Un uomo di 50 anni originario di Castellamare di Stabia e residente a Salerno è indagato a Cremona per aver insegnato in un istituto scolastico senza averne i requisiti. Nello specifico, inquadrato come docente supplente, il falso maestro ha insegnato in una scuola elementare. Secondo i primi accertamenti della Polizia di Stato, avrebbe stipulato un contratto di insegnamento a tempo determinato svolgendo la professione per cinque mesi.
La scoperta e gli errori ortografici
Il dirigente della scuola, commentando la vicenda, ha affermato: «Gli errori ortografici banali e la difficoltà anche a livello di comunicazione orale mi avevano insospettito. Avevo notato delle criticità palesi e ho agito di conseguenza». L’indagine della Squadra Mobile è iniziata da una segnalazione del gennaio 2023 inviata dalla dirigenza dell’istituto, che metteva in dubbio l’effettiva regolarità del diploma presentato online in sede di domanda per l’accesso alla graduatoria provinciale territoriale di Cremona, nel quale il finto docente dichiarava di essere in possesso del diploma magistrale, in realtà mai ottenuto. Le accuse di cui dovrà rispondere sono esercizio abusivo della professione, falsità materiale e truffa ai danni dello Stato.
Cosa non è andato a buon fine nella gestione della telefonata del duo di comici russi, Vovan e Lexus, che ha avuto successo nel mettersi in contatto con Giorgia Meloni spacciandosi per un alto diplomatico dell’Unione Africana tramite le linee di Palazzo Chigi? Chi lavora a stretto contatto con gli apparati di sicurezza nazionale si sta arrovellando dalla giornata di Ognissanti per capire come ciò possa essere successo. Si parla di una falla securitaria a tutto campo che riguarda, da vicino, le comunicazioni interne al governo. E al contempo di un fallimento di intelligence, dato che laddove il ruolo dei Servizi segreti è difendere il nocciolo duro degli arcana imperii, essi sono stati messi a dura prova, potenzialmente, dall’incursione russa.
Francesco Maria Talò (Imagoeconomica).
Gli ambasciatori Talò e Bertoni sono i primi nomi finiti nel mirino
L’ambasciatore Francesco Maria Talò, consigliere diplomatico di Meloni, è quello su cui sono confluite le maggiori critiche, ma la realtà suggerisce un complesso “buco” nella comunicazione tra diversi uffici. Chi si occupa di questioni inerenti alla sicurezza nazionale fa notare, infatti, che il blackout è avvenuto su più piani. In primo luogo, c’è sicuramente la problematica dell’ufficio del consigliere diplomatico che non avrebbe vagliato attentamente il sistema di chiamate in entrata verificando con l’ufficio italiano a Addis Abeba, sede dell’Unione Africana, a cui come rappresentante italiano opera l’ambasciatore Alberto Bertoni, l’esistenza della volontà di un contatto con Meloni.
Alberto Bertoni.
Deodato gestisce le attività di Comsec per la premier
In secondo luogo, c’è un tema strettamente tecnico: le comunicazioni riservate degli uffici ministeriali sono governati da un centro di Communication Security (Comsec), nel quale sono impegnati dispositivi crittografici per attività di telecomunicazioni. A Palazzo Chigi il Centro comunicazioni riservate distaccato presso l’ufficio del segretario generale della presidenza del Consiglio Carlo Deodato gestisce le attività di Comsec per la premier.
Carlo Deodato (Imagoeconomica).
Serviva un controllo incrociato: problema di comunicazione
Quindi, terzo punto, si evidenzia l’esistenza di una profonda lacuna legata all’assenza di dialogo tra componenti della macchina dei dipartimenti. Un controllo incrociato avrebbe potuto permettere uno scambio informativo, ma la mancanza legata al fattore umano e all’assenza di comunicazione ha creato il patatrac. E gli esperti in materia sottolineano come nella chiamata strappata a Meloni non ci fossero aspetti formalmente “classificati“, e che comunque nel settore è buona norma di sicurezza (per il principio della “maggiore precauzione”) verificare sempre l’identità gli interlocutori.
Mancato controspionaggio per sventare potenziali minacce
Se il primo punto compete, principalmente, l’apparato del consigliere diplomatico, sicuramente il secondo e il terzo piano hanno direttamente a che fare con il ruolo di coordinamento e controllo dei Servizi segreti. Del resto, è lo stesso portale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) presieduto dall’ambasciatrice Elisabetta Belloni a prescrivere i protocolli per certificare a prova di intrusione i centri Comsec del governo, diretta emanazione dell’intelligence nazionale. Al comparto interno (Aisi) e a quello esterno (Aise) dell’intelligence è dato compito, tra le altre cose, di operare la dovuta manovra di controspionaggio e assicurare che non si producano, potenzialmente, minacce alla sicurezza nazionale. Da oltre un anno il Comparto parla di «minacce ibride» russe: si è pensato a operare una protezione delle linee di comunicazione Comsec di Palazzo Chigi da eventuali intrusioni? Si è proceduto a una raccolta informativa sui possibili soggetti malevoli russi (difficile scindere Vovan e Lexus, sostanzialmente, dall’intelligence russa, almeno nel metodo) e sulle loro azioni potenziali? Si è proceduto allo scambio di informazioni tra settori del comparto su queste possibili intrusioni?
Adolfo Urso con Elisabetta Belloni (Imagoeconomica).
Senza coordinamento politico la struttura è vulnerabile
Il fallimento rischia di non essere tanto quello degli operativi, quanto delle strutture di coordinamento chiamate a far sintesi di tali minacce e di trasformarle in linee guida operative. A cui sono ascrivibili sicuramente il Dis guidato da Belloni, ma anche la presidenza del Consiglio (da Deodato a Meloni) nel suo insieme. In democrazia l’intelligence può avere capacità e operatività, ma non decide da sola: può essere la ghiandola pineale del sistema, regolare il ritmo sonno/veglia di uno Stato, ma non essere l’unico metro della lucidità di un apparato. E senza coordinamento politico una struttura è complessivamente permeabile. Non sappiamo se sia mancato il materiale informativo su possibile falle securitarie di questo tipo. Sappiamo che è mancato il coordinamento: e ascrivere le responsabilità alla sola struttura di Talò è, in quest’ottica, certamente riduttivo.
Un precedente pericoloso: chiunque può penetrare il nostro sistema
A preoccupare gli addetti ai lavori più che quanto detto da Meloni è il precedente che si è venuto a creare, oltre al problema di sicurezza nazionale che potenzialmente l’episodio espone. Emerge che chi ha metodo, cultura e risorse non solo può pensare di penetrare il nostro sistema, ma lo fa senza problemi. Le parole di un capo di governo possono influenzare le Borse, creare imbarazzi e incidenti diplomatici, compromettere il clima di fiducia tra alleati in una campagna militare. Pensare che un comico, ancorché all’interno di uno scenario di “guerra asimmetrica“- cioè che si combatte con le armi più disparate, inclusa la comunicazione – sia riuscito nell’impresa di creare un caso del genere deve fare riflettere e soprattutto far predisporre le opportune azioni per evitare che certe cose possano ripetersi e con conseguenze peggiori. Lo scherzo potrebbe, dunque, aver permesso di capire dove sono gli errori. E tra gli addetti alla sicurezza nazionale una cosa è certa: l’incidente non può ripetersi e la comunicazione deve essere ripristinata nella sua forma più efficiente.
Il Senato americano ha nominato l’ammiraglio Lisa Franchetti come comandante delle operazioni navali della Marina militare degli Stati Uniti. È la prima volta che una donna viene proposta come capo di un ramo del servizio militare del Pentagono. Anche la Guardia Costiera degli Usa è guidata da una donna, l’ammiraglio Linda Fagan, ma quel ramo rientra nel dipartimento per la Sicurezza Nazionale.
Voluta da Joe Biden, è stata votata da 95 senatori su 96
La sua nomina è stata voluta dal presidente Joe Biden. Il repubblicano dell’Alabama Tommy Tuberville è stato l’unico contrario dei 96 senatori che hanno partecipato alla votazione di Franchetti. Da mesi i conservatori tentano di ostacolare le nomine e le promozioni di circa 400 militari, in protesta contro la decisione del dipartimento della Difesa di farsi carico delle spese di viaggio e del congedo delle dipendenti che devono cambiare Stato per interrompere una gravidanza, a causa dell’eliminazione di tale diritto a livello federale da parte della Corte Suprema.
Lisa Franchetti a capo della sesta flotta navale americana a Napoli (U.S Navy).
È stata comandante della sesta flotta navale americana a Napoli
Lisa Franchetti, 59 anni, di discendenze italoamericane ma nata a Rochester nello Stato di New York, ha svolto 38 anni di servizio nel corpo militare. Ha conseguito un master in giornalismo alla Northwestern University nell’Illinois, dove è entrata a fare parte del corpo di addestramento degli ufficiali della riserva navale, diventando ufficiale della Us Navy nel 1985. Da lì ha ottenuto vari incarichi: comandante di unità navale da combattimento, di gruppo d’attacco di portaerei e di flotta. È l’ex comandate della flotta navale in Corea del Sud e della sestaflotta delle forze navali statunitensi che ha base a Napoli. Ha lasciato il comando nel 2020 dopo aver gestito l’inizio della pandemia Covid-19 in Italia, che ha coinvolto l’intera comunità militare Usa. Franchetti è anche la seconda donna ad essere stata promossa ammiraglio a quattro stelle. Anche per questo, il presidente della commissione per i servizi armati del Senato Jack Reed l’ha definita una «pioniera» nel suo campo.
Con lo sciopero in corso a Hollywood, dove gli attori hanno fermato i lavori da oltre 100 giorni, è lecito attendersi uno slittamento nell’uscita di serie tivù e film. Durante un incontro con la stampa a New York, il capo di HBO Casey Bloys ha però fornito interessanti novità sulle produzioni di maggior successo. Spicca House of the Dragon 2, prequel de Il Trono di Spade uscito nel 2022. La seconda stagione andrà in onda all’inizio dell’estate 2024, in quanto le riprese sono andate avanti nonostante la protesta negli States potendo contare su un cast britannico. Gli script inoltre erano pronti già nella primavera 2023, pertanto non hanno subito ritardi con lo sciopero degli sceneggiatori iniziato il 2 maggio. La serie è distribuita in Italia da Sky.
House of the Dragon 2, trama e cast della seconda stagione
In occasione dell’incontro con la stampa, HBO ha mostrato ai giornalisti americani anche il primo trailer di House of the Dragon 2, il cui contenuto rimane però segreto poiché sotto embargo. Basata sul romanzo Fuoco e Sangue di George Martin, la serie segue le vicende all’interno della famiglia Targaryen, antenati di Daenerys che vissero 200 anni prima degli eventi narrati ne Il Trono di Spade. Il titolo del primo episodio, Un figlio per un figlio, fornirebbe, secondo gli insider statunitensi, importanti anticipazioni sulla trama da cui ripartirà la nuova stagione. L’ultima puntata della prima, infatti, terminava con l’assassinio di Lucerys (Elliot Grihault), figlio di Rhaenyra (Emma D’Arcy) per mano del principe Aemond (Ewan Mitchell) e del suo drago Vhagar. Sembra dunque che gli eventi riprenderanno proprio dalla vendetta annunciata dalla regina destituita e dal suo consorte Daemon (Matt Smith).
La premiere di House of the Dragon (Getty Images).
Nel cast di House of the Dragon 2, oltre a Smith e D’Arcy, torneranno anche diversi volti noti della prima stagione. Si rivedranno infatti Olivia Cooke nei panni di Alicent Hightower, Eve Best in quelli di Rhaenys e Tom Glynn-Carney, che riprenderà il ruolo di Aegon II. Fabien Frankel sarà di nuovo Sir Criston Cole, mentre Rhys Ifans tornerà a interpretare Sir Otto Hightower. Intanto, come ha sottolineato Francesca Orsi, Drama Chief di HBO, a Deadline, la seconda stagione vanterà solo otto episodi, due in meno della prima. «Ci è sembrato più urgente per l’arco narrativo dei personaggi comprimere la storia», ha spiegato ai media Usa. «Siamo così consapevoli di arrivare prima alla terza stagione».
Da The White Lotus 3 al prequel di It, le serie rimandate al 2025
Se House of the Dragon 2 non ha risentito dello sciopero in corso a Hollywood, lo stesso non più dirsi per altre grandi produzioni HBO. Slitterà al 2025 infatti l’altro spin off de Il Trono di Spade, A Knight of the Seven Kingdoms: The Hedge Knight, le cui riprese non inizieranno prima della primavera 2024. In contemporanea, Pedro Pascal e Bella Ramsey dovrebbero tornare sul set di The Last of Us per interpretare nuovamente Joel Miller e la giovane Ellie. L’uscita della seconda stagione, che adatterà gli eventi del videogame The Last of Us – Parte II, è prevista per il 2025. La protesta degli attori ha fatto saltare anche l’uscita di The White Lotus 3ed Euphoria 3, che non arriveranno prima del 2025 inoltrato. Nella stessa finestra temporale si inserirà anche Welcome to Derry, serie prequel di It, che doveva inizialmente uscire per Halloween 2024.
Pedro Pascal e Bella Ramsey nel poster di The Last of Us (HBO, Facebook).
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust) ha inviato ai Comuni di Roma, Milano e Napoli «una segnalazione sulle criticità riscontrate nell’erogazione del servizio taxi a danno degli utenti, in termini di qualità ed efficienza del servizio reso». E ha sollecitato i tre Comuni ad adeguare il numero delle licenze alla domanda. Dalle risposte dei Comuni alle richieste di informazioni inviate dall’Antitrust sarebbe emersa «una diffusa e strutturale inadeguatezza del numero delle licenze attive» che ha generato «un numero molto elevato di richieste inevase e di tempi eccessivamente lunghi di attesa», si legge in una nota.
Aveva ideato un sistema di evasione costituendo una ditta individuale con il solo scopo di emettere fatture false, per circa un milione di euro. Per questo un imprenditore di Racconigi (in provincia di Cuneo), operante nel settore della carpenteria metalmeccanica, è stato raggiunto da una misura cautelare di arresti domiciliari e da un decreto di sequestro preventivo per un valore di circa 200 mila euro.
Le società beneficiarie della frode costrette a pagare circa 700 mila euro all’erario
Le indagini sono state svolte dai finanzieri della tenenza di Fossano attraverso accertamenti tecnici e bancari, analisi e ricostruzione della documentazione contabile e amministrativa. L’ideatore della frode emetteva false fatture relative a prestazioni lavorative verso altri imprenditori che pagavano. Il denaro così ricevuto veniva poi restituito sotto banco agli imprenditori compiacenti. Tale condotta permetteva sia all’imprenditore di Racconigi che alle imprese destinatarie delle false fatture di ottenere un vantaggio fiscale: per il primo quello di trarre profitto illecito in misura pari all’imposta sul valore aggiunto (Iva), per i secondi di contabilizzare costi fittizi, abbattendo l’imponibile. Gli amministratori della società beneficiarie della frode, posti di fronte alle risultanze delle indagini, hanno ammesso la propria responsabilità e hanno provveduto a pagare i loro debiti all’erario per circa 700 mila euro.
«Prendiamo atto ancora una volta dell’assoluta mancanza di rispetto e dell’arroganza del vescovoLigorio che ha celebrato la messa nella chiesa della Trinità». Comincia così il messaggio della famiglia Claps diffuso da Gildo, fratello di Elisa, dopo la celebrazione della prima funzione nel luogo di culto riaperto il 24 agosto a seguito di lavori di restauro durati anni. Si tratta, com’è tristemente noto, della chiesa nel cui sottotetto fu ritrovato, nel 2010, il cadavere di Elisa Claps, la studentessa di 16 anni scomparsa il 12 settembre 1993.
La famiglia di Elisa Claps contro il vescovo di Potenza
«In un momento in cui milioni di persone seguendo la fiction», le cui ultime due puntate sono in programma su Rai 1 martedì 7 novembre, «hanno preso consapevolezza di quanto quella chiesa sia irrimediabilmente macchiata dal sangue e dalle menzogne che tra quelle mura si sono consumate, anziché il silenzio, come aveva peraltro indicato Papa Francesco, la Curia potentina sceglie ancora una volta la rimozione di quanto accaduto».
Elisa Claps (Facebook).
E ancora la famiglia Claps.: «Una preghiera la rivolgo io a quanti entreranno ad ascoltare le funzioni religiose: fermatevi a leggere la targa che celebra le virtù di Don Mimi Sabia e respirate a fondo il messaggio ipocrita che risuona in quella chiesa».
Una serie di locandine con i volti degli israeliani rapiti il 7 ottobre 2023 da Hamas sono comparse in vari punti di Napoli e quasi immediatamente vandalizzate con i volti cancellati, coperti da pennarelli neri o strappati. Le locandine con la scritta in grande “Rapito” sono state attaccate a pali della luce e a cabine telefoniche anche in pieno centro. Nella maggior parte dei manifesti appaiono foto di anziani e di bambini.
Sui manifesti volto ed età dei rapiti, poi una scritta: «Aiutaci a portarli a casa vivi»
Sui manifesti si legge: «Il 7 ottobre quasi 200 civili israeliani innocenti sono stati rapiti e portati nella Striscia di Gaza. La loro posizione rimane sconosciuta. Più di 3 mila donne, uomini e bambini, di età compresa tra i tre mesi e gli 85 anni, sono stati feriti, uccisi, picchiati, violentati e separati brutalmente dai loro cari da Hamas». Sotto la scritta e il volto del rapito, il suo nome e l’età. E ancora, nei fogli attaccati in giro per la città si trova anche l’invito a scattare una foto al manifesto e a condividerla. A fianco un Qr-code che illustra nei dettagli le ragioni dell’iniziativa. «Aiutarci per favore a portarli a casa vivi», la conclusione del messaggio e la sigla KidnappedFromIsrael.
È avvenuta nelle prime ore del mattino di venerdì 3 novembre, la rapina durante la quale due uomini, di cui uno armato di pistola, hanno fatto irruzione in un ufficio postale in via di Grottarossa, a Roma. Una volta portato a segno il colpo, i rapinatori sono scappati con un bottino tra i 100 e 200 mila euro.
Sottratto il denaro dal caveau e dallo sportello atm
Secondo quanto ricostruito, erano circa le 8 quando, una volta immobilizzati clienti e dipendenti, i due sono riusciti a sottrarre i soldi nel caveau e nello sportello atm. I rapinatori sono poi fuggiti a bordo di un’auto. Sul posto è intervenuta la polizia che sta indagando per risalire ai responsabili.
Sale a cinque il bilancio dei morti per il maltempo che ha colpito la Toscana nella serata di giovedì 2 novembre 2023. Alle tre vittime, già rese note nel corso delle prime ore dell’emergenza, si sono aggiunte altre due persone, finite nel rio affluente del Vincio dopo il crollo di un ponte.
Le prime tre vittime sono anziani in cerca d’aiuto
In base a quanto fin qui emerso, le vittime sono nella maggior part dei casi persone anziane che non hanno avuto tempestività nel mettersi al sicuro. È questo il caso di Alfio Ciolini, un uomo di 85 anni morto nella sua casa di Montemurlo dopo che il torrente Bagnolo è esondato e ha travolto la sua abitazione. Stando alle ricostruzioni, Ciolini non avrebbe fatto in tempo a raggiungere i piani superiori mentre il livello dell’acqua saliva.
Immagini devastanti. Sono quelle del sopralluogo sopra le aree colpite di Campi Bisenzio, Prato e Quarrata. Ma il nostro sistema regionale ha risposto con grande determinazione. Abbiamo un grande cuore e forza e ricostruiremo quello che abbiamo perso. #Toscana forza! pic.twitter.com/b00zJbcIPW
Stesso triste destino è toccato a un altro anziano ospite di una Rsa di Rosignano. Il piano terra della struttura si era allagato e i vigili del fuoco stavano cercando di trasferire le persone presenti nella struttura. Una corsa contro il tempo che non gli avrebbe lasciato scampo. Sul caso è intervenuto il sindaco Rosignano Marittimo, Daniele Donati, che ha precisato come ancora non sia possibile stabilire se l’anziano sia morto per motivi diretti dell’allagamento o per cause naturali. Al momento dell’intervento dei vigili del fuoco, infatti, sembrerebbe che nella struttura ci fossero circa 20 centimetri di acqua. Le altre persone ospitate dalla Rsa sono state in seguito trasportate in una struttura in provincia di Livorno.
Maltempo in Toscana (X)
La terza vittima del maltempo in Toscana è anch’essa una persona anziana. Si tratta di una donna di 84 anni di Montemurlo che avrebbe avuto un malore mentre cercava di far uscire l’acqua dalla sua abitazione.
Due coniugi trascinati via dall’acqua
Tra le vittime, infine, una coppia di Lamporecchio, di 60 e 70 anni, che viaggiava in macchina in zona San Pantaleo. Qui è crollato un piccolo ponte e i due sono finiti con la vettura nel rio affluente del Vincio. Il ritrovamento, da parte dei vigili del fuoco, è avvenuto intorno alle 2 di notte del 3 novembre.
Il fratello di Saman Abbas, 18enne di Novellara uccisa dalla famiglia dopo essersi ribellata a un matrimonio combinato, ha parlato durante l’udienza in Corte d’Assise a Reggio Emilia. Il processo è ancora in corso e, rispondendo alle domande dell’avvocato Liborio Cataliotti, difensore dello zio Danish Hasnain, il giovane ha raccontato la telefonata avvenuta tra il padre, fuggito in Pakistan, e lo zio, rimasto in Italia.
Lo zio di Saman Abbas: «Adesso noi scappiamo»
La telefonata in questione avvenne i primi giorni di maggio 2021, dopo la scomparsa della 18enne e in seguito a una perquisizione, con il sequestro dei telefoni. Il giovane, non iscritto nella lista degli indagati, ha spiegato: «Mio zio disse: “Adesso noi scappiamo, perché ci hanno preso i telefoni, si sono accorti”. Ma papà disse: “Dovete stare lì, perché altrimenti penseranno che è davvero successo qualcosa”. Ma mio zio rispose: “Non possiamo stare qui, tu sei scappato in Pakistan, non hai problemi. Se prendono qualcuno, prendono noi”».
Il tentativo di fuga e l’arresto nei mesi successivi
Dopo quella telefonata il fratello di Saman partì insieme allo zio, prima in bicicletta verso Gonzaga, poi in treno per Modena, successivamente per Como, dove i due passarono la notte a casa di un conoscente. Il viaggio continuò per Imperia e poi si ritrovarono anche con i due cugini imputati. I ragazzi furono controllati e il fratello della 18enne, all’epoca minorenne, fu portato in questura e poi trasferito in una comunità. Lo zio invece riuscì a lasciare l’Italia insieme ai cugini, ma i tre furono arrestati nei mesi successivi tra Francia e Spagna.
Centinaia di fake news sulla home page di Msn, il browser web di Microsoft. Uno dei siti più frequentati al mondo, nonché fonte di notizie per milioni di persone, è finito nel mirino della critica per l’ormai scarsa attendibilità degli articoli. È colpa dell’intelligenza artificiale, con cui l’azienda ha deciso di sostituire gran parte dei suoi dipendenti nell’ottica di un’automazione sempre più efficiente del lavoro. L’IA non sarebbe infatti in grado di identificare le fonti affidabili, generando spesso news con informazioni non verificate. Un caso che solleva sempre più dubbi sul ruolo dei software nelle grandi aziende e nel mondo del giornalismo. Secondo quanto riporta la Cnn, Microsoft si è già messa all’opera per «indagare sulla causa dei contenuti inappropriati» ed evitare che «gli errori si ripetano in futuro».
Microsoft, il caso del sondaggio con un articolo del Guardian
Le preoccupazioni e le tensioni sull’uso dell’intelligenza artificiale da parte di Microsoft sono aumentate in maniera esponenziale martedì 31 ottobre, dopo che Msn ha condiviso un articolo di cronaca nera uscito sul Guardian. Per alimentare la copertura, la società di Redmond ha stretto accordi con varie testate, tra cui il quotidiano britannico e la Cnn, che consentono di ripubblicare alcuni articoli in cambio di una quota delle entrate pubblicitarie. Microsoft, grazie all’IA, ha pertanto condiviso su Msn la notizia della morte di Lilie James, 21enne deceduta in Australia per le gravi ferite alla testa. L’algoritmo ha però pensato di unire all’articolo un sondaggio, chiedendo al lettore di indovinare le cause della morte. «Omicidio, incidente o suicidio: a cosa pensi sia dovuto il decesso?».
Il sondaggio di Msn sulla morte di James (Screenshot, X).
Immediata la reazione da parte del Guardian, il cui amministratore delegato Anna Bateson ha scritto una lettera a Brad Smith, presidente di Microsoft. «Il sondaggio rappresenta un’applicazione profondamente preoccupante dell’IA», ha spiegato il quotidiano britannico. «È angosciante per la famiglia della ragazza, oltre che dannosa per la community e la reputazione del Guardian nel mondo». Attribuendo all’azienda fondata da Bill Gates l’intera responsabilità dell’accaduto, Bateson ha sottolineato come l’incidente sia esattamente «il tipo di problema contro cui abbiamo messo in guardia già in passato». Un portavoce di Microsoft ha detto che la società ha già provveduto a disabilitare i sondaggi in correlazione agli articoli su Msn in attesa di identificare le ragioni che hanno portato all’errore.
Da Biden addormentato al cestista Nba inutile, gli strafalcioni dell’IA su Msn
L’incidente dell’articolo del Guardian su Msn non rappresenta però un caso isolato. La Cnn ha elencato una serie di fake news comparse sul browser di Microsoft a partire dall’estate 2023. Nel mese di agosto infatti comparve la notizia in cui si affermava che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si era addormentato nel corso del minuto di silenzio per le vittime di Maui. Il mese successivo l’intelligenza artificiale di Microsoft ha poi annunciato la morte di Brandon Hunter, ex star dell’Nba, parlando di un «atleta inutile di 42 anni». A ottobre l’IA ha persino diramato la notizia del tutto infondata del decesso di Dean Preston, avvocato e politico di San Francisco. Cosa porta però gli algoritmi a pubblicare così tante fake news? Secondo la Cnn, i software non sarebbero in grado di individuare le fonti affidabili in Rete, utilizzando anche siti pirata e non verificando le loro storie.
La morte del cestista Brandon Hunter su Msn (Screenshot, X).
Prosegue il lavoro della commissione d’inchiesta, presieduta dal giudice Heather Hallett, sulla gestione della pandemia da parte del governo britannico nel 2020. L’allora primo ministro Boris Johnson, in piena emergenza, chiese agli scienziati Chris Whitty e Patrick Vallance se il Covid potesse essere sconfitto soffiando nel naso con un “asciugacapelli”, come riportato dal Guardian. Johnson aveva fatto circolare su YouTube un video, poi cancellato, di un uomo che utilizzava un dispositivo proprio con quello scopo.
Johnson e la strategia del “gatto morto”
Secondo Dominic Cummings, l’ex consigliere senior del primo ministro britannico, Johnson gli aveva anche chiesto di trovare un “gatto morto” per far sparire la pandemia di coronavirus dalle prime pagine dei giornali, perché ne era “stufo”. Il “gatto morto”, o deadcatting, è una sorta di strategia che fa circolare affermazioni particolarmente scioccanti per distogliere l’attenzione da una storia indesiderata.
L’ex stella del Milan Ruud Gullit è stato denunciato dai figli per mancato mantenimento. I ragazzi, Quincy Georges e CheyenneDil, rispettivamente di 32 e 29 anni e nati dalla relazione del calciatore con la sua ex moglie Cristina Pensa, hanno accusato il padre di non corrispondere loro denaro da circa sei anni. Stando alla denuncia presentata alla procura di Vibo Valentia il 31 ottobre 2023, si tratterebbe di un debito totale di 500 mila euro.
Dopo la separazione doveva corrispondere un assegno mensile di 8 milioni di lire
A seguito della separazione dei genitori, avvenuta nel 2000, i figli erano stati affidati dal giudice alla madre, con l’ex calciatore chiamato a corrispondere un assegno di mantenimento di mensile di 8 milioni di lire dell’epoca. Il divorzio, chiesto e ottenuto da Ruud Gullit, c’è stato solo nel 2017. In quel caso il processo era stato avviato a Londra e si era concluso a Milano, nella nona sezione civile del Tribunale.
Ruud Gullit con la maglia del Milan (Getty Images).
Nel passaggio da Londra a Milano, la sentenza aveva subito delle modifiche. I giudici meneghini, il 24 maggio 2010, avevano disposto che Ruud Gullit corrispondesse all’ex moglie la cifra di 7.200 euro al mese per il mantenimento dei figli. Questi soldi, tuttavia, non sarebbero mai stati corrisposti dall’ex calciatore olandese, malgrado nel 2017 abbia sottoscritto un accordo per regolare il debito pregresso con Cristina Pensa.
I figli: «Nostro padre si è completamente sottratto a ogni obbligo»
Nella querela presentata a Vibo Valentia si legge la versione dei figli di Gullit, Quincy Georges e Cheyenne Dil: «Nostro padre, oltre a disinteressarsicompletamentedi noi sotto il profilo economico, ha interrotto ogni rapporto con noi da molti anni, arrivando addirittura a non rispondere neppure a dei messaggi di auguri per le festività». Queste motivazioni avrebbero spinto i ragazzi a segnalare la situazione, «invocando un immediato intervento da parte delle Autorità». E ancora: «Nostro padre si è completamente sottratto a ogni obbligo conseguente alla natura del suo ruolo genitoriale, sia sotto il profilo materiale che morale. Ciò senza rivolgersi a un giudice al fine di rideterminare l’eventuale importo dell’assegno e pur versando nelle condizioni economiche per poter adempiere».
La Guardia di finanza di Torino ha eseguito 13 arresti in Piemonte, Veneto e Puglia, smantellando così due gruppi che gestivano un traffico di hashish. Si tratta di 13 stranieri di origine marocchina.
L’ipotesi di un’articolazione territoriale facente parte di un’organizzazione operante in Spagna
Al vertice della prima organizzazione c’era un 44enne, che aveva la propria base logistica a Torino e operava nel Torinese, dove aveva dislocato dei depositi, nel capoluogo e a Piossasco, che utilizzava per i traffici illeciti. L’uomo aveva contatti anche in Friuli e un deposito a Pordenone. Il sodalizio vantava anche ramificazioni in Veneto, nelle province di Venezia e Treviso. Il secondo gruppo invece era guidato da un 48enne marocchino e da altre due persone. Anche quest’organizzazione era radicata sul territorio torinese e aveva collegamenti in Lombardia nelle province di Milano e Varese e in Toscana nella provincia di Pisa. Secondo le ipotesi investigative, si tratterebbe di un’articolazione territoriale dotata di una sua autonomia operativa e assai strutturata che fa parte di una ben più ampia organizzazione transnazionale operante in Spagna.
Sequestrati quasi 500 chili di hashish
I due gruppi si approvvigionavano in particolare dal Nord Africa, introducendo la droga in Italia dalla Spagna. Nel corso delle investigazioni, da gennaio ad aprile 2022, in provincia di Torino sono stati sequestrati circa 460 chili di hashish, oltre a circa 500 grammi di cocaina e a un chilogrammo di marijuana. I finanzieri hanno individuato altri due depositi di stoccaggio della droga, all’interno di box situati nell’ambito di complessi residenziali. Uno si trovava a Leinì, nella disponibilità del secondo gruppo, dove erano custoditi 223 chilogrammi di hashish, già confezionati e pronti per l’immissione sul mercato illecito. L’altro è stato scovato dal cane antidroga Jakora, dove sono stati trovati e sequestrati 163 chilogrammi di hashish, dal valore di 11 milioni di euro.
Cresce giorno dopo giorno il sentimento che lega Belen Rodriguez ed Elio Lorenzoni, che appaiono oggi innamorati più che mai. La coppia è stata anche paparazzata mentre esplorava la nuova dimora di Milano della famosa showgirl, un segnale che i due starebbero già pensando all’inizio di una possibile convivenza nel breve termine. Lei, nel frattempo, non si nasconde più dai paparazzi né tanto meno dai fan, ai quali ha di recente voluto regalare via social un piccolo retroscena sulla sua attuale relazione.
Belen su Elio Lorenzoni: «Lo conosco da 12 anni, eravamo amici»
Nonostante non fosse più un segreto da tempo, Belen Rodriguez ha confermato di conoscere il suo attuale fidanzato da ormai molto tempo. Il loro dunque non sarebbe stato un colpo di fulmine, quanto piuttosto un sentimento emerso all’interno della coppia con il passare degli anni. La showgirl argentina ha precisato di conoscere l’imprenditore bresciano da oltre un decennio, anche se inizialmente i loro rapporti erano ben diversi. Rispondendo a un commento di un suo follower sotto il suo ultimo post Instagram, ha raccontato: «Diciamo che lo conosco da tanto tempo, ben 12 anni, ma non è mai successo nulla tra noi. Lo vedevo come un amico, anche se da subito gli volevo molto bene, perché è una persona straordinaria». I due stanno insieme in forma stabile da cinque mesi, ciò vuol dire che la loro storia d’amore è ufficialmente iniziata a giugno 2023, quando Belen Rodriguez stava ancora raccogliendo i cocci del crac sentimentale con Stefano De Martino. Sembra inoltre che con Elio il passaggio dall’amicizia all’amore sia stato un processo automatico: «Parti da un grande affetto. Quando c’è una bella amicizia, l’amore nasce in modo naturale».
Tutto procede a gonfie vele, dunque, con Belen Rodriguez che, come riporta in anteprima il settimanale Chi, sarebbe pronta a cambiare casa. L’ex conduttrice de Le Iene starebbe per andare a vivere in una nuova abitazione a Milano, centralissima e vicina alla residenza della sorella Cecilia. Insieme a lei, probabilmente, anche lo stesso Lorenzoni.
Proroga di sei mesi del lavoro agile per i lavoratori fragili e i genitori di under 14, sia nel privato che nella pubblica amministrazione. Si tratta del contenuto dei due emendamenti al Dl Proroghe Fiscali, presentati dal M5S e dal Pd, e già dichiarati ammissibili in commissione Finanze del Senato. La norma utilizzata è la stessa con la quale è stato esteso il diritto allo smart working per queste due categorie di lavoratori fino al 31 dicembre di quest’anno, l’art.8 Dl 29 settembre 2023 n.132. Prevista per il 7 novembre la conversione in legge.
Le condizioni per i genitori con figli under 14
Il diritto allo smart working è tuttavia subordinato dal legislatore a due condizioni: il lavoro agile deve essere compatibile con le caratteristiche della prestazione svolta dal dipendente; inoltre, nel nucleo familiare, l’altro genitore non deve beneficiare di strumenti di sostegno al reddito per sospensione o cessazione dell’attività lavorativa.
Le risorse necessarie
Secondo il primo firmatario dell’emendamento, Orfeo Mazzella (M5S), che prevede la proroga al 30 giugno per i lavoratori fragili, del pubblico e del privato, le risorse necessarie stimate consistono in 3,3 milioni di euro. «In un’intervista il professor Mariano Corso, direttore dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano ha affermato che è un errore considerare smart working il lavoro da casa, e che è sbagliato anche continuare a proporre e ad approvare proroghe del diritto di lavorare a distanza per i fragili» ha dichiarato Mazzella, secondo il quale si tratta di un’estensione che dovrebbe essere strutturale e non limitata al Covid. Per Antonio Nicita (Pd) che ha presentato l’emendamento per la proroga al 30 giugno per i genitori di under 14 solo per il settore privato, non prevede copertura finanziaria, in quanto non necessaria.
Angelina Jolie, da sempre attenta alle tematiche umanitarie, è scesa in campo per abbracciare la causa palestinese. Con un post pubblicato su Instagram, ha accusato i leader mondiali di essere complici dei crimini perpetrati all’interno della Striscia di Gaza e di non aver agito per imporre un cessate il fuoco nella guerra tra Israele e Hamas.
L’attrice sui social: «Il mondo guarda»
A corredo di una foto che ritrae il campo profughi di Jabalia, a Gaza, l’attrice inviata speciale dell’Onu ha scritto: «Questo è il bombardamento deliberato di una popolazione intrappolata che non può fuggire da nessuna parte. Gaza è stata per quasi due decenni una prigione a cielo aperto e sta ora diventando rapidamente una fossa comune. Il 40 per cento dei morti sono bambini, le cui famiglie sono state uccise. Mentre il mondo guarda e con l’attivo sostegno di diversi governi, milioni di civili palestinesi sono collettivamente puniti mentre sono privati di cibo, medicine e aiuti umanitari. Rifiutando la richiesta di un cessate il fuoco umanitario e bloccando il Consiglio di Sicurezza dall’imporne uno a tutte e due le parti, i leader mondiali sono complici di questi crimini».
Tra le norme inserite dal governo Meloni nella Manovra 2024 c’è anche quella che darebbe la possibilità ai cittadini di prelevare denaro con il bancomat direttamente presso gli esercizi commerciali dotati di Pos, come supermercati, tabaccai e così via. Si tratta di una modifica alle norme anti riciclaggio del 2007, con l’esecutivo che con questa mossa vuole cercare di risolvere il problema della chiusura degli sportelli bancari nelle aree più interne del Paese e nei Comuni più piccoli. Gli esercenti, dunque, si trasformeranno in veri e propri sportelli Bancomat, anche se non sembra previsto, al momento, l’obbligo di adesione all’iniziativa.
I controlli anti riciclaggio solo per importi superiori a 250 euro
La Manovra, come detto, interviene modificando le norme anti riciclaggio del 2007, con gli esercizi commerciali che non dovranno più adempiere agli attuali controlli previsti se le operazioni di prelievo del contante saranno di importo inferiore a 250 euro al giorno. Proprio questa soglia, si legge nel testo della nuova legge di Bilancio, è «in linea con i dati relativi al prelievo medio effettuato da carte collegate a conti correnti e carte prepagate».
Prelievi bancomat negli esercizi commerciali (Getty Images).
Si potrà prelevare in edicola, al supermercato e dal tabaccaio
Stando alle indiscrezioni emerse sulla nuova misura della manovra, i cittadini potranno prelevare contanti in tutti gli esercizi commerciali che, per legge, devono avere il Pos. Verosimilmente le attività più indicate per il prelievo dovrebbero essere i supermercati, le edicole i tabaccai, vista la loro grande presenza in tutti i territori del Paese. Sul tema, nella relazione tecnica che accompagna la legge di Bilancio, si legge: «Nel mercato dei servizi di pagamento si osserva interesse per l’offerta di servizi di prelievo di contante tramite il convenzionamento di esercizi commerciali diffusi sul territorio (tabaccai, edicole, farmacie, supermercati e altri punti vendita della grande distribuzione organizzata, c.d. “esercizi di prossimità”) e il ricorso a modalità talvolta innovative, quali ad esempio l’utilizzo di QR code tramite device connessi a Internet. La tendenza riguarda prestatori di servizi di pagamento sia italiani che comunitari. La diffusione di questi nuovi modelli di business trova talvolta un ostacolo nella necessità di rispettare gli adempimenti antiriciclaggio previsti dalla normativa nazionale».
Prelievi bancomat allo sportello (Getty Images).
La misura porterebbe vantaggi agli esercenti e ai clienti
L’intervento, sempre per la relazione tecnica, porterebbe evidenti vantaggi sia per gli esercizi commerciali che per i clienti. Entrando più nel dettaglio, i primi potrebbero ridurre l’esigenza e i relativi rischi di detenere elevate giacenze di denaro contante, mentre i secondi potrebbero essere incentivati a «detenere conti di pagamento e i connessi strumenti». E ancora: «Il miglioramento di efficienza e di sicurezza associato alla maggiore presenza di punti di prelievo avrebbe un effetto positivo maggiore per coloro che, preferendo l’utilizzo del contante e/o avendo maggiori difficoltà nell’utilizzo degli strumenti di pagamento elettronici, fanno maggiore affidamento sull’utilizzo del contante». A quanto detto va aggiunto che, secondo l’Osservatorio sulla desertificazione bancaria della Fondazione Fiba di First Cisl, solo nei primi nove mesi del 2023 sono stati chiusi in Italia ben 635 sportelli bancari, con tutto ciò che ne consegue in termini di difficoltà per i cittadini nel prelievo di contanti.
Selena Gomez minaccia di cancellare il suo account Instagram da 430 milioni di follower. Con una storia, pubblicata giovedì 2 novembre e cancellata dopo pochi minuti, la cantante e attrice americana ha infatti rivelato i suoi piani per lasciare la piattaforma di Meta. «Ho finito, non sopporto nulla di quanto sta accadendo», ha scritto la star della serie Only Murders in the Building, salvo poi apparentemente fare un passo indietro. Nelle ultime settimane aveva subito un costante odio online per via dei suoi commenti sulla guerra in Medio Oriente, con numerosi hater che l’hanno accusata di non fare abbastanza per le persone in difficoltà. «Il mio cuore sta soffrendo nel vedere il mare di orrori, violenza e odio nel mondo», aveva scritto l’artista in un’altra storia. «Vorrei cambiare il mondo, ma un post non funzionerà».
Le due storie Instagram di Selena Gomez, poi cancellate (Screenshot Instagram).
Immediata la reazione del web, che ha puntato il dito contro la sua mancata presa di posizione. «Come può voler sembrare una vittima quando si parla di genocidio?», ha scritto un utente in Rete. «Assurdo pensare che una donna con oltre 400 milioni di follower pensi di convincerci che un post sui social sia inutile. Anche perché molti palestinesi cercano di raggiungere quanta più gente possibile». Altri hanno invece sottolineato come abbia spesso usato il suo canale Instagram per questioni relative alla salute mentale e ai diritti delle donne, assumendo un comportamento del tutto diverso. Non sono mancati infine hater che hanno messo in risalto la sua presa di posizione per il conflitto in Ucraina, quando donò un’ingente somma in denaro per i cittadini in difficoltà.
Non solo Selena Gomez, le sorelle Hadid minacciate di morte
Selena Gomez non è però la sola vittima dell’odio online. Come ha riportato Tmz, le top model Bella e Gigi Hadid e persino i loro genitori Mohamed e Yolanda ricevono costantemente minacce di morte in Rete. Fra email minatorie e telefonate anonime sui cellulari, i cui numeri sono stati diramati sui social media senza consenso, la situazione ha raggiunto una gravità tale da spingere il padre a pensare di rivolgersi all’FBI. Un odio iniziato dopo la pubblicazione su Instagram, da parte di Bella, di una lettera in cui chiedeva di fare il possibile per evitare la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza. «Non posso più restare in silenzio», ha scritto la modella. «La paura non è un’opzione. Le persone e i bambini della Palestina non possono permettersi il nostro silenzio. Non siamo coraggiosi, loro sì».
Le top model Gigi Hadid e Bella Hadid alla Milano Fashion Week (Getty Images).
Le opinioni sulla guerra in Medio Oriente fra Israele e Hamas hanno avuto un impatto anche sulla carriera dell’ex pornodiva libanese Mia Khalifa. La 30enne ex star del cinema per adulti, oggi influencer, è stata licenziata da Playboy per i suoi commenti a sostegno di Hamas su X. In vari post infatti aveva giustificato i raid del gruppo terroristico, esortando a «filmare in orizzontale per poter osservare meglio quello che sta accadendo». Immediata la reazione della rivista, che ha deciso di rimuovere anche il suo account dall’app Centerfold, che consente alle star di interagire con i fan. «Incoraggiamo la libertà di espressione, ma non tolleriamo l’incitamento all’odio», ha spiegato Playboy. «Khalifa ha fatto commenti disgustosi celebrando l’assassinio di uomini, donne e bambini innocenti». Non è la prima volta che l’ex pornostar finisce al centro delle polemiche. Nel 2015 girò un film hard indossando solo l’hijab, scatenando l’ira dei più conservatori.