Monthly Archives: Novembre 2023

Minorenne tedesca segregata e violentata per due anni in un maneggio di Roma

Prima le minacce, poi le violenze e gli abusi. Una ragazza di 17 anni è stata segregata e violentata per due anni da due dipendenti pakistani del maneggio “La Melazza”, alla periferia nord di Roma. Ali Roze, quello che ha sempre sostenuto di esserne il fidanzato, di 10 anni più grande di lei, è stato condannato con rito abbreviato, mentre l’altro, Yasir Imran – oggi 39enne – è imputato per i reati di violenza sessuale, sequestro di persona, lesioni personali e maltrattamenti.

A salvare la ragazza fu un automobilista di passaggio

La vicenda, di cui si è avuto notizia dal Messaggero, risale al 2021. A salvare la ragazza fu un automobilista di passaggio, che offrì aiuto alla ragazza dopo averla vista in difficoltà in compagnia del suo fidanzato che la stava strattonando. La giovane riuscì poi a raccontare tutto ai carabinieri, che identificarono e arrestarono i due pachistani, che con la minorenne tedesca condividevano la foresteria del maneggio. Durante il processo hanno parlato diversi dipendenti dell’agriturismo che, come riporta il Messaggero, hanno spiegato di non essersi mai accorti dello stato di segregazioni in cui viveva la ragazza, né di sapere che fosse minorenne.

La 17enne era arrivata in Italia nel 2019 con Roze

La 17enne si era allontanata dalla sua famiglia, in Germania, per venire in Italia con Roze, questo il nome dell’uomo già condannato. Quest’ultimo l’aveva portata a settembre del 2019 nel maneggio alle porte nord di Roma, dove il connazionale e parente Imran lavorava già come stalliere. Qui la giovane, è emerso, è stata privata della libertà personale e della possibilità di avere contatti con il mondo esterno, per quasi due anni. Roze e Imran le avevano infatti distrutto il cellulare e tolto i documenti. Dopo essere riuscita a fuggire e aver denunciato i suoi aguzzini, la ragazza è tornata a vivere in Germania.

Suicidio assistito, in Svizzera morta la 74enne Margherita: indagato Marco Cappato

La procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati per aiuto al suicidio Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, Cinzia Fornero, volontaria dell’associazione Soccorso Civile, e Paolo Botto, fratello della professoressa di 74 anni Margherita. Quest’ultima, malata oncologica, è morta ieri mattina in Svizzera. L’indagine riguarda la morte assistita della docente in una clinica di Zurigo dove è stata accompagnata dal fratello e da Cinzia Fornero.

I tre si sono autodenunciati

Cappato è il presidente dell’associazione che ha organizzato il viaggio. I tre stamani si sono autodenunciati. Quello di ieri è il quarto episodio per cui a Milano è stata aperta una inchiesta. A coordinarla sono il pm Luga Gaglio e l’aggiunto Tiziana Siciliano. Sono gli stessi magistrati che hanno coordinato l’indagine che riguarda Elena Altamira, 69enne veneta malata terminale di cancro, e Romano, 82 anni, ex giornalista e pubblicitario, relegato in un letto da una forma grave di Parkinson, entrambi accompagnati alla clinica Dignitas di Zurigo.

Chiesta l’archiviazione per il caso di Romano

Per questo secondo caso la Procura, con una «interpretazione» più estensiva dell’ormai nota sentenza della Consulta del 2019 sulla vicenda dj Fabo, ha chiesto al gip Sara Cipolla l’archiviazione. Sono stati ritenuti «non punibili» come aiuto al suicidio anche quei casi in cui manca come presupposto il fatto che il malato sia attaccato alle macchine per sopravvivere.

È morto l’imprenditore statunitense Charlie Munger: aveva 99 anni

E morto, all’età di 99 anni, Charlie Munger, socio e amico del grande investitore americano Warren Buffett. A rendere pubblica la notizia é stato un cominciato della Berkshire Hathaway, società che lo stesso ha contributo a rendere un potenza a livello mondiale nel campo degli investimenti. Il decesso è avvenuto nella mattinata di martedì 28 novembre, in un ospedale della California, poco più di un mese prima che Munger potesse compiere 100 anni.

La cassa di risonanza di Warren Buffett

«Berkshire Hathaway», si legge nel comunicato, «non avrebbe potuto essere costruita fino al suo status attuale senza l’ispirazione, la saggezza e la partecipazione di Charlie». Definito come la «cassa di risonanza» di Warren Buffett nell’ultima lettera agli azionisti della Berkshire all’inizio del 2023, Munger è stato a lungo vicepresidente della società portandola a dei traguardi molto alti. Da diversi anni era stato costretto alla sedia a rotelle, ma la sua mente non era stata colpita, tanto che anche quest’anno si era speso molto per interviste e podcast che avevano al centro la Berkshire Hathaway e il mondo degli investimenti.

Warren Buffett
Warren Buffett (Imagoeconomica).

L’amicizia negli investimenti 

Il sodalizio tra Charlie Munger e Warren Buffett è iniziato negli Anni 60. La coppia, nel 1962, aveva cominciato ad acquistare le azioni della Berkshire Hathaway al prezzo singolo di 7 e 8 dollari, prendendo il controllo dell’industria tessile nel 1965. I due seppero rimodellare il conglomerato, sfruttando i proventi per comprare altre società e investendo ingenti somme negli anni in Apple e Coca-Cola. Nella giornata della morte di Munger, le azioni risultavano essere pari a 546.869 dollari. Buffett è sempre stato in prima linea nell’organigramma della holding, ma lo stesso ha in più occasioni sottolineato il ruolo fondamentale esercitato dall’amico Charlie. «Mi ha insegnato molto sulla valutazione delle imprese e sulla natura umana», aveva detto nel 2008 riferendosi a lui.

Filippo Turetta, salta il colloquio coi genitori: servirà supporto psicologico

Filippo Turetta non incontrerà i genitori. Il colloquio tra papà Nicola, mamma Elisabetta e il figlio 21enne, accusato del femminicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, è stato autorizzato dalla procura di Venezia, ma la coppia ha preferito rinviare. A comunicarlo alla direzione del carcere di Verona è stato l’avvocato di Turetta, Giovanni Caruso. E le motivazioni vanno ricercare nella necessità di preparare tanto il ragazzo quanto i genitori a un faccia a faccia che rischia di essere molto intenso. Turetta si avvarrà di un supporto psicologico e si presume che possano farlo anche padre e madre.

Le dichiarazioni spontanee di Turetta

Nella giornata di ieri, 28 novembre, Turetta si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al Gip ma ha rilasciato alcune dichiarazioni spontanee. Il ragazzo ha affermato: «Sono affranto, dispiaciuto per la tragedia che ho causato. Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata. Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera. Fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare. Questa era la mia intenzione. Ora sono molto stanco e non mi sento di aggiungere altro».

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I funerali di Giulia slittano 

E intanto a slittare sono anche i funerali di Giulia Cecchettin. Sembrava che potessero essere disposti per sabato 2 dicembre, all’indomani dell’autopsia sul corpo della ragazza. L’avvocato della famiglia della studentessa 22enne, invece, ha comunicato che saranno organizzati per lunedì o martedì. A deciderlo sarà papà Gino. Sicuro, invece, il luogo: la basilica di Santa Giustina a Padova, dove Giulia studiava ingegneria biomedica. All’Adnkronos, don Francesco Monetti, parroco di Saonara, dov’è cresciuta la ragazza, ha lanciato un appello: «Ora è il momento del silenzio. Penso sia nel silenzio che maturino i pensieri più giusti, più onesti».

La Corte europea dei diritti umani condanna l’Italia: «Minori migranti detenuti illegalmente»

La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per aver detenuto illegalmente in condizioni inumane e degradanti quattro migranti minori ghanesi nel hotspot di Taranto per quasi due mesi nel 2017. La stessa Corte ha stabilito che il Paese deve versargli 6.500 euro ciascuno per danni morali più 4000 in totale per le spese legali.

I quattro minori sono stati trasferiti in una struttura adeguata

I quattro, tutti del Ghana e nati nel 2000, erano arrivati sulle coste italiane il 22 maggio del 2017 dichiarando di essere minori. Tuttavia vennero comunque trasferiti nell’hotspot di Taranto, riservato solo agli adulti, dove rimasero fino alla metà luglio quando, in seguito a un primo intervento della stessa Corte di Strasburgo, vennero trasferiti in una struttura per minori. Nel condannare l’Italia per le condizioni in cui hanno vissuto nell’hotspot di Taranto la Corte si è basata sulle prove fornite dai quattro, tra cui delle fotografie che mostravano il sovraffollamento del centro, che è predisposto per ospitare 400 persone ma che in quel momento ne conteneva 1.419, e le condizioni d’igiene inadeguate. Nella sentenza si evidenzia che il governo italiano non ha contestato questi dati, ma ha spiegato che il 22 e 26 maggio 2017 erano sbarcati due gruppi di migranti molto numerosi che comprendevano 202 minori e che questi arrivi massicci avevano reso la situazione particolarmente difficile da gestire.

L’Asgi: «A Taranto trattenuti 200 minori illegalmente»

L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione ha dichiarato che la situazione è rimasta ferma, anzi, «attualmente, sono quasi 200 i minori stranieri trattenuti di fatto, in assenza di ogni base legale e di ogni vaglio giurisdizionale all’interno dell’hotspot di Taranto, alcuni dei quali addirittura dallo scorso mese di agosto». L’avvocato Dario Belluccio, che ha seguito il caso con la collega collega Marina Angiuli e si dichiara soddisfatto della sentenza, perché sancisce l’assenza di un motivo giuridico per trattenere i minori all’interno di queste strutture.

Giorgia Meloni prima nella classifica delle personalità più concrete di Politico

La presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni è stata inserita nella classifica delle personalità più influenti pubblicata da Politico, la The class of 2024. Un traguardo importante per la prima donna che siede sulla poltrona più importante di Palazzo Chigi che, entrando più nello specifico, primeggia nella sezione Doers, ovvero quella rivolta ai «leader più fattivi e concreti nella messa in campo delle loro politiche». Viene descritta come un personaggio camaleontico, in grado di muoversi al meglio all’interno delle istituzioni del proprio Paese e in quelle europee, capace di sfidare le aspettative e stupire nella sua politica critica nei confronti della Russia di Putin.

Meloni premiata per il suo attivismo governativo

La testata Politico spiega anche i motivi che hanno portato la presidente del Consiglio italiana a primeggiare su altre figure di spicco della politica europea. Più nel dettaglio, «Meloni si è mossa per attuare riforme costituzionali che aumenterebbero significativamente i poteri del primo ministro». Il riferimento è, in questo, alla riforma del premierato che l’esecutivo a guida Fratelli d’Italia vorrebbe adottare, ma la testata cita anche altri passaggi definiti come significativi del suo primo anno a Palazzo Chigi. Vengono dunque citati il decreto Rave, la lotta all’immigrazione clandestina e i buoni rapporti internazionali ed europei che la premier italiana sarebbe riuscita a creare. Così Politico: «Meloni oggi sembra essere in buoni rapporti con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, lavorando anche a stretto contatto con lei e il primo ministro olandese Mark Rutte per stringere uno sfortunato accordo con la Tunisia cercando di limitare le partenze dei migranti».

Giorgia Meloni a Palazzo Chigi
Giorgia Meloni a Palazzo Chigi (Imagoeconomica).

«Il camaleonte politico per eccellenza»

Come anticipato, Politico ha definito Giorgia Meloni «il camaleonte politico per eccellenza», riferendosi alla posizione intransigente che la stessa ha assunto nei confronti della Russia e della sua invasione dell’Ucraina. La testata sottolinea che la premier italiana ha, fin da subito, colpevolizzato il ruolo del Cremlino di Putin, per poi recarsi a Kiev come segno di solidarietà al popolo ucraino. Sempre in tema di politica estera, viene ricordato che «a maggio, al vertice del G7 in Giappone, Meloni ha piacevolmente sorpreso i funzionari statunitensi per il suo desiderio di costruire un forte rapporto con Biden; due mesi dopo, ha visitato la Casa Bianca, dove ha ricevuto un trattamento da vip». E ancora, «si è mossa per ritirare l’Italia dall’iniziativa cinese Belt and Road» e in vista della presidenza italiana del G7 da gennaio del 2024, «ha portato sollievo su entrambe le sponde dell’Atlantico».

Giorgia Meloni con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al G7 di Hiroshima
Giorgia Meloni con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky al G7 di Hiroshima (Imagoeconomica).

Le aspettative ribaltate e lo sguardo alle Europee 2024

Politico sottolinea anche come l’ascesa di Giorgia Meloni avesse fatto molto preoccupare i centristi europei, con Bruxelles e Kiev che temevano che l’Italia «si staccasse dal branco e cercasse di ammorbidire il sostegno all’Ucraina e di revocare le sanzioni contro la Russia». Così non è stato, con la presidente italiana che ha ribaltato le aspettative, e questo rilancia la sua figura anche in vista delle Europee 2024. Meloni è infatti la presidente dei Conservatori e Riformisti europei e «non è un segreto che il Partito popolare europeo di centrodestra abbia corteggiato la leader italiana, forse con un occhio a un’alleanza post-elettorale che potrebbe ridisegnare il panorama politico europeo».

Le altre personalità della classifica Does

Dietro Giorgia Meloni, nella classifica Doers di Politico, troviamo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, con al terzo posto il presidente francese Emmanuel Macron. Seguono Andriy Yermak, Recep Tayyip Erdogan, Maroš Šef?ovi?, Marine Le Pen, Christine Lagarde e Keir Starmer.

Caso Cospito, Delmastro rinviato a giudizio

Il gup di Roma ha rinviato a giudizio Andrea Delmastro, nell’ambito del procedimento in cui è accusato di rivelazione del segreto d’ufficio in relazione alla vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito. Il sottosegretario alla Giustizia andrà a processo e si partirà con la prima udienza il 12 marzo prossimo. L’avvocato di Delmastro, Giuseppe Valentino, ha commentato: «Confidavamo in una decisione diversa perché c’erano tutti i presupposti per una sentenza di non luogo a procedere». Il 6 luglio scorso il gip di Roma ha disposto l’imputazione coatta per il sottosegretario.

L’inchiesta partita dopo le parole di Donzelli

Tutto è iniziato il 31 gennaio. Durante la discussione alla Camera sull’istituzione della commissione Antimafia, il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli ha fatto riferimento alla visita di alcuni parlamentari del Partito democratico all’anarchico Cospito, in regime di 41 bis, sulla base di documenti teoricamente secretati. In quell’occasione ha dichiarato: «Il 12 gennaio 2023, mentre parlava con i mafiosi, Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando. Andavano a incoraggiarlo nella battaglia. Allora voglio sapere, presidente, se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia». Da lì l’esposto presentato dal deputato dei Verdi Angelo Bonelli e l’apertura delle indagini sulle «intercettazioni ambientali del Dap tra esponenti della ‘ndrangheta e della camorrista con Alfredo Cospito» rese pubbliche in aula da Donzelli. E poi la decisione del gip a luglio.

Caso Cospito, Delmastro rinviato a giudizio
Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro (ANSA).

Delmastro a luglio: «Nessun segreto è stato violato»

Dopo l’imputazione coatta, Andrea Delmastro ha dichiarato: «Prendo atto della scelta del Gip di Roma che, contrariamente alla procura, ha ritenuto necessario un approfondimento della vicenda giuridica che mi riguarda. Avrò modo, davanti al giudice per l’udienza preliminare di insistere per il non luogo a procedere per insussistenza dell’elemento oggettivo, oltre che di quello soggettivo. Sono fiducioso che la vicenda si concluderà positivamente, convinto che alcun segreto sia stato violato, sia sotto il profilo oggettivo che sotto il profilo soggettivo».

Spotify Wrapped 2023, Sfera Ebbasta è l’artista più ascoltato in Italia

Sfera Ebbasta è ancora una volta l’artista più ascoltato in Italia. Il trapper ha infatti vinto per il terzo anno consecutivo la classifica di Spotify Wrapped, che decreta i mattatori della musica in streaming. Il suo X2VR, disco di platino a una settimana dall’uscita, domina anche fra gli album Fimi GfK, tanto da monopolizzare le prime 12 posizioni della chart dei singoli. Un’egemonia culturale che sottolinea lo strapotere dell’urban nel nostro Paese. Al secondo posto c’è infatti il napoletano Geolier, seguito sul gradino più basso del podio da Lazza. In Top5 anche Shiva e Guè. Solo italiani nelle prime 10 posizioni. In classifica seguono infatti Tedua, Marracash, Pinguini Tattici Nucleari (unica eccezione alla scena rap), Capo Plaza e thaSup. Sfera Ebbasta ha intanto annunciato una seconda data allo Stadio San Siro per il 25 giugno, dopo il sold out della prima.

Spotify Wrapped 2023, in Italia fra le donne Anna batte anche Taylor Swift

Grazie al programma globale Equal, Spotify promuove la parità di genere ed esalta il ricco contributo delle donne nel mondo della musica. Pensato per dare visibilità alle artiste e compositrici, crea delle playlist e delle classifiche specifiche del genere femminile. In Italia, come testimonia il Wrapped 2023, la rapper di La Spezia Anna ha battuto persino Taylor Swift, raggiungendo la vetta anche grazie all’ultima hit Vetri neri. Al terzo posto c’è Madame, mentre si sono accontentate solo di quarto e quinto posto Annalisa, fra le più in voga soprattutto in estate, ed Elodie, impegnata nel suo tour nei palazzetti. Al sesto posto si è invece piazzata Rose Villain, capace di mettersi alle spalle colossi internazionali come Shakira e Rosalia. Chiudono la Top 10 infine Lana del Rey e Rihanna.

Lo Spotify Wrapped consente anche di scoprire i nomi degli artisti italiani più ascoltati all’estero. Qui, senza grosse sorprese, in cima alla classifica ci sono i Maneskin, che stanno infiammando stadi e club di tutto il mondo. Alle loro spalle i Meduza, trio di produttori musicali che ha collaborato con diversi cantanti della scena house internazionale. Sul podio anche Ludovico Einaudi, che si è aggiudicato la medaglia di bronzo. Seguono Gabry Ponte, Antonio Vivaldi e Laura Pausini, di recente insignita del titolo di Persona dell’anno ai Latin Grammy Awards. In Top 10 anche Eros Ramazzotti, Gigi D’Agostino, Andrea Bocelli e il rapper Baby Gang. Quanto ai singoli, come per Apple Music l’ha spuntata Cenere di Lazza davanti a Gelosa, featuring di Finesse con Guè, Sfera e lo stesso Lazza. Al terzo posto Vetri neri di Anna.

Taylor Swift regina mondiale con oltre 26 miliardi di stream

Grazie a Midnights e alle ripubblicazioni di Speak Now e 1989, Taylor Swift ha dominato il mercato della musica in streaming. Lo Spotify Wrapped 2023 ha certificato circa 26,1 miliardi di ascolti sulla piattaforma, stracciando ogni concorrenza. Battuto anche Morgan Wallen, l’artista country che l’aveva battuta in alcune categorie dei Billboard Music Awards. Nella classifica globale la popstar di West Reading ha superato Bad Bunny e The Weeknd, rispettivamente sul secondo e terzo gradino del podio. Quarto posto per Drake, che ha battuto Peso Pluma e Feid. Seguono Travis Scott, in auge grazie all’album Utopia presentato in Italia al Circo Massimo, davanti a SZA, Karol G e Lana del Rey.

Pur essendo la star di Spotify Wrapped 2023, Taylor Swift non può vantare né la canzone né l’album con il maggior numero di stream globali. Fra i singoli ha primeggiato Miley Cyrus con la sua Flowers, seguita da Kill Bill di SZA e As It Was di Harry Styles. Solo sesta Cruel Summer della popstar della Pennsylvania, che si è arresa anche a Seven di Latto e Jung Kook e Ella Baila Sola dei messicani Eslabon Armado. La star dell’Eras Tour può però vantare due brani in Top 10, dato che al decimo posto c’è Anti-Hero. Fra i dischi invece il suo Midnights è secondo, alle spalle di Un verano sin ti di Bad Bunny.

Usa: Putin aspetterà le elezioni presidenziali americane per un accordo di pace con l’Ucraina

Vladimir Putin non concluderà un accordo di pace con l’Ucraina finché non conoscerà i risultati delle elezioni presidenziali americane del novembre 2024. Lo ha affermato un alto funzionario del Dipartimento di Stato americano, che ha parlato con Reuters in condizione di anonimato, specificando che non si tratta di
un’opinione personale, ma di «un punto di vista ampiamente condiviso» dagli alleati della Nato.

Secondo il Dipartimento di Stato Usa Putin aspetterà le elezioni presidenziali americane per un accordo di pace con l'Ucraina.
Donald Trump (Getty Images).

Nella Nato cresce il timore per il possibile ritorno alla Casa Bianca di Trump

La dichiarazione del funzionario del Dipartimento di Stato americano è arrivata tra i crescenti timori per il possibile ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump che, come altri repubblicani, si oppone ad un’ampia assistenza militare a Kyiv. «È in questo contesto che tutti gli alleati hanno espresso un forte sostegno all’Ucraina» durante la riunione dei ministri degli Esteri della Nato, che si è tenuta a Bruxelles il 28 novembre, ha aggiunto.

Secondo il Dipartimento di Stato Usa Putin aspetterà le elezioni presidenziali americane per un accordo di pace con l'Ucraina.
Joe Biden (Getty Images).

Washington ha stanziato più di 60 miliardi di dollari per aiutare Kyiv

Gli Stati Uniti sono il maggiore donatore militare dell’Ucraina. Secondo la Casa Bianca, dall’inizio dell’invasione russa, Washington ha stanziato più di 60 miliardi di dollari per aiutare Kyiv e circa il 96 per cento di questi fondi è già stato speso. Il Congresso degli Stati Uniti non ha ancora adottato un bilancio annuale, che includa pacchetti di aiuti militari per Ucraina e Israele. A ottobre, il presidente Joe Biden ha chiesto al Congresso di stanziare 61,4 miliardi di dollari per aiutare l’Ucraina e 14,3 miliardi di dollari per Israele: all’inizio di novembre, la Camera dei Rappresentanti (controllata dai repubblicani) ha approvato un disegno di legge solo per i 14,3 miliardi di dollari destinati a Israele.

Costantino Vitagliano ricoverato in ospedale: «Ho una malattia rara»

Costantino Vitagliano è ricoverato in ospedale. Lo ha detto l’ex tronista di Uomini e Donne in un video sui social, in cui ha spiegato di trovarsi all’ospedale da una settimana per sottoporsi a degli accertamenti. «Sono qui per una cosa rara, talmente rara che, dopo tutti gli esami che sto facendo, non siamo ancora arrivati alla conclusione di quale sarebbe la migliore terapia da intraprendere», ha detto Vitagliano. Poi Costantino ha proseguito raccontando un dettaglio, da lui considerato un segno del destino, che riguarda colui che ha lanciato la sua carriera, Lele Mora: «Ma la cosa particolare è che oggi sono venuto a sapere, ho conosciuto il primario di questo ospedale. Guardate il caso, come colui che negli anni passati mi ha dato tanto e ringrazierò sempre ossia Lele Mora, anche il primario di questo ospedale si chiama SegraMora, sarà il mio destino che i Mora decidano il mio percorso di vita? Vediamo come andrà questa volta».

Expo 2030, l’attacco di Bertolaso: «Roma è una discarica, non l’avrebbe votata neanche un aborigeno»

La vittoria di Riad, che si è aggiudicata l’Expo 2030, e il terzo posto di Roma, con appena 17 preferenze ricevute a Parigi, continuano a far discutere. Anche dalla Lombardia sono arrivati attacchi e commenti dopo il flop della candidatura della Capitale. L’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso, è stato uno dei più critici dopo la sconfitta. Ha dichiarato: «Oggi vediamo gli alibi che vengono fuori ma neanche un aborigeno avrebbe votato per Roma. La più bella città del mondo che è stata ridotta come una discarica a cielo aperto e nessuno chiede scusa e pensa anche di andarsene di notte, lasciando il disastro che ha combinato in questi anni».

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Expo 2030, l'attacco di Bertolaso «Roma è una discarica, non l'avrebbe votata neanche un aborigeno»
I festeggiamenti di Riad per la vittoria (Getty Images).

Bertolaso: «Un’umiliazione che provoca rabbia»

L’assessore Bertolaso ha poi proseguito: «Siamo arrivati a questa umiliazione che, da cittadino romano, mi avvilisce e mi provoca anche molta rabbia. Come cittadino romano oggi non posso non manifestare la mia grande umiliazione per la scelta che è stata fatta ieri. Per la scelta che è stata fatta e per come è stata fatta, per il ruolo riservato alla mia città che amo come la mia famiglia. Questo mi ha addolorato parecchio». Nel 2021 lo stesso Guido Bertolaso ha rifiutato la candidatura a sindaco di Roma che gli è stata proposta dal centrodestra.

Letizia Moratti: «Il governo non l’ha sentito come evento importante»

Anche Letizia Moratti ha poi commentato la notizia in diretta a L’Aria che tira, su La7. L’ex sindaca di Milano ha ricordato la vittoria del capoluogo lombardo nel 2015 e ha attaccato: «Questa Expo non è stata sentita come evento importante da parte di questo governo. Io sono stata sostenuta da Prodi, Berlusconi e Renzi. Io ho visitato 80 Paesi a spese mie. Questa Expo era stato ideato da governo precedente, era sbagliato il titolo che avevano scelto, il nostro “Nutrire il pianeta, energia per la vita” era certamente un titolo più sexy di quello di Roma».

Expo 2030, l'attacco di Bertolaso «Roma è una discarica, non l'avrebbe votata neanche un aborigeno»
La premier Giorgia Meloni a Parigi a giugno per presentare la candidatura italiana (Getty Images).

Sala: «Non mi attaccherei al tema dei petroldollari»

Quasi contemporaneamente le ha dato manforte l’attuale sindaco di Milano, Beppe Sala: «Penso che su queste competizioni si deve affiancare al sistema nazionale del Governo, che non è mai fortissimo rispetto ad altri Paesi, una capacità locale forte. Expo 2015 fu portata a casa grazie alla determinazione di Letizia Moratti. Bisogna riconoscere a lei questo merito e questo ci deve insegnare che partite così difficili devono essere gestite in combinata tra Governo e istituzioni locali. Poi non mi attaccherei al tema dei petroldollari, che ci sono, ma si sapeva anche quando si è iniziata questa gara. C’è stata una enorme differenza tra quella che è stata la gara milanese e la gara romana. Dobbiamo ringraziare Moratti per averla portata a casa e poi anche noi abbiamo fatto la nostra parte».

Ucraina, i dubbi sull’avvelenamento della moglie di Budanov: la mano di Mosca o faida interna?

Che il capo dell‘intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov fosse nel mirino dei russi non è certo una novità. A sua dire ha subito una dozzina di attentati da quando è iniziata la guerra ed è comunque ovvio che Mosca punti ad azzerare i vertici nemici. La cosa è naturalmente reciproca. L’avvelenamento della moglie Marianna e di altri membri dello staff di Budanov rientra quindi nella cornice di una guerra che non si combatte solo nel Donbass e nel sud dell’Ucraina in modo convenzionale, ma appunto con mezzi e obiettivi differenti, dappertutto. Lo stesso Budanov si è assunto ad esempio la paternità degli attentati alla figlia del filosofo ultanazionalista russo Alexander Dugin, Darya, saltata su un’autobomba l’estate del 2022 a Mosca, o quella del blogger Vladlen Tatarsky, ucciso da un pacco bomba regalo a San Pietroburgo nella primavera di quest’anno.

Quello che non torna nell’avvelenamento di Budanova 

La vicenda dell’avvelenamento con metalli pesanti, mercurio o arsenico, forse nel tè o forse nel borsch o chissà dove, di Budanova e degli altri, per quello che si sa finora, è comunque poco lineare e soprattutto lascia molte domande che a loro volta aprono una serie di problemi. Cominciando appunto dalla versione secondo cui dietro il tentativo di questo plurimo tentato omicidio ci sia la Russia: se così fosse – e cioè che i servizi di Mosca e i loro collaboratori in Ucraina sarebbero arrivati direttamente nel quartier generale del Gur per mettere il veleno nel pentolone o nella caraffa del capo dei capi – significherebbe che la rete ucraina è piena di buchi, anche se per fortuna i russi sono ormai famosi per sbagliare nove volte su 10 le dosi. Possibile, dunque, ma non probabile. Se non fossero stati i maligni tentacoli del Cremlino, si tratterebbe allora di cucina casalinga e di cuochi a Kyiv in cerca di stelle in questo periodo pare ne girino diversi. La cornice è quella di un conflitto che non sta andando per il verso giusto. Le promesse del presidente Volodymyr Zelensky di liberare Crimea e Donbass sono lontane dall’essere mantenute, soprattutto per il fatto che l’Occidente ha tirato i remi in barca riguardo agli aiuti militari, complice da un lato l’evidenza di non poter sconfiggere la Russia e dall’altro le altre crisi da gestire, quella in Medio Oriente in primis.

Ucraina, i dubbi sull'avvelenamento della moglie di Budanov: la mano di Mosca o faida interna?
Volodymyr Zelensky (Getty Images).

Zelensky nel mirino: dalla gestione quasi assoluta del potere al controllo della ricostruzione

In ballo c’è ovviamente il potere, quasi assoluto, che Zelensky esercita nel Paese, grazie anche alla maggioranza parlamentare scaturita dalle elezioni del 2019. I contrasti con i vertici militari, soprattutto con il capo delle forze armate, il generale Valery Zaluzhny, partono dai problemi legati alla conduzione del conflitto e alla forbice tra desiderata sbandierati oltre misura e la realtà sul campo, e arrivano alle questioni politiche, fatte di elezioni, candidati, controllo delle risorse del Paese e della ricostruzione del Dopoguerra. Se all’inizio dell’invasione i poteri forti a Kyiv si sono schierati con Zelensky, adesso si pensa già a ciò che  succederà  magari  tra qualche mese o comunque fra un paio d’anni. Ci sono già quindi i primi posizionamenti delle varie fazioni: quella che sostiene il presidente e quella che vorrebbe Zaluzhny suo antagonista alle prossime elezioni, se e quando ci saranno. I blocchi però non sono monolitici: sia in parlamento, dove l’opposizione è variegata e pure all’interno di Servitore del Popolo, il partito del capo dello Stato, si registrano malumori. Senza contare i pezzi del cerchio magico che si sono già staccati sia tra i militari, dove comunque il comandante non ha tutto sotto controllo, soprattutto dopo gli ultimi giri di poltrona ordinati dal nuovo ministro della Difesa Rustem Umerov.

Ucraina, i dubbi sull'avvelenamento della moglie di Budanov: la mano di Mosca o faida interna?
Valery Zaluzhny (Getty Images).

I dubbi sui Servizi interni e militari, lo Sbu e il Gur

E poi ci sono lo Sbu e il Gur, con i servizi interni e militari che notoriamente sono covi di serpi dove tutti controllano tutti, ma ognuno fa un po’ quel che vuole, nonostante ufficialmente dipendano dal presidente. Si ritorna quindi al malriuscito avvelenamento, funzionale a vari livelli, e alle lotte interne che recentemente sono già costate la vita a un luogotenente di Zaluzhny, morto per l’esplosione di un pacco bomba arrivato sotto forma di regalo di compleanno: una granata assassina secondo il generale, un incidente secondo la versione ufficiale. L’arsenico per Budanov fa insomma pensare meno a Vladimir Putin e più ai vari misteri di Kyiv di cui questo non sarà certo l’ultimo.

 

Chef Rubio condannato per i post su Israele, dovrà risarcire Linkiesta

Il tribunale di Milano ha condannato chef Rubio a rimuovere un post contro Israele pubblicato sul proprio profilo X e a risarcire Linkiesta per 2.700 euro. A comunicarlo è lo stesso Rubio, all’anagrafe Gabriele Rubini, pubblicando la sentenza del giudice e commendando di rispettare il provvedimento del magistrato «anche se non lo condivido».

Aveva accusato la testata di essere sionista

Nella sentenza il giudice Andrea Manlio Borrelli ordina all’ex conduttore televisivo di «rimuovere immediatamente» un post in cui offendeva Linkiesta, accusandola di essere «sionista» e minacciando così la testata: «Un giorno dovrete rispondere del vostro supporto ai coloni terroristi ebrei». Già in passato chef Rubio era stato indagato per le sue esternazioni sui social. Lo scorso gennaio, proprio in occasione del Giorno della Memoria, è stato denunciato insieme con altre 19 persone, tra cui dei no-vax, per le ingiurie nei confronti della senatrice Liliana Segre.

I successori del papa malato, tutti contro Gualtieri per Expo 2030 e altri spifferi

Papa Francesco sta male, non può viaggiare, le sue condizioni preoccupano i medici. In Vaticano si pensa al successore, una gara che al momento vede in pole position il presidente della Cei, il cardinale Matteo Maria Zuppi. E ripartono i veleni: il primo bersaglio è proprio Zuppi, che con il governo di Giorgia Meloni praticamente non dialoga. Ecco così spuntare le accuse di finanziamento vaticano a Luca Casarini. Comunque, anche gli Stati Uniti non amano Zuppi perché «è troppo dalla parte della Russia», dicono.

I successori del papa malato, tutti contro Gualtieri per Expo 2030 e altri spifferi
Papa Francesco e il cardinale Zuppi (Imagoeconomica).

Tutti contro Gualtieri

Adesso che la votazione parigina ha decretato l’inutilità della candidatura di Roma all’Expo 2030, tutti ce l’hanno con il sindaco Roberto Gualtieri, che ha detto «i sauditi hanno dilagato grazie ai petrodollari». C’è chi gli dà dell’incapace (ma nella Capitale lo dicono in tanti, e da quando è stato eletto), chi del pazzo, chi del temerario (e questi sono i più buoni). Non finirà qui, ovviamente: comincerà il vertice del Partito democratico, al quale l’attuale primo cittadino non piace per niente. Il centrodestra capitolino ha già pronta la richiesta di elencare tutte le spese, inutili, che sono state fatte in giro del mondo per conquistare la bellezza, pardon la bruttezza, di 17 voti. Pranzi, cene, voli intercontinentali, alberghi, tutto dovrà essere rendicontato: anche perché Ignazio Marino lo avevano fatto nero per gli scontrini dei ristoranti pagati con la carta di credito del Campidoglio, oltre che per la storia della Panda rossa e delle multe. Comunque, gli oppositori di Gualtieri “salveranno” l’assessore ai grandi eventi, sport, turismo e moda Alessandro Onorato, al quale è stata assegnata una sufficienza da parte del centrodestra nel pagellone che qualche giorni fa hanno dedicato alla giunta comunale romana. Chissà perché…

I successori del papa malato, tutti contro Gualtieri per Expo 2030 e altri spifferi
Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri con l’assessore ai grandi eventi, sport, turismo e moda Alessandro Onorato (Imagoeconomica).

Ci hanno fatto un Busan così

Volete sapere qual è stato il primo commento romano doc, dopo aver saputo che nella gara per conquistare l’Expo 2030 la Capitale è arrivata solo al terzo posto, addirittura dopo la Corea del Sud? «Ci hanno fatto un Busan così».

Calabresi pubblica con Mondadori

Nei salotti romani non si parla d’altro: «Hai visto che Mario Calabresi pubblica con Mondadori?». Che poi mica è la prima volta, ma evidentemente non se ne ancora erano accorti, visto che erano impegnatissimi a giocare a burraco. Fatto sta che il 30 novembre al Teatro Manzoni di Roma Calabresi sarà protagonista del nuovo appuntamento di “Scrittori in scena” con il suo libro A occhi aperti. Come si presenta ora Calabresi: «Giornalista e grande appassionato di fotografia, ha viaggiato a lungo per incontrare gli autori di scatti divenuti ormai iconici e farsi raccontare quali emozioni li avessero attraversati mentre fermavano sulla pellicola un pezzo di storia». Dell’esperienza passata al quotidiano la Repubblica, nessuna traccia. A lui piace parlare di Josef Koudelka, Don McCullin, Steve McCurry, Gabriele Basilico, i grandi fotografi: di largo Fochetti meglio non fare accenni.

I successori del papa malato, tutti contro Gualtieri per Expo 2030 e altri spifferi
Mario Calabresi (Imagoeconomica).

La sosia di Elly Schlein

Dicono che è la sosia della segretaria del Partito democratico Elly Schlein: in effetti, la guida creativa degli accessori di moda di Hermès, Clémande Burgevin Blachman, le somiglia molto.

 

Tribunale di Latina, si cosparge di benzina e tenta di darsi fuoco: arrestato

Momenti di panico al Tribunale di Latina dove un uomo di nazionalità italiana avrebbe tentato di darsi fuoco dopo essersi cosparso il corpo di benzina. Solo il pronto intervento dei responsabili della sicurezza avrebbe evitato il peggio. L’uomo è poi stato fermato e sul posto sono intervenute le forze dell’ordine che hanno provveduto ad arrestarlo.

I possibili motivi del gesto

In base alle prime ricostruzioni, parrebbe che l’uomo stesse cercando di entrare nel Tribunale di Latina e, all’altezza dei metal detector, abbia iniziato a cospargersi di benzina tenendo in mano un accendino. Non chiari, al momento, i motivi del gesto, anche se secondo alcune testimonianze l’uomo intendeva protestare contro i ritardi del processo sulla morte della moglie.

Aumentano i suicidi negli Usa, nel 2022 record da oltre 80 anni

Negli Stati Uniti sono in aumento i casi di suicidio, con il 2022 che ha segnato un incremento del 2,6 per cento rispetto al 2021: un record assoluto da quando le autorità sanitarie hanno iniziato a tenere il conto nel 1941. Lo riporta la Cnn citando i dati provvisori dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie.

Tra le cause l’ampia disponibilità di armi da fuoco

Sono poco meno di 50 mila le persone che si sono tolte la vita negli Usa nel 2022, in maggioranza uomini (l’80 per cento del totale), bianchi, e di età compresa tra i 25 e i 64 anni. Ma è raddoppiato anche il numero delle donne suicide, con incrementi particolarmente significativi tra le donne bianche e tra quelle di età compresa tra i 25 e i 34 anni. Nonostante l’aumento complessivo, i dati provvisori del 2022 mostrano segnali di miglioramento nei tassi tra bambini e giovanissimi: nella fascia tra i 10 e i 14 anni sono scesi del 18 per cento nel 2022 (2 ogni 100.000 bambini) mentre nella fascia di età 15-24 anni si è ridotto del 19 per cento. Tra le cause gli esperti indicano una rete di assistenza alla salute mentale insufficiente e l’ampia disponibilità di armi da fuoco, che sono utilizzate in più della metà dei suicidi. Il Johns Hopkins Center ha scoperto che i suicidi da armi da fuoco hanno raggiunto un nuovo massimo nel 2022: «I suicidi da arma da fuoco continuano a prendere le vite di uomini bianchi anziani ad alti tassi e, sempre più spesso, le vite di adolescenti neri», ha scritto Ari Davis, consulente politico del centro, nell’analisi.

«Se non torni ti faccio fare la fine di quella in tv», uomo arrestato nel Siracusano

«Se non torni con me ti faccio finire come a quella di cui stanno parlando in televisione»: è la minaccia riferita alla sua ex compagna, con un chiaro richiamo a Giulia Cecchettin, fatta da un 64enne di Priolo Gargallo che è stato poi arrestato dalla polizia. Nei confronti dell’uomo è stato eseguita un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari con uso del braccialetto elettronico per atti persecutori, emessa dal gip di Siracusa su richieste della locale Procura. Il provvedimento restrittivo è stato emesso pochi giorni dopo la denuncia della vittima su aggressioni verbali, pedinamenti e molestie a cui era sottoposta dall’ex.

Dopo minacce simili un 18enne è finito in carcere in Val d’Aosta

Un episodio analogo si era già verificato ad Aosta, dove un 18enne è stato arrestato dai carabinieri per le gravi minacce rivolte all’ex fidanzata minorenne: «Ti faccio fare la fine di quella là», riferendosi a Giulia Cecchettin uccisa da Filippo Turetta. Dopo vessazioni, minacce e violenze, la ragazza con cui aveva una relazione dall’estate del 2022 lo aveva lasciato e lui avrebbe cominciato a mandarle messaggi minatori, poi a pedinarla davanti a scuola, ad appostarsi alla fermata dell’autobus e, infine, a pronunciare le minacce di morte. Sono stati i genitori della ragazza, una studentessa, a rivolgersi ai carabinieri di Aosta, essendo peraltro già a conoscenza dell’incubo che stava vivendo la figlia. Durante l’interrogatorio di garanzia nel carcere di Brissogne, il 18enne ha negato ogni addebito.

LEGGI ANCHE: Violenza sulle donne, esposto ad Aosta uno striscione che nega il patriarcato

Incidente treno in Calabria, giovedì sciopero di 8 ore di Ferrovie dello Stato

A seguito dell’incidente ferroviario mortale avvenuto martedì sera nei pressi di Corigliano Rossano, in provincia di Cosenza, i sindacati hanno indetto per giovedì 30 novembre uno sciopero di 8 ore, dalle 9 alle 17, dei lavoratori di tutto il Gruppo Fs italiane e di tutte le imprese ferroviarie «per denunciare, in attesa che la magistratura faccia piena luce sull’accaduto, la fragilità di un sistema infrastrutturale dimostratosi nuovamente inadeguato per utenza e lavoratori». Così le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa trasporti e Fast Confsal.

I sindacati: «A istituzioni e Rfi non interessa alzare standard di sicurezza»

È di due morti il bilancio dell’incidente in cui sono rimasti coinvolti un treno e un camion. Le vittime sono la capotreno del convoglio, Maria Pasini di 61 anni, e il conducente del mezzo pesante che viaggiava da solo, Said Hannaoui di 24 anni. «Esprimiamo il nostro cordoglio ai familiari delle vittime e la nostra vicinanza a tutte le persone coinvolte nel grave ed ennesimo incidente ferroviario. Da anni denunciamo la pericolosità dei passaggi a livello in tutti i livelli di confronto, chiedendone la soppressione totale. Eppure, nonostante l’Agenzia nazionale per la Sicurezza ferroviaria abbia evidenziato il numero di incidenti e di vittime determinati da incidenti analoghi a quello odierno, i passaggi a livello in Italia sono ancora migliaia», hanno dichiarato i sindacati, accusando che «le istituzioni e Rfi non si preoccupano di innalzare gli standard di sicurezza sulla infrastruttura ferroviaria, in un continuo rimpallo di responsabilità».

Che Tempo Che Fa, Woody Allen ospite domenica 3 dicembre

Fabio Fazio colpisce ancora. Dopo aver portato nel suo studio di Che Tempo Che Fa Beppe Grillo, lontano dalla tivù dal 2014, il conduttore mette a segno un altro colpo annunciando sui social il prossimo ospite. Domenica 3 dicembre, infatti, l’attore e regista Woody Allen parteciperà alla trasmissione per parlare del suo nuovo film Un colpo di fortuna. Scrive su X la pagina ufficiale del programma: «Il quattro volte Premio Oscar Woody Allen questa domenica sarà ospite dell’ottava puntata di #CTCF sul Nove, con il suo ultimo film Un colpo di fortuna».

Un colpo di fortuna al cinema dal 6 dicembre

Presentato fuori concorso all’80° Mostra di Venezia, dove ha ricevuto un caloroso plauso da parte del pubblico e della critica, Un colpo di fortuna (Coup de chance) di Woody Allen arriverà nelle sale italiane il 6 dicembre con Lucky Red. Ambientato a Parigi e girato per la prima volta in lingua francese, questo film è il 50esimo del regista.

Salgono a 338 i casi di Dengue in Italia nel 2023

Salgono a 82 i casi di febbre Dengue autoctoni – ovvero trasmessi localmente – in Italia, in aumento rispetto ai 76 notificati la scorsa settimana. I casi sono riferiti a quattro episodi di trasmissione non collegati tra loro in provincia di Lodi (41 confermati), in provincia di Latina (due casi) e in provincia di Roma (38 casi con esposizioni in diverse parti della città metropolitana di Roma e uno ad Anzio, per cui sono in corso indagini per verificare eventuali collegamenti epidemiologici). Tutti i casi, di cui è noto l’esito, sono guariti o in via di miglioramento. Dall’inizio dell’anno sono stati notificati anche 256 casi di Dengue importati da altri Paesi, per un totale di 338. È quanto emerge dal bollettino della febbre Dengue aggiornato dall’Istituto Superiore di Sanità.

Salgono a 338 i casi di Dengue da inizio anno in Italia. Sono 82 quelli autoctoni. Il bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità.
Zanzara Aedes aegypti (Getty Images).

Dalla febbre alta ai rush cutanei, i sintomi della Dengue

Febbre alta e prolungata, associata a malessere diffuso, dolori osteoarticolari e rush cutanei. Sono questi sintomi iniziali della malattia. La Dengue è causata da quattro virus molto simili, trasmessi agli esseri umani dalle punture di zanzare che hanno, a loro volta, punto una persona infetta. Nell’emisfero occidentale il vettore principale è la zanzara Aedes aegypti, ma sono stati registrati anche casi trasmessi da Aedes albopictus. Per avere la certezza di avere la Dengue serve un esame del sangue specifico, un test diagnostico riservato a centri qualificati.

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