L’étoile del Teatro La Scala di Milano Roberto Bolle è stato pizzicato in compagnia del compagno Daniel Lee, personaggio lontano dal mondo della danza ma molto conosciuto nel settore della moda. Gli scatti rubati, pubblicati su Chi a fine settembre 2023, ritraggono Bolle e il fidanzato innamoratissimi e intenti a scambiarsi coccole e baci su una nave al largo dell’isola di Capri.
Chi è Daniel Lee, il compagno di Roberto Bolle
Il compagno del più celebre ballerino classico italiano contemporaneo è nato a Braford il 22 gennaio del 1986 ed è un apprezzato stilista britannico. Nato in una famiglia dalle umili origini, ha studiato presso la Dixons City Academy per poi concludere i suoi studi nel prestigioso Central Saint Martins College of Art and Design. Ha mosso i suoi primi passi nel mondo del fashion grazie a stage presso Margiela e Balenciaga sotto l’egida di Nicolas Ghesquière e, una volta ottenuta la laurea, ha iniziato a lavorare presso Donna Karan a New York. Il salto di qualità l’ha fatto una volta approvato a Parigi, cominciando a lavorare per il marchio Céline. Inizialmente membro del team di design, in un secondo momento si è guadagnato il ruolo di responsabile dell’abbigliamento ready-to-wear. La consacrazione definitiva è giunta nel giugno 2018, quando il gruppo Kering ha deciso di nominarlo direttore creativo di Bottega Veneta.
La storia d’amore con Roberto Bolle
Sia Roberto Bolle sia Daniel Lee sono sempre stati piuttosto riservati rispetto alla loro vita sentimentale. Ad ogni modo, ormai da tempo i due non si nascondono più come coppia. La loro love story prosegue almeno dall’estate del 2020, quando il ballerino e lo stilista erano stati fotografati a Venezia e in Costiera Amalfitana in atteggiamenti inequivocabili. A dicembre 2022, inoltre, la rivista Vogue parlava del tempo libero di Daniel Lee in questi termini: «Quando non lavora trascorre il tempo con il partner Roberto Bolle. Vanno alla Royal Opera House a vedere il balletto».
I carabinieri del comando provinciale di Sassari hanno fatto un blitz negli uffici della direzione generale dell’università di Sassari e dell’azienda ospedaliera universitaria, durante il quale hanno sequestrato documentazione relativa all’elezione del rettore Gavino Mariotti e a successive nomine. Il sequestro rientra nell’inchiesta della Dda culminata mercoledì 27 settembre nell’operazione dei Ros denominata Monte Nuovo, con l’arresto disposto dal gip di Cagliari per 31 persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione segreta, associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e altri reati come peculato e corruzione.
Il filone di inchiesta sassarese
Nell’ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip, Michele Contini, c’è anche un filone di inchiesta sassarese, che vede coinvolto in prima persona il rettore dell’università, Gavino Mariotti, che non è iscritto nel registro degli indagati. Nel provvedimento del giudice si legge che l’associazione si era impegnata per garantire l’elezione del rettore, trovando i voti necessari per essere nominato alla guida dell’ateneo.
Il sostegno per «favorire l’elezione»
«Tra le persone più vicine al sodalizio» – o quantomeno con i componenti più criminalmente qualificati del gruppo – «figura il prof. Gavino Mariotti», viene riportato nell’ordinanza. «Secondo quanto emerso nel corso delle investigazioni, la qualità dei rapporti del prof. Mariotti non si esauriscono nella partecipazione (certamente discutibile) a numerosi spuntini organizzati da soggetti pluripregiudicati, ma si concretizza, da una parte, nel sostegno che il gruppo assicurò per favorire la sua elezione quale rettore dell’università di Sassari, e dall’altra, nella massima disponibilità offerta dal prof. Mariotti per soddisfare gli interessi del sodalizio».
Mick Jagger potrebbe lasciare in beneficenza un tesoro da 500 milioni di dollari. Si tratta della sua parte di ricavi dalla vendita del catalogo dei Rolling Stones. Il rocker ha parlato dell’idea durante un’intervista al Wall Street Journal in cui ha spiegato che i suoi figli «non ne hanno bisogno per vivere». Quindi sarebbe meglio «far del bene al mondo». Jagger non ha mai voluto vendere la sua parte di diritti sul catalogo della band dal 1971 a oggi. Ha comunque sottolineato che «i soldi legati alla sua musica non avranno alcun impatto sulla sua famiglia».
Il catalogo dei Rolling Stones parte dal 1971
Intorno ai diritti sul catalogo dei Rolling Stones c’è un vero e proprio caso. I membri della band hanno la proprietà soltanto dei brani e dei dischi pubblicati e incisi dopo il 1971. Quelli che risalgono agli anni tra il 1965 e il 1970, invece, appartengono al contabile Allen Klein, inizialmente assunto per sistemare le situazioni finanziere di Mick Jagger, Keith Richards e Ronnie Wood. Alla scadenza della partnership, però, l’uomo è riuscito a mantenerne il possesso.
Ron Wood, Mick Jagger e Keith Richards (Getty Images).
Mick Jagger ha otto figli
I figli di Mick Jagger sono otto. Il più giovane è Deveraux, che compirà 7 anni a dicembre mentre la maggiore è Karis, 53 a novembre, figlia che Jagger ha avuto con l’attrice Marsha Hunt. Dopo di lei è nata Jade, 51 anni, poi Elizabeth, Georgia May, James e Gabriel, rispettivamente di 39, 31, 38 e 25 anni. Nel 1999 è nato invece Lucas mentre nel 2016 Deveraux è nato dalla relazione con l’ex ballerina Melanie Hamrick. Nessuno di loro ha commentato la possibile scelta del padre di lasciare i proventi della sua lunga carriera musicale in beneficenza e non in eredità.
Mick Jagger (Getty Images).
Il 20 ottobre il nuovo album
Intanto i Rolling Stones lanceranno il 20 ottobre il nuovo album dal titolo Hackney Diamonds. Sarà il primo disco da 18 anni a contenere inediti della band. Jagger durante un’intervista ha dichiarato: «Il tono dell’album è angry, arrabbiato, ma ci sono anche canzoni d’amore». Il primo brano si chiamerà proprio Angry.
La Figc sta valutando di chiedere un risarcimento all’ormai ex ct Roberto Mancini dopo l’improvviso addio dell’agosto scorso. Se ne parla da settimane ma ora in merito alla possibile azione portata avanti dalla federazione è intervenuto anche Renzo Ulivieri. Il presidente dell’Assoallenatori ha dichiarato: «La Figc chiederà un risarcimento a Mancini? Siamo in una fase interlocutoria, i tecnici studieranno il caso e valuteranno, poi sarà il consiglio federale a decidere. In consiglio oggi abbiamo preso questa decisione, non si possono fare passi avventati».
Renzo Ulivieri ha poi proseguito parlando del nuovo incarico di Mancini, ora tecnico della nazionale dell’Arabia Saudita. L’ex allenatore dell’Italia ha debuttato con due sconfitte in altrettante gare contro Costa Rica e Corea del Sud. Ulivieri ha commentato: «I risultati di Mancini in Arabia? Mancini è un allenatore e un uomo che riflette, non mi sento di dire se ha fatto bene o male ad andare. Sarà il tempo a dirlo. Di sicuro è una scelta difficile dal punto di vista tecnico».
Roberto Mancini durante la prima amichevole dell’Arabia Saudita: squadra ko contro il Costa Rica per 3-1 (Getty Images).
Ulivieri su Osimhen contro Garcia: «Mi è dispiaciuto molto»
Il presidente dell’Assoallenatori è intervenuto anche in merito al gesto di Victor Osimhen nei confronti del tecnico Rudi Garcia. Il nigeriano ha criticato la scelta del suo allenatore di sostituirlo durante il match del Napoli contro il Bologna. Ulivieri ha preso posizione: «Mi è dispiaciuto molto. Credo che non si possa fare e che non sia giusto farlo. Poi ogni allenatore prende le sue decisioni. Penso che il comportamento visto non sia giusto e non va bene». Osimhen e Garcia si sono chiariti ma nelle ultime ore l’attaccante ha rotto i rapporti con il club e sembra ormai vicino alla cessione a gennaio.
«Quello che è accaduto è una sventura che ha toccato il cuore e la vita di tutti gli italiani, e di tutte le persone a loro care. Loro continuano a volervi bene, ora sono tutti in cammino verso la luce, verso la pace». Lo ha detto don Massimo Bracchi al funerale di Giuseppe SaverioLombardo, 52 anni, uno dei cinque operai morti sui binari alla stazione di Brandizzo.
Ai funerali anche i parenti delle altre vittime della strage
Nella mattinata di giovedì 28 settembre 2023, davanti alla parrocchia di Sant’Antonio di Padova nel rione Isola a Vercelli, si sono radunati i parenti della vittima insieme ai familiari di Kevin Laganà e Michael Zanra, le altre due vittime della strage del 30 agosto 2023. La bara è stata accolta dal brano Guerriero di Marco Mengoni mentre all’uscita, tra gli applausi, è stata messa la canzone D’Improvviso di Lorenzo Fragola. Presenti alle esequie il sindaco Andrea Corsaro, il presidente della Provincia Davide Gilardino, il viceprefetto e il governatore del Piemonte Alberto Cirio con i rispettivi gonfaloni. «Il signore vi accompagni affinché troviate la pace e continuate a camminare», ha aggiunto il parroco nell’omelia. «La vita va avanti e un giorno li troveremo tutti davanti a quella luce». Presenti anche rappresentanze sindacali e numerosi conoscenti di Lombardo che si sono stretti attorno alla moglie della vittima, Barbara, e ai tre figli.
Il Ponte sullo Stretto si farà e verrà finanziato già nella prossima manovra. Ne è convinto il ministro dei Trasporti Matteo Salvini che dal palco del convegno The Young Hope ha detto: «Sul finanziamento all’opera non sono sereno, di più, sono assolutamente soddisfatto di quello che abbiamo pianificato», aggiungendo poi che «quando fai la Legge di Bilancio cadono tanti uccelli del malaugurio perché o un finanziamento per il ponte c’è o non c’è. Tertium non datur».
Matteo Salvini ha ribadito pubblicamente qual è l’obiettivo che si è dato il suo ministero e, verosimilmente il governo, ovvero far sì che «il primo treno attraversi il collegamento stabile tra Palermo, Reggio, Roma, Milano, Berlino e Stoccolma, nel 2032». «Il Ponte», ha aggiunto il segretario della Lega, «nasce per norma di legge nel 1971, l’obiettivo è che il 52esimo compleanno coincida con la copertura economica dell’intero costo che non dovrà superare i 12 miliardi in 10 anni, con una ricaduta positiva ampiamente superiore all’investimento fatto». I cantieri per la nuova infrastruttura dovrebbe aprirsi nell’estate del 2024, con il ministro dei Trasporti che ha invitato fin da adesso a presenziare all’evento la commissaria europea ai Trasporti Adina-Ioana Vlean.
Il gelo di Giorgia Meloni sul ponte
All’entusiasmo di Matteo Salvini si contrappone il gelo mostrato da Palazzo Chigi, e dunque da Giorgia Meloni, sul tema dell’avvio dei lavori e dei finanziamenti per il Ponte sullo Stretto. In particolare la premier, contrariamente a quanto il leader leghista dice da giorni, riterrebbe che nella manovra del 2024 non possa esserci margine per il finanziamento di un’infrastruttura così dispendiosa. Indicative in tal senso sono le parole del Capogruppo Fdi alla Camera Tommaso Foti: «Il ponte in manovra è una spesa d’investimento e quindi penso possa essere una posta di bilancio che riguarda un programma pluriennale». «Nel 2024 bisogna vedere», ha aggiunto il meloniano, «io dubito che il prossimo anno saremo già agli appalti. Allo stato mi pare che non abbiamo un progetto esecutivo, poi io non mi occupo della progettazione. Prudenzialmente posso pensare che nel 2024 ci possa essere il progetto esecutivo».
Come sta Daniele Scardina? Il pugile ha risposto ai dubbi e ai timori dei suoi sostenitori via Instagram pubblicando, nella mattinata di giovedì 28 settembre 2023, un importante aggiornamento riguardo alle sue attuali condizioni di salute.
Daniele Scardina torna sui social dopo l’operazione al cervello
Lo sportivo, noto tra le altre cose per aver partecipato a Ballando con le stelle, ha condiviso con i suoi follower uno scatto che lo mostra sorridente e apparentemente tranquillo. Si tratta del primo vero post caricato da Scardina dopo la delicata operazione al cervello che gli ha salvato la vita. A febbraio, infatti, il pugile era stato colpito da un malore improvviso mentre si trovava impegnato nei suoi allenamenti di routine, finendo poi in coma. «Sarebbe bello essere qui oggi per dirvi di aver raggiunto il traguardo. Purtroppo non è ancora così, ma sono un uomo di fede e penso che il bello sia proprio questo: stupirmi di me stesso a ogni miglioramento ed essere grato per essere qui a scrivervi questo messaggio quando pochi mesi fa lottavo per sopravvivere», ha scritto via social, tranquillizzando (per quanto possibile) chi fosse ancora in pensiero per lui.
Il percorso verso la normalità sembra essere, per il momento, ancora in salita. Lo sportivo dovrà ora farsi seguire da un team medico ancora per un po’ di tempo, prima di potersi lasciare definitivamente alle spalle il suo periodo più buio. «La riabilitazione richiede tanto duro lavoro sia fisico sia mentale, e questo non mi permette di rispondere a tutti i vostri messaggi di incoraggiamento e supporto, ma piano piano lo farò. Vi ringrazio infinitamente per l’affetto e il sostegno che mi avete sempre dimostrato, anche quando non potevo vederlo e sentirlo», ha precisato Scardina che, in chiusura del post, ha fatto una solenne promessa a tutti i suoi supporter: «Tornerò!».
Il cinema piange la morte di Michael Gambon. L’attore britannico, noto soprattutto per aver interpretato Albus Silente nella saga di Harry Potter, è morto in ospedale per un attacco di polmonite. Ad annunciarlo la moglie Anne e il figlio Fergus in una dichiarazione riportata da Bbc e Guardian: «Siamo devastati, era un padre e un marito amato. Vi chiediamo di rispettare la nostra privacy in un momento così doloroso». Noto in patria anche come The Great Gambon (Il grande Gambon), ha legato la sua fama alla saga fantasy tratta dai romanzi di J.K. Rowling, ma ha recitato in decine di altri lungometraggi. Si ricordano, tra gli altri. Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante del 1988 che lo consegnò al successo mediatico, ma anche Sleepy Hollow e The Insider. Aveva 82 anni.
Michael Gambon, l’addio alla scuola e il successo al cinema
Originario di Dublino, dove nacque nel 1940, Michael Gambon lasciò la scuola all’età di 15 anni, ma non ricevette alcuna formazione attoriale nella recitazione. Giunto in Inghilterra per seguire suo padre, che fu poliziotto durante la Seconda guerra mondiale, iniziò un apprendistato in ingegneria l’anno successivo, ma molto presto entrò in contatto con il teatro. Inizialmente al lavoro per realizzare la scenografia del palco, passò grazie al suo talento alla recitazione con piccole parti negli spettacoli dello Unity Theatre e del Tower Theatre di Londra. Debuttò però come attore in una produzione dell’Otellonella sua Dublino nel 1962, unendosi rapidamente al National Theatre di Londra e continuando a lavorare sui palcoscenici del Regno Unito, a New York e in Germania.
L’attore britannico Michael Gambon (Getty Images).
Curiosamente, Otello fu anche il suo primo film al cinema nel 1965. Ha poi preso parte a numerosi film di grande successo tra cui Gosford Park, Sleepy Hollowe la recente dilogia di Paddington. Tuttavia, a dargli la fama in tutto il mondo sono stati i film di Harry Potter, in cui ha vestito i panni del preside di Hogwarts Albus Silente dal terzo all’ottavo e ultimo capitolo. Subentrò nel 2003 per Harry Potter e il prigioniero di Azkaban infatti a Richard Harris, primo volto del professore nato dalla penna di J.K. Rowling, deceduto l’anno prima. La sua ultima apparizione risale al 2019 nel film Judy di Rupert Goold sulla vita dell’attrice Judy Garland. Numerose anche la sue apparizioni a teatro, dove ha recitato in opere di Samuel Beckett, William Shakespeare e Bertold Brecht.
L’aggressione è avvenuta nel sud della Spagna, all’interno di una scuola a Jerez de la Frontera, dove uno studente di 14 anni ha accoltellato tre professori e due compagni. La notizia è stata diffusa dalla polizia locale, specificando che nessuna delle persone colpite è in pericolo di vita. L’episodio è avvenuto verso le 8 e 25 di giovedì 28 settembre, mentre stavano per iniziare le lezioni nell’istituto Elena García Armada, subito evacuato. L’autore del gesto è stato fermato e portato in questura per essere interrogato.
ÚLTIMA HORA Un alumno ha apuñalado a dos alumnos y a tres profesores en un instituto de Jerez. El suceso ha ocurrido a eso de las 8.25 de la mañana en el IES Elena García Armada cuando el chaval ha arremetido contra varias personas. pic.twitter.com/Rqr2b3GjuX
Secondo quanto riferito dal portavoce della polizia nazionale di Jerez, Adrian Bezares, un’insegnante ha riportato una ferita all’occhio, ma non perderà la vista in quanto non è stato colpito il bulbo oculare. Un altro professore di chimica e fisica è stato invece ferito alla testa. Tutti hanno riportato ferite di “varia gravità“, e sono stati trasferiti in diversi centri medici.
Mentre Joe Biden si appresta a entrare nell’ultimo anno del suo mandato, si fa sempre più concreta la possibilità che a succedergli sia il suo predecessore. Donald Trump è infatti saldamente in testa ai sondaggi, sia per quanto riguarda le primarie repubblicane, sia per l’eventuale sfida presidenziale con “Sleepy Joe” (se si votasse oggi Trump incasserebbe il 51 per cento dei consensi). È così sicuro del suo vantaggi che ha persino snobbato il secondo dibattito dei candidati repubblicani. A fine agosto aveva preferito farsi intervistare dall’ex conduttore di Fox News Tucker Carlson, mentre il 27 settembre ha tenuto un comizio davanti agli operai in sciopero a Detroit. Certo è che un suo eventuale ritorno alla Casa Bianca spaventa e scoraggia molti elettori Usa, e non solo dem (anche se nemmeno la permanenza dell’attuale inquilino, va detto, scalda granché), ma non sarebbero solo gli americani a dover fare i conti con un Trump-bis. Si tratta di una questione, infatti, che riguarda anche l’Europa.
Donald Trump (Getty Images).
Trump non ama l’Ue e sogna gli Stati Uniti fuori dalla Nato
Come evidenzia Politico, Biden si è rivelato uno dei presidenti degli Stati Uniti più europeisti di sempre. E, almeno politicamente, ha contribuito a scacciare i cattivi ricordi dell’era Trump, protagonista durante il suo mandato di continui attacchi al Vecchio Continente. Nell’estate del 2018, il tycoon attaccò le politiche commerciali europee, definendo l’Ue «nemica degli Stati Uniti». In precedenza, a gennaio del 2016, in piena campagna elettorale, aveva definito Bruxelles «un inferno». Non solo. Prima, durante e dopo la presidenza, The Donald ha addirittura ipotizzato l’uscita degli Usa dalla Nato, che da 74 anni garantisce la sicurezza del Vecchio Continente. Se Trump tornasse alla Casa Bianca, l’Europa si ritroverebbe inoltre a fare i conti con una versione hardcore del tycoon. Il timore più concreto riguarda l’Ucraina. È verosimile che Trump voglia concludere un “accordo di pace” unilaterale con la Russia di Vladimir Putin bypassando sia l’Ue sia Kyiv. D’altra parte, lo ha detto in più di un’occasione, si considera l’unico in grado di «evitare la Terza guerra mondiale» e di fermare in conflitto «in un giorno». Una mossa del genere non solo toglierebbe il terreno sotto ai piedi agli ucraini, che si troverebbero costretti a cedere una buona parte del loro territorio a Mosca, ma sarebbe uno schiaffo alle potenze europee che fin dal primo momento hanno sostenuto Kyiv. Le conseguenze sulla Nato poi sarebbero pesantissime. Se Washington abbandonasse l’Alleanza, si aprirebbe la corsa per una nuova leadership. Senza contare che membri come la Polonia sono tradizionalmente più in sintonia con Washington che con Bruxelles. Uno scenario quasi distopico, ma con Trump alla Casa Bianca sarebbe comunque all’ordine del giorno o usato come arma di ricatto.
Joe Biden e Volodymyr Zelensky (Getty Images).
Trump-bis: chi non vede l’ora e chi invece teme il suo ritorno
Non tutti da questa parte dell’Atlantico temono il ritorno di Trump. Sicuramente non Viktor Orbán, fermamente convinto che Donald sia l’uomo che può «salvare il mondo occidentale» ponendo fine alla guerra in Ucraina. Anche i membri del PiS polacco, attualmente al governo, sarebbe felici del suo ritorno alla Casa Bianca. «La nostra esperienza con Trump è stata positiva», ha detto a Politico l’europarlamentare Jacek Saryusz-Wolski. «Con lui è aumentata la presenza delle truppe americane in Polonia». Di tutt’altro avviso l’ex presidente francese François Hollande. «In una democrazia c’è sempre il rischio che possa essere eletto il candidato peggiore», ha spiegato il socialista. Per cui «dobbiamo prepararci al fatto che Stati Uniti prendano le distanze dagli affari europei e al possibile disfacimento dell’alleanza transatlantica». Il Trump-bis sarebbe particolarmente indigesto anche alla Germania, frequente bersaglio dei suoi attacchi passati. Meglio dunque prepararsi al peggio. L’ex ministro Norbert Röttgen ha dichiarato che per Berlino è di fondamentale importanza non escludere un Trump bis per non farsi trovare impreparati come successo ai tempi del cancellierato di Angela Merkel. Per questo, il parlamentare della Cdu insiste affinché gli Stati Ue collaborino per sviluppare una politica di difesa indipendente dall’ombrello Nato e Usa.
Merchandising trumpista (Getty Images).
La vittoria alle primarie è scontata, quella contro Biden quasi
L’ultimo sondaggio nazionale, condotto dalla Abc, ha scattato una fotografia inequivocabile: se si votasse oggi per la Casa Bianca, Trump otterrebbe il 51 per cento dei voti contro il 42 per cento di Biden. Scivolato su temi scottanti come economia e immigrazione, a cui vanno aggiunti il malcontento per gli aiuti senza fine all’Ucraina e i dubbi (anche tra i democratici) sulla sua età avanzata, l’attuale presidente sta perdendo sempre più terreno. The Donald è pronto a tornare al 1600 di Pennsylvania Avenue e le primarie repubblicane dovrebbero rivelarsi una formalità. Il popolo conservatore è infatti ampiamente dalla sua parte. Secondo un sondaggio Cbs-YouGov, Trump raccoglie il 62 per cento delle preferenze tra gli elettori repubblicani contro il per cento di Ron DeSantis, il suo rivale più accreditato. Staccatissimi gli altri. Pressoché identici i risultati di un’indagine condotta dal Wall Street Journal: in testa con il 60 per cento delle preferenze tra gli elettori del Grand old party. Va da sé che la maggior parte degli intervistati lo ritiene vittima di una persecuzione politica.
Il dibattito televisivo tra i candidati repubblicani (Getty Images).
Dibattito tv di nuovo snobbato: l’arringa di Detroit
Troppo deboli i rivali per la leadership dell’Elefantino. DeSantis, per anni ritenuto il delfino del tycoon, nel corso del secondo dibattito tv lo ha attaccato, punzecchiandolo la sua assenza e accusandolo di aver aggiunto al debito 7.800 miliardi, preparando il terreno all’inflazione. L’ex governatore del New Jersey Chris Christie lo ha chiamato “Donald Duck”, accostandolo al poco coraggioso Paperino. Stilettate sono arrivate anche dall’ex vicepresidente Mike Pence e dall’ex governatrice della Carolina del Sud Nikki Haley, secondo cui una vittoria della Russia in Ucraina equivarrebbe a una vittoria della Cina. Il secondo dibattito tv tra candidati presidenziali repubblicani è stato definito «una barzelletta» da Alayna Treene, consigliera di Trump. Che nel corso della serata era in tutt’altre faccende affaccendato. Nell’arringa di un’ora agli operai dell’automotive riuniti in un capannone a Detroit, il tycoon ha ribadito il suo appoggio alla working class e attaccato Biden, «il presidente più corrotto e incompetente della storia americana», accusandolo di essersi presentato a un picchetto sindacale solo per farsi vedere, ma «senza sapere cosa stava dicendo e dov’era». Nemmeno iniziata e già archiviata la sfida delle primarie, The Donald è proiettato verso quella per la Casa Bianca. E l’Europa si sta preparando.
Il 27 settembre 2023 Francesco Totti ha compiuto 47 anni. Per l’occasione “Er Pupone” ha festeggiato con la compagna Noemi Bocchi (che avrebbe a quanto pare organizzato il party) e alcuni cari amici e parenti. Assente, per ovvi motivi, l’ex moglie Ilary Blasi, con cui è tuttora in corso la battaglia legale per la divisione dell’enorme patrimonio post separazione.
Francesco Totti festeggia 47 anni: gli invitati alla festa di compleanno
«Grazie a tutti voi per aver reso unico questo giorno. Auguri ancora amore mio!», ha scritto Noemi Bocchi a corredo di uno scatto in bianco nero pubblicato in una storia Instagram con il quale ha voluto mostrare la grande tavolata organizzata per il compleanno del compagno nel loro enorme attico di Roma Nord. Gli ospiti, molto numerosi, sono stati fatti tutti accomodare nel terrazzo della lussuosa abitazione, sfruttando così gli ultimi scampoli d’estate nella Capitale. I più attenti avranno notato alcune presenze immancabili e particolarmente importanti: tra i presenti sono infatti spuntati il fratello di Totti, Riccardo, la mamma Fiorella, e i tre figli che l’ex calciatore ha avuto da Ilary Blasi (la 16enne Chanel, insieme al fidanzato Cristian Babalus, il primogenito Cristian con la fidanzata Melissa Monti e infine Isabel). La terza figlia, che oggi ha sette anni, è presente in particolare in uno scatto condiviso dal padre, dove la vediamo spegnere le candeline della grande torta di compleanno del genitore.
Compleanno di Francesco Totti (Instagram).
Gli auguri speciali di Noemi Bocchi e dei figli grandi
Tra le prime a fare gli auguri a Totti c’è stata ovviamente Noemi, la donna con cui Totti ha ritrovato la serenità dopo la crisi con Ilary Blasi. «Auguri vita mia», ha scritto via social pubblicando una foto scattata con l’ex capitano della Roma. Chanel, dal canto suo, ha postato una foto di lei ancora bambina sul campo da calcio con la misteriosa didascalia: «Auguri, solo noi sappiamo». Il primogenito di casa Totti, infine, ha scritto al genitore su Instagram: «Auguri papo. Ti amo da morire. Per sempre io e te».
A dare la notizia, lo stesso ufficio stampa della Giunta provinciale. Dal comunicato si apprende che, nella serata di mercoledì 27 settembre, l’orsa F36 é stata rinvenuta morta in val Bondone, nel comune di Sella Giudicarie. L’accertamento é stato effettuato dagli uomini del corpo forestale Trentino in seguito all’attivazione del sensore di mortalità di cui é dotato il radiocollare dell’orsa.
Sconosciute le cause della morte
Il recupero dell’animale si é svolto nella mattinata di giovedì 28 settembre, in considerazione delle caratteristiche accidentate del punto di ritrovo. Come da procedura, la carcassa è stata consegnata all’istituto Zooprofilattico per gli accertamenti del caso. Da un primo esame esterno della carcassa non è stato possibile avanzare ipotesi sulla causa della morte.
Continua in maniera serrata il lavoro dei carabinieri di Alessandria dopo il triplice omicidio di cui si è reso responsabile, mercoledì 27 settembre, Martino Benzi, ingegnere di 67 anni ancora da compiere, prima di togliersi la vita. Il giorno dopo la strage familiare, gli investigatori stanno analizzando i due biglietti trovati. Uno addosso allo stesso Benzi, che si è ferito mortalmente alla gola nel giardino dell’istituto Divina Provvidenza, poco dopo aver ucciso la suocera Carla Schiffo di 78 anni.
I vicini descrivono l'uomo sospettato di aver ucciso moglie, figlio e suocera prima suicidarsi. Un residente di #Alessandria ha detto che l'autore della strage "non dimostrava assolutamente disagio. Per quanto ne posso capire io, era una persona normalissima." pic.twitter.com/FvNvgK6zG4
Intervenuti a seguito dell’allarme lanciato dalle religiose, i militari hanno scoperto da quelle poche righe il dramma. Monica Berta, 55 anni, e il figlio 17enne Matteo erano senza vita, colpiti a coltellate, nella casa al civico 6 di via Cesare Lombroso. Quella casa in cui, in un secondo scritto, l’uomo, oltre ad assumersi esclusivamente la responsabilità di tutto quanto accaduto, accenna a una disperazione non meglio precisata. «Sono rovinato» si legge nel foglietto, sul quale sono necessari ulteriori accertamenti. Non è infatti ancora possibile sapere se il riferimento fosse a problemi economici o di altra natura.
Un furgone della mortuaria arriva presso l'abitazione in cui un ingegnere di #Alessandria è sospettato di aver ucciso il figlio di 17 anni e la moglie. L'uomo ha ucciso anche la suocera in una casa di riposo prima di togliersi la vita. pic.twitter.com/xX1v5xFGWV
Un minuto di silenzio e l’abbraccio collettivo del prof tik-toker Sandro Marenco per accogliere in cortile i ragazzi sono stati l’inizio della giornata all’Itis Volta di Alessandria, dove studiava Matteo. La scuola ha voluto ricordare così lo studente modello della quarta AE Elettrotecnica per tentare poi di riprendere le normali lezioni.
«Non ci sono parole. Solo un immenso dolore. Matteo continua a volare con noi…» è stato l’affettuoso pensiero della dirigente Maria Elena Dealessi, a capo di una comunità scolastica attonita, che ha perso un ragazzo appassionato di circuiti e programmazione, con la lode in matematica. Ma anche curioso di storia e lingue straniere. Sapeva fin dal primo giorno di scuola che cosa avrebbe voluto fare: l’ingegnere, come il papà.
L’Inps ha inviato un sms a 17 mila nuclei familiari percettori del Reddito di cittadinanza per informarli della sospensione del sussidio a cominciare da ottobre 2023. Si ricorda che il Rdc non verrà interrotto per le famiglie con figli minori, disabili o over 60.
La sospensione del Reddito di cittadinanza
L’invio degli sms di giovedì 28 settembre fa seguito alle sospensioni comunicate in estate: a luglio è stato interrotto il sussidio a 159 mila nuclei familiari di cui 47 mila successivamente presi in carico dai servizi sociali, e ad agosto a 33 mila famiglie di cui 12 mila successivamente affidate ai servizi sociali. La sospensione a scaglioni del Reddito di cittadinanza andrà avanti con queste modalità fino a dicembre. Da qui alla fine dell’anno le comunicazioni verranno inviate a circa altri 23 mila famiglie.
Il Supporto per la formazione e il lavoro
Così come chiarito dall’Inps, «i destinatari di questo messaggio, cosi come coloro che lo hanno già ricevuto o che lo riceveranno nei prossimi mesi, potranno presentare la domanda per il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl)». In seguito alla presentazione della domanda, l’Istituto nazionale di previdenza sociale valuterà la presenza dei requisiti richiesti e, se confermati, procederà all’avvio della misura. I beneficiari potranno dunque «essere avviati a un percorso di professionalizzazione e di inserimento lavorativo durante il quale, per 12 mesi, riceveranno un contributo di 350 euro mensili non frazionabili».
Roberto Marsella è il miglior angel investor d’Italia del 2023. È lui il vincitore del premio Business angel dell’anno, il principale evento in Italia dedicato all’angel investing organizzato ogni anno dal Club degli Investitori con il supporto di Kpmg, UniCredit, UniCredit StartLab e il patrocinio di Italian Tech Alliance. La premiazione è avvenuta alle Ogr di Torino nella giornata inaugurale dell’Italian Tech Week, la principale tech conference italiana. Il vincitore è stato votato in diretta dalla giuria del premio, presieduta da Mauro Ferrari (vincitore dell’edizione 2022) e composta dai principali protagonisti degli investimenti in innovazione e startup in Italia, dopo aver assistito alla presentazione dei quattro business angel finalisti Marco De Guzzis, Elena Paola Lanati, Roberto Marsella e Silvia Pugi.
Il premio è il riconoscimento per aver investito su startup e innovazione
La missione di Marsella, attualmente head of private assets all’interno di un gruppo assicurativo europeo, è far crescere le imprese, creare lavoro e lasciare un impatto positivo, aiutando le startup a trovare la loro strada. Marsella ha effettuato oltre 46 investimenti negli ultimi 10 anni, 12 exit e tre società quotate. Tra i principali investimenti Dove Vivo, Caracol, ReeVo, Philogen, Deus Technology, Bandyer, Woom Italia, Talent Garden.
I 7,5 milioni di euro che il Barcellona ha pagato a José María Enríquez Negreira, ex vicepresidente degli arbitri in Spagna, dal 2001 al 2018, costituiscono un reato. È quanto sostiene Joaquín Aguirre, il giudice istruttore del Tribunale Numero 1 della città catalana, ??che ha accusato il club di corruzione. Lo riporta il quotidiano sportivo Marca, citando ulteriori fonti locali. Accusati anche gli ex presidenti blaugrana Josep Maria Bartomeu e Sandro Rosell, oltre allo stesso Negreira e suo figlio. «Il reato si consuma una volta effettuato il pagamento, indipendentemente dal fatto che sia dimostrata la corruzione sistemica», ha spiegato il giudice. «Il Barcellona ha usato una nuova forma di remunerazione illegittima». Intanto la Guardia Civil ha perquisito nella mattina del 28 settembre gli uffici del Comitato Tecnico degli Arbitri, di cui Negreira fu vicepresidente, presso la Federcalcio spagnola. Non è stato effettuato alcun arresto.
La Guardia Civil registra, por sorpresa, la sede del Comité Técnico de Árbitros por el ‘Caso Negreira’
Barcellona sotto accusa, cosa rischia il club in Spagna ed Europa
Per quanto riguarda il futuro del club, gli scenari sono molto diversi tra Europa e Spagna. Il 23 marzo scorso infatti l’Uefa aveva aperto un’indagine per una «potenziale violazione», poi sospesa a luglio, permettendo di fatto al Barcellona di partecipare alla Champions League 2023-24. Se dovessero emergere tuttavia nuovi elementi, è possibile un’esclusione da tutte le competizioni europee per la stagione successiva. Il club poi, indipendentemente dalla responsabilità di Rosell e Bartomeu, potrebbe andare incontro a una multa pari al triplo del valore del beneficio. Per quanto riguarda invece la Liga, è ormai tutto andato in prescrizione in quanto sono passati più di tre anni dall’ultimo versamento. Impossibile dunque intervenire per ribaltare i successi della squadra nel massimo campionato spagnolo.
La bandiera del Barcellona fuori dallo stadio Camp Nou (Getty Images).
Dal 2001 al 2018 in Spagna il Barcellona ha fatto incetta di trofei, soprattutto durante la gestione di Pep Guardiola e Luis Enrique. Nel palmares del club balugrana infatti nove Liga, vinta per tre anni di fila dal 2008 al 2011. Sei invece le Coppe del Re, tra cui i quattro successi consecutivi dal 2014 al 2018. Spazio anche per otto delle 14 Supercoppe spagnole totali. A livello internazionale invece i catalani hanno sollevato quattro volte la Champions League, oltre a tre Supercoppe Uefa e altrettanti Mondiali per club.
L’autoproclamata repubblica separatista del Nagorno Karabakh, tramite decreto emesso dal leader dell’enclave Samvel Chakhramanian, ha annunciato che scioglierà tutte le sue istituzioni a partire dal primo gennaio 2024 e che di conseguenza la Repubblica dell’Artsakh «cesserà di esistere».
Sono 65 mila le persone fuggite dal Nagorno Karabakh
Nel decreto viene sottolineato che una volta conosciute le condizioni per il ritorno della regione sotto il controllo azero, gli abitanti e i rifugiati armeni potranno «prendere individualmente la decisione di rimanere o tornare nel Nagorno Karabakh». Circa 65 mila persone (la metà dei circa 120 mila che vivevano nell’enclave) sono fuggite nel giro di pochi giorni per paura di essere presa di mira dalla repressione azera, nonostante le promesse di Baku di rispettarne i diritti. L’Armenia, che ha sostenuto il territorio per decenni, questa volta non è intervenuta militarmente, aprendo la strada alla reintegrazione della regione nell’Azerbaigian, avvenuta nel giro di 24 ore dopo l’offensiva lampo azera.
Sfollati armeni in fuga dal Nagorno Karabakh (Ansa).
Per il premier armeno è in corso «un atto di pulizia etnica»
«L’analisi della situazione mostra che nei prossimi giorni non ci sarà più alcun armeno nel Nagorno Karabakh. Questo è un atto di pulizia etnica», ha affermato il premier armeno Nikol Pashinyan parlando dell’esodo di massa dei profughi dell’Artsakh. Baku ha aperto l’unica strada che collega l’enclave all’Armenia quattro giorni dopo la capitolazione dei separatisti. Intanto, un tribunale azero ha ordinato l’arresto dell’ex premier dei separatisti del Nagorno Karabakh, Ruben Vardanyan, accusandolo di finanziamento del terrorismo, creazione di gruppi o gruppi armati illegali e attraversamento illegale del confine. Vardanyan rischia fino a 14 anni di reclusione.
Una dozzina di persone, tutti appartenenti al movimento ambientalista di Ultima generazione, rischiano di finire sotto processo per una serie di blitz messi in atto negli ultimi mesi sul Grande raccordo anulare e sulla tangenziale, a Roma, durante i quali hanno tentato di bloccare il traffico, provocando disagi e in alcuni casi la reazione degli automobilisti.
Il pm Francesco Minisci ha proceduto alla chiusura di una serie di fascicoli di indagine in cui si contesta il reato di interruzione di pubblico servizio. I blocchi stradali erano stati organizzati per chiedere la giustizia climatica.
Sulla gestione delle crisi migratorie serve una «soluzione migliore» in Ue, «dobbiamo avere norme chiare alle frontiere esterne in modo da evitare immagini come quelle di Lampedusa». Lo ha detto il ministro degli Interni austriaco, Gerhard Karner, arrivando Consiglio Ue Affari interni a Bruxelles. Lo scorso 17 settembre, era stata Ursula Von der Leyen ad auspicare una soluzione europea rispetto ai tantissimi problemi legati ai flussi migratori che hanno colpito Lampedusa, soprattutto nel corso di quest’ultima estate.
Karner: «Rendere i confini esterni dell’Ue più sicuri»
Karner nel corso del suo intervento ha continuato: «Abbiamo visto le immagini di Lampedusa e quanto è grande la pressione migratoria sull’Europa». «Dobbiamo lavorare duro e intensamente sul nostro Patto sulla migrazione, compiere ulteriori passi e dargli vita, questo è ciò con cui ci battiamo oggi», ha evidenziato Karner, chiedendo di «rendere i confini esterni dell’Ue più sicuri».
Sono iniziate a Palermo le riprese di Here Now, il nuovo film di Gabriele Muccino scritto dallo stesso regista e da Paolo Costella. Il cast è composto da Elena Kampouris, Saul Nanni, Lorenzo Richelmy, Enrico Inserra, Francesco Garilli e Ruby Kammer.
La trama di Here now
Here now, qui e ora, è la storia di Sophie, una ragazza americana di 20 anni in viaggio in Italia con la sorella. Pronta per tornare in California, durante il suo ultimo giorno di vacanza in Sicilia incontra un ragazzo di nome Giulio e la sua comitiva, con cui trascorrerà la notte più imprevedibile, folle, sconvolgente, entusiasmante romantica e terrificante della sua vita. 24 ore dopo il suo arrivo a Palermo, nulla sarà mai più come prima. Il film, prodotto da Lotus Production, una società Leone Film Group con Rai Cinema, uscirà nelle sale cinematografiche prossimamente distribuito da 01 Distribution.