Monthly Archives: Settembre 2023

Dai Repubblicani solo timide accuse a Trump che diserta il dibattito tv

Tutti contro tutti, ma solo quattro contro Donald Trump, grande assente. Il secondo dibattito fra gli aspiranti candidati repubblicani alla Casa Bianca andato in scena la sera del 27 settembre non ha regalato grandi spunti e nella prima ora è stato quasi noioso, fatta eccezione per gli attacchi all’ex presidente dei suoi ex alleati. A puntare per primo il dito contro Trump, ancora una volta assente dal palco, è stato Ron De Santis, per anni ritenuto il delfino del tycoon. «Dovrebbe essere qui con noi, invece è missing in action», ha detto il governatore della Florida, accusandolo di aver aggiunto al debito 7800 miliardi di dollari e di aver così preparato il terreno all’inflazione di oggi. Un assist subito incassato su X da Joe Biden.

 

L’ex governatore del New Jersey Chris Christie ha rincarato la dose, prima di Mike Pence e Nikki Haley. «Donald lo so che stai guardando, non puoi resistere. Hai paura di essere su questo palco a difendere i tuoi risultati», ha detto riproponendo  il nomignolo “Donald Duck”, ossia il poco coraggioso Paperino.

Mike Pence: «La Bidenomics è un fallimento, lui dovrebbe essere con i disoccupati»

Gli attacchi per ora non hanno scatenato Trump che ha snobbato il secondo dibattito alla Reagan Library per lanciarsi in un comizio in Michigan fra i lavoratori dell’industria dell’auto in sciopero. «Sono qui per difendere la classe lavoratrice» ha detto l’ex presidente agli operai, spiegando loro che la politica di Joe Biden per le auto elettriche non farà altro che favorire la Cina uccidendo migliaia di posti di lavoro. Lo sciopero del potente sindacato dei metalmeccanici americano è sbarcato anche al dibattito ospitato da Fox. «Biden invece che manifestare con i lavoratori, dovrebbe essere fra le fila dei disoccupati. La Bidenomics è un fallimento», ha attaccato l’ex vicepresidente Mike Pence, cavalcando in diverse occasioni la sua lunga esperienza per dipingersi come il candidato repubblicano più adatto alla presidenza e a sfidare Biden. Sul fallimento delle politica economica del presidente gli aspiranti repubblicani sono tutti d’accordo.

De Santis: «Stop assegni in bianco a Kyiv», ma gli altri tre sostengono l’Ucraina

Le differenze sostanziali sono invece emerse sul come rimediare la situazione creata da Biden, così come sull’Ucraina. «È nel nostro interesse finire questa guerra, basta assegni in bianco a Kyiv», ha tuonato De Santis. Per Nikke Haley e Pence, invece, una vittoria della Russia in Ucraina sarebbe una vittoria della Cina. Anche gli altri principali candidati in qualche modo sono a favore del sostegno a Kyiv. L’ex governatrice del South Carolina ha trascorso la prima parte del confronto televisivo nell’ombra, poi è emersa attaccando De Santis, Tim Scott e Vivek Ramaswamy. «Ogni volta che ti ascolto mi sento un po’ più stupida», ha detto Haley al giovane outsider Ramaswamy. Uno dei protagonisti del primo dibattito. Poi l’ex governatrice ha puntato il dito contro Scott per i risultati ottenuti in Senato, e si è scagliata contro De Santis. «La sicurezza energetica è sicurezza nazionale. De Santis è contrario al fracking» ha accusato Haley. Il governatore della Florida ha reagito con una risata, salvo respingere le accuse bollandole come false e ha assicurato che la sua politica energetica farà scendere immediatamente il prezzo delle benzina. I moderatori di Fox hanno cercato di mantenere l’ordine, incalzando in diverse occasioni i candidati per ottenere risposte. Fra le domande grande spazio ai temi sociali, dall’istruzione all’Obamacare, ma nessun riferimento diretto ai guai legali dell’ex presidente che, anche al termine del secondo dibattito, non sembra correre alcun pericolo nella sua corsa alla nomination.

Il giorno sbagliato stasera su Rai Movie: trama, cast e curiosità

Stasera 28 settembre 2023 andrà in onda su Rai Movie alle ore 21.10 il film Il giorno sbagliato. Il regista è Derrick Borte mentre la sceneggiatura è stata scritta da Carl Ellsworth. Nel cast ci sono Russell Crowe, Jimmi Simpson, Lucy Faust, Gabriel Bateman e Caren Pistorius.

Il giorno sbagliato è il film che andrà in onda questa sera su Rai Movie, ecco trama, cast e curiosità su questa pellicola.
Russell Crowe in una scena (X).

Il giorno sbagliato, trama e cast del film in onda stasera 28 settembre 2023 su Rai Movie

La trama ruota intorno alla storia di Rachel Hunter (Caren Pistorius), una donna che si preoccupa sempre di fare la cosa giusta. Purtroppo sta affrontando un brutto periodo visto che sta per separarsi dal marito e deve prendersi cura di Kyle (Gabriel Bateman), il figlio che ama. Un giorno, Rachel è stressata perché sta facendo tardi a lavoro e vuole recuperare più tempo possibile. Prima, però, deve accompagnare a scuola Kyle e si mette alla guida in stato di agitazione. Mamma e figlio rimangono imbottigliati nel traffico e a un certo punto, in preda all’esasperazione, lei suona il clacson a un pick-up davanti a lei, fermo a un semaforo verde.

Questo si rivela essere un errore che Rachel non avrebbe dovuto fare. Nel veicolo alla guida c’è Tom Cooper (Russell Crowe), uno psicopatico senza pietà che poco tempo prima aveva ucciso la sua famiglia. Dopo essere stato sfidato, Tom si infuria e promette che si vendicherà contro Rachel e i suoi cari. La minaccia del killer diventa reale e nel corso della giornata inizia a tormentare la povera ragazza. Alla fine, Rachel dovrà proteggere il figlio e solo grazie alla loro voglia di sopravvivere riusciranno a sfuggire alla furia omicida di Tom.

Il giorno sbagliato, cinque curiosità sul film 

Il giorno sbagliato, la differenza d’età tra due attori

L’attrice Caren Pistorius interpreta la madre del personaggio interpretato da Gabriel Bateman. In realtà tra i due c’è una differenza d’età di soli 14 anni.

Il giorno sbagliato, i tempi e i luoghi delle riprese

Le riprese sono iniziate nell’estate del 2019 e sono terminate durante il mese di agosto. La troupe ha dovuto girare tra varie location in Louisiana, in particolare tra le località di Kenner e New Orleans.

Il giorno sbagliato, gli incassi della pellicola

Questo film è stato realizzato con un budget di 33 milioni di dollari. Gli incassi non sono stati entusiasmanti ma hanno comunque coperto le spese di produzione: secondo il sito Box Office Mojo questa pellicola ha incassato circa 44 milioni di dollari. Secondo il sito Movieplayer.it invece, in Italia ha incassato circa 1,3 milioni di euro.

Il giorno sbagliato, una nomination per Russell Crowe

Per la sua interpretazione in questo film, Russell Crowe ha avuto una nomination agli E! Awards del 2020 come Miglior star in un film drammatico. Tuttavia, non riuscì a conquistare il premio che venne vinto da Lin-Manuel Miranda per la sua interpretazione in Hamilton.

Il giorno sbagliato è il film che andrà in onda questa sera su Rai Movie, ecco trama, cast e curiosità su questa pellicola.
Russell Crowe nei panni dell’antagonista (X).

Il giorno sbagliato, il primo film della Solstice Studios

Questo è il primo film della casa di produzione Solstice Studios. Dopo questa pellicola la casa di produzione finora ha prodotto soltanto un altro lungometraggio ovvero Hypnotic di Robert Rodriguez con protagonisti Ben Affleck e Alice Braga.

Il paradosso di Esselunga che dovrebbe tifare di più per i divorzi

Una pesca che pesca emozioni e innesca un dibattito pubblico che raramente si era visto per uno spot. Si parla di tutto, meno che dei fondamentali. A cosa serve, o dovrebbe servire, la pubblicità? A vendere di più un prodotto. Per farlo ci sono due modi: una, la più semplice, quella di magnificarne le sue qualità. L’altra (a inaugurarla fu Oliviero Toscani alla fine del secolo scorso con le campagne per Benetton) quella di raccontare una storia dove il prodotto nemmeno si vede, a mala pena appare il marchio del committente alla fine. Esselunga ha scelto questa seconda strada, e siccome non è un’associazione no profit, prima di parlare di figli e genitori separati bisognerebbe chiedersi se il controverso spot aumenterà o meno le vendite dei suoi supermercati. Risposta: no. Nessuno andrà a farci la spesa pensando alla pesca e alla bambina, ma semplicemente perché nell’immaginario di molti milanesi e ora vista la diffusione dei negozi italiani Esselunga resta sinonimo di qualità dei prodotti, varietà nella scelta e di prezzi accessibili (oggi un po’ meno, per la verità, anche se una volta lo slogan era “Esselunga, prezzi corti”). Ma Esselunga è stata anche altro. Per chi arrivava nella capitale morale in cerca di fortuna e lavoro era il paradiso delle monoporzioni, il premiante universo dei punti fragola e della carta Fìdaty, quasi un’antesignana della social card in una città dove nel tempo i single hanno finito col sopravanzare le coppie sposate. Monofamiglia, mezze porzioni. Marketing ad hoc.

Per Esselunga cambio di passo discutibile e terreno minato

Per paradosso, Esselunga avrebbe dunque tutto l’interesse a che le famiglie, a differenza del messaggio veicolato dalla bambina, non si ricomponessero e il numero dei separati aumentasse: due spese, due carrelli, due scontrini. Tre quando i figli diventeranno grandi. E single spreconi che girando tra gli scaffali inevitabilmente comprano più di quello che consumano. Invece sceglie la strada opposta cedendo all’ideologia che piace tanto agli attuali governanti, che infatti plaudono. Cambio di passo discutibile, terreno minato. Quando nel 2013 Guido Barilla disse che la sua azienda non avrebbe mai fatto uno spot con una famiglia omosessuale, perché per loro la famiglia era quella tradizionale, sul mercato americano partì un boicottaggio che lo costrinse a una plateale abiura e a far partite una massiccia campagna che faceva di Barilla sinonimo di pasta gay friendly. Ora nessuno in Italia arriverà a tanto, anche perché lo spot Esselunga non ha nulla di discriminatorio. Se mai un che di irritante: sappiamo del desiderio della bambina di far tornare insieme i genitori, nulla della loro storia di coppia. Che, come tante, può essere un inferno da cui scappare.

Spot Esselunga, i meme e le parodie

Il nuovo spot di Esselunga continua a far discutere. Tra sostenitori e detrattori della trovata pubblicitaria che vede una pesca protagonista di una storia di una famiglia con genitori separati, il popolo dei social ne approfitta per sbizzarrirsi con i meme. E, se lo spot è piaciuto a Giorgia Meloni e commuove Guido Crosetto e Matteo Salvini, sono tanti gli utenti sui social che si beffano della situazione mediatica per divertirsi. Così spopolano decine di meme, da quelli che vedono protagonisti Andrea Giambruno e Carlo Calenda, ad altri che scherzano sulla fidelity card «Separaty».

Spot Esselunga, i meme e le parodie

Spot Esselunga, i meme e le parodie

Spot Esselunga, i meme e le parodie

Spot Esselunga, i meme e le parodie

Spot Esselunga, i meme e le parodie

Spot Esselunga, i meme e le parodie

Dal 5 al 7 ottobre ComoLake 2023, la Cernobbio del Digitale

Il futuro delle reti e dei servizi di telecomunicazioni, l’intelligenza artificiale, l’energia e la sostenibilità. Saranno questi i temi centrali di ComoLake2023 – Next Generation Innovations, che si terrà dal 5 ottobre 2023 al 7 ottobre 2023 a Villa Erba a Cernobbio, sul lago di Como. La Expo Conference, organizzata da Now Italia, è nata con il patrocinio del dipartimento per la Trasformazione Digitale della presidenza del Consiglio dei ministri. «L’intelligenza artificiale, di cui molto si parlerà a ComoLake2023», ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri per l’Innovazione Alessio Butti, «sarà uno dei temi al centro della presidenza italiana G7, a partire da gennaio prossimo».

La carriera e le sparate di Andrea Crippa, testa d’ariete della Lega

Stavolta il “gomblotto” non è “demo-pluto-giudaico-massonico”, ma è più banalmente colpa di quei neonazi dei tedeschi. Attenzione, mica quelli dell’AfD alleata della Lega, no, affatto: piuttosto gli hitleriani travestiti da socialdemocratici, verdi e liberali che governano con il cancelliere Olaf Scholz, pronti a usare Ong e legioni di migranti per spezzare le reni al centrodestra italiano.  È il pensiero, riassunto in breve, del vicesegretario della Lega Andrea Crippa, classe 1986, monzese, laurea in Scienze politiche, tifosissimo del Monza calcio, già assistente di Matteo Salvini all’Europarlamento e deputato alla seconda legislatura. «All’amico Crippa dico: ma a che serve alzare i toni, fare continue fughe in avanti trasformandosi nell’opposizione all’interno del governo? Così ci facciamo solo del male da soli», avverte il moderatissimo Maurizio Lupi parlando al Foglio. E persino un giornalista come Alessandro Sallusti, non certo nemico della maggioranza, dalle colonne del Giornale definisce strampalate le parole di Crippa, anzi «una boiata pazzesca». I 92 minuti applausi però non si sentono da nessuna parte stavolta, rimane solo l’eco fantozziana di chiacchiere da bar che contribuiscono ad aumentare il frastuono per nascondere problemi e responsabilità. Crippa appare dunque un coerente teorico dell’iperbole, un fautore della sparata sempre più grossa, secondo la logica di chi un tempo sapeva calamitare l’attenzione nelle chiacchiere da bar e oggi fa lo stesso sui social network. “Facite ammuina” non lo dicevano dalle parti della Brianza, ma non nasce certo oggi il meccanismo tipico di certa propaganda per cui serve sempre un nuovo nemico sul quale alzare il tiro, soprattutto nei momenti di difficoltà.

Le sparate di Andrea Crippa, testa d'ariete della Lega
Andrea Crippa e Matteo Salvini (dal profilo Fb di Crippa).

Gli attacchi ripetuti al Museo Egizio di Torino

Questo ragazzone dai modi schietti è stato attivista della Lega sin dalla prima gioventù. Nel 2012 è eletto al consiglio comunale di Lissone, nel 2014, come detto, va a Strasburgo a seguito di Salvini, ma nel 2015 diviene coordinatore federale dei Giovani padani. In quel ruolo finisce nel mirino dei Radicali italiani per aver firmato a Mosca, nel 2018, un accordo con la “Giovane Guardia di Russia Unita” di Putin. Il Capitano ovviamente lo premia e nel 2019 diventa il numero due del Carroccio, con la delega all’organizzazione. Alle Politiche del 2018 è candidato al collegio uninominale di Bollate e batte la cinquestelle Michaela Piva. Mentre l’anno scorso è stato confermato nel collegio di Seregno contro la candidata del centrosinistra, Jenny Arienti. Grande sostenitore del generale Roberto Vannacci, Crippa è spesso pronto a immolarsi come un kamikaze per il suo leader. A cominciare dal caso Santanchè, lui e il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari si sono distinti nel ruolo di teste d’ariete del Salvini vietcong che in vista delle Europee cerca di sabotare Giorgia Meloni restando mezzo nascosto tra i cespugli dell’obbligata fedeltà a governo e maggioranza. Crippa, per il resto, non ama molto l’iniziativa legislativa in Parlamento, almeno in proprio, e infatti non è promotore di alcuna proposta di legge. Non risultano nemmeno atti di indirizzo o sindacato ispettivo, malgrado una buona percentuale di presenza ai lavori di Montecitorio. Chiaramente è più un uomo-macchina per il partito che un ligio legislatore. In compenso, ha un vecchio conto aperto con la gestione del Museo Egizio di Torino. Di recente è tornato ad attaccare, chiedendone le dimissioni, il direttore Christian Greco, colpevole, a suo dire, di alcune iniziative di promozione a favore dei cittadini di lingua araba che avrebbero discriminato gli italiani e, quindi, piegato la cultura agli interessi e all’ideologia della sinistra. Ma già tre anni e mezzo fa Crippa era stato in un primo momento condannato a un risarcimento dal Tribunale di Torino per aver messo in scena, a favore di social, una finta telefonata in vivavoce al Museo Egizio. Lo scopo era ottenere informazioni su eventuali agevolazioni in corso e poter così protestare contro gli sconti agli arabofoni, con tanto di falsa notizia su fantomatici finanziamenti statali ricevuti dall’ente. L’esponente leghista si era successivamente salvato in appello grazie al “diritto di critica” tutelato dalla Costituzione. Adesso il vice di Salvini è tornato a sparare ad alzo zero contro Greco, ma con poca fortuna: la stessa dirigenza della Lega in Piemonte è rimasta fredda di fronte al suo attacco, il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi lo ha bacchettato parlando di «imprudenza del giovane Crippa» e il ministro Gennaro Sangiuliano, che secondo il leghista avrebbe dovuto cacciare il direttore del museo, ha liquidato: «Greco? Continui a lavorare, vale la competenza».

Le sparate di Andrea Crippa, testa d'ariete della Lega
Andrea Crippa a Pontida (Imagoeconomica).

Gli attacchi a Meloni e Tajani

Meglio allora concentrarsi sui dossier Europa e immigrazione. Tanto ce n’è da dire per disturbare la guida di Giorgia Meloni. E così Crippa è tra i più oltranzisti sulla linea salviniana che mette in difficoltà la premier e il vicepremier Antonio Tajani con l’obiettivo di riunire tutte le forze di centrodestra in Ue contro i socialisti che oggi governano nella maggioranza Ursula. Mentre, dall’altra parte, a Repubblica il vice del Capitano ha spiegato: «La via diplomatica sull’emergenza immigrazione mostra ogni giorno di più i suoi limiti. Temo che dovremo fare da soli, utilizzando i mezzi che l’Italia ha a disposizione. Bisogna tornare ai respingimenti». Come a dire: Meloni fa un buco nell’acqua inseguendo la Tunisia e si stava decisamente meglio con Salvini al ministero dell’Interno. La campagna elettorale è ancora lunga e Crippa, c’è da giurarci, avrà praterie su cui scorrazzare.

Il finto divorzio tra Marcello Dell’Utri e la moglie: «Accordati per evitare i sequestri»

L’ex senatore Marcello Dell’Utri ha divorziato dalla moglie Miranda Ratti: lo scioglimento del matrimonio risale al 10 giugno 2020. Tuttavia, secondo la Direzione Investigativa Antimafia lo avrebbe fatto per finta, quindi per salvare i beni e per far ricevere a lui i soldi di Silvio Berlusconi. A parlare degli affari di famiglia dell’ex Publitalia condannato per concorso esterno in associazione mafiosa è una relazione di consulenza dei periti della procura di Firenze, che indaga su Dell’Utri per le stragi del 1993 a Milano, Firenze e Roma. La relazione indaga i flussi finanziari che hanno dato vita al gruppo Fininvest-Mediaset nei primi anni Settanta e una nota della Dia del 15 settembre scorso sui rapporti economici tra i due.

I coniugi non hanno abbandonato l’ambiente domestico comune

Trump agli operai in sciopero: «Il nemico sono le auto elettriche»

Un’ora di arringa agli operai dell’automotive riuniti in un capannone a Detroit. Così Donald Trump sostiene la protesta. «Sono qui per difendere la working class, combattere la classe politica corrotta e – sottolinea – proteggere il lavoro made in Usa, l’american dream sul profitto straniero». Accuse a Biden, definito «il presidente più corrotto e incompetente della storia Usa», di essere andato mercoledì 27 settembre in un picchetto sindacale solo per «una photo opportunity», «parlando per pochi secondi senza sapere cosa stava dicendo e dov’era». E attaccandolo perché spinge sui veicoli elettrici, che cancelleranno «migliaia di posti di lavoro» e favoriranno la Cina, da cui la sua famiglia «ha ricevuto soldi».

Trump: «Tra due anni sarete tutti senza lavoro»

L’ex presidente degli Stati Uniti ha quindi dichiarato che non è importante se lo sciopero dei lavoratori dell’auto porterà a un accordo favorevole nei negoziati con Ford, General Motors e Stellantis, perché «nel giro di due anni perderete il lavoro». Noncurante dei sui guai giudiziari – «ogni volta che mi incriminano salgo nei sondaggi perché la gente mi conosce», dice Trump – rilancia la sua “America First”, contrapponendola a quella che definisce l’“America last” di Biden. Votare per Joe Biden renderà l’industria dell’auto “made in China”, ha messo in guardia. Poi, parlando di se in terza persona, ha detto che invece «il presidente Trump ritiene che il futuro dell’auto sarà fatto dall’energia americana, sostenuta dai fornitori americani e costruita dalle mani sapienti degli americani e con alti salari». Infine la previsione nefasta per li operai: «Non fa la minima differenza quello che ottenete nei negoziati perché tra due anni sarete tutti senza lavoro», sostenendo che la transizione verso i veicoli elettrici spinta da Biden li renderà obsoleti e distruggerà migliaia di posti di lavoro. Biden invece si è schierato apertamente con gli operai in sciopero, affermando che «meritano un sensibile aumento», la loro «giusta parte» di «profitti record».

Godzilla vs. Kong stasera su Italia 1: trama, cast e curiosità

Stasera 28 settembre 2023 andrà in onda su Italia 1 il film Godzilla vs. Kong alle ore 21.20. Il regista è Adam Wingard mentre la sceneggiatura è stata scritta da Terry Rossio. Nel cast ci sono Millie Bobby Brown, Rebecca Hall, Alexander Skarsgard, Eiza Gonzalez, Lance Reddick e Kyle Chandler.

Godzilla vs Kong è il film che andrà in onda questa sera su Italia 1 ecco trama, cast e curiosità di questa pellicola.
Locandina del film (X).

Godzilla vs. Kong, trama e cast del film in onda stasera 28 settembre 2023 su Italia 1

La trama racconta di come la Monarch, una multinazionale costituita da diversi governi mondiali, stia controllando assiduamente i due colossi che sono apparsi sulla Terra dopo anni, King Kong e Godzilla. Lo scopo della Monarch è quello di studiarli e comprendere se sono dannosi per l’umanità oppure se è possibile coesistere senza che ci siano problemi per la sopravvivenza della specie. A portare avanti le ricerche ci pensa il geologo Nathan Lind (Alexander Skarsgard), che si avventura in una pericolosa missione in terre sconosciute.

Nel frattempo, Godzilla e Kong sono intrappolati a Skull Island. Avvertono un forte terremoto e, a causa del sisma, iniziano a lottare tra loro. Il loro obiettivo è quello di decidere chi dei due è il re dei mostri. Tuttavia, non sanno che il loro scontro sta venendo monitorato da alcune fazioni potenti che stanno studiando un piano per eliminarli e governare il mondo senza intralci.

Godzilla vs. Kong, cinque curiosità sul film 

Godzilla vs. Kong, un incasso straordinario nonostante le restrizioni

Questo film ha debuttato al cinema nel 2021, in periodo di pandemia da Covid-19. Tuttavia, ha incassato circa 122 milioni di dollari negli USA al momento del suo debutto. In totale, ha ottenuto circa 470 milioni di dollari superando l’iniziale budget di circa 200 milioni di dollari.

Godzilla vs. Kong, il primo film con entrambi i mostri dopo tanto tempo

Non è la prima volta che viene realizzata una pellicola con entrambi i mostri sullo schermo. Il debutto avvenne nel 1963 con Il trionfo di King Kong. Dunque, questo film è uscito 59 anni dopo il primo incontro tra i due colossi mostruosi.

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Lo scontro tra i protagonisti (X).

Godzilla vs. Kong, una curiosità sul personaggio di Jia

A interpretare il personaggio Jia c’è Kaylee Hottle. La ragazza nel film è sorda ma Kaylee non ha avuto problemi a calarsi nella parte visto che proviene da una famiglia dove tutti hanno tale disabilità. Inoltre, sembra che durante il provino abbia impressionato il regista Adam Wingard per la sua professionalità.

Godzilla vs. Kong, il sogno del compositore

Prima di essere ingaggiato per comporre la colonna sonora, il compositore Tom Holkenborg aveva già composto di sua iniziativa una melodia che potesse essere usata per un film di Godzilla. Questo perché il professionista è un grande fan del mostro cinematografico e ha anche una collezione di tutte le pellicole in giapponese dedicate al personaggio.

Godzilla vs. Kong, ciò che ha convinto Alexander Skarsgard

L’attore Alexander Skarsgard ha voluto partecipare al progetto per due ragioni. Da una parte voleva interpretare un ruolo più leggero rispetto a quelli che aveva scelto prima. In secondo luogo, voleva collaborare con il regista Adam Wingard che considera una persona intelligente e ammirevole.

Serie A: tris del Milan contro il Cagliari, vittoria anche per Atalanta ed Empoli

Dopo la Juventus, conquista tre punti anche il Milan che batte il Cagliari, ultimo in classifica visto che l’Empoli si scuote e trova i primi punti a spese di una modesta Salernitana. In attesa della Fiorentina, l’Atalanta prosegue la sua marcia con regolarità vincendo in casa del Verona. Questi dunque i risultati delle partite della Serie A disputate mercoledì 27 settembre: Cagliari-Milan 1-3; Verona-Atalanta 0-1; Empoli-Salernitana 1-0.

Pioli sui «nuovi»

«Bravi tutti i nuovi, da LoftusCheek a Reijnders e Okafor. Adli ha interpretato bene il ruolo da play» ha detto ai microfoni di Sky l’allenatore dei rossoneri Pioli. Sulla formazione ha affermato: «Non ho tanti giocatori e questo mi piace, ne ho pochi e pronti, a lungo termine sarà un vantaggio avere sempre giocatori motivati e con meno rischi di infortuni».

 

Consiglio dei ministri: dalla Nadef al nuovo decreto migranti

Durante la riunione del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi, tenutasi mercoledì 27 settembre, è stata approvata la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef). Come anticipato, approvato anche il decreto migranti che contiene una stretta sulle espulsioni e sul fenomeno dei falsi minorenni. Confermato l’aumento del contingente militare dell’operazione Strade sicure, con ulteriori 400 unità.

Nadef e Pil

Nella Nadef, che arriverà in Aula alla Camera l’11 ottobre, il governo ha indicato un’impostazione di bilancio «all’insegna della serietà e del buon senso» riporta l’Agenzia. Secondo quanto si apprende, sì «agli aiuti alle famiglie con redditi medio bassi» e «al taglio del cuneo». Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha inoltre affermato: «Abbiamo dovuto rivedere le stime sulla crescita di quest’anno allo 0,8 per cento, e anche le stime per l’anno prossimo».

Il Pil del 2024 crescerà dell’1,2 per cento, mentre il deficit/Pil nel 2023 sale dal 4,3 per cento al 5,3 per cento interamente per l’effetto del Superbonus 110 per cento. I bonus edilizi avranno infatti un impatto negativo sui conti pubblici e, in assenza di questi, il debito sarebbe sceso di un punto percentuale all’anno.

Migranti, accertamenti più rapidi sull’età

Il decreto migranti approvato dal Cdm, spiegano fonti di governo citate dall’Ansa, «prevede la possibilità di svolgere più rapidamente gli accertamenti per verificare l’età del minore straniero non accompagnato». Gli accertamenti sono autorizzati dalla procura dei Minorenni. «Se l’età dichiarata non corrisponde al vero» – hanno aggiunto – «lo straniero è condannato per falsa attestazione.

Stretta sulle espulsioni

La condanna per il reato di false dichiarazioni al pubblico ufficiale può essere sostituita dall’espulsione dal territorio nazionale. Qualora lo straniero presentasse una nuova domanda di protezione internazionale durante l’esecuzione di un provvedimento di espulsione, il presidente della Commissione territoriale valuterà preliminarmente e immediatamente l’eventuale inammissibilità della domanda reiterata di protezione internazionale.

Tutela delle donne migranti

Finora «le donne in stato di gravidanza o le madri con minori venivano inserite subito nel sistema di accoglienza di secondo livello». Per tutte le altre «la normativa prevedeva lo stesso identico trattamento degli uomini adulti». Con il decreto appena approvato, tutte le donne migranti, dunque non più solo quelle in stato di gravidanza, vedranno garantito «l’accesso nelle strutture di maggiore tutela».

Smart working e proroghe

Approvato anche il decreto proroghe sullo smart working. Il Consiglio dei ministri, fa sapere l’Agenzia, ha approvato il dl in materia di proroga di termini normativi e versamenti fiscali, con il prolungamento fino al 31 dicembre dello smart working per i lavoratori fragili nella P.a.

 

Morte di Andrea Purgatori: dagli esami non emergono metastasi al cervello

Al momento del decesso non erano presenti metastasi al cervello. È quanto emerge «concordemente» dagli esami istologici completati mercoledì 27 settembre, nell’ambito dell’indagine della procura di Roma sulla morte del giornalista Andrea Purgatori. Sempre nella stessa giornata si è svolto un incontro tra i consulenti dei pm e quelli delle parti per fare il punto sulla attività effettuata in queste settimane all’istituto di medicina legale del policlinico di Tor Vergata.

I familiari: «Fiducia nella magistratura»

I familiari, assistiti dagli avvocati Alessandro e Michele Gentiloni Silveri, hanno preso atto dei risultati dell’autopsia ribadendo la fiducia «nell’operato della magistratura, con l’unico intento di far accertare la verità degli eventi e le eventuali responsabilità». Nel procedimento, avviato dopo una denuncia dei familiari, sono indagati due medici, Gianfranco Gualdi e Claudio di Biasi, per omicidio colposo.

Il calvario prima del decesso

Andrea Purgatori, a seguito della diagnosi tumorale, era stato sottoposto a radioterapia. Le condizioni inizialmente erano rimaste stabili fino a metà maggio. Poi però era arrivato il peggioramento. A giugno si era infatti sottoposto a una tac nella prima clinica in cui si era recato nel mese di aprile. Qui un colpo di scena: nessuna traccia di metastasi al cervello, solo tracce di ischemie cerebrali. Una situazione confermata anche da un ulteriore esame svolto in altra struttura. L’ex giornalista del Corriere della Sera tuttavia non mostrò segni di miglioramento e venne ricoverato in uno dei policlinici della Capitale: dopo pochi giorni la morte.

Bollette, arrivano gli aumenti per luce e gas: +12 e +9 per cento

Brutte notizie per gli italiani in vista dell’ultimo trimestre del 2023. Secondo quanto annunciato dal presidente di Nomisma energia, Davide Tabarelli, Arera, l’Autorità di regolazione di energia, acqua e rifiuti, comunicherà un rialzo dei prezzi di luce e gas. L’incremento in bolletta sarà rispettivamente del 12 e del 9 per cento. Tabarelli ha spiegato che gli indici saranno «rivisti al rialzo e che per l’elettricità si va verso 27 centesimi di euro per kWh che è comunque sempre meno della metà di un anno fa».

Bollette, arrivano gli aumenti per luce e gas +12 e +9 per cento
Bollette (Imagoeconomica).

Besseghini: «I prezzi non mordono come un anno fa»

E a un anno fa guarda anche Stefano Besseghini, presidente di Arera. Ha dichiarato: «Dobbiamo ancora avere un approccio cauto e attento riguardo la situazione del sistema energetico. Stiamo vedendo un settore in evoluzione, che ha messo in campo iniziative di diversificazione, una flessibilità molto maggiore rispetto a prima. Non abbiamo più i prezzi che mordono come un anno fa; nessuno si illude di avere i livelli del 2019. Abbiamo una componente inflattiva molto più rilevante. Per questa ragione, prevediamo aumenti, poiché le oscillazioni sui mercati sono significative e ribattono sul prossimo trimestre».

Bollette, arrivano gli aumenti per luce e gas +12 e +9 per cento
Stefano Besseghini, presidente di Arera (Imagoeconomica).

Perché sentiremo ancora parlare del Nagorno Karabakh

Con la guerra lampo della settimana scorsa Ilham Aliyev si è assicurato il suo bel posto nella storia dell’Azerbaigian, come il presidente che ha ripristinato l’integrità territoriale del Paese. Oltre 30 anni dopo il conflitto vinto dall’Armenia che aveva portato alla separazione del territorio del Nagorno Karabakh, la regione passerà sotto il controllo di Baku. Poco importa l’esodo di migliaia di abitanti di etnia armena fin fuga da quella che era diventata la repubblica indipendente dell’Artsakh: è la legge non solo del più forte, visto che de jure il territorio conteso ha sempre fatto parte dell’Azerbaigian. Vince dunque Aliyev, con l’aiuto del potente vicino turco, quel Recep Tayyp Erdogan che già nella guerra del 2020 lo aveva sostenuto, e il disinteresse di Vladimir Putin, che impegnato nel teatro ucraino ha lasciato il ruolo da protagonisti ai due abbandonando l’Armenia. O quantomeno il primo ministro Nikol Pashinyan, con cui da tempo i rapporti si erano deteriorati.

Perché sentiremo ancora parlare del Nagorno Karabakh
Vladimir Putin e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan (Getty Images).

La crisi dei profughi e l’inerzia dell’Occidente

La storia però non finisce certo qui, visto che da una parte c’è ancora la questione umanitaria e della fuga degli armeni dall’Artsakh, dall’altra non è detto che l’appetito della coppia Aliyev-Erdogan sia del tutto soddisfatto, e in mezzo c’è ovviamente il destino dei rapporti tra Mosca e Erevan. In teoria il problema dei rifugiati è il primo e più semplice da risolvere, con l’Armenia che naturalmente non può fare tutto da sola, dipendendo dagli aiuti internazionali. Le decine di migliaia di persone già arrivate attraverso il corridoio di Lachin necessitano di prima assistenza e di aiuto sul medio periodo. Il Paese però non solo non è stabile politicamente, ma non è economicamente in grado di reggere l’impatto di decine di migliaia di profughi. Per ora non si è mosso molto e non c’è da stupirsi, se è vero che per nove mesi, tra l’inerzia dei peacekeeper russi, Erevan ha sollecitato l’intervento occidentale contro la chiusura del corridoio di Lachin e alla fine si è dovuta arrendere di fronte all’intervento armato azero: ferme le Nazioni Unite, ferma l’Europa, fermi gli Stati Uniti.

Perché sentiremo ancora parlare del Nagorno Karabakh
Il villaggio armeno di Khnatsakh dove stanno arrivando molti dei rifugiati del Nagorno Karabakh (Getty Images).

Le promesse di Aliyev e le mire di Baku e Ankara sul corridoio di Zengezur

Aliyev ha promesso agli armeni del Karabakh garanzie di sicurezza e rispetto dei diritti, il risultato è però quello che si sta vedendo, con la fuga di massa e la paura, motivata o meno, di pulizie etniche. Qui pesa naturalmente il retaggio dei conflitti passati. E anche su quello che potrà succedere nel prossimo futuro è il timore a dominare, basta guardare a un altro corridoio, quello di Zangezur, che potrebbe collegare l’Azerbaigian, attraverso la provincia meridionale armena di Syunik, alla regione sempre azera di Nakhchivan, che confina a sua volta con la Turchia. Il progetto è da tempo supportato sia da Aliyev sia da Erdogan e l’indebolimento della posizione di Erevan potrebbe accelerarne la realizzazione, sempre con i suddetti spettatori occidentali che negli ultimi anni si sono preoccupati poco o nulla dello spostamento di vecchi e nuovi confini nel Caucaso. A eccezione di quando c’è in mezzo la Russia.

Perché sentiremo ancora parlare del Nagorno Karabakh
Il corridoio di Lachin (Getty Images).

Aumenta la tensione tra Mosca ed Erevan

Il Cremlino da parte sua sta lasciando cuocere nel proprio brodo Pashinyan, aspettando un cambio al vertice che, visto il clima di proteste, potrebbe arrivare a breve.  Anche se l’opposizione armena non è un blocco granitico. L’arresto dell’oligarca filorusso dell’Artsakh Ruben Vardanyan sta aumentando le frizioni tra Mosca e Erevan, con l’ala filogovernativa un po’ schizofrenica che da un lato aspira ad abbandonare l’orbita russa, dall’altro rimprovera il non intervento nell’ambito dell’Organizzazione del contratto di sicurezza collettivo (Csto) che raggruppa un pugno di ex repubbliche sovietiche. In realtà però, come accaduto nel conflitto del 2020, l’intervento in Artsakh non era e non è previsto, dato che si tratta di un territorio indipendente e non di uno Stato aderente al Csto. I russi hanno comunque la base militare a Gyumry, nel nord del Paese, almeno sino al 2044, da dove sarà difficile buttarli fuori, soprattutto in un momento in cui Erevan non pare in grado di poter dettare condizioni.

 

Il Milan ha presentato il progetto del nuovo stadio al Comune di San Donato

Primo passo formale per il nuovo stadio del Milan: il club rossonero ha presentato il progetto al Comune di San Donato Milanese, sotto forma di proposta di variante al Piano Integrato di Intervento relativo all’area denominata “San Francesco”.

Avrà 70 mila spettatori, come il nuovo stadio dell’Inter

L’ipotesi progettuale prevede la costruzione di un impianto innovativo, sostenibile e multifunzionale in grado di accogliere circa 70 mila spettatori. Le dimensioni sono in linea con quelle del nuovo stadio dell’Inter che sorgerà a Rozzano, sempre nell’hinterland milanese. «Obiettivo della proposta è una valorizzazione significativa dell’area, che potrebbe così beneficiare di un suo sviluppo sostenibile integrato, grazie a una serie di interventi migliorativi di urbanizzazione che includono: la creazione a Sud di una nuova “Porta di Milano”; la connessione (Est-Ovest) di San Donato verso l’Abbazia di Chiaravalle e i suoi parchi; una più facile fruibilità e servizi per il Parco Sud; un’ordinata accessibilità al possibile futuro sito», si legge nel comunicato della società.

Il Milan ha presentato il progetto del nuovo stadio da 70 mila spettatori al Comune di San Donato Milanese.
Paolo Scaroni (Getty Images).

La soddisfazione del presidente rossonero Scaroni

«Da quattro anni abbiamo intrapreso un percorso per dotare il nostro Club di uno stadio fra i migliori al mondo, capace di accompagnarci verso un futuro vincente e sostenibile. Quello di oggi rappresenta uno step preliminare nell’evoluzione di questo percorso, ma è anche un’ulteriore testimonianza dell’impegno della nostra proprietà per garantire al Milan una crescita continua, dentro e fuori dal campo», ha dichiarato Paolo Scaroni, presidente del club rossonero. «È un giorno importante che ci pone di fronte a decisioni, quali esse siano, che avranno comunque un impatto sul futuro della nostra città», ha detto il sindaco di San Donato Milanese, Francesco Squeri.

Caso Regeni, la Consulta sblocca il processo

Il processo sul sequestro, le torture e la morte di Giulio Regeni ci sarà. Svolta nel caso dell’omicidio del 2016 del ricercatore italiano e dell’inchiesta contro i quattro 007 egiziani, accusati di averlo rapito e ucciso. La Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo l’articolo 402 bis comma 3 del codice di procedura penale, norma che fino a oggi ha permesso agli imputati di sottrarsi al processo non comunicando i propri indirizzi. Così facendo non era possibile notificare gli atti e il processo, secondo la Corte d’Assise di Roma e la Cassazione, non poteva cominciare.

La note della Consulta

In una nota inviata ieri pomeriggio dall’ufficio comunicazione della Corte costituzionale si legge: «In attesa del deposito della sentenza la Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 420-bis, comma 3, del codice di procedura penale, nella parte in cui non prevede che il giudice proceda in assenza per i delitti commessi mediante gli atti di tortura definiti dall’art. 1, comma 1, della Convenzione di New York contro la tortura, quando, a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza dell’imputato, è impossibile avere la prova che quest’ultimo, pur consapevole del procedimento, sia stato messo a conoscenza della pendenza del processo, fatto salvo il diritto dell’imputato stesso a un nuovo processo in presenza per il riesame del merito della causa».

Il processo si terrà senza le notifiche

Quindi, di fatto, il processo. in casi di tortura, si terrà senza le notifiche quando il Paese stranieri non collabora. Accolta quindi la tesi della famiglia, dei pm e del gup di Roma, Roberto Ranazzi, che ha chiesto l’intervento della Consulta. Quest’ultimo aveva dichiarato: «Non vi è processo più ingiusto di quello che non si può instaurare per volontà di un’autorità di governo. Perché ripugna al senso comune di giustizia che un fatto così grave non possa essere oggetto di un processo».

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Strage di Bologna, confermato l’ergastolo per Gilberto Cavallini

La Corte d’assise d’appello di Bologna, presieduta dal giudice Orazio Pescatore, ha confermato l’ergastolo per l’ex terrorista dei Nar Gilberto Cavallini nel processo sulla strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. La sentenza è stata letta dalla Corte dopo sette ore di Camera di consiglio. L’imputato non era presente in aula.

Torna l’imputazione originaria di strage politica

Dalla lettura del dispositivo è stato accolto l’appello della procura della Repubblica che aveva impugnato la sentenza nella parte in cui aveva derubricato la strage da politica a comune. Con questa sentenza torna quindi l’imputazione originaria, che era quella di strage politica. Alla lettura del giudizio in aula Bachelet erano presenti il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime Paolo Bolognesi e la vicepresidente Anna Pizzirani. Diversi anche i familiari delle vittime seduti tra il pubblico. In rappresentanza del Comune c’era anche la vicesindaca di Bologna Emily Clancy. Al fianco del sostituto pg Nicola Proto, durante la lettura del dispositivo, anche il nuovo procuratore generale Paolo Fortuna e il nuovo avvocato generale dello Stato Ciro Cascone.

Usb contro Salvini: sciopero dei trasporti rimandato al 9 ottobre

L’Usb risponde alla precettazione del ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvini e decide di rinviare lo sciopero del trasporto locale, inizialmente previsto per venerdì 29 settembre 2023, al prossimo 9 ottobre.

Usb rimanda lo sciopero dei trasporti

L’Usb in una nota ha sottolineato che solo quattr0 ore di mobilitazione non sono sufficienti ai lavoratori «per rivendicare i propri diritti», annunciando la mobilitazione di 24 ore per il 9 ottobre. «Per permettere a tutti gli autoferrotranvieri di poter scendere in piazza e manifestare il loro dissenso», si legge nella nota. «Una giornata, quella del 9 ottobre 2023, che per tutti gli autoferrotranvieri si trasforma in un grande impegno di mobilitazione per il diritto dell’esercizio di sciopero nei servizi pubblici essenziali».

Salvini: «Sì alla tutela dei diritti dei lavoratori ma senza danneggiare i cittadini»

Matteo Salvini, subito dopo la decisione di ridurre l’orario dello sciopero dei trasporti pubblici, ha rivendicato la sua scelta sui social e, con tanto di card celebrativa, ha sottolineato che un’intera giornata di stop «avrebbe colpito studenti e lavoratori». «Sì all’ascolto, al dialogo e alla tutela dei diritti dei lavoratori», ha aggiunto il segretario leghista, «ma senza danneggiare gli altri cittadini».

 

Gb, in Scozia nasce la sala protetta per il consumo di droghe illegali

In Scozia il governo ha approvato un progetto pilota per la creazione di una sala protetta per il consumo di droghe illegali, incluse eroina e cocaina. Si tratta del primo caso nel Regno Unito. Immediato l’attacco dei Tories e del governo di Londra, mentre a sostenere l’iniziativa sono gli indipendentisti dello Scottish National Party. L’obiettivo, secondo le autorità di Glasgow, è di far diminuire le morti a causa di overdose poiché il centro per tossicodipendenti garantirebbe un luogo sicuro e igienico durante il consumo, con tanto di assistenza medica.

Gb, in Scozia nasce la sala protetta per il consumo di droghe illegali
Un tavolo con siringhe e altri oggetti con cui vengono preparate dosi di cocaina ed eroina (Getty Images).

La ministra Whitham: «Notizia fantastica»

Nel 2023 in Scozia si è registrato un aumento del 7 per cento dei decessi per overdose rispetto all’anno precedente. Dall’esigenza di limitare le morti è nata l’idea di quello che viene considerato un luogo protetto, riservato a chi soffre di dipendenze. L’autorità giudiziaria scozzese ha spiegato che «non è nell’interesse pubblico che la polizia persegua chi dovesse servirsi di questa struttura». E ha commentato la notizia anche la ministra per le politiche sulla Droga e sull’Alcol, Elena Whitham, parlando di «notizia fantastica». Secondo un rapporto del sistema sanitario «circa 500 persone si iniettano droghe in luoghi pubblici di Glasgow su base regolare».

Gb, in Scozia nasce la sala protetta per il consumo di droghe illegali
Un uomo prepara una dose di eroina (Getty Images).

Critiche da Londra: «Nessun modo di assumere droghe è sicuro»

Da Londra, però, un portavoce del ministero degli Interni ha attaccato il progetto: «Non esiste alcun modo sicuro per assumere droghe illegali». A prendere le distanze è stato anche il premier britannico Rishi Sunak. Il progetto approvato a Glasgow, però, è stato già testato in altri Stati d’Europa. Ad esempio in Svizzera, a Zurigo. Lì dal 2017 è stato avviato un metodo simile, basato su quattro pilastri: «Prevenzione, terapia, riduzione del danno e repressione». Il sistema ha portato a una diminuzione radicale tanto dei decessi per overdose quanto dei crimini legati all’uso di sostanze stupefacenti.

Incidente sulla A13 a Ferrara: morte mamma e figlia di cinque anni

È di due morti il bilancio di un incidente verificatosi sulla A13 tra Ferrara Nord e Ferrara Sud nel pomeriggio di mercoledì 27 settembre 2023. Intorno alle 15.40 l’auto con a bordo le vittime, una mamma e la figlia di cinque anni, ha impattato contro un mezzo pesante fermo in coda all’altezza del chilometro 40 in direzione Sud. Per loro non c’è stato nulla da fare, mentre il camionista è rimasto lievemente ferito. Ha riportato traumi anche il padre che viaggiava con moglie e figlia.

Coinvolti quattro mezzi nello scontro

Secondo quanto ricostruito, il tir era fermo insieme ad altri veicoli perché poco prima altri quattro mezzi pesanti erano rimasti coinvolti in un altro incidente, all’altezza del chilometro 31, provocando code e rallentamenti. Sono ancora da stabilire con certezza le cause dell’impatto, che ha coinvolto anche un’altra auto e un altro camion. Dai primi rilievi sembra che la vettura su cui viaggiavano le vittime sia stata schiacciata tra i due tir. Dopo l’incidente mortale sono intervenuti gli operatori del 118, i vigili del fuoco, le pattuglie della Polizia stradale e il personale della Direzione di Bologna di Autostrade per l’Italia. Sulla A13 il traffico è bloccato e si registrano un chilometro di coda in direzione Bologna e tre chilometri di coda in corrispondenza dell’uscita obbligatoria di Ferrara Nord.

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