Il caso Unabomber. Zornitta scagionato: "Mia vita rovinata, ma adesso dimenticatemi"
Il Dna estratto, a parte due peli, di agenti di polizia giudiziaria, non corrisponde a nessuno degli 11 indagati, né degli investigatori e dei cittadini che hanno manipolato gli ordigni disseminati dal bombarolo nel nordest, fino al 2006
“Adesso dimenticatemi”, è la la richiesta, affidata all'ANSA, dell'ingegnere friulano Elvo Zornitta, dopo la sua definitiva uscita dall'inchiesta su Unabomber, sancita dalla superperizia odierna che esclude la presenza del suo Dna sui reperti analizzati.
"Non ne posso più di questa vicenda - ha aggiunto -, la mia vita è stata rovinata per sempre, con il marchio di Unabomber stampato in faccia. È stato un incubo lungo oltre 20 anni. Ma ora basta: almeno la vecchiaia, visto che ho 68 anni, permettetemi di trascorrerla in pace, con la mia famiglia, guardando negli occhi, senza paura di essere giudicato, le persone che incontro".
Si è concluso questa mattina al Tribunale di Trieste, davanti al Gip di Trieste Flavia Mangiante, l'incidente probatorio nella nuova inchiesta su Unabomber per analizzare la superperizia da 300 pagine - e 10 mila allegati - i cui reperti avevano fornito 5 diversi profili genetici utilizzabili per una futura eventuale inchiesta sulla vicenda. Il Dna estratto, a parte due peli, di agenti di polizia giudiziaria, non corrisponde a nessuno degli 11 indagati, né degli investigatori e dei cittadini che hanno manipolato gli ordigni disseminati dal bombarolo nel nordest, fino al 2006.
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Gli attentati dinamitardi tra il 1994 e il 2006
Una serie di attentati dinamitardi hanno colpito principalmente il Nord-Est italiano, nelle province di Veneto e Friuli-Venezia Giulia, tra il 1994 e il 2006. Gli ordigni venivano nascosti in piccoli contenitori, come ovetti Kinder o confezioni di prodotti alimentari, causando ferimenti anche gravi.
L'ingegnere Elvo Zornitta, residente ad Azzano Decimo (Pordenone), è stato uno dei principali sospettati dal 2004. Le indagini lo hanno puntato per le sue elevate competenze nella costruzione di esplosivi, i suoi spostamenti corrispondenti alle zone degli attentati e il ritrovamento in casa sua di oggetti compatibili con quelli usati dall'attentatore. Tra gli indizi importanti vi fu l’analisi di un paio di forbici che sembravano aver tagliato un lamierino rinvenuto dentro un ordigno, ma la perizia difensiva dimostrò che il lamierino era stato tagliato con quelle forbici solo dopo il sequestro, compromettendo così quell’accusa.
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Zornitta fu controllato strettamente per due anni, ma durante gli attentati riuscì sempre a fornire alibi solidi, verificati dagli inquirenti. Nonostante la pressione investigativa e altri sospetti su familiari e conoscenti, nessuna prova definitiva è emersa contro di lui o altri indagati. Nel 2011 il procuratore capo confermò che almeno per due attentati Zornitta era definitivamente escluso come autore.
Il caso rimane uno dei grandi misteri giudiziari italiani, con un pericoloso bombarolo mai identificato con certezza, nonostante l’attenzione concentrata su Zornitta e altri sospetti nel corso degli anni. Gli ultimi attentati risalgono al 2006, e dopo di essi gli attacchi cessarono misteriosamente.
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Fonte: www.rainews.it