Il soccorso albanese all’Italia: l’immigrazione, le lauree e le vacanze low cost

Una cosa è certa: quando l’Italia ha bisogno di un’ancora di salvezza, l’Albania risponde. L’accordo sui migranti siglato da Giorgia Meloni e Edi Rama è lì a dimostrarlo, almeno in fotografia. A guadagnarci sarà sicuramente Tirana che ospiterà due centri, uno nel porto di Shengjin e uno a Gjader. Per il primo anno, Roma verserà 16,5 milioni di euro «quale anticipo forfettario dei rimborsi dovuti» oltre a un fondo di garanzia, da circa 100 milioni di euro, congelati su un apposito conto bancario. Del resto il gigante Rama (198 cm di altezza) aveva definito Meloni «sorella d’Albania», puntando alla sua sponsorizzazione per l’ingresso tanto agognato nell’Unione europea. Come andrà a finire non si sa. Intanto Meloni guardando verso l’Adriatico cerca di far dimenticare il flop di fatto dell’accordo tunisino e in generale le promesse mancate dal suo governo, quello che avrebbe dovuto fermare gli sbarchi e invece si è trovato a dover gestire flussi sempre più consistenti.

Ma quante Meloni ci sono?
Edi Rama e Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

In Albania vacanze low cost per migliaia di italiani

Non ci sono solo i migranti però. L’Albania la scorsa estate ha “aiutato” anche migliaia di italiani in cerca di vacanze a prezzi contenuti. Almeno secondo la narrazione dominante. Hotel a buon mercato, pesce fresco, acque cristalline. Tanto che persino la premier aveva deciso di trascorrere nel Paese delle Aquile – “le nuove Maldive” secondo i titoli dei giornali – uno scampolo di ferie con la famiglia al completo: non solo l’ora ex Giambruno e la figlia Ginevra ma anche la sorella Arianna con il marito, il ministro Francesco Lollobrigida. Arrivando addirittura a saldare il conto di 80 euro che un gruppetto di connazionali aveva “dimenticato” di pagare in un ristorante di Berat. L’invasione dei turisti italiani era stata pure memizzata dallo stesso Rama che, ricordando il 32esimo anniversario dello sbarco a Bari dei 20 mila migrati della Vlora, aveva postato le foto storiche dell’arrivo in Puglia con le didascalie: “Albanesi partono per l’Italia 1991”, “Italiani partono in ferie per l’Albania 2023”. Un sense of humor discutibile. «Sono caduto nella trappola», ammise poi a Repubblica. «Pensavo fosse il titolo di un giornale italiano. Invece i ragazzi dei social mi hanno detto che era un meme… L’ho postato perché questo è un momento particolare per noi», aggiunse riferendosi al boom turistico.

Il soccorso albanese all'Italia: l'immigrazione, le lauree e le vacanze low cost
Una spiaggia in Albania (Getty Images).

Il boom delle lauree a Tirana, da Renzo Bossi in giù

Sempre a proposito di tormentoni internettiani, come dimenticare poi la famosa – e presunta – laurea albanese di Renzo il Trota Bossi conseguita all’università Kristal di Tirana. «Una stupidaggine mai esistita», secondo i difensori e lo stesso figlio del Senatùr. «Escludo», assicurò l’ex consigliere regionale lombardo, «di essermi mai laureato». Il celeberrimo pezzo di carta venne trovato dalle Fiamme gialle nella cassaforte di Francesco Belsito, ex tesoriere della Lega. Al tempo, era il 2012, si parlò anche di un’altra laurea albanese in casa Carroccio: quella che, secondo l’accusa, l’ex senatrice e capo del Sinpa (il sindacato padano) Rosi Mauro aveva pagato alla sua guardia del corpo. Il caso infiammò pure la politica dei nostri dirimpettai tanto che nel dicembre 2013 l’allora ministro dell’Interno albanese Samjr Tahiri a Radio24 denunciò che a Tirana risultavano indagati oltre a Renzo Bossi una decina di studenti italiani «per aver conseguito una laurea senza aver mai seguito le lezioni nelle università private albanesi».

Il soccorso albanese all'Italia: l'immigrazione, le lauree e le vacanze low cost
Renzo Bossi nel 2019 (Imagoeconomica).

L’avventura (finita male) di Agon Channel

C’è infine l’avventura finita male di Agon Channel, il canale lanciato in pompa magna a Tirana da Francesco Becchetti nel 2014, che avrebbe dovuto essere un Eldorado per alcuni volti noti della tivù nostrana in cerca di rilancio. Dopo il forfait del primo direttore editoriale, Alessio Vinci, il reparto News venne affidato ad Antonio Caprarica, storico inviato Rai a Buckingham Palace. Durò 15 giorni prima di sbattere la porta e riportare la sua cravatta sul suolo patrio. «Mi dissero che avrei avuto una squadra di 12 redattori, corrispondenti dall’Italia», raccontò proprio a Lettera43. «E una struttura di produzione a livello internazionale. E invece montavamo nei container. Quando pioveva dovevamo trasferirci nel capannone della tivù albanese altrimenti si sentivano le gocce di pioggia». Sono passati quasi 10 anni e Caprarica, opinionista ricercato, ora volteggia a Ballando con le stelle. Insomma l’Albania c’è sempre, sì. Ma attenzione. Come ha sottolineato Rama al Fatto Quotidiano: «Chi non ha diritto viene rimpatriato. Ma se l’Italia non riesce a fare i rimpatri dovrà riprenderseli».

Powered by WordPress and MasterTemplate