Il provvedimento, firmato dalla ministra Marina Calderone – di concerto con i ministri dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e dell’Università e della Ricerca Annamaria Bernini – dovrà essere ora pubblicato sulla Gazzetta ufficiale.

Istituito per garantire un sostegno economico fino a 200 mila euro

Composto di sette articoli, il decreto chiarisce requisiti e criteri di determinazione delle prestazioni e le modalità per accedere al Fondo, strumento istituito – sottolinea il ministero – per garantire un sostegno economico fino a 200 mila euro (esentasse) ai familiari degli studenti delle scuole o istituti di istruzione di ogni ordine e grado, anche privati, comprese le strutture formative per i percorsi di istruzione e formazione professionale e le università, deceduti a seguito di infortuni occorsi in occasione o durante le attività formative. Le somme erogate sono cumulabili con l’assegno una tantum Inail per gli assicurati. Il Fondo ha una dotazione di 10 milioni di euro per il 2023 e 2 milioni l’anno a partire dal 2024 «per poter accogliere le domande di sostegno economico da parte dei familiari di studenti vittime di infortuni occorsi a partire dal 2018». L’istanza, in quest’ultimo caso, dovrà essere presentata entro 120 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto ministeriale.

Roma, Stefano Ricucci e il caso del furto delle password al liquidatore ricoverato

L’imprenditore romano Stefano Ricucci e l’ex commercialista Luigi Gargiulo, tra gennaio e maggio del 2016, avrebbero rubato le password di un pc, falsificato un firma e attuato una truffa di circa due milioni di euro. I fatti sarebbero avvenuti mentre il liquidatore della loro società, andata in fallimento, si trovava in ospedale per le conseguenze di una caduta con gli sci.

La modifica delle cifre e la pec

Secondo quanto riportato dal quotidiano Repubblica, i due, dopo essere entrati nel computer della società e aver falsificato la firma del liquidatore, avrebbero modificato le cifre della procedura di concordato preventivo,  successivamente inviata tramite la pec aziendale. La società Magiste Real Estate Property di Ricucci avrebbe infatti dovuto versare un milione e 600 mila euro alla Trader srl, somma trasformata fittiziamente in 600 mila dopo la modifica.

Il liquidatore ascoltato dal giudice

Le firme, come riportato dal quotidiano, sarebbero state falsificate anche quattro mesi dopo, trasformando il credito da 220 mila euro a 100 mila nell’atto di cessione stipulato sempre tra la Magiste Real Estate Property e la Trader srl.  Gargiulo e Ricucci sono a processo per la presunta truffa di oltre un milione e 800 mila euro. Nella mattinata di martedì 17 ottobre, Marco Cioni, il liquidatore della società, è comparso davanti al giudice della VI sezione del tribunale penale di Roma per dare la sua versione.

Il Nizza sospende il difensore Youcef Atal per apologia di terrorismo

Il Nizza ha annunciato di aver sospeso «fino a nuovo ordine» il difensore Youcef Atal, al centro di un’indagine preliminare per apologia di terrorismo dopo un post legato al conflitto tra Israele e il movimento palestinese Hamas. Anche se il nazionale algerino ha cancellato subito la pubblicazione e si è scusato, il club francese ha spiegato in un comunicato di aver scelto di «adottare immediatamente» le sanzioni, prima di quelle che potrebbero essere adottate dalle autorità sportive o giudiziarie, «data la natura delle sanzioni il post condiviso e la sua gravità».

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Apologia di terrorismo, il Nizza sospende Youcef Atal: ha postato un video di un predicatore che incitava alla violenza contro gli ebrei.
Il difensore algerino Youcef Atal (Getty Images).

Il video del predicatore, poi cancellato

Atal aveva condiviso su Instagram il video del predicatore musulmano Mahmoud al-Hasanat, intento a pronunciare frasi che incitavano alla violenza antisemita, nel contesto del conflitto israelo-palestinese. A prendere posizione contro il terzino destro del Nizza, allenato dall’italiano Francesco Farioli è stato inizialmente Christian Estrosi, sindaco della città colpita da attentati islamisti nel 2016 e nel 2020: «Se si è lasciato strumentalizzare, presenti delle scuse, altrimenti non ha posto nel nostro Nizza». Atal aveva cancellato il video del predicatore, postando un messaggio a sostegno della pace e in ricordo di tutte le vittime. Ma non è servito.

Apologia di terrorismo, il Nizza sospende Youcef Atal: ha postato un video di un predicatore che incitava alla violenza contro gli ebrei.
Youcef Atal con la maglia dell’Algeria (Getty Images).

Atal è atteso dalla Procura di Nizza

In ritiro con l’Algeria dal 9 ottobre, il difensore è atteso a Nizza dai dirigenti del club. E anche dalla Procura locale. «Vogliamo sottolineare che la reputazione del Nizza deriva dal comportamento di tutti i suoi dipendenti, che devono essere conformi ai valori difesi dall’istituzione», ha spiegato il club, ribadendo «il fermo impegno a garantire che la pace prevalga su tutte le altre considerazioni». Classe 1996, Atal ha esordito come professionista nel Paradou di Algeri, approdando poi in Europa all’inizio del 2018, ingaggiato dai belgi del Kortrijk. Nell’estate di quell’anno è poi passato al Nizza. Vanta 32 presenze con l’Algeria, con cui ha vinto la Coppa d’Africa nel 2019.

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Il Magonza aveva già sospeso El Ghazi

Il 17 ottobre, in seguito a un post pubblicato su Instagram (e poi rimosso) nel quale si schierava apertamente contro Israele e a favore della causa palestinese, Anwar El Ghazi è stato sospeso dal club tedesco del Magonza, che ha da poco ingaggiato a parametro zero dopo la fine della sua avventura al PSV Eindhoven.

 

Aspettando Viva Rai 2, Fiorello: «Boom di iscritti a FdI? Sono tutti dirigenti Rai…»

In attesa di poterlo rivedere alla conduzione di Viva Rai 2 (di nuovo in onda dal 6 novembre), Fiorello è impegnato sul progetto social Aspettando Viva Rai 2. Proprio in occasione della puntata del format di mercoledì 18 ottobre, il comico siciliano si è concesso una frecciatina nemmeno troppo velata nei confronti di Fratelli d’Italia.

Fiorello sul boom di iscritti a FdI? Sono tutti dirigenti Rai…»

Affiancato come sempre da Fabrizio Biggio, Mauro Casciari e da tutto il suo fidato team, Fiorello ha voluto aprire le danze di questa edizione dello show Instagram con una serie di stoccate esilaranti e pungenti che non hanno risparmiato nessuno. Tra i bersagli preferiti del presentatore c’è spazio anche per Giorgia Meloni, il suo Fratelli d’Italia e gli effetti che il cambiamento di esecutivo ha avuto su mamma Rai – con un addio eccellente su tutti, quello di Fabio Fazio e del suo Che tempo che fa. Commentando gli ultimi dati relativi al partito della premier, Fiorello ha dunque scherzato dichiarando: «C’è stato un boom di iscritti per FdI, il +40 per cento. Tantissimo, significa che anche la Schlein si è iscritta. Uno su sei arriva da Roma e sono tutti dirigenti Rai.…». Nel corso di una finta chiamata con Meloni, ha poi aggiunto: «Non eravamo ironici o sarcastici, l’abbiamo detto perché durante il governo Meloni la Rai è TeleMeloni. Con Monti, ad esempio, era TeleMonti…».

«Canone più basso? Forse perché è andato via Fazio»

Non pago, Fiorello ha sfruttato lo spazio di Aspettando Viva Rai 2 per commentare anche le ultime misure previste nella legge di Bilancio varata dal governo, tra cui è incluso un taglio al canone Rai. «Dobbiamo dire che questa manovra fa in modo che il canone Rai scenda sotto i 70 euro. Forse perché è andato via Fazio?», ha aggiunto facendo per l’appunto riferimento alla recente rivoluzione di cui è stata oggetto Rai 3.

Virginia Sanjust, il figlio: «È malata ma nessuno l’aiuta, cacciata dall’ospedale psichiatrico»

A poche ore dall’annuncio dell’arresto dell’ex annunciatrice Rai Virginia Sanjust di Teulada, sorpresa a frugare in una Smart in via Flaminia a Roma e per questo condannata a due mesi e 20 giorni in direttisima, a parlare è stato il figlio, Giancarlo Armati, che in un’intervista al Corriere ha giustificato i comportamenti della madre parlando dei suoi gravi problemi mentali.

Il figlio di Virginia Sanjust di Teulada: «È malata ma nessuno l’aiuta»

Il giovane, 25 anni e studente di Economia, ha raccontato che lo stato mentale della madre è molto compromesso. «Oggi mia mamma vive male come pochi di noi sarebbero capaci di fare. È complicato spiegarlo, ma è una sua legittima scelta che si rinnova ogni giorno. Mamma ha avuto ogni tipo di possibilità, tante persone le hanno offerto la propria mano, ma ogni volta ha girato le spalle e ha reso impossibile aiutarla. Ha fatto terra bruciata», ha rivelato Armati che dal luglio del 2020 è stato nominato suo amministratore di sostegno. Lo stesso ha rivelato che è stata sottoposta a «decine di Tso». A Repubblica aveva raccontato che, prima dell’episodio di Roma, la donna «si era presentata da sola al reparto di Psichiatria dell’ospedale Sant’Andrea ma nessuno si è preso cura di lei ». «Un dirigente ha chiamato noi famigliari per chiederci di venirla a prendere, come fosse “un pacco” indesiderato e non una paziente bisognosa. Io però ero in Toscana e non ho potuto raggiungerla, così l’hanno fatta allontanare. Fino a quando non è stata fermata dai carabinieri per strada. Questo sistema non accoglie, non cura, non aiuta, chi ha bisogno», ha aggiunto.

«Non sarebbe capace di rubare una Smart»

Rispetto al presunto furto, Giancarlo è certo che la madre non sarebbe stata in grado di metterlo a punto. «Non penso che abbia provato a rubare la Smart, non ne sarebbe capace. Probabilmente stava frugando al suo interno magari per cercare delle sigarette. Purtroppo non doveva essere lì. Doveva essere a casa sua a Capalbio dove a seguito di ripetuti ostracismi dei familiari ultimamente non vuole più andare», ha spiegato il figlio dell’ex volto tv. Che ha poi aggiunto: «Parlo spessissimo con mia madre della vita che sta conducendo, delle persone e dei posti che frequenta. Di dove dorme. Fondamentalmente, specialmente quando è più lucida, mi dice che è così che vuole vivere. Vorrebbe solo più soldi. Più cappuccini e sigarette».

X a pagamento, Elon Musk lancia il piano da un dollaro l’anno

Un dollaro all’anno per pubblicare contenuti online. È il primo piano di abbonamento per X, annunciato dal patron Elon Musk con un post sul suo profilo ufficiale. Denominato Not a Bot, sarà cruciale nella guerra alla disinformazione per «ridurre lo spam, la manipolazione delle notizie e l’attività degli account fake». Il test è per il momento limitato a Nuova Zelanda e Filippine e si rivolge esclusivamente ai nuovi utenti. Prevista una versione free, che consentirà di visualizzare i contenuti in bacheca, guardare video e foto e seguire i profili di altri utenti. «È l’unico modo per combattere i bot senza bloccare gli utenti reali», ha scritto Musk su X. «Non li fermeremo completamente, ma sarà mille volte più difficile condizionare la piattaforma». Stando a quanto riportato da The Verge, i nuovi utenti dovranno anche verificare l’account con un numero di telefono e il rinnovo sarà automatico.

In Nuova Zelanda e Filippine, i nuovi utenti dovranno sottoscrivere l'abbonamento per pubblicare su X. Ma c'è anche una versione free limitata.
L’icona dell’app X su uno smartphone (Getty Images).

Il dettaglio del nuovo piano di abbonamento su X

Come si legge su un comunicato ufficiale, il piano di abbonamento annuale di X sbloccherà per tutti i nuovi utenti una serie di azioni. Chi non pagherà la sottoscrizione, infatti, non potrà mettere un like ai contenuti sulla bacheca oppure commentare una notizia. La versione free non consentirà neanche di citare i follower oppure di condividere i post e nemmeno aggiungerli ai segnalibri. Si tratterà, come hanno spiegato fonti ufficiali, di una versione di «sola lettura», che non impatterà sul feed principale. Chiunque potrà infatti continuare a utilizzare X per seguire i propri beniamini vip oppure le pagine social di quotidiani e riviste. Non è ancora chiaro quanto durerà il test e se il piano di abbonamento verrà poi ampliato ad altre zone del mondo. X non ha nemmeno chiarito la ragione per cui ha scelto Nuova Zelanda e Filippine per la prova. The Verge ha ipotizzato che abbia riscontrato una maggiore attività dei bot nelle due nazioni, ma non è certo.

Il nuovo piano di abbonamento annuale non sostituirà X Premium, precedentemente noto come Twitter Blue, già disponibile in tutto il mondo. A settembre 2023, Elon Musk aveva già paventato l’ipotesi di creare una versione a pagamento della sua piattaforma per bloccare i bot. Durante una conversazione online con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva spiegato che, secondo lui, la richiesta anche di una modica cifra per la sottoscrizione avrebbe spaventato gli hacker e ristretto il numero di profili fake creati per alimentare la disinformazione. Secondo gli analisi Usa, però, anche una tariffa simbolica per pubblicare potrebbe portare molti utenti a cancellare il proprio account sulla piattaforma.

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Sassari, bimbo appena nato abbandonato per strada

Un neonato è stato abbandonato per la strada a Osilo, nel nord Sardegna, nella mattinata di mercoledì 18 ottobre. A trovarlo è stato un passante che ha immediatamente allertato i soccorsi. Dopo l’arrivo dell’ambulanza, il piccolo è stato trasportato all’ospedale Santissima Annunziata di Sassari dove si trova sotto osservazione. Le sue condizioni di salute sarebbero buone. Sul posto sono intervenuti i carabinieri.

Rintracciata la madre

Secondo le prime informazioni, la madre è stata rintracciata e si trova ora ricoverata nel reparto di ginecologia dell’Aou di Sassari. La 29enne ha partorito nella sua stanza, nella casa di Osilo dove vive con i genitori e i nonni. Da sola, ha poi il cordone ombelicale e, dopo essere uscita per strada, ha abbandonato il bimbo sotto un’auto parcheggiata.

Libeskind a processo a Milano per i 102 bozzetti contesi col figlio

L’architetto Daniel Libeskind, 77enne polacco naturalizzato statunitense con studio a New York, è stato rinviato a giudizio a Milano per l’ipotesi di reato di appropriazione indebita. Come riporta il Corriere della Sera, la vicenda ruota attorno a 102 bozzetti realizzati dall’archistar nel 2020 da considerare di proprietà della società Libeskind Design srl con sede a Milano.

Libeskind e i conflitti con il figlio Lev

La Libeskind Design srl era stata costituita nel 2013 dal figlio di Daniel Libeskind, Lev, in accordo col padre. Il primo avrebbe trovato commesse in giro per il mondo, il secondo avrebbe concesso alla società il diritto esclusivo di utilizzare un elenco di propri schizzi, disegni e progetti sotto il marchio «designed by Daniel Libeskind», in cambio di un fisso di 100 mila euro l’anno e il 10 per cento del fatturato. Quando i rapporti familiari hanno cominciato a disgregarsi tre anni più tardi e quelli di lavoro sono stati interrotti, la società milanese ha chiesto la restituzione dei 102 bozzetti del padre al centro del contratto del 2013, ciascuno per un valore che va dai 10 mila ai 150 mila euro. In totale, la società lamenta danni per almeno 7 milioni. Il processo a carico dell’architetto, progettista della ricostruzione del World Trade Center a New York e di una delle torri-grattacielo del nuovo quartiere Citylife a Milano, è fissato per il 21 dicembre 2023.

Il presidente del Barcellona indagato per il caso Negreira

L’attuale presidente del Barcellona, Joan Laporta, è stato iscritto sul registro degli indagati in Spagna per il cosiddetto “caso Negreira”, riguardante sospetti di presunti pagamenti illeciti ad arbitri da parte del club calcistico catalano. Come si apprende da una nota ufficiale, a Laporta (presidente del Barça tra il 2003 e il 2010 e di nuovo a partire dal 2021) sono attribuite principalmente accuse di corruzione e corruzione sportiva.

Il presidente del Barcellona Laporta indagato per il caso Negreira. Per il giudice non vale la prescrizione del reato.
La sede della Federcalcio spagnola (Getty Images).

Il club avrebbe pagato sette milioni per avere favori arbitrali

Tra i principali sospettati della trama c’è José María Enríquez Negreira, ex arbitro e poi vicepresidente del Comitato Tecnico Arbitrale spagnolo, a cui il club catalano avrebbe pagato oltre sette milioni per ottenere favori durante le partite. Il Barcellona e i suoi ex presidenti Josep Maria Bartomeu e Sandro Rosell erano già stati accusati di corruzione, così come Negreira e suo figlio.

Il presidente del Barcellona Laporta indagato per il caso Negreira. Per il giudice non vale la prescrizione del reato.
Tifosi del Barcellona (Getty Images).

Laporta, per il giudice non vale la prescrizione del reato

Laporta sarebbe stato coinvolto nell’inchiesta perché il giudice Joaquín Aguirre non ha condiviso i criteri della Procura Anticorruzione, che lo escludevano in quanto il reato era andato in prescrizione. Secondo Aguirre, infatti, vanno presi in considerazione tutti gli eventi accaduti dal 2008 in poi. Avvisi di garanzia sono arrivati infatti anche ad altri dirigenti della prima presidenza di Laporta. In ambito Uefa, se dovessero emergere nuovi elementi potrebbe essere possibile l’esclusione da tutte le competizioni europee per la stagione successiva. Per quanto riguarda invece la Liga, è ormai tutto andato in prescrizione in quanto sono passati più di tre anni dall’ultimo versamento: Impossibile dunque intervenire per cancellare i successi della squadra nel massimo campionato spagnolo.

Berlino, fallito attacco molotov contro edificio ebraico

Continua il clima di forte tensione in Europa innescato dal nuovo conflitto tra Israele e Palestina. L’ultimo episodio è stato registrato mercoledì 18 ottobre 2023 nel centro di Berlino, dove delle bottiglie molotov sono state lanciate contro un edificio che ospita alcune istituzioni ebraiche. Tra queste c’è anche una sinagoga. L’attacco, ha spiegato l’agenzia Dpa, non ha avuto l’effetto sperato dagli aggressori, con il palazzo che non ha preso fuoco.

Le molotov non hanno centrato il palazzo

Così come riportato dal quotidiano berlinese Tagespiegel, «le molotov erano funzionanti e sono esplose. Tuttavia, l’edificio non ha preso fuoco perché gli aggressori lo hanno mancato. Le molotov sono volate solo fino al marciapiede e si sono spente lì». Sul posto erano presenti anche diverse guardie di sicurezza che, tuttavia, non sono riuscite a prevenire l’attacco e a bloccare gli autori. L’attacco si è verificato intorno 3 del mattino e aveva come obiettivo una struttura all’interno della quale sono presenti diverse istituzioni ebraiche, tra cui una scuola Talmud-Thora e la sinagoga dell’associazione Kahal Adass Yisroel. La polizia di Berlino è a caccia degli autori del gesto, con diverse squadre che stanno pattugliando la zona. L’area, nel quartiere Brunnenstrasse, è stata isolata e, al momento, la situazione viene descritta dalle autorità come tranquilla.

Francia, allerta attentati: evacuati sei aeroporti

Nella mattinata di mercoledì 18 ottobre, sei aeroporti sono stati evacuati in Francia dopo “minacce di attacchi” ricevute via e-mail. La notizia è stata confermata all’AFP da una fonte della polizia. Gli scali interessati sono quelli di Lille, Lione (Bron), Nantes, Nizza, Tolosa, Beauvais. Sono in corso indagini.

Incidente a Borgo Valbelluna, cervo finisce dentro la cabina del tir uccidendo il camionista

Un grave incidente si è consumato intorno alle ore 7.10 di mercoledì 18 ottobre 2023 a Marziai, lungo la strada SP1 all’interno del territorio di Quero Vas in Provincia di Belluno. A rimanere coinvolto è stato un camionista che si è scontrato violentemente con il suo mezzo contro un cervo di passaggio, perdendo poi la vita.

Si scontra contro un cervo e muore: l’animale era saltato nella cabina del suo Tir

Il sinistro è stato causato proprio dall’animale selvatico, che è riuscito persino a finire all’interno della cabina di guida del mezzo pesante. Quando il cervo è entrato nell’abitacolo, il camionista ha perso il controllo del mezzo, che è finito fuoristrada e si è così ribaltato. Immediato l’intervento dei sanitari del Suem, intervenuti con l’elisoccorso e un’ambulanza, ma che non hanno potuto fare nulla per salvare la vita all’autista, deceduto per le ferite riportate. A morire è stato anche lo stesso animale che ha causato l’incidente. Sul posto sono giunti anche i carabinieri per effettuare tutti rilievi del caso, oltre ai vigili del fuoco giunti da Feltre e Belluno con l’autogrù per mettere in sicurezza il camion e il tratto di strada dov’è avvenuta la tragedia.

Fagioli, le confessioni alla procura sulle presunte minacce e i prestiti da Gatti e Dragusin

Nicolò Fagioli, il primo calciatore di Serie A a essere indagato per la vicenda del calcioscommesse, ha deciso di patteggiare con la giustizia sportiva e ha ricevuto per questo una pena ridotta, 7 mesi di squalifica dal campo, cui si aggiungono 5 mesi di pena rieducativa voluti dalla Federcalcio, per un totale di 12 mesi e oltre a 12.500 euro di ammenda. Il calciatore della Juventus potrà tornare in campo il 18 maggio e, nel frattempo, ha parlato con la procura federale per raccontare come è nata e si evoluta la sua ludopatia, quali sono stati i suoi atteggiamenti e i pericoli che ha corso per via dei debiti di gioco accumulati. Sui giornali sono filtrate diverse cose dette alla giustizia dal giocatore, che però ha in parte smentito via social, prendendosela con la stampa. Ma andiamo con ordine.

Le presunte minacce: «Se non paghi ti spezziamo le gambe»

Il calciatore della Juventus avrebbe raccontato di come il suo problema con il gioco sia nato e cresciuto nel tempo. Fagioli a settembre 2022, appena rientrato dalla Cremonese alla Juventus, avrebbe accumulato un debito di 250mila euro. Ad accorgersi che qualcosa non andava era stata sua mamma che gli aveva consigliato di andare al Sert per farsi curare. «Io ci andai alcune volte», si legge nei verbali fatti emergere dalla procura federale.«Ebbi l’illusione di poterne fare a meno», ma così evidentemente non è stato e i debiti continuavano ad aumentare, malgrado la madre avesse il controllo del suo conto corrente. «Nel periodo successivo a settembre 2022 giocavo in modo compulsivo davanti alla tv su qualsiasi evento sportivo che stessi vedendo, calcio compreso… anche Serie B e Lega Pro», avrebbe ammesso Fagioli, prima di aggiungere: «Inizialmente giocavo sul tennis, poi da settembre 2022, poiché dovevo restituire somme ingenti a varie piattaforme, iniziai a scommettere anche sul calcio, per provare a recuperare». Così si arriva al 2023, quando il debito totale sarebbe stato di 3 milioni di euro, circa 3 volte il suo stipendio stagionale alla Juventus. «Aumentando il debito e ricevendo pesanti minacce fisiche, tipo ti spezzo le gambe, anche durante la notte pensavo solo di giocare per recuperare il mio debito».

Federico Gatti e Radu Dragusin
Federico Gatti e Radu Dragusin (Getty Images).

I presunti debiti anche con i compagni Gatti e Dragusin, ma la Juventus non sapeva nulla

La mamma, come detto, controllava i conti del figlio e questo rappresentava un limite per la sua ossessione del gioco e per i debiti accumulati. Il calciatore avrebbe iniziato così, a ottobre 2022, a chiedere soldi ai suoi compagni. «Ho pianto per i debiti, ho chiesto soldi ai compagni», pare abbia detto lo juventino alla procura, spiegando anche di dover ancora restituire le somme avute in prestito. Il racconto nel dettaglio sarebbe questo: «Gatti mi prestò 40 mila euro. Ancora devo restituirglieli. Gli dissi che mi servivano per comprare un orologio. Anche Dragusin mi prestò 40 mila euro». I prestiti venivano accreditati «tramite bonifico alla gioielleria di Milano dove acquistavo gli orologi di lusso da consegnare ai gestori delle piattaforme», secondo la versione che avrebbe dato Fagioli. Malgrado la necessità di soldi fosse emersa con alcuni compagni di squadra, Fagioli avrebbe assicurato che la Juventus non era a conoscenza delle scommesse: «Lo sapevano solo mia mamma e qualche amico non calciatore». Poi ancora sulla Juve: «Dovevo rinnovare il contratto e temevo che una notizia del genere lo avrebbe impedito». Gatti (il cui nome è stato fatto da Fabrizio Corona) e Dragusin, al momento, sono comunque estranei all’indagine.

Fagioli su Instagram
Le parole di Fagioli sul caso calcioscommesse (Instagram).

Fagioli poi tramite social se la prende con la stampa

Sul suo profilo Instagram, Nicolò Fagioli ha voluto ridimensionare tutte le sue dichiarazioni emerse sulla stampa, dicendo che avrebbe voluto iniziare con un messaggio di scuse verso i suoi compagni di squadra, la Juventus e tutti i tifosi di calcio e dello sport «per l’errore ingenuo» che ha commesso, ma che la priorità è diventata quella di difendersi dallo «schifo che scrivono i giornali». Cioè «persone solo per mettermi in cattiva luce con mille falsità… o forse meglio, solo per conquistare due visualizzazioni in più. Presto parlerò».

Disastro della Moby Prince, istituita una nuova commissione d’inchiesta

La Camera dei deputati ha dato il via libera alla proposta di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sul disastro della nave Moby Prince. La mozione è stata approvata con un’ampia maggioranza di 282 voti favorevoli, nessun contrario e tre astenuti. Si tratta della terza commissione d’inchiesta su questo incidente, le altre due erano state istituite in legislature precedenti ma non avevano concluso i loro lavori a causa della caduta del governo.

Si indagheranno legami con traffici illegali di armi e rifiuti tossici

La nave “Moby Prince” di proprietà della Nav.Ar.Ma fu coinvolta in un grave incidente la sera del 10 aprile 1991, quando entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo nel porto di Livorno. L’incidente causò un vasto incendio alimentato dal petrolio fuoriuscito dalla petroliera, e portò alla morte di 140 persone a bordo, tra passeggeri ed equipaggio, con l’eccezione del giovane mozzo napoletano Alessio Bertrand, unico sopravvissuto. La commissione, composta da 20 deputati, avrà il compito di indagare sulle cause del disastro e cercare ulteriori responsabilità relative all’incidente. Tra i compiti, in particolare, ci sarà l’analisi delle circostanze della collisione, delle comunicazioni radio tra soggetti pubblici e privati prima e dopo l’incidente, dei tracciati radar e delle rilevazioni satellitari relative alla zona marittima attorno al porto di Livorno. Saranno esaminati anche i soccorsi in mare e i motivi del mancato coordinamento nella gestione del soccorso delle vittime. Infine, si cercheranno eventuali correlazioni tra l’incidente e traffici illegali di armi, combustibili o rifiuti tossici avvenuti nella rada di Livorno in quegli anni.

La commissione accerterà l’ipotesi della presenza di una terza nave

Il capogruppo del Pd in commissione Ambiente, Marco Simiani, nella sua dichiarazione di voto ha ricordato che «sulla strage della Moby Prince rimangono a oggi troppi misteri, ma nessun colpevole». Il vicepresidente della commissione d’inchiesta Pietro Pittalis, Forza Italia, ha sottolineato l’importanza della sua istituzione «per approfondire ancora quegli aspetti che debbono essere accertati, soprattutto quell’ipotesi di presenza di una terza unità navale che, allo stato, non è ancora stata identificata con certezza e che avrebbe determinato la collisione tra il traghetto Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo, avvenuta all’interno dell’area di divieto di ancoraggio».

Le associazioni delle vittime: «Dopo 32 anni abbiamo possibilità di arrivare alla verità»

«Fin dall’inizio di questa legislatura ci siamo rivolti a tutte le forze politiche presenti in parlamento per chiedere di completare il lavoro interrotto a causa dello scioglimento anticipato delle Camere l’anno scorso», hanno dichiarato in una nota le associazioni dei familiari delle vittime della Moby Prince, «il parlamento ha ascoltato le richieste delle nostre associazioni e adesso, dopo più di 32 anni, abbiamo la possibilità di arrivare alla verità sulle cause del più grande disastro della marineria italiana nel quale persero la vita 140 persone». «Ringraziamo tutti i gruppi parlamentari e il presidente Fontana per essere arrivati a questo traguardo», hanno sottolineato i presidenti delle associazioni Luchino Chessa (Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince) e Nicola Rosetti (Associazione 140).

La Russia recluta volontari in Serbia per la guerra in Ucraina

La Russia sta reclutando combattenti in Serbia per rinfoltire le sue truppe in Ucraina, decimate da 18 mesi di conflitto. Il Guardian, grazie ai resoconti forniti su Telegram da due giovani di Belgrado, ha scoperto un programma di Mosca per aumentare il numero di soldati da inviare nelle regioni occupate, soprattutto nel Lugansk. «Basta solo un giorno per firmare il contratto», ha spiegato Branko, nome in codice di una recluta che ha parlato in anonimato. «Ora aspetto solo di essere inviato al fronte». Un suo commilitone ha detto che circa 70 ragazzi hanno già scelto di andare in battaglia per la Russia, ma molti altri li seguiranno presto. Al comando dell’operazione c’è Davor Savicic, serbo che ha servito per Mosca in Crimea nel 2014 e che ha combattuto per il gruppo Wagner in Siria.

I giovani serbi arrivano in Russia in volo da Belgrado e in 24 ore si arruolano: «Non lo facciamo per soldi, ma per ragioni ideologiche».
Un poligono di tiro a Krasnogorsk, vicino Mosca (Getty Images).

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Così la Russia recluta i cittadini serbi per la guerra in Ucraina

Come ha ricordato il Guardian, sin dall’inizio della campagna in Ucraina Vladimir Putin ha semplificato il processo di arruolamento dei cittadini stranieri. Ha infatti ridotto la durata minima di un contratto da cinque anni a 12 mesi e ha velocizzato le operazioni di reclutamento. «La maggior parte dei volontari che arrivano dall’estero per combattere nell’esercito russo giunge dalla Serbia», ha spiegato Deyan Beric, che collabora a stretto contatto con Savicic, alla televisione di Stato Rossiya 1. «Io ho stilato il piano, prima di rivolgermi al mio generale Davor». Ai microfoni di Vladimir Solovyov, giornalista molto vicino a Putin, i due avevano già anticipato ad agosto alcuni dettagli del loro progetto. «I ragazzi arrivano, li incontriamo e poi subito li inviamo all’ufficio di registrazione», hanno sottolineato. «Firmano un contratto con il ministero della Difesa russo e, dopo un breve periodo di addestramento, vanno in Ucraina».

I giovani serbi arrivano in Russia in volo da Belgrado e in 24 ore si arruolano: «Non lo facciamo per soldi, ma per ragioni ideologiche».
Il presidente russo Vladimir Putin (Getty Images).

Branko e un suo commilitone hanno confermato le parole di Beric, raccontando di aver raggiunto Mosca in volo da Belgrado. Dopo alcuni giorni di attesa nella capitale, si sono recati al vicino centro di reclutamento di Krasnogorsk, dove in meno di 24 ore sono diventati soldati della Russia. «Siamo nella 106esima divisione aviotrasportata», hanno spiegato su Telegram. «Siamo circa 70 uomini, ma aumenteremo». Savicic infatti ha confermato a Rossiya 1 di voler reclutare circa mille uomini da inviare nel Lugansk, pur senza definire un arco temporale. «Non andiamo per i soldi, anche se fanno comodo», hanno precisato Branko e il suo amico. «Lo facciamo per ragioni ideologiche comuni». Durante l’intero processo di reclutamento, alcuni funzionari del Cremlino collaborano direttamente con Savicic e Beric, fornendo indicazioni sulla campagna militare.

La Serbia ha fermato molti combattenti diretti a Mosca

In Serbia, una legge vieta ai cittadini di partecipare ai conflitti all’estero. Lo ha confermato nel gennaio 2023 lo stesso presidente Aleksandar Vucic, in cui aveva accusato la Wagner di reclutare volontari da Belgrado. «Perché chiamate i nostri cittadini quando sapete benissimo che è contro le nostre regole?», aveva detto in un’intervista alla televisione nazionale. Anche il ministro della Difesa Milos Vucevic ha messo in guardia la popolazione dall’unirsi all’esercito di Mosca. Viktor Zaplatin, un veterano di guerra russo, ha rivelato al Guardian che le autorità serbe hanno già fermato dozzine di combattenti pronti a imbracciare le armi per Putin. «Il rischio di procedimenti penali per chi ritorna dopo aver prestato servizio lì è molto alto», ha concluso Zaplatin. «Non sappiamo però quanti soldati serbi ci sono in Ucraina e in quale veste agiscono».

Putin incontra Xi: «Fiducia crescente e stretto coordinamento strategico»

Al terzo forum sulla Belt and Road Initiative, la cosiddetta Via della Seta, che ha preso il via martedì 17 ottobre, sono stati 130 i Paesi a raggiungere Pechino ma l’ospite d’onore del presidente cinese Xi Jinping è stato il capo del Cremlino Vladimir Putin. Nel faccia a faccia durato un’ora e mezza, i due leader hanno rinnovato la loro “amicizia” e indicato la propria visione del mondo. «Fiducia politica» e uno «stretto ed efficace coordinamento strategico» sono state le parole chiave del bilaterale.

Tra Cina e Russia «sforzi congiunti per difendere la giustizia internazionale»

Sul tavolo dell’incontro tra i due leader c’è stata, innanzitutto, la politica estera. Il leader russo, nel suo discorso alla cerimonia di apertura del forum nella Grande sala del popolo a Pechino, ha ribadito l’importanza del «coordinamento cinese sulla formazione di un grande spazio eurasiatico» e chiesto «sforzi congiunti» per salvaguardare «l’equità e la giustizia internazionale». Dal canto suo, Xi Jinping ha affermato che la Cina «è pronta a lavorare con la Russia per difendere la giustizia internazionale, promuovere la pace, prosperità e sviluppo comune». In merito al conflitto tra Israele e Hamas non ci sono ancora dichiarazioni ufficiali a margine del bilaterale, ma secondo quanto riferito dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov alla Tass prima dell’incontro, Putin e Xi ne avrebbero dovuto parlare. Peskov ha detto che Putin «non ha ancora presentato un’iniziativa di pace» riguardante il conflitto, e ha aggiunto che «l’operazione di terra israeliana nella Striscia di Gaza potrebbe essere carica di conseguenze disastrose». La Cina e la Russia storicamente sostengono da decenni la causa palestinese, con Pechino che sostiene la soluzione dei due Stati.

Xi Jinping: «Pronti a modernizzare tutti i paesi del mondo»

Alla politica estera si intreccia lo sguardo all’economia globale che la Russia e la Cina condividono. Con la Belt and Road Initiative, la Cina vuole perseguire «una modernizzazione che non è isolata a se stessa, ma è pronta a compiere sforzi per modernizzare tutti i paesi del mondo», ha detto Xi. Uno sforzo lodato da Putin, il quale sostiene che la Russia e la Cina, «come la maggior parte dei Paesi condividono il desiderio di una cooperazione paritaria nel mondo, reciprocamente vantaggiosa per raggiungere il progresso economico e sociale a lungo termine». Rimarcando come sia proprio la Bri ad adattarsi bene «ai processi di integrazione che si stanno sviluppando in varie regioni» e che per questo la Russia è «in sintonia» con i piani della Cina che «cerca la cooperazione invece della rivalità». Il leader del Cremlino ha quindi concluso ringraziando il presidente Xi Jinping per l’iniziativa cinese, tesa verso il «nuovo mondo».

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Vladimir Putin e Xi Jinping fanno un brindisi a margine di un incontro a Mosca a marzo del 2023 (Getty Images).

Putin: «Obiettivo è raggiungere 200 miliardi di dollari in scambi commerciali»

Putin, infine, dovendo far fronte a una difficile congiuntura economica interna condizionata dall’invasione russa in Ucraina e dalle sanzioni occidentali, nell’incontro con Xi si è soffermato anche su una più stretta cooperazione economica tra i due Paesi, assicurandosi scambi commerciali da record. «Il nostro obiettivo è di raggiungere 200 miliardi di dollari in scambi commerciali, una soglia che sarà superata entro l’anno solare», ha detto Putin.

Corona, le accuse di censura alla Rai e i nomi dei calciatori fatti a Striscia

Tanto rumore per nulla. L’ospitata di martedì 17 ottobre di Fabrizio Corona ad Avanti popolo, programma condotto da Nunzia De Girolamo su Rai3, è stato un buco nell’acqua. Almeno da un punto di vista giornalistico, e pure da quello degli ascolti. Per non parlare di quanto è costata alla tivù di Stato, visto che si parla di oltre 30 mila euro. Nonostante gli annunci lasciassero intendere che sarebbe stata finalmente la serata in cui l’ex re dei paparazzi avrebbe rivelato per intero la sua lista di calciatori coinvolti nell’affaire scommesse, così non è stato. Il primo elemento mancante nella puntata è stata la famosa pennetta usb, di cui tanto si è parlato e che avrebbe dovuto rivelare «gli oltre 50 tesserati di Serie A» coinvolti. Nomi che non sono stati fatti. Anche se poi – che beffa per la Rai – alcune rivelazioni sono arrivate tramite Striscia la notizia, quindi dalla concorrenza, su Mediaset.

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Sul caso Fagioli: «È veramente ludopatico»

È partito da Nicolò Fagioli l’intervento di Corona. Il caso zero di questo nuovo scandalo legato al calcio scommesse. «Fagioli? Le persone con cui si era indebitato erano andate fuori dal ritiro di Vinovo (ma la Juventus si allena alla Continassa dal 2018, ndr). La Juve sapeva», ha spiegato Corona, prima di aggiungere: «Il centrocampista rappresenta un caso a parte rispetto a tutti gli altri e io sono contento che abbia patteggiato. È il primo caso di un ragazzo veramente malato di ludopatia. Prima volta in cui la giustizia ha fatto il suo dovere».

L’accusa di censura: «Non ho potuto parlare del mio grande lavoro»

Nel calderone di Corona in tivù ci sono finiti tutti. Da Francesco Totti a Nunzia De Girolamo, conduttrice del programma che lo ha ospitato e rea di aver censurato gli interventi dell’ex re dei paparazzi, oggi direttore responsabile del sito Dillingernews. In una storia Instagram pubblicata dopo la puntata, ha commentato: «Sono stato censurato! Non me lo aspettavo! Mi dispiace per tutti voi. Purtroppo non ho potuto , come mi avevano garantito questa mattina, dire quello che volevo, mostrare in tivù il grande lavoro che sto portando avanti da sei giorni senza dormire con il mio amico Moreno. A un certo punto la conduttrice ha lanciato un audio che poi non è stato nemmeno mandato in onda. Vi rendete conto?».

Totti, Azmoun, Casale e Gatti: tutti i nomi di Corona

Sull’ex capitano della Roma Totti, Corona durante Avanti popolo ha detto che «sono stati trovati bonifici sul conto corrente di un suo amico per diversi milioni di euro, che scommetteva». Fatto già noto alla procura che in passato aveva già aperto un fascicolo su quel caso, derubricandolo a soldi dati in prestito. Poi l’attacco al giocatore iraniano dei giallorossi Azmoun, colpevole in questo caso di giocare sulle corse dei cavalli. Su cui però, ha spiegato Corona, «non scommette». Peccato che Azmoun abbia dei cavalli di proprietà, e quindi si tratti anche qui di un buco nell’acqua. Infine è stato il turno di El Shaarawy, Gatti e Casale. Sarebbero i tre nomi censurati dalla Rai che il paparazzo ha poi rivelato all’inviato di Striscia la notizia Valerio Staffelli. In una nota il programma di Antonio Ricci ha fatto sapere che «Corona ha anche mostrato un filmato in cui si sentono i giocatori che parlano delle puntate mentre palleggiano. Il servizio completo mercoledì 18 ottobre a Striscia la notizia».

Previsioni meteo, ciclone porta nubifragi al Nord e caldo anomalo al Sud

Ultime ore di tempo instabile prima della tempesta. Da giovedì 19 ottobre 2023 un ciclone si scatenerà sul Nord Italia portando nubifragi e tempeste di vento. Al Sud, invece, ci sarà l’ennesima ondata di caldo fuori stagione. È quanto ha annunciato Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it, spiegando che le correnti fredde in ingresso sul nostro Paese andranno ad alimentare una ciclogenesi esplosiva o ciclone bomba sul mar Ligure.

Il ciclone porterà nubifragi al Nord e venti molto caldi al Sud

Un’area di bassa pressione, posta alle medie latitudini, vede la pressione atmosferica scendere nel suo minimo barico a una velocità di almeno un millibar (hPa) all’ora per almeno 24 ore. Il fenomeno causa precipitazioni abbondanti e violente raffiche di vento di oltre 140 km/h. É allerta per Sardegna e parte del mar Ligure, specialmente tra il levante ligure e l’alta Toscana, «dove il rischio di una potente mareggiata con onde alte fino a sei metri è più che concreto tra venerdì 20 e le prime ore di sabato 21». Il tempo peggiorerà dapprima al Nord, dove arriveranno forti piogge e temporali, poi da venerdì 20 ottobre anche al Centro. Non sono da escludersi in questo frangente violenti nubifragi, soprattutto sulla Liguria di Levante, sull’alta Toscana e sul Friuli Venezia-Giulia. Ma il ciclone richiamerà venti molto caldi di origine africana che investiranno il Sud e i settori centrali adriatici, provocando un aumento delle temperature. I venti meridionali si intensificheranno da Libeccio sul lato tirrenico e da Scirocco su quello adriatico, con la possibilità di qualche mareggiata e il fenomeno dell’acqua alta sulla laguna veneta.

Le previsioni meteo nel dettaglio

  • Mercoledì 18. Al Nord: piogge a carattere sparso su gran parte delle regioni. Al Centro: precipitazioni su alta Toscana, molte nubi altrove. Al Sud: alternanza tra nubi e schiarite.
  • Giovedì 19. Al Nord: diffuso maltempo su tutte le regioni. Al Centro: instabile sulla Toscana, con frequenti temporali. Al Sud: bel tempo prevalente.
  • Venerdì 20. Al Nord: piogge, temporali e nubifragi. Al Centro: forte maltempo sui settori tirrenici e sulla Sardegna. Al Sud: piogge e temporali sulla Campania, soleggiato altrove.

Accuse incrociate Israele-Hamas per la distruzione dell’ospedale di Gaza

Chi ha distrutto l’ospedale al-Ahli Arab di Gaza, causando centinaia di vittime tra i civili? Non è detto che la strage sia avvenuta a causa di un missile di Tel Aviv, contro cui ovviamente punta il dito Hamas (e tutto il modo islamico), che ha parlato di «crimine di guerra». Israele continua infatti a respingere le accuse di un suo coinvolgimento nell’attacco e nel farlo ha diffuso una – presunta – chiamata intercettata tra due combattenti di Hamas che discutono di come l’ospedale sia stato colpito da un razzo lanciato dall’interno della Striscia.

Il video che mostra l’assenza di un cratere sul luogo dell’impatto

«Dall’analisi dei sistemi in possesso dell’esercito, una raffica di missili nemici è stata lanciata contro Israele ed è passata vicino all’ospedale proprio quando è stato colpito. Secondo informazioni di intelligence, la Jihad islamica è responsabile per il lancio fallito che ha colpito l’ospedale», ha dichiarato il portavoce militare israeliano, Daniel Hagari. L’ospedale, nello specifico, sarebbe stato colpito da un razzo difettoso lanciato alle ore 18.59. A sostegno della sua tesi, l’esercito di Tel Aviv ha inoltre diffuso un filmato che mostra l’assenza sul luogo dell’impatto di un cratere, che altrimenti sarebbe stato presente in caso di attacco sferrato dall’Idf.

La chiamata intercettata tra due miliziani di Hamas

«La struttura dell’ospedale è in piedi, non ci sono danni strutturali e non c’è un cratere, questo vuol dire che i danni non sono stati causati da un raid aereo», ha sottolineato Hagari. Le forze di difesa israeliane hanno poi fornito la prova “regina”, ovvero una chiamata intercettata tra due miliziani di Hamas, in cui uno dei ammette che l’ospedale di Gaza è stato colpito da un razzo lanciato dalla Jihad islamica palestinese.

Nella conversazione tradotta dall’arabo si sente dire a uno dei membri di Hamas : «È la prima volta che vediamo un missile cadere così, è nostro?». E l’altro: «Dicono che è stata la Jihad islamica, sembra di sì. Le schegge del missile non sono israeliane». Uno dei due combattenti spiega infine che il missile «è stato lanciato dal cimitero dietro l’ospedale».

Secondo Tel Aviv l'esplosione è stata causata da un razzo difettoso lanciato dalla Jihad islamica. I palestinesi continuano invece a puntare il dito contro l’Idf. Abu Mazen annulla l’incontro con Biden.
Missile sull’ospedale battista di Gaza, sarebbero 500 le vittime (Getty Images).

Abu Mazen ha annullato l’incontro con Biden

«Sono 450 i razzi caduti nella Striscia per una traiettoria sbagliata» dal 7 ottobre, ha aggiunto poi Hagari, mostrando un pannello con la mappa dei lanci falliti. Le autorità palestinesi e Hamas, però, hanno attribuito l’attacco mortale ai bombardamenti aerei israeliani in corso. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, ha dichiarato un lutto nazionale di tre giorni e, parlando di «genocidio», ha anche cancellato l’incontro con Joe Biden, in programma in Giordania, ad Amman, dove ci sono stati scontri tra manifestanti e polizia davanti all’ambasciata d’Israele. Da Tel Aviv il presidente statunitense, all’inizio dell’incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ha detto che l’attacco all’ospedale di Gaza è stato opera «dell’altra parte».

Roma, allarme bomba in una scuola ebraica: era un’esercitazione

A seguito dell’allarme bomba scattato in una scuola ebraica al Portico di Ottavia, nella mattinata di mercoledì 18 ottobre, sono stati evacuati 900 bambini. Gli alunni sono stati fatti spostare nella vicina sinagoga. L’allerta è scattata dopo una telefonata al 112, ma, come confermato successivamente, si è trattato di un’esercitazione.

Solo un’esercitazione

La Comunità ebraica ha reso noto che l’evacuazione è stata eseguita «in via precauzionale a seguito di una chiamata anonima che ha richiesto l’intervento delle autorità competenti. Sono state attivate tempestivamente tutte le procedure di evacuazione già ben consolidate e i protocolli di sicurezza stabiliti». L’allarme bomba era dunque fittizio mentre l’evacuazione della scuola era stata concordata precedentemente.

 

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