Emergenza sangue in Sardegna: meno 10 mila sacche rispetto al 2022

«Gli ospedali d’estate non chiudono, le sale operatorie non chiudono, i trapianti si fanno, i pazienti anemici cronici continuano ad aver bisogno di trasfusioni: ecco perché è importante che le riserve di sangue negli ospedali siano sempre presenti». L’appello arriva dal presidente dell’Avis Sardegna, Vincenzo Dore, e dal direttore sanitario dell’Avis regionale, Marino Argiolas, che hanno fatto il punto sull’emergenza sangue nell’Isola. Il 2023 conta, ad oggi, 30.579 unità prodotte, contro le 40.543 del 2022: l’associazione ha rilevato quindi una diminuzione di donazioni del 2,4 per cento, pari a 964 unità, ma a fronte di un aumento della richiesta del 3,3 per cento quest’anno, ossia 1662 sacche trasfuse in più.

Dore: «Ospedali costantemente in affanno»

«Rispetto al numero di abitanti», ha spiegato Argiolas, «la Sardegna è la regione che in Italia produce più sangue. Noi produciamo 51 unità per mille abitanti e questo dato dimostra che il sistema associativo funziona ed è in grado di rispondere alle emergenze anche con il minimo di tempo a disposizione sul fronte organizzativo. Il nostro problema maggiore, però, è che noi trasfondiamo molto di più rispetto alle altre regioni». Inoltre «Nel periodo estivo», ha aggiunto Dore, «la popolazione in Sardegna aumenta considerevolmente e al contempo le donazioni di sangue subiscono un calo fisiologico dovuto alle partenze per le ferie. Sono tantissime le richieste di sangue che ci arrivano dagli ospedali costantemente in affanno. Alcuni interventi chirurgici sono saltati, così come qualche trasfusione».

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