Daily Archives: 20 Novembre 2023

Editoria, Ciancio Sanfilippo vende La Sicilia a Mirri

Editoria siciliana in subbuglio. La notizia è che il 91enne Mario Ciancio Sanfilippo, storico editore de La Sicilia e di un gruppo di televisioni e radio collegate, ha deciso di vendere il quotidiano catanese, uno dei più diffusi dell’isola. A comprare, secondo indiscrezioni sempre più insistenti, sarà Dario Mirri, dal 2019 presidente del Palermo Calcio e titolare di numerose iniziative imprenditoriali.

Editoria, Ciancio Sanfilippo vende La Sicilia a Mirri
Mario Ciancio Sanfilippo, a sinistra, negli Anni 80 assieme all’Avvocato Agnelli (Imagoeconomica).

Nell’affare anche Perricone, presidente di Magnolia e di Ntv

A fargli da consulente sarà Antonello Perricone, figura ben nota nel mondo dell’editoria, in passato amministratore delegato di Rcs, di Itedi e Sipra, la concessionaria di pubblicità della Rai, nonché presidente della casa di produzione Magnolia e di Ntv, la società proprietaria di Italo treno. Perricone vanta una lunga frequentazione con Mirri, e in passato è stato anche membro del cda del club rosanero.

Editoria, Ciancio Sanfilippo vende La Sicilia a Mirri
Antonello Perricone (Imagoeconomica).

Il nuovo direttore? Si fa già il nome del palermitano Marcello Sorgi

Con La Sicilia verranno anche ceduti gli stabilimenti che fanno capo alla Etis 2000, la più grande tipografia del Sud, le cui rotative oltre al quotidiano catanese stampano le copie dei principali quotidiani nazionali. Intanto già si pensa al nome del futuro direttore del quotidiano. E tra i più gettonati c’è quello di Marcello Sorgi, siciliano doc, ex direttore del Tg1 e de La Stampa, di cui è a tutt’oggi editorialista di punta per la politica.

Editoria, Ciancio Sanfilippo vende La Sicilia a Mirri
Marcello Sorgi (Imagoeconomica).

Ospedale Galliera di Genova, pronto soccorso senza barelle: pazienti per terra

Il consigliere regionale della Liguria Gianni Pastorino, Linea Condivisa e vice presidente della II commissione Salute e Sicurezza sociale, ha denunciato quanto sta accadendo all’interno del pronto soccorso dell’ospedale Galliera di Genova. Pazienti senza nemmeno una barella sulla quale allungarsi, costretti a stare per terra o su lettini da campo. Le fotografie pubblicate dal consigliere regionale e scattate nella notte tra il 19 e il 20 novembre, ritraggono tre persone stese su barelle appoggiate a terra.

Pastorino denuncia: «Non manca solo il personale»

In una nota firmata, Pastorino ha scritto: «Nonostante lo straordinario impegno degli operatori sanitari (medici, infermieri, Oss e tecnici sfiniti) la situazione del Pronto soccorso dell’ospedale Galliera alle 4.30 della scorsa notte, ma che sta continuando per tutta la mattinata di oggi, è quella che vedete in foto: persone letteralmente per terra, in camera calda su lettini da campo e ambulanze in coda in attesa di recuperare le barelle che sono irrecuperabili. Non manca solo personale, ma anche spazi adeguati dove gli operatori possano agire con sicurezza e le persone sostare con tutte le cure del caso».

L’accusa al centrodestra e la replica

E ancora: «All’assessore alla Sanità Angelo Gratarola dico che questa è la situazione esplicita della sanità pubblica che il centrodestra continua a non considerare. Continuate a parlare delle magnifiche sorti della sanità ligure ma la realtà è questa: persone a terra in uno dei più importanti Pronto soccorso della Liguria con gli operatori che si impegnano allo stremo per far fronte a disagi che chi governa non è soltanto in grado di affrontare, ma neanche di vedere». Non si è fatta attendere la replica dell’assessore Gratarola a Pastorino: «È proprio con la riorganizzazione e il potenziamento del territorio previsti dal Piano Socio Sanitario che si decongestionano gli ospedali e i pronto soccorso».

Il premio Pulitzer Anne Boyer lascia il New York Times per come racconta la guerra a Gaza

Anne Boyer, poetessa, saggista e giornalista, si è dimessa dal suo incarico per il New York Times contestando la narrazione sulla guerra a Gaza. Nella sua lettera di dimissioni, ha spiegato che «la guerra dello Stato israeliano sostenuta dagli Stati Uniti contro il popolo di Gaza non è una guerra per nessuno» e che non scriverà «di poesia in mezzo ai toni “ragionevoli” di coloro che mirano ad acclimatarci a questa irragionevole sofferenza».

Boyer: «Il modo più efficace di protesta per gli artisti è rifiutare»

«Non c’è sicurezza in essa o da essa, né per Israele, né per gli Stati Uniti né per l’Europa, e soprattutto non per i molti ebrei calunniati da coloro che affermano falsamente di combattere in loro nome», si legge nella lettera. L’unico profitto di questa guerra, prosegue Boyer, «è il profitto mortale degli interessi petroliferi e dei produttori di armi. Il mondo, il futuro, i nostri cuori: tutto diventa più piccolo e più difficile da questa guerra. Non è solo una guerra di missili e invasioni di terra. E ancora: «È una guerra in corso contro il popolo palestinese, un popolo che ha resistito per decenni di occupazione, sfollamento forzato, privazione, sorveglianza, assedio, imprigionamento e tortura. Poiché il nostro status quo è l’espressione di sé, a volte il modo più efficace di protesta per gli artisti è rifiutare. Niente più eufemismi macabri. Niente più paesaggi infernali verbalmente sterilizzati. Niente più bugie guerrafondaie. Se questa rassegnazione lascia un vuoto nelle notizie delle dimensioni della poesia, allora questa è la vera forma del presente».

Sam Altman guiderà l’intelligenza artificiale di Microsoft

Sam Altman guiderà il nuovo team di intelligenza artificiale di Microsoft. Il 18 novembre il cofondatore di OpenAI era stato estromesso dalla sua startup. Ad affiancarlo in Microsoft ci sarà anche Greg Brockman, membro del consiglio di amministrazione e cofondatore di OpenAI, che ha lasciato l’azienda la scorsa settimana.

L’ad Microsoft: «Fiduciosi di continuare a innovare tutto ciò che abbiamo annunciato» 

«Rimaniamo impegnati nella nostra partnership con OpenAI e siamo fiduciosi nella nostra roadmap di prodotti, nella nostra capacità di continuare a innovare con tutto ciò che abbiamo annunciato al Microsoft Ignite, e nel continuare a supportare i nostri clienti e partner», ha affermato Satya Nadella, amministratore delegato di Microsoft, in un post su Linkedin.

Vannacci premiato per meriti letterari, rissa per il Calendario Pirelli, Caltagirone fa guerra ai tram: le pillole del giorno

Leone d’Oro per meriti letterari al generale Roberto Vannacci. Possibile? Sì, ma «il prestigioso premio a livello mondiale» non c’entra nulla con la Biennale di Venezia, di mezzo c’è il presidente del Leone d’Oro per la Pace che risponde al nome di Mario Baccini, sindaco di Fiumicino e già sottosegretario al ministero degli Affari esteri ex Udc. Vannacci comunque con il suo Il mondo al contrario ha segnato il record di vendite, e di incassi. Sui meriti letterari le opinioni sono discordanti: comunque l’evento si svolgerà venerdì prossimo, 24 novembre, a Roma a Palazzo Giustiniani, nella sala Zuccari.

Vannacci premiato per meriti letterari, rissa per il Calendario Pirelli, Caltagirone fa guerra ai tram: le pillole del giorno
L’invito a Roberto Vannacci per il ritiro del Leone d’Oro.

Pirelli, rissa per partecipare alla festa del celebre calendario

Sono tanti i giornalisti che attendono la fine dell’anno sperando di partecipare alla festa Pirelli per il calendario, ricco di immagini di top model e scenari da favola. E così anche nel 2023 si ripetono scene già viste: quando il direttore di un giornale, di un settimanale o di un mensile, ma ci sono anche i siti internet, declina l’invito mettendo in palio il viaggio premio, quest’anno in programma il 30 novembre a Londra, si scatena l’inferno. C’è chi racconta di grandi firme che arrivano quasi alla rissa per contendersi il prezioso “tour delle gomme”.

Tra il ministro Sangiuliano e Sgarbi, Borgonzoni gode

«Gli altri fanno i ministri, io faccio Sgarbi»: il sottosegretario non smette di polemizzare con Gennaro Sangiuliano, anzi. E pure all’esposizione genovese dedicata ad Artemisia Gentileschi attacca il titolare del dicastero della Cultura: «In questa mostra così importante il ministro non c’è, era distratto», ha dichiarato Sgarbi. Intanto, tra i due litiganti, come recita il detto popolare, il terzo gode. Di chi si tratta? Della sottosegretaria con delega al cinema Lucia Borgonzoni. Che nel caos ministeriale ha scelto da alcune settimane di adottare un bassissimo profilo. Tanto il festival di Venezia e la kermesse romana per il cinema sono ormai state messe in archivio.

Vannacci premiato per meriti letterari, rissa per il Calendario Pirelli, Caltagirone fa guerra ai tram: le pillole del giorno
I sottosegretari alla Cultura Vittorio Sgarbi e Lucia Borgonzoni (Imagoeconomica).

Rai, Radio 1 contro Giorgia Meloni

Alla Rai succede di tutto: nella tarda mattinata di venerdì 17 novembre, RaiNews24 ha mandato in onda in diretta da Zagabria la conferenza stampa di Giorgia Meloni. Negli stessi minuti, su Radio 1, Francesco Storace e Vladimir Luxuria nella trasmissione Il rosso e il nero intervistavano Gianni Alemanno che “sparava” contro Meloni, accusandola di ogni male. A viale Mazzini ad alcuni è andato di traverso il caffè. Nero bollente, ovviamente. E lunedì si tiene la conferenza alla Camera dei Deputati di Alemanno, per presentare il suo nuovo movimento politico.

Caltagirone e la guerra contro i tram

A Roma c’è una guerra in corso, quella contro i tram: a guidarla è l’ingegner Francesco Gaetano Caltagirone, con Il Messaggero in prima linea contro il progetto comunale di mettere i binari a via Nazionale. Gli schieramenti sono chiari: se il quotidiano di via del Tritone ogni giorno spara contro il tram, facendo parlare commercianti, sacerdoti e personaggi di qualsiasi tipo, dall’altra parte la Repubblica si schiera a favore, con in testa il genero di Giulio Andreotti, Marco Ravaglioli, presidente di Per Roma, che insieme all’assessore alla Mobilità Eugenio Patané promuove seminari e incontri per promuovere «un sistema di trasporto pubblico moderno, efficiente e sostenibile». E il Corriere della Sera da che parte sta? Nella pagina romana delle lettere è apparsa una missiva, senza firma, intitolata Basta coi tram, accusando il mezzo di trasporto di essere ormai inadeguato «in un mondo che oggi corre e si evolve con grande velocità sicuramente superiore a quello di un tram».

Qualità della vita 2023, Bolzano al primo posto nella classifica

L’indagine sulla qualità della vita del 2023 realizzata da ItaliaOggi e Ital Communications, in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma, è giunta alla sua 25esima edizione e quest’anno il primo posto è toccato alla città di Bolzano (seconda nel 2022). Milano e Bologna conquistano il secondo e il terzo posto. Come accadde nel 2022, in fondo alla classifica c’è Crotone, insieme alle province siciliane di Messina e Caltanissetta.

Bolzano si conferma al primo posto per qualità della vita

Lo studio prende in considerazione nove settori: affari e lavoro, ambiente, reati e sicurezza, sicurezza sociale, istruzione e formazione, popolazione, sistema salute, tempo libero e turismo, reddito e ricchezza. Dai risultati della ricerca emerge una tendenza confermata: la disparità tra il Centro-Nord, più performante e resiliente, e l’Italia meridionale e insulare, caratterizzata da una persistente vulnerabilità. Quest’anno, la qualità della vita è stata valutata come buona o accettabile in 63 delle 107 province esaminate. Tradotto in termini di popolazione, ciò significa che 21 milioni e 909 mila residenti (pari al 37,2 per cento della popolazione italiana) vivono in territori con una qualità della vita scarsa o insufficiente, rispetto ai 21 milioni e 789 mila della passata edizione, equivalenti al 36,9 per cento della popolazione. Si registra quindi un lieve peggioramento rispetto al 2022. La provincia di Bolzano si conferma al primo posto per qualità della vita, dopo aver ottenuto la medaglia d’argento l’anno precedente.

Il sindaco della città: «L’impegno è tanto»

Ad Adnkronos, il sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi ha così commentato la vittoria: «L’impegno è tanto. Abbiamo un bilancio con debiti zero per la città e una grande capacità di investimento. C’è una capacità di programmazione previsionale dei vari interventi e una capacità a spendere bene i soldi che, vorrei sfatare il luogo comune, non arrivano da Roma perché la provincia di Bolzano contribuisce con circa 400 milioni all’anno alla riduzione del debito nazionale».

Polemica tra Sala e Fontana sulle liste d’attesa e sicurezza

Il governatore lombardo Attilio Fontana «dovrebbe preoccuparsi anche un po’ dei suoi problemi perché i cittadini lombardi sono furiosi per le liste d’attesa della sanità e questo mi sembra un problema anche più grave» della sicurezza «perché tocca tutti». Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico, replicando ai commenti dei giorni precedenti del presidente della Regione sul tema sicurezza a Milano.

Le accuse di Sala

«Non c’è una persona che incontro che non manifesti rabbia per il fatto che ormai se non vai attraverso il privato le visite e gli esami te li scordi», ha proseguito. E ancora: «Ogni tanto qualcuno può anche fare l’ammissione che questo tema è in grande parte in mano al governo, ma quando fa comodo si dice e quando non fa comodo invece la colpa è di Sala».

La risposta di Fontana

«Non c’è motivo di attaccarmi, Sala dovrebbe leggere i giornali e rendersi conto che il problema della sanità non è lombardo ma italiano. Sulla sanità ci stiamo già pensando, Sala stia tranquillo», ha replicato il governatore lombardo Attilio Fontana. E ancora: «Io non ho mai attaccato Sala» sulla sicurezza, «ho detto che bisogna riconoscere che il problema esiste e dobbiamo guardarlo e affrontarlo con determinazione», ha aggiunto a margine della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Milano.

Le sparate e le posizioni più controverse di Milei, nuovo presidente dell’Argentina

Occhi di ghiaccio, capelli scompigliati da rockstar, motosega (spesso) tra le mani, atteggiamenti costantemente sopra le righe. Il candidato dell’estrema destra e ultraliberista Javier Milei, dichiaratamente antisistema, quel sistema adesso proverà a scardinarlo dall’interno, visto che “El Loco” è appena stato eletto presidente dell’Argentina, tra l’altro col margine più ampio dal ritorno alla democrazia nel 1983. Il Paese sudamericano, attanagliato da una gravissima crisi economica, tra inflazione alle stelle e povertà sempre più diffusa, ha scelto di cambiare affidandosi per l’appunto a un economista. Ma non il solito economista.

Le sparate e le posizioni più controverse dell'anarcocapitalista Javier Milei, nuovo presidente dell'Argentina.
Sostenitori di Mieli celebrano la vittoria elettorale (Getty Images).

La notorietà come personaggio radiofonico e televisivo antisistema

Figlio di un autista e di una casalinga, Milei è stato portiere nelle giovanili del Chacarita Juniors e si è cimentato pure come cantante con gli Everest, una sorta di cover band dei Rolling Stones. Più che a Mick Jagger (capigliatura a parte), nella vita si è ispirato soprattutto agli economisti della scuola austriaca, punto di riferimento della sua carriera accademica iniziata dopo la laurea conseguita all’Università di Belgrano. Docente per oltre vent’anni in vari atenei argentini, Milei ha acquisito notorietà come personaggio radiofonico e televisivo antisistema, riuscendo a farsi eleggere al Congresso nel 2021. La sua ascesa alla Casa Rosada è stata perciò rapidissima.

Dalla dollarizzazione all’eliminazione della Banca centrale: i suoi cavalli di battaglia

Apprezzato soprattutto dai giovani (in Argentina si può votare a 16 anni), Mieli è su posizioni iperliberiste in economia – si autodefinisce anarcocapitalista – e conservatrici nel sociale. Iniziamo dalle prime. Il fondatore di La Libertad Avanza, coalizione che lo ha sostenuto in queste elezioni, auspica un regime di libero scambio con il resto del mondo da realizzare tramite il ritiro l’Argentina dal Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale. Tra i suoi cavalli di battaglia ci sono l’adozione del dollaro statunitense come valuta, l’eliminazione della Banca centrale, la privatizzazione delle aziende statali. Così come il taglio della spesa pubblica, tramite la soppressione di vari ministeri (tra cui Sanità, Istruzione, Sviluppo sociale), l’eliminazione dei sussidi sociali e di buona parte degli impieghi statali. Sullo sfondo c’è poi la questione del Brics. L’Argentina è uno dei Paesi che ha annunciato di voler entrare formalmente nell’alleanza geopolitica composta (al 2023) da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Milei ha promesso che, se fosse diventato presidente, avrebbe cancellato l’adesione del Paese.

Le sparate e le posizioni più controverse dell'anarcocapitalista Javier Milei, nuovo presidente dell'Argentina.
Tra i cavalli di battaglia di Milei c’è la dollarizzazione (Getty Images).

Milei è antiabortista, contrario all’eutanasia, favorevole alla vendita degli organi

Per quanto riguarda invece le idee nel sociale, Milei è antiabortista, anche in caso di stupro, e contrario all’eutanasia. Scettico rispetto al riconoscimento sociale del matrimonio, sia etero sia tra persone dello stesso sesso, ha detto che sarebbe opportuno trasformarlo in un contratto tra privati. Come detto, il nuovo presidente dell’Argentina è un seguace della scuola di Vienna, che proclama una stretta aderenza all’individualismo metodologico, ossia alla corrente di pensiero secondo cui ogni fenomeno è riconducibile a un’azione individuale. Il che si traduce nella minimizzazione dell’intervento statale e in una prospettiva liberale in relazione a una vasta gamma di questioni sociali. Insomma, per Milei lo Stato deve farsi gli affari suoi. Da qui il suo motto: «Viva la libertà, maledizione». Vorrebbe così liberalizzare le droghe, la vendita degli organi e delle armi da fuoco, senza dimenticare la prostituzione.

Le sparate e le posizioni più controverse dell'anarcocapitalista Javier Milei, nuovo presidente dell'Argentina.
Javier Milei festeggia con la sorella Karina (Getty Images).

Fautore di grossi tagli, Mieli si è fatto notare per la sua teatrale campagna elettorale, durante la quale è salito sul palco di numerosi comizi imbracciando una motosega. Ma non è certo l’unica bizzarria di un presidente soprannominato El Loco e accostato più volte a Donald Trump (così come al brasiliano Jair Bolsonaro). Amante dei cani, possiede quattro mastini inglesi battezzati tutti in onore di famosi economisti: Murray per Murray Rothbard, Milton per Milton Friedman, Robert e Lucas per Robert Lucas. Ce n’era anche un quinto, Conan, che però è morto: Milei ha raccontato di parlarci attraverso una medium. Il nuovo presidente argentino considera i cani dei figli ed è a loro che ha dedicato la vittoria elettorale. Un pensiero anche alla sorella Karina, la sua spin doctor, e alla compagna Fátima Florez, comica che annovera tra le sue imitazioni quella all’ex presidente Cristina Fernández Kirchner. In un’intervista a Fox News, Milei ha dichiarato che il cambiamento climatico fa parte dell’agenda socialista, esprimendo poi dubbi sui vaccini anti-Covid. Non finisce qui: se da una parte ha individuato il Al Capone il prototipo del «benefattore sociale», dall’altra ha puntato il dito contro il connazionale papa Francesco, definendo Bergoglio «incarnazione del comunismo». Milei è inoltre apparso più volte in pubblico travestito da Generale Ancap (contrazione di “anarcocapitalista”), il suo alter ego da supereroe.

«Oggi inizia la fine della decadenza argentina. Iniziamo a ricostruire e a voltare la pagina della nostra storia», ha commentato dopo la vittoria, destinata a «mettere fine alla casta parassitaria, ladra e inutile del Paese» e arrivata con il 56 per cento al ballottaggio contro il candidato peronista progressista Sergio Massa. Nei piani di Milei sarà una ricostruzione rapidissima: «I cambiamenti che servono al nostro Paese saranno drastici, non ci sarà spazio per la gradualità», ha detto il neo presidente, promettendo che «tra 35 anni l’Argentina sarà una potenza mondiale». Non resta che aspettare. Nel frattempo, auguri.

Giulia Cecchettin, la rettrice dell’Università di Padova: «La laurea ci sarà di sicuro»

«Giulia Cecchettin doveva laurearsi in Ingegneria giovedì 16 novembre, era la prima studentessa attesa alle 8 e mezza. Una laurea che ci sarà, ci sarà di sicuro». Lo ha detto la rettrice dell’Università di Padova, Maddalena Mapelli, durante un convegno in aula magna aperto con un minuto di silenzio in ricordo della giovane uccisa.

Mapelli: «Ora rispetto per la famiglia, la cerimonia quando vorranno loro»

Mapelli ha aggiunto: «Ma questo è il momento di rispettare il dolore della famiglia, del papà e dei fratelli di Giulia. Quando sarà il momento li contatteremo per una cerimonia con le tempistiche e le modalità che vorranno accettare».

Shakira patteggia una multa milionaria per evitare il carcere

Lunedì 20 novembre 2023 Shakira ha accettato di patteggiare una multa milionaria, ammettendo di aver evaso il fisco, per evitare la galera ed eventuali danni all’immagine. La cantante colombiana ha raggiunto, quindi, un accordo con il pubblico ministero spagnolo nell’ambito del processo che si è aperto a Barcellona per frode fiscale.

Shakira evita otto anni di prigione

I procuratori spagnoli avevano richiesto una pena detentiva di oltre otto anni e una multa di 24 milioni di dollari per l’artista. I giudici hanno accusato la 46enne di aver evaso il fisco spagnolo per un ammontare di 14,5 milioni di euro (15,7 milioni di dollari), riferito ai redditi percepiti tra il 2012 e il 2014. Tali accuse sono state negate dalla cantante, la quale sostiene di essersi trasferita in Spagna a tempo pieno solo nel 2015. Alla fine, la pop star ha deciso di accettare il patteggiamento di 7 milioni e 432 mila euro.

Le udienze proseguiranno fino a dicembre 2023

Secondo il piano stabilito, le udienze continueranno fino al 14 dicembre 2023. La celebre cantante colombiana, che ha risieduto in Spagna per diversi anni durante la sua relazione con l’ex calciatore del Barcellona Gerard Piqué, ha costantemente dichiarato la propria innocenza rispetto alle accuse di reati fiscali. Nel frattempo, un giudice ha mantenuto aperta un’ulteriore indagine su possibili illeciti fiscali da parte di Shakira relative al pagamento dell’imposta sul reddito e dell’IVA nel 2018.

Rosalynn Carter morta a 96 anni: addio all’ex first lady degli Stati Uniti

Rosalynn Carter, moglie di Jimmy Carter ed ex first lady degli Stati Uniti, è morta all’età di 96 anni nella sua casa in Georgia. A rendere pubblica la notizia è stata l’organizzazione no-profit Carter Center, fondata dalla donna insieme al marito nel 1982 che persegue lo scopo di promuovere i diritti umani nel mondo. Rosalynn Carter ha portato avanti molte lotte personali nel corso della sua vita, spendendosi in particolare per la sanità mentale e per un più facile accesso alle cure da parte dei malati.

Jimmy e Rosalynn Carter nel 2018
Jimmy e Rosalynn Carter nel 2018 (Getty Images).

«È morta in pace, con la famiglia al suo fianco»

«La nostra co-fondatrice, l’ex first lady Rosalynn Carter, è morta oggi pomeriggio in Plains, Georgia. È morta in pace, con la famiglia al suo fianco», recita la nota diffusa dal Carter Center che non manca anche di ricordare quanto la donna fosse una «appassionata sostenitrice della salute mentale, dell’assistenza e dei diritti delle donne». Da tempo, come detto, soffriva di demenza e la stessa organizzazione, nei giorni precedenti, aveva annunciato l’inizio delle cure palliative.

Jimmy Carter: «È stata la mia guida»

«Rosalynn è stata mia partner in qualsiasi cosa ho fatto. È stata la mia guida e il mio incoraggiamento quando ne ho avuto bisogno. Fino a quando è stata al mondo, sapevo che c’era qualcuno che mi amava e mi sosteneva», queste le parole spese da Jimmy Carter, anche lui sottoposto in questa fase a cure palliative, per ricordare la moglie scomparsa. I due sono stati sposati per 77 anni, con la donna che ha ricoperto il ruolo di first lady durante il mandato del marito come presidente degli Stati Uniti tra il 1977 e il 1981. Proprio durante questo periodo, Rosalynn Carter aveva interpretato il suo ruolo in maniera del tutto inedita per i tempi. Aveva infatti una funzione attiva, esprimendosi su temi controversi e partecipando alle riunioni di gabinetto, tanto da conquistarsi l’appellativo di co-presidente.

Scontro tra Vittoria Baldino (M5S) e Arianna Meloni: «Troppi parenti al governo»

Si è consumato sui social un dibattito acceso tra Arianna Meloni e la deputata del Movimento 5 stelle Vittoria Baldino, la quale si è rivolta alla sorella della premier chiedendosi se in politica conti più il merito o “l’essere parenti di”. Una frecciata a cui Arianna Meloni ha risposto senza mezzi termini, accusando Baldino di essere diventata parlamentare «senza aver dimostrato di avere un consenso personale e senza avere alle spalle una particolare militanza», e ricordandole le assunzioni di amici fatte dal M5s quando era al governo.

Le nomine dei parenti dei componenti del governo 

«Altro che rivoluzione del merito, c’è un limite alla decenza!», ha scritto la deputata M5s su Facebook, in un post in cui riportava un elenco dei parenti dei componenti del governo assunti o promossi da quando Fratelli d’Italia è al governo: la stessa Arianna Meloni, capo segretaria di FdI, Francesco Lollobrigida (cognato della premier) ministro dell’Agricoltura, poi Marta Giorgetti (figlia del ministro Giancarlo Giorgetti) assunta alla Figc, Filippo Tajani (figlio del ministro Antonio Tajani) anche lui assunto alla Figc, Geronimo La Russa (figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa) assunto nel cda del teatro Piccolo di Milano per nomina dal ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, e Lorenzo La Russa (altro figlio di Ignazio La Russa) nominato nel comitato organizzatore delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina.

 

Arianna Meloni: «Quanti compagni di scuola di Di Maio erano assunti nella società partecipate?»

Non si è fatta attendere la dura risposta di Arianna Meloni, che su Instagram ha scritto: «Gentile “onorevole”, comprendo la necessità di farsi notare nella speranza di una nuova candidatura “blindata” nella prossima legislatura, ma quando si diventa parlamentari senza aver dimostrato di avere un consenso personale e senza avere alle spalle una particolare militanza, si farebbe almeno bene a non giudicare la storia di chi, pur avendo quella militanza politica alle spalle, a differenza sua non percepisce uno stipendio da 10 mila euro al mese pagato dai cittadini». Mentre sulla nomina del marito a ministro dell’Agricoltura: «Non aggiungo nulla per quello che riguarda Lollobrigida perché mi pare lei lo conosca, essendo un suo collega, e sono certa che al di là delle dichiarazioni di maniera abbia avuto occasione di valutare se meriti o meno di essere al suo posto. Se vuole, invece, possiamo parlare delle decine di articoli di stampa che, negli anni del governo del “partito dell’onestà”, ricordavano quanti compagni di scuola dell’allora ministro Di Maio erano stati assunti nelle società partecipate dallo Stato».

La controreplica di Vittoria Baldino

Non è tardata ad arrivare la controreplica di Baldino, che in una dichiarazione a Il Fatto Quotidiano ha detto: «Siamo alla difesa corporativa del familismo. Visto che lei ne fa una questione di soldi, potrei dire che finora ho restituito circa 150 mila euro della mia indennità. Ma se il tema è questo, Arianna Meloni ci potrebbe parlare di come la sorella viva da quasi 20 anni pagata dagli italiani. O magari ci parli di suo marito. Mi sembra si sia innervosita, ma io non sono mai stata nominata da nessuna parte da mia sorella. Quello che ho, ho dovuto guadagnarmelo e lei della mia militanza non sa nulla».

Incidente sul lavoro a Roma: operaio morto schiacciato da un macchinario

A Roma si registra l’ennesimo incidente mortale sul lavoro. A rimanerne vittima un operaio che stava lavorando in un cantiere di via Ludovisi 46, vicino via di Porta Pinciana, deceduto per essere stato schiacciato da un macchinario. A nulla sono valsi i tentativi di soccorso da parte del personale specializzato, con l’uomo che sarebbe morto sul colpo.

Chiuso il cantiere e sequestrato il macchinario

Secondo quanto ricostruito, l’uomo stava lavorando insieme ad altri colleghi quando, per ragioni ancora tutte da accertare, è rimasto schiacciato da un macchinario in uso nel cantiere. Sul posto, oltre ai soccorritori, sono intervenuti anche i carabinieri della stazione di Roma via Vittorio Veneto e della compagnia di Roma Centro, che hanno provveduto a chiudere il cantiere e a sequestrare il macchinario che ha causato la morte del lavoratore.

L’attivismo di Elena Cecchettin, gli haters e l’antipatia della stampa di destra

Non la solita parente della vittima chiusa nel suo dolore. Ma un’attivista che sta provando a non rendere del tutto vana la morte della sorella. Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, ma anche nelle ore immediatamente successive alla scomparsa, stanno avendo grande eco le parole di Elena Cecchettin, tra social e interviste tivù, che l’hanno persino trasformata in bersaglio politico. «Non fate un minuto di silenzio per Giulia, ma bruciate tutto, e dico questo in senso ideale, per far sì che il caso di Giulia sia finalmente l’ultimo. Ora serve una rivoluzione culturale», è stato uno degli appelli lanciati. Dell’assassinio è accusato l’ex fidanzato di Giulia, Filippo Turetta, arrestato sabato 19 novembre in Germania. Ma non è solo su di lui che si sta concentrando Elena, che ha chiamato in causa il sistema culturale patriarcale della nostra società, rispolverando slogan e battaglie femministe.

Cecchettin: «Non è un delitto passionale, è un delitto di potere, è un omicidio di Stato»

Tra venerdì e domenica sono state migliaia le persone che sono scese in strada nelle principali città venete per protestare contro la violenza di genere. Elena Cecchettin, dopo la fiaccolata a Vigonovo, si è fermata a parlare con i cronisti di Dritto e rovescio, su Rete4. «In questi giorni si è sentito parlare di Turetta e molte persone ne hanno parlato come se fosse un mostro, come un malato. Ma mostro non è, perché il mostro è l’eccezione della società. È quello che esce dai canoni di quella che è la nostra società», mentre lui è «un figlio sano della società patriarcale che è pregna della cultura dello stupro», ha spiegato Cecchettin, aggiungendo che questo tipo di cultura è «un insieme di azioni che sono volte a limitare la libertà della donna, come controllare un telefono, essere possessivi». «Non tutti gli uomini sono cattivi, mi viene detto spesso. Ed è vero. Però in questi casi ci sono sempre uomini, che comunque traggono beneficio da questo tipo di società. Quindi tutti gli uomini devono stare attenti. Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere, è un omicidio di Stato perché lo Stato non ci tutela e non ci protegge», ha aggiunto Cecchettin. E poi l’appello: «Bisogna quindi prevedere l’educazione sessuale e affettiva in maniera da prevenire questi fatti. Bisogna finanziare i centri antiviolenza in modo tale che ci siano risposte».

La stampa di destra e le insinuazioni sulla “mano” del Pd dietro le parole di Cecchettin

Le dichiarazioni di Cecchettin le hanno già fatto guadagnare le antipatie della stampa di destra, che non riconoscono l’autonomia intellettuale della giovane, sostenendo sia invece in atto una strumentalizzazione politica delle opposizioni contro il governo. «Adesso Boldrini e Pd sono contenti?», ha titolato Libero, in un editoriale in cui il giornale sostiene che dietro le parole della ragazza sia «lecito ipotizzare che ci sia la mano dei “cattivi maestri” che hanno scelto di fare politica su questa tragedia». «Accusano il governo, non il killer», ha aperto invece in prima pagina il Giornale lunedì 20 novembre. Il riferimento è alla risposta di Elena Cecchettin al post su X del vicepremier Matteo Salvini in cui diceva: «Se colpevole, nessuno sconto di pena e carcere a vita», lasciando spazio alla possibilità che Turetta possa anche essere innocente. «Il ministro dei Trasporti che dubita della colpevolezza di Turetta. Perché bianco, perché di “buona famiglia”. Anche questa è violenza, violenza di Stato», ha scritto Elena Cecchettin su Instagram, rilanciando un post dell’attivista Carlotta Vagnoli. La ragazza ha poi pubblicato un altro post di Vagnoli, che ricordava l’astensione al parlamento Ue della Lega e di Fratelli d’Italia sulla ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. Più che sufficiente per essere bollata come “nemica” da stampa governativa e simpatizzanti di destra. Con immancabile accompagnamento di haters sui social.

Carol Bugin, ritrovata la ragazza di 16 anni scomparsa a Mestre

È stata ritrovata Carol Bugin, la 16enne di cui si erano perse le tracce da giovedì 16 novembre a Mestre. La giovane era stata vista all’interno di un bar della stazione pochi minuti prima di allontanarli. Ad annunciare il ritrovamento della minorenne è stato il presidente della Regione Veneto Luca Zaia attraverso il suo profilo Instagram.

L’allontanamento e l’appello di Elena Cecchettin

La ragazza al momento della scomparsa si trovava con un’amica che, all’improvviso, l’ha persa di vista. Dopo aver allertato la madre, è scattata la denuncia alle forze dell’ordine e per quattro giorni di lei non si hanno avuto notizie. Anche la sorella di Giulia Cecchettin, uccisa a coltellate dall’ex fidanzato, aveva sentito l’urgenza di lanciare il suo appello attraverso le storie Instagram del suo profilo: «Vi prego, non di nuovo». Poche ore dopo, la notizia del ritrovamento.

Studentessa bresciana morta in un incidente d’auto a Madrid

Una studentessa bresciana di 17 anni, Guia Moretti, è morta in un incidente avvenuto a Madrid, dove la giovane si trovava per frequentare l’anno scolastico all’estero. La ragazza, che in Italia era iscritta al liceo Bagatta di Desenzano, era nell’auto della famiglia che la ospitava a Madrid e anche la coppia, di 56 e 57 anni, è morta nello schianto. Il bilancio potrebbe ulteriormente aggravarsi visto che anche un’altra passeggera verterebbe in gravi condizioni.

Lo scontro violentissimo e il decesso della ragazza

Così come riferito da Brescia Oggi, la ragazza è rimasta coinvolta in uno scontro con un altro veicolo. L’impatto è stato descritto come molto forte, con le forze del pronto intervento che, giunte sul posto, si sarebbero rese subito conto dell’estrema gravità della situazione. Guia sarebbe stata estratta ancora viva dal veicolo sul quale viaggiava, ma le ferite e i traumi derivanti dall’incidente l’avrebbero uccisa poco dopo. Completamente distrutti i veicoli coinvolti, con le autorità spagnole che ora dovranno cercare di chiarire la dinamica del sinistro. I genitori di Guia, ricevuta la terribile notizia, si sono recati in Spagna per effettuare le pratiche di riconoscimento della salma.

Morgan fuori da X Factor? Le indiscrezioni dopo le polemiche del quarto live

Morgan potrebbe essere cacciato da X-Factor dopo che nell’ultimo live, che ha visto tra l’altro l’eliminazione di due concorrenti della sua squadra, si è lasciato andare a una serie di comportamenti e commenti discutibili, molto criticati anche dal pubblico a casa. Nella litigiosissima puntata di giovedì 16 novembre, Morgan ha sparato a zero su quasi tutti i suoi colleghi, prendendosela con Dargen D’Amico, con Fedez e non mancando di lanciare una frecciatina alla conduttrice Francesca Michielin. Una scheggia impazzita tanto che, secondo quanto riferito da Il Fatto Quotidiano, la società di produzione di X-Factor (Fremantle) starebbe preparando le carte per licenziare il cantante dal ruolo di giudice. Se così fosse il programma si ritroverebbe improvvisamente senza uno dei suoi personaggi di maggiore importanza.

Il tavolo infuocato di X-Factor

La gara di X-Factor è venuta meno nel corso dell’ultimo live, con i giudici che hanno passato più tempo a litigare tra di loro che a guardare e giudicare le performance dei talenti in gara. Il primo grande scontro c’è stato tra Morgan e Dargen D’Amico, con il primo che ha accusato il secondo di far parte «del sistema musica» che a detta dell’ex leader dei Blue Vertigo sarebbe una cosa di cui non andare fieri. L’altro scontro, quello forse più ridondante anche nei giorni a seguire, è stato quello che ha visto Morgan rivolgersi a Fedez in questi termini: «Mi vuoi fare da psicologo? Sei troppo depresso». Poi un attacco diretto alla conduttrice del programma, Francesca Michielin, rea nel precedente live di aver commesso una gaffe su Ivan Graziani, e per questo stuzzicata da Morgan: «Dai Francesca, vai dietro le quinte che ti aspetta Ivan Graziani».

Dargen D'Amico, Francesca Michielin e Fedez
Dargen D’Amico, Francesca Michielin e Fedez (Getty Images).

Morgan: «C’è molta ignoranza»

Al live di giovedì erano seguite una serie di critiche a Morgan, specie per aver preso in giro la depressione e chi ne soffre. Lo stesso cantante si era poi spiegato meglio sui social, dicendo di conoscere molto bene e da tanto tempo quel problema, precisando ancora di non aver avuto nessun intento offensivo con le sue parole. Molte anche le dichiarazioni rilasciate dal cantante alla stampa sul tema. A Mow ha detto: «C’è molta ignoranza, è un problema serio tutto italiano, in giro c’è il ritorno degli analfabeti. Chi ha ascoltato la mia musica mi dice di mollare la televisione, però gioisce quando mi vede portare informazioni culturali al popolo». E ancora, a Fanpage: «Io sono andato a X-Factor per risollevare le sorti di un programma che era agonizzante e la mia funzione è stata quella di analizzare come mai lo era. È stato molto chiaro che il motivo per cui non interessava più alla gente è che si era spento l’interesse sulla musica e sulla qualità dei commenti, dei discorsi sulla musica. La musica può essere pretesto per affrontare argomenti di attualità, di cultura, di società, di utilità».

Cdp, la battaglia sui nomi è l’ultimo capitolo della rivalità tra Fratelli d’Italia e Lega

Destino cinico e baro. Era un momento di bonaccia, tutti alle prese con i propri guai, la politica col premierato e relativi litigi, la finanza con la partita Tim di cui ancora non si riesce a scrivere il finale, fatto sta che di Cdp si erano dimenticati un po’ tutti. Compreso il suo amministratore delegato, quel Dario Scannapieco che sta tenendo un profilo bassissimo, e che nell’ultima uscita pubblica veniva ritratto mestamente accoccolato all’ombra della mole larger than life di Fabrizio Palenzona, vecchia volpe che ha attraversato indenne molte ere geologiche dell’italica finanza. E sul quale forse il banchiere ex Bei punta per prolungare la sua permanenza alla guida della Cassa, pur sapendo che se te lo ritrovi in casa anche se presidente non tocchi più palla.

Cdp, la battaglia sui nomi è l'ultimo capitolo della rivalità tra Fratelli d’Italia e Lega
Fabrizio Palenzona (Imagoeconomica).

Un articolo censurato internamente ma rimbalzato su siti e social

Questo è il momento buono, devono aver pensato in via Goito, per piazzare una paccata di miliardi di obbligazioni con tanto di relativa sontuosa campagna pubblicitaria, che oltretutto sarebbe venuta buona nel momento in cui i giornali avrebbero ricominciato a occuparsi di Cassa depositi e prestiti che, assieme a Ferrovie, costituisce il boccone più ghiotto delle nomine di aprile 2024. Invece ci ha pensato il Foglio di sabato 18 novembre a rovinare il fine settimana di Scannapieco e co., con un articolo sapientemente perfido, che l’affollato ufficio comunicazione (sono più di 60 persone, un paradosso per una gestione che all’inizio del suo mandato teorizzava il fatto che Cassa non dovesse comunicare) ha pensato bene di rimuovere dalla rassegna stampa interna, ignaro del fatto – imperdonabile errore di valutazione – che ci avrebbero pensato siti e social, anche quelli ironia della sorte beneficiati dai suoi investimenti pubblicitari, a farlo rimbalzare ovunque mostrando l’inutilità della grottesca censura.

Cdp, la battaglia sui nomi è l'ultimo capitolo della rivalità tra Fratelli d’Italia e Lega
Dario Scannapieco (Imagoeconomica).

Palazzo Chigi, Mef e le Fondazioni vogliono mettere il becco su Cdp

Così sono stati riportati al centro della scena i destini dell’ente che dovrebbe essere il perno della politica industriale dei governi. Ossia l’ineludibile scadenza di primavera, dove le rondini del potere vorrebbero nidificare, in una sfida che si preannuncia sapida e intricata. Perché sugli assetti di Cdp sono in tanti a mettere becco: Palazzo Chigi, Mef, le Fondazioni, e tutte con idee e uomini alcuni in cerca d’autore, altri invischiati in una matassa di relazioni che sovente cozzano tra di loro. Scannapieco in questi mesi ha cercato in tutti i modi di ingraziarsi Giorgia Meloni intrecciando solide relazioni con Giovanbattista Fazzolari, spugna per gli amici, uno che da sempre tiene il posto fisso nel suo cuore. Non importa che la vicenda Tim e la decisione di vendere la rete agli americani di Kkr se la sia gestita il capo di gabinetto Gaetano Caputi senza che Cdp venisse filata di pezza.

Cdp, la battaglia sui nomi è l'ultimo capitolo della rivalità tra Fratelli d’Italia e Lega
Giovanbattista Fazzolari con Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

Al Tesoro piace Turicchi, occhio però anche al banchiere Daffina

Invece il ministero dell’Economia, cui spetta la nomina dell’ad e che vede l’attuale numero uno come Superman la criptonite, punta le sue carte su Antonino Turicchi, sempre che si riesca a risolvere per tempo la sfinente vicenda Ita, di cui è presidente, che somiglia alla tela d Penelope, con l’Antitrust di Bruxelles impegnato a disfare di notte ciò che le controparti intessono di giorno. Ma la lista dei pretendenti è molto più lunga: c’è anche Alessandro Daffina, banchiere Rothschild e cuore a destra fin dai tempi della sua giovinezza (suo fratello Antonio, attivista della sezione Parioli del Fronte della Gioventù, eseguì l’autopsia sul corpo di Nanni De Angelis, figura di riferimento nel pantheon meloniano, ucciso dalla polizia).

Cdp, la battaglia sui nomi è l'ultimo capitolo della rivalità tra Fratelli d’Italia e Lega
Antonino Turicchi, presidente di Ita (Imagoeconomica).

E buone possibilità ha pure Stefano Donnarumma, il più gettonato per le nomine di aprile 2023, alla fine rimasto inopinatamente a bocca asciutta. Non gli hanno dato Enel, come si pensava, e gli hanno tolto anche Terna dove stava, dovendo fare tassativamente posto a un’amica della sorella della premier.

Cdp, la battaglia sui nomi è l'ultimo capitolo della rivalità tra Fratelli d’Italia e Lega
Stefano Donnarumma (Imagoeconomica).

Ce n’è abbastanza per capire che la partita sui vertici di Cassa sarà l’ennesimo capitolo della rivalità tra Fratelli d’Italia e Lega, che tra l’altro arriverà a maturazione alla vigilia delle elezioni europee, quindi con i due partiti impegnati a darsele di santa ragione. Scannapieco, che ha subito il peggior scorno che può toccare a una manager pubblico, cioè essere nominato da un governo e poi dover fare i conti con un altro, confida di essere stato annesso nel novero della ristretta cerchia meloniana: dio patria famiglia, ma anche famigli. I dirigenti di Cassa non la pensano così e già stanno cercando di riposizionarsi altrove sconfessando in parole e azioni il loro attuale dante causa. Onestamente, non ce la sentiamo di dar loro torto.

Aggressione con machete fuori da una discoteca, due arresti

Aggredirono tre giovani usando anche un machete fuori da una discoteca di Sesto San Giovanni (Milano). Per questa ragione, la Polizia di Stato, coordinata dalla Procura di Monza, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un ecuadoriano e un italiano di origini sudamericana, entrambi di 20 anni e con precedenti, per tentato omicidio, rapina aggravata e lesioni. Vittime dell’aggressione tre ventenni all’uscita della discoteca “Glass Cube” di Sesto San Giovanni (Milano) il 9 luglio scorso, intorno alle 5 dopo una serata trascorsa nel locale. Le indagini svolte dagli agenti della Squadra Investigativa del commissariato di Sesto San Giovanni hanno accertato che che l’aggressione era cominciata nell’ambito di discussioni tra coetanei, tutti di origine sudamericana, e, alla fine, un ragazzo di 20 anni aveva avuto lesioni al torace e alle spalle con una prognosi di 90 giorni.

I due si trovano ora nel carcere di San Vittore

Un altro giovane, amico della vittima intervenuto in suo aiuto, colpito con calci e pugni al volto, aveva riportato contusioni e lesioni guaribili in 14 giorni ed era stato rapinato del telefono cellulare. Un terzo amico aveva subito un tentativo di aggressione con il machete riuscendo a schivarne i colpi. I due si trovano ora nel carcere di San Vittore e il questore di Milano aveva adottato subito dopo il provvedimento di chiusura del locale per dieci giorni.

In arrivo piogge e venti forti al Centrosud

Colpirà inizialmente il Centro, per poi toccare anche il Sud, la nuova perturbazione in arrivo martedì 21 novembre dalla Scozia. Sarà in queste parti dell’Italia, informa il direttore de iLMeteo.it Antonio Sanò, che ci sarà un’importante fase di maltempo, soprattutto su Marche, Umbria, Appennini e poi Abruzzo, Campania e zone interne di Toscana e Lazio. Inizialmente verrà coinvolta anche l’Emilia Romagna. La posizione del minimo depressionario favorirà l’ingresso di venti nord orientali al Nord e ancora da ovest/sudovest sul resto d’Italia. Mercoledì il ciclone, precisa Sanò, si sposterà rapidamente verso il basso Tirreno, sarà così che la ventilazione fredda da nordest aumenterà d’intensità. Le temperature inizieranno a diminuire e la neve potrà scendere diffusa sugli Appennini centrali anche sotto i 1200 metri pure sotto forma di temporale. Le precipitazioni raggiungeranno anche il Sud, ancora la Campania, ma pure Sicilia e Calabria e localmente Puglia.

Sole al Nord

Al Nord, continua Sanò, invece splenderà il sole. Il ciclone giovedì scenderà ulteriormente e raggiungerà la Sicilia. In questa giornata ci saranno condizioni di maltempo proprio sull’isola, ma anche su Calabria e Puglia meridionale, i venti a rotazione ciclonica soffieranno intensamente da nord sui bacini centro-meridionali, più deboli altrove. L’aria fredda inizierà a farsi sentire con un sensibile calo delle temperature. Torneranno le gelate notturne al Nord.

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