Expo 2030, cosa c’è dietro il flop della candidatura di Roma

Il flop della candidatura di Roma a Expo 2030 brucia. L’obiettivo dell’Italia alla vigilia, con oltre 50 voti sicuri sulla carta, era arrivare almeno al ballottaggio contro la favorita Riad. Per questo quei 17 voti, di fronte ai 29 ottenuti dalla sudcoreana Bausan e i 119 dell’Arabia Saudita sono uno schiaffo. Nemmeno le “amiche” Albania e Tunisia, che con il governo Meloni hanno stretto accordi sull’immigrazione, hanno appoggiato Roma. E altri Paesi come la Bosnia, come scrive Repubblica, hanno cambiato idea all’ultimo momento. Più dei datteri e dei cioccolatini serviti su vassoi d’argento offerti da Riad al Bureau international des Expositions e della potenza di un testimonial come Ronaldo – contro le “azzurre” Bebe Vio, Sabrina Impacciatore e la moglie di Sting Trudie Styler – avrebbe pesato la scelta di Israele di votare per l’Italia. Una mossa arrivata all’ultimo che può aver spinto al boicottaggio di Paesi critici nei confronti di Tel Aviv e della guerra a Gaza. «Fino all’ultimo, né a noi né ai coreani risultavano numeri di questa portata, quindi anche sull’ultimo miglio qualcosa deve essere successo», ha commentato l’ambasciatore Giampiero Massolo,  presidente del comitato promotore.

Expo 2030, cosa c'è dietro il flop della candidatura di Roma
L’ambasciatore Giampiero Massolo (Imagoeconomica).

L’appello inascoltato di Borrell e lo strappo della Francia

E dire che lo scorso marzo l’Alto Rappresentante per gli affari esteri dell’Ue Josep Borrell aveva promesso di impegnarsi a mobilitare le delegazioni europee per sostenere Roma. I Ventisette evidentemente non hanno ascoltato l’appello. La prima a sfilarsi era stata la Francia con Emmanuel Macron che già a luglio, in occasione di una visita di Mohammed Bin Salman a Parigi, aveva garantito a Riad il suo voto. Come ha ricostruito il Corriere, lo strappo di Macron aveva irritato e non poco Roma. E anche la giustificazione dell’Eliseo, quell’ «abbiamo detto sì ai sauditi perché sono stati i primi e finora gli unici a chiedere il nostro voto» non era stata sufficiente a calmare le acque. Nei mesi successivi Parigi aveva cercato di ammorbidire la sua posizione, garantendo l’appoggio a Riad ma solo al primo turno e non in un eventuale ballottaggio. Ballottaggio, che come si è visto, non è stato raggiunto. Poco è servito anche l’appoggio della sindaca di Parigi Anne Hidalgo, socialista e dunque ‘avversaria’ di Macron, dovuto anche al gemellaggio tra la Ville Lumière e la Città eterna.

 

 

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