Notte di sangue a Napoli, dove nelle stesse ore un ragazzo di 24 anni è stato ucciso e uno di 15 si trova in gravi condizioni dopo essere stato accoltellato. La prima vittima è Giovanbattista Cutolo, musicista dell’orchestra Scarlatti Camera Young freddato con un colpo di pistola in piazza Municipio, all’angolo con via Medina. Gli inquirenti sono già sulle tracce del suo aggressore, che si sospetta essere un minorenne.
L’omicidio per un motorino parcheggiato male
Secondo quanto ricostruito, Cutolo era in compagnia della fidanzata quando si è trovato coinvolto in una discussione con quello che si sarebbe rivelato il suo killer. Il movente? Una discussione per il parcheggio di uno scooter stando ai primi accertamenti della Polizia. Dalle parole si sarebbe presto giunti ai fatti e il giovane sarebbe stato ucciso con un colpo di pistola. La compagna ha subito lanciato l’allarme alle forze dell’ordine, giunte sul posto con una volante intorno alle 5 del mattino di giovedì 31 agosto 2023. Al loro arrivo, gli agenti hanno trovato Giovanbattista già privo di vita, transennato l’area in cui è avvenuto l’omicidio e avviato i rilievi. Hanno acquisito i filmati delle telecamere di sorveglianza installate nella zona per risalire al responsabile e ascoltato la fidanzata della vittima per ricostruire la dinamica e il movente. Hanno inoltre già portato in questura un ragazzo di 16 anni che sospettano essere l’autore del delitto.
Poco prima un 15enne accoltellato durante l’asta per il fantacalcio
Come accennato, c’è un altro episodio che ha sconvolto il capoluogo campano nelle stesse ore. Un ragazzo di 15 anni è stato gravemente ferito, poco prima della mezzanotte, al culmine di una lite scoppiata nel quartiere Ponticelli durante l’asta per il fantacalcio. Il giovane, che è ricoverato nell’ospedale del Mare, rischia l’amputazione della gamba colpita. All’asta stavano prendendo parte diversi giovanissimi tra cui un 16enne ritenuto dalla Polizia colui che ha sferrato i fendenti. Il minorenne si trova attualmente negli uffici della squadra mobile della questura partenopea.
Il primo weekend di settembre2023 sarà baciato dal sole. L’anticiclone africano tornerà sull’Italia portando bel tempo e temperature in rialzo. È quanto ha annunciato Andrea Garbinato, responsabile redazione del sito www.IlMeteo.it.
Una scia di instabilità residua fino a venerdì, poi il bel tempo
Il ciclone ha infatti abbandonato lo Stivale lasciando ancora per giovedì 31 e venerdì 1 settembre una debole scia di instabilità. Rovesci o brevi temporali potrebbero interessare Liguria, l’Emilia, il Triveneto e l’alta Toscana. Venerdì le precipitazioni saranno più probabili sul Piemonte, sui rilievi del Triveneto e al primo mattino sulle coste venete e friulane. Sul resto d’Italia il tempo sarà più asciutto, ma con tante nuvole in cielo. Le temperature subiranno un primo ma tenue aumento. Il fine settimana di sabato 2 e domenica 3 vedrà l’arrivo di un nuovo anticiclone sub-tropicale. L’atmosfera si stabilizzerà ulteriormente e le temperature cominceranno ad aumentare in maniera più decisa. Tra sabato e domenica di giorno si potranno già toccare i 30-32 gradi al Centro-Sud, mentre al Nord raramente si toccheranno questi valori.
Le previsioni in dettaglio
Nel dettaglio:
Giovedì 31. Al Nord: qualche temporale in Liguria, Emilia, bassa Lombardia, Triveneto. Al Centro: un po’ instabile sull’alta Toscana. Al Sud: prevalenza di bel tempo.
Venerdì 1. Al Nord: qualche pioggia sul Piemonte e sulle coste dell’alto Adriatico. Al Centro: bel tempo. Al Sud: sole prevalente.
Sabato 2. Al Nord: in prevalenza soleggiato e più caldo. Al Centro: soleggiato e caldo. Al Sud: bel tempo.
Mercoledì 30 agosto Belen Rodriguez ha condiviso sul suo profilo Instagram quella che, dopo settimane di rumor, sembra essere la conferma definitiva della fine del suo rapporto con Stefano de Martino. All’interno di un carosello, la showgirl ha pubblicato una serie di scatti dove appare insieme a quello che dovrebbe essere il suo (presunto) attuale fidanzato, Elio Lorenzoni. Foto, quelle caricate da Belen, che non sono state esenti dalle critiche dei follower, alle quale però la diretta interessata si è sentita in dovere di rispondere.
Belen Rodriguez replica alle critiche per le foto con Elio Lorenzoni
«1, 2, 3, scatenatevi…ultima foto 10 anni fa», ha scritto come didascalia del suo post, dove appare in compagnia dell’uomo che sembra aver preso il posto di De Martino nel suo cuore. La novella coppia si conosce da almeno un decennio e, stando agli ultimi rumor, sembra essere già molto affiatata. La scelta di uscire allo scoperto da parte di Belen, ad ogni modo, non è stata proprio apprezzata da tutti. Sono infatti stati in tanti i suoi follower ad aver criticato la decisione di abbandonare l’ex ballerino in favore del manager, critiche che però non sembrano importare alla diretta interessata che agli haters ha risposto a tono. A chi l’ha offesa dandole della «patetica», la showgirl ha replicato con classe citando l’etimologia del termine, che in realtà è legato al concetto di sofferenza.
Ad altri che si sono permessi di giudicarla per essere già riuscita ad accasarsi dopo la fine della sua precedente relazione, inoltre, ha risposto piccata: «Taci se non vivi con me». A dire il vero, c’è anche chi si è complimentato con lei per aver deciso di condividere questa nuova fase della sua vita sentimentale. «Ho sempre odiato il falso perbenismo. Adoro chi, invece, segue le sue idee e il suo essere donna, non lo nasconde per paura di maldicenze. Grande madre e grande donna. Ti stimo», ha scritto qualcuno tra i commenti». Parole a cui Belen ha replicato precisando: «Sai che mi trovi d’accordo. Io non mi nasconderò mai, perché questa sono io. Il perbenismo, il bigottismo, il moralismo non fanno per noi».
Chi è Elio Lorenzoni
Lorenzoni è un manager lombardo laureato in Economia e Amministrazione aziendale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Appassionato di sport e motori, ricopre il ruolo di presidente di Lorenzmotors e gestore di Lorenzoni Srl, aziende che operano nel settore automotive a livello mondiale.
Lo Stato italiano ha violato i diritti di una bambina, nata nel 2019 in Ucraina da maternità surrogata, negando il riconoscimento legale del rapporto di filiazione con il padre biologico, e facendo di lei di fatto un’apolide. Lo ha deciso la Corte europea dei diritti umani giudicando l’Italia colpevole di aver violato il diritto alla vita familiare e privata della piccola. Le autorità italiane dovranno inoltre risarcire la bambina pagando 15 mila euro per danni morali e 9.536 per le spese legali sostenute dal padre biologico e dalla madre intenzionale.
Secondo la Corte europea la piccola «è stata tenuta fin dalla nascita in uno stato di prolungata incertezza sulla sua identità personale»
Il ricorso a Strasburgo, come raccontato da Repubblica, è stato presentato dopo che alla coppia italiana era stato più volte negato da uffici dell’anagrafe e tribunali il riconoscimento del legame di filiazione. «Il rifiuto delle autorità nazionali di riconoscere il padre biologico e la madre intenzionale come suoi genitori, da un lato, e il fatto che non avesse la cittadinanza, dall’altro, la ponevano in uno stato di grande incertezza giuridica», si legge nel ricorso. La bimba infatti non ha né documenti di identità né tessera sanitaria, il che le avrebbe precluso l’accesso all’istruzione pubblica. Nella sentenza la Corte europea afferma che la piccola «è stata tenuta fin dalla nascita in uno stato di prolungata incertezza sulla sua identità personale». E sottolinea come i tribunali italiani abbiano «fallito nell’adempiere all’obbligo di prendere una decisione rapida per stabilire il rapporto giuridico della bimba con il padre biologico».
È blindato dall’alba il Parco Verde di Caivano dove è attesa per giovedì 31 agosto la visita della premier Giorgia Meloni. Le strade del quartiere sono state transennate e gli accessi alla zona sono presidiate da decine di uomini delle forze dell’ordine. Meloni ha intenzione di presentarsi alla scuola Morano: al suo arrivo sarà accolta, tra gli altri, da don Maurizio Patriciello che dopo la vicenda delle violenze ai danni delle due cuginette aveva rivolto l’invito alla premier. Appello raccolto dalla prima ministra italiana. Dopo la pulizia dell’asfalto che ha preceduto l’arrivo di Giorgia Meloni, è attesa una grande affluenza per il suo intervento.
Sicurezza aumentate dopo le minacce alla premier: «Sicura che tornerai a casa?»
Le misure che vengono ordinariamente evocate per l’arrivo di un presidente del Consiglio sono state implementate. Complice la serie di minacce arrivate nel pomeriggio di mercoledì 30 agosto alla premier via social. Meloni era stata raggiunta da diverse offese, scatenate dalla decisione di cancellare il reddito di cittadinanza. Sotto il post che annunciava la sua visita si legge: «Speriamo riman mort a Caivano, magari se ne va con qualche ammaccatura così capisce i guai che ha fatto, si merita il peggio». E poi: «Adda murì». O ancora: «Sei sicura che tornerai a casa?».
Non è passato inosservato l’arrivo, presso il Pronto Soccorso dell’ospedale Versilia di Lido di Camaiore, della ministra del Turismo Daniela Santanchè. L’esponente di Fratelli d’Italia, che ha trascorso gran parte della stagione estiva proprio sul litorale toscano, nella serata di martedì 29 agosto 2023 si è recata al nosocomio per accompagnare un proprio congiunto, scendendo dal suo veicolo nell’area di accesso delle ambulanze per poi entrare subito dentro la struttura. Tanto è bastato per scatenare, sui social, accuse di aver saltato la fila e aver scavalcato gli altri pazienti. Illazioni che l’azienda sanitaria locale ha prontamente smentito con una nota in cui ha spiegato dettagliatamente l’accaduto.
Le accuse alla ministra entrata in Pronto Soccorso senza attesa
Secondo quanto ricostruito, Santanchè sarebbe arrivata in ospedale a bordo di un suv nero scortato da due pattuglie dei carabinieri, che avrebbe parcheggiato nell’area riservata ai mezzi del 112. Dopodiché sarebbe entrata direttamente al Pronto Soccorso, attirandosi le accuse di un utente presente al momento dei fatti (e, a catena, di decine di altri) il quale ha ipotizzato che la ministra avesse sfruttato una situazione di privilegio per non fare la fila come tutti gli altri. Ma così non è andata.
L’Asl chiarisce: «È stato solo attivato un corridoio per tutelare la privacy»
Date le polemiche scaturite sul web, l’Asl si è sentita in dovere di diramare un comunicato ricostruendo la vicenda e smentendo ogni accusa di favoritismo: «Martedì sera alle 21.30 è arrivato un importante personaggio pubblico che accompagnava un proprio congiunto (la Versilia è una terra frequentata anche da persone molto conosciute dall’opinione pubblica e il loro accesso al Pronto Soccorso non è infrequente, soprattutto nel periodo estivo). Ai personaggi popolari, come a ogni altro utente, si assegna un codice di priorità che viene rispettato, così come avvenuto martedì, con attesa in linea con quella degli altri pazienti con quel codice». Può però venire attivato un «corridoio di tutela della privacy», soprattutto se richiesto dalle forze d’ordine per evitare, come in questo caso, qualsiasi tipo di problematica. La persona accompagnata da Santanchè è stata dunque visitata dai medici con le stesse tempistiche previste per tutti i pazienti in base all’urgenza e agli altri criteri stabiliti. L’unica differenza, è stato ribadito, è stata l’attivazione del corridoio per la tutela della privacy.
La Corea del Nord ha dichiarato di aver lanciato due missili balistici a corto raggio come parte di una «esercitazione tattica di attacco nucleare», stimolata dalle esercitazioni militari statunitensi-sudcoreane, hanno riferito il 31 agosto i media statali.
Un messaggio «chiaro» ai nemici
L’agenzia Kcna ha scritto che Pyongyang ha lanciato due missili in un «esercitazione tattica di attacco nucleare che simulava attacchi di terra bruciata contro i principali centri di comando e aeroporti operativi» oltre il confine con la Corea del Sud. «L’esercitazione ha lo scopo di inviare un messaggio chiaro ai nemici», ha affermato l’esercito in un comunicato diffuso dalla Kcna.
È salito a 63 morti il bilancio delle vittime dell’incendio che giovedì 31 agosto ha devastato un edificio di cinque piani nel centro di Johannesburg, la più grande e popolosa città del Sudafrica. Lo hanno reso noto i servizi di emergenza della città. Il palazzo si trova all’incrocio tra Albert Street e Delvers Street. Al momento non si conoscono le cause dell’incendio.
I vigili del fuoco hanno spento le fiamme
«Siamo ora a 63 vittime e 43 feriti che sono stati trasportati in varie strutture sanitarie», ha dichiarato il portavoce dei servizi di gestione delle emergenze Robert Mulaudzi. I vigili del fuoco hanno spento le fiamme e sono in corso le operazioni di ricerca e soccorso. È possibile che nel palazzo ci siano ancora molte persone intrappolate sotto le macerie, ma non è ancora chiaro il numero preciso.
È ancora polemica sulle frasi pronunciate da Andrea Giambruno, conduttore di Rete4 e compagno della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sullo stupro di Palermo. Il giornalista commentando la violenza aveva detto: «Se eviti di ubriacarti, di perdere i sensi magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche e poi rischi effettivamente che il lupo lo trovi». «Ci tengo a ricordare ad Andrea Giambruno e ad altri colleghi giornalisti», ha risposto Chiara Ferragni, «che non abbiamo problemi con i lupi e neppure con giganti buoni, mostri, cani e bestie varie. Il nostro problema sono gli uomini, come loro». L’influencer ha poi aggiunto: «Stranamente è sempre la donna a essere colpevolizzata: victim blaming allo stato puro».
La storia pubblicata da Chiara Ferragni su Instagram.
Poco prima, sempre dal suo profilo Instagram, Ferragni aveva rilanciato un post dell’associazione Dire: «È proprio alimentando la cultura dello stupro che “i lupi” prosperano, crescono sani e più forti».
I prezzi dei carburanti sono ancora in rialzo. In base all’elaborazione di Quotidiano Energia dei dati comunicati dai gestori all’Osservaprezzi del Mimit aggiornati alle 8 di mercoledì 30 agosto 2023, il prezzo medio praticato della benzina in modalità self è 1,957 euro al litro (1,955 la rilevazione precedente), con i diversi marchi compresi tra 1,951 e 1,973 euro al litro (no logo 1,948). Il prezzo medio praticato del diesel self è 1,861 euro al litro (rispetto a 1,858), con le compagnie tra 1,855 e 1,883 euro al litro (no logo 1,853).
Sale anche il servito
Quanto al servito, per la benzina il prezzo medio praticato è 2,094 euro al litro (2,092 il dato precedente), con gli impianti colorati con prezzi tra 2,030 e 2,158 euro al litro (no logo 2,000). La media del diesel servito è 2,000 euro al litro (contro 1,996), con i punti vendita delle compagnie con prezzi medi compresi tra 1,938 e 2,059 euro al litro (no logo 1,906). I prezzi praticati del Gpl si posizionano tra 0,710 e 0,736 euro al litro (no logo 0,693). Infine, il prezzo medio del metano auto si colloca tra 1,393 e 1,454 euro al litro (no logo 1,401).
Il primo ministro ungherese Viktor Orban ritiene che la costruzione di un sistema di sicurezza europeo sia possibile solo con il coinvolgimento della Russia. Lo ha detto nel corso di un’intervista con il giornalista statunitense Tucker Carlson. «A mio avviso senza coinvolgere i russi nell’architettura di sicurezza non possiamo garantire una vita sicura ai cittadini europei», ha affermato Orban sottolineando di cercare «di avere rapporti razionali con i russi, soprattutto per quanto riguarda l’economia e l’energia». Orban ha poi sostenuto che non è la Nato a opporsi alla Russia ma Washington.
Orban attacca gli Stati Uniti: «La politica a sostegno degli ucraini non è quella della Nato»
Orban nel corso dell’intervista ha sottolineato come la politica estera degli Stati Uniti a sostegno degli ucraini non sia la politica della Nato ma «la politica degli Stati Uniti. Questa è una grande differenza». Quella del primo ministro ungherese «è un’analisi molto realistica della situazione», ha commentato il viceministro degli Esteri russo Alexander Grushko affermando che «l’Ungheria è l’unico Paese che non ha paura di dichiarare apertamente e pubblicamente i propri interessi nazionali così come li vede». Grushko ha concluso tendendo una mano agli ungheresi, chiarendo che il benessere del Paese guidato da Orban dipende da «legami sani e normali con la Russia».
Aveva 22 anni il più giovane dei 5 operai morti nella notte sulla linea ferroviaria Torino Milano, investiti da un treno che viaggiava a 160 km orari. I cinque addetti alla manutenzione, che stavano lavorando sui binari, sono stati investiti e uccisi dal convoglio alla stazione di Brandizzo. A causa del forte impatto, sono deceduti sul colpo. Altri due operai che stavano lavorando poco distante sono riusciti a evitare il locomotore e a mettersi in salvo, illesi ma sono sotto shock. Le cinque vittime sono: Kevin Laganà, 22 anni di Vercelli; Michael Zanera, 34 anni, di Vercelli; Giuseppe Sorvillo, 43 anni, di Brandizzo; Giuseppe Aversa, 49 anni, di Chivasso; Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni, di Vercelli. L’area è dotata di sistemi di videosorveglianza dalle cui registrazioni la Procura di Ivrea conta di acquisire importanti elementi per le indagini. A seconda dell’esito degli accertamenti, le salme saranno affidate ai familiari per le successive esequie, come disposto dall’autorità giudiziaria intervenuta sul posto.
Tutti dipendenti della Sigifer Srl
I lavoratori erano tutti dipendenti della Sigifer Srl, che ha sede a Borgo Vercelli, e opera nel settore dell’armamento ferroviario dal 1993, una delle imprese leader nel settore di costruzione e manutenzione impianti ferroviari. Al momento dell’incidente stavano lavorando alla sostituzione di alcuni metri di binario in un’area dove erano in corso interventi di manutenzione a Brandizzo, lungo la linea ferroviaria Torino-Milano, nei pressi di Chivasso, nel torinese.
Kevin Laganà aveva solo 22 anni
Kevin Laganà aveva solo 22 anni, era originario di Messina e viveva a Vercelli. Aveva festeggiato il compleanno a luglio. Dopo le scuole aveva iniziato, nel 2019, a lavorare per la ditta Sigifer di Borgo Vercelli che si occupa di armamento ferroviario in tutta Italia.Molto legato alla famiglia, soprattutto al fratello Antonino e al padre Massimo. Michael Zanera, invece, aveva 34 anni e viveva a Vercelli. Era single e appassionato di palestra. Dal 2019 lavorava in Sigifer come saldatore, mestiere che raccontava con scatti e video sui suoi social. Come con l’ultimo episodio accaduto a lavoro e condiviso, che Zanera ha interpretato come un segno, cioè l’apparizione di un crocifisso mentre saldava. Giuseppe Servillo aveva 43 anni, abitava a Brandizzo ma era originario di Capua. Sposato con Daniela aveva due figli piccoli, Zoe e Nathan. Era appassionato di sport e di viaggi. Giuseppe Saverio Lombardo, nato a Marsala, viveva a Vercelli e aveva 52 anni.
Dietro la maschera, l’autobiografia di Paul Stanley, arriva nelle librerie italiane il 15 settembre, edita da Tsunami. L’iconico frontman dei Kiss si racconta senza filtri: «Le persone che incontro dicono che sono stato coraggioso a mettermi così tanto a nudo in questo libro, ma l’ho fatto perché io per primo avevo bisogno di riflettere sul senso della mia vita. So che in tanti potranno riconoscersi in alcune delle cose che racconto, ed è per questo che ho deciso di farlo, perché la mia storia possa servire anche a loro».
«Il personaggio come difesa per nascondere chi fossi davvero»
Paul Stanley confessa che la musica e il vistoso make-up lo hanno aiutato a nascondere le fragilità, a costruire un’immagine eroica di sé: «Il personaggio che prende vita sul mio volto nasce originariamente come una sorta di meccanismo di difesa per nascondere chi fossi in realtà. Da quando ho iniziato a portare questa maschera, per molti anni ho avuto la sensazione che ad emergere fosse un’altra persona. L’insicuro, incompleto ragazzo dai mille dubbi e conflitti interiori, veniva improvvisamente nascosto sotto il trucco, e a spiccare era l’altro me stesso, il ragazzo che avevo creato per dimostrare a tutti che avrebbero dovuto trattarmi con rispetto, che avrebbero dovuto essermi amici, che ero speciale». L’idolo dei Kiss ha anche confidato: «Avevo dato vita a un personaggio che le ragazze avrebbero desiderato. La gente che conoscevo da lunga data era letteralmente sbalordita dal mio successo con i Kiss».
Paul Stanley (Getty Images).
Nel libro non mancano i riferimenti ai momenti bui
L’autobiografia di Paul Stanley è un viaggio nella vita dell’artista costellata di successi e momenti bui: «Nei brevi periodi in cui i Kiss non erano in tour, me ne stavo seduto sul divano nel mio appartamento a New York City e pensavo, nessuno crederebbe mai che me ne sto qui a casa da solo senza un cazzo di posto in cui andare. La band era il mio supporto vitale, ma era anche un modo per evitare di intraprendere quel genere di relazioni che ogni vita reale prevede». I Kiss, nati a New York nel 1973, sono stati la rock band che ha vinto più dischi d’oro di tutti i tempi: hanno anticipato mode, stili e attitudini creando un immaginario e un sound glam inconfondibili.
«Non siamo quelli che hanno sempre ragione, ma siamo quelli che non si arrendono mai». È così che Carlo Bonomi ha deciso di “firmare” l’invito all’assemblea nazionale di Confindustria del 12 settembre a Roma, l’ultima del suo mandato. Ed è così che, certo involontariamente, ha detto la verità: durante la sua presidenza ragione non ce l’ha avuta praticamente mai, né quando ebbe a esordire dicendo (in un’intervista a la Repubblica) che «la politica è peggio del virus» (allora il Covid aveva già fatto oltre 100 mila morti), né quando ha provato in tutti i modi a candidarsi al ruolo di presidente della Lega Serie A facendosi usare nei giochi interni dell’associazione del pallone. E nemmeno quando ha cercato in ogni maniera, senza ottenerlo, un incarico nelle industrie di Stato, né quando ha chiesto come una specie di disco rotto ai governi 16 miliardi di taglio del cuneo fiscale (infatti quel poco che le finanze pubbliche permettevano il governo Meloni lo ha fatto, e continua a farlo, senza nemmeno consultare Confindustria). E si potrebbe continuare.
Il tentativo di piazzare al suo posto Marenghi, un “professionista di Confindustria”
Ma è altrettanto vero che Bonomi è uno di quelli che non si arrendono mai: senza azienda, vuol continuare ad avere i benefit che gli ha garantito sinora la presidenza degli imprenditori e per questo cerca di pilotare al suo posto Alberto Marenghi, uno che l’avvocato Agnelli avrebbe inserito a buon diritto tra i “professionisti di Confindustria”, visto che l’imprenditore mantovano frequenta viale dell’Astronomia da quando aveva i calzoni corti e militava nel movimento giovanile, senza mai peraltro lasciare traccia di nulla.
Carlo Bonomi con Alberto Marenghi (Imagoeconomica).
La manovra per spostare la sede, lo scontro con Severino sulla Luiss
Senza azienda, Bonomi si è occupato poco dei temi che stanno a cuore agli imprenditori ma ha avviato, senza però riuscire a concluderle, manovre poco chiare per spostare la sede dell’associazione dalla storica sede di viale dell’Astronomia a un non meglio identificato sito vicino alla stazione Tiburtina, con il pretesto che gli imprenditori arrivano a Roma in treno quando invece da Milano, Torino, Veneto e Sud (eccetto Napoli) ci arrivano in aereo. Ha poi provato a cedere a Nextalia la maggioranza della Business School della Luiss, e anche qui (senza entrare nel merito se fosse giusto o no cederla per farla entrare in un network più grande, quello di Francesco Canzonieri, l’ex Mediobanca che sta allestendo un grande polo della formazione) si è dovuto per ora fermare davanti all’opposizione di Paola Severino, l’ex ministra della Giustizia e avvocato esperto di penale finanziario, che per protesta si è dimessa dal consiglio di amministrazione dell’università.
Paola Severino (Imagoeconomica).
Irrilevanza imbarazzante rispetto al peso assunto dalla potente Coldiretti
Al di là degli episodi, il tema vero è che durante la gestione Bonomi Confindustria è diventata vieppiù irrilevante nelle scelte del governo sulla politica economica, al punto che in parlamento la presenza della lobby associativa, storicamente capofila di tante battaglie, è pressoché assente. E non a caso la stessa responsabile dei Rapporti istituzionali, Simona Finazzo, qualche mese fa ha lasciato per trasferirsi nel privato. Vero è che non c’è più alcuna battaglia comune con il sindacato e che la politica da tempo cerca la disintermediazione intestandosi direttamente le poche scelte a favore dell’impresa e del lavoro, ma la latitanza di Confindustria nel dibattito politico ed economico è imbarazzante anche rispetto al peso assunto dalla potente Coldiretti, che ha di fatto assunto anche la rappresentanza dell’agrindustria con Filiera Italia guidata da Luigi Scordamaglia, ex presidente di Federalimentare, l’associazione di settore aderente a Confindustria.
Luigi Scordamaglia (Imagoeconomica).
Anche in Europa viale dell’Astronomia ha inciso poco o nulla
Anche in Europa, vedasi il duro confronto sul Green deal di Frans Timmermans, viale dell’Astronomia ha inciso poco o nulla e quello che ha fatto (qualche riunione con le Confindustrie europee) lo ha fatto solo a seguito della forte pressione delle industrie del packaging, che comunque hanno dovuto organizzarsi da sole, riproponendo a molti imprenditori un dilemma che in passato mai si era affacciato: pago i contributi associativi a Confindustria o mi finanzio la lobby in proprio, visto che non posso permettermi di fare entrambe le cose e Viale dell’Astronomia non mi tutela come prima?
Frans Timmermans (Getty).
Due anni di emergenza Covid hanno anestetizzato le contestazioni
C’è da chiedersi come mai tutti questi rilievi, che sono di dominio pubblico nelle conversazioni degli imprenditori, non si sono tramutato in una fronda interna, in una contestazione aperta. Due essenzialmente i motivi: il Covid per oltre due anni ha imposto riunioni con collegamenti da remoto, dove di fatto non sapendo chi altri era in call ciascuno dei partecipanti ascoltava e basta; in secondo luogo, la disaffezione causata proprio dall’irrilevanza da una parte e dalla repressione di ogni dissenso attraverso i probiviri ha scoraggiato l’emergere delle contestazioni.
Carlo Bonomi e Giorgia Meloni (Imagoeconomica).
Silurata Piovesana, critica sulle ambizioni calcistiche di Bonomi
Basti pensare al siluramento della vicepresidente veneta, Maria Cristina Piovesana, che aveva criticato Bonomi sulla sue ambizioni di guidare Lega Calcio, oppure alla incredibile modifica dello Statuto che espelle chi critica il presidente fatta approvare da un Consiglio generale amorfo (dove persino Luigi Abete, certo non ostile a Bonomi se non altro per via delle comuni faccende Luiss, l’aveva criticato), cosa che un’associazione di imprenditori padroni a casa propria mai avrebbe dovuto consentire. E dunque Bonomi ha finito col generare una grande disaffezione tra le imprese associate.
Maria Cristina Piovesana e Carlo Bonomi (Imagoeconomica).
Il Centro Studi e Il Sole 24 Ore hanno smarrito autorevolezza e peso
A chi lo sostituirà non basterà vincere la battaglia dei 183 voti da raccogliere nel Consiglio generale, i cui membri si pronunciano a scrutinio segreto e che promettono il proprio sì pressoché a tutti i candidati, ma servirà avere le idee chiare su cosa fare dopo. Molti gli ambiti sui cui c’è da ricostruire. Il Centro Studi, nonostante Bonomi si sia tenuto la delega (o proprio per quello) non ha l’autorevolezza di una volta e non incide sul dibattito di politica economica. La tecnostruttura che in passato era la forza dell’associazione anche a prescindere dal presidente pro tempore non esiste più e va ricostituita. Il Sole 24 Ore, per quanto risanato dalle follie di due dei suoi ex direttori, non incide nel dibattito politico anche perché il suo editore Confindustria non fa battaglie pubbliche, di alcun tipo, né economiche né civili. E alla Luiss occorrerebbe finirla con la prassi degli ex presidenti che da viale dell’Astronomia si trasferiscono armi e bagagli a via Pola come se fosse un benefit dovuto (qualche decennio fa ex presidenti come Antonio D’Amato e Luca di Montezemolo, che avevano altro da fare, avevano rinunciato).
La sede del Sole 24 Ore (Imagoeconomica).
Da ridefinire pure la comunicazione, vista la scarsa presenza sui social
La stessa comunicazione andrebbe ridefinita con un piano serio di presenza sui social, senza i quali non si fa che certificare l’irrilevanza nell’opinione pubblica, visto le poche migliaia di follower dell’associazione. Per molti di questi interventi, semplicemente basilari, serve discontinuità, idee chiare e anche risorse economiche straordinarie. Vedremo chi dei candidati avrà la forza di sposare un rinnovamento reale, a partire dai territori più innovativi e dallo stesso scontento dei grandi imprenditori di Assolombarda, quelli che avevano dato via libera a Bonomi e che hanno avuto tutto il tempo di pentirsene, sia per i suoi risultati pubblici sia per una certa maleducata insofferenza del presidente senza azienda di Confindustria nel rispondere alle telefonate dei suoi ex sponsor milanesi. Bonomi ha anche spostato in autunno l’assemblea nazionale per restare formalmente al potere qualche mese in più, visto che tradizionalmente l’ultimo evento pubblico annuale segna anche il rompete le righe e l’avvio della campagna elettorale.
In Polonia è salito a 16 morti il bilancio delle vittime dell’epidemia di legionellosi scoppiata nella città sudorientale polacca di Resovia (Rzeszów), non lontano dal confine con l’Ucraina. Lo rendono noto le autorità sanitarie, citate dai media locali. Le ultime due vittime del batterio mortale Legionella sono pazienti ricoverati in ospedale il 26 e 27 agosto.
Le persone decedute erano in cura per altre condizioni mediche
L’Ispettorato sanitario di Resovia ha specificato che tutte le 16 persone decedute erano in cura per altre condizioni mediche. Un totale di almeno 155 persone infette da Legionella è stato ricoverato dallo scoppio dell’epidemia in vari ospedali della Polonia, ma la maggior parte dei pazienti (104) si trova a Rzeszow. Le autorità sanitarie stanno ancora cercando di determinare la fonte della contaminazione. La legionellosi non è contagiosa e non si trasmette direttamente da persona a persona ma tramite aerosol e può moltiplicarsi negli impianti idrici e di condizionamento. Gli anziani, i fumatori e le persone con un sistema immunitario indebolito sono particolarmente vulnerabili alla malattia.
Cinque operai sono morti nel Torinese, travolti poco prima della mezzanotte di mercoledì 30 agosto da un treno sulla linea convenzionale Torino-Milano, a Brandizzo, a un chilometro dalla stazione ferroviaria, in direzione Torino. Con gli operai, di una ditta di Borgovercelli (Vercelli), c’erano altri due colleghi, solo sfiorati dal convoglio e rimasti illesi. Il paese di Brandizzo, meno di 9000 abitanti, fa parte della Città metropolitana di Torino, nella seconda cintura. Si tratta di un centro abitato di pianura nella zona nordest rispetto al capoluogo, distante quasi venti chilometri. La linea ferroviaria Torino-Milano, quella su cui è avvenuto l’incidente, taglia a metà il paese in senso orizzontale.
Macchinista sotto shock
Sotto shock il macchinista, visitato da un’ambulanza sul posto e mandato a casa, che guidava con in cabina un secondo collega. Il treno, come riferiscono i carabinieri, viaggiava a 160 chilometri all’ora e gli operai stavano eseguendo dei lavori di sostituzione di alcuni metri di binari vicino alla stazione, quando è passato il convoglio tecnico, trasportando una dozzina di vagoni da Alessandria verso Torino. Sul luogo dell’incidente è intervenuta la polizia ferroviaria e i carabinieri della vicina Chivasso, coordinati dalla Procura di Ivrea, con la pm Giulia Nicodemi. Per i soccorsi si sono mobilitati ambulanze e vigili del fuoco.
Rfi: «Profondo dolore per quanto accaduto»
«Rfi esprime profondo dolore di fronte a quanto accaduto e porge il proprio cordoglio e la vicinanza ai familiari degli operai deceduti», si legge in una nota della Rete ferroviaria italiana (Rfi), in cui viene spiegato che «erano in corso interventi di manutenzione da parte di una ditta appaltatrice esterna» e che «un treno non in servizio commerciale ha investito alcuni operai. Cinque di loro – viene confermato – sono deceduti. La dinamica di quanto accaduto – viene precisato – è al vaglio delle autorità competenti e di Rete ferroviaria italiana».
«La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto oggi» – mercoledì 30 agosto – «a Palazzo Chigi don Antonio Coluccia, il sacerdote aggredito a Tor Bella Monaca a Roma». Lo rende noto Palazzo Chigi, spiegando che la premier «ha espresso al presbitero il pieno sostegno e la massima solidarietà del Governo e lo ha ringraziato per il suo infaticabile impegno contro la criminalità organizzata, lo spaccio di droghe e l’illegalità».
«L’impegno per il recupero sociale»
Nella nota viene spiegato che Giorgia Meloni «si è informata sulla situazione nel territorio dove opera il parroco e ha ribadito l’impegno dell’Esecutivo per combattere la criminalità organizzata e per sostenere il recupero sociale ed economico. Inoltre, si è informata sulle condizioni cliniche dell’agente di polizia di scorta del sacerdote, rimasto ferito ieri nel corso dell’aggressione. All’incontro ha partecipato anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano».
«Farà un giro nelle periferie»
Don Antonio Coluccia, il sacerdote aggredito ieri a Tor Bella Monaca a Roma, dopo l’incontro con la presidente ha riportato che la premier «ha promesso che farà un giro nelle periferie, quando e come non lo so ma ha promesso che verrà: l’ho vista molto convinta e credo che i cittadini di questi territori hanno bisogno di vedere uno Stato di prossimità».
Un detenuto del carcere di La Spezia ha messo le mani attorno al collo di un’infermiera e «solo la sua prontezza di riflessi e l‘intervento del personale della polizia penitenziaria ha evitato il peggio». Lo ha scritto in una nota il segretario regionale per la Liguria del sindacato autonomo Polizia penitenziaria Vincenzo Tristaino.
In infermeria per una crema
I fatti sono accaduti nel pomeriggio di martedì 29 agosto: «Il detenuto» – ha spiegato Tristaino nella nota – «giunto dal carcere di Aosta a metà luglio, e già responsabile in altri penitenziari di aggressione ai danni di operatori e danneggiamento, si è recato in infermeria pretendendo una crema per una cicatrice al collo. L’infermiera di turno ha risposto che la crema l’aveva già, avendogliela il personale del carcere già consegnata in precedenza».
La reazione e le mani al collo
«Al diniego» – ha aggiunto Tristaino – «l’uomo le ha messo le mani al collo stringendo sempre di più. Solo grazie alla prontezza della stessa infermiera, che riusciva a divincolarsi, ed al personale di Polizia penitenziaria presente è stato evitato il peggio». Il Sappe torna a chiedere l’intervento delle istituzioni ministeriali e dipartimentali «per porre in essere ogni possibile iniziativa di propria competenza, a tutela dell’incolumità del personale di Polizia penitenziaria e di ogni operatore del carcere» e auspica «che possa esserci finalmente un chiaro e decisivo intervento affinché si eviti qualche ennesimo dramma per la Polizia penitenziaria».
Disco verde dell’Agenzia europea del farmaco al vaccino Comirnaty adattato e mirato alla sottovariante Omicron XBB.1.5. Il ceppo «è strettamente correlato ad altre varianti attualmente in circolazione», si legge in una nota dell’Ema, quindi «si prevede che il vaccino contribuisca a mantenere una protezione ottimale contro il Covid causato da queste altre varianti». Il vaccino può essere utilizzato negli adulti e nei bambini a partire dai sei mesi di età. Gli adulti e i bambini a partire dai cinque anni di età che necessitano di vaccinazione dovrebbero ricevere una singola dose, indipendentemente dalla loro storia vaccinale contro il Covid.
«Approfondita conoscenza sulla sicurezza del vaccino»
Il Comirnaty è il primo vaccino aggiornato per proteggere dalle ultime varianti del virus del Covid a ricevere una valutazione positiva dell’Ema. L’Ue dovrebbe formalizzare l’autorizzazione nel giro di qualche ora. Comirnaty è stato autorizzato per la prima volta nell’Ue nel dicembre 2020, con versioni adattate mirate ai ceppi BA.1 e BA.4-5 che hanno ottenuto un’ulteriore autorizzazione nel settembre 2022. «Dalla prima autorizzazione di Comirnaty» – ricorda Ema – «le autorità hanno acquisito una conoscenza approfondita sulla sicurezza del vaccino. Gli effetti collaterali sono generalmente lievi e di breve durata». Ema sta valutando altri vaccini aggiornati alle varianti in circolazione: una procedura è iniziata il sette agosto, la seconda il 24 agosto.
Da mesi, almeno da dicembre, Alessandro Impagnatiello stava tentando di avvelenare con del topicida Giulia Tramontano, la compagna 29enne incinta di sette mesi poi uccisa il 27 maggio con 37 coltellate e il cui corpo è stato ritrovato dopo quattro giorni gettato vicino a dei box a Senago, in provincia di Milano.
Il veleno presente nel feto e nel sangue di Giulia
È quanto risulta dalla consulenza autoptica depositata mercoledì 30 agosto alla procura di Milano che ha rivelato la presenza del veleno per topi sia nel feto che nel sangue della donna con un «incremento» della somministrazione «nell’ultimo mese e mezzo». Dall’autopsia emerge anche che Giulia, morta dissanguata, era ancora viva dopo ogni coltellata.