Daily Archives: 6 Novembre 2023

Ucraina, ucciso il consigliere del capo delle forze armate: l’ordigno nascosto tra i regali

Uno stretto consigliere di Valery Zaluzhny, il comandante in capo delle forze armate di Kyiv, è stato ucciso lunedì 6 novembre in un’esplosione avvenuta nel giorno del suo compleanno. Lo ha annunciato lo stesso Zaluzhny su Telegram. Ferito anche il figlio 13enne.

L’ordigno nascostro tra i regali

«In circostanze tragiche, il mio assistente e amico intimo, il maggiore Gennady Chastyakov, è stato ucciso (…) nel giorno del suo compleanno», ha scritto Zaluzhny. «Un ordigno sconosciuto è esploso in uno dei suoi regali» ha dichiarato, annunciando l’apertura di “un’indagine preliminare”.

Donald Trump in tribunale: botta e risposta con il giudice di New York

In tribunale per i presunti asset gonfiati per ottenere condizioni più vantaggiose da banche e assicurazioni, Donald Trump, primo ex presidente Usa a sedersi sul banco degli accusati sotto giuramento in oltre un secolo, ha trasformato il suo interrogatorio in una sorta di show. “Una guerra politica”, una “interferenza elettorale”, un “processo vergognoso” da “Paese del terzo mondo o repubblica delle banane”, portato avanti da un giudice “fazioso e squilibrato” e da una procuratrice (afroamericana, ndr) “razzista e corrotta” al soldo dei dem e di Soros, sono state alcune delle sue dichiarazioni.

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Il giudice: «Risponda solo alle domande»

Trump, durante l’interrogatorio nella causa civile a New York, si è trovato tuttavia di fronte un giudice che gli ha tenuto testa e che lo ha addirittura minacciato di privarlo della deposizione. «Signor Trump, lei può attaccarmi, può fare quello che vuole, ma per favore risponda semplicemente alle domande, niente discorsi», ha affermato il presidente del tribunale Arthur Engoron per frenare le sue divagazioni. Il giudice ha poi alzato la voce chiedendo ai suoi difensori di stare seduti e di “controllare” il loro assistito. «Questo non è un comizio politico, è un’aula di tribunale», ha ammonito.

La strategia della difesa

La linea difensiva adottata dall’ex presidente è stata quella di scaricare sui contabili eventuali errori, come hanno già fatto nei giorni scorsi i figli Donald Jr ed Eric, anche loro sotto accusa. Ivanka sarà invece sentita mercoledì 8 novembre, ma solo come testimone. Trump ha ricordato che le dichiarazioni finanziarie avevano una clausola di esclusione della responsabilità e che comunque banche e assicurazioni non hanno perso un dollaro. Nonostante le provocazioni, il giudice, come pure l’accusa, hanno mantenuto la calma, limitandosi a cercare di contenere l’ex presidente, già multato due volte in passato per aver violato il suo divieto di non criticare lo staff del tribunale.

Caro voli: l’Ue indaga sull’aumento delle tariffe aeree in Europa

Bruxelles indaga sull’aumento delle tariffe aeree in tutta Europa, salite fino al 30 per cento nel corso dell’estate con profitti eccezionali per le compagnie. Ad annunciarlo è stata la commissaria Ue ai Trasporti, Adina Valean, in un’intervista al Financial Times.

Urso: «L’Ue si muove nella rotta indicata dall’Italia»

«Stiamo indagando» per avere «una spiegazione completa e dettagliata», ha spiegato Valean, precisando che Bruxelles non intende intervenire su un mercato “funzionante”. Il commento del ministro Adolfo Urso: «L’Ue si muove sulla rotta indicata dall’Italia a tutela degli utenti e contro il caro voli. Avanti, insieme, per un servizio migliore, in trasparenza e nel rispetto delle regole».

Airbnb: sequestrati oltre 779 milioni di euro, l’inchiesta della procura di Milano

Un sequestro preventivo di oltre 779 milioni di euro: è l’esito di una maxi operazione della procura di Milano nei confronti di Airbnb. Il provvedimento è stato eseguito, nella giornata di lunedì 6 novembre, da parte della Guardia di finanza. Dal comunicato si apprende che vi sono anche tre indagati «che hanno rivestito cariche di amministrazione all’interno della medesima impresa estera, negli anni dal 2017 al 2021».

Le indagini e l’accusa

L’esecuzione del provvedimento giunge alla fine delle indagini condotte dal secondo dipartimento, guidato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. Il nucleo di polizia economico finanziaria di Milano si è occupato delle verifiche fiscali  svolte nei confronti della società. L’accusa è quella secondo la quale Airbnb si sarebbe «sottratta alla dichiarazione e al versamento di ritenute di ammontare pari all’entità del sequestro ottenuto dal Gip», calcolate in misura del 21 per cento sui canoni di locazione breve corrisposti dagli ospiti delle strutture ricettive.

L’imponibile calcolato tra il 2017 e il 2021

Si tratta, nel dettaglio, del 21 per cento calcolato su una base imponibile di 3,7 miliardi di euro corrisposti nel periodo 2017-2021 dagli affittuari, «importi successivamente retrocessi ai proprietari degli immobili (host) al netto della commissione addebitata per l’utilizzo della relativa infrastruttura digitale». La procura, all’interno del comunicato, ha specificato come gli obblighi nei confronti della società rispetto ai tributi da versare sono confermati dalla Corte di Giustizia dell’Unione europea (sentenza 22 dicembre 2022) e dal Consiglio di Stato. Quest’ultimo si è espresso il 24 ottobre 2023 confermando «l’obbligo di applicazione della ritenuta alla fonte nei confronti della società irlandese».

Il danno “agli altri operatori del settore”

Il “delitto di omessa dichiarazione fiscale” sarebbe stato commesso dal 30 gennaio 2019 al 30 gennaio 2023. La misura cautelare disposta «è motivata sia in funzione della successiva confisca obbligatoria (…) che per il ritenuto pericolo di protrazione ed aggravamento delle conseguenze del reato, anche con riferimento al danno economico che dall’omesso versamento dell’imposta dovuta deriva agli altri operatori del settore»

Evade 500 mila euro, ma chiede il reddito di cittadinanza: condannato 38enne

Condanna definitiva per un 38enne residente in provincia di Bergamo. Il reato è quello di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. L’uomo, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, ha cercato di portare in Svizzera oro e contanti per evitare che fossero «aggredibili» dall’erario italiano, ma non solo, ha anche cercato di ottenere il reddito di cittadinanza, come scoperto durante l’inchiesta da parte dei finanzieri.

Il debito con il fisco

Il primo fermo risale a maggio 2020, nei mesi del lockdown, quando i finanzieri di Como hanno fermato la Mercedes con a bordo il 38enne diretto verso la Svizzera. L’uomo, che aveva con sé un lingotto d’oro di cento grammi e 5 mila euro in contanti, è poi risultato debitore al fisco di 363 mila euro (saliti a quasi 500 mila euro alla fine del processo). Nei diversi gradi di giudizio è stato condannato a un anno di reclusione. I giudici hanno sottolineato come «l’assenza di altri beni aggredibili in Italia» intestati o riconducibili all’imputato «consente ragionevolmente di ritenere che il trasferimento all’estero di valuta e oro fosse finalizzato a rendere inefficace la procedura di riscossione» da parte dell’erario.

Belluno, ritrovato il corpo del vigile del fuoco disperso Walter Locatello

È stato ritrovato il corpo del vigile del fuoco disperso nei giorni scorsi in provincia di Belluno. Il cadavere del pompiere, secondo quanto si apprende, è stato recuperato dai colleghi nel lago di Santa Croce. Walter Locatello, 44 anni, era scomparso il 2 novembre scorso mentre stava aiutando il padre a posare dei sacchi di sabbia lungo il torrente Tesa, a Puos D’Alpago.

Il cordoglio del presidente Zaia

A confermare la notizia, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che sui social ha scritto: «Il cadavere del pompiere di Puos d’Alpago è stato recuperato dai colleghi nel lago di Santa Croce dopo giorni di ricerche. Mi stringo alla sua famiglia, ai suoi amici e al corpo dei vigili del fuoco».

 

Liguria: mortaio gigante sul Tamigi per la promozione del pesto, la reazione del Pd

Un mortaio di 6 metri d’altezza e 8 metri di larghezza: si tratta dell’installazione immersiva che navigherà sul Tamigi, a Londra, partendo dai Royal Docks verso il centro della città fino al Big Ben, con lo scopo di promuovere la Liguria. La campagna #Pesto Masterpiece of Liguria si sta svolgendo in concomitanza con la fiera del turismo mondiale (World Travel Market) in programma a partire da lunedì 6 novembre a Londra, e la finale del campionato mondiale del pesto organizzata da Regione Liguria e Camera di Commercio.

L’inaugurazione e le polemiche

Alla presenza del presidente della Regione Giovanni Toti, ha così preso il via la nuova campagna promozionale, ma non senza polemiche. «Ce la vedete voi la Regione Puglia girare con un tarallo alto sette metri lungo la Senna? O il Piemonte promuoversi con una ciotola di bagnacauda gigante lungo le strade di New York? No, vero?» ha scritto sui social il capogruppo regionale dem Luca Garibaldi. E ancora: «Ecco, la Liguria invece spenderà mezzo milione di euro per un mortaio gigante gonfiabile montato su una chiatta galleggiante sul Tamigi, a Londra». Subito dopo l’attacco diretto: «Toti investe una quantità imbarazzante di soldi pubblici sulla comunicazione, dimenticandosi che dovrebbe pure governare una Regione e non solo farsi pubblicità a sue spese, in una perenne campagna elettorale. Ne abbiamo viste di ogni, dal palazzo di Regione trasformato in un cartellone pubblicitario a led ai 700 mila euro per trasformare la sala stampa in una specie di studio tv, per citare gli ultimi esempi. Ma penso che il massimo lo si sia raggiunto con quest’ultima invenzione della Giunta».

La soddisfazione di Toti

Nessun dubbio invece per il presidente della Regione Liguria che in un post ha espresso la soddisfazione di queste ore al World Travel Market di Londra: «Con il nostro stand e soprattutto il nostro pesto che a bordo di un mortaio gigante sta navigando sul Tamigi, stiamo promuovendo le eccellenze della nostra regione. Mare e monti, cultura, patrimonio enogastronomico ed eventi: la Liguria offre esperienze uniche nel mondo, che sempre più turisti stanno apprezzando in ogni stagione».

Fiorello e l’addetto alla sicurezza con la croce celtica al collo: interviene la Rai

Un inizio imprevisto per Fiorello e la prima puntata di Viva Rai2. Nella mattinata di lunedì 6 novembre, al termine del programma, lo showman siciliano ha rilasciato un’intervista ai cronisti che seguivano la puntata d’esordio. Proprio in quel momento, uno degli addetti alla sicurezza si è posizionato vicino a Fiorello. L’uomo aveva sul collo una croce celtica ben visibile. Le immagini sono state riprese dalle telecamere degli addetti ai lavori, ma anche dagli smartphone dei presenti.

L’intervento dell’azienda 

L’episodio, come riportato da Adnkronos, ha provocato un immediato intervento dell’azienda. Appena i video sono circolati, riporta l’agenzia, la Rai ha provveduto ad ammonire i responsabili della società Amt Dual Service che si occupa, in appalto, della sicurezza di Viva Rai2 affinché episodi simili si verifichino mai più.

 

Club Dogo, Marracash, Salmo e Noyz Narcos: il ritorno dei big del rap

Marracash, 44 anni, a settembre ha chiamato all’adunata il pubblico del rap col suo Marragheddon, andando a mettere insieme il più grande numero di spettatori per un evento rap in Italia, 130 mila biglietti strappati per le due date di Milano e Napoli, record destinato a superarsi già il prossimo anno. Guè, Jake la Furia e Don Joe, rispettivamente 43 anni a dicembre, 44 e 48 anni, tornano insieme come Club Dogo, e subito scatta la dogomania, 10 date al Forum di Assago andate sold out nel giro di poche ore, per un evento che con circa 120 mila presenze entrerà a sua volta nella storia della musica leggera italiana. La presenza di Beppe Sala nel video che ne ha annunciato il ritorno a dare al tutto una mano di surreale. Salmo e Noyz Narcos, 39 e 44 anni, danno finalmente alle stampe il loro album insieme, atteso per oltre 10 anni, Cult, spopolando nelle piattaforme di streaming e andando a ridisegnare l’estetica del rap italiano, mai come in questo caso a tinte horror e con testi che vacillano tra il citazionismo cinematografico e il graffio punk. Tre situazioni che però, viste nell’insieme, sembrano volerci dire qualcosa.

Il miracolo del rap, 50 anni di vita e la capacità di apparire sempre the next big thing

Perché se è vero come è vero che mettere d’accordo tutti è impresa difficile in qualsiasi campo – figuriamoci nella musica dove generi, mode, addirittura metodi d’ascolto influiscono in maniera decisiva, andando di volta in volta a cancellare il passato prossimo a beneficio di chi vive il presente da protagonista – è pur vero che il rap, che proprio nei mesi scorsi ha soffiato metaforicamente sulle 50 candeline, sembra si stia proponendo, almeno in Italia, come un luogo dove le vecchie glorie hanno ancora parecchio da dire, anche a un pubblico di giovanissimi. È infatti innegabile come il rap si sia riuscito a mantenere negli anni un genere non solo capace di rinnovarsi costantemente, ma sia riuscito nell’impresa titanica di restare nell’immaginario collettivo come qualcosa di talmente nuovo da risultare quasi ancora da scoprire, come una delle tante next big thing con cui ciclicamente ci si ritrova a fare i conti. Sin dagli Anni 90, infatti, con la generazione precedente a quella dei vari Club Dogo, Marracash e Salmo, abbiamo assistito a una catena quasi destabilizzante di titoli che anno dopo anno gridava all’arrivo di una nuova musica, quel rap degli Articolo 31, per altro anche loro da poco tornati insieme e oggi fuori col singolo Classico, dei Sottotono, dei Frankie Hi Nrg, di Piotta, via via, scavallando il secolo, fino a Mondo Marcio, Fabri Fibra e, appunto, la covata degli artisti milanesi che proprio intorno alle Sacre Scuole ruotava, dai su menzionati Club Dogo a Marracash, sempre introdotti al pubblico come portatori sani di qualcosa di sconosciuto e innovativo, benché il rap esistesse negli Usa sin dagli Anni 70 e anche da noi fosse sbarcato ormai da tempo immemore.

Club Dogo, Marracash, Salmo e Noyz Narcos: il ritorno dei big del rap
Gli Articolo 31.

Il gran ritorno dei big della scena italiana: da Marra ai Club Dogo fino a Salmo e Noyz

Oggi, con una capacità di memoria pari allo zero – la vita degli artisti è ridotta a volte al breve lasso di qualche uscita, poi il veloce oblio, nella totale incapacità di sconfinare dall’alveo generazionale da parte di nomi che pur hanno l’attenzione anche del mainstream ufficiale, Amadeus e il suo Festival di Sanremo in testa – stiamo assistendo al ritorno massiccio e anche orgoglioso di chi la storia del rap, in Italia, ha contribuito a scriverla. Marracash, il rapper filosofo, a farsi catalizzatore per vecchi e giovanissimi andando a dar vita a un evento che suona come la prima vera e propria conta di chi quel genere lo ha praticato e lo pratica. Il Marragheddon è un po’ come come la Woodstock di chi ama barre e flow; i Club Dogo sono tornati in maniera spavalda, lanciando le date al forum di tre in tre senza neanche aver tirato fuori uno straccio di canzone nuova, solo contando sulla leggenda che col tempo si è radicata. Salmo e Noyz sbattono sul mercato un disco talmente atteso che ormai sembrava destinato a rimanere a vita nella lista dei desiderata, la presenza benedicente di Dario Argento a dare al tutto un’aura di ulteriore leggenda. Prendi due così e mettili insieme e non potrai che vedere un oggetto di culto, o di Cult.

Un conto è cantare la malavita, un conto è finirci dentro

Anche nel rap, ripetiamo, nato 50 anni fa nel Bronx e ormai divenuto lessico valido per tutte le lingue, dagli stacchetti delle veline di Striscia alle canzoni dello Zecchino d’oro – è possibile guardare al passato con timore reverenziale. Le vecchie glorie, esattamente come sta accadendo nel rock, sono ancora belle arzille, pronte a prendersi tutto quello che in gioventù, a causa dell’allora reale novità del genere in questione, non si sono potute prendere in chiave di riscontri di vendita e di pubblico. Il tutto senza neanche dover ricorrere a quella pubblicità certo molto “affascinante” se si è ragazzini che ancora nulla si sa della vita, discutibile per chi ha già il certificato elettorale dentro un cassetto, che la cronaca nera sta fornendo ai nuovi eroi della scena, da Shiva a Baby Gang, passando per Gallagher, Rondodasosa o Simba la Rue, perché un conto è cantare la strada e la malavita, un conto rimanerci incastrati dentro. Del resto, se si è agli arresti domiciliari, o peggio, a San Vittore, è difficile poter fare concerti mandati velocemente sold out.

Sardegna, c’è un sommergibile militare: scatta l’avviso di pericolosità

La presenza di un sommergibile militare in immersione, di un paese al momento non indicato, di fronte alla costa orientale della Sardegna ha fatto scattare un avviso di pericolosità alta «per qualsiasi forma di navigazione, pesca e attività subacquea»: due giorni di massima allerta, domenica 5 e lunedì 6 novembre, in un tratto di mare di 232 chilometri, dalla Costa Smeralda sino a Capo Carbonara, segnalati dalla Capitaneria di porto di Arbatax con un avviso di sicurezza pubblica e rilanciati dal comune di Tortolì sulla sua pagina Facebook.

L’avviso: «Zona altamente pericolosa»

«Si sottolinea che la zona individuata è da considerarsi altamente pericolosa per qualsiasi forma di navigazione, pesca e attività subacquea fino a nuova comunicazione», si legge nell’avviso. «Per la sicurezza di tutti, si invita a rispettare scrupolosamente le indicazioni fornite e a consultare la planimetria e i dettagli del bando disponibili nella sezione Avvisi del sito istituzionale www.guardiacostiera.gov.it/arbatax». Un avviso che non ha impedito, come è possibile riscontrare sui siti gratuiti di tracciamento delle navi attraverso il gps, a imbarcazioni di vario tipo di navigare a est della Sardegna. In queste settimane, anche l’Isola è interessata da due attività addestrative già note, Mare Aperto 2023-2 e Nato Dynamic Mariner 23, in programma dal 23 ottobre al 17 novembre 2023.

Oltre 10 mila morti palestinesi, le agenzie Onu chiedono il cessate il fuoco umanitario a Gaza

Secondo i nuovi dati diffusi dalle autorità sanitarie controllate da Hamas oltre 10 mila palestinesi, di cui 4.104 bambini, sono stati uccisi negli attacchi israeliani cominciati il 7 ottobre. Intanto le principali agenzie umanitarie delle Nazioni Unite e alcune Ong internazionali – dall’Oms all’Unicef fino a Save the Children – hanno chiesto un cessate il fuoco immediato a Gaza, definendo in una dichiarazione congiunta la situazione «inaccettabile». «Un’intera popolazione è assediata e sotto attacco», si legge nel comunicato, «le viene negato l’accesso ai beni essenziali per la sopravvivenza, le case, i rifugi, gli ospedali e i luoghi di culto vengono bombardati. Questo è inaccettabile».

L’esercito israeliano circonda Gaza City, razzi dal Libano

Sul campo, continua l’offensiva a tenaglia israeliana. L’esercito ha annunciato domenica sera di aver circondato Gaza City e di aver diviso in due la Striscia. Sempre secondo quanto dichiarato dall’Idf sono stati colpiti 450 obiettivi di Hamas e nei raid è stato ucciso Jamal Mussa ritenuto il responsabile delle operazioni di sicurezza speciali dell’organizzazione.

Razzi dal Libano, due fregate della Marina militare italiana davanti Gaza

Sul fronte settentrionale, l’esercito di Tel Aviv ha risposto al lancio di almeno 16 di razzi dal Libano. Oltre ai sottomarini nucleari Usa dispiegati come deterrente nel Mediterraneo orientale.

L’Ue porta a 100 milioni gli aiuti per la Striscia

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che l’Ue sta aumentando i suoi aiuti umanitari a Gaza di altri 25 milioni di euro, portandoli a 100 milioni. Josep Borrell, responsabile della politica estera dell’Ue, lunedì mattina ha ricordato che la crisi in Medio Oriente è «il risultato di un fallimento politico e morale collettivo» dovuto a «una reale mancanza di volontà di risolvere il problema israelo-palestinese».

Blinken: al lavoro per assicurare pause umanitarie a Gaza

Sul piano diplomatico, lasciando Ankara dove ha incontrato il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha assicurato si essere al lavoro «su tutti i fronti per delle pause umanitarie» a Gaza aggiungendo però che  «servono anche progressi sugli ostaggi. Sono convinto che possiamo fare ancora molto e che ci sono delle speranze per il rilascio».

 

 

Germania: un asilo non vuole più chiamarsi Anne Frank, le motivazioni

Mentre il sindaco di Tangerhütte, Andreas Brohm, si è affrettato a sottolineare che non è stata ancora presa nessuna decisione definitiva, continuano le polemiche in Sassonia-Anhalt, dopo la diffusione della notizia pubblicata su Volksstimme, secondo la quale l’amministrazione dell’asilo Anne Frank vuole cambiare nome.

Cambio denominazione: da Anne Frank a World Explorer

Per il primo cittadino, la decisione di cambiare nome è alla base di “un processo di rinnovamento” verso il lavoro di apertura che l’asilo nido aveva attraversato negli ultimi 14 mesi. Nella nota, viene spiegato inoltre che «Tangerhütte, con le sue istituzioni educative e tutto il suo impegno civico, rappresenta una Germania cosmopolita che è allo stesso tempo consapevole della sua responsabilità storica e della sua missione educativa». Ecco perché l’asilo, che dall’inizio degli Anni 70 porta il nome Anne Frank, dovrebbe chiamarsi World Explorer.

In corso una raccolta firme tra i genitori

Come riportato dal quotidiano tedesco, la volontà di cambiare nome proviene da genitori e dipendenti dell’asilo nido. La direttrice dell’asilo Linda Schichor, durante l’intervista, ha parlato di un processo di cambiamento in corso dall’estate. Sarebbe stato scelto dunque un nome più “a misura di bambino”: la storia di Anne Frank sarebbe “difficile” da comprendere, in particolare per i più piccoli. «Volevamo qualcosa senza background politico», ha affermato Schichor. Attualmente è in corso una raccolta firme tra i genitori per il nuovo nome.

Migranti, accordo tra Meloni e Rama: due centri d’accoglienza in Albania

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il primo ministro dell’Albania, Edi Rama, si sono incontrato a Palazzo Chigi e hanno annunciato «un protocollo d’intesa tra Italia e Albania in materia di gestione dei flussi migranti». La premier ha definito così l’accordo tra i due Paesi, che porterà alla creazione di alcuni centri migranti in terra albanese. Meloni ha spiegato: «L’Italia è il primo partner commerciale dell’Albania. C’è una strettissima collaborazione che già esiste nella lotta all’illegalità. L’accordo prevede di allestire centri migranti in Albania che possano contenere fino 3 mila persone».

Meloni: «Nessuno Stato Ue può affrontare da solo l’immigrazione illegale»

«Quando ne abbiamo iniziato a discutere», ha proseguito poi la premier, «siamo partiti dall’idea che l’immigrazione illegale di massa è un fenomeno che nessuno Stato Ue può affrontare da solo. La collaborazione tra Stati Ue e Stati per ora extra Ue è fondamentale». Giorgia Meloni ha continuato tessendo le lodi del Paese guidato da Rama: «L’Albania si conferma una nazione amica e nonostante non sia ancora parte dell’Unione si comporta come se fosse un paese membro e questa è una delle ragioni per cui sono fiera che l’Italia sia da sempre uno dei paesi sostenitori dell’allargamento ai Balcani occidentali. L’Ue non è un club. Quindi, io non parlo di ingressi ma di riunificazione dei Balcani occidentali che sono Paesi Ue a tutti gli effetti».

Migranti, accordo tra Meloni e Rama due centri d'accoglienza in Albania
Giorgia Meloni durante la conferenza stampa congiunta (Getty Images).

Le strutture potranno accogliere 36 mila persone l’anno

Al centro del protocollo d’intesa tra i due Paesi c’è la creazione di due centri migranti in cui saranno accolti fino a 3 mila immigranti in totale. Non saranno trasportati in Albania quelli che giungono sulle coste italiane ma quelli salvati in mare. Saranno esclusi i minori, le donne in gravidanza e i soggetti vulnerabili. La stima totale è di 36 mila persone accolte in un anno.

Rama: «Se l’Italia chiama, l’Albania c’è»

Edi Rama, premier albanese, ha dichiarato: «Se l’Italia chiama l’Albania c’è. Non sta a noi giudicare il merito politico di decisioni prese in questo luogo e altre istituzioni, a noi sta rispondere “Presente” quando si tratta di dare una mano. Questa volta significa aiutare a gestire con un pizzico di respiro in più una situazione e difficile per l’Italia. La geografia è diventata una maledizione per l’Italia, quando si entra in Italia si entra in Ue. Noi non abbiamo la forza e la capacità di essere la soluzione ma abbiamo un dovere verso l’Italia e la capacità di dare una mano. L’Albania non fa parte dell’Unione ma è uno Stato europeo, ci manca la U davanti ma ciò non ci impedisce di essere e vedere il mondo come europei».

Migranti, accordo tra Meloni e Rama due centri d'accoglienza in Albania
Il primo ministro dell’Albania, Edi Rama (Getty Images).

Antony Blinken in Turchia: «Lavoriamo per aiuti a Gaza e rilascio degli ostaggi»

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha incontrato lunedì 6 novembre il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan. Il colloquio ha fatto parte dell’impegnativo elenco di incontri in Medio Oriente che Blinken ha intrapreso per allentare le tensioni regionali sulla guerra tra Israele e Hamas.

Gli obiettivi della missione di Blinken

Il viaggio di Blinken in Turchia ha infatti seguito la scia degli incontri con i leader arabi in Iraq, Palestina e Cisgiordania avvenuti nel fine settimana precedente, con l’obiettivo di ottenere consenso sulla proposta dell’amministrazione Biden di una “pausa umanitaria“. Gli Stati Uniti stanno cercando il sostegno dei leader arabi e della Turchia anche per il rilascio degli ostaggi israeliani e per impedire un’espansione del conflitto nella regione. Ma i Paesi arabi e musulmani continuano a esprimere frustrazione per il fermo sostegno di Washington a quella che ritengono una reazione sproporzionata di Tel Aviv ai danni della popolazione di Gaza. «Abbiamo discusso degli sforzi per espandere in modo significativo l’assistenza umanitaria alle persone bisognose, degli sforzi per prevenire l’espansione del conflitto in altre parti della regione e di cosa possiamo fare per creare le condizioni per una pace durevole», ha detto Blinken ai giornalisti all’aeroporto prima di partire da Ankara. «È un lavoro in corso», ha aggiunto il segretario di Stato.

Limitato il sostegno dei Paesi arabi e musulmani agli obiettivi di Washington 

La missione di Blinken finora ha trovato un sostegno limitato da parte degli attori nella regione. Da una parte Israele ha respinto la richiesta di Washington per delle “pause” nei combattimenti, mentre le nazioni arabe e musulmane hanno insistito per un cessate il fuoco immediato per alleviare l’aumento delle vittime a Gaza. I funzionari statunitensi stanno cercando di convincere Israele dell’importanza strategica del rispetto delle leggi di guerra, proteggendo i non combattenti e aumentando significativamente le consegne di aiuti umanitari. Resul Serdar di Al Jazeera, riferendo da Ankara, ha suggerito che Blinken e Fidan hanno trovato pochi punti di accordo. «Gli Stati Uniti hanno cercato di convincere i funzionari turchi a esercitare maggiori pressioni su Hamas e a costringerlo a rilasciare i prigionieri», ha detto. «Ma la posizione turca su questo tema è stata molto chiara. Hanno affermato che il rilascio dei prigionieri dovrebbe essere reciproco, laddove Hamas libera i prigionieri e Israele libera i prigionieri palestinesi». In merito alla richiesta di un cessate il fuoco, di cui la Turchia si era proposta come garante internazionale, Serdar ha dichiarato che durante l’incontro Blinken «ha usato l’espressione “pausa umanitaria” e la parte turca gli ha detto che questo non basta».

Thomas Zilliacus vuole acquistare l’Inter: «Pronti 2,5 miliardi di dollari»

L’imprenditore finlandese Thomas Zilliacus ha lanciato un nuovo messaggio alla famiglia Zhang, ribadendo l’intenzione di acquistare l’Inter. In un tweet pubblicato su X la mattina del 6 novembre 2023, l’ex dirigente della Nokia ha parlato anche delle cifre. Ha scritto: «Ho appena firmato un accordo con alcuni investitori che vogliono investire nella mia società XXI Century Capital per mettere insieme una somma di 2,5 miliardi di dollari. Faremo una nuova amichevole offerta per l’Inter usando parte di questi fondi».

Zhang non vende

Difficile che Steven Zhang possa vendere l’Inter. Il debito del club deve essere rifinanziato entro il prossimo maggio, quando scadrà il prestito di Oaktree e la società dovrà restituire al fondo statunitense oltre 350 milioni di dollari. Ciò nonostante, il gruppo Suning sembra restio a lasciare proprio mentre ci sono in ballo il mondiale per club, la rincorsa alla Champions League e l’affare stadio. A settembre, media internazionali hanno riportato la notizia di un possibile accordo con un fondo mediorientale. Ma da allora, non è stato fatto nessun passo avanti.

Chi è Thomas Zilliacus

Thomas Zilliacus è un ex dirigente Nokia che si è occupato già in passato di sport, oltre che di immobiliare e telecomunicazioni. Ha fondato la Asia-Pacific Strategic Alliances Group e la Mobile FutureWorks. Le due società hanno un valore complessivo di oltre 3 miliardi di dollari. Zilliacus è già stato nel mondo del calcio. Dal 1982 al 1986, infatti, è stato il presidente dell’Hjk Helsinki. Dal 1989 al 1995, invece, del Geyland Internazional di Singapore. Nel 2003 è stato vicino ad acquistare il Manchester United, club a cui è stato accostato nei mesi scorsi.

Thomas Zilliacus vuole acquistare l'Inter «Pronti 2,5 miliardi di dollari»
Thomas Zilliacus a Singapore nel 1995 (Getty Images).

Dayane Mello rivela: «Mio padre mi picchiava e ho pensato più volte di uccidermi»

Nella puntata di Verissimo trasmessa sabato 4 novembre 2023, Dayane Mello ha avuto l’opportunità di raccontare ai telespettatori di Canale 5 il suo difficile passato, vissuto a fianco di un padre violento che, stando alle sue dichiarazioni, l’avrebbe picchiata in diverse occasioni.

Dayane Mello a Verissimo: «Mio padre mi ha picchiato tante volte»

Ospite del salotto di Silvia Toffanin, la modella brasiliana ha dichiarato: «Mi ha picchiato tante volte. Dai 16 ai 19 anni non ci siamo parlati, sono andata via di casa perché non mi sentivo compresa, per lui ero un’ombra. Era questa la sua idea della donna, fare la casalinga e basta. Era un continuo sminuirmi». Dayane ha poi proseguito il suo racconto spiegando di aver sofferto a tal punto di aver persino sfiorato l’idea del suicidio: «Un giorno mi picchiò pesantemente e mi disse che era deluso da me e di non parlargli mai più. È stato in quel momento che ho pensato di togliermi la vita. In casa avevo tante medicine perché mia nonna lavorava nella sanità e ho iniziato a ingerirle fino a sentirmi male. Avevo solo 16 anni. Ho perdonato mio padre quando ho iniziato a lavorare come modella, oggi il nostro rapporto è bellissimo».

Il racconto dell’aborto: «Non me la sono sentita di tenere il bambino»

L’intervista, che ha commosso molto anche la stessa padrona di casa, è proseguita con il racconto di una dolorosa interruzione di gravidanza che Mello ha dovuto effettuare quand’era molto giovane. La ex gieffina ha rivelato, a proposito: «Ero molto piccola e, anche se sentivo già dentro di me il desiderio di famiglia, mi sono fermata a ragionare. Stavo con un giocatore di tennis che viaggiava sempre per lavoro e non volevo farcela da sola, volevo veramente che il bambino o la bambina avesse due genitori presenti, per questo non me la sono sentita». In questa stessa occasione Dayane ha infine parlato del fratello Lucas, morto quando lei stava partecipando al Grande Fratello Vip: «Io la morte di Lucas l’ho accettata. […] Io lo vivo tutti i giorni Lucas, io mi sveglio quando metto la sua tuta preferita io lo vivo costantemente, questa cosa mi fa fare bene».

Spagna, Puidgemont indagato durante la trattativa con il Psoe

Nuova grana giudiziaria ai danni del leader del partito indipendentista catalano Junts, Carles Puigdemont, proprio nel momento in cui l’accordo con i socialisti per sostenere l’investitura di Pedro Sánchez in cambio dell’amnistia sembra essere ormai imminente.

L’inchiesta riguarda lo Tsunami Democratic

Il giudice istruttore Manuel García-Castellón, ha appena aperto un’indagine contro l’ex presidente della Generalitat, l’organo di governo catalano, nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto Tsunami Democratic, la piattaforma che promosse l’indipendenza della Catalogna, accusata da tempo per reati di terrorismo. Il giudice istruttore ha preso questa decisione dopo aver ricevuto la settimana scorsa un ampio rapporto della Guardia Civil, secondo cui il gruppo Tsunami avrebbe avuto, nel suo programma, l’obiettivo di sovvertire l’ordine costituzionale e contribuire all’effettiva indipendenza della Catalogna dopo il fallimento del referendum del 1 ottobre 2017 e l’incarcerazione di molti dei suoi leader. «La convocazione di Carles Puigdemont è necessaria per essere ascoltato sui fatti. La sua convocazione, in questo momento, non potrebbe svolgersi in altra veste se non quella di essere indagato, assistito da un avvocato, offrendogli la possibilità di difendersi, dato che che l’interrogatorio riguarderebbe questioni di evidente carattere incriminante», ha detto il magistrato.

Roma: morta dopo una cura ai fermenti lattici, la denuncia del compagno

«Ci sono responsabilità che attendiamo che vengano definite. Chiedo chiarezza. E ovviamente che sia fatta giustizia per Maria Grazia. Ho piena fiducia nei legali e negli organi giudiziari. I tempi sono quello che sono, lunghi. E io intanto rimango incredulo e continuo a pensare che mi sia successo qualcosa di inspiegabile, che non ha senso». Sono le parole di Matteo Callegaro compagno di Maria Grazia Di Domenico, la ragazza che nel maggio del 2021, a soli 27 anni, morì improvvisamente poco prima di sposarsi e di costruirsi una famiglia.

L’intervento e il decesso

In un’intervista rilasciata al quotidiano Repubblica, il giovane racconta come la sua vita sia cambiata dopo quel 24 maggio di due anni fa. «Ieri avremmo potuto festeggiare come una famiglia. Invece sono solo, nella casa dove abitavamo insieme», afferma ricostruendo quanto accaduto. La giovane perse la vita dopo un intervento alla clinica Santa Famiglia, dove si recò per sottoporsi alla conizzazione uterina, un’operazione considerata di routine della durata di 15-20 minuti che solitamente si effettua in day-surgery. Poche ore dopo, l’allora 27enne viene colta da forti dolori addominali. Oltre agli antibiotici, viene riportato, sono stati prescritti fermenti lattici. Trasferita prima al San Pietro e poi, in coma, al Gemelli, è morta pochi giorni dopo.

La prossima udienza

«Sognavamo di diventare genitori, da giugno saremmo stati a tutti gli effetti una famiglia, io e lei. Invece sono passato dal massimo della felicità alla disperazione totale, a sensi di vuoto, di lutto irrisolto. L’aspetto più difficile è fare i conti con l’assurdo, con l’assurdità di quello che è successo» ha riferito l’uomo. Attualmente c’è un processo penale in corso, attesa per gennaio la prossima udienza.

La Russia fa ricorso al Tas contro la sospensione del Cio

La Russia non molla Parigi 2024. Come riporta il Moscow Times, il Comitato olimpico di Mosca (Roc) ha deciso di ricorrere al Tas di Losanna contro la sospensione da parte del Cio, che pregiudicherebbe così anche la partecipazione ai Giochi invernali di Milano-Cortina 2026. Il 12 ottobre, infatti, il Comitato olimpico internazionale aveva deciso di sospendere con effetto immediato il Roc per aver violato l’integrità territoriale dell’Ucraina e del suo comitato, come decretato nella Carta Olimpica, riconoscendo come proprie le organizzazioni regionali nei territori occupati di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia. Le parti, come ha riportato lo stesso tribunale sportivo elvetico, si stanno scambiando osservazioni scritte e sono al lavoro per costituire il collegio arbitrale che dovrà prendere una decisione, che sarà vincolante e definitiva. Al momento però non è possibile stabilire un arco temporale entro cui si arriverà al verdetto.

La Russia ha deciso di appellarsi al Tas di Losanna dopo la sospensione arrivata dal Cio il 12 ottobre. La decisione sarà vincolante.
Il logo del Roc in Russia (Getty Images).

La sospensione della Russia  e le parole di Vladimir Putin

A seguito della sospensione con effetto immediato, il Roc aveva perso il diritto di operare come Comitato olimpico nazionale e dunque la possibilità di ricevere finanziamenti dal movimento olimpico. In dubbio la partecipazione dei propri atleti ai Giochi di Parigi 2024 e Milano-Cortina 2026 non soltanto sotto stendardo nazionale, ma anche come neutrali. «Il Cio valuterà la singola posizione al momento opportuno», aveva spiegato Mark Adams, portavoce del comitato. A seguito della decisione, il presidente russo Vladimir Putin non aveva risparmiato accuse di strumentalizzazione politica dello sport. «L’invito ai Giochi non è più un diritto incondizionato dei migliori atleti, ma una sorta di privilegio», aveva detto il leader del Cremlino. «Oggi può essere guadagnato non dai risultati sportivi, ma dalla politica. Come discriminazione etnica grossolana, è di fatto razzista».

La decisione del Tas di Losanna sarà vincolante, anche se le parti potranno ricorrere anche al Tribunale federale svizzero entro 30 giorni. Difficile però che il ricorso della Russia venga accolto. Già nel marzo 2022 aveva avuto esito negativo quello della Federcalcio di Mosca per giocare il match dei playoff per il Mondiale di calcio in Qatar contro la Polonia. Pochi mesi dopo, a luglio, il caso si era riproposto in merito ai club per la partecipazione alle competizioni Uefa di Champions, Europa e Conference League. La Federazione di Mosca aveva deciso di fare appello assieme a Zenit San Pietroburgo, FC Sochi, Cska e Dinamo Mosca, rimaste però escluse.

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Just Stop Oil in azione a Londra, martellate sulla Venere Rokeby alla National Gallery

Due attivisti di Just Stop Oil hanno preso a martellate il vetro che protegge la Venere Rokeby, capolavoro seicentesco di Diego Velázquez, attualmente custodita alla National Gallery di Londra. Gli ecologisti hanno parzialmente infranto il vetro protettivo prima di essere bloccati e arrestati, come ha confermato Scotland Yard.

Gli ambientalisti: «La politica ci ha delusi»

Dopo aver colpito il vetro, negli attimi che hanno preceduto l’arresto, i due giovani, un ragazzo e una ragazza, hanno parlato alla folla. Lei, una studentessa londinese, ha dichiarato: «Le donne non hanno ottenuto il diritto di voto votando. È il tempo di fatti, non di parole. È il momento di fermare il petrolio». Il compagno attivista ha poi rincarato la dose: «La politica ci ha delusi. In milioni moriranno a causa delle nuove licenze per l’estrazione di gas e petrolio. Se amiamo l’arte, se amiamo la storia, se amiamo le nostre famiglie dobbiamo fermare il petrolio». Il dipinto è stato rimosso ed è stato affidato ai restauratori per valutare l’eventuale presenza di danni.

La Venere Rokeby attaccata nel 1914

Il quadro di Diego Velázquez non sembra essere stato scelto a caso. La Venere Rokeby, infatti, è stata vandalizzata oltre un secolo fa, nel 1914. All’epoca è stata la suffragetta britannica Mary Raleigh Richardson a colpire il dipinto con un coltello da macellaio. La donna è riuscita a squarciarlo in sette punti e l’opera è stata recuperata soltanto grazie a uno dei migliori restauratori del secolo scorso, Helmut Ruhemann. Richardson ha dichiarato di aver attaccato il quadro per «distruggere l’immagine di una delle donne più belle della storia mitologica in segno di protesta contro il Governo per aver distrutto la signora Pankhurst». Quest’ultima era un’altra suffragetta, arrestata durante le proteste.

Just Stop Oil in azione a Londra, martellate sulla Venere Rokeby alla National Gallery
I due giovani ambientalisti davanti al vetro rotto con indosso le magliette di Just Stop Oil (X).

 

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