Daily Archives: 29 Giugno 2023

Trovato il turista che ha sfregiato il Colosseo: è un personal trainer e vive a Bristol

Il turista che ha inciso su una delle pietre del Colosseo il proprio nome e quello della fidanzata è stato trovato. Ivan è un giovane residente in Inghilterra e i carabinieri del comando di Roma Piazza Venezia, coordinati dalla procura di Roma, sono riusciti a scovarlo dopo la denuncia presentata dall’Ente Parco del Colosseo e sfruttando al meglio i video e le foto circolate dal 26 giugno scorso sui social. Una scena che ha indignato l’Italia intera, compreso il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che oggi esulta: «Grazie ai carabinieri, l’atto del giovane ha offeso tutti».

Ivan Dimitrov ha inciso il proprio nome e quello della fidanzata sul Colosseo: ora è stato identificato
Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura (Imagoeconomica).

Chi è l’autore dell’incisione

Ad aver compiuto il gesto è il 27enne Ivan Dimitrov, giovane di origini bulgare che vive a Bristol, in Inghilterra. Secondo quanto rivela il Daily Mail, è un istruttore di fitness. Per trovarlo, i carabinieri hanno setacciato gli alberghi e le prenotazione di biglietti aerei, documenti e foto. Non risulta indagata, invece, la fidanzata Hayley. Decisivo invece un altro turista, l’americano Ryan Lutz, autore del video. Per legge il ragazzo, che ha utilizzato una chiave e ha anche insultato chi lo stava riprendendo, rischia sanzione e perfino la reclusione. Si parla di una multa da 15 mila euro e fino a cinque anni di carcere.

Ivan Dimitrov ha inciso il proprio nome e quello della fidanzata sul Colosseo: ora è stato identificato
Una vista della parte interna del Colosseo (Getty).

Sangiuliano: «Ora applicare le leggi in maniera rigorosa»

Il ministro della Cultura è tornato sulla questione sfruttando Twitter. Due i tweet in cui annuncia che Ivan è stato identificato dalle autorità. Sangiuliano scrive: «Sono grato all’Arma dei Carabinieri per aver prontamente individuato il presunto responsabile del gesto incivile quanto assurdo commesso al Colosseo. Un atto che ha offeso tutti coloro che nel mondo intero apprezzano il valore dell’archeologia, dei monumenti e della storia». E poi rincara la dose: «Ora auspico che la giustizia faccia il suo corso applicando rigorosamente le leggi. Se si arriverà a un processo, il ministero della Cultura si costituirà parte civile. Intanto prosegue l’iter in Parlamento del disegno di legge presentato dal Governo per fare in modo che chi oltraggia il nostro patrimonio ne risponda in prima persona anche dal punto di vista patrimoniale. Chi danneggia paga».

Rogo del Corano, Erdogan contro la Svezia: «Insultare i musulmani non è libertà di pensiero»

A poche ore dal rogo del Corano davanti alla più importante moschea di Stoccolma, la Svezia incassa le critiche del mondo musulmano e del leader della Turchia, Recep Tayyip Erdogan. Durante un evento del proprio partito, l’Akp, il presidente turco prende posizione e lo fa in maniera netta, condannando il gesto. «La Turchia reagirà nel modo più forte fino a quando non verrà condotta una lotta decisa contro le organizzazioni terroristiche e i nemici dell’Islam», ha dichiarato Erdogan. «Chi consente questo crimine con il pretesto della libertà di pensiero e chi chiude un occhio davanti a questa insolenza non raggiungerà i propri obiettivi. Alla fine insegneremo ai monumenti occidentali di arroganza che insultare i musulmani non è libertà di pensiero».

Il presidente turco Erdogan attacca la Svezia per l'autorizzazione al rogo del Corano mentre monta la protesta dei Paesi musulmani
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan (Getty).

Il no della Turchia all’ingresso nella Nato della Svezia

Quanto accaduto il 28 giugno a Stoccolma, dove un 37enne ha preso a calci il Corano prima di bruciarlo, rischia di compromettere ulteriormente i rapporti già tesi tra la Svezia e la Turchia. Da tempo Ankara si oppone all’ingresso del Paese svedese, storicamente neutrale, nella Nato. Il governo di Stoccolma deve avere i sì di tutti gli Stati membri e fino ad ora Erdogan e Viktor Orban, leader dell’Ungheria, hanno posto il proprio veto. Adesso appare ancora più difficile che il leader turco possa cambiare idea. Erdogan si fa portavoce del mondo musulmano e l’11 luglio, al vertice Nato di Vilnius, sembra ormai scontato l’ennesimo no.

Proteste all’ambasciata svedese a Baghdad

Intanto le proteste generate dal rogo del Corano montano sia in Iraq sia in Marocco e in diversi altri Paesi musulmani. A Baghdad l’ambasciata svedese è stata presa d’assalto da alcuni sostenitori del leader sciita Moqtada al Sadr. I manifestanti hanno fatto irruzione e sono rimasto all’interno per un quarto d’ora prima di andare via all’arrivo delle autorità. Distribuiti anche volantini con la frase: «La nostra Costituzione è il Corano». Bruciate diverse bandiere arcobaleno, simbolo della comunità Lgbtq+. Il Marocco intanto ha richiamato il proprio ambasciatore in Svezia parlando di «nuovo atto offensivo e irresponsabile» che «ignora i sentimenti di oltre un miliardo di musulmani, in questo periodo sacro del grande pellegrinaggio alla Mecca e della festa benedetta di Eid al Adha». Proteste anche in Egitto, Iran, Arabia Saudita, Kuwait, Siria, Emirati arabi uniti, Palestina, dai talebani in Afghanistan e dall’Hezbollah libanese.

Il presidente turco Erdogan attacca la Svezia per l'autorizzazione al rogo del Corano mentre monta la protesta dei Paesi musulmani
Proteste nei Paesi musulmani: bruciate anche le bandiere della Svezia (Getty).

Alvaro Soler si è sposato con Melanie Kroll: il matrimonio svelato solo un mese dopo

Alvaro Soler e Melanie Kroll si sono sposati, ma la notizia delle nozze è stata resa nota solo un mese dopo. Il 28 giugno la neo sposa ha condiviso sui social alcuni scatti del grande momento.

Le nozze di Alvaro Soler e Melanie Kroll

Il matrimonio tra la modella tedesca e il cantante spagnolo si è celebrato lo scorso 23 maggio nel massimo riserbo. La notizia, infatti, è emersa solo settimane dopo quando la neo sposa ha pubblicato su Instagram alcune foto della giornata. La coppia, insieme dalla scorsa estate, è riuscita a non far trapelare nulla.

Gli scatti non lasciano dubbi: gli sposi sono ritratti felici e sorridenti nel loro grande giorno e, sotto le foto, si legge la data del 23 maggio 2023 scritta tra due cuori bianchi. La modella, che ha deciso di condividere l’evento con i suoi fan, non ha però svelato altri dettagli come il luogo o gli invitati presenti. Dal commento postato dal cantante Nico Santos a corredo delle foto del matrimonio, «Ed è stato magico!», si evince che il collega di Soler fosse presente alla cerimonia, ma non si conoscono altri nomi.

Sono insieme da un anno

Alvaro Soler e Melanie Kroll avevano ufficializzato la loro storia nell’estate 2022, quando erano stati visti insieme a un evento a Berlino. La modella di nazionalità tedesca ha 25 anni ed è nata negli Stati Uniti nel 1998. Alvaro Soler ha 32 anni ed è nato in Spagna nel 1991. Il cantante è salito alla ribalta internazionale grazie al successo dei singoli El mismo sol e Sofia, brani che hanno scalato le hit in gran parte d’Europa. Prima di avere al suo fianco Melanie Kroll, Soler è stato fidanzato per cinque anni con Sofia Ellar. I due parlavano anche di matrimonio che rimandarono a causa del Covid e che non riprogrammarono più, interrompendo la relazione nell’aprile 2021. Poi lo scorso anno, a giugno, l’artista è stato visto per la prima volta con la Kroll.

FS, Polo Infrastrutture: 3,6 miliardi di gare assegnate e lanciate in 72 ore

Il Gruppo FS guidato dall’amministratore delegato Luigi Ferraris prosegue senza sosta nel mettere a terra gli investimenti sulle infrastrutture. Sono infatti pari a oltre 3,6 miliardi di euro le gare assegnate e lanciate in sole 72 ore dal Polo Infrastrutture di FS, dalla Roma-Pescara all’Anello di Palermo fino al collegamento tra la stazione di Bergamo e l’Aeroporto Orio al Serio.

Le gare assegnate e lanciate dal Polo Infrastrutture di FS 

Nel dettaglio sono 2 i miliardi di euro per le nuove opere ferroviarie di RFI, di cui è ad Gianpiero Strisciuglio, e 1,6 i miliardi lanciati da ANAS, con l’ad Aldo Isi, per quelle stradali. Oltre 1 miliardo è dedicato ai lavori di manutenzione delle reti ferroviarie e stradali in tutto il territorio nazionale. Le gare di questi giorni rientrano nel piano del Gruppo FS e dell’ad Ferraris per rendere il sistema di trasporti del Paese più integrato, performante, veloce, accessibile e intermodale sia per i passeggeri che per le merci, con un investimento di oltre 180 miliardi in ferrovie e strade nei prossimi 10 anni. Ad oggi, sono già attivi 4 mila cantieri in tutta Italia per oltre 49 miliardi di euro tra nuove opere e manutenzione delle linee esistenti. Il PNRR, con circa 24 miliardi affidati a RFI di cui oltre l’80 per cento già in fase realizzativa, ne rappresenta una parte importante per realizzare infrastrutture che entreranno in funzione entro il 2026.

Dalla Roma-Pescara all’anello di Palermo

Tra le principali gare lanciate da Rete Ferroviaria Italiana vi sono: la Roma-Pescara (due tratte per 477 milioni complessivi), la Potenza-Metaponto (265 milioni), il tunnel del Virgolo (73 milioni), la linea diretta Torino Porta Nuova-Porta Susa (67,7 milioni) e l’anello di Palermo (93 milioni). Oltre a queste, si aggiunge una gara da 900 milioni per la manutenzione straordinaria delle infrastrutture ferroviarie in tutta Italia. Sono state inoltre aggiudicate le gare per il collegamento tra la stazione di Bergamo e l’aeroporto Orio al Serio (113 milioni) e quella per l’elettrificazione della linea Cagliari-Oristano (45 milioni).

 

Lotito sconfitto sulla lotta alla pirateria: quale sarà la prossima battaglia?

Claudio Lotito perde la sua battaglia per rendere ancora più stringenti le maglie della normativa per contrastare la pirateria dei contenuti audiovisivi a pagamento. Il senatore di Forza Italia, infatti, aveva spinto per modificare la proposta di legge in materia, arrivata a Palazzo Madama dopo il via libera dalla Camera. Per evitare un nuovo ritorno a Montecitorio – dove il testo era stato approvato all’unanimità – maggioranza e governo avevano deciso di non fare modifiche, così da arrivare all’approvazione in via definitiva più rapidamente. Tra le altre cose, si stabilisce il potere dell’Agcom di bloccare gli streaming illegali entro i 30 minuti di trasmissione.

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Quelle chiacchierata assenza in commissione Bilancio

Lotito, che è anche presidente della Lazio che vede tra le principali voci di ricavo la vendita dei diritti tivù delle partite, avrebbe voluto un giro di vite più stretto. Per questo aveva spinto Forza Italia a presentare una serie di emendamenti – unico tra i gruppi di maggioranza – per modificare il testo. Interventi tecnici per rendere più stringente la normativa. Di questa sua battaglia se ne era parlato nei giorni scorsi quando l’assenza di Lotito – e del collega di partito, Dario Damiani – in commissione Bilancio aveva mandato la maggioranza sotto su un passaggio tecnico del decreto Lavoro. Alcuni lessero nell’assenza del patron laziale un segnale proprio sulla legge anti-pirateria.

Lotito sconfitto sulla lotta alla pirateria: quale sara? la prossima battaglia?
Il senatore di Forza Italia e patron della Lazio Claudio Lotito (Imagoeconomica).

Spalma debiti, Molise e tutte le sue battaglie molto personali

A conti fatti, Lotito ha dovuto tirare i remi in barca. Alla fine gli emendamenti sono stati rimangiati e il via libera in commissione è andato liscio. Ma c’è da scommettere che non sarà l’ultima battaglia di Lotito, che in questi primi mesi di legislatura ha lottato non poco su temi che considerava importanti (dallo spalma debiti per le società sportive ai fondi per la diga di Ripaspaccata in agro del Comune di Montaquila in Molise, dove è stato eletto). C’è da aspettare solo il prossimo provvedimento sul quale mettersi il coltello in mezzo ai denti.

Mutui, Meloni a Bruxelles: «Sensibili al tema, ma bisogna fare di più»

«I mutui? Un grande tema». La premier Giorgia Meloni è intervenuta all’Europa Building di Bruxelles per il Consiglio europeo e tra i tanti temi toccati c’è anche il rialzo dei tassi da parte della Banca centrale europea. Una strategia che non piace al governo italiano. Il 28 giugno, dopo l’annuncio di Christine Lagarde, presidente della Bce, dell’inasprimento dei tassi, è stato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a criticare la decisione: «Così si rischia la recessione». Poche ore più tardi anche la presidente del Consiglio torna sull’argomento e ammette che «bisogna fare di più».

Meloni critica la Bce e parla dei mutui a Bruxelles: «Dobbiamo fare di più»
Giorgia Meloni arriva a Bruxelles (Getty).

Meloni: «Sui mutui sensibili fin dall’inizio»

Nel punto stampa del Consiglio europeo, Giorgia Meloni dichiara: «Sulla strategia della Bce ho già detto cosa penso. Sui mutui il governo era già intervenuto: è un grande tema, al quale siamo stati sensibili sin dall’inizio. Nella nostra legge finanziaria abbiamo immaginato una norma per consentire a tutti di poter convertire il loro mutuo a tasso variabile in mutuo a tasso fisso. Bisogna fare di più, ne sto discutendo col ministro dell’Economia Giorgetti. È una di quelle materie su cui l’impegno del governo deve essere quotidiano».

Critiche dal M5s: «In tavola non si porta la sua sensibilità»

Il capogruppo del Movimento 5 stelle alla Camera, Francesco Silvestri, passa all’attacco e accusa la premier: «Alla prova dei fatti la sensibilità di Giorgia Meloni è unicamente rivolta alle banche. A ogni modo la Presidente del Consiglio sappia che i cittadini non possono portare a tavola la sua sensibilità, quello che gli serve è il suo coraggio di tassare chi sta lucrando sull’aumento delle rate sui mutui. Il Movimento 5 Stelle ha presentato una proposta con la quale sarebbe stato possibile intervenire sugli extra-profitti miliardari di quelle banche che stanno facendo utili enormi a seguito di questi aumenti per istituire un fondo che aiuti chi è in difficoltà. Ma l’esecutivo ci ha detto di no. La verità è che il governo Meloni fa favori a evasori, corrotti, squadre di calcio della seria A indebitate, istituti di credito e grandi potentati economici, mentre per i cittadini ha solo mera propaganda. Quella che si è venduta come una destra sociale, è in realtà una destra da salotto».

Meloni critica la Bce e parla dei mutui a Bruxelles: «Dobbiamo fare di più»
Francesco Silvestri, capogruppo alla Camera del Movimento 5 stelle (Imagoeconomica).

L’ultima di Renzi: guru della dieta col digiuno intermittente

«Ho perso sei chili grazie al digiuno intermittente, corro quasi tutti i giorni e dormo meglio». È un Matteo Renzi tirato a lucido quello che, intervistato di recente dal magazine Sette del Corriere della Sera, ha parlato del suo ritrovato stile di vita in cui l’alimentazione ha un ruolo di primissimo piano.

Il fatidico incontro con il maestro Fiorello

Il leader di Italia viva, sentito sul tema – destinato a dettare l’agenda politica – anche da Porta a Porta, ha tenuto poi ad aggiungere: «Occhio, bisogna fare anche movimento», probabilmente non a 5 stelle. Da sempre appassionato di running, il senatore di Rignano ha raccontato di aver iniziato a seguire il digiuno intermittente a inizio 2023, folgorato sulla via di Viva Rai2!: «Fiorello è il maestro di tutti noi, quando sono andato in trasmissione da lui a gennaio mi ha mostrato come dopo le 16 ore di pausa si stesse praticamente sbranando un toro da quanto stava mangiando». Digiuno intermittente ed esercizio: tutti i parametri fisici, cardiaci e del sonno di Renzi, ha spiegato lui stesso, vengono monitorati da un anello 3.0 collegato a un’app, che gli ha regalato la moglie Agnese per programmare gli allenamenti.

L'ultima di Matteo Renzi: guru della dieta col digiuno intermittente. Il leader di Italia Viva ha perso sei chili.
Renzi a Porta a Porta: sullo sfondo l’immagine di Calenda (Imagoeconomica).

Il dubbio: avrà mangiato al royal wedding in Giordania?

Si fa presto a dire digiuno intermittente. Ma di cosa si tratta? Chiamato anche digiuno controllato, è un sistema alimentare che comporta la quotidiana astensione dall’assunzione di cibo, in uno specifico arco temporale. Il whole-day fasting comporta regolari digiuni della durata di un giorno, alternati a giorni di normale alimentazione. Quello di Renzi, stando a quanto svelato, è il time-restricted feeding, che concede di alimentarsi solo in un intervallo di ore nell’arco di ogni giornata: la formula 16:8 – la più popolare – richiede di concentrare l’assunzione di cibi e bevande caloriche a una sola finestra temporale di 8 ore, mentre nelle restanti 16 sono concesse esclusivamente acqua e bevande non caloriche. Per intenderci, un esempio: tarda colazione alle 10 e cena già finita alle 18, come uno svedese qualsiasi. In mezzo magari un pranzo frugale come quello consumato da Mario Draghi a Fiumicino. Non è dato sapere se, al royal wedding in Giordania, Renzi sia riuscito a far inserire il rinfresco nella sua finestra temporale.

L’atleta ritrovato che all’Italia mancava da troppo tempo

Conquistato dal digiuno intermittente, Renzi si è poi ripreso tutto quello che era suo. Da sempre appassionato di running, si è rimesso a correre come faceva una volta. Anzi, persino di più: il 2 aprile ha infatti chiuso la Milano Marathon in 3 ore e 58 minuti (First reaction: shock!), prendendosi una grossa soddisfazione personale.

Partecipante illustre della 42,195 km lombarda, Renzi aveva già corso due maratone a Firenze, quando era sindaco del capoluogo toscano, siglando un personal best di 4h 11’01 nel 2011. Ai tempi di Palazzo Vecchio, Renzi andava spesso a correre da solo, all’ora di pranzo, nel parco delle Cascine o sulla strada che porta al piazzale Michelangelo. Approdato poi a Palazzo Chigi, aveva cercato di mantenere le buone abitudini da podista, anche durante i viaggi ufficiali all’estero: indimenticabile l’immagine della corsa sul lungomare dell’Avana con indosso la maglia della Nazionale. A Chicago, invece, si era allenato insieme con l’allora sindaco Rahm Emanuel.

L'ultima di Matteo Renzi: guru della dieta col digiuno intermittente. Il leader di Italia Viva ha perso sei chili.
Renzi di corsa sul lungomare dell’Avana (Facebook).

I quattro etti di pasta burro e parmigiano sono un ricordo

Ma la realtà dei continui spostamenti e delle più stringenti misure di sicurezza lo aveva poi costretto a ripiegare dalla corsa (non sempre praticabile) al tennis. «Sveglia all’alba e partita alle 7», aveva raccontato. Alla fine del 2016 Renzi si dimise da presidente del Consiglio, certo non da sportivo: «Mi ha detto che ora ha più tempo per andare a correre, ma sta studiando di dedicarsi al triathlon: ha fatto molta piscina in questi mesi. In bici va bene, la corsa si arrangia, quindi potrebbe andare bene. Non è ingrassato, l’ho trovato abbastanza in forma», disse in quei giorni il suo pizzaiolo di fiducia, Maurizio Mandola, proprietario di un locale a Pontassieve. Stava mentendo sapendo di mentire: Renzi era clamorosamente ingrassato nei quasi tre anni da premier. Nel 2019 il futuro fondatore di Italia viva avrebbe confessato i suoi peccati di gola a Myrta Merlino, su La7: «La sera a palazzo Chigi quando restavo solo a dormire mi facevo tre-quattro etti di pasta con burro e parmigiano». Poi il digiuno, anche di voti.

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L'ultima di Matteo Renzi: guru della dieta col digiuno intermittente. Il leader di Italia Viva ha perso sei chili.
Renzi a inizio 2017, poco dopo le dimissioni da premier (Imagoeconomica).

La sfida dei chili buttati giù l’ha vinta però Calenda

Dal digiuno intermittente di Renzi alla dieta intermittente: quella di Carlo Calenda, i cui buoni propositi a lungo non sono stati seguiti dai fatti. Nel 2018, commentando su Twitter una foto di un piatto di spaghetti, l’ex ministro dello Sviluppo economico aveva scritto: «Sono a dieta. Per ora solo soddisfazioni dello spirito. Buona pasta».

Nell’aprile del 2021, in risposta a un meme contro di lui creato da un consigliere comunale di Roma, che aveva usato la foto di un ragazzino sovrappeso, ospite da Myrta Merlino (sempre lei), Calenda aveva detto: «Devo dimagrire per ragioni di salute ma si dica che sono grasso io, ma si può mettere un bambino così sbattuto come un mostro in prima pagina? È una roba abominevole, questo è oltre il limite della decenza». Pochi mesi dopo, al seggio per le elezioni comunali della Capitale, aveva dichiarato: «Oggi la prima giornata di riposo dopo un anno. E ricomincio la dieta». Nel 2022, in vista delle politiche, ha poi raccontato al Corriere della Sera di non aver cambiato le sue abitudini in vista della tornata elettorale, continuando a mangiare ciò che voleva (e a fumare): «Tutti i miei amici che facevano sport sono morti da tempo» (citazione Andreottiana). La dieta, tanto citata e sempre rimandata, infine c’è stata. Sono 15 i chili persi da Calenda negli ultimi mesi, complice un intervento programmato, come ha spiegato lui stesso a Libero: «Me lo ha imposto il dottore. Ma appena lo risolvo mi sono ripromesso di riprenderli tutti. La cura dell’immagine è la fine della politica. E se ingrasserò un po’ non sarà un dramma». E nel caso, ci sarà sempre Renzi per un consiglio. Sempre che gli risponda al telefono.

Fondazione Veronesi e Autogrill insieme per la ricerca scientifica d’eccellenza

Al via la seconda edizione de La macedonia per la ricerca, il progetto di Fondazione Umberto Veronesi, realizzato in partnership esclusiva con Autogrill, per sostenere il lavoro di medici e ricercatori che dedicano la propria vita alla ricerca scientifica.

Fondazione Veronesi e Autogrill insieme con La macedonia per la ricerca

Dal 29 giugno al 30 luglio 2023, per ogni confezione di macedonia di frutta da 200 grammi venduta in tutti i punti vendita Autogrill sul territorio, l’azienda devolverà parte del ricavato alla fondazione per finanziare eccellenti ricercatori e ricercatrici che lavorano nel campo della nutrigenomica, ossia la scienza che studia le relazioni tra patrimonio genetico e cibo – come le molecole che introduciamo con la dieta influenzano i nostri geni e quindi la nostra salute, sia positivamente che negativamente. La nutrigenomica va dunque di pari passo con la prevenzione, soprattutto delle malattie croniche cardiovascolari, cerebrovascolari e soprattutto dei tumori, responsabili dei tre quarti dei decessi nei paesi sviluppati.

Fondazione Veronesi e Autogrill insieme con La macedonia per la ricerca
L’importanza di mangiare frutta (Autogrill).

Consumare frutta è un’abitudine importante per un’alimentazione sana, varia ed equilibrata. Le linee guida suggeriscono infatti di consumare dalle due alle tre porzioni di frutta al giorno e la macedonia è un’ottima soluzione che unisce praticità e gusto, soprattutto se si è in viaggio. La frutta è la fonte migliore di zuccheri semplici e apporta minerali, vitamine, molte molecole bioattive utili come i polifenoli e fibra, che aumenta il senso di sazietà e favorisce un microbiota in salute. Può essere consumata a colazione, come spuntino ma anche dopo i pasti principali, così da favorire l’assorbimento dei nutrienti e soddisfare la voglia di dessert con un apporto calorico moderato. Autogrill, partner tecnico ed esclusivo del progetto, è al fianco di Fondazione Umberto Veronesi dal 2021, con l’obiettivo di sensibilizzare chi viaggia sull’importanza di un’alimentazione equilibrata per uno stile di vita sano. Un sostegno concreto che ha permesso, grazie alla prima edizione de La macedonia per la ricerca, di finanziare interamente per l’anno 2023 il progetto di ricerca della Dottoressa Rosarita Nasso, impegnata quotidianamente a valutare gli effetti benefici dei polifenoli sui processi coinvolti nella progressione del tumore gastrico.

Le dichiarazioni dei vertici 

Monica Ramaioli, direttore generale di Fondazione Umberto Veronesi, ha così commentato l’iniziativa: «Da 20 anni siamo impegnati nel finanziamento della ricerca scientifica d’eccellenza e nella divulgazione dei corretti stili di vita che comprendono anche l’alimentazione, quale arma di prevenzione contro numerose patologie. Progetti come La macedonia per la ricerca hanno come obiettivo quello di informare e sensibilizzare i consumatori a intraprendere scelte responsabili in materia di salute». Le ha fatto eco Luca D’Alba, general manager di Autogrill Italia: «Anche quest’anno insieme a Fondazione Umberto Veronesi scegliamo di sostenere la ricerca scientifica in campo nutrizionale. Rinnoviamo quindi l’impegno a sensibilizzare ulteriormente i nostri clienti promuovendo stili di vita e di consumo sostenibili e di qualità, con l’obiettivo di rispondere al meglio alle nuove esigenze di una crescente fascia di consumatori alla ricerca di un’alimentazione sana e bilanciata».

Fondazione Veronesi e Autogrill insieme con La macedonia per la ricerca
Luca D’Alba, Marco Bianchi e Monica Ramaioli (Autogrill).

Queste infine le dichiarazioni di Marco Bianchi, food mentor e divulgatore scientifico per Fondazione Umberto Veronesi e testimonial de La macedonia per la ricerca: «Sono onorato di essere anche quest’anno al fianco di un progetto così importante e che sono certo verrà nuovamente accolto e sostenuto da moltissime persone. Questo bicchiere di frutta non solo finanzia la ricerca scientifica d’eccellenza, ma è fondamentale per ricordare l’importanza dei benefici dati dall’assunzione quotidiana di frutta, soprattutto se di stagione».

Declan Rice e gli altri 15 calciatori pagati più di 100 milioni di euro

Declan Rice sarà presto un nuovo calciatore dell’Arsenal. I Gunners, secondo i media britannici, hanno raggiunto un accordo per il trasferimento del mediano vincitore della Conference League con il West Ham alla cifra di 105 milioni di sterline (circa 122 milioni di euro). Sarà così il campione britannico più costoso della storia del calcio, record finora appartenuto a Jack Grealish che nel 2021 passò al Manchester City per 117,5 milioni. Sarà il 15esimo acquisto a tripla cifra, serie inaugurata nel 2013 da Gareth Bale che passò dal Tottenham al Real Madrid per poco più di 100 milioni. Al fianco di talenti del calibro di Neymar Jr. e Kylian Mbappé, però, la lista comprende qualche flop. Ne sa qualcosa il Barcellona, che ha speso 270 milioni per portare al Camp Nou nel 2017 Philippe Coutinho e Ousmane Dembelé, che poi si sono dimostrati deludenti e incostanti.

Non solo Declan Rice, chi sono gli altri giocatori pagati più di 100 milioni di euro

14. Gareth Bale (101 milioni), il primo Mr. 100 milioni della storia

Sebbene abbia da poco dato addio al calcio per dedicarsi al golf, altra sua grande passione, Gareth Bale è il pioniere dei trasferimenti monstre. Nel 2013 passò dal Tottenham, con cui si distinse soprattutto in Champions League con una tripletta all’Inter, al Real Madrid per 101 milioni di euro. Pur non avendo mai brillato come avrebbe potuto, il gallese con le Merengues ha vinto tutto segnando 106 reti in 258 partite.

13. Jude Bellingham (103 milioni), il primo acquisto top del 2023

Al 13esimo posto c’è Jude Bellingham. Dal Borussia Dortmund è approdato al Real quest’anno per ben 103 milioni di euro. Centrocampista di interdizione e costruzione, da mezzala ha giocato 133 partite con i gialloneri segnando 24 reti. I Blancos lo hanno prelevato per far rifiatare Luka Modric e Toni Kroos.

L'Arsenal paghrà 122 milioni di euro per Declan Rice. Da Neymar a Coutinho, chi sono gli altri giocatori pagati più di 100 milioni.
Jude Bellingham alla presentazione del Real Madrid (Getty Images).

12. Paul Pogba (105 milioni), la massima plusvalenza della Juve

Vero crack del centrocampo bianconero nei primi anni, Paul Pogba sta faticando a ritrovare continuità per via dei troppi infortuni. Un calvario che ha avuto inizio al Manchester United, dove tornò nel 2016 dopo essere andato via a parametro zero proprio per approdare alla Juventus, per la cifra di 105 milioni di euro. Allora il più pagato della storia del calcio, ma ha rifatto le valigie per l’Italia dopo soli sei anni.

11. Romelu Lukaku (113 milioni), il deludente ritorno in Premier di Big Rom

All’11esimo posto troviamo Romelu Lukaku che nel 2021 lasciò l’Inter per approdare al Chelsea, squadra che lo aveva lanciato da giovanissimo. Un trasferimento da 113 milioni di euro che il belga non ha però ripagato con le prestazioni. Dopo appena 15 reti in 44 presenze fra Premier e coppe europee, nel 2022 è tornato in nerazzurro senza ritrovare i fasti iniziali.

L'Arsenal paghrà 122 milioni di euro per Declan Rice. Da Neymar a Coutinho, chi sono gli altri giocatori pagati più di 100 milioni.
Romelu Lukaku nella finale della Champions a Istanbul (Getty Images).

10. Eden Hazard (115 milioni), l’inizio della fine per un grande talento

Da un belga a un altro per parlare di Eden Hazard. Sei volte candidato per il Pallone d’oro fra 2013 e 2019, con la maglia del Chelsea ha segnato 110 reti in 352 partite fra tutte le competizioni. Nel 2019 però passò al Real Madrid che lo portò al Santiago Bernabeu per 115 milioni di euro. Fu l’inizio della sua fine, dato che in Spagna ha collezionato appena sette reti in 73 presenze.

9. Cristiano Ronaldo (117 milioni), lo sbarco di CR7 in Italia alla Juve

L’acquisto più costoso della Serie A è l’approdo di Cristiano Ronaldo dal Real Madrid alla Juventus nel 2018. Arrivato a Torino per 117 milioni di euro, è finora il trasferimento più oneroso della storia del club che lo portò in Italia per vincere la Champions League. Titolo che però non è arrivato nonostante 101 reti in appena 134 partite suddivise in tre stagioni.

L'Arsenal paghrà 122 milioni di euro per Declan Rice. Da Neymar a Coutinho, chi sono gli altri giocatori pagati più di 100 milioni.
Cristiano Ronaldo nella sua ultima partita con la Juventus (Getty Images).

8. Jack Grealish (117,5 milioni), l’acquisto più caro di Pep Guardiola

Tra i britannici più cari di sempre c’è Jack Grealish, esterno d’attacco del Manchester City. Fortemente voluto da Pep Guardiola, ha lasciato l’Aston Villa nel 2021 per 117,5 milioni di euro. Pur agendo da ala sinistra offensiva, con i Citizen ha faticato a trovare la via del gol, mettendo a referto 11 gol in 88 presenze. A giugno ha però coronato la stagione con il Treble, alzando Premier League, FA Cup e Champions.

7. Antoine Griezmann (120 milioni), “Le petit diable” si veste di blaugrana

Al settimo posto della classifica si piazza Antoine Griezmann, noto in terra francese come Le petit diable. Fantasista, trequartista della Nazionale transalpina, nel 2019 il Barcellona lo comprò dall’Atletico Madrid per 120 milioni di euro, affiancandolo al talento di Lionel Messi. Proprio la difficile convivenza con l’argentino non ha fatto decollare il rapporto, conclusosi nel 2021 con un ritorno fra le fila dei Colchoneros.

L'Arsenal paghrà 122 milioni di euro per Declan Rice. Da Neymar a Coutinho, chi sono gli altri giocatori pagati più di 100 milioni.
Antoine Griezmann con la maglia dell’Atletico Madrid (Getty Images).

6. Enzo Fernandez (121 milioni), la gemma nel faraonico mercato del Chelsea

La stagione 2022-23 del Chelsea ha rappresentato uno dei mercati più onerosi per un club nella storia del calcio. I Blues hanno speso oltre 600 milioni di euro per rinfoltire una rosa che, a fine anno, si è piazzata addirittura fuori dai piazzamenti per le coppe europee. Fra i giocatori arrivati a Londra ci fu anche Enzo Fernandez, preso dal Benfica per 121 milioni di euro.

5. Joao Felix (127,5 milioni), l’acquisto più caro della storia dell’Atletico Madrid

Oggi al Chelsea, Joao Felix nel 2018 passò all’Atletico Madrid dal Benfica per 127,5 milioni di euro. Pur essendo fra i giocatori portoghesi di maggior talento, alla corte di Diego Simeone ha faticato sempre ad adattarsi, fallendo molto spesso l’appuntamento con la consacrazione. Dopo 34 gol in 131 partite, ha lasciato la Spagna per la Premier League, dove però ha giocato ancora meno.

L'Arsenal paghrà 122 milioni di euro per Declan Rice. Da Neymar a Coutinho, chi sono gli altri giocatori pagati più di 100 milioni.
Joao Felix con la maglia del suo Portogallo (Getty Images).

4. Ousmane Dembelé (135 milioni), il primo acquisto poi fallimentare del 2017 blaugrana

Fra gli acquisti flop più eclatanti della storia del calcio c’è sicuramente Ousmane Dembelé, preso dal Barcellona nel 2017 per 135 milioni. L’ex ala destra del Borussia Dortmund, stabilmente in rosa nella Francia di Didier Deschamps, ha segnato 40 reti in 182 presenze con la maglia blaugrana, con cui nel 2023 si è laureato campione di Spagna. Con la Nazionale ha vinto il Mondiale 2018 e giocato da titolare gran parte dell’edizione 2022.

3. Philippe Coutinho (135 milioni), doppio flop per il Barcellona dopo il francese

Assieme a Dembelé, nel 2017 il Barcellona acquistò per la stessa cifra Philippe Coutinho dal Liverpool. Il brasiliano, con un passato anche con la maglia dell’Inter, non ha mai brillato in Spagna tanto da passare nel 2019 al Bayern Monaco per una parentesi di un anno. Tornato in Inghilterra nell’estate 2022 per vestire la maglia dell’Aston Villa, in blaugrana ha segnato 26 reti in oltre 100 partite.

L'Arsenal paghrà 122 milioni di euro per Declan Rice. Da Neymar a Coutinho, chi sono gli altri giocatori pagati più di 100 milioni.
Philippe Coutinho con la maglia del Barcellona (Getty Images).

2. Kylian Mbappé (180 milioni), la stella della Francia fa felice il Monaco

Se terzo e quarto posto della classifica rappresentano due grandi flop, i due calciatori più pagati della storia sono invece stelle indiscusse del calcio. Nel 2018 il Paris Saint-Germain ha comprato dal Monaco il giovane Kylian Mbappé per 180 milioni di euro, mettendolo sempre più al centro del progetto. Sotto la Tour Eiffel ha segnato 212 reti in 260 partite, ma nel 2024 dovrebbe passare al Real Madrid.

1. Neymar Jr (222 milioni), l’acquisto più caro della storia del calcio

Il trasferimento più pagato di sempre è Neymar Jr, acquistato sempre dal Paris Saint-Germain nel 2017 per 222 milioni di euro dal Barcellona. La stella della nazionale brasiliana, dopo il triplete con Messi e compagnia, ha scelto Parigi per rilanciare la sua carriera e tentare l’assalto al Pallone d’oro. Nella capitale francese ha messo a referto 118 reti in 173 partite, ma ha fatto parlare più per i suoi infortuni e le bravate che per le magie sul rettangolo di gioco.

L'Arsenal paghrà 122 milioni di euro per Declan Rice. Da Neymar a Coutinho, chi sono gli altri giocatori pagati più di 100 milioni.
Neymar Jr. è il più pagato di sempre (Getty Images).

«A scuola con la Glock»: scoperta una chat in cui minori parlano di fabbricare armi ed esplosivi

Otto ragazzi in tutta Italia sono finiti al centro di un’indagine portata avanti dagli investigatori del Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Milano. I giovani, tutti minorenni, si sono confrontanti per mesi su una chat di Telegram scambiandosi consigli su come fabbricare armi in casa e condividendo le proprie esperienze con esplosivi, pistole e coltelli portati anche a scuola. Così nella mattinata del 29 giugno sono scattate le perquisizioni da parte della Polizia postale e della Digos a Milano, Treviso, Pisa, Avellino, Lecce, Sassari e Nuoro. L’operazione, denominata Alchimia, ha avuto inizio nell’ottobre del 2022.

Otto minori in tutta Italia si scambiavano consigli su pistole ed esplosivi in chat: perquisizioni in tutta Italia
Gli agenti della Polizia postale hanno perquisito le case dei giovani (Imagoeconomica).

Nella chat si parla anche di molotov e napalm

Gli investigatori hanno indagato a lungo prima di intervenire con le perquisizioni. Studiata a fondo la chat di Telegram, in cui i minori non solo hanno discusso spesso delle rispettive esperienze, ma hanno anche inviato foto e video delle loro imprese. «Io avevo una Glock però poi ci sono andato a scuola perché lo avevo visto in un film americano», è ad esempio una delle frasi scritte da uno degli indagati. Ma c’è anche chi ha chiesto consigli su come modificare armi o come costruire dispositivi esplosivi, anche molotov e napalm. «Avete mai fatto una molotov? Io sì…», scrive uno, mentre un altro annuncia: «Martedì provo a fare del napalm». Tra i messaggi chiave, anche quelli di chi si vantava di aver portato con sé pistole da softair modificate o coltelli in giro nelle proprie città.

Nell’indagine si parla di «uso distorto dei social network»

L’operazione Alchimia è stata condotta tra l’ottobre 2022 e il febbraio 2023. Nei documenti relativi all’indagine si legge che rientra in «una più ampia problematica di utilizzo distorto dei social network e delle altre risorse della Rete da parte di giovani e giovanissimi». A coordinarla è stato il procuratore capo del tribunale per i Minorenni di Milano, Ciro Cascone, che ha autorizzato le perquisizioni del 29 giugno. La Polizia ha utilizzato anche le unità cinofile specializzate.

Otto minori in tutta Italia si scambiavano consigli su pistole ed esplosivi in chat: perquisizioni in tutta Italia
Un agente della Polizia postale (Imagoeconomica).

Carta risparmio spesa 2023: le istruzioni dell’Inps sul ritiro della postepay

Tempi di attesa più lunghi del previsto per il ritiro della carta risparmio spesa 2023. È questo quanto comunicato dall’Inps nel suo messaggio numero 2373 del 26 giugno  2023 che indica, nei motivi della proroga, la necessità di concedere ai Comuni più tempo per l’elaborazione delle liste dei beneficiari di questo bonus. Stando a quanto emerge dal documento dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, i cittadini aventi diritto saranno chiamati a ritirare le postepay soltanto dopo il 18 luglio 2023.

Cos’è la carta risparmio spesa

La carta risparmio spesa rappresenta una misura di sostegno prevista dall’ultima Legge di bilancio che ha il principale scopo di assistere le famiglie con minori risorse economiche in questa fase fortemente contraddistinta dal caro prezzi. Possono beneficiarne i cittadini con un valore Isee pari o inferiore a 15 mila euro, con l’erogazione delle somme a loro vantaggio che verrà concessa direttamente dai Comuni. Non è necessario presentare alcuna domanda per ricevere la carta: sono gli enti locali che, dopo aver stilato una lista, provvederanno a contattare i cittadini per il ritiro della postepay. Quest’ultima ha un importo di 382,50 euro che potranno essere spesi per l’acquisto di beni alimentari nei negozi convenzionati.

Il ritiro delle postepay

Così come in parte già accennato, l’invito a ritirare la card arriva direttamente dal Comune di residenza che, a sua volta, ha ricevuto delle liste di potenziali beneficiari dall’Inps. È proprio in questo passaggio che si è accumulato il ritardo, con i Comuni che hanno bisogno di più tempo per definire quali siano i cittadini che hanno diritto alla misura. La tabella di marcia inizialmente prevista subisce quindi dei ritardi e la conferma all’Inps da parte dei Comuni passa dal 26 giugno al 5 luglio alle ore 18. Superato questo scoglio si dovrebbe procede all’invito ai cittadini di ritirare le carte che, stando ai nuovi piani, dovrebbe prendere il via dal 18 luglio.

Cicciolina denuncia e fa arrestare il figlio: «Mi ha minacciata con un taser»

Il tribunale di Roma ha emesso un provvedimento di divieto di dimora nella città di Roma contro Ludwig Koons, il figlio di Cicciolina, celebre diva degli anni ’80, nome d’arte di Ilona Staller. L’attrice, famosa per i suoi ruoli nel mondo del cinema porno, lo ha denunciato e fatto arrestare dopo essere stata minacciata con un taser. L’uomo ha tentato di estorcerle dei soldi, utilizzando la pistola a impulsi elettrici, considerata «un’arma propria» e il cui utilizzo «è sottoposto al possesso di un porto d’armi». Durante l’udienza per direttissima a piazzale Clodio, Koons si è difeso, ammettendo i litigi ma respingendo le accuse di minacce. E sul taser ha dichiarato che si tratta di «un regalo di un mio amico, non sapevo fosse illegale».

Ilona Staller, meglio nota come Cicciolina, ha fatto arrestare il figlio dopo minacce col taser
Ilona Staller, in arte Cicciolina, durante una trasmissione tv (Imagoeconomica).

Nel 2010 Koons denunciato per spaccio di stupefacenti

Non è la prima volta che Ludwig Koons finisce in tribunale. Nel 2010, infatti, è stato denunciato dai carabinieri con l’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti e resistenza a pubblico ufficiale, dopo aver detto no alla perquisizione di casa sua e della madre. Koons, all’epoca 17enne, è poi finito in comunità a Civitavecchia, in provincia di Roma. Nel garage dell’abitazione sono stati trovati 49 grammi di hashish e tre di cocaina. Anche Ilona Staller, tredici anni fa, è stata segnalata alla procura di Roma per aver impedito ai carabinieri di entrare in casa e condannata, nel 2013, a sette mesi di reclusione. Il suo avvocato ha accusato i militari di non aver avuto alcun «decreto del magistrato» per poter procedere con la perquisizione.

Ludwig nato dalla storia tra Cicciolina e l’artista Jeff Koons

Ludwig Koons è nato nel 1992 dalla relazione che Ilona Staller ha intrecciato con Jeff Koons, artista degli Stati Uniti e una vera icona del neo-pop in quel decennio. Il loro matrimonio, avvenuto nel 1991, è durato fino all’anno successivo. La rottura poco dopo la nascita di Ludwig, per cui è andata in scena una causa milionaria con al centro l’affidamento del bambino. Da lì la scelta dell’attrice, due anni dopo, di volare in America e riportare il figlio in Italia. Per questa vicenda è stata poi condannata nel 2002 a otto mesi di reclusione con la condizionale in Cassazione. Nella storia tra lei e l’artista ci sono diversi processi, ma il più importante è quello vinto da Cicciolina nel 1999, che le ha permesso di tenere con sé il figlio.

Ilona Staller, meglio nota come Cicciolina, ha fatto arrestare il figlio dopo minacce col taser
Cicciolina nel 2004 ha annunciato di voler tornare in politica (Getty).

Uk, Sunak attaccato dalle opposizioni per aver usato una penna cancellabile

Una penna cancellabile per firmare i documenti ufficiali. Questa è la nuova accusa mossa da Labour e Lib-Dem al premier britannico Rishi Sunak, prendendo spunto da un articolo del Guardian. Il primo ministro utilizza una Pilot V, una penna stilografica molto diffusa in tutta la Gran Bretagna, dal costo di 5 sterline. Il problema è l’inchiostro cancellabile. E così il quotidiano inglese ha sottolineato la caratteristica e ha avanzato dubbi sul suo utilizzo. Sunak è ritratto con la penna in mano in molte foto, sia durante i consigli dei ministri a Downing Street sia recentemente, quando a Windsor si è incontrato con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, per annunciare l’accordo tra Regno Unito e Unione Europea sull’Irlanda del Nord.

Il premier Sunak usa una penna cancellabile per i documenti ufficiali: le opposizioni lo attaccano
Rishi Sunak lascia Downing Street (Getty).

Sunak ha firmato molti documenti ufficiali con la penna Pilot V

Così il Guardian ha riesumato foto e video relativi agli ultimi anni, scoprendo che Sunak ha utilizzato la Pilot V anche da cancelliere dello Scacchiere, cioè da ministro delle Finanze, durante l’ultimo governo Boris Johnson. Andando a ritroso si scopre che il premier ha firmato molti documenti ufficiali di Downing Street con questo tipo di penna cancellabile e, sembrerebbe, anche tanti altri da ministro. Tra gli esempi citati dal quotidiano, c’è la firma sull’accordo bilaterale raggiunto dal Regno Unito con la Svizzera, ormai due anni fa.

Dall’opposizione accuse e sarcasmo. Downing Street: «Mai cancellato nulla»

Intanto le opposizioni insorgono. A protestare sono Labour e Lib-Dem, tra chi accusa il premier sottolineando la possibilità di cancellare le firme e chi lo attacca con sarcasmo. C’è chi scrive, ad esempio, che «neanche con la Pilot V Sunak riuscirà a cancellare i disastri fatti dal governo suo e di 13 anni di esecutivi conservatori». Dall’altra parte, il governo reagisce. La portavoce di Sunak da Downing Street risponde: «Questa penna è comunissima, è usata da milioni di britannici e anche a Whitehall è molto diffusa. Inoltre, il primo ministro non ha mai cancellato nulla delle sue note e dei suoi appunti sui documenti ufficiali».

Il premier Sunak usa una penna cancellabile per i documenti ufficiali: le opposizioni lo attaccano
Il primo ministro Rishi Sunak (Getty).

Primavalle, chi è il 17enne arrestato per l’omicidio di Michelle Causo

Il 17enne fermato mercoledì 28 giugno sera per il femminicidio di Michelle Maria Causo, a Primavalle, è stato arrestato. Il ragazzo, coetaneo della vittima, è stato interrogato per tutta la notte in questura dal pm. L’accusa è di aver accoltellato la giovane per poi tentare di disfarsi del corpo chiudendolo all’interno di un grosso sacco di plastica nero e trasportandolo su un carrello del supermercato fino ai cassonetti di via Stefano Borgia. Un testimone, allarmato dalla scia di sangue lasciata lungo la strada, ha allertato le forze dell’ordine. Gli inquirenti hanno smentito l’ipotesi di un legame sentimentale tra i due e che Michelle fosse incinta.

Il 17enne fermato per l'omicidio di Michelle Causo è stato arrestato
Un’auto della polizia (Imagoeconomica).

Chi è il 17enne arrestato per l’omicidio

Il 17enne è nato in Italia da genitori dello Sri Lanka. Sui suoi profili social, pubblici e aperti a tutti, come scrive Repubblica, il ragazzo invitava i suoi follower a contattarlo per acquistare cannabis e hashish che lui stesso, scorrendo le foto, fumava a casa e in giro per Roma. Tutto documentato su Facebook e Instagram, con riferimenti al gruppo di amici che frequentava, foto e video delle notti passate a ballare in discoteca. Post accompagnati spesso da emoticon con gocce di sangue. Su TikTok, invece, il giovane parla di un amore finito e si rivolge a una ragazza che chiama Gaia, scrivendo frasi come «ti ho dato un amore nessun altro ti poteva dare», oppure «io so di aver commesso sbagli».

I profili del 17enne invasi da insulti e minacce

Dopo il fermo e l’arresto, i profili del ragazzo sono stati presi di mira da utenti, coetanei e non, con insulti e minacce. Una ragazza, probabilmente un’amica di Michelle, scrive: «Mi hai portato via una delle persone più belle che la vita mi avesse mai dato, vergognati». Altri commentano: «Non meriti di vivere», «è meglio che ti guardi le spalle», «devi marcire in galera». In tanti utilizzano la parola «vergogna».

Il 17enne fermato per l'omicidio di Michelle Causo è stato arrestato
Agenti della polizia scientifica durante dei rilievi (Getty).

Voto Maturità 2023, chi può ottenere i cinque punti bonus?

Sono oltre 500 mila gli studenti italiani impegnati con l’esame di maturità 2023. Dopo le due prove scritte, del 21 e 22 giugno scorso, è tempo degli orali che seguono un ordine diverso in ogni scuola del Paese. L’attenzione dei maturandi è, naturalmente, al superamento dell’esame così come al voto finale che potrà essere maggiorato con cinque punti bonus che vengono concessi agli studenti più meritevoli al verificarsi di determinate condizioni.

A chi spettano i punti bonus nel voto di maturità

Così come stabilito dal ministero dell’Istruzione, il punteggio bonus potrà essere concesso solo ai maturandi in possesso di requisiti ben definiti. Entrando più nel dettaglio, il voto complessivo massimo resta sempre 100/100 (con possibilità di lode) diviso in 60 punti ottenibili in sede di esame (20 punti massimi per il primo scritto, 20 punti per il secondo scritto e 20 punti per la prova orale) e 40 punti derivati dal credito scolastico (quanto ottenuto con i voti dagli studenti nel triennio precedente). Il bonus di cinque punti incide proprio su quest’ultimo aspetto del voto, quello del credito scolastico, come forma di maggiorazione. Per poter aggiudicarsi questo benefit, gli studenti dovranno dimostrarsi meritevoli e, dunque, aver ottenuto un credito scolastico di almeno 30 punti su 40 e un risultato complessivo nelle prove di esame pari a 50 punti su 60.

La commissione d’esame

A giudicare gli studenti che sostengono la maturità 2023 c’è una commissione che, dopo alcuni anni di stop dovuti alla pandemia, torna ad essere mista con tre docenti interni e tre docenti esterni, con l’aggiunta di un presidente di commissione (anch’esso esterno). All’esame orale, dunque, gli studenti avranno di fronte quattro professori sconosciuti su sette e, in quell’occasione, verrà valutato il loro livello di preparazione interdisciplinare. Ai candidati viene richiesta la capacità di effettuare dei collegamenti tra le varie conoscenze acquisite sotto il profilo educativo, culturale e professionale.

Bonus bollette, c’è la proroga a settembre: tutto quello che c’è da sapere

Il forte caro prezzi degli ultimi tempi sta avendo un impatto deciso sull’economia delle famiglie italiane, sempre più attente ai consumi e alle possibili soluzioni di risparmio. I governi che si sono susseguiti a Palazzo Chigi hanno cercato di fornire assistenza ai cittadini attraverso la concessione di bonus e agevolazioni sulle bollette. È in quest’ottica che l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di prorogare la scadenza del bonus bollette a settembre e, a sostegno della misura, sono stati stanziati 800 milioni di euro.

La proroga del bonus bollette

Stando a quanto deciso dal Consiglio dei ministri, nel terzo trimestre del 2023 sono state confermate molte misure a sostegno delle famiglie e delle aziende in difficoltà con il caro energia. Ecco dunque che rimane l’azzeramento degli oneri di sistema per il settore del gas e l’aliquota Iva ridotta al 5 per cento per il teleriscaldamento e per l’energia prodotta con il gas metano, così come è arrivata la proroga del bonus bollette fino al 30 settembre 2023. Si tratta, tuttavia, di un intervento che resta limitato a un fascia di popolazione ben definita, ovvero coloro che hanno un Isee uguale o inferiore a 15 mila euro. L’unica eccezione a questa regola generale è rappresentata dalle famiglie che hanno più di quattro figli: in questo caso, infatti, il valore Isee massimo per sfruttare il bonus bollette è di 30 mila euro.

I prezzi delle prossime bollette

Gli interventi del governo, almeno nelle intenzioni, dovrebbero servire a tenere a bada l’inflazione e il conseguente innalzamento dei prezzi nelle bollette di luce e gas. Sul tema Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, si è detto ottimista, con le bollette della luce sul mercato che dovrebbero rimanere pressoché uguali ad adesso (variazione tra -0,5 per cento e +1 per cento). Migliori, invece, le previsioni fornite per la bolletta del gas che potrebbe scendere del 2 per cento già ai primi di luglio.

Palermo, arrestato per spaccio lo chef dei vip Di Ferro: tra i clienti ci sarebbe anche Miccichè

Mario Di Ferro, gestore del ristorante palermitano Villa Zito frequentato da professionisti, vip e politici, è stato arrestato con l’accusa di spaccio di droga. L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal gip Antonella Consiglio su richiesta del procuratore Maurizio de Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido. Nel provvedimento si legge che Di Ferro avrebbe procurato e ceduto cocaina, tra gli altri, all’ex presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè (che al momento non è indagato).

Di Ferro accusato di spacciare cocaina nel suo ristorante

Il procedimento nasce da un’intercettazione disposta nell’ambito di un’altra indagine che ha rivelato come il ristoratore portasse avanti, nel suo locale, un’intensa attività di spaccio di stupefacenti a una selezionata clientela. Secondo quanto emerso, i “fornitori” sarebbero Gioacchino e Salvatore Salamone, già condannati per spaccio in un processo sui traffici dei clan mafiosi palermitani. Di Ferro avrebbe anche usato tre suoi dipendenti come pusher. La magistratura ha iscritto nel registro degli indagati sia i Salomone che i tre lavoratori, disponendo per i primi la custodia cautelare in carcere e per i secondi l’obbligo di firma. A Di Ferro sono invece stati dati i domiciliari.

Miccichè tra i presunti clienti: «Sono onesto, ho la coscienza a posto»

Dall’indagine che ha condotto all’arresto del ristoratore è emerso, tra i clienti, il nome di Gianfranco Miccichè, ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana. L’ex leader azzurro in Sicilia sarebbe andato ad acquistare la cocaina con l’auto blu della Regione, con tanto di lampeggiante acceso. Un fatto che l’esponente di Forza Sud ha «escluso in maniera categorica»: «Non mi muovo mai in macchina con lampeggiante acceso. È un errore che ho fatto nella vita di cui sono pentito. Considero molto più importante essere stato onesto, non avere mai fatto male a nessuno, non avere mai rubato un centesimo. Poi ognuno di noi qualche errore nella vita lo ha fatto. L’importante è essere a posto con la propria coscienza, e io lo sono». Senza aggiungere ulteriori dettagli – vuole prima capire i contenuti dell’inchiesta, ha ribadito -, ha poi espresso dispiacere per Di Ferro: «È un caro amico che conosco e frequento da moltissimi anni. Andavo alla sue feste che erano sempre molto divertenti, frequentate da tantissima gente e dove non ho mai visto della droga».

Le intercettazioni con le parole in codice per ordinare la droga

A poche ore dalla notizia dell’arresto di Di Ferro, il Corriere della Sera ha diffuso alcune intercettazioni tra il politico e il ristoratore che, secondo gli inquirenti, conterrebbero delle parole in codice per l’ordine e il ritiro degli stupefacenti. Il 18 novembre 2022, per esempio, l’ex senatore chiamò il pusher per fargli sapere che l’indomani sarebbe partito per cinque giorni alla volta di Milano. Una frase in codice che, per chi indaga, indicherebbe le dosi di cocaina che Miccichè avrebbe voluto acquistare. Sempre secondo l’accusa, Di Ferro avrebbe colto al volo il riferimento, si è informato sull’orario del volo e gli ha dato un appuntamento telefonico per il mattino successivo. Poco dopo ha contattato Salamone, il suo fornitore: «All’una meno un quarto puntuale, da me al bar, va bene?». Alle 13.55 dell’indomani, l’ex presidente dell’Ars è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza mentre arrivava a Villa Zito. È sceso lasciando il suo autista in attesa, è entrato e poi uscito alle 15.20. Per gli investigatori, il copione si sarebbe ripetuto una trentina di volte in due mesi tra novembre e dicembre del 2022.

Ululati contro Soumahoro, la denuncia: «Insulti razzisti riportati come commenti»

Come allo stadio, con la differenza che i fatti in questione, già di per sé gravi al di là del contesto in cui si possono verificare, non sono avvenuti davanti a una partita di calcio, ma in Parlamento. A «ululare» a ogni intervento dell’on. Aboubakar Soumahoro sarebbe stata la «curva» del centrodestra: l’episodio si è verificato nella giornata di ieri, mercoledì 28 giugno, proprio quando Soumahoro ha preso la parola. Immediata la reazione del parlamentare  Davide Faraone, Italia Viva: «Non è tollerabile che tutte le volte che interviene il collega Soumahoro ci sono ululati e cori che allo stadio vengono giudicati messaggi razzisti, non è accettabile: il collega non può intervenire che ogni volta da banchi della maggioranza ci sono ululati e brusii intollerabili». Ma la destra non ci sta, e rimanda la responsabilità all’atteggiamento provocatorio di Soumahoro.

Nella seduta di ieri alla Camera, l'intervento dell'on. Aboubakar Soumahoro è stato interrotto da «ululati» e insulti razzisti.
Aboubakar Soumahoro, deputato del Gruppo Misto (Imagoeconomica).

La denuncia di Soumahoro dopo gli insulti in Parlamento

Dopo quanto accaduto nella giornata di ieri alla Camera, il deputato del Gruppo Misto Aboubakar Soumahoro ha denunciato di aver subito «insulti razzisti» durante il suo intervento nel corso dell’esame del dl lavoro, più volte interrotto proprio dalle urla dei parlamentari del centrodestra. Soumahoro ha richiesto che «nel resoconto stenografico della seduta di ieri della Camera siano riportati gli insulti razzisti rivolti dai banchi della maggioranza, dopo un intervento nel corso dell’esame del decreto legge lavoro» specificando che «dalle voci, dalle urla che provenivano dai banchi della maggioranza, nel resoconto stenografico c’è menzionato commenti. […] Non si può scimmiottare, ululare in quest’aula, non si può continuare a vedere ciò che avviene negli stadi all’indirizzo di chi viene stigmatizzato in quanto diverso per il colore della pelle. Sentire in quest’aula le stesse urla, gli stessi atteggiamenti, penso che sia una violenza non alla mia persona ma alla nostra Carta costituzionale».

Il leghista Ziello: Soumahoro «istiga le reazioni»

La replica della destra non si è fatta attendere. Il leghista Edoardo Ziello ha giustificato  tali comportamenti  adducendo al fatto che: «Soumahoro ogni volta che interviene si rivolge con le dita e le braccia verso la maggioranza anziché, come prevede il regolamento, verso la presidenza, e questo provoca e istiga le reazioni». Anche Salvatore Caiata (FdI) si è espresso in merito alla questione sollevata alla Camera: «Voler strumentalizzare un atteggiamento di dissenso per insinuare altre cose non è sintomo di maturità. Qui non c’è nessun razzismo, ma c’è rispetto e siamo nella culla della democrazia e si può esprimere dissenso». Tra chi ha torto o ragione, non resta che invocarsi alle parole pronunciate proprio ieri alla Camera dal ministro dell’Istruzione e del merito Valditara che ha parlato della necessità di mettere al centro la «cultura del rispetto»

Spazio, scoperte le onde gravitazionali respiro dell’universo

Il cosmo respira. È l’incredibile scoperta di un team internazionale composto da 190 scienziati, tra cui esperti dell’Inaf di Cagliari e dell’Università Milano-Bicocca. Nuova pietra miliare dell’astrofisica, potrebbe gettare nuova luce sullo studio dell’universo finora sconosciuto. Il ronzio di sottofondo che risuona nel vuoto cosmico sarebbe frutto di onde gravitazionali create dalla fusione di due enormi buchi neri, molto più grandi del nostro Sole. La teoria, già proposta nel 1916 da Albert Einstein, non aveva ancora trovato riscontro concreto nonostante decenni di studi. Grazie a essa, sarà ora possibile una maggiore comprensione dello spazio, delle galassie e dei corpi celesti. Lo studio in lingua inglese è disponibile integralmente sulla rivista Astronomy and Astrophysics.

Scoperto il ronzio dell'universo, frutto delle onde gravitazionali scaturite dalla fusione di due buchi neri. Coinvolte Cagliari e Milano.
Una delle prime immagini di un buco nero presentate dalla Nasa (Getty Images).

LEGGI ANCHE: Simulato un wormhole, ponte spazio-temporale di Einstein-Rosen

Cosa sono le onde gravitazionali che generano il “respiro” dello spazio

Le onde gravitazionali sono increspature nel tessuto dell’universo capaci di muoversi alla velocità della luce. Dapprima solo ipotizzate, furono scoperte per la prima volta nel 2015 quando un team italo-statunitense ne rilevò alcune scaturite dalla collisione di enormi buchi neri. Si trattava in quel caso solto di fenomeni ad alta frequenza, risultato di un violento impatto. La recente scoperta riguarda invece onde gravitazionali a bassa frequenza e ultra-lunghe, costantemente in movimento come un rumore di sottofondo. Per poterle misurare, gli scienziati hanno puntato 13 radiotelescopi su circa 115 pulsar, ossia i nuclei morti di stelle esplose in una supernova.

Si ritiene che le onde provengano stavolta dalla fusione, lenta ma inesorabile, fra due buchi neri miliardi di volte più grandi del nostro Sole. «Ora sappiamo che l’universo è inondato di onde gravitazionali», ha detto ad Afp Michael Keith dell’European Pulsar Timing Array (Epta), collaborazione europea che riunisce 11 istituzioni del Vecchio Continente. «Possono inoltre agire come un orologio molto preciso». Si ritiene che in futuro tali fenomeni potranno aiutare gli scienziati a comprendere ancor meglio il Big Bang e persino fare luce sulla materia oscura. Gli astrofisici le utilizzeranno anche per scavare più a fondo sul funzionamento di buchi neri e galassie. Oltre all’Epta, hanno partecipato alla ricerca l’Inpta indiana, la nordamericana NanoGrav, l’australiana Ppta e la cinese Cpta.

Il ruolo dell’Italia nella scoperta scientifica sull’universo

Fra i 13 radiotelescopi utilizzati per i rilevamenti, situati in Regno Unito, Germania, Francia e Olanda, c’è anche il Sardinia Radio Telescope, gestito dall’Inaf di Cagliari. «È una grande soddisfazione per l’astrofisica italiana», ha dichiarato all’Ansa Andrea Possenti, tra i fondatori dell’Epta. «Un nuovo traguardo che conferma il ruolo centrale dell’Italia». Gli ha fatto eco l’ex presidente dell’Inaf Nichi D’Amico, che ha preannunciato ulteriori studi «per molti decenni a venire». Soddisfatta anche la ricercatrice Caterina Tiburzi, secondo cui la scoperta permetterà magari di «svelare alcuni dei misteri finora irrisolti nell’evoluzione del cosmo».

Le gaffe di Biden riaprono il dibattito: troppo vecchio per la Casa Bianca?

Joe Biden c’è cascato di nuovo. Parlando con i giornalisti della tentata marcia su Mosca delle milizie del gruppo Wagner, coordinate da Yevgeny Prigozhin, il presidente americano ha detto che Vladimir Putin «sta chiaramente perdendo la guerra in Iraq». Un po’ troppo, persino considerando una certa prospettiva americano-centrica, attenuante da tenere in conto quanto a rilasciare dichiarazioni è un inquilino della Casa Bianca.

Baghdad come Kyiv, il deserto arabico come la steppa ucraina. Dal Make America Great Again trumpiano al Make American Gaffe Again bideniano è un attimo, un battito di ciglia e Joe può scivolare di nuovo. Se da questa parte dell’oceano gli svarioni del presidente Usa fanno sorridere, a Washington e dintorni se lo stanno chiedendo da tempo: sarà davvero il caso che l’80enne Joe resti per un altro quadriennio al 1600 di Pennsylvania Avenue?

Le gaffe di Biden riaprono il dibattito: troppo vecchio per la Casa Bianca?
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden (Getty).

Quel «God save the Queen, man» diventato virale

«I’m a gaffe machine», ammetteva serenamente già anni fa Biden, con una buona dose di autoironia. Una macchina da gaffe, alimentata dalla propensione a lasciarsi andare a frasi sconvenienti e poco opportune. Di recente, durante un evento per la raccolta di fondi elettorali, Biden è tornato sul caso dei palloni-spia definendo «dittatore» Xi Jinping: peccato che il capo della diplomazia a stelle e strisce Anthony Blinken fosse appena tornato da un viaggio in Cina che aveva avuto lo scopo di allentare le tensioni tra i due Paesi. Pochi giorni prima aveva chiuso il suo intervento al National Safer Communities Summit con la frase «God save the Queen, man», ma la compianta Regina d’Inghilterra non c’entrava nulla, e nemmeno l’inno nazionale del Regno Unito: forse il modo di dire è stato “scambiato” con il «God bless America» spesso usato dai presidenti Usa per congedarsi. Ovviamente, la gaffe di Biden era diventata virale sui social.

La mano sul cuore durante l’inno… indiano

Sempre a fine giugno, durante la visita a Washington del presidente dell’India Narendra Modi, Biden si è messo la mano sul cuore durante l’inno… però quello indiano, non americano: quando si è accorto dell’errore, l’ha fatta scivolare lentamente, ma ormai pure l’ennesima figuraccia era entrata negli archivi.

La stretta di mano nel vuoto dopo il comizio

Ad aprile 2022, terminato un discorso all’Università statale della Carolina del Nord, Biden tra gli applausi si era girato alla sua destra, porgendo la mano per una stretta. Solo che al suo fianco non c’era nessuno. Dopo attimi di smarrimento super cringe, era poi sceso dal palco. Una scena praticamente identica si era verificata a ottobre 2021, sempre alla fine di un comizio.

A gennaio 2022, senza rendersi conto di avere il microfono ancora aperto, Biden aveva insultato un giornalista di Fox News, definendolo «stupido figlio di puttana». A marzo, nei primi giorni dell’invasione russa dell’Ucraina, aveva detto: «Putin potrà circondare Kyiv con i carri armati, ma non avrà mai il cuore degli iraniani». A giugno, in una conferenza stampa al termine del vertice della Nato a Madrid, aveva invece confuso la Svezia con la Svizzera.

Trump punta molto sulle gaffe del rivale: «Demenza senile»

Il rivale Donald Trump punta da tempo sulle gaffe di Biden. «I dottori hanno sbagliato la diagnosi. Non ha di nuovo il Covid, altrimenti detto il virus della Cina, bensì la demenza senile», ha scritto a luglio 2022 il tycoon sul suo social Truth. Un commento offensivo, rivolto tra l’altro a un uomo poco più anziano di lui: se Joe è un classe 1942, Donald è del 1946. Premesso che dopo una certa età ogni anno può fare la differenza, a parziale “discolpa” di Biden c’è da sottolineare che lui, certe gaffe, l’ha sempre fatte.

Le gaffe di Joe Biden e il dibattito sulla sua età: il presidente degli Stati Uniti è troppo vecchio per ricandidarsi?
Il presidente statunitense Joe Biden (Getty Images).

Nel 2008 definì Obama «il primo afroamericano in politica pulito e di bell’aspetto»

Nel 2019, durante una riunione di raccolta fondi disse: «Margaret Thatcher è seriamente preoccupata per gli Stati Uniti sotto la guida di Trump», scambiando l’allora premier britannica Theresa May con la Lady di ferro morta nel 2013. Nel 2010, in occasione della Festa di San Patrizio, si rivolse all’allora capo di governo irlandese Brian Cowen, dicendogli: «Sua madre ha vissuto per 10 anni a Long Island, che riposi in pace». Di fronte allo stupore generale e a qualche risata si corresse: «Ah, è suo padre che è morto, la mamma è ancora viva». Nel 2008 fu accusato di razzismo per aver definito Barack Obama «il primo afroamericano in politica eloquente, brillante, pulito e di bell’aspetto». Nello stesso anno, in piena campagna presidenziale, nel corso di un comizio in Missouri si rivolse con grande trasporto a un senatore locale: «Dai alzati Chuck! Fatti vedere, goditi i meritati applausi. Alzati!». Peccato che Chuck Graham fosse paraplegico. Nel 2006, poco prima di candidarsi alle primarie democratiche disse: «Nel Delaware non puoi andare da 7-Eleven o Dunkin’ Donuts a meno che tu non abbia un leggero accento indiano». Voleva essere un tentativo di ingraziarsi gli elettori indo-americani.

Gli americani non vorrebbero alla Casa Bianca né Biden né Trump: troppo vecchi

Presidente statunitense più anziano di sempre – 78 anni – al momento dell’elezione nel 2020, schivando le accuse di demenza senile Biden ha annunciato il 25 aprile 2023 la ricandidatura per un secondo mandato assieme alla vice Kamala Harris: dovesse vincere, resterebbe alla Casa Bianca fino a 86 anni. Se la prospettiva fa venire il mal di testa ai repubblicani (trumpiani e non), non entusiasma nemmeno buona parte dei democratici. Secondo un sondaggio condotto a marzo da Nbc News, il 70 per cento degli americani non vorrebbe alla Casa Bianca né Trump né Biden, considerati entrambi troppo vecchi. In base a un’altra indagine condotta da YouGov, il 38 per cento dei cittadini si dice già esausto alla prospettiva della sfida tra lui e Trump, il 23 per cento triste e il 23 per cento arrabbiato. Per quanto riguarda gli elettori democratici, a Nbc News il 70 per cento degli intervistati avrebbe preferito che Biden non si fosse ricandidato, rispetto a solo il 26 per cento che invece si era detto favorevole. Tra coloro che non volevano la sua ricandidatura, il 69 per cento aveva citato l’età come motivo, con il 48 per cento che lo aveva definito un motivo importante. Secondo lo stesso sondaggio, a ogni modo, il 41 per cento degli elettori americani è pronto a votare Biden nel 2024, mentre il 47 per cento sosterrà il candidato repubblicano, chiunque esso sia.

Le gaffe di Joe Biden e il dibattito sulla sua età: il presidente degli Stati Uniti è troppo vecchio per ricandidarsi?
Joe Biden ha annunciato la ricandidatura per il 2024 (Getty Images).

Biden ha superato con successo il check-up di routine annuale

Per la cronaca, a febbraio Biden – che si allena cinque volte a settimana – si è sottoposto al check-up di routine annuale, che ha stabilito come sia «perfettamente in grado di svolgere con successo i doveri della presidenza». Nella norma i risultati degli esami condotti a testa, orecchie, occhi, naso e gola, in più un esame neurologico «particolarmente dettagliato» non ha evidenziato risultati coerenti con rischi di ictus, sclerosi multipla o morbo di Parkinson. Il medico si è limitato ha prescrivere dei plantari personalizzati a Biden, a causa della sua «andatura rigida».

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