Daily Archives: 29 Novembre 2023

Trieste, maxi rissa tra giovani: due persone accoltellate

Martedì 28 novembre a Trieste, in piazza Carlo Alberto, si è verificata una maxi rissa che ha coinvolto più di 20 persone, tutti di giovane età, inclusi minorenni e di nazionalità straniera. Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Piccolo, due bande, una proveniente dall’Afghanistan e una dal Pakistan, si sono scontrate utilizzando mazze, bastoni, coltelli e persino una pistola giocattolo. Al termine dello scontro, due giovani sono rimasti feriti con delle coltellate. Entrambi sono stati trasportati all’ospedale di Cattinara, uno con lesioni al torace e l’altro con ferite all’addome e a un braccio. Le loro condizioni non sono gravi. Sul luogo dell’incidente sono intervenuti gli agenti della Squadra volante e gli operatori del 118. La polizia ha avviato le indagini per determinare le cause della rissa e per ricostruirne la dinamica.

Il Papa all’udienza generale: «Non sto ancora bene»

Mercoledì mattina Papa Francesco si è recato nell’Aula Paolo VI per l’udienza generale ma ha deciso di non leggere la catechesi e di affidare il compito ad un suo collaboratore. «Ancora non sto bene, con questa gripe (influenza in spagnolo, ndr) e la voce non è bella», ha detto Bergoglio sul suo stato di salute, con la voce un po’ affaticata. Poi ha passato la parola, sia per la lettura della catechesi che per quella dei saluti ai fedeli dei vari gruppi linguistici, a monsignor Filippo Ciampanelli della Segreteria di Stato. Il Papa, inoltre, ha deciso di annullare il viaggio a Dubai per parlare alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, la Cop28. «Pur essendo migliorato il quadro clinico generale del Santo Padre relativamente allo stato influenzale e all’infiammazione delle vie respiratorie», i medici hanno chiesto al «Papa di non effettuare il viaggio previsto per i prossimi giorni». Lo ha riferito il portavoce vaticano, Matteo Bruni.

Omicidio a Priverno, ucciso un uomo e ferita la sua compagna: fermato il figlio della donna

Un uomo di 50 anni, Germano Riccioni, è stato vittima di un omicidio nella sua casa di Priverno, in provincia di Latina, nel quale è rimasta gravemente ferita anche la compagna, Adele Coluzzi, di anni 57, trasportata in eliambulanza in gravi condizioni all’ospedale San Camillo di Roma. Per questo efferato gesto è stato fermato il figlio della donna, che ora dovrà chiarire agli inquirenti la propria posizione.

L’allarme dei vicini di casa alle 6 del mattino

L’omicidio, come detto, si è verificato nella casa della vittima, in via Madonna del Calle a Priverno. Il figlio di Adele Coluzzi, secondo quanto sostenuto dai militari dell’arma dei carabinieri, si è scagliato contro il compagno della madre con un coltello, uccidendolo, e poi ha gravemente ferito anche la mamma. L’allarme al 112, intorno alle 6 del mattino del 29 novembre, è stato lanciato dai vicini di casa svegliati dalle urla che provenivano dall’abitazione. L’intervento delle forze dell’ordine ha permesso di fermare il ragazzo ritenuto responsabile dell’omicidio.

È sempre Cartabianca, scontro Sallusti-Berlinguer: «Non mi chiamo Enrica»

Nella puntata di martedì 28 novembre 2023 di È sempre Cartabianca, il programma di Bianca Berlinguer su Rete 4, il clima in studio si è animato per via di uno scontro tra la conduttrice e il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti. Al centro della controversia un errore della giornalista che ha sbagliato il nome di battesimo del suo ospite, chiamato Andrea invece che Alessandro, mossa questa che ha infastidito Sallusti che in tutta risposta ha chiamato la conduttrice Enrica, declinando dunque al femminile il nome del padre, leader scomparso del Partito comunista italiano.

La conduttrice: «Mi chiamo Bianca»

Dopo che Bianca Berlinguer ha chiamato, per sbaglio, il direttore de Il Giornale Andrea Sallusti, lo stesso ha deciso di usare contro di lei la stessa moneta e, appena ne ha avuto la possibilità, l’ha appellata come «Enrica Berlinguer». La padrona di casa ha subito replicato dicendo: «Mi chiamo Bianca, lo trovo veramente sgradevole. Lo considero un grandissimo complimento. Sia molto chiaro, sono molto contenta di essere la figlia di Enrico Berlinguer». Poi di nuovo Sallusti: «Io mi chiamo Alessandro», rimarcando dunque l’errore della conduttrice verificatosi all’inizio della puntata. La palla è ripassata alla Berlinguer che ha detto: «Io mi sono sbagliata, ti ho chiamato Andrea e non con il nome di tuo padre al femminile». Il direttore de Il Giornale ha quindi aggiunto: «La conduttrice di una grande trasmissione non dovrebbe commettere certi errori». La padrona di casa ha poi provato a chiudere dicendo: «Non sono questi gli errori. Lasciamo perdere».

Il clima è rimasto teso per tutta la puntata

Un clima teso che si è protratto durante tutta la puntata e anche durante gli stacchi pubblicitari. A testimoniarlo c’è anche un’altra accusa del giornalista che, in un altro episodio, si è lamentato del fatto che non gli venisse dato il tempo per argomentare le sue ragioni. Così Sallusti con tono adirato nei confronti della Berlinguer: «Se fai una domanda, fai dare una risposta. È mezzanotte meno un quarto, cosa ci sto a fare?».

L’umiliazione di Expo 2030 e il degrado che zavorra ogni ambizione di Roma

Il presidente della Corea del Sud, Yoon Suk-yeol, si è cosparso il capo di cenere per il fiasco di Busan nella corsa ad aggiudicarsi Expo 2030. «Le nostre previsioni basate sui contatti tra il settore privato e pubblico erano molto lontane dalla realtà», ha dichiarato contrito. «Offro le mie sincere scuse per aver deluso la nostra gente, compresi i cittadini di Busan. È tutta colpa mia». Se fossimo stati in Giappone, qualcuno avrebbe già fatto harakiri. Un gesto che metaforicamente a Roma si sono guardati bene dal fare, scegliendo la più confortevole italianissima soluzione di addossare la colpa agli altri. In primis all’Europa, che alla conta dei voti le ha clamorosamente voltato le spalle. Certo, si possono fare raffinati calcoli di geopolitica per spiegare la débâcle, si può dire che nessuno poteva insidiare lo strapotere economico dei sauditi (peraltro lo si sapeva dall’inizio), ma se prendi la metà dei voti di Busan, che sarà pure una città vivace e ben organizzata come giura chi ci è stato ma al cui nome molti hanno dovuto consultare Wikipedia, la sconfitta è pesantissima.

L'umiliazione di Expo 2030 e il degrado che zavorra ogni ambizione di Roma
Sostenitori della candidatura di Busan all’Expo 2030 (Getty).

La prima a non credere nell’impresa è stata la stessa città eterna

Infatti l’umiliazione sta tutta lì, nell’essere stati doppiati da chi sulla carta doveva essere il fanalino di coda. Oltre al fatto di non aver raccolto nemmeno tutti i voti dei parenti alleati. E se l’Europa non si mette d’accordo nemmeno nel sostenere il suo unico candidato a organizzare la manifestazione, figurarsi come può ambire alla compattezza su ben altri e più importanti fronti.
L’impressione comunque è che la prima a non credere nell’impresa sia stata la stessa città eterna, il cui inarrestabile degrado zavorra ogni ambizione. L’Expo era visto come una sorta di ultima spiaggia per tentare una difficile rinascita, ma l’unico rinascimento che funziona sembra essere quello di Riad semplicemente perché può permettersi di comprarlo facendo incetta di manifestazione che attirano su di sé gli occhi del mondo.

L'umiliazione di Expo 2030 e il degrado che zavorra ogni ambizione di Roma
Expo 2030 assegnato alla saudita Riad (Getty).

Il governo è stato alla larga da una sconfitta annunciata

Quando Milano si mise in gara per Expo 2015, si respirava nell’aere meneghino la sua forte determinazione ad aggiudicarsi la posta. Fu uno sforzo congiunto e trasversale tra sinistra e destra, con Letizia Moratti a completare il lavoro iniziato da Romano Prodi che nel 2006 presentò la candidatura, e l’allora premier Matteo Renzi che si intestò la vittoria. Stavolta a crederci, o a far finta di, c’erano Roberto Gualtieri e Francesco Rocca, mentre il governo dell’Open to meraviglia si è guardato bene dal lasciarsi coinvolgere in quella che comunque, al di là delle inusitate proporzioni, appariva come una sconfitta annunciata.

L'umiliazione di Expo 2030 e il degrado che zavorra ogni ambizione di Roma
Il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri (Imagoeconomica).

Modernità, infrastrutture, mobilità: Roma lontanissima da Milano

Si dirà che Riad non è Smirne, l’antagonista sconfitto dal capoluogo lombardo. Ma con franchezza bisogna anche dire che Roma non è Milano, che nonostante i giusti rilievi sul peggioramento del suo contesto urbano per spirito di modernità, qualità della vita, infrastrutture sul territorio e mobilità (a ben guardare il primo requisito di una città che vuol competere con le altre metropoli del Pianeta) resta a una distanza siderale. Milano è Europa, mentre Roma all’ombra del suo eterno splendore ha sempre più le fattezze di un suk mediorientale.

Hamas ha invitato Elon Musk a visitare Gaza

Hamas ha invitato Elon Musk a visitare Gaza «per verificare l’entità dei massacri e della distruzione causati dai bombardamenti israeliani» dopo il recente viaggio del miliardario nello Stato ebraico, nel corso del quale il patron di Tesla e SpaceX ha incontrato i vertici politici di Tel Aviv e i parenti di cittadini israeliani rapiti proprio dall’organizzazione islamista palestinese il 7 ottobre. Lo ha detto un alto funzionario di Hamas, Osama Hamdan, durante una conferenza stampa a Beirut. La risposta di Musk, seppur indiretta, non si è fatta attendere. «Sembra un po’ pericoloso in questo momento lì, ma credo che una Gaza prospera a lungo termine sia positiva per tutte le parti», ha twittato il magnate replicando a un utente di X.

In Israele Musk ha visitato il kibbutz di Kfar Aza insieme con Netanyahu

La definizione «un po’ pericoloso» è stata giudicata riduttiva dai molti utenti di X, che si sono scagliati contro Musk nelle risposte al suo post. Accusato di aver promosso posizioni antisemite sulla sua piattaforma social, il miliardario era volato in Israele per un incontro con il premier Benyamin Netanyahu e il presidente Isaac Herzog, in quello che è sembrato un tentativo evidente di placare le polemiche. Accompagnato dal primo ministro israeliano, il proprietario di X ha visitato il kibbutz Kfar Aza, uno dei più colpiti dai raid di Hamas.

Hamas ha invitato Elon Musk a visitare Gaza. Il magnate su X: «Sembra un po' pericoloso in questo momento lì».
Musk insieme con Netanyahu nel kibbutz Krar Aza (Getty Images).

Il magnate ha dichiarato che è necessario «deradicalizzare» i territori palestinesi

Nel corso della visita di Musk nello Stato ebraico, Tel Aviv ha firmato un accordo in base al quale «le unità satellitari Starlink potranno essere utilizzate in Israele solo con l’approvazione del ministero israeliano delle Comunicazioni, compresa la Striscia di Gaza», come ha spiegato appunto il ministro Shlomo Karhi. Durante l’incontro con Netanyahu, Musk si è impegnato a fare «tutto il necessario per fermare la diffusione dell’odio» su X e a fermare sulla piattaforma social «la propaganda che convince le persone a commettere omicidi». Impegnandosi a dare una mano nella ricostruzione di Gaza dopo la guerra, il miliardario ha aggiunto che per porre fine alle violenze nella regione è necessario «deradicalizzare» i territori palestinesi.

«Capodanno con canzoni sessiste», annullata l’esibizione di Emis Killa a Ladispoli

Il sindaco di Ladispoli, dopo il caso creatosi per la partecipazione di Emis Killa al concerto di Capodanno, ha deciso di annullare l’esibizione del rapper. «Nonostante l’artista si sia già esibito nella nostra città nel 2022, abbiamo deciso, di comune accordo con tutti i soggetti coinvolti, al fine di ristabilire un clima di serenità, di annullare la sua esibizione in programma la sera del 31 dicembre. Non appena possibile comunicheremo le variazioni alla scaletta dell’evento», scrive sui social il primo cittadino Alessandro Grando, della Lega, dopo la polemica sulle canzoni sessiste del cantante. «Comprendo le ragioni di chi ha espresso contrarietà sul contenuto di alcuni testi, ha sottolineato, ma la nostra intenzione non è mai stata quella di veicolare messaggi sbagliati». «Lo stesso Emis Killa ha chiarito la sua posizione, ricordando che la canzone è un mettersi dal punto di vista dell’aggressore per raccontare fatti che, purtroppo, accadano nella vita reale, già sette anni fa», ha precisato. «Noi vogliamo solo regalare ai nostri giovani la possibilità di assistere gratuitamente, in un clima di festa, ad un grande evento nella propria città», ha aggiunto il sindaco.

Emis Killa, sessista? «Racconto storie, belle o brutte che siano»

«Nel rap esiste una cosa chiamata story telling. Significa rappresentare una storia in rima, bella o brutta che sia. Nel pezzo interpreto, invento, racconto fatti che purtroppo per quanto spiacevoli accadono. Nel pezzo non è Emiliano che parla e non penso nemmeno di dover dare troppe giustificazioni a chi non vuole capire. In un altro story telling molto più recente interpreto Renato Vallanzasca, non so, volete accollarmi qualche anno di galera? Oppure radiamo da tutti i cinema Denzel Washington visto che in “He got game” uccide la moglie. Vi dovete ripigliare». Così il rapper Emis Killa replica alle accuse di sessismo piovute su di lui a seguito della scelta del Comune di Ladispoli di affidargli il concerto in piazza di fine anno. «Per farvi un’idea di me a riguardo dovreste parlare con le donne che fanno parte della mia vita, dalla mia famiglia alle amiche – aggiunge l’artista in un post su Instagram -. Potete cancellare tutti i concerti che volete, bannare i rapper dalle radio, indignarvi in gruppo sui social, non cambierete così la realtà che gente come me ha il coraggio di raccontare, anche quando questo mi torna indietro nel peggiore dei modi. Cercate i colpevoli tra i colpevoli, non tra chi è dalla vostra parte pur avendo un altro modo di affrontare le cose». Poi Emis Killa posta il messaggio di una sua fan, che racconta di essere stata «vittima di una relazione tossica per un anno e mezzo», sottolineando che le canzoni del rapper la hanno salvata. «Questi sono gli effetti sulla gente. Giornalai», conclude l’artista.

Perché Filippo Turetta ha reso dichiarazioni spontanee davanti al Gip?

Nell’interrogatorio che si è tenuto martedì mattina, 28 novembre, davanti alla gip Benedetta Vitolo e al pm Andrea Petroni nel carcere Montorio di Verona, Filippo Turetta  si è avvalso della facoltà di non rispondere, decidendo di rilasciare dichiarazioni spontanee con le quali ha sostanzialmente confermato le ammissioni fatte alla polizia tedesca. Restando in silenzio davanti alle domande dell’Autorità giudiziaria, «Turetta ha evitato di offrire elementi che avrebbero potuto essere utilizzati contro di lui dall’accusa. In questo modo ha scelto di non collaborare», così Daniele Bocciolini, avvocato penalista ed esperto di diritto penale e Scienze Forensi, ha spiegato a Fanpage.it la linea difensiva scelta da Filippo Turetta e dal suo avvocato, Giovanni Caruso.

L’esperto: «L’ammissione in questo caso non è contributo particolare alle indagini»

Come spiega Bocciolini, questa linea difensiva era prevedibile in quanto il legale del ragazzo accusato del femminicidio di Giulia Cecchettin non ha ancora effettuato la cosiddetta “discovery”, ovvero non è a conoscenza di tutti gli elementi dell’indagine in possesso della procura di Venezia. «Il fatto che si sia avvalso della facoltà di non rispondere, essendo un diritto riconosciuto all’indagato, non potrà essere considerato un elemento a suo sfavore», ma aver «ammesso il fatto contestato potrà essere certamente utilizzata contro di lui anche nelle fasi successive», ha spiegato l’esperto Bocciolini. Tuttavia, considerato che sin dall’inizio delle indagini la responsabilità di Turetta era chiara e che le prove a suo sfavore sono già diverse, «la mera ammissione dell’omicidio si pone come una circostanza neutrale, non rappresentando un contributo particolare alle indagini». Al contrario, aggiunge l’esperto «l’indagato, se davvero fosse pentito, potrebbe impegnarsi per ricostruire tutti i dettagli della condotta posta in essere. Ricordo che Turetta può chiedere di essere sentito in qualsiasi momento. In questo caso, offrirebbe realmente una collaborazione utile anche all’attività degli inquirenti, oltre che a far emergere la verità su quanto accaduto a Giulia Cecchettin».

Corigliano Rossano, treno travolge un camion fermo sui binari: due morti

È di due morti il bilancio di un incidente verificatosi la sera di martedì 29 novembre 2023 a Corigliano Rossano, in provincia di Cosenza, in cui sono rimasti coinvolti un treno ed un camion. Le vittime sono la capotreno del convoglio, il regionale che collega la frazione Sibari di Cassano allo Ionio e Corigliano Rossano, e il conducente del mezzo pesante che viaggiava da solo. La procura della Repubblica di Castrovillari ha aperto un’inchiesta per ricostruire la dinamica dell’incidente e accertare eventuali responsabilità. Sul luogo sono arrivati anche i vigili del fuoco e il personale del 118.

Rfi e Trenitalia: «Il passaggio a livello era chiuso e regolarmente funzionante»

Dopo lo scontro, avvenuto all’altezza di un passaggio a livello, sia il treno sia il camion hanno preso fuoco. Ciò che al momento appare assodato è che il tir, nel momento in cui è stato investito dal convoglio, fosse fermo sui binari. L’ipotesi, anche se vanno effettuati i necessari riscontri, é che il conducente del camion abbia attraversato i binari poco prima che il passaggio a livello si abbassasse e che si sia ritrovato così intrappolato sui binari. Pochi secondi dopo é sopraggiunto il treno, a una velocità di circa 130 chilometri orari, che ha travolto in pieno il mezzo pesante. Rfi e Trenitalia hanno diffuso una nota in cui si legge: «Il mezzo pesante ha occupato la sede di un passaggio a livello che, dai primi riscontri, risulta regolarmente funzionante e chiuso. Al momento risultano deceduti il capotreno e l’autista del camion, mentre sono illesi i 10 passeggeri che erano a bordo del treno. Rfi e Trenitalia esprimono il loro dolore e cordoglio per le vittime».

Enel, da Gridspertise due innovative soluzioni edge per dare forma alla rete del futuro

Gridspertise, player globale dedicato a supportare i gestori dei sistemi di distribuzione di tutto il mondo nell’accelerare la trasformazione digitale delle reti elettriche, ha presentato due nuove soluzioni all’avanguardia in occasione di Enlit Europe 2023, il principale evento dedicato allo scenario energetico europeo. A Parigi, l’azienda ha presentato per la prima volta la sua nuova piattaforma modulare di smart meter, Globy, che offre ai DSO la massima flessibilità hardware e software e diversi moduli di comunicazione, e l’ecosistema di soluzioni per il monitoraggio e il controllo della rete elettrica a bassa tensione (Low Voltage Edge Grid Monitoring and Control) basato sulle tecnologie Quantum Edge® device di Gridspertise, gli alleati perfetti per rendere la rete elettrica a bassa tensione più efficiente e affidabile.

I nuovi contatori intelligenti per monitorare la visibilità della rete di BT

La crescente domanda di elettricità, la necessità di gestire e integrare nuovi carichi di energia, inclusi i veicoli elettrici e la diffusione delle risorse energetiche distribuite (DER) hanno reso più complessa la rete a causa dei nuovi flussi di energia bidirezionali e delle fluttuazioni della domanda, pertanto l’interesse dei gestori dei sistemi di distribuzione (DSO) si è spostato dal monitoraggio dell’alta e media tensione (MT) alla visibilità in tempo reale della rete di bassa tensione (BT). La nuova generazione di contatori intelligenti svolge un ruolo cruciale nel migliorare la visibilità della rete di BT, agendo come sensori intelligenti distribuiti per fornire dati in tempo reale sul consumo di energia, migliorare il monitoraggio remoto delle prestazioni della rete e consentire l’integrazione delle rinnovabili. Sebbene i contatori intelligenti rappresentino un primo importante strumento, i DSO hanno l’esigenza di integrare altre fonti di informazione per determinare se le reti di BT funzionano in modo adeguato: l’estensione del monitoraggio e del controllo remoto dalla MT alla BT è necessaria per migliorare l’affidabilità e la qualità del servizio agli utenti finali, diminuire l’indice di durata media delle interruzioni del sistema (System Average Interruption Duration Index, SAIDI) e ridurre i costi totali.

Denda: «Passo in avanti nella costruzione di un sistema energetico digitale»

Robert Denda, ceo di Gridspertise, ha così commentato le ultime novità del portfolio della società: «Stiamo facendo un balzo in avanti nella costruzione del sistema energetico digitale e pulito del futuro. La digitalizzazione della rete a bassa tensione è essenziale per integrare un maggior numero di fonti rinnovabili, decarbonizzare la produzione di energia e sfruttare appieno i vantaggi dell’elettrificazione. Il nostro nuovo contatore flessibile e modulare Globy e la nostra suite di soluzioni per il monitoraggio e il controllo in bassa tensione condensano una tecnologia all’avanguardia, un approccio orientato al futuro e decenni di esperienza nella digitalizzazione della rete, testimoniata anche dal recente traguardo di 100 milioni di smart meter distribuiti in tutto il mondo. Le nostre soluzioni consentono ai DSO di osservare, riconfigurare e ottimizzare i flussi di energia per integrare un maggior numero di fonti rinnovabili e mantenere stabile la rete, migliorando l’esperienza dell’utente finale e la sostenibilità del sistema».

Globy, un contatore flessibile e interoperabile costruito per durare nel tempo

L’ultimo arrivato tra i contatori intelligenti di Gridspertise non solo aiuta ad affrontare le sfide sopracitate a livello di rete elettrica di BT, ma è anche un dispositivo flessibile, adattabile alle esigenze dei clienti e interoperabile secondo gli standard internazionali DLMS. A seconda della posizione e delle esigenze del DSO, il dispositivo consente di cambiare o adattare la tecnologia di comunicazione direttamente sul campo, permettendo di scegliere la soluzione più appropriata tra una varietà di protocolli di comunicazione (tra cui G3 Hybrid PLC e RF Mesh, Cellular LTE-M e NB-IoT) per massimizzare la copertura e la connettività anche nelle aree rurali, consentendo ai dispositivi di connettersi in luoghi remoti con segnali deboli. Globy è inoltre interoperabile con le soluzioni di fornitori terzi, consentendo la retrocompatibilità e l’integrazione con le installazioni esistenti, abbattendo i vincoli tecnologici legati a framework proprietari ed ecosistemi specifici dei fornitori.

Una suite multifunzione per il controllo delle reti di bassa tensione

Oggi, la topologia “as-built” delle reti di distribuzione spesso non è conosciuta in modo completo o accurato. In particolare, molto spesso il segmento che va dalla cabina secondaria alla rete BT collegata a valle non è né monitorato né controllato. In occasione di Enlit Europe, Gridspertise ha presentato una nuova suite di soluzioni hardware e software per il monitoraggio e il controllo delle reti BT. In particolare ha ampliato la famiglia di dispositivi Quantum Edge® con una nuova versione di formato ridotto dell’iconico dispositivo edge, progettato per i DSO che hanno bisogno di una soluzione semplice e integrata per la gestione della bassa tensione, che incorpori in un’unica soluzione diversi casi d’uso relativi alla cabina di distribuzione MT/BT. Grazie alla sua tecnologia di virtualizzazione, può fungere da concentratore interoperabile dei dati dei contatori che supporta diversi protocolli RF/PLC (Meters & More, PRIME, G3, DLMS, ecc.), unità terminale remota (RTU) per estendere il controllo remoto alla rete BT, oltre che router virtuale per consentire una comunicazione continua. Grazie all’integrazione con più merging unit, questo dispositivo è in grado di monitorare lo stato degli alimentatori BT e gli eventuali guasti, la temperatura, la corrente e il livello di tensione del trasformatore e i parametri ambientali (temperatura, umidità, allagamenti ecc.).

Cop28, le richieste dell’Africa al Nord del mondo per finanziare sviluppo e transizione

La Cop28 di Dubai sarà la vera Cop africana? La conferenza delle Nazioni Unite sul clima che si apre il 30 novembre negli Emirati Arabi Uniti offre la prima reale opportunità di sfruttare i risultati dei negoziati che si sono svolti lo scorso anno a Sharm el-Sheikh, in Egitto, e le nazioni africane sono in attesa di passi in avanti significativi, con diverse richieste.

Le richieste dell’Africa, il continente meno responsabile delle emissioni ma tra i più colpiti dal climate change

L’Africa ha le emissioni pro capite di combustibili fossili più basse di qualsiasi altra regione a livello globale e nell’era post rivoluzione industriale, tra il 1850 e il 2021, è stata responsabile della dispersione in atmosfera di meno del 3 per cento di tutti i gas inquinanti. Tuttavia, secondo il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc), è il continente chiamato ad affrontare le sfide più difficili a causa del climate change. Sette dei 10 Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici nel 2021 erano africani e si prevede che entro il 2050 il cambiamento climatico spingerà altri 78 milioni di persone verso la fame cronica, di cui oltre la metà nell’Africa subsahariana. Gli effetti negativi sul continente sono evidenti, con eventi estremi come siccità, alluvioni e uragani sempre più frequente. Solo l’ultimo esempio in ordine di tempo sono le inondazioni che hanno colpito la Somalia provocando almeno 100 morti da inizio ottobre. Mentre il mondo dibatte su come ridurre le emissioni per rimanere entro il grado e mezzo di aumento della temperatura dall’era pre-industriale, si stima che i Paesi africani perdano ogni anno tra i 7 e i 15 miliardi di dollari a causa degli impatti dei cambiamenti climatici. Le difficoltà delle nazioni africane di rispondere agli effetti del cambiamento climatico sono però legate ai livelli inferiori di sviluppo rispetto alle maggiori economie mondiali. Ecco allora che la COP28 di Dubai potrebbe essere un’occasione per garantire che le priorità di crescita dell’Africa siano integrate nell’agenda globale per il clima, facendo in modo che queste nazioni non siano le uniche a pagare il prezzo della crisi climatica. In altre parole, l’Africa, un continente dove ancora 600 milioni di persone non hanno accesso all’energia elettrica, si aspetta di essere aiutata economicamente a rinunciare alle proprie risorse di gas e combustibili fossili, che ha appena iniziato a sfruttare, e non costretta ad abbandonarle dall’oggi al domani.

https://www.lettera43.it/kenya-negoziati-trattato-inquinamento-plastica-gas-serra/
Una manifestazione di attivisti a Nairobi (Getty Images).

Il costo della transizione verde: secondo le stime della Banca africana di sviluppo servono più di 200 miliardi di dollari l’anno

Come ha scritto di recente l’analista Rafiq Raji per l’Ispi, «gli effetti negativi del cambiamento climatico sono già diffusi in tutto il continente africano e i Paesi poveri hanno ragione a chiedere risarcimenti ai Paesi del Nord del mondo» che hanno costruito la loro ricchezza a spese di molte nazioni in via di sviluppo. «Tuttavia, la transizione verso un’energia verde più pulita non sarà economica». Secondo le stime della Banca africana di sviluppo (Afdb), l’Africa deve mobilitare più di 200 miliardi di dollari all’anno per la sua risposta al clima entro la fine del decennio, mentre mancano all’appello 1.200 miliardi per raggiungere tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 Onu. I Paesi ricchi, seguendo il ragionamento, non possono quindi rifiutarsi di sostenere il conto della transizione verde per le nazioni africane. Fin qui, però, i risultati sono stati scarsi. Non è ancora stato rispettato nemmeno l’impegno dei 100 miliardi di dollari in aiuti economici per il clima ai Paesi più poveri entro il 2020 deciso nella Cop15 di Copenaghen del 2009. L’obiettivo sarà raggiunto forse alla fine di quest’anno. Anche il fondo da 500 milioni di dollari per rimborsare le perdite e i danni del cambiamento climatico nelle nazioni in via di sviluppo, approvato durante la Cop dello scorso anno, è lontano dall’essere realtà. Sul suo finanziamento ci sarà battaglia a Dubai. Visto il caro prezzo della lotta al cambiamento climatico per l’Africa e i pochi fondi finora erogati, emerge in ogni caso il bisogno di trovare nuovi modi per la regione per avere accesso ai capitali.

Cop28, le richieste dell'Africa al Nord del mondo per finanziare sviluppo e transizione
Akinwumi Adesina, presidente della Banca africana di Sviluppo (Getty Images).

La Dichiarazione di Nairobi firmata a settembre è il punto di partenza comune per la Cop28

La necessità urgente della revisione della finanza allo sviluppo è emersa durante lAfrica Climate Summit di settembre, in Kenya, dove i Paesi membri dell’Unione Africana (Ua) hanno firmato la Dichiarazione di Nairobi: la base per una posizione comune verso la Cop28 e oltre. Il sistema finanziario internazionale esistente, secondo i Paesi del continente, è a loro sfavorevole, e finisce per farli pagare fino a cinque volte di più i prestiti a causa dei rischi giudicati maggiori. Le nazioni africane chiedono quindi una riforma delle banche multilaterali di sviluppo che renda disponibili molti più fondi degli attuali per contrastare gli effetti della crisi climatica e per sostenere iniziative di adattamento. Tra i principali punti presenti nella dichiarazione c’è poi l’impegno ad aumentare la capacità rinnovabile da 56 gigawatt (GW) nel 2022 ad almeno 300 GW entro il 2030. Obiettivo ambizioso visto lo stato precario della rete elettrica africana, ma per questo servirebbero finanziamenti 10 volte superiori a quelli ora disponibili. I Paesi africani chiederanno anche una moratoria di 10 anni del debito, fardello pesante per molte nazioni, in particolare nell’area subsahariana, e la possibilità di rinegoziarlo. A tutto questo si aggiunge la proposta dell’introduzione di un regime globale di tassazione del carbonio, inclusa una tassa sul commercio di combustibili fossili, sul trasporto marittimo e sull’aviazione, che potrebbe anche essere integrato da una tassa globale sulle transazioni finanziarie per fornire fondi per il clima su scala globale.

Cop28, le richieste dell'Africa al Nord del mondo per finanziare sviluppo e transizione
L’installazione di pannelli fotovoltaici a Nairobi, Kenya (Getty Images).

Per molti osservatori serve un cambio di paradigma che punti alla sovranità energetica grazie alle rinnovabili

La Dichiarazione di Nairobi, che ha l’indubbio merito di proporre una visione unitaria in previsione di un appuntamento così importante, è stata però contestata da diversi osservatori e associazioni ambientaliste perché, a loro dire, convergerebbe troppo verso la posizione dei Paesi più ricchi, titubante sull’azzeramento delle emissioni, oltre a legittimare pratiche problematiche come la compensazione della CO2 tramite i crediti di carbonio e il loro commercio. Un mercato cui diversi Paesi africani puntano molto e sul quale nazioni come gli Emirati Arabi Uniti hanno già messo gli occhi, tra molte critiche di sfruttamento. In un editoriale su Al Jazeera, Sydney Chisi, Senior Campaign Manager della no profit Equal Right, ha affermato che «queste sono false soluzioni e non sono ciò di cui l’Africa ha bisogno. Costituiscono una tattica neocoloniale che consente al Nord del mondo di continuare a emettere gas serra». Posizione condivisa da 500 organizzazioni e associazioni della società civile, che da un contro-summit hanno lanciato una People’s Declaration per indicare una direzione alternativa per affrontare la crisi climatica nel continente. Quello che auspicano è un cambio di paradigma basato sulla sovranità energetica grazie alle rinnovabili e su uno sviluppo sostenibile e indipendente dalle grandi ex potenze coloniali, dove grande spazio avranno agroecologia, protezione degli ecosistemi e sfruttamento dei materiali critici. Anche i portatori di queste istanze guarderanno tra pochi giorni a Dubai nella speranza di un cambio di rotta.

Inps, intelligenza artificiale per trovare lavoro ai disoccupati

Il direttore generale dell’Inps Vincenzo Caridi, intervistato dal Messaggero, ha parlato di una rivoluzione in campo tecnologico che aiuterà non solo l’Istituto, ma anche tutti coloro in cerca di occupazione. Nello specifico, è pronta una piattaforma chiamata Siisl (Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa) che utilizzerà l’intelligenza artificiale per cercare lavoro ai disoccupati.

L’AI per contrastare la disoccupazione

Caridi ha specificato che la piattaforma «consente di associare alle richieste di occupazione le offerte di lavoro disponibili, o di accedere alle offerte formative necessarie per adeguare le proprie competenze a quelle richieste dal mercato, seguendo corsi indennizzati. In pochissimo tempo è stato realizzato questo sistema che permette l’integrazione delle azioni di tutti i soggetti pubblici e privati che hanno un ruolo nel percorso di attivazione lavorativa degli utenti». Inoltre, da febbraio 2024 verrà introdotta la figura del Consulente virtuale intelligente, con il quale il cittadino potrà interagire in modo colloquiale. Solo a metà novembre, OpenAI, azienda responsabile dello sviluppo di ChatGPT, è tornata a far parlare di sé dopo aver introdotto la versione Voice dell’app, un’espansione per smartphone che si propone di interagire come un essere umano.

Il sistema Affinity score

La piattaforma è stata attivata a partire dal primo settembre per il Supporto per la Formazione e il Lavoro (SFL). Gli utenti hanno avuto la possibilità di caricare il proprio curriculum vitae e consultare le opportunità di lavoro disponibili. A partire dal mese di dicembre, però, sarà implementato un sistema di Affinity score che, utilizzando le tecniche di machine learning, consentirà alle Agenzie di indirizzare gli utenti verso le posizioni di lavoro più adatte alle loro competenze. Questo sistema incrociato mirerà a ottimizzare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro, permettendo ai cittadini di ordinare le offerte in base al grado di affinità con il proprio curriculum vitae. Il dg dell’Inps non ha dubbi sull’importanza dell’AI: «Contribuirà a ridurre il mismatch (disequilibrio tra domanda e offerta, ndr.) nel mercato del lavoro».

Expo 2030, cosa c’è dietro il flop della candidatura di Roma

Il flop della candidatura di Roma a Expo 2030 brucia. L’obiettivo dell’Italia alla vigilia, con oltre 50 voti sicuri sulla carta, era arrivare almeno al ballottaggio contro la favorita Riad. Per questo quei 17 voti, di fronte ai 29 ottenuti dalla sudcoreana Bausan e i 119 dell’Arabia Saudita sono uno schiaffo. Nemmeno le “amiche” Albania e Tunisia, che con il governo Meloni hanno stretto accordi sull’immigrazione, hanno appoggiato Roma. E altri Paesi come la Bosnia, come scrive Repubblica, hanno cambiato idea all’ultimo momento. Più dei datteri e dei cioccolatini serviti su vassoi d’argento offerti da Riad al Bureau international des Expositions e della potenza di un testimonial come Ronaldo – contro le “azzurre” Bebe Vio, Sabrina Impacciatore e la moglie di Sting Trudie Styler – avrebbe pesato la scelta di Israele di votare per l’Italia. Una mossa arrivata all’ultimo che può aver spinto al boicottaggio di Paesi critici nei confronti di Tel Aviv e della guerra a Gaza. «Fino all’ultimo, né a noi né ai coreani risultavano numeri di questa portata, quindi anche sull’ultimo miglio qualcosa deve essere successo», ha commentato l’ambasciatore Giampiero Massolo,  presidente del comitato promotore.

Expo 2030, cosa c'è dietro il flop della candidatura di Roma
L’ambasciatore Giampiero Massolo (Imagoeconomica).

L’appello inascoltato di Borrell e lo strappo della Francia

E dire che lo scorso marzo l’Alto Rappresentante per gli affari esteri dell’Ue Josep Borrell aveva promesso di impegnarsi a mobilitare le delegazioni europee per sostenere Roma. I Ventisette evidentemente non hanno ascoltato l’appello. La prima a sfilarsi era stata la Francia con Emmanuel Macron che già a luglio, in occasione di una visita di Mohammed Bin Salman a Parigi, aveva garantito a Riad il suo voto. Come ha ricostruito il Corriere, lo strappo di Macron aveva irritato e non poco Roma. E anche la giustificazione dell’Eliseo, quell’ «abbiamo detto sì ai sauditi perché sono stati i primi e finora gli unici a chiedere il nostro voto» non era stata sufficiente a calmare le acque. Nei mesi successivi Parigi aveva cercato di ammorbidire la sua posizione, garantendo l’appoggio a Riad ma solo al primo turno e non in un eventuale ballottaggio. Ballottaggio, che come si è visto, non è stato raggiunto. Poco è servito anche l’appoggio della sindaca di Parigi Anne Hidalgo, socialista e dunque ‘avversaria’ di Macron, dovuto anche al gemellaggio tra la Ville Lumière e la Città eterna.

 

 

Annullato il viaggio del Papa a Dubai per la Cop28, richiesta dei medici

Papa Francesco non sarà a Dubai per parlare alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, COP28. «Pur essendo migliorato il quadro clinico generale del Santo Padre relativamente allo stato influenzale e all’infiammazione delle vie respiratorie», i medici hanno chiesto al «Papa di non effettuare il viaggio previsto per i prossimi giorni a Dubai, in occasione della 28esima Conferenza delle Parti per la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici». Lo riferisce il portavoce vaticano, Matteo Bruni.

Il Vaticano: «Grande rammarico del Papa»

Dal Vaticano fanno sapere che «Papa Francesco ha accolto con grande rammarico la richiesta dei medici».  Sarebbe stato il primo Papa alla Conferenza sui cambiamenti climatici. Tuttavia permane «la volontà del Papa e della Santa Sede di essere parte delle discussioni in atto nei prossimi giorni», per la quale «saranno definite appena possibile le modalità con cui questa si potrà concretizzare».

 

Donna di 42 anni uccisa dal marito ad Andria

Una donna di 42 anni, Vincenza Angrisano, è stata uccisa a coltellate nel pomeriggio del 28 novembre dal marito, Luigi Leonetti, ad Andria. Stando alle prime ricostruzioni, la coppia da tempo viveva separata in casa, ma l’uomo non accettava la fine del matrimonio. Nella notte Leonetti, 51 anni, è stato sottoposto a fermo con l’accusa di omicidio volontario. Secondo quanto ricostruito finora dai carabinieri coordinati dalla Procura di Trani, il delitto sarebbe avvenuto al culmine dell’ennesima lite. I due erano in casa con i loro figli quando l’uomo avrebbe impugnato un’arma da taglio colpendo più volte al torace e all’addome la moglie senza lasciarle scampo. Sarebbe stato lui a chiamare il 118 confessando l’omicidio tra le urla dei figli. I piccoli, che hanno 6 e 11 anni, sono stati assistiti dal centro del trauma della Asl Bat e affidati ad alcuni parenti. Recentemente la vittima aveva pubblicato sui social post contro la violenza sulle donne.

 

I valori di Borsa italiana e spread oggi 29 novembre 2023

Dopo la giornata incerta di ieri, martedì 28 novembre, c’è grande attesa per l’apertura delle Borse europee e per lo spread tra Btp e Bund tedeschi. I mercati azionari del Vecchi continente hanno chiuso in direzioni sparse, con Milano a guadagnare appena lo 0,12% a 29.376 punti. Il differenziale riparte da 175 punti base, con il rendimento decennale italiano al 4,24%.

Le quotazioni delle Borse e l’andamento dello spread in tempo reale

1.21 – Tokyo, apertura in calo (-0,49%)

La Borsa di Tokyo avvia la seduta in calo, appesantita dalla fase di rafforzamento dello yen sulle principali valute e malgrado il rialzo degli indici azionari statunitensi. In apertura il listino di riferimento Nikkei cede lo 0,49% a quota 33.244,43, con una perdita di 163 punti. Le aspettative di una pausa alla stretta monetaria da parte della Federal Reserve forniscono supporto alla divisa nipponica, al cambio con il dollaro a un livello di 147,20 e sull’euro a 161,90.

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