Nel 2023 le imprese mostrano una propensione all’assunzione più elevata rispetto all’anno precedente, ma riscontrano difficoltà nel reperire lavoratori con le competenze richieste. Il Bollettino annuale 2023 del Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, fornisce uno sguardo approfondito sulla situazione. Il report evidenzia che le aziende hanno programmato oltre 5,5 milioni di assunzioni nel 2023, sia con contratti a tempo indeterminato sia determinato, registrando un aumento di 330 mila unità rispetto al 2022 (+6,4 per cento) e quasi 894 mila rispetto al 2019 (+19,4 per cento). Tuttavia, il problema per i datori di lavoro è il cosiddetto mismatch, ovvero il disallineamento tra domanda e offerta.
Tra gli “introvabili” spiccano ingegneri e operatori sanitari
Analizzando i settori, si osserva che la filiera del turismo guida le assunzioni con oltre un milione e 100 mila contratti previsti (+160 mila rispetto al 2022 e +291 mila rispetto al 2019), seguita dal commercio con quasi 749 mila contratti (+77 mila e +59 mila rispettivamente), dalle costruzioni (+40 mila e +177 mila, per un totale di 549 mila assunzioni) e dalle industrie manifatturiere (con 957 mila entrate, +22 mila sul 2022 e +103 mila sul 2019). Si registra, però, una quota di criticità del 60,3 per cento per gli operai specializzati. Tra le figure professionali introvabili spiccano gli ingegneri (con un 80,7 per cento di criticità su quasi 5 mila assunzioni programmate), le professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche (all’80,3 per cento su 42 mila ricerche delle imprese) e i tecnici delle costruzioni civili (con il 79,3 per cento di difficoltà rispetto alle oltre 8 mila assunzioni).
Le difficoltà di reperimento più significative al Nord-Est
La richiesta è elevata, ma la disponibilità di lavoratori è limitata per varie ragioni, dalle dinamiche demografiche ai salari contenuti, dalla formazione inadeguata alle prospettive di carriera più favorevoli (non solo in termini salariali) all’estero. Si legge nel report: «Le difficoltà di reperimento più significative si registrano nell’area del Nord-Est (50,4 per cento). Prossime al valore medio le criticità che emergono nel Nord-Ovest (al 45,9 per cento), mentre i dati sono più contenuti per il Centro (43,2 per cento) e per il Sud e Isole (40,9 per cento). Tutte le aree condividono comunque difficoltà di reperimento in aumento rispetto al 2022».
A partire da venerdì 1 dicembre 2023, Google inizierà ad eliminare gli account inattivi da almeno due anni. Come riporta la Cnn, l’azienda ha annunciato la nuova politica a maggio, affermando che è intesa principalmente a prevenire i rischi per la sicurezza. Gli account più vecchi, infatti, hanno maggiori probabilità di fare affidamento su password riciclate e sono meno propensi a impiegare misure come la verifica in due passaggi, rendendoli più vulnerabili a problemi come phishing, attacchi informatici e spam.
Il piano graduale di Google
Google sta inviando avvisi agli utenti interessati già da agosto e, con un approccio graduale, i primi account ad essere eliminati saranno quelli creati e mai più visitati. Per mantenere un indirizzo attivo, invece, è sufficiente accedere all’account o a qualsiasi servizio Google almeno una volta ogni due anni e per esempio leggere un’e-mail, guardare un video o eseguire una singola ricerca. Oren Koren, cofondatore della società di sicurezza informatica Verit, ha così risposto alla Cnn sul tema: «Rimuovendo in modo proattivo questi account, Google riduce efficacemente la superficie di attacco a disposizione dei criminali informatici. Questa azione di Google esemplifica una tendenza più ampia nel settore, ossia adottare misure preventive per rafforzare il panorama generale della sicurezza digitale».
E ultimo, nel campo che fu largo e oggi è semplicemente in cerca d’autore, arrivò Nichi Vendola. Anche se si tratta più di un ritorno che di un arrivo, l’ex governatore della Puglia, fresco di elezione per acclamazione a presidente di Sinistra italiana, si riaffaccia sulla scena politica. Sono bastate quattro parole con cui l’ex leader di Sel, in una intervista a Repubblica, ha sintetizzato cosa serve a sinistra e cioè una «connessione sentimentale col popolo» che subito sono riaffiorate alla mente le famose ‘Fabbriche di Nichi’, spazi di partecipazione aperta che proliferarono nel 2010, se ne contavano oltre 600 in tutta Italia, e che sembravano dover gettare le basi di un progetto nazionale. Salvo poi dissolversi insieme con le speranze di chi aveva visto in Vendola un futuro federatore. Per carità, Vendola ha detto chiaramente che non ha intenzione di candidarsi alle Europee, ma dietro quel «sento forte il richiamo della foresta» è lecito pensare ci sia qualcosa che bolle in pentola. Del resto, nell’intervista non ha lesinato frecciate ai due principali partiti di opposizione, il Pd e Il M5s. «Con un cartello elettorale sulla paura del fascismo non si fa molta strada», ha detto. E ogni riferimento alla scorsa campagna elettorale di Enrico Letta non è casuale. Al leader M5s Giuseppe Conte invece ha riservato la definizione di «progressista moderato» o «populista di centro». E non si sa cosa sia peggio, vista dal suo pinto di vista.
Nel centrosinistra i federatori non mancano: manca qualcosa da federare
Comunque sia, la verità è che oggi come oggi di federatori ce ne sarebbero anche, senza nulla da federare però. Manca la materia prima. Con Giorgia Meloni che, dall’altra metà campo, ringrazia e augura lunga vita a questa opposizione. A parte la contesa tra Conte ed Elly Schlein per guadagnare il posto al sole della leadership di una coalizione di centrosinistra, infatti, la lista di papabili guide di un ipotetico campo largo si allunga. E così vale per i federatori, chissà, forse a loro insaputa.
Le battaglie politiche di Landini preoccupano sua Pd sia M5s
È il caso, per esempio, del segretario della Cgil Maurizio Landini che, grazie al ministro Matteo Salvini, ha trasformato lo sciopero nazionale del 17 novembre scorso in uno scontro tutto politico, spostandosi quindi su un terreno che non dovrebbe essere il suo, ma di Conte e Schlein. Non a caso, i due leader politici, come raccontano dagli interna corporis del Pd e del M5s, ne osservano e temono le mosse. E così, fatta eccezione per quest’ultima protesta nazionale, fanno a gara per presenziare alle sue iniziative di piazza, da un lato per presidiare i rispettivi spazi e dall’altro per accrescere i consensi. «Tra i due litiganti, il terzo gode», la mette così tra il serio e il faceto una autorevole fonte dem. Aggiungendo: «Vedremo cosa accadrà dopo le Europee sia in casa Pd che in casa M5s. Del resto anche Susanna Camusso guidava la Cgil e ora è nel Pd. E che dire di Sergio Cofferati? Dopo la sua manifestazione del 2002 a Circo Massimo a Roma, quella sì oceanica a difesa dell’articolo 18, le porte della politica per lui si sono spalancate…».
Dopo le Europee potrebbe aver fine la sfida tra Schlein e Conte per la leadership
Le Europee, appunto. Dopo la tornata elettorale di giugno, potrebbe aver fine la sfida Pd-M5s proprio sul fronte della leadership. Tra i dem però ci credono poco: «Già oggi è una competizione che non ha motivo di esistere, visto che il Pd è il primo partito d’opposizione». È vero, ma è vero pure che c’è un ex presidente del Consiglio che difficilmente riuscirebbe ad accettare un ruolo da comprimario. Tra l’altro proprio dopo essere stato acclamato dagli stessi dem – parliamo di esponenti di peso quali il deus ex machina Goffredo Bettini e l’ex segretario Nicola Zingaretti – come il futuro federatore. «Ma era un altro contesto, le cose cambiano», ribattono con Lettera43 in casa Pd. Una obiezione respinta al mittente dai pentastellati che si fanno forti dei sondaggi e parlano di «partita aperta». Insomma, fino alle elezioni il motto sarà «ognuno per sé». E vedremo se sarà lo stesso anche dopo il voto. Come preconizza un esponente Pd di vecchia data dietro garanzia di anonimato «perché ci sia un federatore dovrebbe esserci una cultura coalizionale che oggi manca». «Nel ‘95 i Ds costruirono le condizioni perché Romano Prodi, di certo non un diessino, fosse il federatore di un’area ampia e il candidato premier. Una generosità che oggi, pur volendo, il Pd non potrebbe avere perché manca la condizione di base e cioè, appunto, una cultura di coalizione». Altro discorso se le Europee si rivelassero una débâcle per Schlein e Conte. In quel caso, forse, si potrebbe costruire un percorso puntando su Vendola o su Landini? «Un federatore», risponde tranchant, «è riconosciuto perché di comune accordo gli si attribuisce un ruolo e non perché il leader del momento fallisce. Non funziona così. Col chiodo schiaccia chiodo non si fa strada e, soprattutto, non si scalza la destra».
Altri due giorni di tregua a Gaza, ma tre ordigni sono esplosi nel nord della Striscia in prossimità delle forze israeliane, «in contrasto con le intese per il cessate il fuoco», come riferisce il portavoce militare dell’esercito di Tel Aviv. In uno di questi episodi è stato aperto il fuoco contro i soldati, che hanno risposto all’attacco. Alcuni dei militari sono rimasti feriti in modo non grave. Diversa la versione dei fatti di Hamas. «In seguito a una palese violazione da parte di Israele dell’accordo di cessate il fuoco nel nord della Striscia di Gaza è avvenuta una frizione tattica». I combattenti palestinesi, insomma, avrebbero risposto ai militari dello Stato ebraico. «Facciamo appello ai mediatori affinché premano su Israele per il rispetto di tutte le intese, in terra e in cielo». L’incidente è avvenuto mentre si attende un nuovo rilascio di ostaggi israeliani, dieci, in cambio della liberazione di 30 prigionieri palestinesi.
Over the last hour, 3 explosive devices were detonated adjacent to IDF troops in 2 different locations in northern Gaza, violating the framework of the operational pause.
In one of the locations, terrorists also opened fire at the troops, who responded with fire. A number of…
I capi di Mossad e Cia in Qatar per una proroga della tregua
Il capo del Mossad David Barnea è a Doha per colloqui con il direttore della Cia Bill Burns e con alti funzionari del Qatar. L’obiettivo del capo della Cia, secondo i media Usa, è mediare un più ampio accordo tra Israele e Hamas per allungare la tregua, allargandola al rilascio anche di uomini e militari. Burns sta premendo inoltre per l’immediata liberazione degli ostaggi americani, stimati in un numero tra 8 e 9. Israele però non sarebbe disposto ad ampliare la tregua oltre domenica 3 dicembre, per un totale di 10 giorni. Lo scrive Haaretz citando un funzionario a conoscenza dei colloqui in corso.
Scontri in Cisgiordania, uccisi tre palestinesi
Tre palestinesi sono rimasti uccisi in Cisgiordania in scontri con i soldati israeliani. Salgono così a 242 i palestinesi morti in Cisgiordania dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas lo scorso 7 ottobre.
Dall’Italia aiuti in Egitto per i civili in fuga da Gaza
L’Italia risponde alla richiesta di intervento, avanzata dall’Egitto, per far fronte all’assistenza dei profughi civili in arrivo da Gaza. La richiesta è arrivata per il tramite del Meccanismo europeo di protezione civile che, fin da subito, si è attivato per supportare le autorità locali nella gestione dell’emergenza umanitaria e per coordinare gli aiuti degli Stati membri. Il Dipartimento della Protezione Civile, d’intesa con il ministero degli Esteri, coordinerà, attraverso la Centrale remota per le operazioni di soccorso sanitario, la raccolta del materiale sanitario che successivamente sarà inviato in Egitto.
Riaperta l’unità di dialisi dell’ospedale al-Shifa
Il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, afferma che l’unità di dialisi dell’ospedale al-Shifa è stata riaperta e sta ricevendo pazienti.
Riad si è aggiudicata l’Expo 2030. La capitale dell’Arabia Saudita ospiterà l’esposizione mondiale, dopo aver battuto la concorrenza di Busan, metropoli della Corea del Sud, e Roma, che arriva terza. La città araba vince così al primo turno, superando la soglia minima dei 120 voti necessari sotto la quale si sarebbe andati al ballottaggio. L’obiettivo dell’Italia, alla vigilia, era proprio questo: evitare il terzo posto e sperare in una nuova votazione. Ma Roma ha conquistato appena 17 voti, superata anche dalla sudcoreana Busan, che ne ha ricevuti 29, e nettamente dietro alla vincitrice Riad, che ne ha avuti 119.
Gualtieri, Angelilli e Abodi a Parigi
A rappresentare Roma a Parigi sono stati il sindaco Roberto Gualtieri, la vicegovernatrice del Lazio Roberta Angelilli e il ministro per lo Sport, Andrea Abodi.
Ceneredi Lazza è il brano più ascoltato su Apple Music nel 2023. La canzone, che gli è valso il secondo posto al Festival di Sanremo, ha conquistato la vetta del podio nel nostro Paese sulla piattaforma streaming. «È stato un anno che difficilmente dimenticherò», ha dichiarato l’artista a Billboard Italia. «Ringrazio tutte le persone che sostengono la mia musica e che hanno reso la canzone la più streammata di Apple». Al secondo posto c’è invece Quevedo: Bzrp Music Sessions, Vol. 52dei produttori che hanno lavorato anche con Shakira. Sul gradino più basso del podio invece Gelosa, collaborazione di Finesse, Shiva, Guè Pequeno e Sfera Ebbasta. In Top 10 tanti brani del Festival di Sanremo e tracce del rap italiano.
Apple Music, la Top 10 delle canzoni più ascoltate in Italia e nel mondo
Ai piedi del podio italiano di Apple Music si è invece piazzato il brano vincitore all’Ariston Due vite di Marco Mengoni. Dalla rassegna della canzone italiana arrivano poi Supereroi di Mr. Rain al quinto posto e Tango di Tananai, che si è piazzato settimo. Nel mezzo Vetri neri, la nuova hit di Anna con la collaborazione di Capo Plaza e Ava. Geolier è l’unico artista ad avere due brani nelle prime 10 posizioni con Chiagne, un featuring con Lazza e Takagi & Ketra, e X Caso incisa con Sfera, rispettivamente all’ottavo e nono posto. Solamente decima Mon Amour di Annalisa, quattro volte Disco di platino.
Quanto alla Top 10 mondiale di Apple Music, sorprendentemente non domina Taylor Swift. Pur avendo ottenuto il riconoscimento di artista dell’anno della piattaforma, consolidando il recente successo anche ai Billboard Music Awards, la popstar di West Reading si è dovuta accontentare del sesto posto grazie alla sua Anti-Hero dall’album Midnights. In vetta c’è invece Morgan Wallen, cantautore country e rivelazione del 2023, con la sua Last Night. Medaglia d’argento per Flowers di Miley Cyrus, mentre sul gradino più basso del podio si è piazzata SZA con Kill Bill. Quarto posto per Drake e 21 Savage con la loro Rich Flex davanti a Snooze, secondo brano della rapper SZA in classifica. Dopo Taylor Swift invece spazio al J-Pop degli Yoasobi con Idol e a Chris Brown con Under the Influence. Completano la Top 10 Metro Boomin, The Weeknd e 21 Savage con Creepin’ e Official Hige Dandism con Subtitle.
La classifica di Shazam, i Bzrp battono i The Kolors
Oltre alla classifica di Apple Music, è disponibile anche la Top 10 di Shazam con i brani più ricercati del 2023 in Italia. In vetta c’è Quevedo: Bzrp Music Sessions, Vol.52, seguito dal tormentone estivo Italodisco dei The Kolors. Terza piazza per Flowers di Miley Cyrus. Solo ottavi i Maneskin con The Loneliest, davanti al duo Mina e Blanco con Un briciolo di allegria. L’artista più shazammato del 2023 è invece Sfera Ebbasta. A livello mondiale, la classifica è dominata da Rema con la sua Calm Down. Sul podio anche Bloody Mary di Lady Gaga, brano del 2011, divenuto virale su TikTok assieme alla serie Netflix Mercoledì.
Da Bobo Tv a Bobo Vieri Talk Show: un passo in teoria breve, che però sta segnando una distanza abissale in termini di ascolti. Quando “dissertava” di calcio insieme agli amici Antonio Cassano, Daniele Adani e Nicola Ventola, l’ex bomber della Nazionale faceva 20 mila spettatori se la serata andava male. Il nuovo format, con ospiti a girare e Vieri nelle vesti di cerimoniere, non sta pagando. E già si parla di flop: durante la diretta della puntata del 27 novembre con Juan Sebastian Veron, David Trezeguet, Alessandro Diamanti e il ct dell’Argentina campione del mondo Lionel Scaloni, il dato degli utenti collegati ha toccato anche quote inferiori ai 4 mila. Insomma, Bobo sembra essersi punito con le sue stesse mani, dopo aver rotto l’alchimia del quartetto di ex giocatori dell’Inter.
Due certezze: il “talk” è stato istituzionalizzato e gli ascolti sono crollati
Dopo la notizia della fine della Bobo Tv si era parlato di uno scherzo di Cassano poco gradito dal padrone di casa, di Adani che aveva deciso di salutare la compagnia insieme all’ex fantasista di Bari vecchia, di problemi legati al vil denaro. Poi, nei giorni successivi allo strappo, Adani, Cassano e Ventola hanno fatto riferimento – in un lungo comunicato – a «metodi non rispettosi» e «poca voglia di condividere il percorso» da parte di un Vieri lesto a stringere, dopo aver «ucciso e sepolto» lo spirito che animava il format, un «fulmineo accordo», con la radio della Lega Serie A. Che, evidentemente, era già pronto e solo da firmare. In tutto questo marasma, le certezze sono due: il “talk” è stato istituzionalizzato e gli ascolti sono crollati. In totale le visualizzazioni del 27 novembre sono state 60 mila, a fronte delle 212 mila dell’ultima puntata in cui erano ancora presenti i tre “esuli”. La seconda puntata, tra l’altro, ha raccolto meno della metà degli spettatori di quella di debutto, andata in onda prima della sosta per le nazionali.
Dal 13 novembre Vieri va in onda su Radio TV Serie A con Rds
Da lunedì 13 novembre il Bobo Vieri Talk Show è sbarcato sulla prima emittente radio-visiva di una Lega calcistica in Europa, ovvero Radio TV Serie A con Rds, andando a formare «un tandem d’attacco che rivoluziona l’intrattenimento calcistico nel nostro Paese attraverso l’utilizzo dei più moderni canali di comunicazione, per raggiungere tutti gli appassionati della competizione più seguita nel panorama sportivo italiano», come si legge sul sito della Lega Serie A. «Con grande piacere accogliamo il nostro ambassador Vieri e la Bobo TV all’interno di Radio TV Serie A con Rds. Questa attività di co-marketing va ad arricchire di un altro importante tassello l’offerta di contenuti esclusivi dedicati ai nostri ascoltatori, a dimostrazione che continua il percorso di crescita della Lega Serie A in una media company in grado di intrattenere tifosi di tutte le età», aveva dichiarato Luigi De Siervo, dal 2018 amministratore delegato della Lega Serie A.
Al programma, house organ del calcio italiano, ora manca la garra
Ma la Bobo Tv, ops il Bobo Vieri Talk Show, come house organ della Lega Serie A ha già il sapore amaro del fallimento. All’indomani della prima trasmissione del programma di Vieri senza di lui (e Cassano e Ventola), Adani aveva pubblicato una storia sui social, pronunciando parole dal sapore della rivalsa: «Buongiorno a tutti, cosa dite: rimettiamo il calcio vero al centro di tutto. Io direi che è meglio», aveva detto l’ex difensore oggi opinionista della Domenica Sportiva. Al programma del suo (ex?) amico Bobo, verrebbe da dire citando proprio il “vate” Lele, manca la garra (charrúa, ma anche no). In ogni caso, viva el futbol.
I soccorritori indiani hanno recuperato in sicurezza tutti i 41lavoratori che erano rimasti bloccati in un tunnel stradale himalayano crollato. Per liberarli è stata necessaria dopo una maratona di operazioni ingegneristiche durata 17 giorni, ha detto in una nota il ministro dei Trasporti stradali Nitin Gadkari. «Sono completamente sollevato e felice che i 41 lavoratori intrappolati nel crollo del tunnel Silkyara siano stati salvati con successo», ha detto il ministro, precisando che «si è trattato di uno sforzo ben coordinato da parte di più agenzie, che ha segnato una delle operazioni di salvataggio più significative degli ultimi anni».
Tangenti per evitare il fronte ucraino. In ogni modo: comprandosi ‘ferite’, permessi, o addirittura l’esclusione da determinate operazioni. Come rivelato da Novaya Gazeta Europe, è ciò che accade nell’esercito russo, o almeno in certi reparti. A svelare il giro di mazzette è stata la madre di un ex detenuto partito per l’Ucraina nell’aprile 2023 e arruolato nel battaglione Tempesta Z, tra le unità d’assalto più dure delle forze armate di Mosca, una sorta di colonia penale per ex prigionieri, e dove finisce chi si è rifiutato di eseguire un ordine o è stato sorpreso a consumare alcolici.
«Più è alto il grado, più alta è la mazzetta»
La donna ha consegnato ai giornalisti un messaggio vocale in cui il figlio raccontava come la sua squadra fosse ferma da sei mesi senza partecipare a battaglie grazie a «tangenti milionarie». Per «regali a fottuti generali, capi, perché più si va avanti, più monta l’indignazione per il fatto che il battaglione è stato fermo per sei mesi», ha ammesso il soldato, specificando che «più alto è il grado, più alta è la mazzetta». Non solo. Secondo quanto raccontato, gli ex detenuti reclutati venivano sottopagati: 100 mila rubli (poco più di 1.000 euro) al mese invece dei 200 mila promessi, ed erano costretti ad acquistare autonomamente attrezzature come generatori, benzina e apparecchiature per le comunicazioni.
Il tariffario per evitare il fronte tra permessi, ricoveri e trasferimenti
Dichiarazioni confermate da un ufficiale russo delle unità di fucilieri motorizzati che ha fornito anche un tariffario. Una ferita con ricovero ospedaliero costa dai 10 mila ai 50 mila dollari, a seconda del grado del militare e dalla zona del fronte in cui si trova. I permessi costano dai 5 ai 10 mila dollari mentre il trasferimento da un settore a un altro del fronte o per una rotazione anticipata si arrivano a pagare dai 500 ai 3 mila dollari. L’ufficiale ha ricordato anche che i militari feriti hanno diritto a un risarcimento statale di 3 milioni di rubli (più di 30 mila euro), e questo vale anche per chi la ferita non se l’è procurata in battaglia ma l’ha pagata a un ufficiale. In altre parole i soldi pagati in mazzette rientrano sotto forma di pagamenti statali.Lo stesso meccanismo era stato descritto lo scorso ottobre dal sito Important Stories. I soldati mobilitati e a contratto riuscivano a non partire per il fronte dietro pagamento di tangenti dai 10 mila (100 euro) ai 400 mila rubli (poco più di 4 mila euro).
Una donna di 39 anni è stata accoltellata dal marito nella sua casa in via Mandorli a Rozzano, Milano. L’episodio, verificatosi nella serata del 27 novembre intorno alle 18.30, si è svolto davanti al figlio di quattro anni della coppia. L’uomo è stato arrestato e, ora, dovrà rispondere dell’accusa di tentato omicidio.
La chiamata di aiuto fatta direttamente dalla donna
A chiedere aiuto, dopo l’aggressione con coltello del marito, è stata la stessa vittima che ha chiamato il 118. Sul posto sono arrivati dunque i medici e i paramedici che hanno provveduto a trasportala in codice rosso al pronto soccorso dell’ospedale San Carlo di Milano. La donna è attualmente ricoverata e ha riportato varie ferite alla testa, alle gambe e alle braccia.
L’arresto del marito, un 32enne che lavora come parrucchiere
Oltre ai soccorritori del 118, nella casa di via Mandorli a Rozzano sono giunte anche le forze dell’ordine. I carabinieri della compagnia di Corsico, non appena entrati, hanno ricevuto il coltello utilizzato per l’aggressione direttamente dall’uomo. Si tratta di un ragazzo di 32 anni che lavora come parrucchiere, il quale è stato arrestato e portato prima in caserma e poi nel carcere di San Vittore. Non è chiaro, invece, quale sarà il destino del bambino di quattro anni, figlio della coppia, che ha assistito all’intera scena. Quel che è certo è che i carabinieri si sono presi cura di lui nelle prime ore della vicenda, cercando di distrarlo e conducendolo in un’altra stanza della casa.
La presidente del Consiglio, GiorgiaMeloni, ha incontrato le rappresentanze dei lavoratori a Palazzo Chigi in un vertice governo – sindacati che, però, non avrebbe del tutto convinto Cgil e Uil sulla nuove norme presenti nella legge di Bilancio 2023. Sia Maurizio Landini che Pierpaolo Bombardieri, infatti, al termine dell’incontro hanno ribadito che la manovra continus a essere sbagliata e che, soprattutto, non tenga conto di quanto chiesto dai lavoratori da loro rappresentati.
Le pensioni di vecchiaia
Al centro del dibattito tenutosi al vertice, cui hanno preso parte anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, i due vicepremier e ministri dei Trasporti e degli Esteri MatteoSalvini e AntonioTajani, e la ministra del lavoro, Marina ElviraCalderone, si è discusso soprattutto del tema delle pensioni di vecchiaia. Il governo, stando a quanto detto dalla presidente del Consiglio durante il vertice, sarebbe intenzionato a modificare la norma prevista dall’articolo 33 della Manovra che risulta, attualmente, essere penalizzante sul calcolo delle pensioni. Così Giorgia Meloni durante il vertice: «Stiamo lavorando per modificare la misura nel migliore dei modi, garantendo che non ci sia nessuna penalizzazione per chi si ritira con la pensione di vecchiaia e garantendo che non ci sia nessuna penalizzazione per chi raggiunge al 31.12.2023 i requisiti attualmente previsti. Questo per tutti, non solo per il comparto sanità. Per il comparto sanità si sta valutando un ulteriore meccanismo di tutela in modo da ridurre la penalizzazione all’approssimarsi all’età della pensione di vecchiaia. Faremo del nostro meglio per risolvere e correggere». Il governo si sarebbe dunque impegnato per salvaguardare l’assegno di chi va in pensione con i requisiti di vecchiaia e limitare il taglio per chi cessa di lavorare in anticipo, mantenendo i diritti acquisiti al 31 dicembre 2023.
Per i sindacati la manovra resta sbagliata
Se da un lato c’è il governo che, nella persona di Giorgia Meloni, ha definito il confronto con i sindacati come «franco e costruttivo», dall’altra ci sono i rappresentanti dei lavoratori che continuano a non ritenere sufficiente quanto discusso. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini a margine dell’incontro: «Continua ad essere una manovra sbagliata, il governo non ha cambiato nulla e non ascolta la piazza. Conferma tutte le ragioni dello sciopero perché al di là dell’ascolto, al momento il governo non ha cambiato nulla della manovra». E ancora, sull’articolo 33: «Si è limitato a dire che stanno ragionando». Concorde anche il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri: «Si conferma ancora una volta l’insensibilità alle tante richieste che vengono dalle piazze. Alla domanda se è vero o falso che fanno cassa sulle pensioni, non hanno risposto, come ci aspettavamo».
L’interrogatorio di Filippo Turetta davanti al gip, nella mattinata del 28 novembre, è durato circa mezz’ora. Il 21enne, accusato del femminicidio dell’ex fidanzata, Giulia Cecchettin, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Poi, però, ha scelto anche di rilasciare delle dichiarazioni spontanee. Turetta ha dichiarato: «Sono affranto, dispiaciuto per la tragedia che ho causato. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata. Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera. Fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare. Questa era la mia intenzione. Ora sono molto stanco e non mi sento di aggiungere altro».
L’avvocato: «Turetta ha confermato le ammissioni fatte in Germania»
Dopo l’udienza, l’avvocato del giovane, Giovanni Caruso, non ha risposto all’assalto di giornalisti fuori dal carcere. Il legale ha affermato: «Non risponderò ad alcuna domanda, mi limito semplicemente a questa dichiarazione. Filippo Turetta oggi si è avvalso della facoltà di non rispondere, ha ritenuto doveroso rendere dichiarazioni spontanee con le quali ha sostanzialmente confermato le ammissioni fatte alla polizia tedesca». Poi è tornato all’interno dell’istituto penitenziario ed è rimasto per altre due ore a parlare con il ragazzo. Le ammissioni a cui si riferisce risalgono alla cattura da parte dei poliziotti, a cui ha detto: «Ho ammazzato la mia fidanzata, ho vagato questi giorni perché cercavo di farla finita, ho pensato più volte di andarmi a schiantare contro un ostacolo e più volte mi sono buttato un coltello alla gola, ma non ho avuto il coraggio di farla finita».
L’avvocato di Elena Cecchettin: «C’è aggravante dello stalking»
A parlare è stato invece Nicodemo Gentile, legale di Elena Cecchettin, sorella di Giulia. Per loro il femminicidio è «aggravato dallo stalking, ha dimostrato di essere un “molestatore assillante”, il suo comportamento, come sta emergendo da più elementi da noi già raccolti, è connotato da plurime e reiterate condotte che descrivono fame di possesso. Un assedio psicologico che aveva provocato nella ragazza uno stato di disorientamento e di importante ansia.
La Commissione europea ha approvato una valutazione preliminare positiva sulla quarta rata del Pnrr, accogliendo la richiesta di pagamento dell’Italia per 16,5 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti. Dopo il parere favorevole del Comitato economico e finanziario, per giungere all’erogazione dei fondi la Commissione dovrà adottare la decisione finale sull’erogazione del contributo finanziario.
Meloni: «L’Italia avrà ricevuto entro il 2023 circa 102 miliardi di euro»
Il 22 settembre l’Italia aveva presentato la propria richiesta basata sul raggiungimento delle 21 tappe e dei sette obiettivi stabiliti nella decisione di esecuzione del Consiglio. «Con la loro richiesta, le autorità italiane hanno fornito prove dettagliate ed esaurienti che dimostrano il raggiungimento delle 28 tappe e degli obiettivi», si legge nella nota di Palazzo Berlaymont. «Il pagamento dei 16,5 miliardi di euro è previsto entro la fine di quest’anno. L’Italia avrà ricevuto entro il 2023 circa 102 miliardi di euro, quindi più della metà del Pnrr. L’Italia sarà anche l’unico Stato membro dell’Unione europea ad aver ricevuto il pagamento della quarta rata», ha affermato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un video sui social dopo il via libera dell’esecutivo europeo.
«Non solo mignotta. Pure ladra». Ilary Blasi non perde la sua vocazione di meme vivente nemmeno in Unica, il documentario Netflix in cui si racconta. O meglio, racconta senza filtri, con messaggi e screenshot alla mano, la fine del suo matrimonio con Francesco Totti dopo mesi di articoli di giornale, smentite, Rolex e borsette scomparsi e chi più ne ha più ne metta. Un lungo periodo in cui lei è sempre stata zitta. Memore, forse, dello scivolone della primavera 2022 quando a Verissimo bollava le prime voci sul tradimento del marito come una «figura di merda» dei giornali che ne avevano dato conto. «A riguardarmi sono stata una cretina», ammette ora lei visto che, alcune settimane dopo, arrivò ufficialmente l’annuncio della separazione.
Alla faccia della lotta per l’emancipazione della donna
Unica di certo è solo la versione della conduttrice: del resto l’ex Pupone aveva già ampiamente detto la sua in un’intervista non proprio leggera al Corriere della sera. Si è già detto che alcuni passaggi forse non sono così chiari e approfonditi (d’altronde si tratta di un prodotto che Ilary Blasi ha voluto, non di un’intervista scomoda in diretta sulla tivù generalista, ammesso che ancora se ne facciano). Che tanti dettagli (soprattutto quelli sessuali, sulla conta degli incontri intimi fra i due) si potevano evitare. Che a tratti sembra uno speciale di programmi come Alta infedeltà in onda sui canali Discovery, con un pizzico di Temptation Island senza il falò di confronto. Ma a passare abbastanza sottotraccia sono state alcune accuse che il volto di tante di edizioni dell’Isola dei famosi fa all’ex marito. Certo, Unica è uscito il 24 novembre. Un giorno prima della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Quindi ricamare su alcune richieste, che Totti avrebbe fatto a Blasi, perfette per l’epoca in cui è ambientato il film C’è ancora domani di Paola Cortellesi, avrebbe potuto risultare fuori luogo.
“Se vuoi salvare il matrimonio lascia il tuo lavoro, cancellati dai social e cambia numero"
«Per far sì che io mi possa fidare di te non devi più vedere Alessia (l’amica che ha fatto da tramite alla conduttrice per un caffè con uno sconosciuto, ndr), devi cambiare numero, cancellarti dai social e smettere di lavorare». Queste sarebbero, secondo quanto raccontato in Unica, le condizioni poste dall'”ottavo re di Roma” alla moglie per salvare il matrimonio. Un ricattuccio da patriarcato col marchio di qualità. Al quale poi si aggiunge: «Lui continuava a ripetermi che avevo rovinato tutto: “Per colpa tua. L’hai voluto te”. Io mi sentivo in colpa e mi ci sono sentita per tanto tempo. Quasi lo giustificavo. Lo capivo», racconta Ilary Blasi commossa. Una dinamica che sarà pure un classicone della fine di tante storie, ma che è tossica e manipolatoria. Pur essendo accettata dai più. Soprattutto da chi non la vive sulla propria pelle o appartiene a una generazione per cui queste cose sono la normalità. Non a caso il tassista che in Unica accompagna la protagonista dà candidamente ragione a Totti creando un po’ di disappunto sul volto della conduttrice. Che sdrammatizza consigliando al driver di rimanere concentrato e guardare la strada. Che forse è meglio.
«La stampa era sempre contro di me. Lui è il campione. Io l’ex letterina»
Che Totti sia molto più amato di Ilary Blasi è innegabile. Che ci sia una sorta di timore reverenziale nei suoi confronti l’ha ammesso anche Roberto D’Agostino quando da Mara Venier ha spiegato il motivo per cui i giornali non hanno pubblicato le immagini del calciatore con la nuova compagna Noemi Bocchi fino all’annuncio ufficiale della fine del matrimonio. Un epilogo che probabilmente ha reso la presentatrice ancora più antipatica al pubblico della tivù mainstream (e forse anche ai media). Già il suo essere un po’ caustica e poco empatica la rende molto diversa dai colleghi che conducono programmi simili ai suoi. Poi i Rolex scomparsi, ora il documentario. Lei ne è consapevole: «La stampa era sempre contro di me. Lui è il campione. Io l’ex letterina», spiega in Unica.
Un’uscita che qui e là è stata contestata. Ma non è sacrosanto che, dopo aver condotto anche programmi di punta dell’ammiraglia di Mediaset (con risultati altalenanti), lei voglia smarcarsi da un’esperienza di oltre 20 anni prima dopo la quale di acqua sotto i ponti ne è passata e non poca? C’è di buono che, visti i risultati che l’opera lanciata da Netflix potrebbe conquistare, tra qualche mese Ilary Blasi forse verrà ribattezzata «quella di Unica, il revenge documentario contro Francesco Totti».
Il ministro dello sport Andrea Abodi è intervenuto durante Sport Industry Talk, incontro organizzato da Rcs Academy e Corriere della Sera. Nel corso della sua relazione, l’ex numero uno della Lega serie B ha spiegato: «Il sistema calcistico è centrale ma il sistema va messo in discussione. È impensabile che la Serie A continui a essere a 20 squadre, la B a 20, la C a 60, con 100 squadre professionistiche». Poi ha spostato il focus sul tema del rispetto di alcune norme dello stato, su tutte quelle legate alla fiscalità. «Ma non è nemmeno questione di numeri, quanto di credibilità che consenta l’affermazione dell’equa competizione. Ci sono società che pagano e rischiano di non centrare i propri obiettivi, altre che non pagano e magari mantengono la categoria».
Abodi: «Riforma attesa da anni, Serie A contribuente significativo per la fiscalità»
«Ho iniziato a sentire parlare di riforme dal 2010, ricordo ancora l’aspettativa di CarloTavecchio quando ero presidente della Serie B. Apprezzo la scelta del presidente federale di convocare un’Assemblea per marzo 2024. La Serie A è un contribuente significativo di fiscalità, è un obiettivo comune quello di far funzionare la macchina. Servono le infrastrutture, dobbiamo accogliere i tifosi con lo stesso decoro in cui vengono accolti in tutta Europa». Per Abodi bisogna «rendere più efficaci le norme, ho fatto approvare una norma che snellisce le procedure e rende gli investimenti dei privati più efficaci». Poi conclude: «Sto lavorando anche a una riforma che è collegata alla legge Melandri sulla gestione dei diritti audiovisivi e sulla mutualità di sistema che assocerò a una norma per il miglioramento delle infrastrutture».
Nuova stretta sul fumo in Francia, con gli spazi vietati che si estenderanno a tutte le spiagge, i giardini pubblici e i boschi, oltre ai dintorni di luoghi pubblici, in particolare le scuole. Lo ha annunciato il ministro della Salute, Aurélien Rousseau.
Il prezzo delle sigarette salirà a 13 euro entro il 2026
«Il divieto di fumo sarà ormai la norma», ha affermato il ministro presentando ai giornalisti il programma nazionale di lotta al tabagismo. «Gli spazi vietati al fumo, che sono già oltre 7.200 in oltre 73 dipartimenti, sono il risultato di un movimento impresso localmente dai comuni. Oggi invertiamo la responsabilità e fissiamo il principio che diventa la regola» ha affermato il ministro. Rousseau ha annunciato anche un nuovo aumento del prezzo dei pacchetti di sigarette che nel 2026 arriverà ad un minimo di 13 euro, con una prima tappa a 12 euro nel 2025. L’aumento dei prezzi del tabacco «è la misura più efficace secondo l’Oms e tutti gli studi indipendenti sull’argomento», ha spiegato Rousseau.
Il governo vieterà le sigarette elettroniche usa e getta
Ma non è tutto perché il governo francese vuole vietare anche le sigarette elettroniche usa e getta che sono particolarmente in voga tra i giovani. La misura entrerà in vigore per la fine del 2023 e l’intento è quello di porre le basi per «la prima generazione senza tabacco entro il 2032», proprio come aveva promesso il presidente Emmanuel Macron.
L’ufficio di presidenza della commissione Antimafia, guidato da Chiara Colosimo, ha valutato e rigettato la richiesta prevenuta dal gruppo parlamentare del Pd di audire Guido Crosetto. I dem avrebbero voluto che il ministro della Difesa spiegasse in Aula le frasi rilasciate al Corriere della Sera, durante una discussa intervista in cui ha parlato di una «l’opposizione giudiziaria», che «ha sempre affossato i governi di centrodestra».
L’ufficio di presidenza, in una nota, ha spiegato che la richiesta «non possa essere ricondotta ai compiti che la legge istitutiva attribuisce alla Commissione antimafia. Vista la pubblica disponibilità del ministro Guido Crosetto a riferire, è utile che possa farlo nelle sedi parlamentari più idonee».
Crosetto da New York: «Bolle per riempire vuoto politico»
Dopo la richiesta formale presentata dal Pd, il ministro della Difesa è tornato a parlare sul caso e si è detto disponibile al confronto. Crosetto, impegnato a New York, ha dichiarato: «Se vogliono che la riferisca in Parlamento, la riferisco volentieri, ma siccome non sono ministro della Giustizia, per rispetto istituzionale, preferisco farlo in alcune commissioni come la Commissione Antimafia o al Copasir. Decidano loro cosa ritengono migliore, per il resto parlare di Giustizia non spetta a me. Probabilmente ho sbagliato a parlare di domenica, quando non avevano altri argomenti. In Italia ogni tanto si formano bolle per riempire il vuoto politico».
Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha partecipato a una cena in cui, tra gli ospiti, c’è stato anche Emanuele Filiberto di Savoia. Il governatore, durante i saluti ai presenti, lo ha chiamato «principe» e ha sottolineato il rapporto che c’è stato nella storia tra Savoia e la stessa Toscana. Poi ha dichiarato: «Col principe parlavamo che in primavera dovrà vedere la tenuta di San Rossore così profondamente legata alla storia della sua dinastia, e che riuscì poi a essere per questo un punto di riferimento per i presidenti della Repubblica». E queste dichiarazioni lo hanno esposto agli attacchi della Fiom Firenze, Prato e Pistoia. Daniele Calosi, segretario del sindacato, lo ha criticato: «Si è dimenticato che lì Vittorio Emanuele III firmò le leggi razziali».
Calosi: «Sdoganamento del fascismo»
Il segretario della Fiom Firenze, Prato e Pistoia ha scritto su X: «Siamo forse impazziti? Apprendiamo di una cena di gala della Consulta dei senatori del regno, a cui ha partecipato pochi giorni fa il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, alla presenza di Emanuele Filiberto di Savoia, il quale è stato anche accolto in Palazzo Strozzi Sacrati. In un video della serata Giani si rivolge a lui con l’appellativo di “Principe” e lo ringrazia. Ma per cosa? Per la feroce dittatura? Questo è lo sdoganamento del fascismo. Una istituzione repubblicana prona alla monarchia che accolse Mussolini e promulgò le leggi razziali. Povera Toscana, cuore della Resistenza, Regione dei fratelli Rosselli, di Spartaco Lavagnini, di Piero Calamandrei e di tanti altri che l’hanno difesa e onorata».
SIAMO IMPAZZITI? Giani partecipa a una cena della consulta dei senatori del regno e si rivolge a Emanuele di Savoia chiamandolo principe. Un’istituzione repubblicana piegata alla monarchia che accolse Mussolini e promulgò le leggi razziali! Povera Toscana, cuore della Resistenza! pic.twitter.com/Wd690iWCgR
Durante l’incontro, il 18 novembre scorso, il presidente Giani ha affermato: «Sono convinto che questo legame con la sua figura può rinsaldarsi e vivere dei momenti che sono, in qualche modo, di giusto riconoscimento del ruolo della Toscana nella storia d’Italia e della dinastia dei Savoia. Attraverso occasioni come queste il legame può rinsaldarsi e trovare stimoli per tutti noi per quella coesione sociale, per quella coesione nazionale che al nostro Paese dà i giusti valori e riconoscimenti per le giovani generazioni».
«Chiunque ha un po’ di cervello sa che non è assolutamente il caso di fare accordi con una come Giorgia Meloni», ma la premier italiana «si è rivelata molto in gamba, molto capace a interfacciarsi con i leader europei»: sono le parole pronunciate lunedì 27 novembre a Firenze da Carola Rackete, l’ex comandante della nave tedesca Sea Watch che nel giugno del 2019 forzò il blocco nel porto di Lampedusa imposto dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Rackete, che è candidata alle elezioni europee del 2024 come capolista del partito di sinistra radicale tedesco Die Linke, era ospite del festival L’Eredità delle Donne diretto da Serena Dandini.
Rackete: «Meloni capace ma non è il futuro dell’Europa»
L’attivista tedesca, 35 anni, nell’intervista con Dandini riportata da Dire si è opposta duramente alla linea delle destre europee, soprattuto sul tema dell’immigrazione e del cambiamento climatico. Dopo aver ammesso che Meloni si è rivelata una leader capace negli ambienti europei, Rackete ha sottolineato come «dobbiamo però essere fermi nel dire che questo non è il futuro dell’Europa, un futuro che è solo di distruzione. È vero che l’Unione Europea spesso viene vista come lontana, un posto dove vengono prese decisioni il cui impatto poi non è cosi chiaro sulla vita delle persone, mentre vengono prese invece delle decisioni che contano, quindi le elezioni europee sono importanti». E sulla linea politica che l’Ue dovrebbe portare avanti, ha detto: «Quello che è importante è mantenere i nostri valori, portare avanti politiche progressiste, ricordarci che dell’immigrazione abbiamo bisogno. E poi tutto questo si deve accompagnare a politiche per capire come risolvere la questione ambientale». Su quest’ultimo punto, Racket ha spiegato che «c’è una stretta correlazione tra la crisi climatica e l’immigrazione», ed è anche per questo che non ritiene la destra all’altezza della gestione dei due fenomeni, perché «vuole cancellare tutte le politiche ambientali a livello europeo, le prossime elezioni saranno fondamentali per questo», ha concluso.
Rackete: «Elly Schlein esempio positivo di leadership femminile»
Rackete aveva già espresso la sua opinione su Giorgia Meloni in un’intervista a Vanity Fair, in occasione della sua candidatura alle europee: «Credo che il fatto che l’estrema destra sia guidata da una donna non la renda migliore o meno pericolosa. Penso che dobbiamo abbandonare l’idea che solo perché una persona è una donna, allora sarà interessata ai diritti delle donne. D’altro canto, credo che ci siano anche uomini che sono molto più interessati al femminismo e ai diritti delle donne rispetto all’estrema destra. Penso che sia importante avere una leadership femminile che vada in direzioni diverse. Elly Schlein è un esempio molto positivo».
È iniziata martedì 28 novembre l’attesa perizia sul bus elettrico di produzione cinese Yutong E 12 precipitato da un cavalcavia di Mestre il 3 ottobre provocando 21 morti. All’ex mercato ortofrutticolo, dove il mezzo si trova sotto sequestro giudiziario, si sono dati appuntamento gli esperti della procura, due ingegneri meccanici dell’Università di Padova, i periti e i legali dei tre indagati: l’ad de La Linea, società di trasporto privato, e due funzionari del comune. Si è provveduto a smontare la barra di collegamento dello sterzo con le ruote anteriori con i relativi perni, il destro andato distrutto e il sinistra ancora integro.
Il confronto tra i materiali confermerà o meno il cedimento strutturale
Proprio il confronto tra i materiali potrà essere un elemento dirimente sul fatto che ci sia stato o meno un cedimento strutturale o se la causa, eventualmente da stabilire, sia stata la serie di urti contro il guardrail prima che il mezzo precipitasse. Non è stabilito, al momento, un cronoprogramma per i prossimi interventi. Proseguono intanto le perizie sulle telecamere di bordo e della cosiddetta scatola nera, ovvero la scheda Ssd sui dati di navigazione. Di quest’ultima è stata fatta copia ma non è accessibile perché mancano i codici di accesso, probabilmente disponibili solo all’azienda di fabbricazione. Solo nei primi giorni di dicembre si saprà qualcosa su telecamere e scheda, mentre gli esiti sull’esame autoptico del cuore dell’autista arriveranno il 10 dello stesso mese. Per l’autopsia sul corpo invece il termine è il 24 febbraio 2024. Per la perizia del 29 novembre gli esperti avranno 90 giorni di tempo.