Il giallo delle carte sul Dna secretate, come finirono nelle mani dei Sempio? I pm sentono Garofano
I legali di Andrea, indagato per la seconda volta per il delitto Poggi, le hanno ricevute prima che fossero depositate. Contenevano, tra l'altro, le valutazioni del consulente della difesa di Stasi, secondo cui quel Dna poteva appartenere a lui
I difensori di Andrea Sempio le avrebbero ricevute prima che fossero depositate. Tra queste carte, c'era la consulenza disposta dalla difesa di Stasi sul Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi, attribuito dal perito di parte Pasquale Linarello proprio a Sempio. L'ex capo dei Ris ed ex consulente del 37enne ha detto ai Pm di Brescia di averle ricevute dalla difesa del giovane nel gennaio del 2017 e di non sapere "come se le fossero procurate".
Garofano è stato sentito sulla base delle dichiarazioni del padre di Andrea Sempio, indagato per la seconda volta per l'omicidio di Chiara Poggi avvenuto a Garlasco nel 2007, riportate in un passaggio del verbale redatto il 26 settembre nell'inchiesta bresciana che vede l'ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, accusato di aver preso soldi per scagionare il giovane. "Gli avvocati sapevano del Dna e vedemmo Garofano' le parole di Giuseppe Sempio.
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"L'avvocato Lovati mi consigliava di rivolgermi a Garofano, per la storia del Dna"
"Quando siamo andati dagli avvocati, credo che mi avessero parlato del fatto che il genetista Linarello avesse tirato in ballo la storia del Dna di mio figlio. Dunque l'avvocato Lovati mi consigliava di rivolgermi a Garofano, per la storia del Dna". Così ha risposto Giuseppe Sempio, il padre di Andrea, per la seconda volta indagato per l'omicidio di Chiara Poggi del 2007 a Garlasco, in un passaggio del suo verbale del 26 settembre nell'inchiesta bresciana che vede l'ex procuratore di Pavia Mario Venditti accusato di aver preso soldi per scagionare il giovane, con una richiesta di archiviazione del marzo 2017. Molte domande degli investigatori della Gdf di Brescia e Pavia e dei carabinieri di Milano si sono concentrate, sia nella deposizione del padre sia della madre del 37enne, proprio sul fatto che gli avvocati e la famiglia avessero a disposizione già delle informazioni sull'indagine, come quelle sulla consulenza di Linarello per la difesa di Alberto Stasi trasmessa ai pm pavesi, anche prima dell'8 febbraio 2017, quando Sempio ricevette l'invito a comparire per l'interrogatorio di due giorni dopo.
Un tema di indagine nel filone bresciano sul caso Garlasco, dunque, tanto che in un atto la pm Claudia Moregola ha indicato anche la necessità per l'inchiesta di "assumere" la testimonianza di Luciano Garofano. Deposizione utile per chiarire come avesse ottenuto la "disponibilità delle relazioni" dei consulenti della difesa Stasi, Matteo Fabbri e Pasquale Linarello, di cui "dà atto nella relazione datata 27 gennaio 2017", ossia quella che Garofano inoltrò alla famiglia con le sue valutazioni. E che poi non fu depositata nel procedimento, anche perché un paio di mesi dopo la prima inchiesta su Sempio fu archiviata.
Nella sua testimonianza, depositata agli atti dell'udienza al Riesame di Brescia dopo il ricorso di Venditti contro le perquisizioni, la madre di Sempio spiega che il 23 dicembre 2016 già "al telegiornale avevano detto che sotto le unghie di Chiara Poggi era stato trovato il Dna di mio figlio". Dopo aver incontrato i legali, il 30 dicembre i due genitori videro Garofano. Gli investigatori domandano: "Che consulenza poteva essere affidata al generale Garofano se non avevate ancora le carte?". Gli atti non erano depositati. Daniela Ferrari in più punti del verbale ha ripetuto che i soldi prelevati in contanti, dopo i prestiti delle zie di Andrea (hanno messo a verbale di averlo fatto per aiutare la famiglia, senza nemmeno saperne la ragione all'inizio), "servivano per avere le carte", così "ci dicevano gli avvocati". Dagli avvocati, ha aggiunto, "ci andavano sempre mio marito e mio figlio e quando tornavano dicevano che servivano soldi per avere le carte". Hanno pagato, come ha detto il marito, "55mila o 60mila euro".
Intanto, da verbali e atti emerge anche una discrepanza sull'orario dell'installazione delle microspie sull'auto di Sempio. Per l'ex carabiniere Giuseppe Spoto, perquisito a fine settembre, "il giorno della notifica, all'orario della notifica" dell'invito a comparire, ossia il pomeriggio dell'8 febbraio 2017, "venne materialmente installata la microspia". Agli inquirenti, invece, risulta che "le intercettazioni sulla vettura siano partite alle 01.35" dell'8 febbraio, "non durante la notifica".
Il quadro dell'inchiesta bresciana sul "sistema Pavia", che si intreccia col caso Garlasco per la presenza di Venditti ma anche di alcuni ex carabinieri della sua "squadra", viene a galla, invece, dai decreti notificati all'ex procuratore e al pm, ora a Milano, Pietro Paolo Mazza. Contestazioni identiche, in concorso per corruzione e peculato, contenute in due pagine e con gli investigatori, come si legge, che stanno cercando anche tutti i documenti su acquisti e pagamenti di auto "per sé o per i familiari" e sulla "manutenzione delle stesse", compresi "tagliandi e cambio gomme".
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L'ex procuratrice generale di Milano: “Le indagini della difesa di Stati non dimostravano un altro colpevole”
"Gli elementi della relazione delle indagini private" svolte dalla difesa di Alberto Stasi "non erano idonei a sostenere la fondata dimostrazione dell'esistenza di un colpevole alternativo al condannato" per l'omicidio di Chiara Poggi. Lo mette nero su bianco l'ex sostituta procuratrice generale di Milano Laura Barbaini che ha rappresentato l'accusa nel processo d'appello bis che ha portato alla condanna a 16 anni di carcere di Stasi per il delitto di Garlasco.
In una nota articolata, in risposta alla trasmissione 'Ore 14 Sera' del 9 ottobre scorso, Barbaini ripercorre la complicata vicenda a partire dall'istanza dei difensori di Stasi che il 13 dicembre 2016 si presentano alla Procura generale di Milano e "asseriscono l'esistenza di elementi per richiedere la revisione della sentenza di condanna di Stasi". Il riferimento è alle indagine genetiche e alla presunta corrispondenza tra il Dna maschile trovato sulle unghie della vittima Chiara Poggi e Andrea Sempio, oggi nuovamente indagato per l'omicidio in concorso della ventiseienne. Il 20 dicembre 2016 la Procura generale di Milano "ritiene che non siano emersi gli elementi idonei" a riaprire il caso, ma indica "la necessità" di trasmettere gli atti alla Corte d'appello di Brescia competente per la revisione. Revisione che i legali del condannato in via definitiva non presentano in forma autonoma. "Contestualmente" l'allora sostituta pg Barbaini "dispone la trasmissione di copia dell'istanza e degli atti allegati" al procuratore di Pavia "per lo svolgimento delle indagini necessarie a verificare l'esistenza" di eventuali nuovi elementi.
Due giorni, il 22 dicembre 2016, il procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, oggi indagato per corruzione in atti giudiziari, si presenta dall'allora procuratore generale di Milano Roberto Alfonso per acquisire la documentazione relativa all'istanza e "chiede come d'uso una nota esplicativa -riassuntiva su quanto eventualmente emerso nel corso del primo processo di appello e nel corso del processo d'appello bis sulla posizione di Andrea Sempio, soggetto individuato nella relazione delle indagini private" fatte dalla difesa di Alberto Stasi. Venditti, precisa l'ex magistrata Barbaini "chiede la eventuale documentazione sequestrata nei confronti della famiglia Poggi, eventuali dati esplorati sul computer di Chiara e contatti telefonici risalenti in epoca pregressa e sul quadro complessivo delle emergenze processuali, sfociate nella sentenza passata in giudicato, quadro nell'ambito del quale poteva eventualmente essere collocata la posizione di Sempio".
Nel gennaio 2017, "ho provveduto ad inviare al procuratore aggiunto le osservazioni esplicative - riassuntive richieste". L'appunto, "mero riepilogo delle numerose e complesse indagini protrattesi per anni, e dei dati emersi nelle numerose sentenze" viene mandato via mail all'ufficio. "Ovviamente, il riepilogo è stato fatto richiamando le risultanze, sulla base delle quali avevo già ritenuto, con provvedimenti contestualmente adottati, che gli elementi della relazione delle indagini private ed i relativi allegati non fossero idonei a sostenere la fondata dimostrazione dell'esistenza di un colpevole alternativo al condannato" conclude Laura Barbaini.
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Il legale dell'ex pm Venditti: “Hanno distrutto un uomo, per lui momento critico”
"Per lui è un momento particolarmente critico: c'è una concentrazione di interessi che io non sono in grado di decifrare, ma è veramente inusuale. E' stato aggredito un uomo con una potenza di fuoco inimmaginabile. La sua immagine è compromessa, hanno distrutto un uomo". Lo afferma l'avvocato Domenico Aiello, difensore dell'ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti indagato per corruzione in atti giudiziari nel caso Garlasco che vede indagato Andrea Sempio, nonostante ci sia una sentenza della Cassazione per la quale l'unico assassino di Chiara Poggi è Alberto Stasi, condannato a 16 anni di carcere.
L'ex procuratore sarà presente martedì prossimo a Brescia durante l'udienza davanti al tribunale del Riesame, per discutere il sequestro dei telefoni e dei device avvenuto il 26 settembre scorso, nell'ambito delle perquisizioni per l'inchiesta per corruzione in atti giudiziari che lo vede indagato.
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Fonte: www.rainews.it