Cosa rischia l’Europa con un eventuale ritorno di Trump alla Casa Bianca

Mentre Joe Biden si appresta a entrare nell’ultimo anno del suo mandato, si fa sempre più concreta la possibilità che a succedergli sia il suo predecessore. Donald Trump è infatti saldamente in testa ai sondaggi, sia per quanto riguarda le primarie repubblicane, sia per l’eventuale sfida presidenziale con “Sleepy Joe” (se si votasse oggi Trump incasserebbe il 51 per cento dei consensi). È così sicuro del suo vantaggi che ha persino snobbato il secondo dibattito dei candidati repubblicani. A fine agosto aveva preferito farsi intervistare dall’ex conduttore di Fox News Tucker Carlson, mentre il 27 settembre ha tenuto un comizio davanti agli operai in sciopero a Detroit. Certo è che un suo eventuale ritorno alla Casa Bianca spaventa e scoraggia molti elettori Usa, e non solo dem (anche se nemmeno la permanenza dell’attuale inquilino, va detto, scalda granché), ma non sarebbero solo gli americani a dover fare i conti con un Trump-bis. Si tratta di una questione, infatti, che riguarda anche l’Europa.

Perché il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca sarebbe un problema per l'Unione europea e anche per la Nato.
Donald Trump (Getty Images).

Trump non ama l’Ue e sogna gli Stati Uniti fuori dalla Nato

Come evidenzia Politico, Biden si è rivelato uno dei presidenti degli Stati Uniti più europeisti di sempre. E, almeno politicamente, ha contribuito a scacciare i cattivi ricordi dell’era Trump, protagonista durante il suo mandato di continui attacchi al Vecchio Continente. Nell’estate del 2018, il tycoon attaccò le politiche commerciali europee, definendo l’Ue «nemica degli Stati Uniti». In precedenza, a gennaio del 2016, in piena campagna elettorale, aveva definito Bruxelles «un inferno». Non solo. Prima, durante e dopo la presidenza, The Donald ha addirittura ipotizzato l’uscita degli Usa dalla Nato, che da 74 anni garantisce la sicurezza del Vecchio Continente. Se Trump tornasse alla Casa Bianca, l’Europa si ritroverebbe inoltre a fare i conti con una versione hardcore del tycoon. Il timore più concreto riguarda l’Ucraina. È verosimile che Trump voglia concludere un “accordo di pace” unilaterale con la Russia di Vladimir Putin bypassando sia l’Ue sia Kyiv. D’altra parte, lo ha detto in più di un’occasione, si considera l’unico in grado di «evitare la Terza guerra mondiale» e di fermare in conflitto «in un giorno». Una mossa del genere non solo toglierebbe il terreno sotto ai piedi agli ucraini, che si troverebbero costretti a cedere una buona parte del loro territorio a Mosca, ma sarebbe uno schiaffo alle potenze europee che fin dal primo momento hanno sostenuto Kyiv. Le conseguenze sulla Nato poi sarebbero pesantissime. Se Washington abbandonasse l’Alleanza, si aprirebbe la corsa per una nuova leadership. Senza contare che membri come la Polonia sono tradizionalmente più in sintonia con Washington che con Bruxelles. Uno scenario quasi distopico, ma con Trump alla Casa Bianca sarebbe comunque all’ordine del giorno o usato come arma di ricatto.

Perché il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca sarebbe un problema per l'Unione europea e anche per la Nato.
Joe Biden e Volodymyr Zelensky (Getty Images).

Trump-bis: chi non vede l’ora e chi invece teme il suo ritorno 

Non tutti da questa parte dell’Atlantico temono il ritorno di Trump. Sicuramente non Viktor Orbán, fermamente convinto che Donald sia l’uomo che può «salvare il mondo occidentale» ponendo fine alla guerra in Ucraina. Anche i membri del PiS polacco, attualmente al governo, sarebbe felici del suo ritorno alla Casa Bianca. «La nostra esperienza con Trump è stata positiva», ha detto a Politico l’europarlamentare Jacek Saryusz-Wolski. «Con lui è aumentata la presenza delle truppe americane in Polonia». Di tutt’altro avviso l’ex presidente francese François Hollande. «In una democrazia c’è sempre il rischio che possa essere eletto il candidato peggiore», ha spiegato il socialista. Per cui «dobbiamo prepararci al fatto che Stati Uniti prendano le distanze dagli affari europei e al possibile disfacimento dell’alleanza transatlantica». Il Trump-bis sarebbe particolarmente indigesto anche alla Germania, frequente bersaglio dei suoi attacchi passati. Meglio dunque prepararsi al peggio. L’ex ministro Norbert Röttgen ha dichiarato che per Berlino è di fondamentale importanza non escludere un Trump bis per non farsi trovare impreparati come successo ai tempi del cancellierato di Angela Merkel. Per questo, il parlamentare della Cdu insiste affinché gli Stati Ue collaborino per sviluppare una politica di difesa indipendente dall’ombrello Nato e Usa.

Perché il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca sarebbe un problema per l'Unione europea e anche per la Nato.
Merchandising trumpista (Getty Images).

La vittoria alle primarie è scontata, quella contro Biden quasi

L’ultimo sondaggio nazionale, condotto dalla Abc, ha scattato una fotografia inequivocabile: se si votasse oggi per la Casa Bianca, Trump otterrebbe il 51 per cento dei voti contro il 42 per cento di Biden. Scivolato su temi scottanti come economia e immigrazione, a cui vanno aggiunti il malcontento per gli aiuti senza fine all’Ucraina e i dubbi (anche tra i democratici) sulla sua età avanzata, l’attuale presidente sta perdendo sempre più terreno. The Donald è pronto a tornare al 1600 di Pennsylvania Avenue e le primarie repubblicane dovrebbero rivelarsi una formalità. Il popolo conservatore è infatti ampiamente dalla sua parte. Secondo un sondaggio Cbs-YouGov, Trump raccoglie il 62 per cento delle preferenze tra gli elettori repubblicani contro il per cento di Ron DeSantis, il suo rivale più accreditato. Staccatissimi gli altri. Pressoché identici i risultati di un’indagine condotta dal Wall Street Journal: in testa con il 60 per cento delle preferenze tra gli elettori del Grand old party. Va da sé che la maggior parte degli intervistati lo ritiene vittima di una persecuzione politica.

Perché il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca sarebbe un problema per l'Unione europea e anche per la Nato.
Il dibattito televisivo tra i candidati repubblicani (Getty Images).

Dibattito tv di nuovo snobbato: l’arringa di Detroit

Troppo deboli i rivali per la leadership dell’Elefantino. DeSantis, per anni ritenuto il delfino del tycoon, nel corso del secondo dibattito tv lo ha attaccato, punzecchiandolo la sua assenza e accusandolo di aver aggiunto al debito 7.800 miliardi, preparando il terreno all’inflazione. L’ex governatore del New Jersey Chris Christie lo ha chiamato “Donald Duck”, accostandolo al poco coraggioso Paperino. Stilettate sono arrivate anche dall’ex vicepresidente Mike Pence e dall’ex governatrice della Carolina del Sud Nikki Haley, secondo cui una vittoria della Russia in Ucraina equivarrebbe a una vittoria della Cina. Il secondo dibattito tv tra candidati presidenziali repubblicani è stato definito «una barzelletta» da Alayna Treene, consigliera di Trump. Che nel corso della serata era in tutt’altre faccende affaccendato. Nell’arringa di un’ora agli operai dell’automotive riuniti in un capannone a Detroit, il tycoon ha ribadito il suo appoggio alla working class e attaccato Biden, «il presidente più corrotto e incompetente della storia americana», accusandolo di essersi presentato a un picchetto sindacale solo per farsi vedere, ma «senza sapere cosa stava dicendo e dov’era». Nemmeno iniziata e già archiviata la sfida delle primarie, The Donald è proiettato verso quella per la Casa Bianca. E l’Europa si sta preparando.

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