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Le purghe di Xi Jinping e cosa significano per la sua leadership
Negli ultimi mesi, la rimozione di alcuni funzionari cinesi di alto rango ha dato vita a intense speculazioni sul fatto che Xi Jinping stia mettendo in atto una purga. L’ultima persona caduta in disgrazia è il ministro della Difesa Li Shangfu, che non si vede in pubblico ormai da alcune settimane. Secondo l’intelligence degli Stati Uniti il generale Li, che supervisionava l’approvvigionamento di armi per l’Esercito popolare di liberazione, era indagato per l’acquisto di attrezzature militari. E per questo è stato sollevato dall’incarico. La notizia della sua “scomparsa” è arrivata a un paio di mesi dalla rimozione di Li Yuchao e Liu Guangbin, capo e vicecapo dell’unità dell’esercito cinese che gestisce l’arsenale nazionale di missili balistici terrestri. Insieme a loro sarebbe stato allontanato anche un giudice del tribunale militare. In tutti questo casi, una lapidaria spiegazione, sempre la stessa: motivi di salute. Mentre circolano nuove voci secondo cui sarebbero indagati anche alcuni quadri della commissione militare centrale del Partito comunista cinese, delle due l’una: o davvero c’è un’epidemia nelle forze armate della Repubblica Popolare, oppure Xi ha avviato un’epurazione delle sue.

Dopo Mao Zedong, quanto a purghe nessuno come Xi Jinping
Figlio di un veterano comunista esiliato nella contea di Yanchuan durante la Rivoluzione culturale lanciata da Mao Zedong, Xi è celebre per le sue campagne di repressione contro la corruzione. Che, sostengono i suoi detrattori, possono anche essere il pretesto per mettere in atto purghe prettamente politiche volte a eliminare rivali e dissidenti. Nessuno leader cinese, dai tempi del già citato Mao, è riuscito a eguagliare la portata della repressione di Xi.
«Colpire insieme tigri e mosche»: con questo slogan nel 2014 lanciò una campagna anti-corruzione volta a combattere sia gli ufficiali di alto grado (le tigri) che i funzionari di partito di più basso livello (le mosche). Migliaia le persone allontanate dagli incarichi da allora, a fronte di almeno 70 mila indagate. E la stima, ovviamente, è al ribasso.

La corruzione è da decenni una piaga del settore militare
A luglio, Xi ha lanciato un insolito appello invitando i cittadini a denunciare episodi di corruzione risalenti agli ultimi cinque anni. E ad aprile aveva avviato un ciclo di ispezioni, visitando di persona almeno cinque basi militari della Repubblica Popolare. L’esercito è in allerta. E fa bene: la corruzione è da decenni una piaga del settore militare, in particolare da quando negli Anni 70 il Dragone ha iniziato a liberalizzare la propria economia. Come ha evidenziato raggiunto dalla Bbc James Char, ricercatore presso la Nanyang Technological University di Singapore, ogni anno la Cina spende oltre 200 miliardi di euro in ambito militare e una parte del budget è destinata a transazioni di appalto, che per ragioni di sicurezza nazionale non possono essere completamente rivelate. E questa mancanza di trasparenza è ulteriormente aggravata dal sistema centralizzato monopartitico cinese. Insomma, girano tantissimi soldi e non sempre è chiaro dove finiscano.
Le epurazioni sono (anche) frutto della paranoia del presidente
Le varie rimozioni dagli incarichi potrebbero anche essere attribuite a una crescente paranoia da parte di Xi, in un momento in cui la Cina è di nuovo entrata in contrasto con gli Stati Uniti. A luglio è entrata in vigore una legge ampliata sul controspionaggio, che conferisce alle autorità maggiori poteri e portata nello svolgimento delle indagini. E, subito dopo, il ministero cinese per la Sicurezza dello Stato ha pubblicamente incoraggiato i cittadini a dare una mano nel combattere le attività di spionaggio. A metà settembre, dopo un attacco informatico al Politecnico Nordoccidentale di Xi’an, Pechino ha puntato il dito contro l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale degli Usa. Che si tratti di corruzione, spionaggio o altro, il modus operandi di Xi prevede un’azione rapida, pazienza se sbrigativa. E così, Li e Liu sono stati sostituiti con Wang Houbin, ex vicecomandante della marina, e il commissario politico Xu Xisheng, entrambi senza un’esperienza pregressa nel campo. E pensare che le forze missilistiche sono uno dei rami più importanti dell’esercito cinese non solo nell’ottica di una possibile invasione di Taiwan, ma più in generale perché le capacità di deterrenza nucleare della Repubblica popolare sono affidate proprio a questo corpo.

La relazione extraconiugale costata il ministero a Qin Gang
La rimozione del generale Li è arrivata a stretto giro da un altro allontanamento, con sfumature decisamente diverse: quello del ministro degli Esteri Qin Gang, che avrebbe pagato la relazione extraconiugale con la giornalista la famosa giornalista Fu Xiaotian dell’emittente Phoenix Tv, dalla quale sarebbe nato un bambino. Venuto al mondo negli Stati Uniti. «Avere una relazione extraconiugale non è disqualificante nelle alte sfere del Partito comunista, ma averne una con qualcuno che potrebbe essere sospettato di avere legami con l’intelligence straniera e generare un figlio con il passaporto del tuo principale rivale geopolitico, se non nemico, potrebbe esserlo», ha detto alla Bbc l’analista Bill Bishop.

Segnale di debolezza oppure della forza del presidente?
Che significato hanno le purghe di Xi? Sulla questione gli esperti sono divisi. Da una parte c’è chi sostiene che, in un momento di rallentamento dell’economia post-Covid, con annessa impennata della disoccupazione giovanile, siano un segnale dell’instabilità nella leadership di Xi. Il quale, nel sistema politico del Dragone, non solo è il presidente della Cina, ma anche capo dell’esercito. Le persone rimosse dai propri incarichi erano molto vicine a Xi: che si tratti di allontanamenti nati da indagini per corruzione o di epurazioni politiche, in ogni caso potrebbero essere visti come una mancanza di giudizio da parte del presidente cinese, che nel 2022 aveva consolidato il potere al congresso del Pcc. Dall’altro lato, c’è invece chi vede in queste operazioni l’ennesima dimostrazione di forza da parte di Xi, il quale potrebbe presto ritrovarsi circondato da yes man, impauriti dalla possibilità di perdere la poltrona. Se non di più. Altri ancora ritengono che difficilmente le sparizioni avranno un impatto a lungo termine sulla stabilità della sua leadership, in quanto nessuno dei quadri presi di mira finora faceva parte della sua vera cerchia ristretta. Ciò su cui la maggior parte degli osservatori concorda, però, è che questa serie di epurazioni evidenzia ancora una volta l’opacità del sistema cinese.