Daily Archives: 9 Novembre 2023

Stabilità e centralità della Russia: il mantra di Putin per restare al Cremlino

Se in Ucraina Volodymyr Zelensky ha ormai messo un pietra sopra alla possibilità di tenere le elezioni presidenziali il prossimo anno, in Russia Vladimir Putin verrà riconfermato al Cremlino per la quinta volta: le indiscrezioni arrivate da Mosca negli ultimi giorni danno per scontato che, come previsto, l’attuale presidente si presenterà anche al prossimo giro. Nulla di sorprendente, quindi, né da una parte né dall’altra, dato che, seppur in situazioni diverse, la guerra in corso rende prioritario il mantenimento della stabilità politica. Mentre a Kyiv il quadro è più traballante e Zelensky pare più in difficoltà, proprio a causa di un conflitto che allo stato dello cose l’Ucraina sta perdendo, a Mosca al contrario Putin sembra più stabile, ormai archiviata anche la bufera dello scorso giugno con la rivolta di Yevgeny Prigozhin.

tabilità e centralità della Russia: il mantra di Putin per restare al Cremlino
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (Getty Images).

Parola d’ordine stabilità

Sono praticamente 25 anni che Vladimir Putin regge le sorti del Paese, al vertice di una verticale del potere costruita dopo l’anarchia oligarchica sotto Boris Yelstin nel primo decennio dopo il crollo dell’Urss. Diventato primo ministro del 1999, poi nominato successore al Cremlino nella notte del Capodanno del 2000, confermato alle urne nel marzo successivo e poi rieletto in maniera più o meno plebiscitaria nel 2004, 2012 e 2018; in mezzo la parentesi di Dmitri Medvevdev, tra il 2008 e il 2018. La Russia degli ultimi cinque lustri è stata in mano a Putin e alla sua squadra, fatta di siloviki, gli uomini dell’apparato militare e di sicurezza, oligarchi e tecnici di vario orientamento, dai più liberali, caduti lentamente in disgrazia dopo la crisi ucraina del 2014, ai più nazionalisti, alle spalle del presidente ancora oggi. Cardine del putinismo: la stabilità del sistema interno, da mantenere a tutti i costi, insieme a quella esterna, con la Russia che aspira a essere uno dei centri del nuovo ordine multipolare mondiale.

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Putin è entrato al Cremlino nel 2000 (Getty Images).

Le due fasi del regno putiniano

La linea e le tempistiche seguite da Putin e dai suoi sono chiare. Va però ricordato che le torri del Cremlino sono numerose e l’architettura del potere non è monolitica ma divisibile in buon sostanza di due atti: il primo, durato fino al 2012 e concluso con il ritorno alla presidenza dopo il quadriennio di Medvedev, è servito per stabilizzare la Russia, anche economicamente, a livello interno, creando un sistema politico già rigido e difficile da ribaltare, sia da forze interne che estere; il secondo è stato dedicato a riportare il Paese a occupare una posizione determinante sulla scacchiera internazionale, fatto di una politica aggressiva e non più passiva di fronte a quella degli Stati Uniti. In questo senso si possono interpretare i conflitti scaturiti già in precedenza (2003-2004) con le rivoluzioni colorate in Georgia e Ucraina, passando per l’annessione della Crimea e la guerra nel Donbass, per arrivare sino all’invasione totale dell’Ucraina nel 2022, mentre gli Usa e l’Occidente si impegnavano in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria e Medio Oriente, dal 2001 a oggi.

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Putin con il presidente cinese Xi Jinping (Getty Images).

I nuovi equilibri mondiali e il ruolo della Russia

Il prezzo della stabilità interna si è tradotto nel passaggio, o per per meglio dire nel ritorno, all’autoritarismo, dato che negli ultimi secoli la Russia ha conosciuto la democrazia, dopo gli zar e il comunismo, solo per qualche anno e nemmeno nei suoi aspetti migliori. E questo è uno dei punti che ha reso facile la costruzione e il consolidamento della verticale putiniana, entrata in difficoltà solo negli ultimi tempi. Lo scardinamento del mondo unipolare, la nuova stabilità internazionale cercata dal Cremlino hanno condotto a una frattura profonda tra Russia e Occidente, ma non all’isolamento di Mosca come Unione europea e Stati Uniti si aspettavano. In questa prospettiva gli equilibri sono già cambiati, con un ulteriore accelerazione data dal conflitto in Medio Oriente, che ha accresciuto la spaccatura tra quelle che viene ormai definito l’Occidente complessivo, destinato a diventare sempre più debole, e il resto del mondo, che si sta rafforzando. Vladimir Putin, nei prossimi sei anni alla presidenza, ammesso e non concesso che li farà tutti, avrà non pochi problemi da affrontare per mantenere la stabilità che finora è stata sostenuta da un’economia difettosa, ma comunque funzionante a sufficienza. I legami sempre più stretti con la Cina e le potenze in ascesa, economica e politica, nel sud del mondo, serviranno anche a tamponare le falle, in assenza di riforme strutturali economiche interne. Alle quali, dovrà pensarci il prossimo inquilino nel Cremlino, in nome, sempre, della stabilità.

L’esercito israeliano ha fatto irruzione nel quartier generale di Hamas a Gaza

L’esercito israeliano ha fatto irruzione nel quartier generale di Hamas a Gaza, adiacente all’ospedale al-Shifa. Lo ha fatto sapere il portavoce militare Daniel Hagari, secondo cui sono stati uccisi 50 terroristi. L’operazione è avvenuta con il supporto dell’aviazione e delle forze speciali: nel quartiere generale, sottolinea l’Idf, sono stati preparati gli operativi per l’attacco del 7 ottobre. Nello stesso quartiere, afferma Hagari, si trova anche il più grande campo di addestramento di Hamas, insieme ad altre postazioni militari, impianti e magazzini per la produzione di armi, centri di comando, uffici e infrastrutture sotterranee: i soldati dell’esercito israeliano hanno scoperto un sito di produzione e stoccaggio di armi e droni dentro un edificio residenziale, accanto a una camera da letto per bambini.

L'esercito israeliano ha fatto irruzione nel quartier generale di Hamas a Gaza. Gli aggiornamenti sulla guerra.
Un edificio distrutto a Gaza (Ansa).

La Jihad islamica pubblica il video di due ostaggi

La Jihad islamica ha diffuso un video di due ostaggi israeliani, una donna anziana e un ragazzino di 13 anni. Si tratta della prima volta che l’organizzazione terroristica rende noto di avere prigionieri. Secondo quanto riporta la tv israeliana, la donna si chiama Hanna Katzir e il giovane Yagil Yaacov. I due dovrebbero essere presto liberati «per motivi umanitario e medici», fa sapere la Jihad islamica palestinese.

Sale a 10.812 il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza

Sale intanto a 10.812 il bilancio dei morti nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre, secondo l’ultimo bilancio del ministero della Sanità di Hamas. Tra i morti finora ci sarebbero 4.412 bambini e 2.918 donne. «Incubo umanitario senza fine. Alcuni aiuti stanno cominciando ad arrivare ma è una goccia nell’oceano, i bisogni sono enormi. Dobbiamo intervenire», ha detto il segretario generale Onu Antonio Guterres, in un videomessaggio alla conferenza umanitaria a Parigi.

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Israele consentirà pausa umanitarie di quattro ore a nord di Gaza

Israele consentirà pausa umanitarie di quattro ore a nord di Gaza. Lo ha annunciato il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing con la stampa. «Nessun cessate il fuoco. Sono previste pause tattiche e locali per gli aiuti umanitari ai civili di Gaza. Stiamo anche fornendo corridoi umanitari affinché i civili di Gaza possano spostarsi temporaneamente a sud, verso aree più sicure dove possono ricevere aiuti umanitari. La nostra guerra è contro Hamas e non contro il popolo di Gaza», ha twittato l’Idf.

Scontri in Cisgiordania, almeno 10 morti a Jenin

L’esercito israeliano è impegnato in duri scontri con miliziani palestinesi in diverse città della Cisgiordania, tra cui Jenin, dove fonti mediche palestinesi parlano di almeno 10 morti, Ramallah, dove un palestinese è stato ucciso nel campo profughi di al-Amari, Nablus e Kalkilya.

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Gantz: «Se dovremo entrare in Libano, lo faremo»

Benny Gantz, in visita alle truppe al confine settentrionale del Paese ha dichiarato che se l’esercito dovrà entrare in Libano, lo farà. «Siamo determinati a proteggere i nostri confini settentrionali, da entrambi i lati se necessario. Sia ora che in futuro, non permetteremo a Hezbollah di mettere in pericolo le nostre comunità», ha dichiarato il leader centrista, membro del gabinetto di guerra israeliano.

L'esercito israeliano ha fatto irruzione nel quartier generale di Hamas a Gaza. Gli aggiornamenti sulla guerra.
Carri armati di Israele (Ansa).

I capi di Cia e Mossad in Qatar per negoziare

Il leader di Hamas Ismail Haniyeh ha incontrato al Cairo il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamal, insieme agli alti funzionari dell’organizzazione Khaled Meshal e Khalil al-Hiya. Il capo della Cia, Bill Burns, e quello del Mossad, David Barnea, sono a Doha per portare avanti i negoziati mirati a una tregua che permetta la liberazione di alcuni ostaggi nelle mani di Hamas. In Qatar è atteso anche l’ex leader degli 007 libanesi, Abbas Ibrahim. Il presidente di Israele Isaac Herzog ha affermato di non credere a una reale intenzione di Hamas di liberare gli ostaggi presi il 7 ottobre.

Bonus psicologo, il ministro Schillaci risponde a Fedez: lui ringrazia e chiede un incontro

Fedez è tornato a parlare del bonus psicologo a quasi una settimana dall’appello lanciato al governo per difendere il contributo. Il rapper, nelle storie di Instagram, ha raccontato di aver ricevuto la risposta alla petizione lanciata a Che tempo Che fa. «Volevo dirvi che il ministro della Salute tramite il capo di Gabinetto ci ha risposto», ha esordito Fedez. E ancora: «Partiamo dalle notizie belle. Ci scrivono che nei prossimi giorni procederemo con il ministro dell’Economia a varare il decreto attuativo per il bonus psicologo 2023. Questi soldi saranno finalmente sbloccati. Bravi ragazzi, perché raccogliere 300 mila firme in tre giorni serve a far muovere un po’ le cose».

Bonus psicologo, il ministro Schillaci risponde a Fedez lui ringrazia e chiede un incontro
Fabio Fabio e Fedez durante la puntata di Che tempo Che fa (Imagoeconomica).

Fedez e le notizie «meno belle»

Il rapper poi ha proseguito con quelle che definisce «notizie meno belle». Fedez, con la lettere in mano, ha continuato a leggere e commentare: «Il capo di Gabinetto del ministero della Salute ci dice che “noi sulla salute mentale abbiamo fatti grandissime cose”. Queste grandi cose, confrontandoci con le realtà con cui stiamo collaborando che si occupano di salute mentale nel sistema sanitario pubblico non sembrano corrispondere proprio a verità, motivo per il quale procederemo a rispondere su ciò che non è stato fatto e bisognerebbe fare». E Fedez ha ricordato anche l’obiettivo finale: «Non è solo sbloccare i fondi ma ottenere più finanziamenti per la salute mentale in generale».

Bonus psicologo, il ministro Schillaci risponde a Fedez lui ringrazia e chiede un incontro
Orazio Schillaci, ministro della Salute (Imagoeconomica).

La richiesta di incontro

Infine il rapper ha concluso: «Ci hanno risposto su tutto ma non la richiesta di incontro. Ministro se ha voglia di confrontarsi su idee e proposte che abbiamo noi siamo qua: dato che non c’è né sì né no magari si è dimenticato di rispondere». E ha ringraziato chi lo ha supportato e ha partecipato all’iniziativa: «Non sempre le petizioni riescono ad giungono a risultati, capita anche che finiscano in un nulla di fatto non è questo il caso, quindi ringrazio tutti quelli che hanno firmato e che l’hanno condivisa».

Roma, chiesti quattro mesi per Vittorio Sgarbi: ha paragonato Virginia Raggi a Ciancimino

La Procura di Roma ha chiesto la condanna a quattro mesi per Vittorio Sgarbi. L’attuale sottosegretario ai Beni culturali è stato accusato di diffamazione aggravata nei confronti di Virginia Raggi. Durante la puntata del 21 febbraio del 2018 di Matrix, prima delle elezioni politiche, Sgarbi ha attaccato l’allora sindaca di Roma per aver previsto l’abbattimento di un edificio liberty in Piazza Caprera, nel quartiere Trieste. Nel criticarla, il sottosegretario ha paragonato la Capitale alla Palermo di Vito Ciancimino. Quest’ultimo, esponente della Dc, è stato condannato nel 1992 per associazione mafiosa e corruzione.

Cos’ha detto Sgarbi: «Raggi complice di un’azione criminale»

Sgarbi, durante la puntata, ha dichiarato: «L’annunciata distruzione di ville liberty a Roma, denunciata da me e da Italia Nostra per primi, conferma la più inquietante delle prospettive: la Roma di oggi è come la Palermo di Ciancimino. E il sindaco di Roma, distratto dalla difesa della città, è oggettivamente complice di questa azione criminale. M5S a Roma oggi è come la Democrazia cristiana a Palermo degli anni ‘70». L’udienza è prevista per il 30 gennaio 2024. Virginia Raggi, assistita dall’avvocato Alessandro Mancori, non ha commentato le richieste del pm.

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Roma, chiesti quattro mesi per Vittorio Sgarbi ha paragonato Virginia Raggi a Ciancimino
Il sottosegretario ai Beni culturali, Vittorio Sgarbi (Imagoeconomica).

La precedente condanna nel gennaio 2021

Non si è trattato, però, della prima volta. Vittorio Sgarbi è già stato condannato nel gennaio 2021 dal tribunale monocratico di Roma al pagamento di una multa di mille euro e a una provvisionale di 10 mila euro. Il reato, anche in quel caso, è stato quello di diffamazione aggravata a mezzo stampa nei confronti di Virginia Raggi. In un video del dicembre 2016, infatti, l’attuale sottosegretario ha attaccato l’allora sindaca di Roma con affermazioni che ne avrebbero offeso «l’onore e la reputazione».

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ATP Finals, Sinner nel girone verde con Djokovic

Jannik Sinner nel girone verde delle ATP Finals con Novak Djokovic, numero 1 al mondo, Stefanos Tsitsipas e Holger Rune. Lo ha stabilito il sorteggio a Torino. Nell’altro gruppo, quello rosso, Carlos Alcaraz, Daniil Medvedev, Andrej Rublev e Alexander Zverev. L’evento che mette contro i migliori otto tennisti della stagione si svolgerà nel capoluogo piemontese dal 12 al 19 novembre.

Atp Finals, Sinner nel girone verde con Djokovic, Tsitsipas e Rune. Nel gruppo rosso Alcaraz, Medvedev, Rublev e Zverev.
Jannik Sinner (Getty Images).

Sinner ha già partecipato al torneo nel 2021

Djokovic, che vanta sei successi, è alla sua 16esima partecipazione. Per Alcaraz e Rune si tratta del debutto nel torneo. Sinner ha già preso parte della Atp Finals, ma è la prima volta che si qualifica. Alla competizione partecipano i primi otto classificati della Race ATP, che tiene conto dei risultati ottenuti nel corso dell’anno solare: nel 2021 aveva infatti partecipato come riserva al posto di Matteo Berrettini. In quell’occasione vinse al debutto contro Hubert Hurkacz e poi perse contro Medvedev, salutando già nella fase a gironi. Le ATP Finals prevedono un montepremi di 14 milioni di euro, di cui oltre 4 destinati al vincitore.

Un colpo di fortuna, l’ultimo Woody Allen in sala il 6 dicembre

Presentato fuori concorso all’80° Mostra di Venezia, dove è stato accolto con gli applausi calorosi del pubblico e della critica, Un colpo di fortuna (Coup de chance) di Woody Allen è in arrivo nelle sale italiane il 6 dicembre con Lucky Red. Il 50esimo film del regista è ambientato a Parigi e girato per la prima volta in francese.

La trama di Un colpo di fortuna di Woody Allen

Thriller romantico con protagonisti Lou De Laâge, Niels Schneider, Valérie Lemercier e Melvil Poupaud, Coup de chance parla dell’importante ruolo che il caso e la fortuna giocano nelle nostre vite. Fanny e Jean sembrano la coppia di sposi ideale: sono entrambi realizzati professionalmente, vivono in un meraviglioso appartamento in un quartiere esclusivo di Parigi, e sembrano innamorati come la prima volta che si sono incontrati. Ma quando Fanny s’imbatte accidentalmente in Alain, un ex compagno di liceo, perde la testa. Presto si rivedono e diventano sempre più intimi. Qui il trailer della pellicola.

Omegle, chiude il popolare sito di chat e videocall

Omegle, il popolare sito di chat e videocall dal vivo con sconosciuti, ha annunciato la chiusura dopo 14 anni. La decisione è stata presa a seguito di numerose denunce di abusi da parte degli utenti, che hanno costretto il fondatore, Leif K. Brooks, a porre fine definitivamente al servizio. Sul sito è apparsa l’immagine di una lapide insieme a un messaggio finale scritto dal creatore che aveva lanciato la piattaforma nel 2009. Oggi spiega che la gestione del sito web «non è più sostenibile, né finanziariamente né psicologicamente».

Il sito ha guadagnato popolarità durante il Covid

Durante la pandemia, il servizio di messaggistica di Omegle, che permetteva agli utenti di socializzare online con persone casuali, aveva guadagnato popolarità, soprattutto tra gli adolescenti. Tuttavia, le tante denunce di abusi hanno portato alla fine di questo sito. La chiusura di Omegle è avvenuta in un momento difficile per le piattaforme di social media, che stanno affrontando un crescente controllo da parte delle autorità di regolamentazione in tutto il mondo.

Omegle oggetto di denunce per casi di pedofilia

Il social network è stato oggetto di polemiche, come riportato dalla Bbc, tra cui un caso in cui una giovane americana ha accusato la piattaforma di averla collegata casualmente con un pedofilo. L’utente in questione era minorenne quando si è verificato l’incidente e la causa contro Omegle è stata intentata 10 anni dopo, nel novembre del 2021. Il team legale di Omegle ha sostenuto in tribunale che il sito web non era responsabile di ciò che era accaduto e ha negato che fosse «un rifugio per i predatori». Tuttavia, secondo quanto riportato dalla Bbc, Omegle è stato menzionato in oltre 50 casi riguardanti pedofili in paesi come Regno Unito, Stati Uniti e Australia. «Non può esserci un giudizio onesto su Omegle senza riconoscere che alcune persone ne hanno abusato, anche commettendo crimini indicibilmente atroci», ha detto Brooks.

La Lega Pro al fianco della Toscana: «I club vogliono contribuire alla ricostruzione»

La Lega pro di calcio si schiera al fianco della Toscana e di tutta la popolazione delle zone colpite dai nubifragi e dalle alluvioni di inizio novembre. I club della terza serie italiana hanno voluto esprimere la propria vicinanza con un contributo simbolico. Il Consiglio direttivo ha stanziato un assegno di 12 mila euro alla Regione Toscana. Il presidente della Pro, Matteo Marani, ha così ricevuto il governatore toscano Eugenio Giani, che ha ricevuto la somma e ringraziato i club.

Marani: «I club vogliono contribuire»

Il presidente Marani ha affermato: «Avendo la sua sede a Firenze la Serie C ha un radicato senso di appartenenza a questo territorio. Tutti i club, dopo l’alluvione, hanno sentito la forte necessità di fare questo gesto per partecipare al cordoglio delle famiglie delle vittime, contribuire alla ricostruzione ed aiutare chi ha subito gravi danni».

La Lega Pro al fianco della Toscana «I club vogliono contribuire alla ricostruzione»
Matteo Marani (Imagoeconomica).

Giani: «Unione e collaborazione sono fondamentali»

A rispondere e ringraziare è stato lo stesso Eugenio Giani: «Desidero esprimere la mia profonda gratitudine al presidente Matteo Marani e a tutta la Lega Pro per la generosa donazione di 12mila euro a favore della Toscana, colpita dagli eventi calamitosi. Questo gesto di solidarietà conferma il radicato senso di appartenenza che la sede della Lega Pro ha a Firenze. In momenti difficili come questi, l’unione e la collaborazione sono fondamentali, e questa dimostrazione di sostegno si unisce a quella di tanti per contribuire in modo significativo a alleviare le difficoltà della nostra comunità. Grazie ancora per essere un esempio di solidarietà».

La Lega Pro al fianco della Toscana «I club vogliono contribuire alla ricostruzione»
Eugenio Giani (Imagoeconomica).

Alghero, incidente in Piazza Sulis: donna investita e uccisa da un camion gru

Tragedia ad Alghero, dove nella giornata di giovedì 9 novembre 2023 una donna ha perso la vita a causa di un incidente stradale che non le ha lasciato scampo.

Investita e uccisa da un camion gru ad Alghero

Il sinistro è avvenuto in Piazza Sulis. La vittima, Caterina Mariani di 61 anni, è stata colpita da un veicolo pesante, precisamente un camion gru, mentre attraversava la piazzetta dov’è presente una rotatoria. La donna, impiegata presso il liceo classico locale, ha perso la vita immediatamente a causa dell’incidente. Troppo gravi le ferite riportate. Sul luogo del dramma sono giunti gli agenti della polizia locale, i vigili del fuoco e i carabinieri, oltre ai membri del 118 che non hanno potuto far altro che constatare il decesso. Il mezzo coinvolto è stato sottoposto a sequestro e il corpo senza vita della donna è stato trasferito presso l’istituto di medicina legale locale.

Sfera Ebbasta, già sold out il concerto gratuito a Milano

Sfera Ebbasta ha annunciato un concerto gratuito a Milano per lunedì 13 novembre, ma è già sold out. Il trapper infatti suonerà all’Allianz Cloud, palazzetto solitamente riservato alle partite di basket, alle ore 21 assieme ad altri artisti della scena italiana. Come confermato da Thaurus e Vivo Concerti, con lui ci saranno infatti i dj set di Shablo e Finesse. Spazio anche per il lancio di nuovi gadget esclusivi. Immediato l’assalto da parte dei fan al sito Ticketone, dove si potevano scaricare i biglietti di ingresso, tanto che nonostante il poco preavviso in meno di due ore è stato confermato l’esaurimento posti.

Sfera Ebbasta, i rumors su una nuova canzone con Lazza e Drillionaire

L’annuncio di un concerto gratuito di Sfera Ebbasta arriva proprio mentre si moltiplicano in Rete i rumors su un possibile nuovo singolo con Lazza e Drillionaire. Dopo aver dominato le classifiche italiane con le canzoni Bon Ton e Piove, i due trapper potrebbero presto unire nuovamente le forze per un brano pronto a far ballare le piazze e le discoteche del Belpaese. A spoilerare la hit sarebbe stato proprio l’artista medaglia d’argento a Sanremo con la sua Cenere tramite un video su TikTok. I fan, analizzando nel dettaglio i profili social dei due artisti, avrebbero anche decifrato il titolo della traccia, che dovrebbe essere G63. Durante il live all’Allianz Club di Milano, Sfera e Shablo potrebbero anche presentare alcuni inediti della loro nuova collaborazione, prossima all’uscita come confermato dallo stesso dj ai microfoni di Radio 105.

Sfera Ebbasta ha annunciato un concerto gratuito all'Allianz Club di Milano il 13 novembre. Biglietti già sold out in meno di due ore
Il tapper Sfera Ebbasta suonerà a Milano (Getty Images).

La Lega presenta il ddl: «Stipendi in base al costo della vita»

La Lega ha presentato un disegno di legge «per dare la possibilità alla contrattazione di secondo livello, territoriale e aziendale, di utilizzare il parametro del costo della vita, oltre a quelli già previsti per legge, nell’attribuzione dei trattamenti economici accessori ai dipendenti pubblici e privati». Ad annunciarlo il senatore Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio a Palazzo Madama.

Previsto nel ddl anche un credito di imposta per i datori di lavoro privati

«Chiaramente, il principio della parità retributiva non viene meno. Parliamo infatti di trattamenti economici accessori, che possono essere così riconosciuti ai dipendenti valutando anche il diverso impatto che l’incremento dei costi dei beni essenziali ha sui cittadini, così come si evince dagli indici Istat», spiega Romeo. «Si pensi alle grandi città», dice ancora il senatore della Lega, «dove l’inflazione ha degli effetti differenti rispetto ad altre zone del nostro Paese. Introduciamo con questa norma un elemento nuovo, attribuendo ai lavoratori una somma differenziata in base al luogo in cui ha sede l’azienda, prevedendo per i datori di lavoro privati un credito d’imposta per coprire le spese sostenute. Riteniamo sia una proposta di buonsenso».

Rompe crocifissi e minaccia agenti, espulso un marocchino

Un cittadino marocchino di 23 anni, Enhamel El Mehdi, è stato espulso dal prefetto di Alessandria per motivi di pericolosità sociale. Negli ultimi giorni, informa il Viminale in un tweet, il giovane era stato denunciato per i reati di offesa a una confessione religiosa (aveva rotto tre crocifissi) e resistenza a pubblico ufficiale. Inoltre, nel corso dell’identificazione in questura, aveva minacciato gli operatori di polizia e la popolazione cristiana, affermando di voler vendicare le morti nel conflitto israelo-palestinese.

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Bologna, litigio tra senzatetto per un giaciglio: accoltellata una 52enne

Un’aggressione a coltellate si è verificata nella notte tra mercoledì 8 e giovedì 9 novembre 2023 in via Boldrini, poco lontano dalla stazione di Bologna, fra due senzatetto. La vittima è una senza fissa dimora di 52 anni di origine marocchina, ferita da un 33enne moldavo che risulta residente nel Foggiano, già arrestato per tentato omicidio dai carabinieri, che hanno anche recuperato l’arma del delitto, un coltello con la lama spezzata e sporca di sangue. A quanto si apprende, il movente sarebbe legato al fatto che la donna si era coricata nel posto dove anche l’uomo voleva dormire.

La vittima dell’aggressione: «L’ho pregato di smettere»

La 52enne, soccorsa e portata in ospedale in condizioni di media gravità, ha spiegato di essere stata svegliata da una serie di coltellate in testa e sulla faccia. «Ero sotto le coperte e solo il volto era scoperto, lo pregavo di smettere», ha raccontato ai carabinieri, «ma lui mi si avventava contro e cercava di colpirmi con la lama al collo e allo stomaco». La donna ha riportato ferite anche alle braccia, per difendersi dai fendenti, poi è riuscita ad alzarsi ed è fuggita verso la stazione ferroviaria, dove è stata soccorsa dalla Polfer. I carabinieri del nucleo radiomobile hanno poi rintracciato poco lontano, in via Amendola, il 33enne, mentre il coltello è stato ritrovato in via Boldrini, nei pressi del luogo dell’aggressione. «Quell’uomo, che non conosco e non avevo mai visto prima, voleva uccidermi», ha raccontato ancora la donna, «io urlavo ma nella via non transitava nessuno».

Indi Gregory, il console italiano ha chiesto la giurisdizione del caso

Il Console italiano di Manchester, Matteo Corradini, ha lanciato un appello all’Alta Corte britannica per fermare l’iter che porterà allo stop della ventilazione artificiale della piccola Indi Gregory. Dopo aver presentato la richiesta, i giudici hanno prorogato di due il termine. I supporti vitali non sono stati fermati alle 15 ora italiana. Adesso si punta a una sospensione definitiva. Corradini, tutore legale della bambina in Italia, dopo la cittadinanza conferita lunedì scorso dal Cdm, ha chiesto all’Alta Corte di cedere la giurisdizione del caso alla magistratura italiana.

L’avvocato della famiglia: «In un mondo normale basterebbe un no»

Simone Pillon, il legale della famiglia Gregory in Italia, ha commentato la corsa contro il tempo per trasferire la bambina a Roma. Giudicata incurabile, la piccola potrebbe ricevere, all’ospedale Bambino Gesù, soltanto cure palliative. Per il giudice Robert Peel, invece, nel suo interesse vanno staccati i macchinari che la tengono in vita artificialmente. Pillon ha dichiarato: «Non c’è nulla di più difficile che argomentare l’ovvio, pagine e pagine per spiegare che i bambini non si lasciano morire, in un mondo normale basterebbero due lettere dell’alfabeto: no. Diciotto ore di atti da leggere, scrivere, tradurre, poi penso al papà di Indi in ospedale con la sua piccola e vado avanti».

Dean Gregory: «Non merita di morire»

Il padre di Indi Gregory, Dean, sta continuando a lanciare appelli da giorni. Ha dichiarato: «Il nostro sogno per Indi è quello di portarla in Italia, non merita di morire, è ancora una bambina che respira e le batte il cuore. Quello che sta accadendo è la cosa più disumana e crudele che abbiamo mai vissuto su questa terra, preghiamo per un miracolo. Sappiamo che lei è una combattente, vuole vivere e non merita di morire». Secondo i medici inglesi, però, la rara malattia mitocondriale che ha colpito la bambina non dà alcuna speranza di miglioramento e non staccare i supporti vitale equivarrebbe ad accanirsi sul suo corpo.

Il soccorso albanese all’Italia: l’immigrazione, le lauree e le vacanze low cost

Una cosa è certa: quando l’Italia ha bisogno di un’ancora di salvezza, l’Albania risponde. L’accordo sui migranti siglato da Giorgia Meloni e Edi Rama è lì a dimostrarlo, almeno in fotografia. A guadagnarci sarà sicuramente Tirana che ospiterà due centri, uno nel porto di Shengjin e uno a Gjader. Per il primo anno, Roma verserà 16,5 milioni di euro «quale anticipo forfettario dei rimborsi dovuti» oltre a un fondo di garanzia, da circa 100 milioni di euro, congelati su un apposito conto bancario. Del resto il gigante Rama (198 cm di altezza) aveva definito Meloni «sorella d’Albania», puntando alla sua sponsorizzazione per l’ingresso tanto agognato nell’Unione europea. Come andrà a finire non si sa. Intanto Meloni guardando verso l’Adriatico cerca di far dimenticare il flop di fatto dell’accordo tunisino e in generale le promesse mancate dal suo governo, quello che avrebbe dovuto fermare gli sbarchi e invece si è trovato a dover gestire flussi sempre più consistenti.

Ma quante Meloni ci sono?
Edi Rama e Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

In Albania vacanze low cost per migliaia di italiani

Non ci sono solo i migranti però. L’Albania la scorsa estate ha “aiutato” anche migliaia di italiani in cerca di vacanze a prezzi contenuti. Almeno secondo la narrazione dominante. Hotel a buon mercato, pesce fresco, acque cristalline. Tanto che persino la premier aveva deciso di trascorrere nel Paese delle Aquile – “le nuove Maldive” secondo i titoli dei giornali – uno scampolo di ferie con la famiglia al completo: non solo l’ora ex Giambruno e la figlia Ginevra ma anche la sorella Arianna con il marito, il ministro Francesco Lollobrigida. Arrivando addirittura a saldare il conto di 80 euro che un gruppetto di connazionali aveva “dimenticato” di pagare in un ristorante di Berat. L’invasione dei turisti italiani era stata pure memizzata dallo stesso Rama che, ricordando il 32esimo anniversario dello sbarco a Bari dei 20 mila migrati della Vlora, aveva postato le foto storiche dell’arrivo in Puglia con le didascalie: “Albanesi partono per l’Italia 1991”, “Italiani partono in ferie per l’Albania 2023”. Un sense of humor discutibile. «Sono caduto nella trappola», ammise poi a Repubblica. «Pensavo fosse il titolo di un giornale italiano. Invece i ragazzi dei social mi hanno detto che era un meme… L’ho postato perché questo è un momento particolare per noi», aggiunse riferendosi al boom turistico.

Il soccorso albanese all'Italia: l'immigrazione, le lauree e le vacanze low cost
Una spiaggia in Albania (Getty Images).

Il boom delle lauree a Tirana, da Renzo Bossi in giù

Sempre a proposito di tormentoni internettiani, come dimenticare poi la famosa – e presunta – laurea albanese di Renzo il Trota Bossi conseguita all’università Kristal di Tirana. «Una stupidaggine mai esistita», secondo i difensori e lo stesso figlio del Senatùr. «Escludo», assicurò l’ex consigliere regionale lombardo, «di essermi mai laureato». Il celeberrimo pezzo di carta venne trovato dalle Fiamme gialle nella cassaforte di Francesco Belsito, ex tesoriere della Lega. Al tempo, era il 2012, si parlò anche di un’altra laurea albanese in casa Carroccio: quella che, secondo l’accusa, l’ex senatrice e capo del Sinpa (il sindacato padano) Rosi Mauro aveva pagato alla sua guardia del corpo. Il caso infiammò pure la politica dei nostri dirimpettai tanto che nel dicembre 2013 l’allora ministro dell’Interno albanese Samjr Tahiri a Radio24 denunciò che a Tirana risultavano indagati oltre a Renzo Bossi una decina di studenti italiani «per aver conseguito una laurea senza aver mai seguito le lezioni nelle università private albanesi».

Il soccorso albanese all'Italia: l'immigrazione, le lauree e le vacanze low cost
Renzo Bossi nel 2019 (Imagoeconomica).

L’avventura (finita male) di Agon Channel

C’è infine l’avventura finita male di Agon Channel, il canale lanciato in pompa magna a Tirana da Francesco Becchetti nel 2014, che avrebbe dovuto essere un Eldorado per alcuni volti noti della tivù nostrana in cerca di rilancio. Dopo il forfait del primo direttore editoriale, Alessio Vinci, il reparto News venne affidato ad Antonio Caprarica, storico inviato Rai a Buckingham Palace. Durò 15 giorni prima di sbattere la porta e riportare la sua cravatta sul suolo patrio. «Mi dissero che avrei avuto una squadra di 12 redattori, corrispondenti dall’Italia», raccontò proprio a Lettera43. «E una struttura di produzione a livello internazionale. E invece montavamo nei container. Quando pioveva dovevamo trasferirci nel capannone della tivù albanese altrimenti si sentivano le gocce di pioggia». Sono passati quasi 10 anni e Caprarica, opinionista ricercato, ora volteggia a Ballando con le stelle. Insomma l’Albania c’è sempre, sì. Ma attenzione. Come ha sottolineato Rama al Fatto Quotidiano: «Chi non ha diritto viene rimpatriato. Ma se l’Italia non riesce a fare i rimpatri dovrà riprenderseli».

Grammy Awards, l’ex Ceo Neil Portnow accusato di stupro

Una cantante statunitense, protetta dall’anonimato, ha denunciato l’ex Ceo dei Grammy Awards Neil Portnow per violenza sessuale. I fatti risalirebbero al 2018 in una stanza d’albergo di New York. Sotto accusa anche la Recording Academy, il gruppo no profit che organizza gli Oscar della musica, per aver ignorato lo stupro nonostante ne fosse al corrente già almeno dal 2020. Immediata la replica del 75enne newyorkese, che ha risposto tramite un suo portavoce. «Si tratta di parole completamente false», ha spiegato in un’email riportata anche dal Guardian. «Senza dubbio, sono motivate dal rifiuto di Portnow di ottemperare alle oltraggiose richieste di denaro e assistenza della ricorrente per ottenere un visto di soggiorno». La notizia arriva a poche ore dall’annuncio delle nomination ai Grammy Awards 2024, attese alle 16.45 italiane del 10 novembre.

L’ex Ceo dei Grammy Awards avrebbe aggredito la cantante dopo averla drogata

Sebbene non si conosca l’identità dell’artista americana che ha sporto denuncia, i media hanno affermato che è una cantante di fama mondiale che, nel corso della sua carriera, ha suonato alla Carnegie Hall, una delle più importanti sale da concerto negli States che ha ospitato anche Beatles, David Bowie, Maria Callas, Tina Turner e Frank Sinatra. Secondo l’accusa, Neil Portnow avrebbe incontrato l’artista, che all’epoca dei fatti aveva 37 anni, nella camera di un hotel di Manhattan per questioni di lavoro. Prima di aggredirla sessualmente, le avrebbe offerto un drink che l’avrebbe stordita tanto da farle perdere conoscenza a intermittenza. La cantante ha ricordato poi di aver contattato già alla fine del 2018 la Recording Academy, che però non le ha creduto. «Riteniamo che le affermazioni siano prive di fondamento», si legge nella risposta ufficiale dell’epoca. «Vogliamo difendere vigorosamente l’Academy dalle accuse».

Neil Portnow, ex Ceo dei Grammy Awards, è stato denunciato per violenza sessuale da una cantante americana. La replica: «Parole oltraggiose».
Neil Portnow, ex Ceo dei Grammy Awards (Getty Images).

Non è però la prima volta che Portnow finisce al centro delle polemiche per il suo comportamento o per via di alcune dichiarazioni infelici. Nel 2019, l’anno in cui annunciò le sue dimissioni dalla carica di presidente e amministratore delegato dei Grammy Awards, dichiarò in piena epoca #MeToo che le donne della musica in tutto il mondo devono «farsi avanti se vogliono maggiori riconoscimenti». L’anno successivo, invece, emersero per prima volta le voci di una sua aggressione sessuale nei confronti di un’artista, prontamente insabbiate al fine di evitare lo scoppio di uno scandalo. Deborah Dugan, che aveva preso il posto di Portnow alla guida dei Grammy, avrebbe ricevuto forti pressioni arrivando a rassegnare le dimissioni dopo pochi mesi per aver cercato di portare a galla una serie di abusi nella musica.

Fotografi di Gaza presenti durante la strage del 7 ottobre, Israele chiede chiarimenti ai media internazionali

I miliziani di Hamas non sono stati gli unici a documentare il brutale attacco del 7 ottobre nel sud di Israele. Alcune delle loro atrocità, infatti, sono state immortalate da fotoreporter freelance di Gaza, che poi hanno venduto gli scatti alle agenzie di stampa Reuters e Associated Press. Cosa ci facevano lì, in quello che normalmente avrebbe dovuto essere un sabato mattina come gli altri? Erano stati avvertiti da Hamas? La questione è stata sollevata dall’organizzazione non governativa Honest Reporting, la cui mission è «garantire verità, integrità ed equità e combattere i pregiudizi ideologici nel giornalismo e nei media» nei confronti di Israele: il governo di Tel Aviv ha chiesto spiegazioni ai direttori di Associated Press, Reuters, Cnn e New York Times.

Uno dei fotoreporter è certamente molto vicino al leader di Hamas

Quattro nomi appaiono sui crediti fotografici di Associated Press, per quanto riguarda gli scatti del 7 ottobre al confine tra Israele e Gaza: Hassan Eslaiah, Yousef Masoud, Ali Mahmud e Hatem Ali. Eslaiah, freelance che lavora anche per la Cnn, ha fotografato un carro armato israeliano in fiamme e poi membri di Hamas che entravano nel kibbutz Kfar Aza, dove poi sono stati rinvenuti i cadaveri di circa 200 abitanti. In un filmato, poi rimosso da X dal fotografo – ma non dal web – Eslaiah appare senza elmetto e giubbotto antiproiettile.

«Tutti quelli che erano all’interno di questo carro armato sono stati rapiti dalle Brigate al-Qassam, lo abbiamo visto con i nostri occhi», dice Eslaiah. Come evidenziato da Honest Reporting, condividendo uno scatto del 2020, il fotoreporter sembra essere molto vicino a Yahya Sinwar, leader di Hamas e dunque mente dell’attacco del 7 ottobre.

Reuters e Associated Press hanno preso le distanze dei fotoreporter

La Cnn ha fatto sapere di aver sospeso i rapporti con Eslaiah, nonostante l’emittente non abbia trovato «alcuna ragione per dubitare dell’accuratezza giornalistica del lavoro che ha svolto» finora. Anche Yousef Masoud, che lavora abitualmente per il New York Times, ha scattato diverse foto di carri armati israeliani in fiamme. Ali Mahmud e Hatem Ali, invece, hanno immortalato le varie fasi dei rapimenti da parte di Hamas. Il primo, in particolare, ha fotografato il pick-up che trasportava il corpo della povera Shani Louk. I nomi dei fotografi, scrive Honest Reporting, sono stati rimossi da alcune foto nel database dell’Associated Press, che ha negato di essere stata a conoscenza dei piani di Hamas. Lo stesso ha fatto Reuters, negando anche di avere giornalisti embedded aggregati all’organizzazione terroristica palestinese. L’agenzia di stampa ha pubblicato gli scatti di due fotoreporter che si trovavano al confine israelo-palestinese giusto in tempo per l’attacco di Hamas: Mohammed Fayq Abu Mostafa e Yasser Qudih. Entrambi hanno scattato foto di tank israeliani in fiamme. Ma Mostafa è andato oltre, fotografando una folla di palestinesi che brutalizzava il corpo di un soldato israeliano, trascinato fuori dal suo carro armato.

Fotografi di Gaza presenti durante la strage di Hamas del 7 ottobre, Israele chiede chiarimenti ai media internazionali.
Benjamin Netanyahu (Getty Images).

Il governo israeliano parla di «complici di crimini contro l’umanità»

L’ufficio stampa del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione affermando di considerare «molto grave» il fenomeno dei giornalisti che coprono le atrocità di Hamas, etichettandoli come «complici di crimini contro l’umanità». Il governo di Tel Aviv ha poi chiesto spiegazioni e «azioni immediate» da parte dei media competenti.

Spagna, attentato a Vidal Quadras, ex leader di Vox: è in condizioni gravissime

Alejo Vidal Quadras, ex vice presidente del Parlamento europeo, è stato colpito in faccia da un colpo di pistola in via Núñez de Balboa, in pieno centro di Madrid. Il 78enne, già leader del partito di estrema destra Vox e passato poi al Partito popolare della Catalogna, stava camminando da solo per strada. A un tratto, una persona gli si è avvicinata per sparargli da pochi passi, circa due metri di distanza. Quadras è ora in condizioni gravissime.

Alberto Nunez Feijòo: «Attentato da condannare con fermezza»

Mentre la polizia sta indagando sulla vicenda, stanno arrivando le prime reazioni e i messaggi di solidarietà. Il primo è stato il leader del Pp, Alberto Nunez Feijòo, che ha commentato: «Condanniamo con fermezza l’attentato di Madrid. Chiedo agli inquirenti di trovare immediatamente il colpevole e speriamo che Alejo Vidal Quadras recuperi presto».

Tiziano Ferro festeggia sette anni di sobrietà: «Accetto ciò che non posso cambiare»

Tiziano Ferro ha voluto festeggiare sui social un traguardo personale. Non si tratta di vendite di album o di un nuovo singolo, ma del medaglione celebrativo ricevuto per la sobrietà, che ormai dura da sette anni. Il cantante italiano ha pubblicato su Instagram la foto del riconoscimento e ha scritto: «7 anni dall’ultimo bicchiere e dal primo giorno con la serenità di accettare le cose che non posso cambiare. Semplicemente e onestamente, solo grato». Lo stesso artista ha raccontato la sua dipendenza tempo fa. Nel 2016 Ferro ha detto basta ed è entrato per la prima volta in un centro degli Alcolisti Anonimi, a Londra.

Ferro nel documentario ha parlato dell’alcolismo

Il cantante ha parlato in un documentario del suo problema con l’alcol. Ferro è partito da com’è nato tutto: «Una sera la band mi convinse a bere. E da lì non mi sono fermato più. Bevevo quasi sempre da solo, l’alcol mi dava la forza di non pensare al dolore e alla tristezza, ma mi portava a voler morire sempre più spesso. Ho perso occasioni e amici. Io ero un alcolista. L’alcolismo ti guarda appassire in solitudine, mentre sorridi di fronte a tutti. Nessuno mi poteva sopportare quando bevevo. E chi ci riusciva o aveva pietà, o era come me. O più disperato di me. Oggi che non bevo da diversi anni ho capito che quella disperazione aveva un senso, uno solo: aiutare qualcun altro…Io devo smettere di bere, mi ripetevo. Avevo le transaminasi alte. Iniziavo ad avere problemi di fegato. Non volevo morire per una cosa simile. No». E ancora: «Poi sono finito in ospedale, ma solo in quelli belli, anche se la verità è che ero come tutti quelli che bevono. Ero come loro. E quella dolente umanità era come me. Io ero un alcolista. E avevo solo trentaquattro anni».

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Tiziano Ferro festeggia sette anni di sobrietà «Accetto ciò che non posso cambiare»
Tiziano Ferro durante un’esibizione a Sanremo 2020 (Getty Images).

Il divorzio con Allen: «Sto bene»

Nelle scorse settimane, Tiziano Ferro ha parlato a Radio2 del momento difficile che sta vivendo a causa della rottura con il marito Victor Allen: «Sto bene, sto affrontando un divorzio che per motivi legali mi costringe in California, non posso lasciarla, hanno paura che io diventi un criminale internazionale e quindi sto qui. La prendo a ridere. La mia giornata? Ho due bimbi piccoli, sto dalla mattina alla sera con loro, cucino, gioco, conosco tantissime canzoncine nuove. Con i due bimbi quando arrivi alle sette e mezza di sera ti sembra quasi mezzanotte, sei già morto».

Usa, l’Fda ha approvato un nuovo farmaco per dimagrire

Si chiama Zepbound ed è un farmaco che permetterà a chi lo assume di perdere peso. L’Fda, l’ente che regola i farmaci negli Stati Uniti, lo ha approvato perché si tratta di una nuova versione del trattamento contro il diabete Mounjaro. Prodotto dalla Lilly, è il secondo farmaco per dimagrire in commercio dopo il Wegovy, cioè il semaglutide prodotto da Novo Nordisk. Zepbound sarà prescritto alle persone considerate obese, secondo le regole imposte dall’Fda. Si rivolgerà a chi ha indice di massa corporea pari o superiore a 30,0, oppure a chi è in sovrappeso e ha problemi di salute correlati, come il diabete o il colesterolo alto.

Grande richiesta e vendita record per il primo farmaco

Si tratta di una svolta per il mercato farmaceutico degli Stati Uniti. Negli ultimi mesi, la richiesta del primo farmaco approvato, il semaglutide, è aumentata sempre di più. La società che lo produce, la Novo Nordisk, ha guadagnato nel solo 2023 e con le vendite del Wegovy oltre 12 miliardi e mezzo di dollari. Ci sono state anche difficoltà per i pazienti diabetici nel reperire il farmaco, sempre più utilizzato dalla popolazione. L’arrivo di Zepbound potrebbe dare nuova linfa al mercato. Nell’ultimo studio la Lilly ha registrato un calo di peso nell’arco di 72 settimane su tutti i partecipanti al test, circa 2.500 persone.

Usa, l'Fda ha approvato un nuovo farmaco per dimagrire
Il bancone dei medicinali di un supermercato a Miami (Getty Images).

John Sharrets: «Fda ha risposto a esigenza medica»

Il direttore della divisione di diabete, disturbi lipidici e obesità del Centro per la valutazione e la ricerca sui farmaci della Fda, John Sharrets, si è detto soddisfatto. Ha dichiarato: «Alla luce dei crescenti tassi di obesità e sovrappeso negli Stati Uniti, l’approvazione odierna risponde a un’esigenza medica precisa che finora non ha avuto risposta». L’approvazione di Zepbound è arrivata in seguito a un iter con cui si sono testate sicurezza ed efficacia del farmaco.

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