Ucraina, i dubbi sull’avvelenamento della moglie di Budanov: la mano di Mosca o faida interna?

Che il capo dell‘intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov fosse nel mirino dei russi non è certo una novità. A sua dire ha subito una dozzina di attentati da quando è iniziata la guerra ed è comunque ovvio che Mosca punti ad azzerare i vertici nemici. La cosa è naturalmente reciproca. L’avvelenamento della moglie Marianna e di altri membri dello staff di Budanov rientra quindi nella cornice di una guerra che non si combatte solo nel Donbass e nel sud dell’Ucraina in modo convenzionale, ma appunto con mezzi e obiettivi differenti, dappertutto. Lo stesso Budanov si è assunto ad esempio la paternità degli attentati alla figlia del filosofo ultanazionalista russo Alexander Dugin, Darya, saltata su un’autobomba l’estate del 2022 a Mosca, o quella del blogger Vladlen Tatarsky, ucciso da un pacco bomba regalo a San Pietroburgo nella primavera di quest’anno.

Quello che non torna nell’avvelenamento di Budanova 

La vicenda dell’avvelenamento con metalli pesanti, mercurio o arsenico, forse nel tè o forse nel borsch o chissà dove, di Budanova e degli altri, per quello che si sa finora, è comunque poco lineare e soprattutto lascia molte domande che a loro volta aprono una serie di problemi. Cominciando appunto dalla versione secondo cui dietro il tentativo di questo plurimo tentato omicidio ci sia la Russia: se così fosse – e cioè che i servizi di Mosca e i loro collaboratori in Ucraina sarebbero arrivati direttamente nel quartier generale del Gur per mettere il veleno nel pentolone o nella caraffa del capo dei capi – significherebbe che la rete ucraina è piena di buchi, anche se per fortuna i russi sono ormai famosi per sbagliare nove volte su 10 le dosi. Possibile, dunque, ma non probabile. Se non fossero stati i maligni tentacoli del Cremlino, si tratterebbe allora di cucina casalinga e di cuochi a Kyiv in cerca di stelle in questo periodo pare ne girino diversi. La cornice è quella di un conflitto che non sta andando per il verso giusto. Le promesse del presidente Volodymyr Zelensky di liberare Crimea e Donbass sono lontane dall’essere mantenute, soprattutto per il fatto che l’Occidente ha tirato i remi in barca riguardo agli aiuti militari, complice da un lato l’evidenza di non poter sconfiggere la Russia e dall’altro le altre crisi da gestire, quella in Medio Oriente in primis.

Ucraina, i dubbi sull'avvelenamento della moglie di Budanov: la mano di Mosca o faida interna?
Volodymyr Zelensky (Getty Images).

Zelensky nel mirino: dalla gestione quasi assoluta del potere al controllo della ricostruzione

In ballo c’è ovviamente il potere, quasi assoluto, che Zelensky esercita nel Paese, grazie anche alla maggioranza parlamentare scaturita dalle elezioni del 2019. I contrasti con i vertici militari, soprattutto con il capo delle forze armate, il generale Valery Zaluzhny, partono dai problemi legati alla conduzione del conflitto e alla forbice tra desiderata sbandierati oltre misura e la realtà sul campo, e arrivano alle questioni politiche, fatte di elezioni, candidati, controllo delle risorse del Paese e della ricostruzione del Dopoguerra. Se all’inizio dell’invasione i poteri forti a Kyiv si sono schierati con Zelensky, adesso si pensa già a ciò che  succederà  magari  tra qualche mese o comunque fra un paio d’anni. Ci sono già quindi i primi posizionamenti delle varie fazioni: quella che sostiene il presidente e quella che vorrebbe Zaluzhny suo antagonista alle prossime elezioni, se e quando ci saranno. I blocchi però non sono monolitici: sia in parlamento, dove l’opposizione è variegata e pure all’interno di Servitore del Popolo, il partito del capo dello Stato, si registrano malumori. Senza contare i pezzi del cerchio magico che si sono già staccati sia tra i militari, dove comunque il comandante non ha tutto sotto controllo, soprattutto dopo gli ultimi giri di poltrona ordinati dal nuovo ministro della Difesa Rustem Umerov.

Ucraina, i dubbi sull'avvelenamento della moglie di Budanov: la mano di Mosca o faida interna?
Valery Zaluzhny (Getty Images).

I dubbi sui Servizi interni e militari, lo Sbu e il Gur

E poi ci sono lo Sbu e il Gur, con i servizi interni e militari che notoriamente sono covi di serpi dove tutti controllano tutti, ma ognuno fa un po’ quel che vuole, nonostante ufficialmente dipendano dal presidente. Si ritorna quindi al malriuscito avvelenamento, funzionale a vari livelli, e alle lotte interne che recentemente sono già costate la vita a un luogotenente di Zaluzhny, morto per l’esplosione di un pacco bomba arrivato sotto forma di regalo di compleanno: una granata assassina secondo il generale, un incidente secondo la versione ufficiale. L’arsenico per Budanov fa insomma pensare meno a Vladimir Putin e più ai vari misteri di Kyiv di cui questo non sarà certo l’ultimo.

 

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