Il governo italiano non convince la Flotilla, Schlein: "Proteggeteli"
Continuano le pressioni di Italia e Vaticano sulla missione umanitaria che sfida il blocco navale israeliano. C'è l'ipotesi di sbarcare in Egitto e proseguire via terra verso il corridoio di Rafah ma Israele dice no

Cresce l'allarme e in parallelo si intensificano le manovre diplomatiche a Roma per scongiurare una crisi nel Mediterraneo: con un possibile attacco militare israeliano contro la missione umanitaria della Global Sumud Flotilla.
Le imbarcazioni dirette a Gaza proseguono la rotta in acque internazionali, con arrivo previsto giovedì di fronte alle coste di Gaza, acque palestinesi ma sottoposte da almeno 20 anni al blocco navale israeliano. E questo nonostante i serrati tentativi del governo italiano di far abortire o almeno deviare la missione.
Il governo Meloni è in stato di allerta e concentra gli sforzi per un accordo in extremis. La stessa Giorgia Meloni ha avuto un colloquio con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Parallelamente, l'ambasciatore italiano in Israele Luca Ferrari è stato ricevuto dal presidente Isaac Herzog.

A insistere sui rischi di un epilogo violento è il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha convocato i rappresentanti del Global Movement to Gaza, capitanati dalla portavoce italiana Maria Elena Delia (che aveva già avuto un contatto telefonico con il ministro degli Esteri Antonio Tajani).
"È fondamentale che il vostro impegno non si traduca in atti che non porterebbero ad alcun risultato concreto, ma che al contrario rischierebbero di avere effetti drammatici con rischi elevati ed irrazionali," ha detto Crosetto agli attivisti. Il ministro lancia un monito esplicito: "Qualora la Sumud Flotilla decidesse di intraprendere azioni per forzare un blocco navale si esporrebbe a pericoli elevatissimi e non gestibili," data la sproporzione tra le barche civili e il dispositivo militare israeliano.
Nonostante l'appello alla "responsabilità" e la proposta di utilizzare canali umanitari già attivi - ma sempre ostacolati o bloccati da Tel Aviv - la portavoce degli attivisti ha mantenuto una linea ferma: "La missione va avanti e continua verso Gaza. Noi navighiamo in acque internazionali nella piena legalità. Questa è la nostra responsabilità."

Le opposizioni e la trattativa “sottotraccia” del Vaticano
In un clima di febbrile attività diplomatica, la delegazione degli attivisti ha moltiplicato gli incontri a Roma, beneficiando anche della mediazione sottotraccia del Vaticano.
Una significativa apertura è arrivata dal fronte opposto al governo, con l'incontro tra gli attivisti e la leader del PD, Elly Schlein. La portavoce Delia ha infatti specificato che il movimento è in una fase di "ascolto", sebbene l'obiettivo primario resti invariato. “Il governo italiano faccia tutto quanto in suo potere per proteggere l'incolumità di questa missione pacifica e umanitaria”, dice la segretaria Dem: "Chi sta violando il diritto internazionale è Netanyahu e non certo questi attivisti che vanno protetti da parte dei governi, anche mandando una missione di scorta europea. Chiediamo al governo italiano di farsene promotore e di agire per l'apertura di un canale umanitario permanente per portare gli aiuti indispensabili alla popolazione palestinese".
L'incontro con la leader dell'opposizione mette dunque in risalto una sostanziale unità di intenti tra attivisti e forze politiche che chiedono l'apertura di corridoi umanitari, pur nella diversità delle tattiche.
Le istituzioni continuano a sollecitare la proposta del Patriarcato latino di Gerusalemme, che prevede l'approdo della flotta a Cipro, da cui il patriarca Pierbattista Pizzaballa si farebbe garante per il trasporto degli aiuti a Gaza attraverso il porto israeliano di Ashdod. L'intervento del Patriarcato mira a depoliticizzare la consegna degli aiuti, separando l'obiettivo umanitario degli attivisti dalla loro dichiarata intenzione di "rompere l'assedio", che Tel Aviv ha etichettato come "pura provocazione al servizio ad Hamas".
La portavoce italiana, Maria Elena Delia, ribadisce che la deviazione del carico implicherebbe l'ammissione del blocco navale e il fallimento della missione di "rompere l'assedio".

Resta il veto di Israele mentre la Flotilla avanza verso Gaza
Lo stallo diplomatico è aggravato dal fermo rifiuto del governo israeliano di accettare il passaggio della flotta.
Il ministero degli Esteri di Netanyahu Gideon Sa'ar, attacca frontalmente accusando gli attivisti: "La flottiglia ha respinto l'ennesima proposta di scaricare gli aiuti in maniera pacifica dopo averne respinto altre due israeliane. Più chiaro di così non si può: questo non ha nulla a che vedere con gli aiuti, si tratta solo di provocazione e di servire Hamas."
Intanto, la Sumud Flotilla ha ormai superato Creta e si dirige verso sud-est, monitorata a distanza da una fregata della Marina militare italiana e da droni. Un'ultima, remota opzione resta un approdo alternativo sulle coste egiziane, che permetterebbe lo scarico degli aiuti e il trasporto via camion attraverso il valico di Rafah. Tuttavia, anche questa ipotesi di corridoio umanitario non è contemplata da Israele.

Fonte: www.rainews.it