Daily Archives: 10 Novembre 2023

Trattativa Stato-mafia, per la Cassazione indizi privi di certezza

«La Corte di assise di appello» ha «invertito i poli del ragionamento indiziario» in quanto «l’esclusione di possibili ipotesi alternative non può supplire alla carenza di certezza dell’indizio», inoltre la Corte di assise di appello di Palermo «non ha osservato il canone dell’oltre ogni ragionevole dubbio quale metodo di accertamento del fatto».

Il verdetto e le assoluzioni

Con queste motivazioni – si legge nel verdetto 45506 della Cassazione depositato venerdì 10 novembre – gli ‘ermellini’ hanno confermato l’assoluzione nel processo sulla presunta trattativa Stato-Mafia degli ex ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni, Giuseppe De Donno e per l’ex parlamentare Marcello Dell’Utri.

 

 

Meloni, tornano Appunti di Giorgia: al centro l’appello sul premierato e il G7 in Puglia

«Voi cosa volete fare, volete contare e decidere o stare a guardare mentre i partiti decidono per voi? Questa è la domanda che faremo se sarà necessario e quando sarà necessario». Guarda dritto in camera la premier Giorgia Meloni mentre con queste parole si rivolge agli italiani durante il video intitolato Appunti di Giorgia. Nonostante a un eventuale referendum sul premierato manchi più di un anno, la presidente del Consiglio non perde tempo e lancia il suo quesito ai cittadini. Sul protocollo d’intesa con Tirana per i migranti, si esprime invece definendolo «un modello per le altre nazioni dell’Unione europea». Chi non la pensa così, afferma «può dire quello che vuole ma non sostenere che vogliamo deportare qualcuno in una nazione candidata a entrare nell’Ue».

«Non c’è niente che possa buttarci giù»

Con alle spalle le fotografie dei predecessori, rivolgendosi a loro, prosegue: «Solo uno è rimasto in sella cinque anni, Silvio Berlusconi» ma «con due governi diversi», ha sottolineato la premier. E ancora: «C’è uno spazio vuoto, dove comparirà anche la mia foto, alla fine del mio mandato. Ma ci vuole tempo, almeno 4 anni». Le difficoltà «sono molte»  – spiega – «ma non c’è davvero niente che possa buttarci giù soprattutto fin quando c’è il consenso degli italiani». Cambiando scenografia, Meloni annuncia poi la sede del G7 italiano, dal 13 al 15 giugno 2024 in Puglia, nella Valle d’Itria, a Borgo Egnazia e termina affermando che la «sola endemica ragione» delle difficoltà storiche dell’Italia è la «debolezza della politica».

Cesara Buonamici nominata direttore ad personam del Tg5, affiancherà Clemente Mimun

Cesara Buonamici diventa direttore ad personam del telegiornale di Canale5. Secondo la notizia, diffusa da LaPresse, dopo l’esperienza al Grande Fratello, affiancherà Clemente Mimun. La nuova nomina segue quella della promozione a vice direttore operativo di Alfredo Vaccarella. Il ruolo di nuovo vicedirettore vicario va a Claudio Fico, mentre Elena Guarnieri diventa vicedirettrice ad personam della redazione milanese.

Il nuovo piano di organizzazione

Sempre secondo l’agenzia di stampa, per i prossimi anni il direttore del Tg5 Clemente Mimun, starebbe mettendo a punto un profondo piano di organizzazione che prevede l’innesto di giornalisti senior di grande esperienza, ma in particolare di molti giovani, per una sempre maggiore attenzione a temi come l’intelligenza artificiale, il web, i rischi crescenti di fake news e l’ambiente.

 

 

Indi Gregory, la corte inglese rifiuta l’appello dei genitori: lunedì il distacco delle macchine

L’appello dei genitori di Indi Gregory per impedire il distacco delle macchine che la tengono in vita è stato rifiutato. La decisione arriva dai giudici inglesi a conclusione dell’udienza di venerdì 10 novembre. Il termine per il distacco dei supporti vitali è fissato per lunedì. La notizia arriva da Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, e dall’avvocato Simone Pillon, che, in contatto con i legali inglesi e la famiglia della piccola, stanno seguendo gli sviluppi del lato italiano della vicenda.

La lettera della premier Giorgia Meloni

Il governo si è appellato alla Gran Bretagna per il trasferimento di Indi Gregory in Italia in nome della Convenzione dell’Aia del 1996. La premier Giorgia Meloni, giovedì 9 novembre, ha scritto una lettera al Lord cancelliere e segretario di Stato per la Giustizia del Regno Unito con l’obiettivo di “sensibilizzare le autorità giudiziarie” inglesi per consentire alla piccola di “accedere al protocollo sanitario di un ospedale pediatrico italiano”. La lettera mira dunque a sbloccare la situazione “in tempo utile perché Indi possa accedere a questa possibilità nello spirito di collaborazione che da sempre contraddistingue i due Paesi”. Meloni nella lettera fa inoltre  riferimento all’articolo 32 della Convenzione dell’Aia sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l’esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori.

L’intervento italiano “non è nello spirito della Convenzione”

Per il giudice inglese Peter Jackson l’intervento italiano per il caso di Indi Gregory, ai sensi della Convenzione dell’Aia, “non è nello spirito della Convenzione” stessa. I tribunali inglesi, secondo i giudici, sono nella posizione migliore per valutare “l’interesse superiore” della bambina, quindi non è necessario un tribunale italiano. Il padre della bimba, Dean Gregory, si è rivolto direttamente ai media italiani per lanciare un appello: «Pensiamo che sia nel miglior interesse di Indi venire in Italia per ricevere le cure che potrebbero aiutarla a respirare, aprendo una valvola attraverso l’impianto di uno stent, per poi poterci concentrare sulla sua malattia mitocondriale che può essere trattata con queste terapie. Sappiamo che Indi è una combattente, lei vuole vivere, e non merita di morire».

Il mistero di Francesca Michielin che nonostante gaffe e scivoloni resta sulla cresta dell’onda

Il mondo del web ha molto riso, a ragione, quando qualche giorno fa Red Ronnie ha spammato sui social la notizia di una sua intervista, via medium, a Jimi Hendrix, genio della sei corde morto oltre 50 anni fa. Ennesima uscita bislacca di colui che per anni è anche stato un divulgatore interessante, ma che ultimamente sembra più la caricatura che di lui fa Maurizio Crozza in tv. Bene, forse ci siamo tutti sbagliati. Forse ancora una volta Red Ronnie ha previsto qualcosa con quel giusto anticipo che a suo tempo ne ha fatto il cantore dei Duran Duran, prima che i Duran Duran divenissero un fenomeno internazionale, o, per rimanere in casa nostra, il primo ad aver ospitato Luciano Ligabue.

 

Forse è arrivato il momento del ritorno dei morti viventi, George Romero ci ha costruito su qualche film entrato nella storia del cinema, seguito a ruota da altri registi, recentemente anche di serie tv. Perché giovedì sera, sul palco del terzo live di X Factor 2023, da leggere categoricamente “X Factor 20 23”, scandendo bene prima 20 e poi 23, Francesca Michielin, che di quel programma è stata vincitrice nella quinta edizione e che da un paio d’anni si ritrova alla conduzione, ha riportato momentaneamente in vita Ivan Graziani, ahinoi scomparso nel 1997.

Lo scivolone di Michielin su Graziani e l’imbarazzo evidente di Colapesce

Questi i fatti. Ospiti della puntata sono Colapesce e Dimartino, da poco fuori col loro nuovo album di coppia, Lux Eterna Beach. Dopo aver introdotto la puntata cantando in non troppo buona compagnia dei “talenti in gara”, il duo è tornato in scena per presentare il nuovo singolo, Sesso e architettura. Finita l’esibizione sono stati raggiunti sul palco da una sempre esuberante Francesca Michielin che, a suon di «wow» e «regaz», ha chiesto a un da lì in poi impietrito Colapesce come fosse stato lavorare con Ivan Graziani. Nel disco è presente infatti una collaborazione ovviamente virtuale con il cantautore abruzzese nel brano I marinai. Una operazione nata per volontà della vedova Graziani, e grazie alla collaborazione del figlio Filippo, come Colapesce ha poi, imbarazzatissimo, provato a spiegare. Certo, sentirsi chiedere: «Nel disco c’è, wow, una collaborazione con Ivan Graziani. Come è stato lavorare con lui?», deve essere stato piuttosto choccante, mai quanto deve poi essere stato per Michielin scoprire che Graziani, ahinoi, ci aveva lasciato. Sui social, ovviamente, la cosa non è passata inosservata. Anzi. Ma siccome è l’ennesima gaffe di un giovane “talento” che stiamo trovando praticamente in ogni contesto, qualche domanda sarebbe il caso di farsela.

La brillante carriera di Francesca Michielin spalleggiata dalla manager Marta Donà

Lanciata dalla vittoria, giovanissima, di X Factor, a oggi Francesca Michielin ha azzeccato di suo davvero poche canzoni, è un fatto. Ha sfondato collaborando inizialmente con Fedez, ma attribuire a lei il successo di quei brani sembra quantomeno azzardato. È arrivata seconda al Festival di Sanremo 2016 poi vinto dagli Stadio, finendo a rappresentare l’Italia a Eurovision con Nessun grado di separazione, brano che era stato scritto per Laura Pausini e da Laura Pausini scartato, e quel passaggio internazionale, ricordiamolo, era dovuto solo al fatto che gli Stadio avevano clamorosamente dimenticato di iscriversi al contest prima di partecipare a Sanremo. Poi poco altro. Collaborazioni con chiunque, dalla scena indie, che l’ha accolta con la perplessità che si rivolge a chi si presenta a casa tua senza che tu lo abbia invitato, a un po’ chiunque faccia pop e sia, di volta in volta, in hype. Nel mentre, però, in questo avere per manager Marta “La Tarma” Donà – già al fianco di Marco Mengoni, Alessandro Cattelan e per un po’ i Maneskin, discografica anche del nuovo fenomeno Angelina Mango con la sua La Tarma Records – ha aiutato non poco. Così abbiamo visto Francesca Michielin fare di tutto, per altro dando vita a una vera trasformazione anche estetica, da ragazza timida e understatement a ragazzina ye-ye superfashion. Il suo duetto sempre con Fedez a Sanremo 2021, per altro, con il duo decisamente dato per vincitore poi arrivato solo secondo alle spalle dei Maneskin sembra sia alla base della rottura di questi ultimi con la Donà, rea di aver puntato tutto sul cavallo sbagliato. Donà è stata poi sostituita in corsa dalla band con Fabrizio Ferraguzzo, certo con risultati migliori.

Il mistero di Francesca Michielin che nonostante gaffe e scivoloni resta sulla cresta dell'onda
Francesca Michielin con Fedez a Sanremo 2021 (Getty Images).

Le trasmissioni tv, i libri, la direzione dell’orchestra all’Ariston, i podcast, i concerti: Michielin non conosce limiti

Quindi eccola presentare un programma di Sky dedicato all’ambiente, Effetto Terra, eccola pubblicare un libro con Mondadori, Il cuore è un organo, eccola approdare alla conduzione di X Factor proprio seguendo le orme del suo collega di scuderia Alessandro Cattelan, la parentesi di Tersigni praticamente cancellata di netto dalla storia del programma. Ma non solo, eccola pubblicare un podcast femminista, Maschiacci, per altro è da poco stata annunciato un tour teatrale che la vedrà portarlo in giro per l’Italia. Eccola dirigere l’orchestra a Sanremo, Emma l’artista con cui ha anche duettato, eccola spiattellata ovunque come polistrumentista, seppur di fatto non sappia suonare davvero nessuno strumento. Il tanto sventolato diploma alla triennale di Canto Jazz non fa certo primavera. Eccola partire per tour che poi vengono annullati per malattia (e anche per pochi biglietti strappati), presto sostituiti da eventi più semplici da veicolare: l’anno scorso i Sabati al Mosso, quest’anno i Sabati all’Arca, locali milanesi dove suonano dal vivo in genere artisti con assai meno riflettori puntati addosso e dove la nostra dà vita a jam che tanto assomigliano al karaoke.

Lo scivolone su Bellissima di Annalisa e la confusione tra tapping e fingerpicking

Un paio di settimane fa, tanto per tornare alle competenze –  quelle che in teoria dovrebbe avere per poter fare tutte le cose che fa ma che non prevedevano il sapere che Ivan Graziani era morto da 26 anni – Michielin ha sbeffeggiato Morgan in buona compagnia di Ambra. Lei a dire sul palco che Bellissima di Annalisa aveva in realtà una armonia molto complessa, l’ex leader dei Bluvertigo aveva sostenuto il contrario durante un live di XF, sottolineando che un fa seguito da un re è una bomba. Per i non pratici stiamo parlando del giro di do, la base della musica leggera, quella che anche chi solo strimpella la Canzone del sole di Battisti in spiaggia, d’estate, sa maneggiare. Del resto l’anno scorso, per dimostrare appunto di essere una polistrumentista – tra gli strumenti che non sa suonare ma che annovera nel suo carniere ci sono il basso, il pianoforte, il cembalo e non so che altro – aveva confuso sempre a X Factor il tapping, pratica che vede un bassista colpire le corde direttamente sul manico, la faccio semplice, con il fingerpicking, che invece è una tecnica particolare per suonare la chitarra, altro strafalcione che era diventato piuttosto virale.

Il mistero di Francesca Michielin che nonostante gaffe e scivoloni resta sulla cresta dell'onda
Morgan e Ambra a X Factor (dal profilo Fb di X Factor).

Passi per Fremantle, ma se anche il Comune di Milano la incensa allora qualcosa non funziona

Insomma, la sensazione, forte, fortissima, è che la presenza al fianco di Michielin di una potenza come Marta Donà, così come del suo ufficio stampa, Dalia Gaberscik, figlia di Giorgio Gaber e Ombretta Colli (almeno che Giorgio Gaber fosse morto da 10 anni l’ha azzeccata) alla guida da tempo di un colosso della comunicazione come la Goigest – ufficio stampa di tante popstar, Laura Pausini tra le altre – la stia spingendo sempre più in alto, a rischio di fare la fine di Icaro, specie quando poi si pianta contro gaffe che una musicista alle prime armi non si potrebbe permettere, mentre lei sì. Quello che però lascia perplessi – perché in fondo X Factor è un programma Fremantle che va in onda su Sky e se vogliono dar spazio a degli incompetenti saranno pure fatti loro –  è come trovi tanto spazio anche in luoghi meno privati. Penso al Festival di Sanremo che le ha fatto impugnare senza titoli la bacchetta da direttrice d’orchestra, anche prima del succitato diploma in Canto Jazz, non in composizione o direzione d’orchestra, o, più recentemente, la Milano Music Week, autoproclamatasi evento dell’anno per quel che riguarda il settore musicale, che la vede al fianco di  Nur Al Habash come “curatrice speciale” dell’edizione 2023, sempre 20 e poi 23, mi raccomando. Cioè, siamo sicuri che non ci fossero nomi più accreditati per ricoprire quel ruolo? Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura meneghina che ha lanciato la notizia della sua partecipazione alla Milano Music Week – alla conferenza stampa era annunciata la sua presenza come «straordinaria» – non dovrebbe chiederle di fare un passo indietro? Intendiamoci, sbagliare è umano, farlo molto spesso rende anche simpatici, specie in una società che invece sembra puntare tutto sulla performatività, ma correre il rischio che per la prossima edizione la curatrice speciale pensi alla partecipazione, che so?, di Pierangelo Bertoli, magari lanciato con un «wow» sarebbe forse davvero troppo per un settore che già deve fare i conti con la vacuità della trap e il dominio dello streaming. Gli appassionati di musica, forse, si meritano altro. La speranza, comunque, è che Red Ronnie chieda a Ivan Graziani come la pensa a riguardo. Immaginiamo stia già organizzando l’intervista.

Chi sono Giovanni Pitruzzella e Antonella Sciarrone Alibrandi, i nuovi giudici della Corte costituzionale 

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha nominato Giovanni Pitruzzella e Antonella Sciarrone Alibrandi nuovi giudici della Corte Costituzionale, in sostituzione dei giudici Daria de Pretis e Nicolò Zanon, i quali cesseranno dalle loro funzioni il prossimo 11 novembre. Il decreto è stato controfirmato dalla premier Giorgia Meloni. I incaricati presteranno giuramento dinanzi al capo dello Stato martedì 14 novembre, alle ore 18.30, al Quirinale.

Pitruzzella è avvocato generale presso la Corte di giustizia dell’Ue

Giovanni Pitruzzella è nato a Palermo nel 1959 ed è un costituzionalista e avvocato italiano. Professore ordinario di Diritto costituzionale all’università di Palermo, è stato consulente giuridico presso la presidenza del Consiglio dei ministri durante i governi Ciampi e Dini. Dal 29 novembre 2011 al 30 settembre 2018 è stato presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, la cosiddetta Antitrust. Oggi è avvocato generale presso la Corte di giustizia dell’Unione europea.

Chi sono Giovanni Pitruzzella e Antonella Sciarrone Alibrandi, i nuovi giudici della Corte costituzionale 
Giovanni Pitruzzella (Imagoeconomica).

Alibrandi è sottosegretaria del Dicastero per la cultura e l’educazione del Vaticano

Antonella Sciarrone Alibrandi, nata a Milano nel 1965, è professoressa ordinaria di Diritto dell’economia nella facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’università Cattolica del Sacro Cuore, dove è anche prorettrice vicaria. Dal 2014 è presidente dell’Associazione dei docenti di diritto dell’economia, membro del board accademico dello European banking institute e del Comitato direttivo dell’associazione europea per il diritto bancario e finanziario. Dal 2020 è membro del consiglio direttivo dell’Autorità di informazione finanziaria del Vaticano, e dal 2022 è sottosegretaria del Dicastero per la cultura e l’educazione, uno dei 16 organismi di governo della Santa Sede previsti dalla riforma promulgata da Papa Francesco.

Antonella Sciarrone Alibrandi (Imagoeconomica).

Morto Davide Renne, stilista e direttore creativo di Moschino

Davide Renne, 46enne nominato direttore creativo di Moschino appena tre settimane fa, è morto il 10 novembre. Lo stilista si è spento durante un intervento chirurgico a cui sarebbe stato sottoposto a Milano, ma non sono ancora note le cause del decesso.

Massimo Ferretti: «Non ci sono parole»

Massimo Ferretti, Presidente Esecutivo di Aeffe SpA, è stato tra i primi a commentare la notizia: «Non ci sono parole per descrivere l’incommensurabile dolore che stiamo vivendo in questo momento così drammatico. Davide si era unito a noi solo pochi giorni fa, quando un malore improvviso ha stroncato troppo presto la sua giovane vita. Non riusciamo ancora a credere a quello che è successo. Con Davide stavamo lavorando a un progetto ambizioso, pieni di entusiasmo e di ottimismo verso il futuro. Anche se è stato con noi solo per pochissimo tempo, Davide è stato in grado di farsi subito amare e rispettare. A noi resta oggi la responsabilità di portare avanti ciò che la sua fantasia e creatività avevano solo immaginato. Ci stringiamo alla famiglia e ai numerosissimi amici di Davide con affetto».

Chi era Davide Renne

Nato a Follonica, in Toscana, nel 1977, Renne si è formato tra il 1996 e il 1999 tra l’ent-art Polimoda e l‘Università degli Studi di Firenze come operatore di costume e moda. Prima della nomina di direttore creativo di Moschino, Renne ha acquisito un’esperienza di tre anni e mezzo come senior designer per Alessandro dell’Acqua, di un anno circa come direttore creativo per Ruffo e, soprattutto, un percorso di quasi 20 anni per un brand del calibro di Gucci, per il quale ha lavorato come head designer contribuendo alla crescita del marchio.

Voci sullo scambio di prigionieri, Israele nega: «Nessun accordo»

Tel Aviv smentisce le voci di un accordo – dato per certo dall’emittente Al Arabiya – per il rilascio di 100 donne e bambini palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, in cambio di altrettante donne e minori ostaggi di Hamas. Lo ha comunicato una fonte politica israeliana alla tv pubblica Kan, aggiungendo che ci sono sforzi per fare tutto il possibile per recuperare gli ostaggi, in parallelo ai combattimenti. Che si stanno intensificando attorno all’ospedale al-Shifa, il più grande di Gaza: Hamas ha reso noto che un raid israeliano ha colpito alcuni reparti, uccidendo almeno 13 persone. Le forze israeliane ritengono che Yahya Sinwar, leader di Hamas, si trovi nei sotterranei della struttura. Migliaia le persone in fuga dall’area dell’ospedale.

La Jihad islamica smentisce: l’ospedale al-Shifa mai usato da milizie palestinesi

Il vicesegretario generale della Jihad islamica, Mohamad al-Hindi, ha smentito le affermazioni di Israele secondo cui l’ospedale al-Shifa di Gaza è stato utilizzato dai combattenti palestinesi. L’Idf ha comunicato di aver condotto «attività operative in una postazione militare» di Hamas e «in un complesso per l’addestramento» dell’organizzazione terroristica, sempre nell’area. Nel corso delle operazioni, i soldati hanno perquisito l’ufficio di Muhammad Sinwar, fratello del leader di Hamas.

Voci sullo scambio di prigionieri con Hamas, Israele nega: «Nessun accordo». Gli aggiornamenti sulla guerra in Medio Oriente.
Benjamin Netanyahu (Ansa).

Netanyahu: «L’esercito manterrà il controllo su Gaza anche dopo la guerra»

«L’esercito continuerà a mantenere il controllo su Gaza anche dopo la guerra. Non ci affideremo a forze internazionali». Lo ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu al termine di un incontro con i capi delle comunità a ridosso della Striscia. Poi ha ribadito che Israele non accetterà un cessate il fuoco. «Gaza è parte integrante dello Stato di Palestina e ci assumeremo tutte le nostre responsabilità nel quadro di una soluzione politica globale per la Cisgiordania, per la Striscia, per Gerusalemme Est», ha dichiarato il presidente palestinese Abu Mazen. «Soluzioni militari e di sicurezza non porteranno la pace a nessuno. Non accetteremo la rioccupazione di Gaza o il troncamento di parte del suo territorio».

Oltre 11 mila le vittime nella Striscia di Gaza

Sale ad almeno 11.078 il bilancio delle vittime da quando Israele ha iniziato a colpire la Striscia in rappresaglia agli attacchi del 7 ottobre. Lo riferisce il ministero della Sanità di Hamas. Il direttore del già citato ospedale al-Shifa ha detto di aver ricevuto «una cinquantina di corpi dopo il bombardamento di una scuola» nella città di Gaza, dove si rifugiano numerosi sfollati. Al Jazeera ha riferito inoltre che sfollati in fuga verso sud sarebbero stati colpiti da missili di Tel Aviv nei pressi di Wadi Gaza.

Voci sullo scambio di prigionieri con Hamas, Israele nega: «Nessun accordo». Gli aggiornamenti sulla guerra in Medio Oriente.
Sfollati palestinesi nella Striscia di Gaza (Getty Images).

L’Idf si sta preparando ad attacchi da Iran o Iraq

«A causa dell’aumento dell’intensità della guerra contro i residenti civili di Gaza, l’espansione della portata della guerra è diventata inevitabile», ha detto il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian. Come scrive Haaretz, l’esercito israeliano si sta preparando per la possibilità che lo Stato ebraico sia attaccato da altre regioni, ovvero Iran o Iraq, oltre che da Libano e Yemen, dove operano rispettiamente i terroristi di Hezbollah e i ribelli Houthi.

Fausto Leali in concerto per Fratelli d’Italia: «Sono apolitico, canto per chi mi paga»

In occasione del 34esimo anniversario della notte di Berlino, con la caduta del Muro nel 1989, la ministra al Turismo Daniela Santanchè e il presidente del Senato Ignazio La Russa saranno a Milano per le celebrazioni. All’evento di Piazza Cordusio, che partirà alle 15 di sabato 11 novembre, i due esponenti di Fratelli d’Italia saranno tra i protagonisti insieme al senatore Giulio Terzi di Santagata e a Carlo Fidanza, capogruppo di FdI al Parlamento europeo. Ci sarà anche la musica. La manifestazione, che si intitola La libertà contro ogni muro, vedrà ospite Fausto Leali. Ma il cantante ha già preso le distanze a livello politico.

Fausto Leali in concerto per Fratelli d'Italia «Sono apolitico, canto per chi mi paga»
Fausto Leali sul palco di Sanremo nel 2021 (Getty Images).

Leali: «Io apolitico, canto per chi mi paga»

Contattato dal Corriere della Sera, infatti, Leali ha dichiarato: «Io canto. Sono apolitico: né di destra, né di sinistra. Io sono un professionista: se uno mi chiede di cantare per il compenso che chiedo, ci vado». Il 79enne, tra l’altro, ha trionfato al Festival di Sanremo con Ti lascerò, insieme ad Anna Oxa, proprio nel 1989, diversi mesi prima della caduta del Muro di Berlino. Recentemente, invece, Leali è stato discusso protagonista al Grande Fratello vip. Nell’edizione del 2020, prima ha pronunciato alcune frasi su Mussolini e poi è stato espulso per avere utilizzato il termine «negro» riferendosi a Mario Balotelli. 

Bucci: «Progetti di sviluppo comuni tra Genova e City di Londra»

«Con la City di Londra lavoreremo su tanti settori comuni, dalle opere d’arte alla cultura british, visto che Genova grazie al suo porto ha avuto una serie di relazioni che l’hanno portata a essere considerata la città più british d’Italia». Lo ha dichiarato il sindaco di Genova, Marco Bucci, che venerdì 10 novembre a Londra, al Business Club Italia, ha incontrato 40 imprenditori per illustrare le opportunità di investimento nel capoluogo ligure.

Terzo valico, nuova diga e turismo tra i temi toccati da Bucci a Londra

Una nota del comune ha spiegato che: «Nell’ambito della missione a Londra, su invito del Lord Mayor della City, Michael Mainelli, Bucci ha presentato ad una platea di imprenditori soci del club di Armourers’ Hall in Coleman street, i progetti in corso di realizzazione e di futuro sviluppo per la città di Genova». Marco Bucci, ha proseguito la nota, ha parlato «di portualità, logistica, infrastrutture, con un focus su terzo valico, tunnel subportuale, quattro assi, la nuova diga, turismo, alta tecnologia e cavi sottomarini per big data, rigenerazione urbana, dal Waterfront di Levante al centro storico, oltre alla rassegna degli eventi di punta per la città, da Euroflora ai Rolli days, dal Premio Paganini a Genova Capitale europea dello sport».

Il memorandum firmato con la City of London poggia su cultura e blue economy

Bucci ha poi sottolineato durante l’incontro all’Armourers’ Hall: «Due punti fondamentali per il memorandum firmato con la City of London sono la cultura, a partire da Paganini che il prossimo anno porteremo proprio a Londra, e la blue economy di cui Genova e Londra rappresentano sicuramente due capitali storiche. È stato molto importante il confronto con tanti italiani che abitano e lavorano a Londra. L’obiettivo è dare visibilità a Genova, fare conoscere al mondo che è una città internazionale, la città più importante del Mediterraneo, la porta d’ingresso del Sud d’Europa dal punto di vista dello shipping, della logistica e di tutto quello che riguarda la Blue Economy». Il Business Club Italia di Londra, ha ricordato infine la nota del comune, è un think tank composto da professionisti, imprenditori, finanzieri e avvocati italiani, affermatosi negli anni come il luogo di confronto su tematiche italiane viste dalla City.

Io Capitano di Matteo Garrone verrà proiettato al Parlamento europeo

Il 15 novembre, Io Capitano di Matteo Garrone verrà proiettato al Parlamento europeo. «Spero che arrivi a scuotere profondamente i politici, anche se conoscono bene queste vicende», ha detto il regista che venerdì 10 novembre ha incontrato gli studenti delle scuole superiori di Roma e del Lazio per il modulo didattico Cinema, storia e società parte del Progetto scuola Abc.

Garrone: «La voglia di vita dei giovani non si fermerà davanti a nessun muro»

«Il film parla di due ragazzi giovanissimi che come voi hanno dei desideri, dei sogni che vogliono realizzare, solo che loro per farlo devono rischiare la vita. Questo film racconta una storia che conosciamo tutti, solo che la vediamo da un angolazione diversa, non dal punto di vista più occidentale, cioè delle barche che arrivano, ma dal punto di vista di chi ha intrapreso questo viaggio nel tentativo di raggiungere i propri sogni» ha detto il regista rivolgendosi a una platea gremita di studenti. «Dietro a ogni fotogramma c’è una storia vera, un’avventura epica che fa di loro dei veri eroi contemporanei. Questo che avete visto è un documento di storia contemporanea che ha a che fare con il nostro presente e avrà a che fare purtroppo anche con il futuro» perché, ha concluso Garrone, «se la linea comune è alzare i muri e i fili spinati, la voglia di vita dei giovani non si fermerà davanti a nessun muro. Il problema non si fermerà e dovremo continuare a fare i conti con questi bollettini di morte».

Io Capitano di Matteo Garrone verrà proiettato al Parlamento europeo
Seydou Sarr e Matteo Garrone posano con il Leone d’argento vinto all’80esima Mostra internazionale del cinema di Venezia (Getty Images).

Milano, vandalizzato il murale di Anna Frank con la bimba palestinese

Le due opere firmate dall’artista Alexsandro Palombo contro l’antisemitismo che raffiguravano Anna Frank e alcuni simboli palestinesi sono state vandalizzate da ignoti a poche ore dalla loro installazione a Milano.

Milano, vandalizzato il murale con Anna Frank

La prima immagine che ritraeva Anna Frank in lacrime (situata in Piazza Castello, a pochi passi dal Duomo) con la bandiera d’Israele stretta tra le mani è stata cancellata per poi essere ricoperta con la grande scritta pro-palestina «Free Gaza»; la bambina palestinese al suo fianco, invece (che ha sul volto la medesima scritta), non è stata toccata.

La stessa sorte è toccata al secondo murale realizzato dallo stesso street artist in zona Porta Nuova, anch’esso deturpato. In questo caso l’autore aveva rappresentato l’immagine del celeberrimo bambino con le mani alzate del ghetto di Varsavia simbolo della Shoa.

La reazione dell’artista

L’artista autore delle opere si è limitato a commentare così lo sfregio al suo lavoro: «Se l’obiettivo di questi gesti razzisti era quello di cancellare la memoria allora hanno fallito, perché deturpare i due simboli più importanti della Shoah non fa altro che rafforzarne il loro significato e ci impone una risposta ancora più forte e una riflessione più profonda, perché mette in luce tutta la rabbia e i pericoli sociali di questa odiosa onda antisemita che è in atto e che mette a rischio la nostra libertà». Palombo ha poi aggiunto: «Se non ci sarà una risposta forte e decisa da parte della politica e delle istituzioni allora perderemo tutti: legittimare questi gesti equivale a sdoganare il pensiero terrorista che si sta diffondendo anche nella nostra società liberale. Ed è quello che vuole la propaganda di Hamas». L’opera originale era stata creata a un mese esatto dalla ripresa delle ostilità tra Israele e Palestina, con Palumbo che aveva dichiarato: «La furia antisemita scatenata da Hamas sta travolgendo gli ebrei in ogni parte del mondo, questo orrore che riemerge dal passato deve farci riflettere tutti perché mina la libertà, la sicurezza e il futuro di ognuno di noi. Il terrorismo è la negazione stessa dell’umanità e non ha nulla a che vedere con la resistenza, ci usa per dividerci e trascinarci nell’abisso del suo male, in un vortice infernale che non trova fine. Non potrà esserci pace finché il terrorismo non sarà sdradicato, legittimarlo significa condannare a morte l’intera umanità».

Lione, Grosso contro la LFP: «Inaccettabile dover tornare a Marsiglia»

Il Lione di Fabio Grosso dovrà tornare a giocare a Marsiglia, dopo la sassaiola del 29 ottobre scorso contro il bus del club francese. La Commissione disciplinare della LFP, la lega di Francia, ha deciso di non intraprendere «provvedimenti disciplinari» contro l’Olympique, in seguito alla violenta aggressione contro il pullman del Lione. Un attacco di cui il tecnico Fabio Grosso porta i segni sul volto, dopo essere stato colpito alla testa. E l’allenatore italiano non ha accolto bene la decisione di dover tornare a giocare il prossimo 6 dicembre allo stadio Velodrome.

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Grosso: «Inaccettabile, non è normale»

L’ex terzino della Nazionale italiana, oggi allenatore del Lione, in conferenza stampa ha mostrato tutto il propri risentimento per la scelta di riprogrammare il match a Marsiglia, senza sanzione per il club avversario. Si giocherà con i tifosi sugli spalti e non a porte chiuse. Grosso ha dichiarato: «Ero abbastanza sicuro che non saremmo dovuti tornare lì. Ma ho visto che non è così al momento. Spero che prendano un’altra decisione perché quello che è successo è qualcosa di molto, molto serio. Non è normale. Non può passare una cosa normale».

Lione, Grosso contro la LFP «Inaccettabile dover tornare a Marsiglia»
Il pullman del Lione con i vetri rotti dopo la sassaiola (Getty Images).

Il Lione ha annunciato il ricorso

Ora il Lione presenterà ricorso contro la decisione. Grosso ha proseguito: «Quando si verifica qualcosa del genere bisogna prendere una decisione forte, altrimenti le cose inaccettabili torneranno, e sarà più grave, e magari la persona a cui succede non potrà tornare a parlare». In Francia c’è stato chi ha avanzato l’ipotesi che il Lione non vada in campo. Il tecnico ha spiegato: «Non ho nulla contro l’OM, ??né contro i suoi veri tifosi, né contro l’atmosfera che si respirava lì allo stadio. Tuttavia, non possiamo pensare di dover giocare a calcio con un autobus blindato».

Atp Finals 2023 a Torino: format, calendario e albo d’oro

Tutto pronto per le Nitto Atp Finals, il torneo di tennis più importante dell’anno dopo i quattro del Grande Slam. In palio 1500 punti per il ranking mondiale e un montepremi da quasi 5 milioni di euro per il vincitore. Al Pala Alpitour di Torino, dove si giocherà almeno fino al 2025, dal 12 al 19 novembre si sfideranno i migliori otto del circuito, che hanno guadagnato l’accesso a suon di trionfi durante l’intero anno solare. Nel capoluogo piemontese ci saranno, per il singolare, dunque Novak Djokovic, Carlos Alcaraz, Daniil Medvedev, Jannik Sinner, Andrey Rublev, Stefanos Tsitispas, Alexander Zverev e Olger Rune. In programma anche le sfide di doppio, anche in questo caso con le migliori otto coppie del pianeta.

Dal 12 al 19 novembre Torino ospita le Atp Finals di tennis. In campo i migliori otto del ranking, tra cui l'italiano Sinner.
Jannik Sinner sarà in campo domenica 12 (Getty Images).

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Atp Finals, format e albo d’oro del torneo di tennis

Le Nitto Atp Finals, che segnano la conclusione della stagione tennistica prima di lasciare spazio alla Coppa Davis, prevedono una fase a gironi con gli otto giocatori suddivisi in due raggruppamenti. Tutti gli incontri di singolare si disputano alla meglio dei tre set, con tiebreak in tutti i parziali, compresa la finale. Stesso discorso anche per i match di doppio, con l’unica differenza del punto secco sul deuce (40 pari) e Match Tie-Break al terzo set, ossia un game più lungo vinto da chi totalizza 10 punti. I primi due classificati di qualificano per le semifinali incrociate, in cui il migliore dell’uno sfiderà il secondo dell’altro. In caso di arrivo a pari vittorie, si procederà ad analizzare il risultato dello scontro diretto. Qualora uno dei giocatori dovesse infortunarsi nel giorno antecedente il primo match, a sostituirlo entrerà il nono del ranking, ossia per il 2023 il polacco Hubert Hurkacz.

Dal 12 al 19 novembre Torino ospita le Atp Finals di tennis. In campo i migliori otto del ranking, tra cui l'italiano Sinner.
Novak Djokovic dopo la vittoria nel 2022 (Getty Images).

Quanto all’albo d’oro, il serbo Djokovic campione in carica mira al record assoluto di trionfi. Al momento condivide il primato con sei successi con Roger Federer, che vinse la sua ultima coppa nel 2011. Staccati di un titolo l’americano Pete Sampras e il ceco Ivan Lendl. Fra i tennisti ancora in attività, dopo Nole il primo è Zverev che ha collezionato due vittorie, tra cui la prima edizione a Torino del 2021. Un successo anche per Medvedev, Tsitsipas, Dimitrov e Murray. Curiosamente, non ha mai vinto Rafael Nadal. Lo spagnolo, detentore di 22 titoli del Grande Slam di cui 14 Roland Garros, si è arreso due volte in finale contro Federer e Djokovic. Lo svizzero è stato anche l’ultimo a vincere una finale al meglio dei cinque set, quando nel 2007 batté l’iberico David Ferrer.

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Il calendario del singolare e del torneo di doppio

Per il primo turno del singolare alle Atp Finals, domenica 12 novembre alle 14.30 scenderanno in campo il greco Tsitsipas e l’altoatesino Sinner. In serata, non prima delle 21 toccherà al numero 1 Djokovic contro il norvegese Rune. Lunedì 13 novembre, sempre alle 14.30, giocheranno il campione di Wimbledon Alcaraz e il tedesco Zverev, campione nel 2018 e nel 2021. In serata, spazio al derby russo fra Medvedev e Rublev. Martedì si procederà invece con le sfide incrociate tra vincitori e sconfitti del primo turno. La vittoria del proprio girone garantisce un montepremi di 390 mila dollari, arrivando a 1,1 milioni per la semifinale e ai 2,2 per la finale. Il campione imbattuto può collezionare ben 4,8 milioni di dollari per appena cinque match.

Quanto al doppio, si partirà domenica 12 a mezzogiorno i numeri 1 al mondo Ivan Dodig e Austin Krajicek contro Andres Molteni e Maximo Gonzalez. In serata, non prima delle 18.30, in campo Santiago Gonzalez e Edouard Roger-Vasselin contro Marcel Granollers e Horacio Zeballos. Lunedì 13 in campo Wesley Koolhof e Neal Skupski, secondi nel ranking mondiale, contro Riinky Hijikata e Jason Kubler. Chiuderanno poi la prima giornata Rohan Bopanna, in campo a 43 anni con il 35enne Matthew Ebden, contro la coppia numero sei in classifica Rajeev Ram e Joe Salisbury.

Elezioni 2024, un sondaggio della Cnn vede Trump davanti a Biden

Dopo il sondaggio del New York Times che ha registrato Donald Trump in vantaggio su Joe Biden in cinque dei sei “Stati chiave”, un nuovo sondaggio della Cnn ha rilevato che il tycoon guida l’attuale presidente con il 49 per cento delle preferenze, rispetto al 45 per cento di Biden.

Nei sondaggi Biden registra un calo significativo rispetto al 2020

Il presidente Biden, spiega la Cnn, attualmente sta registrando indici di approvazione abbastanza negativi, a causa della sensazione che le cose stiano andando male negli Stati Uniti e che non sia più all’altezza del compito. Il sostegno di Biden nel sondaggio è significativamente più debole tra i diversi gruppi che lo avevano sostenuto nel 2020. Tra gli elettori di età inferiore ai 35 anni, il 48 per cento sostiene Trump, il 47 per cento Biden. Gli indipendenti politici sostengono per il 45 per cento di Trump, per il 41 per cento Biden. Gli elettori afroamericani sono favorevoli a Biden per il 73 per contro, mentre Trump è al 23 per cento. Continuano a essere divisi invece i latinoamericani, il 50 per cento voterebbe Biden mentre il 46 per cento Trump. Tutti questi margini riflettono un calo significativo del sostegno a Biden rispetto ai dati del 2020. Nel 2020 Biden è stato votato dagli elettori sotto i 35 anni con un vantaggio di 21 punti percentuali a livello nazionale, di 13 punti tra gli indipendenti, di 75 punti tra gli afroamericano e di 33 punti tra i latinoamericani.

Elezioni 2024, un sondaggio della Cnn vede Trump davanti a Biden
Donald Trump proietta un video di Joe Biden durante un comizio (Getty Images).

Il contraccolpo della gestione della guerra tra Israele e Hamas

Oltre alla crescente sensazione tra i cittadini che l’età avanzata di Biden influisca negativamente nel suo essere adatto al ruolo, secondo quanto ha ricostruito Politico tra i temi per i quali il presidente starebbe perdendo consensi nella sua base elettorale c’è la politica estera. Il sondaggio del Nyt ha rilevato che gli elettori negli Stati chiave hanno una maggiore fiducia in Trump piuttosto che in Biden nella gestione del conflitto tra Israele e Hamas, con un margine di 11 punti percentuali. Negli Stati chiave Biden è preferito dai giovani under 30 con un margine di appena sei punti. «Come potrebbe la guerra non avere un impatto sul modo in cui le persone, soprattutto i giovani americani, pensano a se stesse, al loro presidente e al Paese?», si è chiesto parlando con Politico John Della Volpe, consigliere della campagna 2020 di Biden. «Suggerire il contrario penso sia una lettura errata di ciò che i giovani ci dicono da anni è ciò che li spinge a servire e votare, ossia proteggere le persone vulnerabili».

La vita di Elon Musk diventerà un film

Elon Musk è considerato l’uomo più ricco al mondo: a ottobre, sia Bloomberg che Forbes hanno stimato la sua fortuna superiore ai 200 miliardi di dollari. Una vita da film, quella del visionario magnate di origini sudafricane. Che, infatti, diventerà una pellicola. Come riferisce Variety, infatti, è in lavorazione un biopic sul fondatore di Tesla e SpaceX.

La vita di Elon Musk diventerà un film, basato sulla biografia autorizzata di Walter Isaacson. Regia affidata a Darren Aronofsky.
Elon Musk (Getty Images).

La produzione sarà in mano a A24, lo studio dietro il successo di Everything Everywhere All at Once 

La pellicola sarà basata sulla biografia autorizzata di Walter Isaacson e sarà diretta, sempre secondo quanto riporta Variety, da Darren Aronofsky, Leone d’oro a Venezia con The Wrestler e candidato all’Oscar come miglior regista per Il cigno nero. Il suo ultimo film, The Whale, ha fatto vincere la statuetta al protagonista Brendan Fraser. In passato un’altra biografia scritta da Isaacson, Steve Jobs, è servita come base per l’omonimo film del 2015 diretto da Danny Boyle. La produzione sarà in mano a A24, lo studio dietro il successo di Everything Everywhere All at Once e molti altri titoli recenti.

La vita di Elon Musk diventerà un film, basato sulla biografia autorizzata di Walter Isaacson. Regia affidata a Darren Aronofsky.
Darren Aronofsky (Getty Images).

Nello Spazio avvistato il buco nero più distante: la scoperta da record

Il telescopio spaziale James Webb ha ottenuto un risultato straordinario, confermandosi fondamentale per la ricerca nello Spazio. Ha individuato un buco nero super massiccio all’interno della galassia UHZ1, segnando un altro importante record. Combinando i dati dell’Osservatorio Chandra a raggi X, è stato possibile determinare che la formazione di questo buco nero è iniziata all’incirca 470 milioni di anni dopo il Big Bang, un numero relativamente piccolo rispetto a quelli del cosmo. Si tratta del buco nero più lontano mai individuato e, facendo dei calcoli, si può affermare che l’Universo in qual momento avesse appena il 3 per cento circa della sua età attuale.

Perché questa scoperta è importante

La scoperta di questo buco nero super massiccio è estremamente rilevante per la comprensione dei processi che portano alla formazione di tali entità. Una parte della comunità scientifica si chiede se essi si originino direttamente dal collasso di enormi nubi di gas, formando buchi neri con masse comprese tra 10 mila e 100 mila volte quella del Sole, oppure se derivino dalle esplosioni delle prime stelle. Questa scoperta conferma le previsioni teoriche proposte nel 2017 riguardo a ciò che era stato definito un «buco nero fuori misura». Si ipotizzava che si formasse come risultato diretto del collasso di una massiccia nube di gas.

Hunger Games capitolo 5, il prequel della saga in sala dal 15 novembre

Il tempo che passa tra essere preda e diventare predatore è davvero troppo breve. Questa la filosofia della saga di Hunger Games, tanto più del suo ultimo capitolo, Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, in sala dal 15 novembre con Notorius Pictures. E questo perché, in quest’ultima parte, si va indietro nel tempo all’origine del male, ovvero quando il 18enne Coriolanus Snow (Tom Blyth) ancora non è diventato il tirannico presidente di Panem.

La trama di Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente

Tutto inizia quando il giovane, ultima speranza della sua casata in declino nel dopoguerra di Capitol City, è nominato mentore di Lucy Grey Baird (la Rachel Zegler di West Side Story), la ragazza del miserabile Distretto 12. Siamo esattamente nella decima edizione degli Hunger Games. Ma quando questa ragazza magnetizza l’intera nazione di Panem cantando con aria di sfida alla cerimonia della mietitura, Snow comprende che questa donna, verso la quale prova inizialmente anche dell’affetto, potrebbe ribaltare la situazione a suo favore. Ma per Snow e Lucy quello che conterà infine nel mondo malato distopico e postapocalittico di Panem e dei suoi 12 distretti è solo la sopravvivenza. Per entrambi c’è solo l’eterna lotta tra bene e male o, come indica il titolo, per capire chi è l’usignolo e chi il serpente.

Questa la filosofia degli Hunger Games che non è altro che una sorta di crudelissimo reality i cui partecipanti vengono prelevati ogni anno nei 12 distretti dove vivono i paria, i ribelli, per combattere fino all’ultimo sangue all’interno di un perimetro molto ampio chiamato “arena”. E tutto questo in diretta tv. Al termine dell’evento rimane un solo sopravvissuto. Le persone coinvolte nella manifestazione sono selezionate durante una cerimonia chiamata Giorno della mietitura, che consiste nell’estrazione di due nomi (una femmina e un maschio) fra tutti quelli degli adolescenti di età compresa tra i 12 e i 18 anni residenti in una data regione.

Il Consiglio di Stato conferma la sospensione dell’abbattimento di due lupi in Trentino

Il Consiglio di Stato ha confermato la sospensione del decreto di abbattimento di due esemplari di lupi sul versante trentino dei Monti Lessini, accogliendo il ricorso dalle associazione animaliste contro la decisione del tar di Trento. Secondo i giudici di Palazzo Spada, «ai fini cautelari non emergono elementi in fatto sopravvenuti rispetto alla situazione sin qui esaminata che possano motivare una rivalutazione della disposta misura sospensiva, che quindi va confermata».

I lupi saranno in salvo almeno fino al 25 gennaio

«Confermata ancora una volta quindi la salvezza dei lupi almeno fino al 25 gennaio 2024, quando si terrà l’udienza di merito del tar di Trento che, grazie alle chiare indicazioni del Consiglio di Stato, speriamo possa finalmente mettere la parola fine a questo assurdo duello giudiziario», hanno dichiarato in una nota Lav, Lndc e Wwf. Soddisfazione è stata espressa anche dall’associazione Leal.

Albania, proteste in Parlamento: l’opposizione accende i fumogeni

L’opposizione di centrodestra albanese ha protestato contro la maggioranza legata al premier Edi Rama, bloccando i lavori d’aula in Parlamento con urla e fumogeni. Il botta e risposta tra i partiti legati al leader dell’Albania e le opposizioni sono iniziati la scorsa settimana. I gruppi che sostengono l’ex premier Sali Berisha hanno accusato l’attuale primo ministro di aver «negato la costituzione di una serie di commissioni d’inchiesta». Nel tentativo di fermare i lavori, sono state ammassate decine di sedie al centro dell’aula. Poi i parlamentari hanno accesso i fumogeni, riempiendo la sala di fumo.

La maggioranza risponde alle accuse

I partiti socialisti di Rama hanno proseguito i lavori e approvato una serie di provvedimenti, nonostante il caos. Secondo la maggioranza, le proteste sarebbero un modo per distogliere l’attenzione dai guai giudiziari vissuti in queste settimane dall’ex premier Berisha, indagato per corruzione insieme al genero. Quest’ultimo è stato anche arrestato, tre settimane fa.

Albania, proteste in Parlamento l'opposizione accende i fumogeni
Berisha con la bandiera albanese (Getty Images).

Berisha contro l’accordo Rama-Meloni

Nei giorni scorsi Berisha è stato intervistato dal Corriere della Sera e ha criticato l’accordo sottoscritto da Rama e Giorgia Meloni sui migranti. L’ex primo ministro ha dichiarato: «L’Albania è un Paese ospitale non c’è razzismo, ma è anche un Paese piccolo che teme perciò possano amplificarsi sul suo territorio i problemi già visti in altri Paesi, dove sono nati questi centri».

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