Daily Archives: 27 Novembre 2023

Grasso mandato a casa da Avvenire, il pizzino di Crosetto a Salini e altre pillole

Tutti hanno parlato delle parole sulla magistratura pronunciate da Guido Crosetto, ministro della Difesa. Nell’intervista al Corriere della Sera afferma: «Adesso la mia preoccupazione è se il tessuto burocratico, industriale, privato sarà davvero in grado di tradurre in opere i piani. Più quello privato, mi preoccupa, in verità». E fin qui, nulla di male, però la dichiarazione continua con un sibillino «mi auguro che le aziende, soprattutto la più grande del settore che ha vinto moltissime gare, siano in grado» e, sottolinea Crosetto, con modalità davvero curiose, «di realizzarle davvero, nei tempi previsti». Un identikit che porta al gruppo Webuild, quello di Pietro Salini. Qualcuno evoca un “pizzino”, ricordando che Crosetto è piemontese, e in quella regione c’è qualcuno che reclama, che vuole lavorare in alcuni cantieri importanti: le solite malignità.

Grasso mandato a casa da Avvenire, il pizzino di Crosetto a Salini e altre pillole
Pietro Salini (Imagoeconomica).

Grasso senza Avvenire

Alla fine anche alla Cei, la Conferenza episcopale italiana guidata dal cardinale Matteo Maria Zuppi, devono fare i conti con i tagli al bilancio. Capita anche nei sacri palazzi, visto che con papa Francesco le donazioni dagli Stati Uniti sono sensibilmente calate. E così pure il quotidiano Avvenire ha deciso di scegliere la strada dei prepensionamenti, con 16 “uscite” a Milano e otto a Roma: nell’elenco dei giornalisti da mandare a casa c’è anche Giovanni Grasso, «che da tantissimi anni non mette piede in redazione», come sottolineano al giornale, visto che è impegnatissimo dal 2015 a seguire il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in qualità di consigliere per la stampa e la comunicazione del Quirinale, oltre che direttore dell’ufficio stampa. Che poi Avvenire è l’unico quotidiano che riceve denaro dallo Stato italiano anche attraverso i fondi dell’8 per mille destinati alla chiesa cattolica…

Grasso mandato a casa da Avvenire, il pizzino di Crosetto a Salini e altre pillole
Giovanni Grasso (Imagoeconomica).

Vela saudita per Mediaset

Dicono che ai Berlusconi piace Gedda, ma non ditelo ai romani che stanno sperando, in verità con poche certezze, di conquistare l’Expo 2030 contro un’altra città saudita, Riad. Fatto sta che sarà Mediaset a trasmettere in chiaro le preliminary regatta della Coppa America che vede tra i protagonisti l’italiana Luna Rossa. Quella che viene considerata la “Formula 1” della vela avrà luogo a Barcellona nel 2024 dal 22 agosto a fine ottobre, ma le tappe di avvicinamento si svolgono a Gedda, in Arabia Saudita, dal 30 novembre. A sfidarsi, oltre a Luna Rossa, la britannica Ineos Britannia, la svizzera Alinghi, la statunitense American Magic e la francese K-Challenge Racing. Il team che difende il titolo è Emirates Team New Zealand. E Mediaset trasmetterà l’ennesima prova di forza saudita.

Dalla Romania, gratis al museo

«L’ingresso alla mostra sarà gratuito per i cittadini della Romania e della Repubblica di Moldova»: succede nella Capitale, per l’esposizione “Dacia. L’ultima frontiera della Romanità” allestita nelle Terme di Diocleziano del Museo nazionale romano, e compiere un viaggio millenario vedendo armi, vasi, ceramiche, monete, gioielli e corredi per i riti di magia. Nel comunicato si legge che «un importante contributo alla mostra è stato dato dallo sponsor Geox», ma a denti stretti viene rivelato che «la cifra è piccola, non c’è più il mecenatismo di una volta».

Arriva a Roma Oliver Stone

A Roma le signore dei salotti (sì, qualcuno ancora ce n’è) se lo stanno contendendo: il regista piace. Ma quella nella capitale è solo una delle tre tappe italiane per Oliver Stone, a dicembre, per presentare il suo film documentario Nuclear Now dopo il debutto mondiale nel 2022 alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il regista, sceneggiatore, produttore, vincitore di tre premi Oscar e cinque Golden Globe, parteciperà a tre anteprime del suo documentario sabato 2 a Torino, domenica 3 a Bologna e lunedì 4 a Roma. Nel capoluogo piemontese Stone sarà protagonista di una masterclass, nata dalla collaborazione fra Film Commission Torino Piemonte, il Torino film festival del Museo nazionale del cinema, newcleo e I Wonder Pictures. Il film prossimamente sarà visibile su La7. Chissà alla fine Stone da chi andrà a Roma, o se darà “buca” come in altre sue presenze nella città eterna…

Le partite incrociate di Torino: dalle Regionali al Politecnico, fino al centro per l’Ia e la Compagnia di San Paolo

Sono passati ormai tre anni dalla creazione di Stellantis, risultato della fusione tra Fca e Peugeot che ha consegnato ai francesi la più grande e blasonata industria privata del Paese. Da che era Fiat centrica, Torino si è trovata improvvisamente orfana del suo asset più importante e costretta a reinventarsi un’identità. Cosa che sta facendo con fatica, anche se, a detta dei notabili della città, il 2024 sarà un anno decisivo per gli equilibri all’ombra della Mole per l’intera Regione. Il cui presidente Alberto Cirio, e il centrodestra che lo ha espresso e sin qui sostenuto, a giugno si giocheranno la riconferma dopo cinque anni vissuti sull’ottovolante, tra pandemia e sogni d’autonomia. Alla Compagnia di San Paolo volge al termine il regno di Francesco Profumo, in uscita sia da Piazza Bernini che dalla pesantissima presidenza dell’Associazione delle Casse di Risparmio Italiane. Ancora, l’anno che verrà sarà quello del rinnovo delle cariche dirigenziali del Politecnico, università tra le più prestigiose in Europa. Mentre resta aperto il dossier sul centro sull’Intelligenza artificiale destinato prima o poi a nascere in città.

Le partite incrociate di Torino: dalle Regionali al Politecnico, fino al centro per l'Ia e la Compagnia di San Paolo
Stefano Lo Russo, Carlos Tavares, John Elkann e Alberto Cirio (Imagoeconomica).

La corsa al Politecnico per il successore di Guido Saracco

Torino, racconta chi la conosce bene, dopo che gli Agnelli-Elkann si sono via via defilati, è rimasta orfana di un re e di una dinastia. Ma le architetture del potere cittadino non ne hanno risentito più di tanto. E tra istituzioni, accademia, finanza il nesso è forte e le sliding door notevoli. Lo testimonia il fatto che la prima partita ad aprirsi, quella per il successore di Guido Saracco alla guida del Politecnico, potrebbe influenzare con effetto domino tutte le altre. I tre nomi più gettonati a prenderne il posto sono quelli di Stefano Corgnati, Paolo Fino e Juan Carlos De Martin. Il primo, vicerettore per le Politiche Interne e membro del dipartimento di Energia, ha promesso un ateneo «a sostegno delle altre istituzioni». Fino, direttore del dipartimento di Scienza applicata e tecnologia, punta invece a rilanciare la sede di Mondovì di cui è responsabile. De Martin, professore di Ingegneria informatica, vuole mettere innovazione e sviluppo al centro di un’agenda “progressista” fondata sul diritto allo studio. Nel capoluogo sabaudo si guarda questa corsa con particolare interesse, e non solo perché c’è in ballo un giro di poltrone, ma perché costituisce un serio tentativo di programmare il futuro del territorio. In una città che, parafrasando il titolo di una biografia di Vittorio Gassman, da oramai troppo tempo il futuro lo ha dietro le spalle.

Le partite incrociate di Torino: dalle Regionali al Politecnico, fino al centro per l'Ia e la Compagnia di San Paolo
Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino (Imagoeconomica).

Le elezioni regionali, il futuro del Centro nazionale per l’Intelligenza artificiale e della Compagnia di San Paolo

In primavera si apriranno poi altre partite decisive: le elezioni regionali con la scelta di un nuovo governatore o la riconferma di Cirio, e la successione alla Compagnia di San Paolo. Nel primo caso, lo stesso Saracco era stato a lungo corteggiato da alcuni ambienti del centrosinistra per sfidare l’attuale presidente. Ma il rettore ha fatto subito sapere che non ha alcuna intenzione di candidarsi: resterà al Politecnico fino a scadenza mandato. Che per altro finisce a marzo 2024, quindi Saracco avrebbe tutto il tempo di ripensarci e correre per insediarsi a Piazza Piemonte, l’indirizzo dove sorge il grattacielo di Fuksas che ospita gli uffici della Regione. In realtà il rettore, dopo il “gran rifiuto” per Comunali e Regionali (anche perché gli si è messa di traverso l’ex sindaca pentastellata Chiara Appendino) ormai è considerato un candidato a tutto. A lui starebbe pensando persino il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini come possibile presidente della Telt, la società italo-francese del consorzio Torino-Lione. Secondo il sempre molto informato sito locale Lo Spiffero, invece, Saracco avrebbe maggiori chance di accasarsi alla guida del futuro centro per l’Ia. Il polo potrebbe sorgere o nell’area Tne a Mirafiori o in quella della Cittadella dell’Aerospazio in corso Marche. Non sarà più l’I3A (Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale) voluto dal Conte-bis, ma il Cnia (Centro nazionale dell’Intelligenza artificiale), per il quale il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha messo sul piatto 20 milioni di euro.

Le partite incrociate di Torino: dalle Regionali al Politecnico, fino al centro per l'Ia e la Compagnia di San Paolo
Francesco Profumo, presidente Acri (Imagoeconomica).

Per sfidare Cirio, il Pd con Lo Russo pare essere orientato su Gilli o Barba Navaretti 

E in tutto questo il Pd, che a Torino esprime il primo cittadino, che partita gioca? Per le Regionali risulta a Lettera43 che il sindaco Stefano Lo Russo sia orientato su Marco Gilli, oggi addetto scientifico dell’Ambasciata d’Italia negli Stati Uniti. E predecessore proprio di Saracco. In alternativa ci sarebbe l’economista Giorgio Barba Navaretti, docente alla Statale di Milano, già editorialista de Il Sole 24 Ore e anima, nonché presidente, del Collegio Carlo Alberto. Centro di ricerca economica – a proposito di intrecci di potere – partecipato dall’Università di Torino e dalla Compagnia di San Paolo. Barba Navaretti da tempo propone per la città una ricetta centrata sull’attrazione di talenti e sul creare un contesto urbano destinato a favorire la competitività. In attesa di sapere se il suo intento di ribaltare l’attuale maggioranza in Regione avrà buon esito, il centrosinistra oltre a Torino mantiene la presa sulla più importante istituzione in campo economico-finanziario, la Compagnia di San Paolo. Il successore di Profumo sarà centrale nei rapporti con Banca Intesa e quindi con Milano. Inoltre aggiungerà a Fabrizio Palenzona una voce “torinese” nella partita per l’Acri, l’associazione che raggruppa le fondazioni bancarie su cui è ancora molto influente Giuseppe Guzzetti, che fu per tanti anni il suo dominus.  Come è noto all’Acri, dettaglio non di poco conto, spetta di nominare il presidente di Cassa depositi e prestiti, il cui cda va in scadenza la prossima primavera.

Kimberly Bonvissuto, la procura: «È in Italia e sta bene»

È In Italia e sta bene Kimberly Bonvissuto, la 20enne scomparsa da Busto Arsizio, in provincia di Varese, da lunedì 20 novembre. «All’esito delle indagini finora svolte e sulla base degli elementi verificati l’allontanamento di Kimberly è da ritenersi volontario e non causato da intimidazioni o minacce». Lo ha dichiarato in una nota il procuratore di Busto Arsizio, Carlo Nocerino, il quale ha aggiunto che «la ragazza è in territorio italiano e in buone condizioni di salute, e la famiglia è stata informata di questi attuali sviluppi».

Migliorano le condizioni di salute del papa, confermati alcuni impegni

«Le condizioni del papa sono buone e stazionarie, non presenta febbre e la situazione respiratoria è in netto miglioramento. Per facilitare il recupero del Papa, alcuni importanti impegni previsti per questi giorni sono stati rimandati perché possa dedicarvi il tempo e le energie desiderate. Altri, di carattere istituzionale o più facili da sostenere date le attuali condizioni di salute, sono stati mantenuti». Lo ha riferito il portavoce vaticano Matteo Bruni. Il papa nella mattinata di lunedì 27 novembre ha infatti incontrato, come era da agenda, il presidente del Paraguay Santiago Pena Palacios. La tac alla quale si era sottoposto il Papa sabato 25 novembre «ha escluso una polmonite», confermano ancora dal Vaticano, ma è emersa «una infiammazione polmonare che causava alcune difficoltà respiratorie». E «per una maggiore efficacia della terapia si è proceduto a posizionare un ago cannula per infusione di terapia antibiotica per via endovenosa».

Roccella: «Corteo di Roma sprecato per motivi ideologici». E allora viva lo spreco elementare!

La ministra Roccella ha dichiarato: «Corteo di Roma sprecato per motivi ideologici». Viva lo spreco elementare! Sorelle, oggigiorno, se ci facciamo un’idea, poi non siamo più costrette a sposarla. Ma noi la sposiamo sempre, siamo tutte gravide, di quell’idea lì. Diritto d’onere. E in questo lunedì qualunque, è un sabato italiano, è un sabato ideologico, è un sabato politico. La parola che non devi pronunciare, perché subitanei replicano: e basta! I primi due anagrammi che mi vengono: “Patriarcato / tira porcata / parrai cotta”. Quella baggianata lì che le persone intelligenti conducano una vita fondata sul dubbio. Non lo voglio il dubbio, voglio invecchiare certa e scema.

Violenza di genere, la metà degli uomini non crede che in Italia ci sia una società patriarcale

L’80 per cento delle donne non si sente tranquilla a camminare per strada di notte, eppure la metà degli uomini non è d’accordo sull’esistenza di una società patriarcale in Italia. Sono due dei dati emersi da un sondaggio realizzato dall’istituto di ricerca Quorum/YouTrend per SkyTg24, che ha condotto un’indagine sulla popolazione per capire la sensibilità dell’opinione pubblica sul tema della violenza di genere, in un periodo di sentito dibattito sul tema a seguito del femminicidio di Giulia Cecchettin.

La metà degli uomini non crede che in Italia ci sia una società patriarcale e non si sente responsabile

Tra i dati che sono emersi dall’indagine, è interessante notare che per il 57 per cento degli intervistati l’Italia è una società patriarcale in cui le donne sono sempre subalterne agli uomini, ma il 50 per cento degli uomini è in disaccordo con questa affermazione (il 44 per cento concorda, il 6 per cento non sa). Il 69 per cento delle donne invece è d’accordo con l’affermazione, mentre il 27 per cento no. Inoltre, la maggioranza degli italiani (56 per cento) concorda sul fatto che tutti gli uomini si debbano sentire in parte responsabili dei femminicidi, che sono all’apice delle violenze risultanti dalla cultura maschilista che gli uomini, consapevolmente e inconsapevolmente, assecondano. Ma anche questo dato è trascinato dalle donne, che concordano nettamente con l’esistenza di una responsabilità collettiva (65 per cento), mentre la maggior parte degli uomini (51 per cento) non concorda (il 45 concorda, il 4 per cento non sa).

Violenza di genere, la metà degli uomini non crede che in Italia ci sia una società patriarcale
La manifestazione di Non una di meno del 25 novembre a Roma (Getty Images).

L’educazione nelle scuole è vista come la soluzione migliore per eliminare la violenza di genere

In merito alle soluzioni da mettere in campo per eliminare la violenza di genere, l’approccio ritenuto più efficace dagli intervistati per evitare il ripetersi dei femminicidi è l’insegnamento della parità di genere e dell’educazione affettiva nelle scuole (27 per cento). Nonostante la maggior parte veda favorevolmente la proposta del governo di un piano per l’educazione affettiva (79 per cento), meno di un italiano su due (47 per cento) ritiene che questo progetto sarà efficace. Tra le altre soluzioni da applicare, al secondo posto rimane l’inasprimento delle pene (21 per cento). Quest’ultima soluzione è sostenuta per la maggior parte dalle donne (25 per cento), mentre gli uomini ritengono più efficace l’approccio educativo. A seguire gli intervistati hanno indicato l’agevolare le denunce (19 per cento) e il potenziamento della rete di assistenza per le vittime di violenza (12 per cento). Percentuali più basse di intervistati hanno invece indicato come soluzione il raggiungimento della parità salariale tra uomini e donne. Un aspetto, quest’ultimo, che le ricercatrici degli studi genere ritengono fondamentale, in quanto l’indipendenza economica delle donne può fare la differenza nella possibilità di uscire da un contesto famigliare di violenza.

Le opinioni sulla copertura mediatica del femminicidio di Giulia Cecchettin

Pupo e la vittoria “rubata” a Sanremo 2010: «Interferì il Quirinale e accettai il secondo posto»

Un’intervista senza filtri, con almeno due titoloni regalati ai posteri e già diventati virali. Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, si è lasciato andare parlando con la Repubblica. Innanzitutto ripercorrendo un’ingiustizia subita, secondo lui, durante il Festival di Sanremo nel 2010, quando partecipò con Emanuele Filiberto di Savoia e il tenore Luca Canonici con il brano Italia amore mio. Stando al suo racconto, pare che addirittura il Quirinale abbia interferito con la vittoria.

La sparata di Pupo: «Sono io ad aver accettato il secondo posto»

Per Pupo non ci sono dubbi: il suo brano fu vittima di un complotto da parte del Colle: «La canzone è stata scritta interamente da me. Musica e parole. Diedi parte dei diritti del brano al principe Emanuele Filiberto per far diventare la canzone credibile, ma lui non c’entrava nulla. Lo dico oggi per svincolarlo da tutte le responsabilità. Quel giorno ho goduto anche perché avevo previsto che la nostra canzone sarebbe stata eliminata la prima sera, ma poi sarebbe stata ripescata e infine avrebbe vinto il Festival. Il trio era un progetto nato a tavolino. Ma da lì a dire che era la canzone più brutta del secolo ce ne corre. Vuol dire un attacco contro il principe, non solo contro di me. Quando la canto per gli italiani nel mondo, si commuovono. E poi, a dirla tutta, la canzone non solo è arrivata seconda ma aveva vinto il festival, sono io ad aver accettato il secondo posto». In che senso?

Il presunto intervento del Quirinale con i vertici Rai

Pupo ha spiegato la sua versione dei fatti: «Prima della finale i vertici Rai avevano ricevuto una telefonata dalla presidenza della Repubblica (all’epoca c’era Giorgio Napolitano, morto a settembre 2023, ndr), temevano lo scandalo di un rappresentante di casa Savoia al primo posto a Sanremo. Avevano capito che avremmo vinto osservando il picco di ascolti record della serata in cui avevamo ospitato Marcello Lippi: quella sera si ruppe la chitarra, ci fu un attimo di impasse e allora Lippi fece un promo della canzone, cosa che non si poteva fare. Sabato mattina mi dissero che mi squalificavano e che avrei cantato solo come ospite; risposi che, pur avendo partecipato sei volte, non avevo mai vinto Sanremo: “Mi toglierete la vittoria lunedì mattina, ma io stasera vinco il Festival e poi ci vediamo in tribunale”. Pensarono a un accordo, mi proposero secondo, dissi: “Secondo va bene”».

L’altra bordata al Grande Fratello: «Mai visto un minuto»

Il cantautore ha poi ammesso di sentirsi un «discreto conduttore televisivo». Oggi però «non farei più un programma giornaliero, mi ha salvato economicamente ma ho già dato. Fare i giudici nei talent, poi, è assurdo, tutti protagonisti. Per due anni ho fatto l’opinionista del Grande Fratello, c’era la pandemia e avevo poco da fare: ma non ho mai visto un minuto del Grande Fratello in vita mia. C’era chi lo seguiva per me, un autore tv. Io non avevo la forza di guardarlo per quanto mi faceva cag*re».

La rivoluzione delle rose in Georgia del 2003 e i segnali di Mosca inascoltati dall’Occidente

Vent’anni fa, nel novembre del 2003, si consumava la rivoluzione delle rose in Georgia, la prima repubblica ex sovietica a passare dalla sfera della Russia a quella occidentale. Le tre baltiche, Estonia, Lettonia e Lituania, avrebbero fatto il loro ingresso nella Nato ufficialmente nel 2004, ma il loro destino sulla scacchiera geopolitica si era già deciso negli Anni 90 a causa alla desistenza di Mosca, impegnata nel primo decennio della transizione postcomunista più che altro a sopravvivere a se stessa. All’inizio degli Anni Duemila al Cremlino c’era già Vladimir Putin, uno che non avrebbe allentato tanto facilmente l’influenza della Russia su quello che ha sempre considerato il proprio giardino di casa.

La rivoluzione pacifica contro il filorusso Eduard Shevardnadze e la vittoria di Saakashvili

Le rose, dunque, quelle che il primo presidente georgiano Zviad Gamsakhurdia gettò ai nemici invece di sparare pallottole. Gamsakhurdia era uno scrittore, dissidente ai tempi dell’Urss, eletto all’inizio del 1990 presidente del Consiglio supremo della repubblica ancora sovietica della Georgia, diventata indipendente sotto di lui qualche mese dopo e destituito nel 1992 da un colpo di stato militare. Poca gloria per lui, trasformatosi in pochi mesi di potere in una specie di dittatore nazionalista. Nel novembre del 2003 per oltre tre settimane la Georgia, o per lo meno la capitale Tbilisi, si rivoltò contro l’allora presidente Eduard Shevardnadze, ex ministro degli Esteri a Mosca ai tempi di Mikhail Gorbaciov ed eletto presidente nel 1995, dopo i vari conflitti esplosi nel dopo Gamsakhurdia con la Georgia lacerata internamente, divisa dai territori ribelli di Ossezia del sud, Abcasia e Adjaria. Da un parte il vecchio, rappresentante di una leadership vetusta con legami forti ancora con la Russia, dall’altra parte il nuovo, con Mikheil Saakashvili, giovane ministro della Giustizia, con forti legami con gli Stati Uniti, dove aveva studiato e lavorato come avvocato. Le elezioni parlamentari del 2 novembre 2003 vinte dalla coalizione pro Shevardnadze non furono riconosciute dall’opposizione che scese in piazza e in maniera non violenta costrinse il presidente a dimettersi, sostituito a gennaio da Saakashvili. Questo in sintesi quello che accadde due decenni or sono. Non si trattò esattamente di un movimento naturale e spontaneo, ma fu accompagnato da una regia che negli anni precedenti aveva preparato il terreno: da Saakashvili in persona, al supporto degli Stati Uniti sia politico che finanziario all’opposizione, passando per il ruolo della miriade di organizzazioni non governative finanziate dall’Occidente che aiutarono a coordinare la protesta contro il vecchio regime. Un modello in parte collaudato qualche anno prima nei Balcani, ma che nel Caucaso raggiunse la piena efficienza con il successo completo e incruento per Saakashvili e gli Usa.

La rivoluzione delle rose in Georgia del 2003 e i segnali di Mosca inascoltati dall'Occidente
Eduard Shevarnadze all’esterno del parlamento georgiano nel novembre 2003 (Getty Images).

La guerra russo-georgiana e il distacco di Ossezia del Sud e Abcasia

La Georgia rimase però in bilico, perché lo strappo non fu definitivo e lo stesso Saakashvili ci mise del suo per far rientrare in gioco la Russia. Il presidente georgiano rimase in carica per due mandati, fino al 2014 e se il primo fu destinato alle riforme, il secondo venne caratterizzato da un crescente autoritarismo e dal disastro della guerra con Mosca, intervenuta militarmente nel 2008 dopo il tentativo di Tbilisi di riprendere il controllo delle regioni indipendentiste di Ossezia del sud e Abcasia. Il duello a distanza tra Saakashvili e Putin si concluse con la vittoria del secondo e il distacco definitivo delle due repubbliche dalla Georgia. Allora gli Usa e l’Occidente non vollero cogliere i segnali, molto chiari, che giungevano da Mosca, con la linea rossa tracciata dal conflitto dei cinque giorni nell’agosto del 2008. E pensare che in Ucraina era già arrivata nel 2004 la rivoluzione arancione e nel 2006 in Kirghizistan quella dei tulipani, entrambe naufragate brevemente. Segnali, insieme con il conflitto georgiano, che Mosca non avrebbe mai abbandonato la propria sfera di influenza, mentre Washington cercava di entrare in salotto. Il successivo tentativo, riuscito da parte occidentale, quello di Euromaidan a Kyiv tra il 2013 e il 2014 avrebbe condotto a disastri ancora peggiori: prima l’annessione della Crimea, poi la guerra nel Donbass, infine nel 2022 l’invasione su larga scala dell’Ucraina.

La rivoluzione delle rose in Georgia del 2003 e i segnali di Mosca inascoltati dall'Occidente
Manifestazioni contro Eduard Shevarnadze a Tbilisi il 9 novembre 2300 (Getty Images).

La parabola di Saakashvili e i tentativi di Zelensky di farlo ritornare in Ucraina

Mikheil Saakashvili , dopo aver abbandonato la Georgia inseguito dalla giustizia, è finito prima in Ucraina, nominato dal primo presidente filoccidentale Petro Poroshenko governatore di Odessa dal 2015 al 2016. Successivamente fu scaricato anche da Kyiv. Condannato in contumacia per abuso di potere a sei anni di carcere, fu arrestato nel 2021 a Tiblisi dove era tornato per sostenere l’opposizione prima delle elezioni. Al momento si trova ancora in carcere. A luglio 2023 il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha lanciato un appello per far lo ritornare in Ucraina – Saakashvili ha la cittadinanza ucraina dal 2019 – per consentirgli cure necessarie e per gli accertamenti medici.

Docce guaste allo stadio della Juve, l’Inter torna a Milano a lavarsi

La metaforica doccia fredda sarebbe stata perdere il big match. E infatti le due squadre hanno fatto di tutto per strappare almeno il pareggio. Il problema è che poi Juventus e Inter hanno trovato un’altra doccia fredda, questa volta in senso letterale, negli spogliatoi. Anzi, più che gelida, non funzionante. Dopo la partita terminata 1-1 infatti pare ci sia stato un problema di pressione dell’acqua alle pompe, tanto che per i giocatori è risultato impossibile lavarsi. L’indiscrezione è stata riportata da La Gazzetta dello Sport.

I giocatori dell’Inter sul pullman senza neanche una sciacquata

L’Inter, visto anche il freddo della serata (arrivato a punte di 4 gradi), avrebbe dunque deciso di rimandare l’appuntamento con la doccia a Milano e sarebbe salita subito sul pullman verso casa. Forse l’atmosfera non sarà stata proprio delle migliori: sia in senso sportivo, visto il pari che non stacca i bianconeri, sia in senso… olfattivo. Stesso destino anche per i giocatori bianconeri, che dalla loro hanno però avuto il vantaggio di non giocare in trasferta e, dunque, di poter usufruire prima di una doccia calda.

Eleonora Giorgi e il tumore: «Due anni fa i sintomi, voglio dare coraggio a quelli come me»

È un periodo non facile quello vissuto da Eleonora Giorgi, nota attrice di Borotalco. La 70enne ha scoperto di avere un tumore al pancreas, lo stesso che ha colpito Fedez e Steve Jobs. In un’intervista per il Corriere, la vincitrice del David di Donatello ha raccontato la scoperta della malattia, il suo stato d’animo e il lungo percorso di cure che dovrà affrontare. «Ho esorcizzato molte paure documentandomi subito, insieme ai miei figli. Scoprirlo per tempo è decisivo. E ovviamente ho esaminato gli altri casi noti, come quello di Fedez e di Steve Jobs. Mi ha sorpreso scoprire che Jobs per lungo tempo si è affidato a cure alternative. Io ho piena fiducia nella scienza», ha detto.

I primi sintomi nel 2021: «Non ho approfondito»

L’attrice ha scoperto da poco di avere un’adenocarcinoma al pancreas, tuttavia ha spiegato di aver avuto i primi sintomi nel 2021: «Due anni fa gli esami di routine mi avevano diagnosticato una glicemia alta: i medici la imputavano a una dieta scorretta, io che mangio in modo così frugale! O in alternativa davano la colpa alla vita sedentaria del Covid. Per scrupolo avevo fatto un’ecografia al pancreas che non evidenziava nulla, avrei dovuto approfondire. Sono qui per dire proprio di non trascurare nessun segnale». La diagnosi è arrivata tra ottobre e novembre del 2023 in modo del tutto casuale: «Avevo un forte raffreddore e il 26 ottobre, cinque giorni dopo il mio settantesimo compleanno, mi sono ritrovata a fare la mammografia. In quel momento è arrivato un brutto colpo di tosse. “Già che ci sono farei una lastra”, ho detto all’ecografista. E quell’angelo: “Signora prenoti una tac”».

La diagnosi e il pensiero rivolto ai suoi figli

«L’esame ha rivelato dei piccoli noduli, di cui due frastagliati. Lo pneumologo mi ha prescritto una Pet che ha portato alla luce il carcinoma al pancreas. Se i noduli ai polmoni fossero stati metastasi ora avrei un anno e mezzo di vita davanti. Invece la biopsia ha detto che dopo la chemioterapia potrò operarmi», ha raccontato Eleonora Giorgi. Che ha continuato: «All’inizio ho pensato in modo egoista che se dovevo morire, beh pazienza: ho vissuto una vita incredibile e invecchiare non mi piace per nulla. Poi mi sono guardata intorno e ho visto i miei figli Andrea e Paolo addolorati, ho sentito il loro grande amore: tra le cose positive di questo momento c’è l’essere al centro dei loro cuori».

L’attrice ne parla pubblicamente per dare coraggio

Spesso si accusano i vip di parlare troppo apertamente anche di questioni private. Non è il caso della Giorgi, la quale ha sottolineato di voler dare coraggio a tutte le persone che stanno vivendo questa situazione come lei: «Ho pensato che posso essere d’esempio agli altri. Anche durante le biopsie ho messo in atto le mie doti di attrice, come quando non dovevo neppure muovere le ciglia per sembrare morta. Sono stata così immobile che i medici mi hanno fatto i complimenti. Voglio dare coraggio a chi combatte come me, ci sono anche tanti giovani e questo mi addolora. Mi servirà anche per non buttarmi giù: perderò i capelli, le sopracciglia, ma quei momenti mi daranno il pretesto per truccarmi, indossare un turbante nero o una parrucca vaporosa. Sentirmi viva». Non manca, però, la paura di iniziare il ciclo di chemio mercoledì 29 novembre: «Mercoledì inizierò il ciclo di chemioterapia all’Humanitas di Milano. Mi hanno detto che con il primo potrei dormire anche per tre giorni, tanto sarà forte. Dovrò ripetere le terapie ogni 15 giorni. Ma ho deciso di combattere con determinazione».

Belgio, 27 scuole chiuse a causa di un allarme bomba

In Belgio, a causa di un allarme bomba, sono state chiuse diverse scuole di Bruxelles e provincia. L’allerta è salita nella serata di domenica 26 novembre, quando le forze dell’ordine hanno riscontrato la presenza di possibili attentanti, così come riportato dal quotidiano belga Le Soir. Le autorità hanno così disposto la chiusura di 27 istituti scolastici, per un totale di circa 10 mila studenti, da sottoporre a ispezione da parte delle forze dell’ordine.

Le email di minaccia ricevute dagli istituti

Sulle chiusure delle scuole è intervenuto Julien Nicaise, amministratore generale della Wbe, Wallonie-Bruxelles Enseignement, la rete dell’organizzazione che gestisce gli istituti: «Ieri sera diversi direttori delle scuole ci hanno informato di aver appena ricevuto una email di minacce». Lo stesso ha poi precisato che nel testo veniva fatto riferimento al possibile utilizzo di «esplosivi se non fosse stato pagato un riscatto».

Le precedenti allerte

In Belgio, purtroppo, l’allerta terrorismo non è affatto una novità. All’inizio di novembre, infatti, due scuole erano state evacuate a Charleroi e Dinant, in Vallonia, a causa di finti allarmi bomba che erano arrivati alle strutture sempre via email. Sul moltiplicarsi dei casi, la Wbe ha sottolineato che il fenomeno interessa tanto il Belgio quanto la Francia. Il 13 ottobre 2023 ad Arras, nel Nord francese, si è verificato un attentato di matrice islamica costato la vita ad un insegnante, mentre il 16 ottobre a Bruxelles un altro attentato compiuto in nome di Allah era costato la vita a due persone di nazionalità svedese, giunte nella capitale belga per la partita della loro nazionale contro i padroni di casa.

Cortellesi batte anche Napoleon: gli incassi al cinema del weekend

Paola Cortellesi continua a dominare il box office italiano. Il suo esordio alla regia C’è ancora domani infatti ha totalizzato altri 3,2 milioni di euro, aggiudicandosi il weekend del 23-26 novembre. Raggiunta così quota 23,9 milioni in totale, entrando tra i 20 migliori risultati italiani dal 1997, l’anno in cui Cinetel ha iniziato a monitorare i botteghini nel nostro Paese. La Top 5, con i 31,2 milioni de La vita è bella di Benigni, non è lontana. Con le festività natalizie all’orizzonte, il film di Paola Cortellesi si candida ufficialmente a diventare il maggior incasso del 2023 in Italia. Attualmente terzo in classifica, potrebbe presto superare il biopic di Christopher Nolan Oppenheimer, che si è fermato a 27,9 milioni di euro, e persino Barbie, leader con 32,1 milioni.

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Cortellesi ha battuto anche la concorrenza di Napoleon

Alle spalle di Paola Cortellesi c’è Napoleon, l’ultimo lavoro di Ridley Scott che racconta la vita di Bonaparte. Il film con Joaquin Phoenix, nel suo primo weekend italiano, ha incassato 2,9 milioni di euro, registrando la miglior media per cinema in assoluto. Con 5990 euro per sala, ha strappato il primato a C’è ancora domani, che si è fermato a 4669. Si tratta di un risultato degno di nota per il kolossal distribuito da Eagle Pictures, considerando la durata di oltre due ore e 40 minuti e dunque un minor numero di spettacoli a disposizione. A livello mondiale, l’epopea del condottiero francese ha totalizzato 78,8 milioni di dollari (circa 71,1 milioni di euro), di cui 32 negli States grazie al weekend del Ringraziamento. Dati ancora distanti dai 200 milioni che Apple ha speso per realizzare la pellicola.

C'è ancora domani di Paola Cortellesi incassa altri 3,2 milioni di euro. In totale sono 23,9, terzo risultato in Italia del 2023.
Joaquin Phoenix, Vanessa Kirby e Ridley Scott sul red carpet (Getty Images).

Tornando al box office in Italia, resiste sul podio Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente. Il prequel della saga fantasy tratta dai romanzi di Suzanne Collins ha infatti incassato 1,08 milioni di euro, per un totale di 4 milioni dall’uscita. Il capitolo con Rachel Zegler e Tom Blyth ha superato così ampiamente i 3 milioni di euro del primo Hunger Games del 2012 con protagonista Jennifer Lawrence. Distanti invece gli 8 milioni dei successivi episodi, da La ragazza di fuoco alle due parti de Il canto della rivolta. Ai piedi del podio si è invece piazzato Cento domeniche, il nuovo film di Antonio Albanese, che al debutto ha guadagnato 539 mila euro, con una media di 1469 euro per sala.

In Top10 anche Trolls 3, The Marvels e Comandante

Al quinto posto della classifica del box office italiano c’è Trolls 3, film di animazione della DreamWorks con le voci di Lodovica Comello e Stash dei The Kolors. Il terzo capitolo della saga ha incassato 246 mila euro nel weekend 23-26 novembre, issandosi a 2,1 milioni in totale. Alle sue spalle il deludente The Marvels con Brie Larson, che dal suo debutto ha totalizzato solo 3,1 milioni di euro. Numeri lontanissimi dai cinefumetti con Robert Downey Jr. e Chris Evans, tanto da segnare il peggior risultato globale della saga di Kevin Feige. Il nuovo capitolo del Marvel Cinematic Universe ha incassato infatti appena 228 mila euro.

Seguono in classifica The Old Oak di Ken Loach con 193 mila euro e l’horror Thanksgiving di Eli Roth con Patrick Dempsey e la tiktoker Addison Rae, che ha guadagnato 181 mila euro. Chiudono la Top 10 Comandante con Pierfrancesco Favino (126 mila euro) e il film di animazione Mary e lo spirito di mezzanotte con 89 mila euro.

Joe Biden non parteciperà alla Cop28 a Dubai

Lo aveva già anticipato Reuters a ottobre e ora è ufficiale, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden non parteciperà alla Conferenza delle parti sul clima delle Nazioni Unite, la Cop28, in programma a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre. Lo ha riferito un funzionario della Casa Bianca al New York Times. Nel calendario del presidente per i prossimi giorni c’è una visita in Colorado per parlare di rinnovabili, mentre giovedì 30 ospiterà il presidente dell’Angola alla Casa Bianca. Ma nella sua agenda non figurano viaggi all’estero per il resto dell’anno.

Le motivazioni dietro alla scelta di Biden

Dopo la Cina, gli Stati Uniti sono i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra al mondo, con 5,09 miliardi di tonnellate emesse nel 2022. La questione climatica è perciò tra le priorità della presidenza di Joe Biden, che da quando è stato eletto non ha mai mancato l’appuntamento della Cop, partecipando sia a quella tenutasi a Glasgow, in Scozia, nel 2021, che a quella a Sharm el-Sheikh, in Egitto, nel 2022. La scelta di Biden è arrivata quindi agli occhi di molti come un sorpresa, ma tra la motivazioni ci sarebbe l’impegno attuale di Washington nella guerra in Medio Oriente, e la difficile campagna elettorale per le presidenziali del 2024, che entrerà nel vivo da gennaio. Recenti sondaggi hanno mostrato che Biden è indietro rispetto a Donald Trump in diversi importanti “Stati chiave” e tra gli elettori più giovani e non bianchi, sia per la gestione dell’economia sia per la guerra tra Israele e Hamas. Indipendentemente dai piani del presidente, i suoi massimi consiglieri sul clima, tra cui l’ex segretario di Stato John Kerry e l’ex capo dello staff della Casa Bianca John Podesta, dovrebbero partecipare alla Cop28. Anche il presidente cinese Xi Jinping non prenderà parte al summit sul clima.

Joe Biden non parteciperà alla Cop28 a Dubai
Sultan al-Jaber, il presidente designato della Cop28 che si terrà negli Emirati Arabi Uniti (Getty Images).

Alla Cop28 è atteso il primo accordo globale per l’eliminazione graduale di petrolio, carbone e gas

La Conferenza delle parti riunisce 198 Stati con l’obiettivo di adottare misure volte a fronteggiare i cambiamenti climatici. Dal momento che gli ultimi report delle Nazioni Unite hanno evidenziato che i Paesi non stanno facendo abbastanza per il mantenimento della temperatura entro 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, la Cop28 ospitata dagli Emirati Arabi Uniti «rappresenterà un’opportunità fondamentale per il mondo di riunirsi, correggere la rotta e guidare i progressi per mantenere 1,5°C a portata di mano, in modo da poter raggiungere gli obiettivi e le ambizioni dell’Accordo di Parigi», questo è quanto è emerso da un comunicato della presidenza del summit del 2023. Con questo obiettivo, durante la conferenza di quest’anno decine di paesi dovrebbero stringere il primo accordo al mondo per l’eliminazione graduale di carbone, petrolio e gas che emettono Co2. Un simile accordo rappresenterebbe un fiore all’occhiello per Joe Biden in vista delle elezioni presidenziali del 2024, in cui molti elettori liberali e più giovani considerano il cambiamento climatico una questione fondamentale.


Asm Pavia, arrestati i vertici per irregolarità in appalti pubblici

La Guardia di finanza ha arrestato Manuel Elleboro e Giuseppe Maria Chirico, rispettivamente il presidente e il direttore generale dell’Asm di Pavia, società multiservizi di cui è maggiore azionista il Comune, e un progettista e Rup (Responsabile unico progetto) del Comune di San Genesio Uniti, per irregolarità nell’assegnazione di appalti, alcuni da realizzare anche con fondi del Pnrr, e per aver percepito indebitamente denaro pubblico. Sono complessivamente 16 gli indagati tra i quali, precisa la procura di Pavia in una nota, «soggetti investiti di cariche pubbliche ed esponenti politici».

Napoleone: «Accertata l’indebita percezione di denaro pubblico destinato a fini privati»

La vicenda riguarda reati contro la pubblica amministrazione: «L’attività – spiega la nota firmata dal procuratore Fabio Napoleone – ha preso il via all’inizio del 2023, approfondendo notizie in merito a possibili reati in corso all’interno di Asm Pavia e si è ben presto estesa alla verifica della regolarità di svariate procedure di affidamento a opera di diverse amministrazioni pavesi. Le indagini hanno finora permesso di accertare l’indebita percezione, da parte di alcuni degli indagati, di denaro pubblico, destinato a fini privati, nonché numerose anomalie e irregolarità commesse nell’assegnazione di lavori e appalti per conto delle amministrazioni, utilizzando anche i fondi provenienti dal Pnrr».

Filippo Turetta in carcere a Verona: «Qui ho paura». Il libro trovato vicino a Giulia Cecchettin e il giallo della scarpa

Filippo Turetta, l’omicida di Giulia Cecchettin, è in carcere a Verona. Controllato a vista 24 ore su 24, si trova ricoverato nel reparto infermeria di Montorio. «Adesso ho un po’ di paura», ha confidato agli operatori del carcere, come fa sapere Repubblica. Nella mattina di lunedì 27 novembre è in programma il colloquio con il suo nuovo avvocato Giovanni Caruso. Il giorno successivo, invece, si presenterà davanti alla Gip di Venezia Benedetta Vitolo. Poi potrà vedere i genitori. L’indagine mira ancora a contestargli la premeditazione, un’aggravante che gli farebbe rischiare l’ergastolo. Sotto la lente ci sono l’acquisto sul web del nastro isolante con cui ha coperto il cadavere di Giulia, un sopralluogo alcune ore prima dell’omicidio nella zona industriale di Fossò e la successione delle coltellate. Gli inquirenti, intanto, si concentrano su due nuovi elementi emersi dalle indagini. Il primo è il fumetto per bambini “Anche i mostri si lavano i denti!” della veneta Jessica Martinello ritrovato nella conca del lago di Bartis dove stava il cadavere. Il secondo è la mancanza di una scarpa. Infine, c’è anche da capire che fine ha fatto il cellulare di Cecchettin. L’ultima traccia risale alle 22.45 dell’11 novembre, mezz’ora prima della violenta aggressione che subisce da Turetta a centocinquanta passi da casa, testimoniata da un vicino.

Il giallo del libro “Anche i mostri si lavano i denti” e del mocassino

Il libro a colori trovato vicino al cadavere di Cecchettin si chiama “Anche i mostri si lavano i denti”. Lo ha realizzato nel 2020 una disegnatrice di Bassano del Grappa che si chiama Jessica Martinello con la collaborazione di Gregoire Mabire. Il volume è destinato ai bambini di tre anni e insegna a lavarsi i denti. Il ritrovamento è considerato significativo perché Cecchettin dopo la laurea si era iscritta a una scuola di grafica e sognava un futuro da disegnatrice per l’infanzia. L’ultima copia venduta nel centro commerciale in cui sono andati i due ex fidanzati risale al 24 agosto. Una delle tesi è che quel libro glielo avrebbe regalato proprio Turetta. Nel canalone vicino al lago di Barcis l’uomo avrebbe lasciato un’altra ventina di oggetti, tra cui un cardigan e un giubbotto, una gonna e una maglietta. C’è poi un altro giallo che riguarda una scarpa: un mocassino sinistro è stato ritrovato ed è considerato appartenente a Giulia, l’altro no. E, oltre al cellulare, non si trovano il computer in cui c’era la tesi e la borsa.

Stefano Tacconi sulla riabilitazione post aneurisma: «Ho avuto le allucinazioni»

Stefano Tacconi è stato ospite della trasmissione Verissimo e ha parlato della sua riabilitazione dopo l’aneurisma che l’ha colpito nell’aprile del 2022. L’ex portiere della Juventus ha raccontato del momento in cui si è sentito male, della paura, delle allucinazioni post intervento al cervello e del difficile percorso che sta affrontando per tornare ad una vita normale.

Tre operazioni in un anno e mezzo

«L’anno e mezzo che sono stato fermo negli ospedali e il mangiare è stato difficile per i miei calcoli al fegato» ha detto Tacconi, «ma non ho avuto paura dopo quello che ho passato. Faccio riabilitazione due volte a settimana, non ce la faccio più. Mia moglie mi chiama l’orso». Proprio questo accumularsi di problemi fisici avrebbe reso necessario un’altro intervento chirurgico alla cistifellea e dunque non collegato all’aneurisma: «Una settimana fa ho fatto una visita di controllo e il dottore mi ha detto dobbiamo operarci d’urgenza e ho fatto la terza operazione in due anni. Però andiamo avanti».

La moglie, Laura Speranza, ricorda il giorno in cui si è sentito male

In studio, con Stefano Tacconi, c’è stata anche la moglie Laura Speranza, che ha ricordato il giorno in cui l’ex numero uno bianconero si è sentito male. «Lui è la mia roccia», ha detto, «quel giorno era ad Asti con Andre (il figlio ndr) e doveva raggiungermi, ma poi non l’ho più sentito». Intorno alle ore 14 la chiamata dall’ospedale, con la dottoressa che la informa dell’accaduto e la corsa al nosocomio, dove Stefano Tacconi era «attaccato a tubi ovunque» e iniziava il suo personale percorso per sopravvivere, fatto di operazioni e tanti mesi di ospedale.

Le allucinazione nel periodo post operatorio

«Lui è stato rioperato per una seconda volta», ha aggiunto Laura Speranza, «e anche quell’operazione è stata devastante, aveva delle allucinazioni devastanti. Vedeva serpenti, cavalli e acqua che scendeva dai soffitti. È stato terribile. Ma anche lì ha avuto la forza di combattere questa cosa». Sulle allucinazioni è intervenuto lo stesso Tacconi: «Mi arrabbiavo perché vedevo i cavalli fuori dalla finestra ma gli altri non mi credevano. Purtroppo quando viene toccato il cervello è dura. Ricordavo avvenimenti di 40 anni fa e non quello avevo mangiato il giorno prima».

Stefano Tacconi
Stefano Tacconi (Getty Images).

Il ringraziamento ai medici

Nel corso dell’intervista è intervenuto anche il dottor Barbanera, che ha operato ed ha in cura Stefano Tacconi, il quale ha detto: «Sei stato una grande mia sfida, ci si rivede davanti una birra». A queste parole, che hanno suscitato emozione in studio, l’ex bianconero ha risposto sottolineando che «i dottori sono sottopagati per quello che fanno».

Cyber Monday, dalla telefonia al gaming: le offerte su Amazon

Con il Cyber Monday si chiude ufficialmente la settimana del Black Friday 2023 di Amazon. Dedicato alla tecnologia, consente di acquistare elettrodomestici smart per la casa o la cucina, ma anche smartphone, tablet, computer e device di domotica usufruendo di importanti sconti. Il 27 novembre, dalla mezzanotte fino alle 23.59, il sito ufficiale del gigante dell’e-commerce presenta promozioni lampo della durata di poche ore e offerte speciali con cui accaparrarsi il dispositivo a lungo sognato. Come per le giornate precedenti, è possibile avvantaggiarsi con i tracker dei prezzi, da Keepa a CamelCamelCamel, disponibili anche per l’Italia. Le promozioni sono aperte a tutti, dato che non è necessario essere clienti del servizio Prime. In offerta, come di consueto, anche tutti i prodotti Amazon, dall’Echo Show all’Echo Dot con supporto all’assistente vocale Alexa.

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Cyber Monday 2023, cinque offerte da non lasciarsi scappare

Accessori Apple, dalle AirPods al Watch Series 8: device a prezzo scontato

In occasione del Cyber Monday, pur non fornendo sconti su iPhone o Macbook, Apple offre in promozione diversi accessori e dispositivi di ultima generazione. Occasione da non perdere gli auricolari AirPods di terza generazione, disponibili a 159 euro invece dei canonici 199 con uno sconto del 20 per cento sul prezzo di partenza. Spediti assieme alla custodia di ricarica Lightning (per il MegSafe Charging Case bisogna spendere 209 euro), vantano audio spaziale, cancellazione attiva del rumore e una batteria che consente sei ore di ascolto. In offerta inoltre, seppur solo del 4 per cento, l’Apple Watch Series 8 da 41 millimetri con Gps e dati cellulare. Anziché 519,99 euro basterà spenderne 499. Fra gli accessori in promozione anche il Magic Mouse, disponibile con il 21 per cento di sconto, e la tastiera per Mac o iPad, che si può acquistare per 79 euro invece di 106.

E-reader, il Kindle Paperwhite Signature Edition in offerta per il Cyber Monday

La settimana del Black Friday di Amazon rappresenta una buona occasione anche per chi ama leggere un e-book. Sulla piattaforma di e-commerce infatti sono disponibili a prezzo vantaggioso tutti i modelli Kindle, di cui merita una menzione speciale il Paperwhite Signature Edition. Dotato di schermo da 6,8 pollici con luce regolabile, è l’ideale per la lettura in ogni momento della giornata, anche di notte. Con una memoria da 32 Gb consente di conservare in archivio migliaia di libri e riviste digitali da portare sempre con sé. La batteria vanta un’ottima longevità, dato che con una singola ricarica si può usare il dispositivo per 10 settimane. Il costo è di 159,99 euro con sconto del 16 per cento.

Televisori smart, in offerta Hisense da 55 pollici con il 15 per cento di sconto

Il Cyber Monday presenta occasioni imperdibili anche nel mondo dell’Home Cinema. Su Amazon è infatti possibile comprare a prezzo vantaggioso il televisore Hisense 55A72KQ con qualità Ultra HD, supporto ad Alexa e Dolby Vision. La serie smart tv del 2023, che si completa con i modelli più piccoli da 43 e 50 pollici, presenta tre ingressi HDMI 2.0, due prese Usb e un Ethernet per collegare direttamente la rete Internet domestica via cavo. Il prezzo è di 469 euro con risparmio del 10 per cento rispetto ai 519 euro originari. Le versioni da 43 e 50 pollici costano invece rispettivamente 379,90 euro (senza sconto) e 429, risparmiando il 7 per cento sul prezzo di partenza.

PlayStation 5 e Xbox Series S, le console in offerta su Amazon

Il Cyber Monday di Amazon non ha dimenticato gli appassionati di gaming. Per 239,98 euro, risparmiando il 14 per cento sul prezzo di partenza, è possibile portarsi a casa una Xbox Series S con bundle Gilded Hunter. Compresi nella scatola infatti oggetti di gioco e valuta digitale da sfruttare sui titoli Fortnite, Rocket League e FallGuys. Gli amanti delle console Sony invece possono trovare una PlayStation 5 standard edition, dotata dunque di lettore ottico, con God of War: Ragnarok a 499 euro invece dei 552 di partenza. Non mancano poi le offerte dedicate ai giochi: per 49,97 euro, con il 17 per cento di sconto, è possibile comprare l’ultimo EA Sports FC 24, erede della saga di calcio Fifa.

Informatica, per il Cyber Monday scontato l’Acer Aspire 5

Fra i notebook più venduti di Amazon, l’Acer Aspire 5 rappresenta una delle occasioni più interessanti nella settimana del Black Friday. Con design elegante e bordi sottili, è dotato di uno schermo da 15,6 pollici con risoluzione Full HD LED e tecnologia Acer Color Intelligence che protegge la vista durante l’utilizzo. Quanto agli hardware, vanta un processore Intel Core i5 di 12esima generazione, memoria Ram da 16 Gb espandibili a 32 e un terabyte di spazio di archiviazione su schede SSD. Interessante anche la webcam che, grazie a una risoluzione a 720p, consente di effettuare videochiamate e partecipare a riunioni virtuali senza problemi.

È morto il regista Ross McDonnell: il sup corpo ritrovato su una spiaggia a New York

Ross McDonnell, regista e fotografo irlandese vincitore di un Emmy e noto soprattutto per The Trade, è morto all’età di 44 anni. Lo ha annunciato la sua famiglia oltre una settimana dopo che Nbc News aveva riferito del ritrovamento di un corpo privo di testa e braccia su una spiaggia di New York, il 17 novembre. Fonti delle forze dell’ordine avevano riferito al quotidiano che «i resti sembrano essere del regista Ross McDonnell». L’uomo era stato visto l’ultima volta il 4 novembre mentre andava in bicicletta dopo aver lasciato il suo appartamento nel quartiere Bedford-Stuyvesant di Brooklyn. La bici è stata poi ritrovata più tardi, chiusa con un lucchetto a Fort Tilden Beach, nel Queens.

Indagini in corso sulle cause della morte

Sarà il medico legale di New York ad accertare la causa della morte, ma fonti hanno riferito a Nbc News che non si sospetta alcun atto violento e non vi è alcuna indicazione di suicidio. Secondo alcune fonti, probabilmente è andato a fare una nuotata ed è annegato a causa delle forti correnti.

In carriera due Emmy, il primo con The Trade

Nato a Dublino, McDonnell ha partecipato a diversi progetti come fotografo, produttore e direttore della fotografia, tra cui Colony, Dollhouse, Snake Dance, Life Is Sacred, Forever Pure, Elián, No Stone Unturned, One Million American Dreams, The First Wave e Edge of the Unknown con Jimmy Chin. Ma è stato il suo lavoro nella serie Showtime The Trade, andata in onda per due stagioni, a fargli vincere nel 2021 un Emmy Award per la sua eccezionale fotografia. L’anno successivo ha vinto un altro Emmy per la fotografia per il documentario sul Covid-19 di Matthew Heineman, La prima ondata.

Le insinuazioni di Crosetto sulla magistratura prolungano la guerra tra giustizia e politica

Guido Crosetto è, in tutti i sensi, un politico di peso, temprato da una lunga esperienza cominciata agli inizi degli Anni 80 con la Dc (di cui nonostante la vigorosa sterzata a destra ha conservato l’imprinting) e culminata dopo la stagione berlusconiana con la fondazione di Fratelli d’Italia. Abbastanza per capire che quando parla non lo fa mai a caso anche se, e qui si vede la sua navigata furbizia, dopo aver fatto esplodere una bomba si affretta subito a circoscriverne gli effetti.

Oibò, Crosetto, e ti pare poco? Dicci di più di questo complotto

La bomba in questo caso è la sua intervista al Corriere della Sera di domenica 26 novembre in cui, dopo aver parlato di Israele, Pnrr, elezioni europee e treno di Lollobrigida, sul finale cala l’asso che trasforma in straordinaria una altrimenti generica chiacchierata sull’universo mondo: «A me raccontano di riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni». Oibò, e ti pare poco? Crosetto si ferma lì, lasciando al lettore una ridda di domande senza risposta: a che corrente si riferisce? Quando è successo? Chi sono i protagonisti della congiura contro Palazzo Chigi? E soprattutto: perché il ministro della Difesa parla adesso?

Le insinuazioni di Crosetto sulla magistratura prolungano la guerra tra giustizia e politica
Guido Crosetto assieme a Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

Presunti incontri carbonari delle correnti Area e Magistratura democratica

Al cronista il compito di cercare di mitigare la vaghezza della sua denuncia. Crosetto, a sentire chi gli sta vicino, si riferisce a una serie di incontri carbonari dove magistrati appartenenti alle due correnti di sinistra Area e Magistratura democratica, presente anche una non meglio identificata toga che ha fatto parte per molto tempo del Consiglio superiore della magistratura, avrebbero ordito la trama del complotto al governo. Il ministro della Difesa non si riferiva certo, ipotesi che qualcuno ha avanzato, ai congressi ufficiali delle due correnti, anche perché la cronologia non torna: quello di Area si è tenuto il 29 settembre, l’assemblea di Md il 10 novembre, entrambi lontani nel tempo rispetto alle sue esternazioni al Corriere. Gli episodi sono molto più recenti, ed è lì che si nasconde l’arcano.

All’Antimafia, a differenza del Copasir, le audizioni sono pubbliche…

Fintamente stupido per la risonanza della sua intervista, Crosetto è tornato sul luogo del delitto gettando acqua sul fuoco: io di base tenderei a non credere a quanto mi è stato riferito perché considero la magistratura un corpo sano, è il senso delle sue precisazioni. Ma qualora quelle circostanze risultassero vere, mi indignerei. Artificio retorico tipico, il suo, una sorta di negazione di un’affermazione troppo clamorosa per risultare di primo acchito credibile. Naturalmente Crosetto ha raccontato un pezzo della storia, gli altri li svelerà di fronte all’Antimafia le cui audizioni – a differenza del Copasir, il comitato sui servizi segreti – sono pubbliche. Intanto, nell’attesa di dare volti, facce e circostanze a un generico «A me raccontano di…» che il ministro ha premesso alla sua denuncia come volesse confinarla tra l’indiscrezione e il pettegolezzo, quel che è certo è che si sta per aprire l’ennesimo virulento capitolo di una guerra tra magistratura e politica che dura inesausta da più di trent’anni. E che nessuna riforma della giustizia (peraltro quella targata Nordio è ferma nel limbo delle intenzioni) sembra in grado di far cessare.

Frode nel bonus facciate, sequestrate Ferrari e Lamborghini

Frode del bonus edilizia, anche detto bonus facciate, per comprare Ferrari e Lamborghini: scatta il sequestro. Gli indagati sono due, un 49enne di Legnano (Milano) e un 48enne residente a Uboldo (Varese). I finanzieri del comando provinciale di Varese e Milano hanno eseguito un decreto di sequestro emesso dal gip di Busto Arsizio, al termine di un’indagine che ha interessato un sistema di frodi nell’ambito del bonus facciate.

Riscontrata sovrafatturazione per due milioni di euro

Entrando più nel particolare, l’attività ha riguardato crediti indebitamente generati da una società edile e dal suo rappresentante legale con il sistema della sovrafatturazione per due milioni di euro. Gli investigatori hanno sequestrato 15 auto d’epoca e di lusso (Ducati, Honda, Vyrus e altre), 10 mila euro di quote della società e un orologio Rolex Yachtmaster in oro, trovato in una perquisizione, dal valore di circa 30 mila euro.

I sequestri delle auto di lusso

Alla società sono state sequestrate diverse auto di lusso: Lamborghini Huracan STO, Ferrari 812 Superfast, Ferrari 488, Ferrari FF, Ferrari F8 e una da pista chiamata Radical, usate sia dal rappresentante legale per fini personali sia per un business che gli indagati stavano ideando nel noleggio delle auto in cui versare il provento della frode.

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