Il Senato nega l’autorizzazione a procedere contro Salvini per gli insulti a Carola Rackete

L’aula del Senato ha negato la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini in relazione agli atti del tribunale di Milano che vedono il leader della Lega accusato di diffamazione aggravata per le parole espresse nei confronti dell’ex comandante della Sea Watch 3 Carola Rackete.

Carola Rackete definita «zecca tedesca» e «sbruffoncella»

A votare contro l’autorizzazione sono stati i partiti di maggioranza, mentre si sono espressi a favore Partito democratico, Alleanza Verdi-Sinistra italiana e Movimento 5 stelle. Tra gli astenuti i senatori di Italia viva. Il voto (82 sì, 60 no, 5 astenuti) ha dunque accolto la relazione della Giunta delle immunità del 28 febbraio 2023 che ha ritenuto le parole coperte da insindacabilità. Salvini, allora ministro dell’Interno, aveva definito Carola Rackete «zecca tedesca», «complice di scafisti e trafficanti» e «sbruffoncella». Parole arrivate dopo che la comandante della Sea Watch, nel luglio 2019, aveva forzato il divieto imposto dal ministro entrando nel porto di Lampedusa e urtando un’imbarcazione della Guardia di finanza. Nel frattempo però è stata assolta da tutte le accuse (fino in Cassazione). I giudici hanno stabilito che si trattò di un’operazione di soccorso in mare che doveva essere portata a termine.

Il Senato nega l’autorizzazione a procedere contro Salvini per gli insulti a Carola Rackete
Matteo Salvini (Imagoeconomica).

Il legale dell’attivista: «Notizia attesa e scontata»

Il capogruppo dell’Allenza Verdi e Sinistra Peppe De Cristoforo ha così commentato la votazione: «Grave che il Senato non abbia concesso l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini accusato di aver offeso ripetutamente Carola Rackete. Come Avs abbiamo votato a favore dell’autorizzazione perché riteniamo che quanto detto da Salvini erano insulti e non opinioni. L’insindacabilità è una cosa diversa e quanto avvenuto oggi in Senato rischia di diventare un precedente pericoloso». Non si è fatta attendere la reazione del legale di Carola Rackete Alessandro Gamberini: «Che dire? Notizia attesa e scontata. È l’insindacabilità dell’insulto. È interessante notare come il parlamento abbia ritenuto un’opinione espressioni come “zecca tedesca”, che qualificano chi le pronuncia ben più di una donna che è stata costretta a subirle».

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