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La Corte europea condanna l’Italia: violati i diritti di una bimba nata da maternità surrogata
Lo Stato italiano ha violato i diritti di una bambina, nata nel 2019 in Ucraina da maternità surrogata, negando il riconoscimento legale del rapporto di filiazione con il padre biologico, e facendo di lei di fatto un’apolide. Lo ha deciso la Corte europea dei diritti umani giudicando l’Italia colpevole di aver violato il diritto alla vita familiare e privata della piccola. Le autorità italiane dovranno inoltre risarcire la bambina pagando 15 mila euro per danni morali e 9.536 per le spese legali sostenute dal padre biologico e dalla madre intenzionale.
Secondo la Corte europea la piccola «è stata tenuta fin dalla nascita in uno stato di prolungata incertezza sulla sua identità personale»
Il ricorso a Strasburgo, come raccontato da Repubblica, è stato presentato dopo che alla coppia italiana era stato più volte negato da uffici dell’anagrafe e tribunali il riconoscimento del legame di filiazione. «Il rifiuto delle autorità nazionali di riconoscere il padre biologico e la madre intenzionale come suoi genitori, da un lato, e il fatto che non avesse la cittadinanza, dall’altro, la ponevano in uno stato di grande incertezza giuridica», si legge nel ricorso. La bimba infatti non ha né documenti di identità né tessera sanitaria, il che le avrebbe precluso l’accesso all’istruzione pubblica. Nella sentenza la Corte europea afferma che la piccola «è stata tenuta fin dalla nascita in uno stato di prolungata incertezza sulla sua identità personale». E sottolinea come i tribunali italiani abbiano «fallito nell’adempiere all’obbligo di prendere una decisione rapida per stabilire il rapporto giuridico della bimba con il padre biologico».