C’è musica che nasce e un 31 agosto che muore per Brunori Sas. In chiusura dei rituali festeggiamenti di San Brunori – che ormai da anni i fan celebrano ricordando il brano Guardia ’82 – , è uscito a sorpresa La vita com’è (Island Records), il brano inedito prodotto da Riccardo Sinigallia che impreziosisce la colonna sonora de Il più bel secolo della mia vita, il nuovo film di Alessandro Bardani con protagonisti Sergio Castellitto e Valerio Lundini e distribuita da Lucky Red che sarà in tutte le sale cinematografiche dal 7 settembre.
Il brano nato indagando la relazione tra i protagonisti del film di Barbani
«Avere 20 anni o 100 non cambia poi mica tanto se non riesci a vivere la vita com’è». Suona come un quesito aperto l’incipit del brano, canzone portante e piccolo inno morale di un film che fa del tema dell’accettazione il suo leitmotiv. La vita com’è, nata dalla prima stesura di sceneggiatura del lungometraggio indagando la relazione fra i due protagonisti, si apre verso dopo verso a un’interpretazione universale, al centro della quale c’è l’uomo, condannato a voler a tutti i costi allungare la propria vita. Il senso di vero e di autentico che traspare dalla pellicola è racchiuso fra le intime note di Brunori, che accarezzano con il suono del pianoforte il crescendo di emozioni de Il più bel secolo della mia vita (già vincitore della sezione +18 del 53esimo Giffoni Film Festival) prodotto da Goon Films, Lucky Red con Rai Cinema e in collaborazione con Prime Video.
Un bambino di 10 anni è morto nell’esplosione del camper in cui si trovava con la famiglia, sulla spiaggia di Bados, tra Olbia e Golfo Aranci. Secondo le prime informazioni, lo scoppio sarebbe stato provocato da una fuga di gas dalla bombola utilizzata per cucinare.
A seguito dell’esplosione è partito un incendio che sta impegnando mezzi aerei e squadre a terra del coropo forestale. Il fumo nero è visibile a distanza. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, i vigili del fuoco e il 118.
Martina Stella, nata a Impruneta (Toscana) il 28 novembre 1984, è un’attrice italiana. Tra il 1998 e il 1999 ha iniziato a studiare recitazione alla Scuola di Cinema Immagina di Firenze, diretta dal regista Giuseppe Ferlito. A soli 16 anni, nel 2001, è stata scelta da Gabriele Muccino per il film L’ultimo bacio, seguito l’anno dopo dalla pellicola Un amore perfetto di Valerio Andrei (2002).
Martina Stella: biografia e carriera
A 17 anni l’attrice si è trasferita a Roma, debuttando tra il 2002 e il 2003 a teatro recitando prima in Aggiungi un posto a tavola, con Giulio Scarpati, e poi nel 2006 in Romeo e Giulietta. Negli anni seguenti ha preso parte a diverse serie e miniserie tv comeLe stagioni del cuore (2004), La freccia nera, regia di Fabrizio Costa (2006), Le ragazze di San Frediano, regia di Vittorio Sindoni (2007) e Piper, regia di Carlo Vanzina (2007). Nel 2007 è ritornata sul grande schermo con alcuni film come K. Il bandito, regia di Martin Donovan e Il mattino ha l’oro in bocca, regia di Francesco Patierno.
Martina Stella e Andrea Manfredonia al Festival del Cinema di Roma nel 2019 (Getty Images).
Nell’estate 2011 ha recitato nella miniserie tv Angeli e diamanti in onda su Canale 5 e nell’autunno dello stesso anno ha debuttato nella serie televisiva Tutti pazzi per amore 3. Nel 2014 è stata tra i protagonisti del film Sapore di te, per la regia di Carlo Vanzina, e due anni dopo ha preso parte al film Prima di lunedì, diretto da Massimo Cappelli. Tra gli ultimi film in cui ha recitato vi sono Natale a 5 stelle, regia di Marco Risi (2018) e Lockdown all’italiana, regia di Enrico Vanzina (2020).
Martina Stella: la vita privata
L’attrice ha avuto delle relazioni con Valentino Rossi, Lapo Elkann e Primo Reggiani. Dal 2011 al 2014 è stata legata a Gabriele Gregorini, con il quale ha avuto una figlia, Ginevra, nata nel 2012. Nel febbraio 2015 ha reso pubblica la relazione con il procuratore calcistico Andrea Manfredonia, con cui si è sposata il 3 settembre 2016 e con il quale ha avuto un figlio, Leonardo, nato nel novembre 2021.
Un ragazzo di 15 anni è stato accoltellato prima della mezzanotte di mercoledì 31 agosto 2023 in via Eduardo Scarpetta, nel quartiere Ponticelli di Napoli. Il giovane è stato prima condotto nella struttura sanitaria del posto, Villa Betania, e poi nell’ospedale del Mare dove le sue condizioni sono al vaglio dei sanitari. L’aggressione è avvenuta al culmine di una lite scoppiata durante l’asta per il fantacalcio a cui stavano prendendo parte diversi giovanissimi.
Il sospetto aggressore è un ragazzo di 16 anni
Gli investigatori della squadra mobile, coordinata dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini, hanno individuato il movente dell’accoltellamento e un sospettato che è stato condotto negli uffici della questura partenopea. Si tratta di un 16enne ritenuto dalla Polizia di Stato colui che ha sferrato i fendenti. La vittima rischia l’amputazione della gamba colpita. Poche ore dopo, sempre a Napoli, un ragazzo di 24 anni è morto dopo essere stato raggiunto da un colpo di pistola nell’ambito di un litigio per il parcheggio di uno scooter. Anche in questo caso i sospetti sono caduti su un ragazzo di 16 anni.
«Entro la primavera del 2024 il centro sportivo di Caivano», devastato dall’incuria e dai vandali, teatro delle violenze di gruppo ai danni delle due cuginette, «tornerà ad essere un centro sportivo». Lo ha detto don Maurizio Patriciello ai giornalisti riferendo i contenuti dell’incontro con la premier Giorgia Meloni appena conclusosi. «Mancano pochi mesi alla primavera del 2024, ma credo che manterrà la sua parola», ha aggiunto.
Caivano, Giorgia Meloni lascia la parrocchia. Applausi ma anche contestazioni. Chi scandisce "Giorgia, Giorgia", chi "Conte, Conte" pic.twitter.com/r8iNDT5TlB
«Meglio di così non poteva andare. Noi abbiamo un desiderio grande di applaudire ma se le promesse, come accaduto altre volte, non verranno mantenute sapremo anche fischiare. Ho detto alla presidente del Consiglio che è necessario oscurare i siti porno», ha spiegato ancora Patriciello. Parlando della visita della premier, il sacerdote ha commentato: «Io ho osato e, grazie a Dio, c’è stata una risposta».
Meloni a Caivano, lo sfogo di un abitante: "la benzina sta a 2 euro, quando togli le accise? E il blocco navale dove sta? Hanno creato una guerra tra poveri" pic.twitter.com/YZo9CHSC3r
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è entrata nella chiesa di San Paolo Apostolo, nel Parco Verde di Caivano, da un ingresso laterale. Ad attenderla c’erano il parroco don Maurizio Patriciello e il vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo oltre al prefetto di Napoli, Claudio Palomba. Dopo l’incontro privato, la presidente si è spostata nella scuola Francesco Morano. Alcune centinaia di persone si sono radunate all’esterno dell’istituto scolastico di Caivano dove è stata organizzata la riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza con la premier.
Giorgia Meloni arriva a Caivano: polizia schierata in forze dopo le minacce in occasione della visita pic.twitter.com/rNO73O1mpD
Serena Autieri, nata a Napoli il 4 aprile 1976, è un’attrice, cantante, doppiatrice e conduttrice televisiva. Nel 2016 ha vinto l’Italian Music Award come miglior attrice protagonista per il musical Vacanze romane.
Serena Autieri: biografia e carriera
Fin da piccola ha studiato canto, ballo e recitazione. Nel 1997 ha inciso il suo primo album musicale, frequentando la facoltà di Architettura dell’Università Federico II di Napoli e intraprendendo contemporaneamente la carriera di attrice. La sua prima partecipazione televisiva è stata nel 1998, quando è entrata nel cast della soap opera di Rai 3 Un posto al sole. Poi, tra il 2001 e il 2002, è stata tra i protagonisti della prima e seconda serie di Vento di ponente. Nella stagione 2002-2003 è stata protagonista del musical Bulli & Pupe, grazie al quale è stata scelta da Pippo Baudo per affiancarlo nel Festival di Sanremo 2003. Ha esordito sul grande schermo nel 2004 con il film Sara May, regia di Marianna Sciveres, seguito da altri film come Notte prima degli esami – Oggi, regia di Fausto Brizzi (2007), Natale in Sudafrica, regia di Neri Parenti (2010), Femmine contro maschi, regia di Fausto Brizzi (2011), Il principe abusivo, regia di Alessandro Siani (2013), Un fantastico via vai, regia di Leonardo Pieraccioni (2013), Sapore di te, regia di Carlo Vanzina (2014), Si accettano miracoli, regia di Alessandro Siani (2015) e Se mi lasci non vale, regia di Vincenzo Salemme (2016).
Serena Autieri ed Enrico Griselli al Festival del Cinema di Venezia nel 2022 (Getty Images).
In televisione, invece, ha recitato in miniserie e serie come La maledizione dei Templari, regia di Josée Dayan, Callas e Onassis, regia di Giorgio Capitani (2005), L’onore e il rispetto, diretta da Salvatore Samperi (2006-2009), Fratelli detective, regia di Rossella Izzo (2011), Un passo dal cielo(2019) e Buongiorno, mamma!, regia di Giulio Manfredonia (2021).
Serena Autieri: la vita privata
L’attrice è stata sentimentalmente legata a Matteo Marzotto, Giovanni Malagò, Luca Capuano e Guido Maria Brera. Nel settembre 2010 però, ha sposato a Spoleto il manager Enrico Griselli e con lui ha avuto una figlia, Giulia Tosca, nata nel 2013.
Un albergo diffuso nel centro storico del paese. La sfida è partita da CampoDi Giove, centro della Valle Peligna, che ha pubblicato il bando per trasformare le abitazioni vuote del paese in posti letto. L’albergo diffuso è una struttura ricettiva, a gestione unitaria, aperta al pubblico e caratterizzata dalla centralizzazione in un unico stabile principale dell’ufficio ricevimento e accoglienza e dei servizi di uso comune, e dalla dislocazione di camere e unità abitative in due o più edifici separati vicini tra loro.
«Formula tesa al recupero e alla valorizzazione dei vecchi edifici»
L’albergo diffuso, nella gestione, si rivolge a una domanda interessata a soggiornare a contatto con i residenti usufruendo dei servizi alberghieri. «Tale formula è particolarmente adatta per i centri storici collinari ed è tesa al recupero e alla valorizzazione dei vecchi edifici nonché per lo sviluppo turistico/ricettivo di detta parte di territorio», hanno spiegato dal comune di Campo Di Giove che intende raccogliere manifestazioni di interesse da parte di quei proprietari di immobili situati nel centro storico interessati al recupero degli edifici da destinare a strutture ricettive e successiva realizzazione di una rete di ospitalità diffusa. Gli obiettivi della manifestazione di interesse mirano a incrementare la capacità ricettiva (posti letto) del comune di Campo di Giove, contribuire a rivitalizzare il centro storico, salvaguardare e ristrutturare, ricorrendo qualora necessario anche attraverso appositi strumenti di finanziamento, il patrimonio edilizio esistente e in particolar modo tutte quelle abitazioni che possono rappresentare lo spirito del luogo e l’elemento identitario del territorio comunale. Le domande dovranno pervenire entro il prossimo 8 settembre.
Matteo Campese, nato in Lombardia nel 1986, è uno degli speaker radiofonici di punta del gruppo di RTL 102.5, nonché scrittore e autore televisivo.
Matteo Campese: biografia e carriera
Dopo gli studi in economica, nel mondo dello spettacolo ha fatto numerose esperienze come attore in spot pubblicitari, conduttore radiofonico e autore televisivo. È approdato in radio dopo aver frequentato la RDS Academy, il talent della nota radio romana dedicato alle voci emergenti nel mondo della radiofonia. Prima del suo debutto nello spettacolo si occupava di marketing per un’azienda. Dopo una lunga gavetta in alcune realtà di minor importanza, ha raggiunto ben presto il gruppo RTL 102.5 diventando uno degli speaker più importanti, in particolare di Radiofreccia. Oggi lavora sia nella radio più rock del gruppo sia in quella ammiraglia, conducendo il programma The Flight, oltre al tradizionale spettacolo di fine estate del Power Hits Estate in diretta ogni anno dall’Arena di Verona. Nel 2019 ha pubblicato il suo primo romanzo dal titolo Contro il Vento, alta è la sua Fronte, edito da Mursia.
Matteo Campese e Paola di Benedetto (Facebook).
Matteo Campese: la vita privata
Lo speaker di Rtl 102.5 è una persona che ama molto usare i social ma allo stesso tempo mantenere il riserbo sulla sua vita privata. Vive a Milano e dal punto di vista sentimentale sembrerebbe essere single.
Sono riuscite a mettersi in salvo prima che l’auto sulla quale viaggiavano venisse avvolta dalle fiamme. È accaduto nella tarda mattinata di giovedì 31 agosto sull’A16 Napoli-Canosa, in territorio di Monteforte Irpino, in provincia di Avellino. Le tre persone a bordo, provenienti da Napoli, hanno bloccato l’auto dopo aver notato del fumo fuoriuscire dal vano motore.
Rallentamenti in direzione sud
Sul posto sono giunti i vigili del fuoco del distaccamento di Avellino che hanno provveduto a circoscrivere e spegnere l’incendio. Le operazioni di messa in sicurezza della carreggiata hanno causato rallentamenti in direzione sud prima che la circolazione tornasse alla completa normalità.
«Sono passati sedici anni, avevamo detto mai più Thyssen e invece assistiamo a un’ennesima tragedia sul lavoro. Forse era solo uno slogan di quel momento». Così Antonio Boccuzzi, l’ex operaio sopravvissuto alla strage Thissenkrupp del dicembre 2007, commenta la morte dei cinque operai sui binari di Brandizzo nel Torinese.
«C’è un tempo che trascorre e le cose negative restano ferme, questo mi amareggia molto. Complice anche il mancato rispetto della sentenza Thyssen, c’è come un senso di impunità», osserva Boccuzzi che è stato deputato del Pd per due legislature. «Una nuova tragedia, proprio qui nel Torinese. Questo profondo nord che, secondo qualcuno» – dice l’ex operaio – «dovrebbe essere esente da queste tragedie e in realtà rivela un Paese uniforme. Abbiamo un’ottima legislazione, ma poco applicata».
«Un difetto palese nei controlli»
Prosegue Boccuzzi: «C’è ancora da intervenire sulla sensibilità di tutti gli attori del mondo del lavoro, c’è un difetto palese di controlli. Avere buone leggi non basta, bisogna farle rispettare, serve più sicurezza pragmatica meno burocratica, serve anche un ticket di quella legge: sono passati quindici anni dal varo del decreto 81 del 2008, dopo la Thyssen, e il mondo del lavoro è tanto cambiato, anche la legislatura sul lavoro e sulla sicurezza deve cambiare».
A luglio 2023, dopo sette mesi di crescita, l’occupazione è diminuita di 73 mila unità rispetto al mese precedente. Il numero degli occupati è sceso a 23 milioni e 513 mila, pur rimanendo superiore di 362 mila a quello di luglio 2022 (+1,6 per cento). Lo ha segnalato l’Istat che, nel confronto mensile, ha segnalato un calo dell’occupazione (-0,3 per cento, pari a -73 mila unità), osservato per uomini e donne, dipendenti e autonomi, che ha coinvolto solamente la fascia dei 25-49enni. In totale, il tasso di occupazione è sceso al 61,3 per cento (-0,2 punti). Mentre il tasso di disoccupazione, in riferimento sempre al mese di luglio, è salito al 7,6 per cento (+0,2 punti) e quello giovanile è sceso al 22,1 per cento (-0,2 punti). Il numero di persone in cerca di lavoro, invece, è cresciuto di 37 mila unità (+1,9 per cento) rispetto al mese precedente.
Torna il 9 settembre “Dona la spesa per la scuola“, l’iniziativa che permette di acquistare quaderni, astucci e in generale materiale che servirà a ragazzi e bambini che vivono in situazioni difficili.
Nel 2022 raccolte 163 mila confezioni di prodotti
In tutti i punti vendita di Coop Alleanza 3.0, i volontari, riconoscibili per la pettorina, distribuiranno le borse della spesa e l’elenco dei prodotti necessari e ritireranno il materiale acquistato per distribuirlo a chi ne ha bisogno sul territorio grazie alla collaborazione di oltre 250 realtà e istituzioni locali. Sarà inoltre possibile donare fino al 24 settembre anche attraverso la spesa online, dove è attivo il servizio EasyCoop. In questo caso, le donazioni andranno all’associazione Giovanni XXIII. Nel 2022, con “Dona la spesa” attraverso Coop Alleanza 3.0, sono stati raccolte 163 mila confezioni di prodotti. Nel 2023, inoltre, per contribuire a contenere l’aumento dei prezzi, la Cooperativa, oltre allo sconto immediato sul prezzo di copertina del 15 per cento per i soci, ha attivato anche una promozione sulla cartoleria: per 30 euro di spesa si riceverà un buono di 10 euro da utilizzare entro il 27 settembre.
È il 42enne di Carmiano Emanuele Rizzo l’uomo trovato morto nella mattinata di giovedì 31 agosto 2023 in un casolare abbandonato nelle campagne di Novoli, al confine con Carmiano, in provincia di Lecce. Si era allontanato facendo perdere le sue tracce una settimana prima, lasciando a casa documenti e cellulare. Il corpo dell’uomo appariva molto denutrito. L’ispezione esterna ha confermato che non ci sono segni di violenza.
Il 42enne aveva perso i genitori e il fratello
Il sindaco di Carmiano Gianni Erroi ha così annunciato alla cittadinanza la triste notizia: «Con enorme dispiacere mi corre l’obbligo comunicare che sulla strada provinciale Carmiano/Novoli è stato ritrovato il cadavere di un uomo che sembrerebbe essere quello del nostro concittadino Emanuele. Sono in corso gli accertamenti specifici del caso sul posto da parte delle autorità competenti per identificare il corpo ritrovato. Seguiranno aggiornamenti».
Il 42enne, molto conosciuto in paese, aveva perso i genitori e qualche anno prima anche il fratello, Giovanni, tra le vittime dell’incidente avvenuto in una ditta di fuochi d’artificio ad Arnesano. Come reso noto dal primo cittadino, gli inquirenti escludono l’ipotesi dell’omicidio in quanto il corpo non presenta segni di violenza o percosse. È stata disposta l’autopsia per appurare le cause del decesso.
Il sindaco di Terni Stefano Bandecchi è stato iscritto nel registro degli indagati dalla locale procura nel fascicolo di inchiesta aperto dopo quanto accaduto nei giorni scorsi in Consiglio comunale, quando lo stesso sindaco si era scagliato contro l’esponente di Fratelli d’Italia Marco Celestino Cecconi, venendo bloccato dalla polizia municipale. Lo scrive oggi il Corriere dell’Umbria, specificando che si tratta praticamente di un atto dovuto. Dopo il Consiglio le minoranze si erano infatti recate dal prefetto e gli esponenti di Fratelli d’Italia anche dai carabinieri, per segnalare quanto successo.
Minaccia, oltraggio a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio le ipotesi di reato per Stefano Bandecchi
Della vicenda, i parlamentari del Pd Walter Verini e Anna Ascani hanno invece interessato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. In particolare – secondo quanto risulta al Corriere dell’Umbria – nel fascicolo di indagine le ipotesi di reato al momento al vaglio sarebbero quelle di minaccia, oltraggio a pubblico ufficiale e di interruzione di pubblico servizio. Tra gli elementi da valutare ci sarebbe infatti anche la reazione del sindaco all’intervento di tre agenti della polizia locale presenti come prassi al Consiglio. Durante il dibattito c’era stato uno scambio di battute dai toni sempre più polemici tra Bandecchi e Masselli, assessore nella precedente Giunta e sconfitto nel ballottaggio per la guida di Palazzo Spada. «Mi devono chiedere scusa, perché quando parla un consigliere e a maggior ragione il sindaco, tutti gli altri devono stare zitti», aveva, fra l’altro, commentato il sindaco dopo l’accaduto.
Domenica 3 settembre si rinnoverà ancora una volta sull’autodromo nazionale di Monza il consolidato connubio tra il mondo della Formula 1 e l’Aeronautica Militare. In occasione del Gran Premio d’Italia a Monza, infatti – rende noto l’Aeronautica Militare -, 9 velivoli MB-339PAN sorvoleranno la griglia di partenza della gara automobilistica, distendendo nel cielo il tricolore più lungo del mondo.
Un sorvolo più speciale del solito per il centenario dalla fondazione dell’Aeronautica Militare
Il passaggio della pattuglia acrobatica nazionale sarà effettuato dopo le ultime note dell’Inno di Mameli. Il sorvolo sull’autodromo nazionale di Monza rappresenta oramai un appuntamento tradizionale, che dal 2015 si ripete ogni anno, molto apprezzato dagli amanti del mondo automobilistico e aeronautico. «Questo particolare sorvolo», sottolinea l’Aeronautica Militare, «ha una valenza ancora più significativa perché avviene nell’anno del centenario dalla costituzione dell’Aeronautica Militare come Forza Armata autonoma, avvenuta nel 1923. Storia, velocità, innovazione, tecnologia, motori e spirito di squadra accomunano da sempre i reparti di volo dell’Aeronautica Militare, l’autodromo nazionale di Monza e le scuderie della Formula 1. Sin dalla costituzione della Forza Armata nel 1923, infatti, gli uomini e le donne in azzurro operano quotidianamente al servizio del Paese nell’impronta dell’innovazione e della modernità».
Non potevano che suscitare scalpore le ultime uscite di Bergoglio sulla “grande madre Russia”, dato almeno il contesto in cui sono arrivate. Francesco, infatti, parlando in videocollegamento a un nutrito gruppo di giovani cattolici russi lo scorso 25 agosto, dopo averli invitati a essere artigiani di pace, contraddittoriamente e un po’ a sorpresa, ha indicato loro come esempi e modelli di riferimento cui guardare e di cui essere eredi preservandone la tradizione, Pietro il grande e Caterina II; zar e zarine insomma, parte di quella tradizione russa imperiale più adatta a un discorso nostalgico che a una interpretazione della storia capace di costruire il presente e il futuro di una grande nazione che, in tutta evidenza, ha bisogno di uscire dal proprio mito decaduto per ricostruire un sistema di relazioni internazionali non più basato sul sopruso all’interno e all’esterno dei propri confini.
Perché il discorso del Papa ai giovani russi è anacronistico e miope
E se è vero che Pietro e Caterina contribuirono alla modernizzazione della Russia, allo stesso tempo non c’è dubbio che la loro grandezza coincise pure con una spietatezza assolutista altrettanto ampia e spregiudicata, a un espansionismo militare, al mantenimento di uno stato di sudditanza delle masse contadine che non fu certo temperato dai timidi tentativi di riforme illuminate portati avanti da Caterina. E indubbiamente il sistema di governo zarista prolungatosi nel tempo, incapace di vedere, sia pure minimamente, le reali condizioni di vita in cui versava il popolo russo, fu tra le cause scatenanti della Rivoluzione d’Ottobre. Per questo il discorso di saluto del Papa ai giovani russi, nella sua parte conclusiva, è sembrato del tutto anacronistico, anche perché si rivolgeva a una generazione che davvero poco ha a che spartire con quella eredità. «Voi siete i figli della grande Russia», aveva scandito infatti a sorpresa Francesco, «la grande Russia dei santi, dei re, la grande Russia di Pietro I, Caterina II, quell’impero grande, colto, di grande cultura e grande umanità. Non rinunciate mai a questa eredità. Voi siete eredi della grande madre Russia, andate avanti con essa».
Papa Francesco e il patriarca Kirill nel 2016 (Getty Images).
Bergoglio cerca di rimanere un interlocutore di Mosca e a mantenere la terzietà della Chiesa
Certo, da parte del Pontefice, c’è la volontà di rimanere un interlocutore privilegiato anche per Mosca in un momento in cui il conflitto in Ucraina sembra essere entrato in un frangente decisivo; ma forse sussiste pure il timore che la guerra travolga tutto, anche il dialogo fra le chiese d’oriente e occidente, e che del cammino ecumenico faticosamente compiuto in questi decenni per avvicinare i due polmoni del cristianesimo, quello di Roma e quello di Mosca, alla fine non resti che un cumulo di macerie. Di sicuro, in ogni caso, c’è il fatto che ogni pronunciamento del Papa sulla Russia è destinato a far discutere. Del resto Francesco non si rassegna a iscrivere la Chiesa cattolica in uno dei due schieramenti che si fronteggiano nei territori contesi dell’Ucraina, verrebbe meno, secondo la prospettiva della Santa Sede, quella posizione di terzietà, di indipendenza, in grado di garantire al Vaticano la possibilità di giocare un ruolo di primo piano qualora sul serio si avviassero dei negoziati di pace. Questa la scommessa fatta dal Papa, forse non del tutto in sintonia, nelle modalità scelte per portare avanti una simile strategia, con il Segretario di Stato Pietro Parolin che, da diplomatico esperto, è abituato a valutare il peso di ogni parola e a considerare tutte le implicazioni di ogni passo compiuto dalla Santa Sede sul piano internazionale.
Papa Francesco e il cardinale Pietro Parolin (Imagoeconomica).
L’irritazione di Kyiv e della Chiesa greco-cattolica ucraina
D’altro canto, la strada sulla quale Papa Francesco ha portato la Chiesa è davvero stretta: se da una parte, infatti, la necessità di non rompere con Mosca induce spesso lo stesso Pontefice a utilizzare toni non eccessivamente polemici nei confronti del Cremlino, quest’approccio provoca non di rado la reazione irritata o diffidente da parte ucraina, sia sul fronte istituzionale del governo di Volodymyr Zelensky, sia, e qui la cosa per la Santa Sede ha una sua gravità specifica, sul versante della Chiesa greco-cattolica ucraina, cioè di quella componente della società del Paese aggredito da Mosca che si riconosce nella fede cattolica e ha storicamente un legame forte sia con Roma sia con la confinante Polonia e, in definitiva, con l’Occidente. Non a caso in questa occasione la reazione delle autorità di Kyiv è stata particolarmente dura nei confronti della Santa Sede; il portavoce del ministero degli Affari esteri dell’Ucraina, Oleg Nikolenko, ha infatti scritto, fra le altre cose, in un post pubblicato su Facebook: «È con la necessità di salvare ‘la grande madre Russia’ che il Cremlino giustifica l’assassinio di migliaia di uomini e donne ucraini e la distruzione di centinaia di città e villaggi ucraini».
Quella diffidenza tutta latinoamericana del Pontefice verso gli Usa
C’è anche da parte di Francesco una diffidenza tutta latinoamericana verso le politiche promosse da Washington, un automatismo anti-Nato che scatta immediatamente in chi, per lunghi decenni, si è abituato a vedere gli Stati Uniti che trattavano l’America Latina come fosse, appunto, il cortile di casa. E certamente, nella prima fase della guerra, la Santa Sede ha faticato a comprendere che il Caucaso e le nazioni limitrofe a cominciare dall’Ucraina, erano considerate da Mosca il proprio cortile di casa; tuttavia quella fase sembra conclusa, anche per via delle informazioni dirette raccolte sul campo di battaglia dai diversi inviati del Pontefice con il corollario di distruzioni, violazioni dei diritti umani, deportazioni via via emerse in questi mesi. Resta da dire che il Papa mostra forse un approccio un po’ datato al tema della “tradizione russa”, molto letterario e, tutto sommato, poco concreto rispetto alla crisi in atto, o quanto meno tale da sembrare o stridente con i fatti odierni o fin troppo accondiscendente con la politica del Cremlino che, non a caso, è l’unico che ha espresso il proprio consenso alle parole del Papa sulla grande madre Russia e sugli zar.
«Voglio vedere la maggioranza dei cittadini veneti di pelle bianca. Posso dirlo o no? E anche la gente la pensa così». Lo ha detto il consigliere regionale veneto di Fratelli d’ItaliaJoe Formaggio durante una diretta televisiva dell’emittente Rete Veneta. Nel corso della trasmissione Focus, discutendo animatamente con un esponente del Pd sul tema dei migranti, se n’è uscito con la frase che ha fatto sobbalzare lo studio. Nonostante le proteste degli altri partecipanti del talk, il meloniano ha tirato dritto: «Oggi», ha aggiunto, «sono andato in viale Milano a Vicenza, ero l’unico bianco. Non mi piaceva e non piace nemmeno alla maggioranza delle persone. Non possiamo fare diventare l’Italia la seconda Africa, non voglio vedere il Veneto con la maggioranza di cittadini di colore scuro».
Donzelli: «Attiveremo gli organi competenti per l’analisi di quanto detto da Formaggio e per le dovute conseguenze»
Dura la replica del partito. «In FdI non c’è spazio per il razzismo», ha detto all’AdnkronosGiovanni Donzelli. «Il colore della pelle», ha aggiunto, «non indica la cultura o la correttezza di una persona. Pensare di valutare o peggio di discriminare le persone in base al colore pelle è incompatibile con i valori della nostra comunità». Pertanto, ha annunciato Donzelli, «attiveremo gli organi competenti per l’analisi di quanto detto da Formaggio e per le dovute conseguenze».
La foto con il mitragliatore Uzi e il sostegno alla lobby delle armi
Formaggio, già sindaco- sceriffo di Albettone, non è certo nuovo a sparate razziste e xenofobe, tanto che nel 2018 per le sue dichiarazioni nella trasmissione la Zanzara venne condannato dal Tribunale Civile di Milano al risarcimento danni di 12 mila euro più le spese legali alle associazioni Avvocati per niente e Asgi-Associazione studi giuridici sull’immigrazione, per comportamento discriminatorio e incitamento all’odio razziale nei confronti di rom e migranti. Tra le altre cose, Formaggio fece parlare di sé per aver confessato di dormire «con il fucile sotto il cuscino», per aver proposto «una tassa sugli omosessuali» e per sfoggiare nel suo ristorante «un bel busto di mezzo metro di Mussolini». Una passione, quella per le armi, che lo ha sempre accompagnato. Tanto che lo scorso febbraio ha pubblicato sul profilo Instagram del Consiglio regionale del Veneto una sua foto con un mitragliatore Uzi durante la Fiera della caccia di Verona, dichiarando di essere «dalla parte delle lobby delle armi». Anche in quel caso, alle polemiche delle opposizioni, rispose secco: «Quella foto non è offensiva. E alla fiera erano presenti moltissimi consiglieri regionali, parlamentari ed europarlamentari. So che Partito democratico e Movimento 5 stelle avrebbero preferito una fotografia del bacio tra Fedez e Rosa Chemical, ma non ci posso fare niente».
Dagli attacchi a Cecile Kyenge alle sparate contro i rom
Formaggio del resto ha costruito la propria carriera politica su uscite sopra le righe (per usare un eufemismo). Tutto partì dal sostegno a Graziano Stacchio, il benzinaio che nel Vicentino nel 2015 uccise a fucilate uno dei due rapinatori che avevano assaltato l’oreficeria vicino al suo distributore (le accuse furono poi archiviate come legittima difesa). Così l’allora sindaco di Albettone finì eletto in Consiglio regionale nelle liste di FdI. Tra i suoi bersagli finì pure Cecile Kyenge: «Ditemi a che c… serve un partito come l’Afro Italian Power della Kyenge… In Italia non c’è razzismo, non c’è odio razziale, una come la Kyenge è stata persino ministro ed ha preso 80 mila preferenze, dove vedete razzismo? In Italia siamo anche troppo democratici, consentiamo tutto. Casomai c’è razzismo al contrario contro gli italiani», disse nel 2018 parlando dell’allora ministra. «Se la Kyenge continua così con queste puttanate qualcuno farà il partito dei bianchi, il White Power». Sempre alla Zanzara attaccò nuovamente i rom. «Prendere una badante rom a casa mia? Assolutamente no. Un giudice mi ha contestato pure il fatto che piuttosto di affittare una casa ai rom le avrei dato fuoco. La casa è mia, potrò farne ciò che voglio o no? No. Non si può neanche quello. Allora la tengo chiusa che ci corrano dentro le pantegane. Meglio le pantegane dei rom, almeno ogni tanto vado la e le saluto. Preferisco le pantegane ai rom in casa mia. Posso affittarla a chi cazzo voglio?».
Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha annunciato uno sciopero dei dipendenti di Rfi in programma per venerdì 1 settembre 2023 a seguito dell’incidente ferroviario che, nella notte tra mercoledì 30 e giovedì 31 agosto, ha causato la morte di cinque operai nella tratta tra Brandizzo e Chivasso. «L’indignazione e il cordoglio non bastano più. È il momento di agire, questa strage va bloccata immediatamente. Domani si fermeranno per quattro ore, per uno sciopero nazionale, i dipendenti della società Rfi, addetti alla gestione e esecuzione della manutenzione alle infrastrutture. Altri due scioperi sono previsti per lunedì a Vercelli e in Piemonte», ha affermato in una nota.
Data e orari dello sciopero di Rfi
A confermare l’agitazione anche Ferrovie dello Stato, che sul proprio sito riporta che il personale di Rete Ferroviaria Italiana addetto alla gestione ed esecuzione della manutenzione delle infrastrutture sciopererà le ultime quattro ore della prestazione giornaliera del 1° settembre e del turno notturno tra il 31 agosto e il 1° settembre. Nel corso della protesta sindacale, saranno garantite tutte le attività di pronto intervento in caso di guasti e criticità sulla rete ferroviaria.
Intanto si lavora per capire le cause dell’accaduto
Nel frattempo Rfi è al lavoro per accertare l’accaduto e capire se sia stata rispettata la procedura prevista per la gestione della manutenzione. In questo caso si trattava di un lavoro di sostituzione dei binari, dunque se il treno fosse passato poco dopo in quello stesso punto sarebbe deragliato perché non avrebbe più trovato le rotaie. Di qui l’ipotesi di un errore nei tempi che non ha fatto scattare il semaforo rosso o una errata segnalazione a proposito del binario da usare. Poco prima, infatti, un altro treno era passato ma sul binario a fianco rispetto a quello in cui lavoravano gli operai travolti. E, mentre la politica tutta si unisce nel cordoglio e nella vicinanza ai familiari delle vittime, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha già annunciato che il suo ministero nominerà una commissione d’inchiesta interna per far luce su quanto successo.
A distanza di quasi 24 ore, l’uomo di Cordovado asserragliato in casa non si è ancora arresto. E quindi, da quasi 24 ore, i negoziatori dei carabinieri stanno cercando di convincerlo alla resa.
L’uomo asserragliato in casa a Cordovado posta un nuovo video su Youtube
Nel corso della notte, l’uomo – un ingegnere che aveva fatto il servizio militare proprio nell’Arma negli Anni 90 – ha postato un altro video su YouTube di pochi secondi in cui stigmatizza nuovamente l’enorme dispiegamento di forze messo in campo per farlo uscire sebbene egli non abbia intenzione di fare del male ad alcuno. Sul posto nella mattinata di giovedì 31 agosto 2023, oltre ai reparti speciali, continuano a stazionare gli artificieri, i vigili del fuoco e un’ambulanza. L’obiettivo delle forze dell’ordine resta quello di convincere l’uomo – che di fatto da quasi due anni e mezzo non esce di casa se non in casi eccezionali – a consegnarsi senza dover fare irruzione.
«Ha molti fucili per uso sportivo»
A renderlo pericoloso è il fatto che, come ha fatto sapere il questore di Pordenone Luca Carocci, «ha molti fucili per uso sportivo». L’azione delle forze dell’ordine è scaturita da minacce rivolte via web dall’uomo ad alcune autorità della provincia. In particolare, l’ingegnere aveva postato video in cui minacciava gesti eclatanti o anche autolesionistici qualora si fosse proceduto al sequestro delle sue armi. «I suoi atteggiamenti derivano, con ogni probabilità, dalle puntuali verifiche dei nostri uffici che hanno permesso di evidenziare anomalie nell’equilibrio psicofisico di questo soggetto all’atto del rinnovo del permesso per la detenzione delle armi. Per proseguire a usare quei fucili avrebbe dovuto produrre un certificato di idoneità psicofisica, che non ha mai consegnato», ha spiegato Carocci. La palazzina dove abita, per ragioni di sicurezza è stata evacuata, così come alcuni negozi nelle vicinanze. Per isolarlo, è stata interrotta la fornitura di luce e gas nel suo appartamento.
In branco avevano stuprato nel settembre 2022 una minorenne in una struttura sportiva in disuso nel quartiere Bonola di Milano. Ora sono stati individuati i cinque presunti responsabili. Si tratta di cittadini egiziani di 21 e 22 anni, di un terzo adulto che risulta già espulso nei mesi scorsi e di altri due ragazzi all’epoca dei fatti minorenni che sono stati denunciati al Tribunale dei minori. Il gip di Milano Patrizia Nobile ha emesso due ordinanze di custodia cautelare in carcere per violenza sessuale di gruppo, anche se solo il 21enne è stato arrestato a Rimini. L’altro, come il terzo adulto indagato, era già stato espulso. Le indagini sono scaturite dalle confidenze della minore a un’educatrice che la seguiva. La ragazza, già seguita dai servizi sociali, aveva fornito una descrizione degli autori che aveva conosciuto nei mesi della violenza nella struttura in disuso. Gli investigatori, grazie alla descrizione e a intercettazioni telefoniche, sono risaliti agli autori che erano soliti dormire nella struttura.