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La carriera e le sparate di Andrea Crippa, testa d’ariete della Lega
Stavolta il “gomblotto” non è “demo-pluto-giudaico-massonico”, ma è più banalmente colpa di quei neonazi dei tedeschi. Attenzione, mica quelli dell’AfD alleata della Lega, no, affatto: piuttosto gli hitleriani travestiti da socialdemocratici, verdi e liberali che governano con il cancelliere Olaf Scholz, pronti a usare Ong e legioni di migranti per spezzare le reni al centrodestra italiano. È il pensiero, riassunto in breve, del vicesegretario della Lega Andrea Crippa, classe 1986, monzese, laurea in Scienze politiche, tifosissimo del Monza calcio, già assistente di Matteo Salvini all’Europarlamento e deputato alla seconda legislatura. «All’amico Crippa dico: ma a che serve alzare i toni, fare continue fughe in avanti trasformandosi nell’opposizione all’interno del governo? Così ci facciamo solo del male da soli», avverte il moderatissimo Maurizio Lupi parlando al Foglio. E persino un giornalista come Alessandro Sallusti, non certo nemico della maggioranza, dalle colonne del Giornale definisce strampalate le parole di Crippa, anzi «una boiata pazzesca». I 92 minuti applausi però non si sentono da nessuna parte stavolta, rimane solo l’eco fantozziana di chiacchiere da bar che contribuiscono ad aumentare il frastuono per nascondere problemi e responsabilità. Crippa appare dunque un coerente teorico dell’iperbole, un fautore della sparata sempre più grossa, secondo la logica di chi un tempo sapeva calamitare l’attenzione nelle chiacchiere da bar e oggi fa lo stesso sui social network. “Facite ammuina” non lo dicevano dalle parti della Brianza, ma non nasce certo oggi il meccanismo tipico di certa propaganda per cui serve sempre un nuovo nemico sul quale alzare il tiro, soprattutto nei momenti di difficoltà.

Gli attacchi ripetuti al Museo Egizio di Torino
Questo ragazzone dai modi schietti è stato attivista della Lega sin dalla prima gioventù. Nel 2012 è eletto al consiglio comunale di Lissone, nel 2014, come detto, va a Strasburgo a seguito di Salvini, ma nel 2015 diviene coordinatore federale dei Giovani padani. In quel ruolo finisce nel mirino dei Radicali italiani per aver firmato a Mosca, nel 2018, un accordo con la “Giovane Guardia di Russia Unita” di Putin. Il Capitano ovviamente lo premia e nel 2019 diventa il numero due del Carroccio, con la delega all’organizzazione. Alle Politiche del 2018 è candidato al collegio uninominale di Bollate e batte la cinquestelle Michaela Piva. Mentre l’anno scorso è stato confermato nel collegio di Seregno contro la candidata del centrosinistra, Jenny Arienti. Grande sostenitore del generale Roberto Vannacci, Crippa è spesso pronto a immolarsi come un kamikaze per il suo leader. A cominciare dal caso Santanchè, lui e il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari si sono distinti nel ruolo di teste d’ariete del Salvini vietcong che in vista delle Europee cerca di sabotare Giorgia Meloni restando mezzo nascosto tra i cespugli dell’obbligata fedeltà a governo e maggioranza. Crippa, per il resto, non ama molto l’iniziativa legislativa in Parlamento, almeno in proprio, e infatti non è promotore di alcuna proposta di legge. Non risultano nemmeno atti di indirizzo o sindacato ispettivo, malgrado una buona percentuale di presenza ai lavori di Montecitorio. Chiaramente è più un uomo-macchina per il partito che un ligio legislatore. In compenso, ha un vecchio conto aperto con la gestione del Museo Egizio di Torino. Di recente è tornato ad attaccare, chiedendone le dimissioni, il direttore Christian Greco, colpevole, a suo dire, di alcune iniziative di promozione a favore dei cittadini di lingua araba che avrebbero discriminato gli italiani e, quindi, piegato la cultura agli interessi e all’ideologia della sinistra. Ma già tre anni e mezzo fa Crippa era stato in un primo momento condannato a un risarcimento dal Tribunale di Torino per aver messo in scena, a favore di social, una finta telefonata in vivavoce al Museo Egizio. Lo scopo era ottenere informazioni su eventuali agevolazioni in corso e poter così protestare contro gli sconti agli arabofoni, con tanto di falsa notizia su fantomatici finanziamenti statali ricevuti dall’ente. L’esponente leghista si era successivamente salvato in appello grazie al “diritto di critica” tutelato dalla Costituzione. Adesso il vice di Salvini è tornato a sparare ad alzo zero contro Greco, ma con poca fortuna: la stessa dirigenza della Lega in Piemonte è rimasta fredda di fronte al suo attacco, il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi lo ha bacchettato parlando di «imprudenza del giovane Crippa» e il ministro Gennaro Sangiuliano, che secondo il leghista avrebbe dovuto cacciare il direttore del museo, ha liquidato: «Greco? Continui a lavorare, vale la competenza».

Gli attacchi a Meloni e Tajani
Meglio allora concentrarsi sui dossier Europa e immigrazione. Tanto ce n’è da dire per disturbare la guida di Giorgia Meloni. E così Crippa è tra i più oltranzisti sulla linea salviniana che mette in difficoltà la premier e il vicepremier Antonio Tajani con l’obiettivo di riunire tutte le forze di centrodestra in Ue contro i socialisti che oggi governano nella maggioranza Ursula. Mentre, dall’altra parte, a Repubblica il vice del Capitano ha spiegato: «La via diplomatica sull’emergenza immigrazione mostra ogni giorno di più i suoi limiti. Temo che dovremo fare da soli, utilizzando i mezzi che l’Italia ha a disposizione. Bisogna tornare ai respingimenti». Come a dire: Meloni fa un buco nell’acqua inseguendo la Tunisia e si stava decisamente meglio con Salvini al ministero dell’Interno. La campagna elettorale è ancora lunga e Crippa, c’è da giurarci, avrà praterie su cui scorrazzare.