Strage di piazza della Loggia, la storia dell’attentato del 28 maggio 1974 a Brescia

Il gup del tribunale di Brescia ha rinviato a giudizio Roberto Zorzi, 69 anni, accusato di essere uno degli esecutori materiali della strage di piazza della Loggia. Si tratta di un passo importante per la verità e la giustizia su una delle stragi più gravi degli anni di piombo. La sentenza, che verrà emessa nel 2024, sarà fondamentale per fare luce su questo tragico evento e per garantire giustizia alle vittime e ai loro familiari.

Le vittime della strage erano operai e insegnanti

Il 28 maggio 1974, quando l’Italia era in piena stagione di terrorismo, alle 10.12 una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti esplose in una delle tre piazze principali della città di Brescia. In quel luogo era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dal Comitato antifascista e con la presenza del sindacalista della Cisl Franco Castrezzati, dell’onorevole Adelio Terraroli del Partito comunista italiano e del segretario della camera del lavoro di Brescia Gianni Panella. Nell’attentato morirono otto persone e altre 102 rimasero ferite. Le vittime avevano tra i 30 e i 70 anni e, oltre a un pensionato ex partigiano, erano tutti insegnanti o operai. Progettato principalmente da Ordine Nuovo, è considerato uno degli attentati più gravi degli anni del terrorismo nero, assieme alla strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 che causò 17 morti, alla strage del treno Italicus del 4 agosto 1974 che ne causò 12 e alla strage di Bologna del 2 agosto 1980 che fece 85 vittime. Il 29 maggio 1974, il giorno dopo l’attentato, i sindacati e i partiti di sinistra risposero alla strategia di tensione del neofascismo organizzando una manifestazione in piazza Duomo a Milano, che vide la partecipazione di migliaia di persone.

Condannati vari esponenti di Ordine Nuovo

Dopo molti anni di indagini, depistaggi e processi, furono riconosciuti colpevoli e condannati alcuni membri del gruppo neofascista Ordine Nuovo. Tra gli esecutori materiali furono riconosciuti Maurizio Tramonte (condannato in Appello, in qualità di “fonte Tritone” dei Servizi Segreti Italiani), assieme ai già detenuti Carlo Digilio (addetto agli esplosivi) e Marcello Soffiati (che trasportò l’ordigno). Come mandante fu condannato, in Appello, il dirigente del gruppo Carlo Maria Maggi. Gli altri imputati, tra cui Delfo Zorzi, il generale Francesco Delfino e l’ex segretario del Movimento sociale italiano, nonché fondatore del Centro Studi Ordine Nuovo, Pino Rauti, furono assolti. Nel 2012, le indagini furono riaperte e si concentrarono su un gruppo di neofascisti guidati da Roberto Zorzi, arrestato nel 2014 e accusato di essere il mandante dell’attentato. Il processo a Zorzi, aperto nel 2018, ha portato il 13 novembre 2023 al rinvio a giudizio dell’imputato.

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