Daily Archives: 13 Novembre 2023

Miss Italia, Bergesio attaccata perché figlia di un senatore: «Merito le stesse opportunità di tutti»

Non appena eletta Miss Italia 2023, la 19enne piemontese Francesca Bergesio è stata travolta dalle polemiche sui social. Tutto è partito da un tweet del giornalista Gad Lerner, che nel commentare la sua vittoria ha ricordato che la giovane è la figlia del senatore della Lega Giorgio Maria Bergesio. Il cronista ha scritto: «Eccola l’egemonia culturale di Gramsci vista da destra: eletta Miss Italia la figlia di un senatore leghista, con la a giuria presieduta da Vittorio Sgarbi, composta dal tizio della Zanzara e da Hoara Borselli. Così si dà l’assalto alle casematte del potere e si onora la Nazione». La stessa Bergesio ha risposto su La7: «Merito le stesse opportunità di tutti».

Bergesio: «Se sono figlia di un senatore non è colpa mia»

Francesca Bergesio, intervenuta su La7 durante la trasmissione L’aria che tira, ha dichiarato: «Innanzitutto penso che essere figlia di un senatore della Lega, eletto democraticamente dal popolo, non sia una colpa né mia né di mio padre. Penso inoltre di avere pari opportunità rispetto alle altre ragazze. Nonostante sono “figli di”, penso di meritare le stesse opportunità di partecipare un concorso e vincerlo. Non capisco tutte queste polemiche nei miei confronti, nei confronti della giuria e di mio padre».

Il senatore Bergesio: «Polemiche mi lasciano indifferenti»

Anche il senatore Giorgio Maria Bergesio ha commentato la vicenda, difendendo la figlia. Come riporta Repubblica, ha dichiarato: «Io la giuria non la conoscevo neanche, l’ho vista per la prima volta l’altra sera. E con Sgarbi non ho rapporti. Dico una cosa per dare un’idea: alla finale sono persino arrivato in ritardo perché avevo un appuntamento istituzionale legato al Consorzio del porro di Cervere, di cui sono presidente. Francesca a quel punto era già nelle prime 10». E ancora: «Per me, davvero, sono polemiche che mi lasciano indifferente soprattutto perché si è trattato di un concorso dove si viene valutati. Io posso capire se fosse stata una nomina: ma qui sono state coinvolte migliaia di ragazze, ci sono state le selezioni provinciali, regionali, le pre-finali. È stata una sorpresa, ero già contento che fosse arrivata nelle prime 40».

Bergesio: «Francesca ha vinto perché ha risposto bene»

Il senatore ha poi concluso: «Essere senatore eletto non è una colpa, così come non è una colpa per lei essere mia figlia. Oltretutto non si tratta solo di un concorso di bellezza: le prime classificate sono state valutate in base alle risposte, Francesca ha anche vinto la fascia Miss Guida sicura per aver risposto correttamente alle domande sulla sicurezza stradale». Parlando del futuro della figlia, invece, ha spiegato: «Farà quello che desidera. Si è iscritta a Medicina ma ora certo si aprono nuove prospettive. In ogni caso per lei è stata un’esperienza molto positiva e un percorso di crescita. Certo, passa da un mondo “tranquillo” a un mondo di discussione: ma anche le polemiche in questo senso sono formative e fanno parte della quotidianità».

Paola Iezzi, fuori il nuovo singolo The Queens

Paola Iezzi ha pubblicato il 13 novembre il suo nuovo singolo The Queens (per Sony Music Entertainment Italy | Columbia Records Italy e Universal Music Publishing | Metatron Publishing), la sua personalissima dedica al mondo drag.

Il brano è stato prodotto con il produttore svedese Johannes Willinder

Presente nella colonna sonora di Drag Race Italia 3 su Paramount+, dove Paola insieme a Paolo Camilli, Chiara Francini e a Priscilla – anche conduttrice del programma – compone la giuria della nuovissima stagione, The Queens è uno scintillante inno di empowerment, spassionato invito a brillare sempre, anche quando si è messi all’angolo, a uscire allo scoperto e con coraggio prendere in mano la propria vita, calzando in testa la migliore corona. «We are the queens forever, and you know what? Love is love». Un brano che arriva da lontano, scritto da Paola a Stoccolma e prodotto assieme al produttore musicale svedese Johannes Willinder. Un castello sonoro 100 per cento dance pop arricchito da sfumature elettropop, l’occasione perfetta per scendere in pista e lasciarsi andare nella più totale libertà. «Ho scritto The Queens per ricordare a tutti che si può essere regine anche quando si è esclusi», ha dichiarato l’artista riguardo a questa sua nuova fatica discografica.

Strage di piazza della Loggia, la storia dell’attentato del 28 maggio 1974 a Brescia

Il gup del tribunale di Brescia ha rinviato a giudizio Roberto Zorzi, 69 anni, accusato di essere uno degli esecutori materiali della strage di piazza della Loggia. Si tratta di un passo importante per la verità e la giustizia su una delle stragi più gravi degli anni di piombo. La sentenza, che verrà emessa nel 2024, sarà fondamentale per fare luce su questo tragico evento e per garantire giustizia alle vittime e ai loro familiari.

Le vittime della strage erano operai e insegnanti

Il 28 maggio 1974, quando l’Italia era in piena stagione di terrorismo, alle 10.12 una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti esplose in una delle tre piazze principali della città di Brescia. In quel luogo era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dal Comitato antifascista e con la presenza del sindacalista della Cisl Franco Castrezzati, dell’onorevole Adelio Terraroli del Partito comunista italiano e del segretario della camera del lavoro di Brescia Gianni Panella. Nell’attentato morirono otto persone e altre 102 rimasero ferite. Le vittime avevano tra i 30 e i 70 anni e, oltre a un pensionato ex partigiano, erano tutti insegnanti o operai. Progettato principalmente da Ordine Nuovo, è considerato uno degli attentati più gravi degli anni del terrorismo nero, assieme alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 che causò 17 morti, alla strage del treno Italicus del 4 agosto 1974 che ne causò 12 e alla strage di Bologna del 2 agosto 1980 che fece 85 vittime. Il 29 maggio 1974, il giorno dopo l’attentato, i sindacati e i partiti di sinistra risposero alla strategia di tensione del neofascismo organizzando una manifestazione in piazza Duomo a Milano, che vide la partecipazione di migliaia di persone.

Condannati vari esponenti di Ordine Nuovo

Dopo molti anni di indagini, depistaggi e processi, furono riconosciuti colpevoli e condannati alcuni membri del gruppo neofascista Ordine Nuovo. Tra gli esecutori materiali furono riconosciuti Maurizio Tramonte (condannato in Appello, in qualità di “fonte Tritone” dei Servizi Segreti Italiani), assieme ai già detenuti Carlo Digilio (addetto agli esplosivi) e Marcello Soffiati (che trasportò l’ordigno). Come mandante fu condannato, in Appello, il dirigente del gruppo Carlo Maria Maggi. Gli altri imputati, tra cui Delfo Zorzi, il generale Francesco Delfino e l’ex segretario del Movimento sociale italiano, nonché fondatore del Centro Studi Ordine Nuovo, Pino Rauti, furono assolti. Nel 2012, le indagini furono riaperte e si concentrarono su un gruppo di neofascisti guidati da Roberto Zorzi, arrestato nel 2014 e accusato di essere il mandante dell’attentato. Il processo a Zorzi, aperto nel 2018, ha portato il 13 novembre 2023 al rinvio a giudizio dell’imputato.

Nina Moric: «Ho rischiato la vita per una setticemia»

In occasione della puntata di Verissimo trasmessa su Canale 5 domenica 12 novembre, Nina Moric ha avuto l’occasione di raccontare a Silvia Toffanin uno dei momenti più bui della sua vita. La modella croata ha infatti rivelato di aver rischiato di morire a causa di un pericoloso batterio.

Nina Moric racconta di aver rischiato la vita per una setticemia

«Sto bene, sono serena, è vero, volevo lasciare l’Italia. In un certo senso l’ho lasciata. Sono rimasta a Milano, ma ho voluto conoscermi abbracciando la solitudine. Ho attraversato la follia per ritrovarmi». È con queste parole che Moric ha dato il via al suo racconto, a tratti invero piuttosto confuso. «Sono senza un seno. Purtroppo sono stata colpita da un batterio. Sono andata in sepsi. Il seno era diventato gigantesco. Sono stata operata d’urgenza. Ho rischiato la vita», ha rivelato l’ex di Fabrizio Corona, con il quale com’è noto i rapporti non sono idilliaci da tempo. Diverso invece è il discorso con il figlio Carlos, e questo nonostante quello che racconta da tempo il re dei paparazzi: «Carlos non sta con me, ma è sempre con me, a prescindere da dove si trova. Lui è molto sensibile. Ha avuto un crollo come molti ragazzi della sua età. Nulla di grave, non ha problemi psicologici, come è stato detto. Sta bene, Carlos è magico, tutti stiano tranquilli. Con Corona che rapporti ha Carlos? Sta cercando se stesso e lasciamolo fare». Nina Moric ha poi aggiunto: «Io lo amo, mi fa male che le persone pensano che io l’abbia abbandonato. Non è vero. Una madre non va giudicata, perché nessuno sa che calvario ci può essere dietro».

La smentita sul presunto fidanzato

Nella stessa occasione, Nina Moric ha anche potuto fare chiarezza sul suo attuale status sentimentale, dopo la comparsa di alcuni scatti rubati in compagnia di un presunto flirt. «Sono single oggi. Le foto uscite di recente? Quella è una persona mitomane. Ho sbagliato io anche, perché ho dato il beneficio del dubbio. Questo signore non aveva dove stare, dormiva sul mio divano e gli ho offerto una zuppa calda. Magari gli ho detto anche ti amo. Credevo fosse diverso, ma dopo le ultime uscite basta», così l’indossatrice ha liquidato la questione.

Los Angeles, quattro suicidi in 24 ore nella polizia

Los Angeles è scossa per il suicidio di quattro agenti nell’arco di 24 ore, di cui uno in pensione. Il Dipartimento dello sceriffo della contea, cui appartenevano i poliziotti, ha annunciato di aver avviato le indagini per i vari casi in modo indipendente, ma non ha rivelato i nomi dei morti. «Siamo scioccati», ha spiegato alla Cnn lo sceriffo Robert Luna. Richard Pippin, presidente dell’Associazione dei vice sceriffi di Los Angeles si è detto invece convinto che non ci sia alcuna correlazione tra gli avvenimenti, che risalgono al 6 e al 7 novembre. «È come una pentola a pressione», ha però spiegato Omar Delgado, ex agente di polizia, nel commentare la vicenda. «Ed è appena scoppiata». Ha infatti rivelato una situazione complessa in merito al lavoro nel dipartimento, fra eccesso di lavoro e poco personale, cui si aggiungono interventi sempre più delicati sul territorio.

Carenza di personale, troppo lavoro e disturbi da stress post-truamatico. Cosa c'è dietro l'ondata di suicidi nella polizia di Los Angeles.
Robert Luna, sceriffo della Contea di Los Angeles (Getty Images).

Troppo stress e poco personale, le ragioni dei quattro suicidi a Los Angeles

Con i quattro casi degli ultimi giorni, i suicidi nel Dipartimento dello sceriffo nel 2023 sono già saliti a nove. Un numero nettamente superiore rispetto ai tre anni precedenti, quando in totale erano stati appena sei in 36 mesi. Il fenomeno inquadra dunque un clima in netto peggioramento, che ha fatto emergere problemi di varia natura nel corpo di polizia. Su tutti la carenza di personale. Ogni giorno, come sancito nel rapporto sul budget del Dipartimento, mancano 4 mila agenti in un’agenzia che ne conta 17 mila in totale. «Sommando le assunzioni, negli ultimi sei mesi ne sono arrivati appena 15», ha spiegato Pippin. «Si resta a galla, siccome le uscite superano spesso i nuovi ingressi».

Carenza di personale, troppo lavoro e disturbi da stress post-truamatico. Cosa c'è dietro l'ondata di suicidi nella polizia di Los Angeles.
Gli agenti del Dipartimento dello sceriffo di Los Angeles in azione (Getty Images).

La carenza di personale conduce un agente a lavorare anche fino a 70 ore settimanali, restando sempre più a lungo lontano dalla propria famiglia. «È arduo e stressante», ha proseguito Pippin. «Li sta logorando». Al poco personale inoltre si aggiungono interventi sempre più difficili da affrontare, soprattutto dal punto di vista emotivo. E non riguardano solo la California, ma diversi Stati americani. Nel giugno 2016, Delgado fu per esempio uno dei primi ad arrivare sul luogo della strage al Pulse Club di Orlando, che costò la vita a 50 persone. In due occasioni ha tentato di togliersi la vita, soprattutto nei sei mesi successivi al massacro in cui non ha avuto la forza di tornare a lavoro. Da allora, come molti altri colleghi che hanno affrontato gli anni della pandemia e la morte di George Floyd, soffre di disturbo da stress post-traumatico. «Rivivo in varie occasioni quei momenti, senza poter controllare la mia mente».

Sempre meno agenti parlano dei loro problemi con i superiori

Nonostante la polizia, secondo uno studio dell’Università di Buffalo, abbia un rischio di suicidio superiore del 54 per cento rispetto al resto della popolazione, pochi agenti parlano con un esperto dei loro problemi di salute mentale. «Temono che possa avere un impatto sul loro lavoro», ha proseguito Pippin. Ha spiegato che molti poliziotti credono di perdere il posto poiché certi che nessuno affiderebbe un’arma da fuoco a una persona che sta affrontano disturbi psichici. L’ex capo del Dipartimento di Filadelfia Charles Ramsey, che ha inserito controlli obbligatori con professionisti della salute mentale, ha raccontato la sua esperienza in 50 anni di carriera. «Vedere un cadavere o anche più, non è normale», ha detto alla Cnn. «Per questo lo spingi nel profondo, cercando di andare avanti, ma nel tempo si accumula e a un certo punto può esplodere». Eppure ci sono diverse avvisaglie da poter tenere d’occhio, tra cui sbalzi di umore improvvisi, un cambiamento nell’atteggiamento o nell’aspetto, persino nelle prestazioni fisiche. «Chi ha più bisogno di aiuto è chi non ha modo per contattare altre persone».

Bongiorno risponde a Grillo: «Trasformato il dolore in uno show»

La presidente della Commissione Giustizia del Senato, Giulia Bongiorno, ha risposto al comico Beppe Grillo, poche ore più tardi l’ospitata del fondatore del M5s nel programma di Fabio Fazio, Che tempo Che fa, in onda su Nove. Lui ha criticato Bongiorno, avvocato difensore della giovane che accusa di stupro il figlio, Ciro Grillo, e tre amici. L’ha attaccata dicendole che fa «comizietti davanti ai tribunali dove c’è una causa a porte chiuse. È inopportuno. Ormai si mischia tutto». La senatrice ha risposto: «Ha trasformato la sofferenza in una farsa inserita in uno show».

Bongiorno risponde a Grillo «Trasformato il dolore in uno show»
Beppe Grillo (Imagoeconomica).

Bongiorno: «Massacrata due volte»

La presidente della Commissione Giustizia del Senato è intervenuta sulla vicenda ai microfoni del Tg1. Ha dichiarato: «Ho riferito che la mia assistita in Aula ha dichiarato di essere devastata e di aver tentato il suicidio. Un dolore immenso. Ecco, questa sofferenza è stata trasformata da Grillo in una farsa inserendola in uno show. Questo è gravissimo. Gravissimo. Perché la donna è stata massacrata due volte».

Bongiorno su Grillo: «Hai trasformato un dramma in uno show»

E ancora: «Il signor Grillo quindi ha cercato di trasformare in show persino il dramma che questa ragazza sta vivendo, ridacchiando, gridando e definendo “comizietto” il mio intervento. Forse ha usato il diminutivo “comizietto” perché non mi ritiene in grado, in quanto donna, di tenere un vero comizio, ma quel che è davvero grave è che con questa tecnica della ridicolizzazione si finisce per massacrare per la seconda volta chi ha denunciato». Bongiorno ha concluso: «Rimane da capire a quale scopo il signor Grillo sia tornato ad attaccare ridacchiando e gridando. Vuole intimidirci? Vuole provare a mettere pressione al tribunale?».

Cristiano Malgioglio e Mahmood fanno pace grazie a Fiorello a Viva Rai 2: «Gli voglio bene»

Cristiano Malgioglio e Mahmood hanno finalmente fatto pace grazie all’intervento di Fiorello e del suo show Viva Rai2!. Dopo aver fatto da paciere tra Francesco Totti e Luciano Spalletti, lunedì 13 novembre 2023 lo showman ha fatto seppellire l’ascia di guerra ai due cantanti. Malgioglio, infatti, qualche giorno prima aveva accusato il collega di non avere molta inventiva a seguito dell’omonimia tra il suo ultimo brano, Cocktail d’amore, e il singolo del 1979 che l’autore scrisse per Stefania Rotolo. Un pezzo sacro e intoccabile secondo lui.

La chiamata in diretta a Malgioglio: «Ora mi sono calmato»

Tutto è partito da una chiamata di Fiorello in diretta a Malgioglio, il quale ha replicato: «Alessandro mi ha fatto arrabbiare, ma ora mi sono calmato. Sono come quelle tigri che, dopo che le hai fatte infuriare, le accarezzi e tornano morbide. Ero a Istanbul quando ho saputo che Mahmood aveva scritto una canzone dal titolo Cocktail d’amore e mi sono arrabbiato perché i titoli iconici devono rimanere iconici». Il cantante di origini egiziane, che ha acquisito popolarità dopo aver vinto il Festival di Sanremo con il brano Soldi e poi Brividi con Blanco, ha negato il tentativo di imitazione: «Ma no Malgi. Ero a ballare a Berlino, a una serata intitolata Cocktail d’amore proprio in onore del tuo brano. Il mio voleva essere un omaggio». Ai microfoni di Rds, qualche giorno prima, Mahmood aveva già spiegato l’origine della canzone: «Quasi due anni fa è bruciato il palazzo dove stavo. Era il mio primo appartamento in affitto, ti senti grande. Sono stato sfigato. Dovevo un attimo evadere, prendo un biglietto e vado a Berlino. Non conoscevo nessuno, chiamo un mio amico che andava spesso lì e gli chiedo il numero di suoi amici perché volevo andare a ballare. Loro mi portano, per la prima volta, a una serata che si chiamava Cocktail d’amore. Il pezzo è nato in quella situazione lì, prende spunto da quella serata».

Pace fatta con Mahmood, ma Malgioglio non ascolta la sua musica

Cristiano Malgioglio ha poi continuato: «Con Mahmood siamo amici anche se, lo devo ammettere, non ascolto mai la sua musica. Sono però contento del suo successo». Successivamente, l’autore ha pubblicato una foto su Instagram con la seguente didascalia: «È stato così meraviglioso Fiorello oggi nel suo strepitoso show Viva Rai 2! a farmi riappacificare con Mahmood per la famosa canzone Cocktail D’amore. In fondo gli voglio bene e gli auguro tutto il successo del mondo. E lui lo sa. La vita è meravigliosa. Un abbraccio».

Gina Lollobrigida, l’ex assistente Piazzolla condannato a tre anni per circonvenzione

Andrea Piazzolla, ex collaboratore di Gina Lollobrigida, è stato condannato a tre anni di reclusione e a risarcire le parti civile. Il giudice lo ha condannato per il reato di circonvenzione di incapace per aver sottratto beni dal patrimonio dell’attrice tra il 2013 e il 2018. Piazzolla ha approfittato «dell’indebolimento della corretta percezione della realtà» e della «vulnerabilità» della Bersagliera, scomparsa nel gennaio 2023. Agli eredi dovrà dare circa mezzo milione di euro. La vicenda sarà discussa davanti al tribunale civile. Per i legali di parte civile, Alessandro e Michele Gentiloni, l’uomo avrebbe sottratto a Gina Lollobrigida oltre dieci milioni di euro.

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Lollobrigida lo aveva sempre difeso

I tre anni di reclusione arrivano a fronte di una richiesta da parte del sostituto procuratore Eleonora Fini di sette anni e mezzo di carcere. Quest’ultima ritiene che Piazzolla si sia impossessato di circa 350 beni di proprietà di Gina Lollobrigida, spesso messi in vendita all’asta. L’attrice negli anni lo ha sempre difeso, attaccando invece il figlio Milko Skovic e il nipote Dimitri. Di Piazzolla diceva: «È come un figlio per me, mi sta accanto come un figlio, mi ha aiutato ad andare avanti. La sua figlia Gina si chiama come me, è una tigre. Andrea non ha mai sbagliato. È una persona brava e per avermi aiutato sta avendo dei guai terribili. La vita è mia e io decido cosa farne. Fare dei regali ad Andrea e la sua famiglia è una cosa che riguarda me».

Piazzolla: «Solo io mi sono preso cura di lei»

Al termine del dibattimento, Piazzolla ha dichiarato: «Sono stato l’unico che si è preso cura di Gina Lollobrigida con amore e continuo a farlo. Non ho mai visto a Subiaco il figlio o il nipote o il presunto marito». Il riferimento al Comune romano riguarda il luogo in cui l’attrice è sepolta. Ma i periti hanno ravvisato nei mesi scorsi un «indebolimento della corretta percezione della realtà» di Gina Lollobrigida, che sarebbe quindi stata suggestionata dall’ex factotum. Il figlio, Milko Skofic, ha dichiarato: «È comunque una cosa amara. Questa sentenza mette le cose in equilibrio, ma tutto ciò non doveva succedere. È una considerazione dal punto di vista umano».

Brindisi, incendio in uno degli impianti Versalis: attivato il monitoraggio dell’aria

Nella mattinata di lunedì 13 novembre 2023 un grosso incendio è scoppiato all’interno del complesso petrolchimico Versalis di Brindisi: nonostante la paura per operai e cittadini non si è registrata, per fortuna, nessuna conseguenza drammatica.

Incendio all’impianto Versalis di Brindisi: prima il boato, poi le fiamme

Apprensione per gli abitanti a partire dalle 11.00 del mattino, quando in parte della città si è sentito un fortissimo boato, seguito immediatamente da un’alta colonna di fumo che ha iniziato a levarsi minacciosa in aria. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del comando provinciale di Brindisi e il nucleo NBCR, che si è occupato delle operazioni di decontaminazione di rito. I pompieri sono stati impegnati nel raffreddamento delle strutture della fabbrica interessate dalle fiamme e hanno dato avvio al monitoraggio della pressione degli impianti. Allertata per sicurezza anche la Protezione civile e attivato il monitoraggio dell’aria. Secondo i vigili del fuoco, a ogni modo, la situazione sarebbe già pienamente sotto controllo. Non si segnala per il momento alcun ferito nell’incendio.

Gina Lollobrigida, la ricostruzione del processo Piazzolla per circonvenzione

Andrea Piazzolla, ex assistente di Gina Lollobrigida, è stato condannato in primo grado a tre anni con l’accusa di «aver approfittato dell’indebolimento della corretta percezione della realtà» e dello «stato di vulnerabilità» che per anni ha reso l’artista suggestionabile. La procura di Roma aveva richiesto una condanna di sette anni e sei mesi di prigione per l’uomo. Secondo gli avvocati della parte lesa, il valore dei beni sottratti supera i 10 milioni di euro, tra cui 350 oggetti preziosi appartenenti all’attrice, venduti tramite un intermediario, Antonio Salvi, anche lui sotto processo. Questa vicenda si protrae da diversi anni e fino alla morte dell’artista, il 16 gennaio 2023, Lollobrigida ha difeso l’ex collaboratore, andando contro suo figlio Andrea Milko Skofic e suo nipote Dimitri.

La perizia psichiatrica: salute mentale consona all’età ma raggirabile

Le azioni intraprese dai magistrati sono scaturite dalle denunce presentate dai familiari dell’artista contro Piazzolla. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe impoverito il patrimonio dell’attrice sfruttando la sua condizione di vulnerabilità psicologica, costringendola a isolarsi dalla famiglia e a compiere una serie di atti legali che le hanno causato un danno finanziario considerevole. Inoltre, avrebbe persuaso Gina Lollobrigida a nominarlo amministratore di diverse sue società e a vendere alcuni appartamenti. Nel 2017, i periti nominati dal gip Maria Paola Tomaselli, nel corso di un’indagine probatoria, hanno delineato il profilo psichiatrico di Gina Lollobrigida definendola in buona salute mentale per la sua età ma influenzabile in determinate situazioni o relazioni. Un anno dopo, il gip di Roma ha disposto il sequestro preventivo dei beni e delle risorse della Vissi d’Arte srl, una società collegata a Piazzolla.

Il rinvio a giudizio e il tutore per la gestione dei beni dell’artista

Il 9 luglio 2020, Piazzolla è stato rinviato a giudizio dal gip di Roma per circonvenzione di incapace continuata e aggravata. Gli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni Silveri, che rappresentano i familiari di Gina Lollobrigida, si sono detti «soddisfatti della decisione». Alla fine del 2021, il figlio dell’artista ha richiesto un tutore per la gestione degli aspetti ordinari e i beni della madre. L’1 ottobre, la Cassazione ha confermato il decreto di apertura dell’amministrazione di sostegno per Gina Lollobrigida, ma solo per la parte economica. I giudici, infatti, hanno ritenuto che l’attrice fosse in grado di prendere da sola le sue decisioni per la vita quotidiana, ma non quelle per la gestione di soldi, società e immobili.

Gina Lollobrigida: «Andrea Piazzolla è come un figlio per me»

Nel novembre del 2021, Gina Lollobrigida ha rilasciato una lunga intervista a Domenica In e per l’occasione ha parlato anche di Piazzolla: «È come un figlio per me, mi sta accanto come un figlio, mi ha aiutato ad andare avanti. La sua figlia Gina si chiama come me, è una tigre. Andrea non ha mai sbagliato. È una persona brava e per avermi aiutato sta avendo dei guai terribili. La vita è mia e io decido cosa farne. Fare dei regali ad Andrea e la sua famiglia è una cosa che riguarda me, nessun’altro». Parlando, invece, del figlio, ha detto: «La cosa che mi umilia di più e mi da più dolore è mio figlio. Fa male. Ho fatto del bene a mio figlio e come risultato lui è contro di me perché voglio fare quello che voglio della mia vita. Mi hanno sequestrato tutti gli immobili. Un trattamento ignobile. Non voglio più vederlo. Mi sento umiliata perché dovrebbero lasciarmi morire in pace. Non merito questo. Sono accaniti contro di me».

Andrea Milko Skofic sulla madre: «Ho visto un forte cambiamento in lei»

L’1 marzo 2022 Andrea Milko Skofic è stato sentito nel processo per circonvenzione di incapace a carico di Andrea Piazzolla: «Ho visto un forte cambiamento nel comportamento di mia madre, una persona si è approfittata della sua debolezza. Ho deciso di denunciare perché mia madre, dopo la conoscenza di Piazzolla, è cambiata, è diventata fuori controllo. Mia madre era molto attenta a come spendeva i soldi, una persona semplice, non faceva feste. Io vedevo mia mamma tutti i giorni, i nostri rapporti erano buoni, lei era felice di stare con mio figlio. Tutto questo è andato avanti fino a quando non è arrivato Piazzolla, intorno al 2009. A un certo punto mi arrivò una fattura per l’acquisto di un’auto da 120 mila euro da una sua società di cui Piazzolla era diventato amministratore. Capii che era fuori controllo, a lei delle macchine non importava».

Il testamento diviso tra il figlio Skofic e il collaboratore Piazzolla

L’artista è morta a 95 anni, il 16 gennaio 2023. Il 24 gennaio 2023 è stato aperto il testamento, un patrimonio milionario diviso a metà: una parte al figlio Andrea Milko Skofic, l’altra a Piazzolla. Quest’ultimo disse a La Vita In Diretta: «Non prenderò neanche un centesimo. Ho già detto che desidero che la mia parte sia messa a disposizione per quelli che sono i suoi desideri. Quindi anche questa mia parte sarà messa all’interno del trust. Visto che la volontà di Gina è molto chiara e che desiderava non lasciare nulla al figlio, quello che gli chiedo è di rispettare la volontà della mamma e di mettere anche la sua metà. Gina ha sempre avuto un alto tenore di vita, fatto di viaggi e di tutto quello che riguarda i bisogni di una diva che vive nello splendore. La volontà di vendere era arrivata da Gina e non da me».

La richiesta del sostituto procuratore: sette anni e mezzo per Piazzolla

Il 18 settembre 2023, il sostituto procuratore Eleonora Fini ha chiesto una condanna di sette anni e sei mesi di carcere per Piazzolla on l’accusa di circonvenzione di incapace. Ha affermato che Piazzolla ha mantenuto Gina Lollobrigida in uno stato di vulnerabilità e fragilità. Durante la requisitoria, il rappresentante dell’accusa ha ricordato ciò che è emerso durante il dibattimento dai consulenti e periti, sostenendo che tutti concordavano sul fatto che l’attrice avesse subito un indebolimento della capacità di intendere e autodeterminarsi, con una parziale deficienza psichica. I legali dei familiari hanno ribadito di essere di fronte a un evidente e grave caso di circonvenzione di incapace, presentando ulteriori documenti che dimostravano che nell’asse ereditario di Gina Lollobrigida, tra appartamenti, gioielli e conti correnti del valore di oltre 10 milioni di euro, non è rimasto quasi nulla. Secondo i difensori dell’imputato, in questo processo è stato emesso un giudizio anticipato di colpevolezza nei confronti di Piazzolla, influenzato dal mondo mediatico.

Regno Unito, il sorprendente e controverso ritorno di David Cameron

Chi non muore di Brexit si rivede. Il rimpasto di governo voluto dal premier britannico Rishi Sunak non ha previsto solo la rimozione dell’ormai ex ministra dell’Interno Suella Braverman, ma anche un grande ritorno a sorpresa. Quello di David Cameron, che nel 2016 si era dimesso dall’incarico di premier travolto dal risultato del referendum sull’uscita dall’Unione europea, che lui stesso aveva convocato, salvo far poi campagna per il no e perdere. Cameron è stato designato ministro degli Esteri da Sunak, l’uomo che nel 2022 – tra l’altro – gli ha tolto la palma di più giovane premier della storia moderna del Regno Unito.

Regno Unito, il grande ritorno dell'ex premier Cameron che dalle dimissioni si era riciclato come lobbista.
13 luglio 2016: Cameron si avvia verso Buckingham Palace per rassegnare le dimissioni (Getty Images).

Cameron subentra a Cleverly: un evento simile non succedeva dal 1970

La sua nomina non era in alcun modo stata anticipata dai giornali britannici. Ed era dal 1970, quando Alec Douglas-Home fu nominato ministro degli Esteri nel governo di Edward Heath, che un ex primo ministro non entrava in servizio nel gabinetto di un suo successore. Cameron prende il posto di James Cleverly, a sua volta subentrato a Braverman all’Home Office. Premier Tory dal 2010 al 2016, è stato parallelamente cooptato d’urgenza nella Camera non elettiva dei Lord: i membri del governo britannico devono infatti essere parlamentari e lui non lo era dalle dimissioni da deputato di sette anni fa.

Nel 2021 lo scandalo Greensill, da cui è uscito senza conseguenze giudiziarie

La decisione di Sunak ha destato sorpresa nel Regno Unito. E non perché i due, entrambi Tory centristi, avessero posizioni diverse a proposito dell’uscita del Paese dall’Unione europea. Roba vecchia. Cameron, nelle vesti di lobbista, nel 2021 è stato al centro di uno scandalo, uscendone senza conseguenze giudiziarie, quando era stato accusato di aver fatto pressioni sul governo di Boris Johnson per conto della società di servizi finanziari Greensill, chiedendo di cambiare le regole a favore della compagnia in modo che potesse ottenere aiuti per l’emergenza pandemica del Covid-19. Greensill, per cui Cameron lavorava dal 2019, era poi fallita e Downing Street aveva annunciato un’indagine formale «approfondita e tempestiva» sui contatti tra i ministri e l’ex premier, che – va detto – è stato sollevato da ogni accusa. Ma ci sono anche ombre più recenti su Cameron.

Le critiche per il progetto “made in China” di Port City Colombo in Sri Lanka

«Il Regno Unito sarà al fianco dei nostri alleati, rafforzerà le nostre partnership e si assicurerà che la nostra voce sia ascoltata», ha dichiarato Cameron dopo la nomina. Il suo premierato era stato contrassegnato da rapporti molto stretti con Pechino (Xi Jinping visitò Londra nel 2015), che potrebbero tornare a essere tali. Cameron, definito da Politico «il volto sorridente degli interessi della Cina nell’Indo-Pacifico», è stato di recente criticato per aver promosso il progetto di Port City Colombo in Sri Lanka, possibile rivale di Singapore e Dubai finanziato dalla Cina nell’ambito della Nuova via della seta.

Regno Unito, il grande ritorno dell'ex premier Cameron che dalle dimissioni si era riciclato come lobbista.
Cameron e Xi nel 2015, durante la visita nel Regno Unito del presidente cinese (Getty Images).

Il mega progetto, presentato nel 2014 e finanziato da Pechino, prevede la costruzione di uffici, alberghi, abitazioni residenziali, centri commerciali e sportivi su un’area di 233 ettari nel porto di Colombo. E si è rivelato da subito controverso. Innanzitutto lo Sri Lanka, impossibilitato a ripagare il suo debito con il Dragone, lo ha consegnato al controllo cinese. Sono state poi sollevate molteplici preoccupazioni riguardo al progetto, compreso il suo impatto ambientale. Gli Stati Uniti hanno avvertito che potrebbe essere utilizzato per il riciclaggio di denaro e c’è anche chi teme che, alla fine, Port City Colombo diventerà un avamposto militare cinese. Difficile prevedere il futuro, ma certamente Sunak ha portare dentro al governo una figura che ha già dei legami solidi con molti leader internazionali (Xi compreso), in un momento di estrema instabilità politica. «Aveva detto che Cameron faceva parte di uno status quo fallito, ora lo ha ripreso come zattera di salvataggio», ha commentato il deputato laburista Pat McFadden.

Manovra 2024, Confindustria: «Incompleta, mancano misure per gli investimenti»

Per il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, la Manovra 2024 del governo Meloni «è ragionevole, perché concentra le poche risorse disponibili sulla riduzione del cuneo nel 2024, ma è incompleta, perché sono totalmente assenti misure a sostegno degli investimenti privati e della strategia su crescita e competitività». Queste le parole del rappresentante degli industriali nel corso della sua audizione alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato.

Necessario per Confindustria il sostegno alle famiglie a basso reddito

«Non si tratta di fare un torto alle imprese, ma di indebolire la legge di Bilancio stessa», ha rimarcato Bonomi sull’assenza di misure sostegno degli investimenti privati, vettore fondamentale a suo avviso per alimentare l’imprenditoria e generare lavoro e profitti. Il presidente di Confindustria ha lanciato poi un altro monito, sottolineando come in questa fase sia necessario «sostenere le famiglie a basso reddito». In tale ottica si è effettivamente mossa la Manovra 2024, prevedendo un taglio del cuneo e la revisione delle aliquote Irpef. «Stimiamo», ha detto Bonomi, «che tra i 9 mila e i 35 mila euro di reddito si avrà un effetto benefico tra i 560 e i 1.400 euro».

Per il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, la Manovra 2024 è ragionevole, ma incompleta non avendo un sostegno degli investimenti.
Carlo Bonomi e Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

Per Bonomi serve riqualificare la spesa pubblica

Carlo Bonomi si è soffermato anche sulla necessità di riqualificare la spesa pubblica in Italia, unico modo a suo avviso per trovare le risorse utili al processo di riforma. «È necessaria la volontà politica per intervenire su una spesa pubblica che ammonta a complessivi 1.100 miliardi di euro», ha detto il presidente di Confindustria. «Se si riconfigurasse il 4-5 per cento le risorse per le riforme ci sarebbero».

Strage di piazza della Loggia, rinviato a giudizio Roberto Zorzi

Il gup del tribunale di Brescia ha rinviato a giudizio Roberto Zorzi, 69 anni, accusato di essere uno degli esecutori materiali della strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974. Zorzi, cittadino americano, vive negli Stati Uniti ed è titolare di un allevamento di dobermann chiamato “Il littorio”. In aula non era presente ed era rappresentato dai suoi legali. Secondo la procura di Brescia, lui e Marco Toffaloni, all’epoca 16enne  e che comparirà in udienza preliminare davanti al tribunale dei minori, avrebbero messo in piazza della Loggia l’ordigno che esplodendo provocò otto morti e 102 feriti.

Rapporto Povertà Caritas, a Roma quasi 700 minori alle mense

Nel 2022 si è registrato il dato più alto di accesso nei centri Caritas, parrocchie e servizi diocesani. Oltre 25 mila persone hanno fatto richiesta di aiuto e per 11.800 di esse sono stati avviati programmi organici di aiuto. È uno dei dati principali del Rapporto Povertà 2023 di Caritas Roma, dal titolo Le città parallele, diffuso lunedì 13 novembre. «La richiesta di sostegno alimentare continua a rappresentare il principale tipo di intervento», spiega il Rapporto, «e riguarda il 69,7 per cento delle persone incontrate. Nelle tre mense sociali sono state accolte 9.148 persone, 4.092 delle quali per la prima volta».

Quasi 700 minori nelle mense della Caritas

Due i dati sorprendenti: la presenza di 698 minori (il 7,6 per cento del totale), si tratta soprattutto di minori stranieri non accompagnati, e «il crescente numero di stranieri, l’81 per cento del totale, soprattutto richiedenti asilo e protetti internazionali». Altro dato che emerge è «la richiesta di aiuto per pagare le bollette dell’energia». In soli tre mesi, a cavallo tra il 2022 e il 2023, è andato esaurito il fondo di 130 mila euro istituito dalla Diocesi di Roma e gestito dalla Caritas per aiutare le famiglie, costrette spesso a scegliere se pagare le bollette o provvedere ad altre spese pur indispensabili.

Con Roma otto città candidate a sede Antiriciclaggio Ue

La Commissione europea ha ricevuto, da quanto si apprende, la candidatura di nove Paesi per ospitare la nuova sede dell’Autorità antiriciclaggio dell’Ue, Amla.

Tra le città candidate c’è anche Roma

Tra i Paesi in corsa c’è anche l’Italia con Roma, che se la vedrà con altre importanti capitali europee. Si tratta di Bruxelles, Francoforte, Dublino, Madrid, Parigi, Riga, Vilnius e Vienna. Le candidature andavano presentate entro le ore 18 di venerdì 10 novembre e saranno ora pubblicate sul sito dell’esecutivo comunitario.

+Europa fa ricorso alla Cedu contro il Rosatellum: «È incostituzionale»

+Europa ha presentato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo sostenendo che la legge elettorale vigente, il cosiddetto Rosatellum ideato dal deputato di Italia Viva Ettore Rosato, sia incostituzionale.

Sono quattro i motivi di incostituzionalità del Rosatellum secondo +Europa

Il segretario Riccardo Magi ha spiegato che il ricorso si è reso necessario per quattro motivi. Il primo: «Il voto dato solo a una lista viene trasferito al candidato uninominale, non votato, che risulta eletto anche grazie a voti dati esclusivamente alle liste collegate, in contrasto con l’art.56 della Costituzione». Il secondo: «È incostituzionale che l’elettore non possa scegliere il candidato preferito all’interno di una lista plurinominale, realizzando così un parlamento composto per la sua totalità da nominati dai partiti che si sostituiscono agli elettori nella scelta dei rappresentanti». Terzo motivo: «Il voto dato a una lista coalizzata che non raggiunge il 3 per cento dei consensi, ma supera l’1 per cento, è trasferito alle altre liste coalizzate e quindi sulla base delle scelte effettuate da altri e contro la volontà dell’elettore che potrebbe non gradire le altre liste». Quarto: «Il voto dato al solo candidato uninominale viene trasferito automaticamente, contro la volontà dell’elettore, alle liste associate, senza possibilità di voto disgiunto». Inoltre, «se si votasse secondo Costituzione, la maggioranza perderebbe 16 seggi alla Camera e 26 al Senato e non avrebbe la maggioranza in una delle due Camere», ha spiegato l’avvocato Felice Besostri che rimarca come ci sia anche una senatrice d’opposizione «che è stata eletta con zero voti individuali, non si è votata neanche lei».

David Cameron nominato da Sunak ministro degli Esteri

Un ritorno che nessuno si aspettava quello di David Cameron. L’ex premier è stato designato il 13 novembre 2023 ministro degli Esteri del Regno Unito da Rishi Sunak, l’uomo che l’anno precedente gli aveva soffiato il primato di più giovane primo ministro britannico della storia moderna. Nello stesso giorno ha avuto luogo anche il licenziamento di Suella Braverman, ministra dell’Interno. Al suo posto è stato nominato James Cleverly, l’attuale ministro degli Esteri, che è stato a sua volta sostituito proprio da Cameron.

David Cameron: «Guerre in Ucraina e Medio Oriente tra le sfide da affrontare»

Premier Tory dal 2010 al 2016 (anno in cui è stato travolto dal risultato del referendum sulla Brexit, che lui stesso aveva convocato salvo poi far campagna per il no e perdere), Cameron è stato parallelamente cooptato d’urgenza nella Camera non elettiva dei Lord – non essendo più in Parlamento (obbligatorio per i membri del governo britannico) fin dalle sue dimissioni da deputato di sette anni fa. Spiega Cameron su X: «Stiamo affrontando una serie di sfide internazionali scoraggianti, tra cui la guerra in Ucraina e la crisi in Medio Oriente. In questo momento di profondo cambiamento globale, raramente è stato più importante per questo Paese stare al fianco dei nostri alleati, rafforzare le nostre partnership e assicurarsi che la nostra voce sia ascoltata. Anche se sono stato fuori dalla politica in prima linea negli ultimi sette anni, spero che la mia esperienza – come leader conservatore per undici anni e Primo ministro per sei – mi aiuterà ad aiutare il Primo ministro ad affrontare queste sfide vitali».

Giornata mondiale della gentilezza: cos’è e come si è evoluta

Il 13 novembre è la Giornata mondiale della gentilezza, ricorrenza che dal 2000 viene celebrata anche in Italia. A istituirla, qualche anno prima, nel 1998, è stato il raggruppamento di organizzazioni non governative World kindness movement in occasione di una conferenza internazionale tenutasi a Tokyo. Rispetto, cortesia e atteggiamento benevolo verso il prossimo, sono questi i capisaldi che si cercano di ricordare in questa data affinché ogni anno si possa fare un’analisi sul proprio rapporto con l’amabilità e con la necessità che questa non smetta mai di esistere ed essere il traguardo cui mirare nei rapporti che ogni soggetto ha con il mondo.

I Paesi che aderiscono alla Giornata mondiale della gentilezza

Come detto, il percorso della Giornata mondiale della gentilezza ha avuto inizio nel 1998. Con gli anni sono stati sempre di più i Paesi che hanno deciso di dedicare il 13 novembre a questa ricorrenza. Tra questi, oltre all’Italia, il Canada, l’Australia, la Nigeria, gli Emirati Arabi, Singapore e l’India. Non sono pochi, inoltre, gli Stati che organizzano in questa data delle attività nelle scuole che rimarcano la necessità di essere gentili. Un vero e proprio movimento globale della gentilezza, che ora punterebbe anche a essere riconosciuto dalle Nazioni Unite per aumentare, ancora di più, la propria eco.

In Italia è nato l’Osservatorio della gentilezza

Il Mig, Movimento italiano per la gentilezza, ha inoltre fondato il primo Osservatorio italiano della gentilezza e del comportamento. Si tratta di un organismo indipendente che intende sviluppare dei progetti interdisciplinari che accendano i riflettori sull’importanza sociale, ambientale ed economica della gentilezza, nel fermo convincimento che un Paese gentile è in grado anche di generare maggiore ricchezza. Così Natalia Re, presidente del Mig: «Siamo abituati a pensare alla gentilezza come a un elemento accessorio, un plus relazionale, in realtà dovremmo rivendicarne il diritto. Nel concetto di gentilezza, infatti, risiedono le basi del vivere comune, il rispetto dell’altro, delle differenze e delle leggi dello stato. La gentilezza è lo strumento che ci aiuta a vivere e interagire con il prossimo in maniera virtuosa».

Vincenzo Ferro morto a 88 anni: addio al presidente de La Molisana

L’imprenditoria italiana perde una sua importantissima figura. Si tratta di Vincenzo Ferro, morto a 88 anni dopo aver portato La Molisana, sua azienda di pasta, a essere un brand conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Una realtà economica di famiglia, la sua, portata avanti con l’ausilio dei figli, Giuseppe e Rossella, con i nipoti Flavio e Francesco, e con i suoi dipendenti.

Il Molise grande nel mondo con la pasta

La storia di Vincenzo Ferro parte da lontano, ma ha sempre e comunque a che fare con la pasta. Ferro ha iniziato infatti la sua carriera come molitore e, passo dopo passo, è diventato un importante imprenditore del settore, dando lustro al Molise e alle sue capacità nella lavorazione della pasta. Descritto come un uomo elegante e umile, il patron de La Molisana dimostrava sempre una posata autorevolezza e un’amore per la letteratura. Proprio quest’ultima passione l’aveva spinto a creare il Sabato letterario, evento al quale cercava sempre di non mancare. All’ultimo appuntamento, però, non si era presentato per via dell’aggravarsi del suo stato di salute. Lascia una grande eredità alla sua famiglia e, soprattutto, all’intero sistema produttivo locale.

Lodi, la scuola d’arte vende un Picasso per far studiare i ragazzi fragili

Una scuola di Lodi ha deciso di vendere all’asta i suoi gioielli d’arte per far studiare i ragazzi fragili. Fra le opere ci sono un disegno di Pablo Picasso, un’opera di Piero Manzoni e un crocifisso ligneo legato a Papa Giovanni XXIII.

L’asta è prevista per il 3 dicembre 2023

Un patrimonio artistico di grande valore della scuola d’arte Bergognone, struttura frequentata ogni giorno da decine di Folligeniali, persone di tutte le età con disabilità mentali, fondata quasi mezzo secolo fa dall’eclettico Angelo Frosio, che ha 77 anni. Ad annunciare l’evento, in programma il prossimo 3 dicembre, è stato lo stesso maestro d’arte che a Lodi, nel 1975, è stato tra i primi in Italia a riconoscere l’espressione artistica come mezzo di recupero. Frosio con amarezza ha sottolineato:«Purtroppo le istituzioni in questi ultimi anni ci hanno abbandonato. Da tempo sono state fatte tante promesse da parte della politica, ma pochi fatti. La scuola e i ragazzi che popolano la struttura ogni giorno hanno bisogno di contributi per poter continuare con le lezioni. E, a questo punto, non ci resta che mettere in vendita tutto quello che abbiamo».

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