Sandro Tonali è uno dei grandi protagonisti, in negativo, della vicenda del calcioscommesse che sta scuotendo il calcio italiano e non solo. Il calciatore, ex Milan e Brescia, oggi al Newcastle, ha ammesso di aver scommesso anche sulle partite delle sue squadre e, dunque, si aspetta a breve la conferma della squalifica da parte della procura federale. Vista la collaborazione dell’imputato, si attendono tra i 10 e 12 mesi di lontananza dal campo, cui si aggiungerebbero eventuali altri mesi di pena accessoria. Uno smacco per il Newcastle che in estate ha acquistato il centrocampista dai rossoneri spendendo 70 milioni di euro e che, ora, potrebbe vedersi privato delle sue prestazioni. Oltre ad annunciare l’intenzione di sospendere lo stipendio da 8 milioni di euro a stagione al giocatore dal momento dell’ufficialità della squalifica, il club inglese avrebbe anche intenzione di intentare una causa milionaria contro il Milan.
Possibile battaglia legale in vista per i rossoneri
Così come riferito dal Corriere dello Sport, il Newcastle avrebbe intenzione fare causa al Milan con l’obiettivo di ottenere un risarcimento economico di parecchi milioni di euro. Il club inglese, nello specifico, starebbe soltanto aspettando l’ufficialità dell’inibizione del calciatore per agire contro i rossoneri che potrebbero dunque ritrovarsi a dover sostenere una battaglia legale. Il Milan, nel frattempo, tace e attende gli sviluppi della vicenda.
Tifosi del Newcastle (Getty images).
Stipendio sospeso per Tonali: prende 8 milioni a stagione
Se sulla vicenda della causa al Milan da parte del Newcastle molti aspetti devono ancora essere chiariti, appare certo invece che il club inglese, nel momento in cui la squalifica verrà ufficializzata, sospenderà lo stipendio al calciatore. Tonali, in Inghilterra, guadagna 8 milioni di euro a stagione.
Nicolò Fagioli, squalificato per calcioscommesse (Getty Images).
La strategia del Newcastle è diametralmente opposta rispetto a quella scelta dalla Juventus per il similare caso di Fagioli: il calciatore, infatti, malgrado la squalifica già accertata dalla procura federale, resta a libro paga del club bianconero e può continuare ad allenarsi con la squadra. Per Tonali la situazione è invece molto più critica, con la procura Figc che cerca una quadra con la Premier e la Federcalcio inglese (Fa), anche se le regole differenti non agevolano l’intesa.
In Iran tutte le attrici che nel corso delle proteste degli ultimi mesi hanno tolto il velo, l’hijab, in pubblico, non potranno più lavorare. Lo hanno deciso le autorità iraniane e lo ha annunciato Mohammed Mehdi Esmaili. Quest’ultimo, ministro della Cultura e dell’Orientamento islamico, ha affermato in conferenza stampa: «Alle attrici che sono apparse in pubblico, togliendosi l’hijab, è vietato il lavoro. Indossare l’hijab è una legge e alle attrici che non rispettano la legge non sarà concesso lavorare».
Una delle attrici coinvolte è Taraneh Alidoosti (Getty Images).
Le attrici coinvolte sarebbero una dozzina
Secondo i media iraniani, le attrici raggiunte dal provvedimento del ministero sarebbero almeno una dozzina. Tutte loro hanno tolto il velo in pubblico, manifestando il proprio sostegno alle proteste nazionali innescate dalla morte di Mahsa Amini. Dopo il decesso della 22enne, nel settembre 2022, in tutto il Paese donne e uomini hanno manifestato il proprio dissenso verso la Repubblica islamica, in difesa dei diritti della popolazione femminile. Tra le attrici coinvolte ci sarebbero anche Taraneh Alidoosti, Katayoun Riahi e Fatemeh Motamed-Aria. Per i media iraniani «non saranno autorizzate a recitare ruoli nei film». Alidoosti e Riahi sono tra i personaggi pubblici che erano stati detenuti per brevi periodi durante le proteste dello scorso anno per la morte di Mahsa Amini.
Anitta, Cardi B, Niall Horan e Charlie Puth. Sono i quattro artisti che compongono la line up di In the Mix, il primo festival musicale di TikTok. La piattaforma social di ByteDance ha infatti annunciato che trasmetterà in live streaming un concerto esclusivo previsto per il 10 dicembre a Mesa, in Arizona. Altri cantanti inoltre si uniranno agli headliner, tra cui diversi giovani talenti che hanno guadagnato le luci della ribalta proprio con i loro videoclip sull’app. I biglietti per l’evento, che avrà luogo all’interno dello stadio di baseball Sloan Park, saranno disponibili in prevendita da venerdì 27 ottobre. I prezzi partono da 25 dollari per il prato, fino a 60 dollari per l’area parterre più vicina al palcoscenico circolare al centro dell’area di gioco. Bisognerà spendere 40 dollari per accomodarsi sulle gradinate. Non è ancora chiaro se e quanto bisognerà spendere per avere accesso alla trasmissione streaming.
I quattro headliner dell’evento In the Mix di TikTok (X).
TikTok, chi sono le star dei social al concerto in live streaming
Accanto ai quattro headliner, che canteranno i loro maggiori successi recenti e del passato, TikTok ha poi annunciato la presenza di varie star della piattaforma. Ci sarà per esempio Isabel LaRosa, cantante classe 2004 del Maryland che nel 2021 ha firmato un contratto con la Rca Record proprio grazie al suo successo sui social. Il suo singolo I’m Yours, divenuto virale in Rete, ha totalizzato migliaia di visualizzazioni, tanto da essere pubblicato anche in versione accelerata, più adatta ai tempi brevi dei filmati online. Sempre dagli States, ma stavolta da Atlanta, arriverà la rapper Kalii, nome d’arte della 23enne Kaliya Ashley Ross. Con le sudcoreane Fifty Fifty ha cantato Barbie Dreams, parte della colonna sonora del film Barbie con Margot Robbie. Annunciata anche la presenza della rapper canadese di origini congolesi Lu Kala e per il musicista Sam Barber.
L’impegno di TikTok nella musica mondiale è già noto da tempo. In estate, per esempio, la società madre ByteDance aveva lanciato TikTok Music, servizio di streaming musicale su abbonamento ancora però non disponibile in Italia. Negli Usa avrà presto luogo un talent show che ricorda da vicino X Factor e The Voice destinato agli artisti emergenti. Denominato Gimme the Mic (in italiano, Dammi il microfono), il contest mirerà a scegliere il miglior hitmaker, che riceverà un premio di circa 2500 dollari. In collaborazione con Billboard, TikTok ha persino lanciato a settembre una speciale classifica dei brani più ascoltati e utilizzati per produrre filmati sulla piattaforma a livello planetario. Nella Top 50 di ottobre sono presenti, tra gli altri, Drake, l’immancabile Taylor Swift e Doja Cat.
Marina Berlusconi ha espresso il suo giudizio su Giorgia Meloni, riferendosi anche al caso del momento: la rottura con Andrea Giambruno. La presidente di Fininvest e Mondadori è stata intervistata da Bruno Vespa alla presentazione del libro Il rancore e la Speranza, in uscita a novembre ed edito da Mondadori/Rai Libri. E ha manifestato la propria solidarietà alla premier: «In questi giorni ho letto e sentito di tutto: retroscena inventati di sana pianta, ricostruzioni totalmente prive di senso logico e spesso anche contraddittorie. La verità è una sola: stimo molto Giorgia Meloni. La trovo capace, coerente, concreta. La apprezzo sul piano politico e la apprezzo molto anche come donna, ancor più in questi giorni».
Marina Berlusconi: «Il governo? Condivise varie scelte»
La figlia di Silvio Berlusconi ha parlato anche del rapporto personale con la presidente del Consiglio dopo la morte del Cavaliere: «Quando mio padre è scomparso ho sentito la sua vicinanza alla nostra famiglia e di questo le sono grata». Marina Berlusconi poi ha proseguito: «Per quanto riguarda il governo, ho condiviso varie scelte di Palazzo Chigi, a cominciare dalla grande attenzione verso la politica estera in nome di sani e sacrosanti principi atlantisti ed europeisti: viviamo una fase drammatica, nella quale è la nostra stessa identità, liberale e democratica, a trovarsi sotto attacco. L’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina e i massacri in Medio Oriente ne sono la dimostrazione più evidente e più atroce. Relativamente alla politica economica, poi, apprezzo la cautela e il senso di responsabilità con cui questo esecutivo sta gestendo i conti pubblici».
Giorgia Meloni (Getty Images).
Sulle critiche: «Governo fronteggia situazione complicata»
E infine ha concluso: «Indubbiamente ci sono state anche alcune mosse che mi sono piaciute di meno? e non lo ho nascosto». Il riferimento è alle esternazioni sugli extraprofitti dello scorso settembre. Marina Berlusconi ha poi aggiunto: «Ma va sempre considerato che il governo si è ritrovato a dover fronteggiare una situazione macroeconomica complicatissima. Tra guerra e inflazione, oltre a dover rimediare ad alcune eredità del passato davvero indigeste. Penso?in particolare?ai vari bonus edilizi:?facendo i calcoli, pesano sul nostro Paese per una cifra vicina all’importo dell’intero Pnrr».
Ci sono nuovi dettagli sulle tempistiche di completamento della metropolitana M4 di Milano (linea blu) inaugurata il 30 giugno 2023 da Beppe Sala. Non bisognerà attendere molto per poter viaggiare sulla tratta completa della linea di trasporto milanese: il termine dei lavori è previsto per il mese di dicembre 2024. Un annetto appena, e poi i passeggeri potranno tranquillamente viaggiare dal capolinea dell’Aeroporto di Linate (per il momento collegato soltanto fino alla fermata di Piazza San Babila) sino alla stazione di Lorenteggio, a Sud-Ovest.
140 milioni di costi extra
Nel frattempo, la commissione di lavoro convocata per fare il punto della situazione a Palazzo Marino ha confermato i costi extra che per ora hanno interessato l’opera: si parla di ben 140 milioni di euro dovuti essenzialmente al rincaro delle materie prime, dell’energia e dei ritardi causati dallo scoppio della pandemia di Covid, oltre ad alcune spese straordinarie. Il costo complessivo del progetto si aggira per il resto intorno ai 2,2 miliardi di euro.
21 fermate, 47 treni e 15 km di lunghezza totale
Nonostante rallentamenti vari dovuti ad alcuni imprevisti sui lavori (come le infiltrazioni durante gli scavi), il Comune si è per il momento dimostrato «soddisfatto» per il lavoro svolto fino a questo punto. Il progetto della M4, tra l’altro, potrà contare su circa 75 milioni di euro stanziati direttamente dal governo: una parte della cifra complessiva necessaria è infatti stata inclusa nella manovra finanziaria del 2023 da parte del ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvini, che si è prodigato a inserire uno specifico comma per riconoscere l’aumento del costo dei materiali e dell’energia. Terminato il progetto, la metropolitana potrà vantare un totale di 21 stazioni che copriranno una lunghezza complessiva di 15 km, con una distanza media tra le stazioni di 723 metri. Saranno in tutto 47 i treni operativi sulla linea.
I militanti di Hamas sono dei «liberatori» che «lottano per proteggere le proprie terre e i propri cittadini» e «non dei terroristi». Lo ha detto Recep Tayyip Erdogan, durante una riunione del suo partito. Il presidente turco ha poi annunciato che cancellerà la pianificata visita a Tel Aviv a causa della «disumana guerra» contro i membri di Hamas a Gaza: «Non abbiamo alcun problema con lo Stato di Israele, ma non abbiamo mai approvato le atrocità commesse e il modo in cui agisce come organizzazione piuttosto che come Stato, e non lo faremo».
Recep Tayyip Erdogan (Getty Images).
«Da Israele brutalità premeditata per commettere crimini contro l’umanità»
«Quando domani i poteri su cui fa affidamento oggi non ci saranno più, il primo posto in cui il popolo israeliano cercherà fiducia e misericordia sarà la Turchia, proprio come 500 anni fa», ha proseguito Erdogan. Sottolineando che «quasi la metà delle persone uccise negli attacchi israeliani a Gaza sono bambini», il presidente turco ha puntato il dito contro l’esercito israeliano il cui obiettivo «è la brutalità premeditata per commettere crimini contro l’umanità».
La reazione di Salvini: «Parole gravi e disgustose, convocare l’ambasciatore della Turchia»
Le parole del presidente turco Erdogan su Hamas «sono gravi e disgustose e non aiutano la de-escalation», ha commentato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: «Proporrò al collega Tajani di inviare protesta formale e di convocare l’ambasciatore della Turchia».
Nel 2022 sono state rilevate in condizione di povertà assoluta poco più di 2,18 milioni di famiglie, l’8,3 per cento del totale rispetto al 7,7 per cento del 2021. Lo ha rilevato l’Istat nel suo report annuale sulla povertà. Nella stessa condizione si trovano oltre 5,6 milioni di individui, in aumento di 357 mila unità, passando così dal 9,1 per cento del 2021 al 9,7 per cento. L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (10,7 per cento da 10,1 per cento), in particolare al Sud arriva all’11,2 per cento. Seguono il Nord-Est (7,9 per cento) e il Nord-Ovest (7,2 per cento). In una nota l’Istat ha comunicato: «Questo peggioramento è imputabile in larga misura alla forte accelerazione dell’inflazione»
Due cittadini romeni di 23 e 30 anni sono stati stati sottoposti al fermodi indiziato di delitto, per il reato di ricettazione, e denunciati per resistenza a pubblico ufficiale al culmine di un inseguimento stradale da parte della Polizia di Gorizia che li aveva intercettati non lontano dal confine con la Slovenia. Nel furgone trasportavano bici rubate per un valore complessivo di circa 40 mila euro.
L’inseguimento della polizia e la cattura
I due si trovavano in veicoli distinti: un furgone e una berlina, entrambi con targa francese, che procedevano sull’autostrada A34 a poca distanza l’uno dall’altro. Quando la pattuglia della Polstrada ha intimato l’alt al furgone per procedere a un controllo, il conducente, anziché fermarsi alla prima piazzola di sosta, ha accelerato repentinamente avvertendo con i fari abbaglianti il complice a bordo del veicolo che lo precedeva. Dopo un paio di chilometri, effettuati con manovre molto pericolose nel tentativo di fuggire, l’uomo ha frenato bruscamente e, scendendo dal furgone, ha cercato di raggiungere la Passat che lo attendeva alcuni metri più avanti. I poliziotti sono riusciti comunque a bloccarlo assieme al conducente dell’auto.
La biciclette nel furgone rubate il giorno prima a una ditta francese
Nel furgone erano state stipate 29 biciclette, anche elettriche, e attrezzature sportive varie per un valore complessivo di circa 40 mila euro. La maggior parte delle biciclette e delle attrezzature sono risultate provento di un furto perpetrato, il giorno precedente, ai danni di una ditta francese con sede a Saint Bonnet.
Tragedia sfiorata nella notte a Quinto, quartiere residenziale di Genova, dove un muraglione è crollato all’improvviso costringendo le autorità a evacuare diverse famiglie per motivi di sicurezza.
Muraglione crollato a Quinto (Genova)
Lo smottamento della struttura è avvenuto intorno alle ore 23 di lunedì 24 ottobre in via Mendoza (una strada che sale verso le colline a pochi metri di distanza da corso Europa) probabilmente a causa delle intense piogge che in quelle ore hanno interessato l’area. Immediato l’intervento dei vigili del fuoco locali, contattati dagli abitanti del circondario le cui case sono state minacciate dal crollo. Una volta giunti sul posto, i pompieri hanno dovuto evacuare diverse famiglie (otto, in totale) che abitano attualmente in due palazzine molto vicine al luogo dove è caduto il muraglione. Gli evacuati hanno così dovuto passare la notte altrove, in attesa che i vigili del fuoco svolgessero tutti i controlli del caso. L’indomani, martedì 25, è stato effettuato anche un secondo sopralluogo nell’area del crollo. Nessun ferito, anche se sul posto è giunta un’ambulanza della Croce Verde di Bogliasco per prestare soccorso a una donna di 80 anni.
Albero crollato su un’auto parcheggiata
Il maltempo in Liguria ha creato anche altri disagi a Quinto, proprio nei pressi della stessa Via Mendoza. Nella medesima serata, la strada che si dirama da via V Maggio e che costeggia l’ospedale pediatrico Gaslini a Quarto è stata chiusa da parte dei vigili del fuoco a causa di un albero crollato su un’auto posteggiata.
Il Tour de France 2024 partirà da Firenze. Per la prima volta in 111 edizioni, l’Italia avrà un ruolo determinante con la Grand Départ dal capoluogo toscano. E in territorio italiano le tappe saranno tre: la Firenze-Rimini, la Cesenatico-Bologna e la Piacenza-Torino. Saranno omaggiati così i grandi nomi del ciclismo italiano e si festeggeranno i cento anni dalla prima vittoria tricolore, quella di Ottavio Bottecchia del 1924. Dall’ultimo successo, invece, sono passati dieci anni. A vincere il Tour nel 2014 è stato Vincenzo Nibali, lo Squalo dello Stretto. La quarta tappa partirà poi da Pinerolo e arriverà oltre le Alpi, a Valloire.
From Italy to Nice, here is the official poster of the #TDF2024!
De l'Italie à Nice, voici le visuel officiel du #TDF2024!
Si parte il 29 giugno, l’arrivo a Nizza il 21 luglio
La partenza da Firenze è prevista per il 29 giugno, mentre l’arrivo sarà a Nizza, il 21 luglio. Non ci sarà Parigi, impegnata in estate nell’ospitare i Giochi Olimpici. Tra le montagne principali, il Galibier, lo storico Tourmalet, e la Bonette. Due le tappe a cronometro per un totale di 59 km. E ci sarà anche una tappa sterrati, all’Aube. Complessivamente i ciclisti percorreranno 3.492 km, con 7 corse in montagna e 4 arrivi in salita. Sulla tappa Firenze-Rimini, invece, Christian Prudhomme, direttore generale del Tour de France, ha dichiarato: «È la più dura di sempre».
Christian Prudhomme (Getty Images).
Bonaccini cita Gianni Mura
In Italia tra i più soddisfatti c’è Stefano Bonaccini. Il presidente della Regione Emilia-Romagna ha accolto con gioia la notizia. E ha commentato: «Il Tour è epica, linguaggio universale parlato e compreso in tutto il mondo. Il Grand Départ da Firenze all’Emilia-Romagna è un evento storico. Nella storia centenaria del Tour non era mai successo che toccasse all’Italia. Tocca a noi, nell’anno delle Olimpiadi di Parigi. È frutto di un lavoro tra le istituzioni nazionali e quelle locali durato tre anni. Tutti insieme abbiamo fatto l’impresa. Saremo buoni compagni di viaggio, per citare Gianni Mura».
Vincenzo Nibali ha vinto il Tour de France nel 2014 (Getty Images).
Meloni-Giambruno: diamoci un taglio. Già, perché dopo una crisi, ormai è topos, si cerca di voltare pagina rivolgendosi al parrucchiere. Non fa eccezione Giorgia Meloni che, dopo aver liquidato via social il compagno Andrea Giambruno, come testimoniato da Chi «si è rifugiata» in un salone sotto casa, abbracciando addirittura la sua hair stylist.
Le foto di Giorgia Meloni su Chi.
Anche Giambruno, dopo la pausa caffè all’Oriocenter di sabato 21 ottobre, e dopo essere stato ‘retrocesso’ ad autore Mediaset perdendo la conduzione di Diario del Giorno, ha voluto rinnovare il look tagliando il ciuffo galeotto dei fuorionda di Striscia. Così soddisfatto e in posa si è prestato allo smartphone di Gennaro, barbiere romano. Naturalmente lo scatto è finito su Instagram. Parola d’ordine? Cambiamenti.
È rimasto a Mediaset grazie a Silvio Berlusconi che nei suoi ultimi giorni l’ha chiamato per convincerlo ad abbandonare la trattativa con la Rai. Così nella stagione 2023-2024 Nicola Porro non solo ha conservato il suo posto alla guida di Quarta Repubblica, che presenta dal 2018, ma ha “vinto” anche la conduzione di Stasera Italia, il talk show politico che occupa l’access prime time di Rete 4. Peccato che gli ascolti non abbiamo premiato la scelta del Biscione di affidargli il programma che per anni è stato la casa, insieme a Forum, di Barbara Palombelli. Non che madame Rutelli abbia mai avuto vita facile con la dirimpettaia di La7 Lilli Gruber. D’altronde Otto e mezzo è il talk più seguito in quella fascia oraria ormai da tempo. Ma con Porro il distacco si è fatto ancora più ampio, tanto che il programma in onda sulla rete di Urbano Cairo, dal suo ritorno dopo le vacanze estive, ha spesso doppiato il competitor di Rete 4 registrando una crescita al 7,83 per cento nella media.
Il caso Giambruno e la Champions portano Striscina la notizina sopra al 17 per cento
La sera del 24 ottobre, per esempio, Stasera Italia si è fermato al 4,2 per cento con 920 mila telespettatori. La7 ha potuto contare su un bacino di 1 milione 632 mila persone e il 7,4 per cento. Altro campionato per Rai1 che con Cinque minuti di Bruno Vespa ha segnato 4 milioni 210 mila spettatori e il 19,9 per cento, per poi salire a 4 milioni 458 mila e il 20,3 per cento con Affari tuoi. Canale 5 e Striscina la notizina (la versione ristretta di Striscia), complice la curiosità sul caso Andrea Giambruno e la partita di Champions, hanno attirato 3 milioni 692 mila persone (17,3 per cento). Rai3 è partita dal 6,4 per cento de Il Cavallo e la Torre per raggiungere il 7,7 di Un posto al sole. Segue Italia1 con NCIS – Unità anticrimine al 6,7 per cento. Molto sotto Rai2 con il Tg2 Post (3,6 per cento) seguiti a ruota dal game show 100% Italia di Tv8 (671 mila spettatori e il 3,1 per cento). Chiude Don’t Forget the Lyrics – Stai sul pezzo di Nove al 2,2 per cento.
Nicola Porro ha abbassato la media stagionale di Barbara Palombelli
A Porro era andata un po’ meglio durante la sua prima settimana di programmazione, quando dall’altra parte c’era In Onda Estate con Luca Telese e Marianna Aprile. In quei pochi giorni di scontro, le due trasmissioni hanno portato a casa un sostanziale pareggio viaggiando sul milione di telespettatori e oscillando tra il 5 e il 6 per cento di share. Numeri in linea con il 5,45 per cento (pari al milione e 88 mila telespettatori) di media conquistata da Barbara Palombelli nella stagione 2022/2023, ma ben lontani da quelli raccolti dopo il ritorno in tivù di Gruber con Stasera Italia perennemente sotto al milione di persone collegate e al 5 per cento (con picchi in negativo inferiori al 4 per cento). Sarà contenta Bianca Berlinguer che, al netto di sorprese all’ultimo minuto, dovrebbe sostituire Porro alle redini del talk quotidiano di Rete 4 a partire da gennaio 2024.
Delude anche Stasera Italia weekend di Minzolini e Leccese
Mal comune mezzo gaudio, verrebbe da dire guardando i dati di Stasera Italia weekend. A condurre ci doveva essere in solitaria Augusto Minzolini, frettolosamente commissariato da Mediaset dopo solo due puntate con l’affiancamento di Safiria Leccese. Decisione che l’ex direttore de il Giornale avrebbe preso malissimo secondo quanto riportato dal alcune testate. E che, comunque, per ora non è stata premiata dall’Auditel. Perché se nella scorsa stagione Controcorrente di Veronica Gentili aveva portato a casa una media del 5,23 per cento pari a 786 mila telespettatori, Stasera Italia weekend è spesso più vicina al 4 che al 5 per cento (con picchi in negativo anche del 3).
Augusto Minzolini (Imagoeconomica).
Nemmeno Gramellini e Bortone decollano la domenica
Domenica 22 ottobre nella prima parte si è fermata al 4,4 per cento per poi scendere al 4 con 799 mila persone in ascolto. Certo non hanno brillato nemmeno Rai3 con Che sarà di Serena Bortone (3,2 per cento e 618 mila teste collegate) e La7 In altre parole domenica di Massimo Gramellini (3,6 per cento e 720 mila spettatori). Meglio dei talk show ha fatto Italia1 con il solito NCIS che ha incollato davanti al video 1 milione 116 mila persone (5,6 per cento). A dominare, come sempre, Rai1 con Affari tuoi (4 milioni 358 mila spettatori pari al 21,9 per cento) ben distante da Canale5 e Paperissima Sprint fermi al 13,2 e a 2 milioni 635 mila persone davanti alla tivù. Fanalini di coda Formula 1 Sprint – GP Stati Uniti su Tv8 (3,1 per cento) e Il Castello delle cerimonie di Real Time (2,2 per cento). Tutto questo succedeva mentre su Nove Fabio Fazio regalava un nuovo record al canale di Warner Bros Discovery Italia.
Al Csm va in tilt il sistema elettronico di voto e un consigliere si ritrova tra gli astenuti proprio mentre il suo voto a favore di un candidato a un incarico semi-direttivo sarebbe stato determinante per una nomina che si gioca sul filo di lana. Risultato: i lavori del plenum, appena cominciati, vengono sospesi e riprenderanno nel primo pomeriggio di mercoledì 25 ottobre dopo che sul caso si sarà espressa la Commissione regolamento.
In ballo la nomina di un presidente di sezione del tribunale di Napoli
La nomina al centro del caso è quella di un presidente di sezione al tribunale di Napoli, che aveva già spaccato a metà la Commissione Direttivi tra due candidati: Antonio Attanasio e Giovanni Scotto Di Carlo, entrambi giudici nello stesso tribunale. In base al voto elettronico sarebbe quest’ultimo a tagliare il traguardo con 15 sì, contro i 14 andati al suo concorrente. Ma uno dei votanti, il consigliere togato Roberto Fontana, è intervenuto subito per far mettere a verbale che il suo sostegno a favore di Attanasio è stato trasformato in astensione dal sistema con un rapido cambio di luci, da verde a bianco. Un problema non da poco perché, se il suo voto fosse stato computato correttamente, si avrebbe un altro esito visto che nei casi di parità prevale il candidato più anziano, in questo caso Attanasio. Dopo un’ampia discussione informale in cui alcuni consiglieri hanno chiesto di procedere a una nuova votazione, mentre altri hanno insistito sulla necessità di ancorarsi al risultato elettronico, il vicepresidente Fabio Pinelli ha deciso di sospendere i lavori e investire la Commissione Regolamento. Il nodo da sciogliere è se si debba procedere a una nuova conta sui due candidati o invece si debba considerare comunque valido l’esito del voto elettronico.
Un gravissimo lutto ha colpito il mondo del ciclismo internazionale, che piange la scomparsa di Mark Groeneveld, ciclista morto a soli 20 anni. A dare la notizia il suo team, la X-Speed United, con un post sui social.
Morto il ciclista 20enne Mark Groeneveld
La squadra per cui correva Groeneveld, una formazione canadese di categoria Continental, ha così dato ai suoi seguaci la notizia: «È con il cuore colmo di dolore che confermiamo la scomparsa di Mark Groeneveld, avvenuta mentre era impegnato in una trasferta a Hong Kong. Lunedì 23 ottobre XSU e il mondo hanno perso un’altra grande anima…». Il team ha poi precisato: «Le circostanze della morte di Mark sono attualmente oggetto di indagine: abbiamo ricevuto informazioni preliminari che suggeriscono che potrebbe essere stata dovuta a un attacco di cuore».
X-Speed United ha aggiunto: «Stiamo lavorando a stretto contatto con le autorità competenti per raccogliere tutte le informazioni possibili e per fornire il supporto necessario alla famiglia di Mark in questo momento così difficile. Mark era una persona incredibile e un prezioso membro del nostro team. Aveva uno spirito straordinario, era sempre pronto a darti una mano nel dietro le quinte con il suo sorriso contagioso e la sua natura cordiale. La sua presenza ha illuminato le nostre giornate e mancherà profondamente a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo».
Chi era Mark Groeneveld
Di nazionalità olandese, Groeneveld aveva partecipato appena la settimana prima alla Hong Kong Cyclothon, ritrovandosi però costretto al ritiro a causa di un problema meccanico. In passato aveva avuto modo di correre per la Zappi Racing e la Enkhuizen West Frisia. Nel corso della sua ultima stagione prima del decesso aveva inoltre partecipato a gare come la Elfstedenronde Bruges, la Route Adélie de Vitré o ancora la BetCity Elfstedenrace.
«La nostra maggioranza politica è compatta, fatevene una ragione. Il governo ha un orizzonte di legislatura». Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato alla vigilia del Consiglio europeo in programma il 26 e 27 ottobre a Bruxelles. Nel suo discorso la premier ha affrontato diversi temi, dal conflitto tra Israele e Hamas, ai migranti fino a Ue e Ucraina.
Meloni annuncia imminente provvedimento europeo sui migranti
Sul tema migranti la premier ha dichiarato che la presidente Ursula von der Leyen «ha inviato in queste ore una lettera al Consiglio dando atto dei passi concreti fatti in questa direzione e annunciando, tra l’altro, un provvedimento imminente per rafforzare il quadro giuridico e le politiche europee di contrasto al traffico di esseri umani. È un impegno significativo che siamo pronti a sostenere». La premier ha poi rivendicato il «lavoro incessante» svolto dal governo «fin dal giorno del suo insediamento, in sede europea e internazionale per arrivare ad un cambio di approccio serio e definitivo nella gestione della migrazione». Un approccio più restrittivo e su base securitaria: «Non più porte aperte e redistribuzione, ma protezione dei confini esterni, accordi con i Paesi terzi, canali legali per rifugiati e quote di immigrati regolari compatibili con i bisogni del nostro sistema economico», ha rimarcato la premier, sostenendo anche che l’attuale crisi in Medio Oriente «rischi per la nostra sicurezza».
Israele-Hamas, il governo preme per una soluzione politica
La presidente del Consiglio ha poi ribadito la vicinanza del governo italiano a Israele: «Voglio esprimere anche in questa aula la vicinanza umana alle famiglie delle vittime del terrificante attacco di Hamas del 7 ottobre. La mia grande preoccupazione è per la sorte degli ostaggi». Le parole di Meloni sono state accolte con una standing ovation da parte dei membri del governo. «Nessuna causa potrà giustificare il terrorismo», ha aggiunto, sottolineando come «i civili di Gaza, i diritti del popolo palestinese e le istituzioni che lo rappresentano legittimamente, a partire dall’Autorità Nazionale Palestinese, sono essi stessi vittime della politica di Hamas, e le due cose non devono essere sovrapposte». La premier ha affermato poi «l’importanza di contribuire alla de-escalation del conflitto e riprendere quanto prima un’iniziativa politica per la regione» per arrivare a una soluzione strutturale «sulla base della prospettiva “due popoli, due Stati“».
Standing ovation con un lungo applauso dall'aula del Senato per il popolo di #Israele. L'applauso è partito quando la presidente del Consiglio, Giorgia #Meloni, ha espresso la "vicinanza umana ai famigliari delle vittime del terrificante attacco di #Hamaspic.twitter.com/KnoJeux72c
La premier invita a non lasciare che il sostegno all’Ucraina si affievolisca
Passando alla guerra tra Russia e Ucraina, la premier ha affermato la necessità di «non affievolire il sostegno a Kiev, il futuro è in Europa», perché «il mondo in cui non esistono più linee rosse invalicabili è un mondo insicuro per tutti, anche per noi, non solo per chi è coinvolto nei conflitti«. «Non è un caso che non ci siano state condanne specifiche della Russia dell’attacco di Hamas», ha detto Meloni.
La rottura del gasdotto Balticconnector situato tra Estonia e Finlandia sarebbe stata causata da un mercantile cinese che, con un ancora, ha urtato la struttura sottomarina danneggiandola. È questo il responso delle indagini effettuare dalla polizia finlandese che, nel dare la notizia, ha mancato di precisare se sia trattato di un incidente o di un atto deliberato.
La colpa è dell’ancora della New Polar Bear
La National Bureau of Investigation finlandese, principale organizzazione di investigazione criminale e di intelligence criminale del Paese, ha riferito attraverso le parole del sovrintendente Risto Lohi che, a pochi metri dal punto danneggiato del condotto del gas, è stata ritrovata un’ancora che avrebbe causato il danno urtando la struttura. L’oggetto pesa sei tonnellate ed è largo circa quattro metri. Sull’ancora, a cui manca una delle estremità, sono presenti, dice sempre Lohi, «tracce che indicano che è stata a contatto con il gasdotto». Incrociando gli esiti di queste analisi con i dati sul traffico marino nell’area del danneggiamento, la polizia finlandese è arrivata alla New Polar Bear, nave di una compagnia di navigazione cinese con bandiera di Hong Kong che «è stata contattata più volte», ma che «non è disposta a collaborare».
Finnish Navy investigators find a damaged anchor on seabed near the broken Finnish-Estonian #Balticconnector gas pipeline.
The Chinese-owned container ship MV Newnew Polar Bear was at the site around the time of the incident – seen later in the Port of Arkhangelsk with… pic.twitter.com/Wtz5Bck1DU
La vicenda è stata così commentata Robin Lardot, capo del National Bureau of Investigation: «Dovremo domandarci se c’è stata intenzionalità, negligenza o scarsa abilità navale. Poi ci domanderemo se possa esserci un movente per quello che è successo. In questa fase è troppo presto per rispondere». Ai dati raccolti dalla polizia finlandese si affiancano anche quelli di inchieste giornalistiche portate avanti da un canale televisivo del Paese scandinavo che ha mostrato, con una foto recente della New Polar Bear, che all’imbarcazione manchi l’ancora sulla fiancata destra. Tale ipotesi trova conferma anche in un altra foto diffusa da un sito russo nella quale si mostra la nave cinese sempre senza ancora. Attualmente, secondo il sito Marinetraffic, la New Polar Bear sarebbe ferma nel porto russo di Arcangelo. I danni al gasdotto finlandese ammonterebbero a 300 milioni di euro, con i lavori di ristrutturazione che potrebbero durare fino a cinque mesi.
Vigilia con sorprese dell’assemblea di Mediobanca del 28 ottobre, che dovrà rinnovare il consiglio di amministrazione. La cui lista, che riconferma Renato Pagliaro e Alberto Nagel alla guida dell’istituto, si confronterà con quella presentata da Delfin, la finanziaria della famiglia Del Vecchio che detiene il 20 per cento del capitale. E mentre ci si interroga cosa faranno i Benetton del loro pacchetto di voti, ecco spuntarne un altro dell’1 per cento che – a darne notizia è Il Sole 24 Ore – fa capo ai due imprenditori Giulio Gallazzi (è in molti cda pesanti, da Mediaset a Tim passando per Banca del Fucino) e Bernardo Vacchi, titolari rispettivamente di Sri Group, holding che investe soprattutto in piccole e medie aziende italiane, e di FinVacchi che ha nella Boato International (società leader nella produzione di membrane bituminose) il suo asset di maggior rilievo. Mistero però su dove i due indirizzeranno le loro preferenze. L’1 per cento sembra poca cosa, ma in una guerra dove le parti si fronteggiano all’ultimo voto, e insieme al novero dei piccoli pacchetti fuori dai due grandi schieramenti, può risultare decisivo nel far pendere l’ago della bilancia verso uno o l’altro dei contendenti. C’è dunque molta attesa per vedere come andrà a finire: se vince la lista del consiglio, tutto resta come prima per altri tre anni e gli sfidanti avranno diritto a due posti in cda. Se vince quella di Delfin saranno cinque i suoi rappresentati a entrare nel board.
«Siamo chiusi in casa, chiamate qualcuno e venite con un’auto sotto la finestra». Questo il biglietto, unito all’indirizzo e al numero di telefono e lanciato dalla finestra attaccato a un cuscino con una spilla da balia, con cui una coppia di anziani di 83 e 80 anni ha chiesto aiuto nel pomeriggio di martedì 24 ottobre dopo che il figlioli aveva chiusi in camera. É successo in un appartamento nel quartiere di San Fruttuoso a Genova. Secondo quanto ricostruito dai poliziotti delle volanti, al mattino tra figlio e genitori c’era stata una lite. I due anziani si erano rifugiati in camera e il figlio li aveva chiusi dentro lasciandoli lì per ore, senza telefoni e staccando anche la corrente. Quando i poliziotti sono arrivati nell’appartamento, dopo che un passante aveva trovato il biglietto, il figlio, un genovese di 49 anni, ha aperto la porta dicendo che andava tutto bene. I genitori, una volta liberati, non hanno voluto denunciarlo ma i poliziotti, sentito il pm di turno Paola Crispo, lo hanno arrestato per sequestro di persona.
Un sacerdote è finito in manette in Sicilia con l’accusa di estorsione mentre prendeva 100 euro in cambio della celebrazione di un funerale. Il religioso in questione è Don Vincenzo Cafra, parroco presso la chiesa Madre di Sortino nel Siracusano.
Sacerdote arrestato a Siracusa: stava prendendo 100 euro per celebrare un funerale
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri al lavoro sul caso, sembra che l’uomo chiedesse del denaro per i suoi servigi. L’indagine è partita subito dopo una denuncia arrivata ai militari dell’Arma in cui veniva contestata una sua prassi, ormai piuttosto consolidata, legata a una “offerta libera” a lui dedicata da parte dei fedeli. Attualmente il prete si trova ai domiciliari e dovrà presentarsi dinanzi al gip del tribunale di Siracusa per la convalida della misura cautelare nei suoi confronti. A quanto pare, sarebbe stato beccato dai carabinieri mentre riceveva del denaro proprio a pochi giorni dal funerale di una donna del posto, Laura Salafia, diventata tetraplegica a causa di una pallottola vagante.
Papa Francesco affronta due temi che da diversi anni sono motivo di discussione in Vaticano e nella comunità cattolica: le donne sacerdoti e il celibato dei preti. Lo fa nel libro intervista Non sei solo. Sfide, risposte, speranze che lo vede protagonista e che porta la firma dei giornalisti argentini Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin. Il Pontefice esclude che le donne possano diventare sacerdoti, per un «problema teologico», e apre alla possibilità che il celibato dei preti possa diventare facoltativo, chiarendo però che questa importante riforma non verrà affrontata da lui ma, se lo vorrà, dal suo successore.
No alle donne sacerdoti: «Non gli spetta il principio petrino»
Il Santo Padre ha risposto così alla domanda diretta sulla possibilità che si avvi un processo di riforma per le donne sacerdoti: «È un problema teologico, non le spetta il principio petrino, bensì quello mariano, che è più importante. Il fatto dunque che la donna non acceda alla vita ministeriale non è una privazione, perché il suo posto è molto più importante». Il Papa ha poi sottolineato che una donna potrebbe, per assurdo, diventare cardinale, in quanto «il cardinalato non è collegato al sacramento dell’ordine, bensì alla funzione di consigliere del papa. Il papa viene scelto dai vescovi perché è vescovo di una diocesi, è vescovo di Roma. L’importante quindi è che gli elettori siano vescovi, non cardinali. Di fatto, potrei emettere un decreto che modifica i requisiti per entrare nel conclave e permettere di partecipare a un vescovo che non è cardinale. Dal punto di vista dogmatico non ci sarebbero problemi. Ma, chiaramente, se una donna non può accedere al sacerdozio, meno che meno potrà accedere all’episcopato». Un no secco, dunque, alla possibilità delle donne sacerdoti che, secondo lui, non rappresenterebbe neanche una possibile soluzione al calo dei fedeli: «I luterani ordinano le donne, ma la gente che va in chiesa è comunque poca. I loro sacerdoti possono sposarsi, ma nonostante questo non riescono a far crescere il numero di ministri. Il problema è culturale. Non dobbiamo essere ingenui e pensare che i cambiamenti programmatici ci porteranno la soluzione. Le mere riforme ecclesiastiche non servono a risolvere questioni di fondo. A servire sono piuttosto i cambiamenti paradigmatici».
Apertura al celibato opzionale, ma «lo faccia il mio successore»
Bergoglio è intervenuto anche sul tema, da sempre materia di dibattito, del celibato obbligatorio per i preti. Il papa ha aperto alla possibilità che questo possa diventare opzionale, ma non ora. «Che lo disponga, se lo riterrà opportuno, il mio successore», ha detto il Pontefice, che poi ha aggiunto: «Certo, è chiaro che se uno lo vive male, il celibato è una tortura, diventa impossibile. Ma non è meno vero che se uno lo vive con la fecondità del ministero che ha scelto, non solo è sopportabile, ma anche bellissimo. È ovvio che ci vuole la vocazione». Un rimando, dunque, con il Santo Padre che sottolinea anche che il celibato sia «una questione disciplinare, il che implica che un Papa potrebbe disporre che diventi opzionale. Come lo è, infatti, nelle chiese di rito orientale. Ma anche gli orientali, pur essendo più religiosi, hanno problemi di divorzio. Inoltre, i sacerdoti anglicani sposati con figli che passano al cattolicesimo rimangono sacerdoti. Tuttavia, su questo punto, rispetto la tradizione della Chiesa d’Occidente. E come ho già segnalato, è un requisito che non ha a che vedere con gli abusi sessuali».