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Le insinuazioni di Crosetto sulla magistratura prolungano la guerra tra giustizia e politica
Guido Crosetto è, in tutti i sensi, un politico di peso, temprato da una lunga esperienza cominciata agli inizi degli Anni 80 con la Dc (di cui nonostante la vigorosa sterzata a destra ha conservato l’imprinting) e culminata dopo la stagione berlusconiana con la fondazione di Fratelli d’Italia. Abbastanza per capire che quando parla non lo fa mai a caso anche se, e qui si vede la sua navigata furbizia, dopo aver fatto esplodere una bomba si affretta subito a circoscriverne gli effetti.
Oibò, Crosetto, e ti pare poco? Dicci di più di questo complotto
La bomba in questo caso è la sua intervista al Corriere della Sera di domenica 26 novembre in cui, dopo aver parlato di Israele, Pnrr, elezioni europee e treno di Lollobrigida, sul finale cala l’asso che trasforma in straordinaria una altrimenti generica chiacchierata sull’universo mondo: «A me raccontano di riunioni di una corrente della magistratura in cui si parla di come fare a fermare la deriva antidemocratica a cui ci porta la Meloni». Oibò, e ti pare poco? Crosetto si ferma lì, lasciando al lettore una ridda di domande senza risposta: a che corrente si riferisce? Quando è successo? Chi sono i protagonisti della congiura contro Palazzo Chigi? E soprattutto: perché il ministro della Difesa parla adesso?
Presunti incontri carbonari delle correnti Area e Magistratura democratica
Al cronista il compito di cercare di mitigare la vaghezza della sua denuncia. Crosetto, a sentire chi gli sta vicino, si riferisce a una serie di incontri carbonari dove magistrati appartenenti alle due correnti di sinistra Area e Magistratura democratica, presente anche una non meglio identificata toga che ha fatto parte per molto tempo del Consiglio superiore della magistratura, avrebbero ordito la trama del complotto al governo. Il ministro della Difesa non si riferiva certo, ipotesi che qualcuno ha avanzato, ai congressi ufficiali delle due correnti, anche perché la cronologia non torna: quello di Area si è tenuto il 29 settembre, l’assemblea di Md il 10 novembre, entrambi lontani nel tempo rispetto alle sue esternazioni al Corriere. Gli episodi sono molto più recenti, ed è lì che si nasconde l’arcano.
All’Antimafia, a differenza del Copasir, le audizioni sono pubbliche…
Fintamente stupido per la risonanza della sua intervista, Crosetto è tornato sul luogo del delitto gettando acqua sul fuoco: io di base tenderei a non credere a quanto mi è stato riferito perché considero la magistratura un corpo sano, è il senso delle sue precisazioni. Ma qualora quelle circostanze risultassero vere, mi indignerei. Artificio retorico tipico, il suo, una sorta di negazione di un’affermazione troppo clamorosa per risultare di primo acchito credibile. Naturalmente Crosetto ha raccontato un pezzo della storia, gli altri li svelerà di fronte all’Antimafia le cui audizioni – a differenza del Copasir, il comitato sui servizi segreti – sono pubbliche. Intanto, nell’attesa di dare volti, facce e circostanze a un generico «A me raccontano di…» che il ministro ha premesso alla sua denuncia come volesse confinarla tra l’indiscrezione e il pettegolezzo, quel che è certo è che si sta per aprire l’ennesimo virulento capitolo di una guerra tra magistratura e politica che dura inesausta da più di trent’anni. E che nessuna riforma della giustizia (peraltro quella targata Nordio è ferma nel limbo delle intenzioni) sembra in grado di far cessare.