Indi Gregory, la corte inglese rifiuta l’appello dei genitori: lunedì il distacco delle macchine

L’appello dei genitori di Indi Gregory per impedire il distacco delle macchine che la tengono in vita è stato rifiutato. La decisione arriva dai giudici inglesi a conclusione dell’udienza di venerdì 10 novembre. Il termine per il distacco dei supporti vitali è fissato per lunedì. La notizia arriva da Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, e dall’avvocato Simone Pillon, che, in contatto con i legali inglesi e la famiglia della piccola, stanno seguendo gli sviluppi del lato italiano della vicenda.

La lettera della premier Giorgia Meloni

Il governo si è appellato alla Gran Bretagna per il trasferimento di Indi Gregory in Italia in nome della Convenzione dell’Aia del 1996. La premier Giorgia Meloni, giovedì 9 novembre, ha scritto una lettera al Lord cancelliere e segretario di Stato per la Giustizia del Regno Unito con l’obiettivo di “sensibilizzare le autorità giudiziarie” inglesi per consentire alla piccola di “accedere al protocollo sanitario di un ospedale pediatrico italiano”. La lettera mira dunque a sbloccare la situazione “in tempo utile perché Indi possa accedere a questa possibilità nello spirito di collaborazione che da sempre contraddistingue i due Paesi”. Meloni nella lettera fa inoltre  riferimento all’articolo 32 della Convenzione dell’Aia sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l’esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori.

L’intervento italiano “non è nello spirito della Convenzione”

Per il giudice inglese Peter Jackson l’intervento italiano per il caso di Indi Gregory, ai sensi della Convenzione dell’Aia, “non è nello spirito della Convenzione” stessa. I tribunali inglesi, secondo i giudici, sono nella posizione migliore per valutare “l’interesse superiore” della bambina, quindi non è necessario un tribunale italiano. Il padre della bimba, Dean Gregory, si è rivolto direttamente ai media italiani per lanciare un appello: «Pensiamo che sia nel miglior interesse di Indi venire in Italia per ricevere le cure che potrebbero aiutarla a respirare, aprendo una valvola attraverso l’impianto di uno stent, per poi poterci concentrare sulla sua malattia mitocondriale che può essere trattata con queste terapie. Sappiamo che Indi è una combattente, lei vuole vivere, e non merita di morire».

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