Daily Archives: 28 Giugno 2023

Milano Linate eletto miglior aeroporto d’Europa tra gli scali sotto i 10 milioni di passeggeri

Linate è stato premiato dall’Aci, l’Airport council international, come Miglior aeroporto d’Europa nella categoria tra i 5 e i 10 milioni di passeggeri. Il riconoscimento è arrivato grazie alle tecnologie avanzate della struttura e l’impegno verso la sostenibilità ambientale. L’associazione, che rappresenta 500 aeroporti in 55 paesi europei, ha così riconosciuto l’Europe Best Airport Award 2023 allo scalo milanese. Tra i fattori determinanti ci sono il lavoro svolto per la decarbonizzazione del settore aeroportuale e l’accesso all’aeroporto grazie alla metropolitana. Ma nella nota l’Aci sottolinea anche come abbiano influito positivamente la scelta di carburanti alternativi e l’Urban air mobility su cui sta investendo l’aeroporto.

Linate vince il premio come miglior aeroporto d'Europa
Imbarchi all’aeroporto di Linate (Imagoeconomica).

Milano Linate al livello 4+ dell’Airport Carbon Accreditation

Che il percorso verso la decarbonizzazione e la sostenibilità fosse quello giusto lo certifica anche il raggiungimento del livello 4+ dell’Airport Carbon Accreditation, possibile soltanto riducendo le emissioni. Ed è proprio il Net zero emission l’obiettivo prefissato da Milano Linate per il 2030, con vent’anni d’anticipo rispetto a quanto al comparto europeo. Ma i giudici non si sono concentrati soltanto sull’impatto ambientale per assegnare il riconoscimento. I progetti innovativi e tecnologici per agevolare i passeggeri hanno rappresentato un ulteriore valore aggiunto. Tra i principali, l’Aci ha sottolineato la qualità dei nuovi controlli di sicurezza, con l’installazione delle macchine Eds-Cb, Explosives detection systems for cabin baggage, che riconoscono con maggiore efficacia il materiale potenzialmente esplosivo contenuto nei bagagli.

Linate vince il premio come miglior aeroporto d'Europa
Un passeggero controlla arrivi e partenze all’aeroporto di Linate (Getty).

Decisivo il face boarding al check-in 

E un altro aspetto fondamentale è stato il face boarding. Il sistema di riconoscimento facciale non ha soltanto migliorato la sicurezza al gate, ma permette ai passeggeri di associare il proprio volto al documento e alla carta d’imbarco. Dall’ingresso in aeroporto e fino al momento di salire a bordo, non bisognerà più fermarsi ai controlli per mostrare i vari documenti. Durante la premiazione, inoltre, l’amministratore delegato di Sea Milan Airports- scali di Milano Linate e Malpensa, Armando Brunini, è stato eletto presidente dell’Aci Europe, succedendo al vicepresidente esecutivo di Aena, Javier Marin.

Parsi e quel tifo per l’Ucraina che lo ha trasformato nell’anti-Orsini

La posa marmorea, lo sguardo fiero, il tono pronto a sentenziare, le tesi nette, la scelta di campo precisa in ogni dichiarazione, le bretelle a reggere le camicie sulla scia di Federico Rampini e, particolare da non sottolineare, gli occhiali cambiati nel tempo: da una montatura anonima, rettangolare, a un modello vistoso con lenti tonde e scure, che fanno molto “personaggio”. Questa è la bardatura con cui va in battaglia Vittorio Emanuele Parsi, Parsi-fal, cavaliere della causa liberale. Risposta del fronte anti-russo all’impietosito, lacrimoso e timorato Alessandro Orsini nelle tv e sul Twitter nostrano. Ma forse, in fin dei conti, suo necessario complemento.

Parsi e quel tifo per l'Ucraina che lo ha trasformato nell'anti-Orsini
Vittorio Emanuele Parsi in collegamento con Omnibus su La7.

Parsi, Orsini e la polarizzazione del dibattito sull’Ucraina 

Nel ciclo arturiano Parsifal è un cavaliere puro e senza paura, indomito nel combattere e per questo premiato dalla possibilità di arrivare, più di tutti i compari della Tavola Rotonda, a un passo dal mettere le mani sul Santo Graal. Nel dibattito odierno sull’Ucraina, Parsi-fal ci ricorda che la storia è una lotta perenne tra democrazie e autocrazie, che Kyiv è solo la potenziale prima linea di un’aggressione all’Occidente. «Mentre le democrazie sono in pace tra di loro, sono gli autoritarismi ad aggredirle. Il guaio è che non sappiamo più pensare a che cosa facciamo quando siamo aggrediti da un sistema autoritario», ha dichiarato a Huffington Post nel dicembre scorso. Dimenticando, ad esempio, che giusto un ventennio fa l’Iraq, un’autocrazia fatta e finita, fu attaccato da una coalizione di democrazie guidata da Usa e Regno Unito. Parsi-fal sceglie chi mandare tra i sommersi e i salvati della geopolitica. Divide il campo: Noi e Loro. Polarizza. In un concetto, fa tutto per diventare personaggio e promuovere, assieme alla voce della resistenza democratica, la sua. Le sue tesi come antitesi alla complessità, in un crescendo orsiniano: se il sociologo prestato al terrorismo prima e alla geopolitica poi parla di «colpe della Nato», Parsi-fal ricorda che tutto è «colpa di Putin», anche la mancanza delle mezze stagioni. Per un Orsini che sostiene che la Russia è invincibile, c’è un Parsi-fal che ne ricorda l’inevitabile sconfitta in Ucraina. Senza mezze misure, nella geopolitica del tifo da stadio questa polarizzazione premia i diretti interessati in termini di successo di audience e vendite di libri.

Parsi e quel tifo per l'Ucraina che lo ha trasformato nell'anti-Orsini
Alessandro Orsini ospite di Carta Bianca (da RaiPlay).

La dialettica amico-nemico più che alla legittima causa di Kyiv sembra mirare a ottenere visibilità

Ma chi è Vittorio Emanuele Parsi? Classe 1961, è docente di Relazioni Internazionali e Studi Strategici all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e direttore dell’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali (ASERI). Politologo competente e stimato, di cui chi scrive ricorda di aver apprezzato Titanic – Il fallimento dell’ordine liberale, Parsi prima di diventare Parsi-fal è stato capitano di fregata di riserva della Marina Militare e pure rugbista. Con l’inizio della guerra in Ucraina è diventato ospite fisso dei talk show compiendo, a nostro avviso, lo stesso errore di Orsini: confondere analisi strategica e wishful thinking, assolutizzando rami del sapere di riferimento (in questo caso, in particolare il diritto internazionale), e soprattutto creare una dialettica amico-nemico che più che alla stra-legittima causa di Kyiv sembra mirare a una di promozione in termini di visibilità. Parsi è riuscito a incidere il disco d’oro della sua hit parade ideologica cioè Il posto della guerra: E il costo della libertà, saggio edito da Bompiani a novembre 2022. Nelle cui righe il professore adotta un registro comunicativo eccellente di polarizzazione. Lo stesso che costruisce quotidianamente e dove gioca di sponda tra i mondi della grande divulgazione social (come i canali La Miniera dello streamer Twitch Ivan Grieco) e i talk show. Pubblica articoli da “falco” anti-russo su Il Foglio, tornato alla postura neo-con che fu dei primi Anni 2000, in cui parte una retorica da film Marvel: il “nostro mondo” è assediato dai dispostismi, la critica alla spudorata riscrittura della storia di Vladimir Putin sul 9 maggio e la vittoria sul nazismo diventa elogio dell’analoga mossa di revisionismo fatta da Volodymyr Zelensky, le armi all’uranio impoverito «non sono un’escalation» perché la Russia le starebbe già utilizzando. Il dualismo buoni-cattivi – in un contesto che sorvola su quanto tra i “nostri” possano esserci Paesi responsabili di guerre d’aggressione come Azerbaijan e Arabia Saudita, dal dubbio sentimento democratico, e sul fatto che tra le autocrazie si potrebbero ascrivere molti amici dell’Occidente – permette di sottolineare che Parsi-fal sia stato un Orsini che ce l’ha fatta.

Parsi e quel tifo per l'Ucraina che lo ha trasformato nell'anti-Orsini
Vittorio Emanuele Parsi (Imagoeconomica).

La Tavola Rotonda di Parsi: da Boldrin a Iacoboni, passando per Capone e Cerasa

Scorrendo il profilo Twitter di Parsi si notano i consensi eterogenei che il suo sistema cattura: dai giovani della bella rivista bolognese Pandora al think tank Liberi Oltre dell’economista Michele Boldrin, passando per un sostegno pressoché incondizionato dei “Cold Warrior” di Twitter: il professore interagisce coi profili di giornalisti come Marta Ottaviani, Jacopo Iacoboni, Nona Mikhelidze, Luciano Capone e Claudio Cerasa. Figure unite, in larga parte, dalla medesima visione del conflitto russo-ucraino in cui la narrazione prevale sulla realtà: dalla caccia al putiniano alla semplificazione di una complessa questione geopolitica in cui ogni pensiero laterale viene censurato come potenziale concorso esterno in putinismo. O come mera falsità.

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Parsi è docente di Relazioni internazionali e Studi Strategici alla Cattolica di Milano (Imagoeconomica).

Parsi-fal svesta le armi: rivogliamo Parsi e la sua competenza

La critica che muoviamo a Parsi-fal, in quest’ottica, nasce proprio dalla volontà di riscoprire l’intellettuale oltre l’uomo da talk show e internet. Il ruolo degli intellettuali, oggigiorno, sarebbe sanare conflitti e portare ragionevolezza, non farsi alfieri di una causa. Perché il mondo è brutto e fatto in scale di grigi. Il rischio di falli di reazione è notevole. Parsi in nome della battaglia per il suo Sacro Graal, cioè lo sdoganamento della tesi della necessità di difendere a ogni costo l’ordine liberale e di promuovere fino alla vittoria di Kyiv il sostegno all’Ucraina, non si ferma davanti a nulla e nessuno: stupisce vedere un docente della Cattolica entrare in gamba tesa su Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei e inviato speciale di Papa Francesco, parlando di «ossessione per i piani di pace» che rischiano di «indebolire il sostegno dell’opinione pubblica occidentale allo sforzo bellico». Spiace vedere Parsi farsi alfiere della russofobia parlando di «società civile lobotomizzata» nel Paese e di uno Stato in cui non ci si trasferisce più nemmeno dai «Paesi più sfigati». E stupisce vederlo intento in una baruffa social con Luca Telese, che lo ha paragonato al Galeazzo Musolesi delle Sturmtruppen per la sua retorica bellicista. Alla fine Parsi e Orsini sono gli opposti estremismi del dibattito. Ci appelliamo al professore perché torni a mettere conoscenza e competenza al servizio di un discorso più serio ed equilibrato sull’Ucraina, la Russia e, soprattutto, sul mondo che verrà. Perché ragionare sul dopo-guerra è più importante del tifo da stadio in guerra. Che è sempre più facile quando non si è sul campo. Parsi-fal svesta le armi: noi rivogliamo, semplicemente, Parsi e tutti gli altri pensatori che in questa guerra hanno scelto di essere portabandiera di una causa prima che della loro disciplina.

Ucraina, 96 carri armati svizzeri fermi in Italia: il governo elvetico dice no alla riesportazione

Novantasei carri armati Leopard 1 A5 fabbricati dalla svizzera Ruag, e di proprietà dell’azienda svizzera ma attualmente in deposito in Italia, non potranno essere riparati in Germania per poi essere trasferiti in Ucraina. Lo ha stabilito il Consiglio federale elvetico: la riesportazione sarebbe contraria alla legge sul materiale bellico e comporterebbe un cambiamento nella politica di neutralità della Svizzera, ha spiegato il governo.

I carri armati sono stati ricomprati dalla Rueg nel 2016

I carri armati appartenenti alla Ruag risalgono ai tempi della Guerra Fredda, quando l’esercito italiano era arrivato a schierarne più di mille. Prodotti proprio dalla Rueg, che li aveva venduti all’Italia, erano stati in parte ammodernati negli Anni 90, per essere poi tolti dal servizio e parcheggiati in un deposito nel Vercellese. Nel 2016, Ruag ne aveva riacquistati appunto 96 per 4,5 milioni di euro dall’Italia: il gruppo di armamenti elvetico intendeva rimetterli a nuovo o eventualmente utilizzarti per le parti di ricambio. Tra i potenziali acquirenti c’era all’epoca il Brasile, ma poi le trattative si sono arenate e i carri armati sono rimasti in Italia.

Ucraina, 96 carri armati svizzeri fermi in Italia: il governo elvetico dice no alla riesportazione. Il motivo.
Leopard 1 A5 (Getty Images).

La Svizzera ha ribadito la linea già adottata per richieste analoghe

Respingendo la domanda, presentata lo scorso 27 aprile dalla stessa Ruag alla Segreteria di Stato dell’economia «è stata data priorità agli aspetti della politica di neutralità della Svizzera e alla sua affidabilità come Stato di diritto», ha spiegato il governo elvetico. I carri armati, nelle intenzioni di Ruag, sarebbero stati acquistati dall’azienda tedesca Rheinmetall, che poi li avrebbe consegnati all’Ucraina. Il governo della Svizzera ha dunque ribadito la linea già adottata in precedenza per tutta una serie di richieste analoghe.

Ucraina, 96 carri armati svizzeri fermi in Italia: il governo elvetico dice no alla riesportazione. Il motivo.
Leopard 2 A6 (Getty Images).

Nei giorni scorsi Berna ha invece dato il via libera alla messa fuori servizio di 25 Leopard 2, che la Confederazione potrà quindi vendere alla Germania, a patto che Berlino non li fornisca poi a Kyiv. Li potrà però rivendere ad altri Paesi europei.

Dzeko, primo scontro col Fenerbahce: non vuole giocare un torneo in Russia

Sono passati appena pochi giorni dal suo arrivo in Turchia e dall’inizio della nuova avventura con la maglia del Fenerbahce, ma per Edin Dzeko sembrano già essere cominciati i guai. L’ex attaccante di Manchester City, Roma e Inter è sbarcato a Istanbul lo scorso 23 giugno, salutando definitivamente Milano e l’Italia. A cinque giorni di distanza esplode il caso: non vuole disputare un torneo a inizio luglio con la nuova maglia, perché si giocherà in Russia, a San Pietroburgo. Alla base della sua scelta ci sono ragioni politiche e già in passato si è schierato contro il regime di Vladimir Putin e la guerra in Ucraina. Oltre al Fenerbahce ci saranno lo Zenit, squadra di casa, i serbi dello Stella Rossa Belgrado e il Neftchi Baku, club della capitale dell’Azerbaigian.

L'ex Inter Dzeko si è scontrato con la nuova squadra, il Fenerbahce, perché non vuole giocare in Russia
La rabbia di Dzeko per un errore durante il match tra Bosnia e Portogallo (Getty).

Dzeko rifiuta il viaggio in Russia sostenuto dai compagni

L’attaccante bosniaco si è già schierato in passato contro l’invasione russa in Ucraina. Nel settembre del 2022 la sua nazionale avrebbe dovuto sfidare proprio la Russia in amichevole, ma anche a causa del no del calciatore e di altri atleti della Bosnia, il match è saltato. Secondo il portale Fotospor, Dzeko avrebbe anche il sostegno di alcuni compagni di squadra, soprattutto stranieri. La società, invece, non si è espressa in maniera ufficiale e potrebbe multarlo, perché da contratto l’attaccante non può rifiutarsi di giocare in un’amichevole. Il primo match sarà il 9 luglio contro lo Zenit, poi il 12 contro lo Stella Rossa e infine il 15 contro il Neftchi. Dzeko sui social non ha commentato la vicenda ma il primo braccio di ferro con la nuova squadra è in corso.

Per Ria Novosti Dzeko è «anziano»

In Russia la presa di posizione di Edin Dzeko non è stata gradita. L’agenzia Ria Novosti, che ha lanciato la notizia, ha sottolineato che la sua assenza non influirà sul livello della competizione. Anzi il calciatore è stato definito «un attaccante anziano che non è mai stato una star del calcio mondiale». Il 37enne vanta 129 presenze in nazionale e 64 gol, oltre ad aver giocato in Bundesliga, Premier League e Serie A, con le maglie del Wolfsburg, del Manchester City, della Roma e dell’Inter. In totale si parla di oltre 700 partite ufficiali in carriera e, compresi quelli con la Bosnia, più di 300 gol segnati.

L'ex Inter Dzeko si è scontrato con la nuova squadra, il Fenerbahce, perché non vuole giocare in Russia
Dzeko saluta i tifosi dell’Inter durante il riscaldamento prima della gara contro il Torino (Getty).

Fausto Leali: età, canzoni, moglie e figli del cantautore

Fausto Leali è un cantautore italiano noto per la sua voce soul, potente e graffiante. Ha consegnato alla musica italiana grandi successi come A chi, Io camminerò, Io amo e Ti lascerò.

Fausto Leali: gli esordi

Fausto Leali è nato a Nuvolento, in provincia di Brescia, il 29 ottobre 1944. Fin da piccolo dimostra un talento per la musica – ha iniziato studiando chitarra – e a 14 anni è stato ingaggiato nell’orchestra di Max Corradini. Ha inciso il suo primo 45 giri nel 1961 con lo pseudonimo di Fausto Denis, al quale è seguito il sodalizio con la band I Novelty, con i quali ha fatto da gruppo spalla ai Beatles durante il tour italiano. Ma il suo primo successo lo si deve al brano A chi, versione italiana della canzone statunitense Hurt di Roy Hamilton. Il brano si è aggiudicato la prima posizione della classifica italiana e ha conquistato ben quattro dischi d’oro per aver venduto oltre 4 milioni di copie.

Fausto Leali il cantautore bresciano che ha regalato alla musica italiana brani di successo come A chi, Io amo e Ti lascerò.
Fausto Leali (Getty Images).

Ha partecipato a 13 edizioni del Festival di Sanremo

Reduce dal grande successo di A chi, ha partecipato al Festival di Sanremo 1968 interpretando Deborah, con il quale si è piazzato al quarto posto. La canzone è stata replicata da un artista di fama internazionale, Wilson Pickett, con il quale stringerà una profonda amicizia tanto da assegnargli il ruolo di  padrino alla sua primogenita Deborah, chiamata come la protagonista della canzone. Nel corso della sua carriera, Leali ha partecipato a 13 edizioni del Festival vincendo nel 1989 con la canzone Ti lascerò in coppia con Anna Oxa. Tra i suoi successi più importanti ci sono Io camminerò, scritta da Umberto Tozzi e Giancarlo Bigazzi, Io amo (1987) e Mi manchi (1988). In tempi più recenti ha partecipato al Festival di Sanremo nel 2003 con il pezzo Eri tu, disco di platino, e nel 2009 con il pezzo Una piccola parte di te. Alla carriera musicale ha affiancato, negli ultimi anni, le partecipazioni televisive ai reality show Music Farm, Tale e quale show, Ballando con le stelle, Il cantate mascherato e il Grande Fratello Vip. Nel 2023 ha debuttato come attore nella commedia Tic toc al fianco di Éva Henger e Maurizio Mattioli.

Fausto Leali: moglie e figli

Il cantante è sposato dal 2014 con la corista Germana Schena, di 30 anni più giovane. Prima di lei ha avuto altre due mogli: la cantante Milena Cantù, ragazza del Clan Celentano (unione durata dal 1968 dal 1983 e dalla quale ha avuto due figlie, Deborah e Samantha), e Claudia Cocomello, da cui sono nati Lucrezia e Francesco.

Alessandra Mussolini a Bruxelles: «Registrare i figli di ogni tipo di famiglia»

Alessandra Mussolini, vice capodelegazione di Forza Italia al Parlamento europeo, ha presentato un emendamento al rapporto della commissione Libe sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Ue in cui «esorta gli Stati membri a registrare gli atti di nascita indipendentemente dal modo in cui il figlio è stato concepito». L’eurodeputata punta a difendere i diritti dei minori e delle famiglie con genitori dello stesso sesso, ponendosi in netta contrapposizione con quanto sta accadendo in Italia, con al governo lo stesso centrodestra che lei rappresenta in Europa. Nell’emendamento si sottolinea che bisogna registrare i figli «di un genitore unico, di una coppia di fatto, di una coppia sposata o di una coppia che ha contratto un’unione registrata, ivi compreso il figlio con due genitori dello stesso sesso o adottato a livello nazionale in uno Stato membro da uno o due genitori».

Mussolini: «I bambini devono essere difesi da tutto e tutti»

Alessandra Mussolini ne ha parlato anche ai giornalisti al termine della commissione. L’eurodeputata ha spiegato: «Il diritto alla filiazione, allo status del bambino è un diritto universale, a prescindere dal nucleo familiare che lo genera. La famiglia non può incidere su un diritto individuale universale». E per lei l’Unione Europea «ha un ruolo fondamentale nell’armonizzare le leggi e le norme tra gli Stati membri e a stimolare al raggiungimento di sempre maggiori diritti civili, che sono individuali». Poi sottolinea che «l’utero della donna non è diritto pubblico: è un organo nostro, privato, personale, del nostro corpo. Il diritto può solo lambire l’isola della famiglia, non possiamo inserirci troppo nel nucleo familiare. I bambini devono essere difesi da tutto e da tutti, a prescindere. Noi siamo in Europa e l’Ue funge da sprone e da stimolo».

L'eurodeputata chiede tutela per i figli di ogni tipo di famiglia, compreso quelli con genitori dello stesso sesso
Alessandra Mussolini e gli altri eurodeputati durante l’omaggio allo scomparso Silvio Berlusconi (Imagoeconomica).

Sul caso di Padova: «La procura ha fatto una cosa indegna»

Il 20 giugno, dopo la decisione della procura di Padova di impugnare 33 atti di nascita di bambine e bambini di coppie di genitori con lo stesso sesso, Mussolini aveva parlato di «una cosa indegna per un Paese civile». In un video su Twitter ha dichiarato che è «come buttare una bomba in una famiglia e colpire i bambini. Si è spezzata e si tenta di spezzare una catena di affetti consolidata».

Missili russi su una pizzeria di Kramatorsk, tra le vittime due gemelle di 14 anni

Due missili russi hanno colpito una pizzeria di Kramatorsk, nella regione di Donetsk, facendo numerose vittime. Il bilancio dei morti, che ha già raggiunto quota 11, è destinato a salire visto che diverse persone sono rimaste intrappolate – chissà forse senza vita – sotto alle macerie. Sono più di 60 i feriti. Tra le vittime una 17enne e due sorelle gemelle di 14 anni, Yulia e Anna Aksenchenko. L’attacco è avvenuto poco dopo le 19.30, esattamente all’ora di cena, quando il locale era pieno.

Il Cremlino: «La Russia non colpisce infrastrutture civili»

«Il regime criminale della Federazione Russa continua le sue tattiche di terrore contro i pacifici ucraini», ha scritto su Telegram il procuratore generale Andriy Kostin, spiegando che il ristorante Ria Pizza di Kramatorsk, è stato colpito da due missili Iskander. Secondo l’Sbu, come ha spiegato il consigliere del ministero dell’Interno di Kyiv, Anton Gerashenko, i russi hanno chiesto a questa persona di verificare se il locale fosse aperto ieri e di registrare la presenza di clienti.

Attacco russo a Kramatorsk: colpita una pizzeria, numerose vittime tra cui due sorelle gemelle di 14 anni e un neonato.
Le macerie della pizzeria di Kramatorsk (Getty Images).

«In un’altra dimostrazione del terrore che la Russia sta imponendo ai civili ucraini, un missile da crociera ha colpito un ristorante e un centro commerciale a Kramatorsk. Ancora una volta, la Russia continua a violare il diritto internazionale e a commettere crimini di guerra», ha twittato l’alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell. Rispondendo a una domanda in merito, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che la Russia «non colpisce infrastrutture civili, i bombardamenti sono diretti a siti collegati in un modo o nell’altro a infrastrutture militari».

Attacco russo a Kramatorsk: colpita una pizzeria, numerose vittime tra cui due sorelle gemelle di 14 anni e un neonato.
Una donna ferita nel bombardamento della pizzeria (Getty Images).

Tra i feriti gravi c’è anche una scrittrice ucraina

Il Ria Pizza di Kramatorsk è – o meglio era – molto frequentato dalla comunità giornalistica internazionale. Tra le persone rimaste ferite in modo grave c’è la scrittrice ucraina Victoria Amelina, che ha riportato una frattura cranica. Lo ha riferito Hector Abad Faciolince, scrittore, saggista e giornalista colombiano che stava cenando con lei. Allo stesso tavolo anche l’ex alto commissario per la Pace in Colombia, Sergio Jaramillo, e la reporter colombiana Catalina Gomez, feriti lievemente.

Valerio Scanu e Luigi Calcara, scelta la data del matrimonio: «Giorno del compleanno di mio padre»

Valerio Scanu, cantante di 33 anni salito alla ribalta dopo la partecipazione ad Amici, e Luigi Calcara, docente di Ingegneria elettronica alla Sapienza di Roma, celebreranno il loro matrimonio con un rito civile a Roma. Il giorno scelto, il 7 settembre, non è uno qualunque, ma quello del compleanno del padre di Scanu che è scomparso nel 2020 dopo aver contratto il Covid. Un modo per condividere anche con lui un giorno così importante. La location è ancora top secret e parenti e amici arriveranno numerosi dalla Sardegna e dalla Sicilia.

Il matrimonio tra Valerio Scanu e Luigi Calcara

La proposta di nozze era stata fatta dal cantante lo scorso novembre, quando si presentò in ginocchio e con tanto di anello a Calcara. La notizia fu data da Scanu durante un’intervista al Corriere della Sera e, in quella stessa occasione, l’artista raccontò anche come era nata la loro relazione: «Ho semplicemente fatto la proposta di matrimonio all’uomo che amo. Non ho mai voluto etichettarmi in un modo o nell’altro, men che meno ho pensato di sfruttare a mio vantaggio un eventuale coming out». La coppia sta insieme dal 2020 e si è conosciuta grazie a Instagram.

La loro storia d’amore

Dopo uno scambio di battute sul social, i due hanno deciso di incontrarsi ed è stato subito colpo di fulmine. Come ha raccontato il cantante sardo: «Mi aveva scritto su Instagram commentando una foto a luglio 2020. Ha un profilo privato e siccome non eravamo amici ho trovato il messaggio per caso. Abbiamo cominciato a chattare e il giorno stesso ci siamo conosciuti di persona». E da allora non si sono mai lasciati, anche se hanno continuato a vivere in posti diversi: Valerio ai Castelli Romani e Luigi a Roma dove, come detto, insegna alla facoltà di Ingegneria de La Sapienza. Testimoni delle nozze saranno i fratelli e le migliori amiche della coppia.

Netflix, le novità di luglio 2023: da Il Principe a Mare Fuori 3

Netflix ha svelato le principali novità del mese di luglio sulla piattaforma. Come da tradizione, lo streamer ha diramato online sul proprio canale italiano un breve trailer con le anticipazioni più attese dagli utenti. Fra i titoli da tenere d’occhio ci sono la seconda stagione di Avvocato di difesa, tratta dai romanzi di Michael Connelly e in uscita il 6 luglio, e la terza de Il colore delle meraviglie, che adatta le opere di Sherryl Woods, che debutterà il 20 luglio. Il 12 invece sarà il turno di Quarterback, primo progetto autorizzato dalla Nfl che racconta la carriera dei talenti del 2022, da Patrick Mahomes a Kirk Cousins. Potenziale successo anche Bird Box Barcellona, il film atteso per il 14 luglio che espande l’universo che ha ipnotizzato il pubblico nel 2018. Ecco però i cinque progetti più interessanti del mese, da Il Principe di Beatrice Borromeo che ripercorre la storia di Vittorio Emanuele di Savoia a Mare Fuori 3.

Le 5 novità più attese su Netflix a luglio 2023

1. Unknown, le grandi scoperte in quattro documentari

Un documentario in quattro episodi, attesi a cadenza settimanale, per raccontare le grandi scoperte fra natura, archeologia e scienza. Il 3 luglio arriverà su Netflix Unknown – Capitolo 1 per un viaggio a Saqqara, in Egitto. In compagnia dell’esperto Zahi Hawass e di Mostafa Waziri, sarà possibile andare alla ricerca delle antiche piramidi dei faraoni e di necropoli inesplorate. Il 10 luglio toccherà al secondo capitolo, che invece si focalizzerà su robot e intelligenza artificiale fra benefici e minacce. Il 17 luglio il paleoantropologo Lee Burger porterà gli spettatori in Sudafrica per vedere il più antico cimitero del mondo, realizzato forse da una primitive specie di ominidi. Infine, il 24 luglio, il quarto capitolo permetterà di viaggiare nel cosmo per scoprire il lavoro del telescopio James Webb della Nasa.

La docuserie su Vittorio Emanule e la terza stagione del cult Rai Fiction. Le novità di Netflix per il mese di luglio fra serie tv e film.
L’archeologo Zahi Hawass, vera leggenda dell’egittologia (Getty Images).

2. Il Principe, su Netflix l’attesa docuserie di Beatrice Borromeo

Il 4 luglio sarà il turno invece de Il Principe, la docuserie su Vittorio Emanuele di Savoia prodotta e diretta da Beatrice Borromeo. In tre episodi, ripercorrerà la vita dell’ultimo erede al trono d’Italia. Fulcro del racconto saranno però gli eventi del 18 agosto 1978, con l’omicidio dell’adolescente tedesco Dirk Hamer di cui il principe fu dapprima incolpato e poi assolto. Come ha sottolineato la stessa regista, obiettivo principale sarà proprio quello di fare chiarezza con l’aiuto di testimonianze dirette, tra cui lo stesso protagonista e Birgit Hamer, sorella del defunto Dirk. Ci sarà anche spazio per scavare a fondo nella vita privata di Vittorio Emanuele, analizzando il rapporto con i genitori e l’amore per Marina Doria.

3. Wham!, il documentario sulla carriera della band di George Michael

Last Christmas, Wake Me Up Before You Go Go e I’m Your Man. Tre successi indelebili che portano la firma degli Wham!, band capitanata dal compianto George Michael. Il 5 luglio arriverà su Netflix un documentario che ne ripercorrerà la carriera, dai primi passi nello spettacolo ai sold out negli stadi. Il racconto inizierà nel 1982 quando Michael, ancora adolescente, partì alla conquista del pianeta con l’amico Andrew Ridgeley. In appena quattro anni, fino all’indimenticabile concerto di Wembley nel 1986, hanno dominato le classifiche inanellando un successo dopo l’altro tanto da essere i primi occidentali a suonare in Cina. Il documentario, dal semplice titolo Wham!, presenterà interviste e filmati mai visti prima.

La docuserie su Vittorio Emanule e la terza stagione del cult Rai Fiction. Le novità di Netflix per il mese di luglio fra serie tv e film.
Andrew Ridgeley e George Michael degli Wham! (Getty Images).

4. Mare Fuori 3, su Netflix l’ultimo capitolo del fenomeno Rai Fiction

Il 26 luglio sbarcherà su Netflix invece la terza stagione di Mare Fuori, serie Rai Fiction che ha conquistato il pubblico italiano già sui canali della televisione nazionale. La trama si svolgerà ancora una volta nell’istituto di detenzione minorile di Napoli dove diversi ragazzi intrecciano le proprie storie fra amori, crimine e litigi. Nel cast Carolina Crescentini, volto della direttrice Paola Vinci, e Carmine Recano, che interpreta dai primi episodi il comandante della polizia penitenziaria Massimo Esposito. La narrazione coinvolgerà ancora una volta anche i detenuti Filippo Ferrari (Nicolas Maupas) e Carmine Di Salvo (Massimiliano Caiazzo). La serie ha stabilito, durante la sua permanenza su RaiPlay, un record di ascolti per le produzioni italiane, sfondando il tetto delle 100 milioni di visualizzazioni per un totale di 47 milioni di ore.

5. The Witcher 3 – Vol. 2, l’addio alla serie Netflix di Henry Cavill

Il 27 luglio invece Netflix accoglierà la seconda e ultima parte di The Witcher 3 (la prima sarà disponibile dal 29 giugno). Adattamento televisivo dei romanzi fantasy di Andrzej Sapkowski, vedrà per l’ultima volta Henry Cavill nei panni del protagonista Geralt di Rivia, che nella quarta stagione avrà invece il volto di Liam Hemwsorth. Lo strigo, un mutante creato con l’ausilio della magia, dovrà difendere la principessa Cirilla (Freya Allan) dalle grinfie di un mondo ostile che vuole sfruttarne gli sconfinati poteri. Per farlo, potrà fare affidamento sulla maga Yennefer (Anya Chalotra), che condurrà i due nella scuola di Aretuza, luogo protetto in cui spera di trovare la pace. Scopriranno molto presto che corruzione e tradimenti hanno intaccato ogni angolo del mondo.

La docuserie su Vittorio Emanule e la terza stagione del cult Rai Fiction. Le novità di Netflix per il mese di luglio fra serie tv e film.
Henry Cavill nei panni di Geralt di Rivia nella serie “The Witcher” (Twitter).

The Idol chiude una settimana prima: il 10 luglio il finale di stagione in Italia

Colpo di scena nella serie tv The Idol. La produzione HBO infatti si concluderà con il quinto episodio, dal titolo Jocelyn Forever, in programma per l’Italia il 10 luglio su Sky Atlantic e Now Tv. La conferma, come riporta Deadline, arriva dalla stessa emittente americana, che ha annunciato e motivato il finale di stagione anticipato. In origine, infatti, la serie con The Weeknd e Lily-Rose Depp avrebbe dovuto contare sei puntate, ridotte solo in corso d’opera a cinque. L’arrivo di Sam Levinson alla regia, dopo l’addio di Amy Seimetz per le divergenze con lo stesso The Weeknd, e i suoi cambiamenti creativi hanno però sensibilmente ridotto il budget di produzione, forzando la decurtazione di un episodio. Al momento non ci sono conferme per una seconda stagione, in quanto HBO ha sottolineato che la decisione avverrà solo dopo la conclusione.

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The Idol, in calo gli ascolti ma crescono le critiche sulla serie HBO

Pur presentata come una delle produzioni più importanti del 2023, The Idol sta deludendo in termini di visualizzazioni online e via cavo. Soprattutto negli Usa, dove i dati ufficiali di Nielsen sottolineano un’accoglienza e un apprezzamento in netto calo. La prima puntata aveva totalizzato 913 mila spettatori, media non eccessivamente negativa ma comunque inferiore a Euphoria, altra serie di Sam Levinson con cui spesso viene paragonata. Il debutto della produzione con Zendaya aveva conquistato 1,1 milioni di persone, circa il 17 per cento in più. Incomparabili invece i risultati con The Last of Us e House of the Dragon, capaci di partire rispettivamente con 4,7 e 9,98 milioni. I dati però sono peggiorati con la seconda puntata, che ha fatto registrare un calo del 12 per cento e sono destinati a scendere anche con la terza.

The Idol termina dopo cinque episodi, mentre calano gli ascolti negli Usa. L'ultima puntata in italiano arriverà il 10 luglio su Sky.
Lily-Rose Depp in una scena della serie “The Idol” (HBO, Twitter).

Se gli ascolti sono in discesa, è inversamente proporzionale la curva delle critiche. La rivista statunitense GQ ha raccontato nella recensione della seconda puntata di The Idol della «peggior scena di sesso mai girata». I social invece sono pieni di critiche per l’esagerazione dell’aspetto pornografico, la visione quasi unicamente maschilista della narrazione e una costruzione quasi comica di una trama che dovrebbe essere tragica. HBO è persino dovuta intervenire per sedare i rumors di una potenziale cancellazione della serie tv dopo i primi due episodi per il flop di ascolti. «Si è parlato in maniera non corretta che abbiamo preso una decisione su The Idol», aveva detto l’emittente. «Non è così e non vediamo l’ora di condividere il prossimo episodio».

La trama della quarta puntata, disponibile in lingua originale su Sky e Now

In attesa del finale di stagione, su Sky Atlantic e Now è disponibile in lingua originale la quarta puntata di The Idol (lunedì 3 luglio la versione doppiata). Dopo gli abusi fisici e mentali subiti nell’episodio precedente, la protagonista Jocelyn (Lily-Rose Depp) è sempre più nelle mani del suo manager Tedros (The Weeknd). Quest’ultimo ha infatti preso il controllo non soltanto del suo corpo, ma anche della sua vita privata e professionale. Sui balconi della villa, ormai una fortezza, agenti armati sorvegliano la zona presidiando gli ingressi. All’interno, invece, si moltiplicano gli aspiranti artisti che, rimasti senza soldi per le loro dipendenze, hanno visto in Tedros un mecenate amorevole. Tra chi lo teme e chi lo adula, tutti sono ormai soggetti al suo volere. L’unica ad aver evitato la sua trappola è Leia (Rachel Sennott), migliore amica di Jocelyn, che però finisce per essere allontanata da tutti.

Il Senato nega l’autorizzazione a procedere contro Salvini per gli insulti a Carola Rackete

L’aula del Senato ha negato la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini in relazione agli atti del tribunale di Milano che vedono il leader della Lega accusato di diffamazione aggravata per le parole espresse nei confronti dell’ex comandante della Sea Watch 3 Carola Rackete.

Carola Rackete definita «zecca tedesca» e «sbruffoncella»

A votare contro l’autorizzazione sono stati i partiti di maggioranza, mentre si sono espressi a favore Partito democratico, Alleanza Verdi-Sinistra italiana e Movimento 5 stelle. Tra gli astenuti i senatori di Italia viva. Il voto (82 sì, 60 no, 5 astenuti) ha dunque accolto la relazione della Giunta delle immunità del 28 febbraio 2023 che ha ritenuto le parole coperte da insindacabilità. Salvini, allora ministro dell’Interno, aveva definito Carola Rackete «zecca tedesca», «complice di scafisti e trafficanti» e «sbruffoncella». Parole arrivate dopo che la comandante della Sea Watch, nel luglio 2019, aveva forzato il divieto imposto dal ministro entrando nel porto di Lampedusa e urtando un’imbarcazione della Guardia di finanza. Nel frattempo però è stata assolta da tutte le accuse (fino in Cassazione). I giudici hanno stabilito che si trattò di un’operazione di soccorso in mare che doveva essere portata a termine.

Il Senato nega l’autorizzazione a procedere contro Salvini per gli insulti a Carola Rackete
Matteo Salvini (Imagoeconomica).

Il legale dell’attivista: «Notizia attesa e scontata»

Il capogruppo dell’Allenza Verdi e Sinistra Peppe De Cristoforo ha così commentato la votazione: «Grave che il Senato non abbia concesso l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini accusato di aver offeso ripetutamente Carola Rackete. Come Avs abbiamo votato a favore dell’autorizzazione perché riteniamo che quanto detto da Salvini erano insulti e non opinioni. L’insindacabilità è una cosa diversa e quanto avvenuto oggi in Senato rischia di diventare un precedente pericoloso». Non si è fatta attendere la reazione del legale di Carola Rackete Alessandro Gamberini: «Che dire? Notizia attesa e scontata. È l’insindacabilità dell’insulto. È interessante notare come il parlamento abbia ritenuto un’opinione espressioni come “zecca tedesca”, che qualificano chi le pronuncia ben più di una donna che è stata costretta a subirle».

Chiara Ferragni, riassetto societario con l’ingresso di Avm: quanto vale la sua Fenice

Grosse novità per Chiara Ferragni. Avm Gestioni, società d’investimento e gestione del risparmio guidata da Giovanni Dossena, ha rilevato una quota pari al 26 per cento della società Fenice, holding della popolare influencer. Il Sole 24 ore ha riportato che la cessione della quota è nata dall’accordo tra Avm e Alchimia, veicolo di investimento fondato da Paolo Barletta. La cessione delle quote sarà progressiva, fino a un massimo di 20 milioni di euro. Il dato principale riguarda, però, la valutazione di Fenice, che secondo la società d’investimento è pari a 75 milioni. Alchimia resterà comunque al fianco della società, come specificato dalla stessa Ferragni con un lungo post su Instagram in cui ringrazia Barletta e tutto il proprio staff. Citato anche Fabio Maria Damato, braccio destro dell’imprenditrice e general manager di The Blonde Salad.

La società di Chiara Ferragni, Fenice, è stata valutata 75 milioni di euro da Avs gestioni, chi ne ha acquisito il 26 per cento
Chiara Ferragni durante un evento (Imagoeconomica).

Ferragni: «Nuova tappa di un viaggio iniziato anni fa»

Nel suo lungo post su Instagram, l’imprenditrice digitale scrive: «Voglio dare il benvenuto in Chiara Ferragni brand ad Avm gestioni che oggi valuta la società che ho fondato 75milioni di euro. Questa è solo una nuova tappa del viaggio imprenditoriale iniziato anni fa e che mi ha visto combattere per far valere le mie idee. Ringrazio Fabio Maria Damato che 6 anni fa mi ha voluto affiancare nel cambio manageriale che dovevo dare alle mie società, e che con il suo talento professionale e generosità umana ogni giorno si batte per i miei stessi valori. In molti credevano che non fossi abbastanza brava o intelligente per combinare qualcosa di valore a lungo termine, mentre molti altri hanno voluto essere dalla mia parte. A loro sarò sempre grata, e grazie alla loro energia continuerò a battermi per seguire le mie idee. Grazie ai soci Alchimia e Morgese con cui ci aspettano altri anni di duro lavoro e sfide. Grazie alle quasi 60 persone del mio team: senza di voi tutto questo non sarebbe possibile».

La società di Chiara Ferragni, Fenice, è stata valutata 75 milioni di euro da Avs gestioni, chi ne ha acquisito il 26 per cento
Chiara Ferragni durante un evento (Imagoeconomica).

Omicidio di Alessandro Castellaccio, due arresti

I carabinieri di Tivoli hanno dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere a carico di due cittadini romeni, indagati del reato di omicidio volontario in concorso nei confronti di Alessandro Castellaccio, 41 anni, morto dopo cinque giorni di agonia.

Omicidio di Alessandro Castellaccio, arrestati due uomini di nazionalità romena. Cosa era successo a Tivoli.
Alessandro Castellaccio, ucciso a calci e pugni (Facebook).

La discussione diventata pestaggio: cosa era successo il 18 giugno a Tivoli

La vicenda risale al 18 giugno: Castellaccio, che si trovava fuori da un bar del centro storico di Tivoli, aveva invitato un gruppo di uomini di nazionalità rumena a fare meno confusione e la discussione si era presto trasformata in rissa. Da quanto è emerso, Castellaccio ha inizialmente colpito una delle persone a cui aveva chiesto di fare meno rumore, che non risulta tra gli indagati. Secondo quanto accertato dai carabinieri, l’uomo non avrebbe infatti reagito al forte pugno sferrato da Castellaccio, che gli ha procurato una prognosi di 25 giorni per la frattura del naso. Hanno invece reagito gli altri: una volta caduto a terra dopo un violento pugno ricevuto ed aver perso i sensi, Castellaccio era stato poi colpito ripetutamente da calci al viso. All’arrivo della pattuglia dei carabinieri di Tivoli, giunta sul posto dopo pochissimi minuti in piazza Codro Benedetti, tutti i presenti si erano allontanati.

Omicidio di Alessandro Castellaccio, arrestati due uomini di nazionalità romena. Cosa era successo a Tivoli.
Alessandro Castellaccio, morto dopo un violento pestaggio (Facebook).

Il gip: «Volontà omicida provata dalla reiterazione dei colpi e dalla loro violenza»

Gli uomini arrestati sono quelli che lo hanno fatto cadere a terra con un pugno e poi pestato. Durante la perquisizione domiciliare del cittadino romeno che ha preso a calci Castellaccio sono state trovate un paio di scarpe sporche di sangue e anche i vestiti indossati al momento dell’aggressione. Il gip ha parlato di volontà omicida «provata dalla reiterazione dei colpi, dalla loro violenza, e dalla prosecuzione della brutale aggressione anche quando il 41enne era esanime a terra e dai colpi sferrati anche alle persone che si erano frapposte».

A Milano è emergenza taxi: troppo pochi, Sala chiede nuove licenze

A Milano mancano i taxi e ora il sindaco Beppe Sala vuole correre ai riparti. Trovare un’auto bianca diventa sempre più complicato nel capoluogo lombardo, per questo il primo cittadino ha deciso di chiedere aiuto alla Regione Lombardia. La richiesta è di nuove licenze e Sala è stato chiaro: «Non le abbiamo ancora chieste ma le chiederemo perché anche questo bando che abbiamo fatto sulle doppie guide ha dimostrato che le richieste sono poche e che c’è bisogno. Penso che taxi in più servono, le regole dicono che la Regione deve autorizzare quindi la nostra richiesta la faremo». Per Sala ne mancano almeno mille.

Sala: «Una richiesta che nasce dalla città»

Il sindaco di Milano parla della situazione attuale, spiegando che «è difficile dire» quanti taxi mancano quotidianamente. Sala spiega: «Mi pare una richiesta che nasce da tutta la città, con rispetto del lavoro dei tassisti, che non è un lavoro facile e che è soggetto a momenti di grande lavoro e a momenti di bassa. Però c’è bisogno di un servizio più solido in città, perché le richieste sono tantissime. Penso che se dovessimo valutare in un migliaio non sbagliamo di tanto. Le formule possono essere diverse, non sto parlando solo di nuovi taxi ma se si vuole lavorare sulle doppie guide e su turni diversi siamo qua per farlo. Non si risolve il problema con 100 o 200, in città come Milano non si vedono».

Mancano i taxi a Milano. Il sindaco Sala chiede nuove licenze
Il sindaco di Milano Beppe Sala (Imagoeconomica).

L’ultimo aumento risale a vent’anni fa

Qualora la Regione Lombardia dovesse acconsentire, sarebbe la prima volta dopo vent’anni. L’ultimo aumento di taxi risale al 2003, quando la giunta Albertini è riuscita ad acquisire 288 nuove licenze, dopo averne chieste 500. Sala ci ha riprovato nel 2019, chiedendone altre 500, ma senza esito anche a causa della pandemia Covid. Il primo cittadino ha tentato nelle ultime settimane di incentivare la doppia guida familiare con un nuovo bando che si chiuderà venerdì 30 giugno ma che finora è stato un flop. Solo 28 le nuove guide doppie autorizzate, con 43 passaggi dal turno unico di 12 ore a quello integrativo di 16. Attualmente, su 4.855 taxi, sono appena 394 le collaborazioni familiari.

Mancano i taxi a Milano. Il sindaco Sala chiede nuove licenze
Cittadini in attesa di un taxi durante uno sciopero (Imacoeconomica).

Enrico Silvestrin contro Fedez: «È il divulgatore della mer*a di questo Paese»

Enrico Silvestrin, l’ex veejay di Mtv, attacca il LoveMi, l’evento musicale di Fedez nato per raccogliere fondi benefici andato in scena martedì 27 giugno 2023. Un’invettiva molto dura quella del conduttore, che ha espresso il suo disappunto nei confronti del rapper e della manifestazione di piazza Duomo a Milano.

Le parole di Enrico Silvestrin contro Fedez

L’ex veejay ha condiviso la sua opinione su Twitter: «Fedez è il divulgatore della mer*a di questo paese. Già che siete recintati, vi dovrebbero rinchiudere tutti. Disagiati senza cultura». Un attacco al quale sono seguiti diversi commenti da parte degli utenti, alcuni a sostegno dell’idea di Silvestrin, altri che hanno invitato il veejay a fare beneficenza anziché criticare. Invito che non ha sortito nessuno effetto e al quale anzi ha seccamente risposto: «Qua c’è da donare a quelli in piazza». Insomma, il conduttore non ha fatto mistero del suo pensiero nei confronti di LOVE MI non considerando neanche lo scopo benefico della manifestazione che in questa seconda edizione ha raccolto fondi destinati all’Associazione Andrea Tudisco OdV che, da 26 anni, opera con l’obiettivo di garantire il diritto alla salute dei bambini.

Un attacco anche alla messa in onda televisiva

Ma l’attacco non si è fermato a Fedez e al concerto, si è allargato anche alla messa in onda dell’evento in prima serata: «Stammer*a andrebbe nascosta, invece viene trasmessa. Ecco cosa succede quando normalizzi la mediocrità, quando seppellisci le alternative, quando pensi solo al minimo risultato con il minimo sforzo. Grazie a tutti per lo sforzo congiunto. Paese senza alcuna visione e senza alcun futuro». Il concertone che ha riempito piazza Duomo dal pomeriggio è stato però un successo, ha registrato 20 mila presenze e ha visto salire sul palco più di 30 artisti.

Gruppo Wagner, le foto satellitari della base in costruzione in Bielorussia

Il canale Telegram Belarus Golovnogo Mozga ha diffuso foto satellitari – datate 27 giugno – che mostrerebbero la costruzione in corso di un complesso militare nel distretto di Osipovichi, a circa 100 chilometri a sud-est di Minsk, presumibilmente destinato a ospitare i soldati del Gruppo Wagner. Il canale ha anche citato le parole dei residenti locali, che hanno affermato di aver assistito a «strane attività» che hanno coinvolto «un grande numero» di operai edili.

Gruppo Wagner, le foto satellitari della base in costruzione in Bielorussia nel distretto di Osipovichi: potrà ospitare 8 mila soldati.
Le immagini pubblicate da Belarus Golovnogo Mozga.

Il complesso militare potrà ospitare fino a 8 mila soldati

Lunedì 26 giugno, citando le autorità locali e i parenti dei combattenti della Wagner, il sito indipendente russo Vyorstka ha scritto che in Bielorussia era iniziata la costruzione di una base per i soldati di Yevgeny Prigozhin, il quale si trova adesso a Minsk. Un boscaiolo della zona, stando a quanto scritto da Belarus Golovnogo Mozga, ha riferito di aver visto dei documenti secondo cui il complesso sarà dotato di 1.780 letti a castello da quattro posti e 800 gabinetti. Secondo una fonte di Vyorstka, la base di Asipovichy – che non sarà l’unica a essere costruita – dovrebbe ospitare circa 8 mila combattenti del Gruppo Wagner e avrà una superficie di 24 mila metri quadrati.

Gruppo Wagner, le foto satellitari della base in costruzione in Bielorussia nel distretto di Osipovichi: potrà ospitare 8 mila soldati.
Soldati della Wagner a Rostov (Getty Images).

Il villaggio di Tsel ha ospitato a lungo una base dell’Armata Rossa

Belarus Golovnogo Mozga ha messo a confronto foto satellitari del 14 giugno, che non mostravano alcuna attività, con altre scattate il 27, in cui sono invece evidenti lavori in corso. Il grande cantiere si trova per la precisione nel villaggio di Tsel, a pochi chilometri da Osipovichi nella regione di Mogilev, a circa 200 chilometri dal confine con l’Ucraina. Il piccolo insediamento di Tsel, il cui nome significa letteralmente “bersaglio”, nacque come base militare dell’Armata Rossa nel 1936: in seguito per ospitare le famiglie dei soldati furono anche costruite delle abitazioni contigue al campo militare. Il Gruppo Wagner, che per mesi è stato impegnato nella battaglia di Bakhmut, potrebbe ora farne una base di partenza per attaccare nuovamente l’Ucraina.

LEGGI ANCHE: La Wagner continuerà a operare in Mali e nella Repubblica Centrafricana

La Polonia ha rafforzato i controlli al confine con la Bielorussia

«Se Prigozhin viene in Bielorussia con i suoi scagnozzi, minaccerà anche i nostri vicini, la Polonia, la Lituania e la Lettonia», ha dichiarato la leader in esilio dell’opposizione bielorussa, Svetlana Tikhanovskaya. La Polonia ha già rafforzato i controlli al confine con la Bielorussia, mentre la Germania ha annunciato che dispiegherà in Lituania, in modo permanente, una brigata di 4 mila soldati.

Sabaudia, a settembre spiaggia chiusa: partono le esercitazioni militari

A Sabaudia, in provincia di Latina, l’estate finirà prima. Ieri è stata firmata un’ordinanza che assegna per quattro mesi, da settembre in poi, mezzo litorale al Comando militare di Roma, che sarà impegnato in diverse esercitazioni di tiro sulla spiaggia. Le esercitazioni sono state fissate ai Pantani d’Inferno e le polemiche sono già partite. Il capogruppo consiliare del Pd a Sabaudia, Giancarlo Massimi, ha scritto sia al Comune sia all’ente che gestisce lì il Parco nazionale del Circeo: «La stagione balneare termina, come da provvedimento regionale e da ordinanza sindacale, il 30 settembre, ma in piena stagione balneare un lungo tratto di litorale sarebbe interdetto all’utilizzo ed al traffico». Chiesta la revoca «per evitare che in un’area a tutela integrale del Parco del Circeo, protetta da normativa europea, avvenga uno scempio del genere».

A settembre mezzo litorale di Sabaudia sarà chiuso per esercitazioni militari
Un tratto della riserva del Parco del Circeo (Imagoeconomica).

A maggio già annullata un’esercitazione all’interno del Parco

Non è la prima volta che Sabaudia e il Parco Nazionale del Circeo finiscono al centro di polemiche a causa di esercitazioni militari. A fine maggio è stata prima fissata e poi annullata una sessione di addestramento dei volontari Piceno, con un programma che prevedeva anche lanci di bombe a mano. L’area però è protetta e le esplosioni avrebbero potuto danneggiare gravemente l’ecosistema del parco stesso. In più la zona dell’addestramento era prevista tra la Lungomare, strada Sacramento e strada Diversivo Nocchia. La prima, nell’autunno 2022, è crollata in diversi punti e le lezioni di tiro di bombe a mano avrebbero potuto aggravare il fenomeno erosivo.

Si attende il parere del sindaco Mosca

Dopo la richiesta, Giancarlo Massimi attende risposte, tanto dall’ente gestore del Parco Nazionale del Circeo quanto dal sindaco Alberto Mosca. Quest’ultimo si sta occupando proprio delle criticità legate al lungomare e all’erosione. Il 23 giugno è stato in audizione alla Regione Lazio e, si legge nel report, «si è soffermato sui problemi specifici di Sabaudia, che presenta venti km di costa caratterizzata da dune e da laghi nella parte interna e dove il fenomeno erosivo sta incidendo in modo importante».

A settembre mezzo litorale di Sabaudia sarà chiuso per esercitazioni militari
Diversi bovini all’interno del Parco Nazionale del Circeo (Imagoeconomica).

Shakira: «Ho saputo dalla stampa che ero stata tradita»

In un’intervista a People, la cantante Shakira ha confessato alcuni dettagli in più in merito alla separazione dall’ex marito Piquè. La pop star latina ha anche raccontato il momento difficile della malattia del padre, avvenuta nel medesimo momento del tradimento da parte del calciatore.

Shakira e le confessioni sul tradimento di Piquè

Ormai da un anno la cantante e il marito non fanno più coppia fissa. Nel colloquio, l’artista ha spiegato cosa ha scatenato la rottura e come ha scoperto la relazione parallela dell’ex marito. Un momento non facile per lei: «Ho attraversato negazione, rabbia, dolore, accettazione, lutto, speranza, delusione, ancora speranza e illusione». Parole, queste, espresse anche nella canzone che aveva pubblicato dal titolo Music Sessions #53. E ancora: «Tante emozioni, sentimenti che non pensavo potessero coesistere dentro di me. Ho potuto solo svelarli attraverso le canzoni, per capirmi un po’ meglio».

Shakira racconta del tradimento del marito Piquè
Shakira e l’ex marito Gerard Pique nel 2019 (Getty Images).

In concomitanza con il tradimento di Gerard Piquè, Shakira ha dovuto affrontare anche la malattia del padre, che in quei giorni si trovava in terapia intensiva. A tal proposito la cantante ha dichiarato: «Ho saputo dalla stampa che ero stata tradita mentre mio padre era in terapia intensiva. Pensavo di non sopravvivere così tanto. L’uomo che ho amato di più nella mia vita, mio ??padre, mi ha lasciato quando ne avevo più bisogno, ma non potevo parlargli o ricevere il consiglio dal mio migliore amico di cui avrei avuto tanto bisogno». Dando libero sfogo alle parole e alla confessione, ha aggiunto: «La sua guarigione è stata molto dura e lenta, ma è un uomo meraviglioso e un personaggio accattivante per tutti coloro che hanno sempre ci sorprende con la sua forza. Ha superato un Covid, due incidenti, una polmonite e cinque interventi chirurgici. Mio papà è il più grande esempio di resilienza, e mia madre al suo fianco accompagnandolo giorno e notte».

Enrico VIII, scoperte annotazioni inedite su un libro di preghiere

Importanti rivelazioni sulla vita di Enrico VIII. Re d’Inghilterra dal 1509 al 1547 e noto per aver fondato la Chiesa anglicana dopo lo scisma con Roma, le sue annotazioni sono apparse tra le pagine di un libro di preghiere del XVI secolo. Micheline White, docente alla Carleton University in Canada, ha scoperto per caso scarabocchi e appunti risalenti agli ultimi anni della sua vita. «Ero sbalordita», ha spiegato alla Cnn. «Non avevo idea che il libro presentasse note marginali». Un’analisi ha rivelato che i tratti mostrano la forte angoscia e l’irrequietezza del sovrano circa la sua salute, oltre al pentimento per le sue azioni passate. Lo studio è disponibile sulla rivista Renaissance Quarterly.

Individuati scarabocchi inediti di Enrico VIII. Si trovano a margine di un libro di preghiere tradotto dalla moglie Catherine Parr.
Enrico VIII assieme alla seconda moglie Anna Bolena (Getty Images).

Cosa rappresentano le annotazioni di Enrico VIII scoperte su un libro di preghiere

Il volume in questione è una copia di Salmi o preghiere, risalente al 1544 e tradotto in inglese da Catherine Parr, sesta e ultima moglie di Enrico VIII. Il sovrano, come ha spiegato la dottoressa White, ha realizzato 14 scarabocchi suddivisibili in due tipologie. I primi, definiti manicules, raffigurano una mano con il dito indice puntato ed erano di solito utilizzati per porre l’accento su un concetto oppure una frase. Gli altri sono trifogli stilizzati. In particolare, i manicules si presentano con un polsino distintivo, segno caratteristico della famiglia Tudor.

Stampato in Inghilterra a metà del Cinquecento, il volume contiene preghiere per il pentimento del fedele, ma anche salmi e suppliche per la distruzione dei propri nemici. «È chiaro che, mentre leggeva queste pagine, Enrico VIII avesse tali concetti ben impressi nella mente», ha sottolineato White. In particolare, un passaggio sottolinea la punizione divina per coloro che non hanno seguito i dettami della religione. Enrico VIII diede vita allo scisma anglicano per poter divorziare dalla sua prima moglie, Caterina d’Aragona, e sposare Anna Bolena. «È preoccupato che Dio lo stia punendo per tali azioni con una malattia fisica», continua l’esperta. Conscio del fatto che il libro sarebbe finito in mano ad alcuni cortigiani scelti, il re sottolineò anche alcuni passaggi sulla guerra, sperando di ottenere il loro consenso per il conflitto in corso con la Francia.

La storia di Catherine Parr in un film presentato al Festival di Cannes

Come detto, la traduzione del volume su cui Enrico VIII annotò le sue preoccupazioni fu opera di Catherine Parr, sposata nel 1543. Donna di eccezionale cultura e di fede protestante, fu regina consorte per soli quattro anni fino alla morte del marito. La sua storia è al centro di Firebrand, film presentato all’ultima edizione del Festival di Cannes. Diretto da Karim Aïnouz, vede l’attrice premio Oscar Alicia Vikander nei panni della protagonista e Jude Law in quelli del sovrano. La trama racconta il difficile equilibrio di coppia fra intrighi e complotti a corte. Nel cast anche Simon Russell Beale, volto del vescovo di Winchester e consigliere del re Stephen Gardiner. Al momento non è ancora disponibile la data di uscita ufficiale in Italia.

Novara, tragedia sfiorata: crolla parte del tetto dell’istituto Omar

Una semplice casualità ha evitato quella che poteva diventare una tragedia dalle conseguenze gravissime. Nella notte fra martedì 27 e mercoledì 28 giugno una parte del tetto dell’area denominata C della sede centrale dell’istituto tecnico industriale Giuseppe Omar, a Novara, è crollata improvvisamente. Ad accorgersi di quanto accaduto è stato il personale scolastico, attorno alle 7.30 di oggi.

Nella notte tra martedì 27 e mercoledì 28 giugno, una parte del tetto dell'istituto Omar, a Novara, è crollato improvvisamente.
Istituto Tecnico Industriale Giuseppe Omar, Novara (foto web pubblica).

Il dirigente dell’istituto Omar sul crollo: «Per fortuna è capitato di notte»

Parole che non possono non essere condivise quelle contenute nelle prime dichiarazioni del dirigente scolastico dell’istituto Omar, Francesco Ticozzi, riportate da NovaraToday: «Una disgrazia. E per fortuna è capitato di notte, mi immagino se fosse accaduto a maggio durante le ore di lezione, sarebbe stata una tragedia. Ci domandiamo se siano stati fatti tutti i controlli durante i lavori? E’ praticamente luglio, poi arriverà agosto e inizierà poi la scuola, lì ci sono 15 aule, come faremo? Sarà tutto risolto o dovremo pensare a dove spostare gli studenti? Vogliamo delle certezze».

Crollo del tetto, al lavoro i tecnici per la messa in sicurezza

Spetterà ora ai tecnici del Settore della Provincia di Novara, sul posto insieme al consigliere delegato all’Edilizia scolastica Andrea Crivelli e alla dirigenza della scuola, verificare i danni e valutare l’entità e la tipologia degli interventi necessari per la messa in sicurezza e il ripristino della copertura. Il cedimento ha richiesto l’intervento dei vigili del fuoco.

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