Monthly Archives: Giugno 2023

Bonus zanzariere 2023: cos’è, come funziona, a chi spetta e come richiederlo

Mosche, zanzare e altri insetti sono indesiderati ospiti in casa, con il problema che si aggrava soprattutto in estate quando le alte temperature impongono di lasciare le finestre aperte. Per ovviare a tutto questo, una delle soluzioni più funzionali è quella di installare delle zanzariere e, anche nel 2023, i cittadini italiani potranno contare su delle agevolazioni in tal senso. Il bonus zanzariere, infatti, è stato confermato anche per quest’anno per interventi e lavori di efficientamento eseguiti all’interno della propria abitazione.

Bonus zanzariere 2023: cos’è e come funziona

Così come era anche negli scorsi anni, il bonus zanzariere 2023 si sostanzia in una detrazione fiscale che potrà essere sfruttata dai beneficiari in sede di dichiarazione dei redditi. Su Irpef e Ires (in base al soggetto beneficiario), dunque, si potrà contare su una riduzione del 50 per cento se sono state installate, nell’anno di riferimento, delle zanzariere con schermatura solare, cioè quelle che permettono di mantenere la temperatura all’interno di un’abitazione. Da quest’ultimo aspetto si evince anche come il bonus zanzariere sia strettamente collegato all’ecobonus che come obiettivo principale ha una migliore efficenza energetica degli immobili. La spesa massima consentita dal bonus per l’acquisto e l’installazione delle zanzariere è di 60 mila euro, con i cittadini che hanno tempo fino al 31 dicembre 2023 per sfruttare la misura.

Bonus zanzariere 2023: a chi spetta

Hanno accesso al bonus zanzariere i soggetti che possono vantare un diritto reale sull’immobile oggetto dei lavori, sia esso privato, commerciale o produttivo. Attenzione anche al tipo di zanzariere, in quanto non tutte sono detraibili: in base a quanto previsto dalla normativa, la detrazione spetta soltanto a chi installa, in maniera fissa, dei dispositivi con schermatura solare Gtot superiore a 0,35. Altro aspetto molto importante per accedere al bonus zanzariere è che i dispositivi devono essere di nuova installazione, ovvero montati dove non erano presenti in precedenza.

Bonus zanzariere 2023: come richiederlo

Per poter sfruttare il bonus zanzariere è necessario presentare un specifica domanda all’Enea nella quale devono essere allegati tutti i documenti necessari. A tal proposito si sottolinea che è necessario che il pagamento delle zanzariere avvenga con sistemi tracciabili, come il bonifico parlante o il bonifico postale e bancario. Per quel che riguarda la detrazione Irpef o Ires, questa viene erogata per un periodo complessivo di 10 anni in rate di pari importo.

Scannapieco punta alla vicepresidenza della Banca mondiale

Il suo obiettivo era di tornare alla Bei, di cui era vice presidente e da cui si è staccato per rispondere alla chiamata di Mario Draghi che lo voleva alla guida di Cassa depositi e prestiti. Ma il governo ha preferito puntare su Daniele Franco, l’ex ministro dell’Economia che dopo aver lasciato via XX Settembre è in attesa di una ricollocazione (avrebbe voluto sostituire Ignazio Visco in Bankitalia, ma con Fabio Panetta non c’era partita). Così ora Dario Scannapieco, sapendo che Giorgia Meloni non ha alcuna intenzione di riconfermargli l’incarico che scadrà nel 2024, ha messo nel mirino la poltrona di vicepresidente della Banca mondiale, dove Ajay Banga, ex presidente di Exor, è appena stato eletto presidente.

Salario minimo, le opposizioni trovano l’intesa sulla soglia a 9 euro

I partiti di opposizione hanno trovato l’intesa sul salario minimo. Pd, Movimento 5 stelle, Azione, Sinistra italiana, Europa Verde e +Europa lo hanno annunciato con una nota congiunta in cui si evidenzia come la soglia minima da cui partire è fissata a 9 euro. A firmare il documento sono Elly Schlein, Giuseppe Conte, Matteo Richetti, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Riccardo Magi. Manca Matteo Renzi, che con il suo partito, Italia Viva, si defila: «Distanti dalle loro posizioni». Nella nota delle opposizioni si legge: «La necessità di un intervento a garanzia dell’adeguatezza delle retribuzioni dei lavoratori, in particolare di quelli in condizione di povertà anche per colpa dell’inflazione, è un elemento qualificante dei nostri programmi elettorali. Per questo abbiamo lavorato a una proposta unica che depositeremo alla Camera nei prossimi giorni».

I partiti d'opposizione, tranne Italia Viva, trovano l'accordo: la proposta prevede il salario minimo a 9 euro
Schlein, Fratoianni, Conte e Calenda, rispettivamente leader di Pd, Si, M5s e Azione, durante il congresso nazionale della Cgil (Imagoeconomica).

La nota: «Riconoscere una retribuzione proporzionata»

L’annuncio prosegue: «Vogliamo infatti sottolineare con forza la comune convinzione che è giunto il momento di dare piena attuazione all’articolo 36 della costituzione che richiede che al lavoratore sia riconosciuta una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto e sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa per sé e per la propria famiglia». Poi le proposte. I partiti chiedono che «al lavoratore di ogni settore economico sia riconosciuto un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, salvo restando i trattamenti di miglior favore». E ancora che «a ulteriore garanzia del riconoscimento di una giusta retribuzione, venga comunque introdotta una soglia minima inderogabile di 9 euro all’ora, per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro, nei quali è più debole il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali». Una retribuzione considerata «giusta» e che deve riguardare i subordinati, ma anche il lavoro autonomo e i parasubordinati.

Renzi dice no: «Non firmeremo»

A prendere le distanze è Italia Viva. In una nota di risposta ai partiti di opposizione, si spiega che «Matteo Renzi non firmerà la proposta sul lavoro insieme a Fratoianni, Conte e Schlein come non firmerà proposte su giustizia o fisco con Meloni e Salvini. Il fatto di essere all’opposizione del governo Meloni non significa essere in una coalizione alternativa. Nel merito sul salario minimo Italia Viva aveva presentato alle elezioni un testo diverso da quello che è stato proposto dal Campo Largo e dunque in coerenza con il mandato elettorale Italia Viva proporrà degli emendamenti al testo, votando a favore dei punti su cui è d’accordo. Italia Viva si comporterà allo stesso modo sui prossimi disegni di legge su giustizia, su infrastrutture, su sanità. Votiamo le leggi che ci convincono ma restiamo all’opposizione di Meloni e distanti dalle posizioni sul lavoro di Fratoianni, Conte e Schlein».

I partiti d'opposizione, tranne Italia Viva, trovano l'accordo: la proposta prevede il salario minimo a 9 euro
Matteo Renzi, leader di Italia Viva (Imagoeconomica).

Ultimo giorno per la rottamazione delle cartelle: come trasmettere le domande

E’ fissata per venerdì 30 giugno, la scadenza per aderire alla definizione agevolata. Con l’adesione alla Rottamazione-quater relativa ai debiti affidati alla riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022  è consentito versare solo l’importo del debito residuo. Attenzione al termine di adesione per i contribuenti che alla data del 1° maggio 2023 avevano residenza, sede legale o sede operativa nei territori interessati dai gravi eventi alluvionali. In questo caso il termine di adesione è posticipato al 30 settembre 2023.

Scade venerdì 30 giugno il termine per presentare la domanda di adesione per la rottamazione delle cartelle. Come fare per procedere.
Ufficio (foto repertorio Getty Images).

Rottamazione cartelle, come presentare le domande

Per presentare le richieste all’agenzia delle Entrate-Riscossione occorrerà procedere esclusivamente in via telematica andando sul sito www.agenziaentrateriscossione.gov.it, utilizzando l’apposito servizio disponibile nell’area pubblica, pertanto senza pin e password, o nell’area riservata, per tutti coloro che dispongono di Spid, Cie o Cns e, per gli intermediari fiscali, Entratel. Una volta entrati all’interno, basterà presentare la dichiarazione di adesione tramite la funzionalità che consente di selezionare le cartelle o gli avvisi dall’elenco dei debiti che si vogliono inserire nella domanda. Agenzia delle entrate-Riscossione procederà con l’invio della comunicazione con l’esito, l’ammontare delle somme dovute ai fini della definizione e i moduli di pagamento, entro il 30 settembre 2023.

I guai di Meloni sui migranti per l’ennesima spaccatura dei sovranisti europei

Se due indizi non sono ancora una prova, certo sembra davvero difficile considerali solo una coincidenza. Tre settimane dopo il primo strappo, il fronte sovranista europeo si è spaccato di nuovo. Giorgia Meloni da una parte, Polonia e Ungheria dall’altra. Il motivo è sempre lo stesso: la gestione dei migranti. Il nuovo Patto europeo su migrazione e asilo, che di fatto dovrebbe sostituire il regolamento di Dublino, è visto come fumo negli occhi dalle parti di Varsavia e Budapest, che hanno rispedito al mittente anche l’ultimo tentativo di mediazione della premier italiana.

Polonia e Ungheria contro la maggioranza qualificata

Teatro della nuova frattura è stato così il Consiglio europeo del 29-30 giugno durante il quale i due Paesi hanno deciso di imboccare la strada dell’ostruzionismo, rifiutandosi, al termine del primo giorno, di sottoscrivere qualsiasi documento conclusivo se non fossero state affrontate le loro perplessità sulle questioni migratorie. Che il clima fosse tutt’altro che idilliaco lo si era capitò già l’8 giugno quando, nel corso di un vertice dei ministri degli Interni europei in Lussemburgo, si era consumata la prima vera frattura tra Meloni e gli amici del gruppo di Visegrad. Il nuovo patto Ue sui migranti era stato, infatti, approvato con 25 sì e due no. Un’intesa considerata “illegale” da Polonia e Ungheria perché raggiunta con una maggioranza qualificata e non con il voto unanime.

I guai di Meloni sui migranti per l'ennesima spaccatura dei sovranisti europei
Giorgia Meloni durante il Consiglio europeo (Imagoeconomica).

Ricollocamento o sanzione da 20 mila euro a migrante

Il no di Varsavia e Budapest è legato al meccanismo di solidarietà previsto dalla riforma: per il Paese europeo che si trova ad affrontare un afflusso straordinario di migranti, scatta il ricollocamento dei richiedenti asilo negli altri Stati membri. Chi si rifiuta di accogliere sarà costretto a pagare 20 mila euro a migrante. Strumento che, nelle intenzioni di chi vuole la riforma, serve soprattutto per andare incontro ai Paesi di primo approdo, come l’Italia. Tant’è che da più parti a Bruxelles si considerava proprio Giorgia Meloni come la vera vincitrice dell’accordo. “Sull’immigrazione ha vinto l’Italia” titolava per esempio Politico.eu in un articolo pubblicato il 21 giugno.

L’Italia era riuscita a convincere persino la Germania

La premier italiana era riuscita a piegare soprattutto le resistenze della Germania: «I colloqui», racconta ancora Politico.eu, «erano sull’orlo del fallimento, come da anni. L’Italia voleva più autorità per rimuovere i richiedenti asilo respinti. La Germania temeva che ciò avrebbe creato violazioni dei diritti umani». Nonostante Berlino abbia sempre fatto valere, nelle trattative con gli alleati europei, la sua forza politica ed economica, a spuntarla in questo caso è stata proprio la premier italiana: «È stato un momento significativo. La Germania, il Paese più popolato dell’Ue e la sua maggiore economia, spesso ottiene ciò che vuole quando negozia a Bruxelles. L’Italia, con i suoi governi in continuo cambiamento, no. Questa volta, però, il clima è cambiato», continua Politico.eu.

I guai di Meloni sui migranti per l'ennesima spaccatura dei sovranisti europei
Viktor Orban e Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

La contro-proposta dei due dissidenti è un no a tutto

Nonostante i successi celebrati anche dall’establishment europeo, Meloni non può gioire a pieno: i vecchi amici sovranisti che non sentono ragioni sono un problema. E per alleggerire il clima non può bastare l’elegante baciamano alla premier italiana a favore di flash del presidente ungherese Viktor Orban o le dichiarazioni pubbliche di grande intesa del premier polacco e principale alleato nei conservatori europei, Mateusz Morawiecki. La frattura c’è, basta guardare la contro-proposta, portata dal governo polacco al Consiglio europeo. Intitolata “Europa delle frontiere”, di fatto è un “no” a tutto: «No all’immigrazione clandestina, no all’imposizione di sanzioni pecuniarie o sanzioni varie».

Meloni non vuole passi indietro sul dossier tra Ue e Tunisia

Come spiega Europa Today difficilmente, però, l’accordo sul Patto Ue sui migranti verrà rivisto a livello di governi: l’iter legislativo andrà avanti, passando dal parlamento, per poi tornare al tavolo dei leader europei, dove non saranno necessari i voti di Polonia e Ungheria. Per l’Italia, l’importante è che l’ostruzionismo di Orban e Morawiecki non metta a repentaglio i passi avanti sulla cooperazione tra Ue e Tunisia. Dossier molto caro alla Meloni. L’obiettivo della premier è dunque ambizioso quanto difficile: mettere tutti d’accordo evitando la terza frattura in poche settimane con gli amici di Visegrad. Se non ci riuscisse, tre indizi finirebbero per essere la prova che nel sovranismo europeo qualcosa scricchiola.

Chi sono i cinque figli di Bobby Solo: Alain, Chantal, Muriel, Veronica e Ryan

Il celebre Bobby Solo, interprete di brani molto famosi come Una lacrima sul viso, Cuore matto e Non c’è più niente da fare, è stato legato sentimentalmente a 3 diverse donne nel corso della sua vita. Da tutte e tre ha avuto almeno un figlio, per un totale di 5 “pargoli” ormai cresciuti.

Chi sono state le compagne di Bobby Solo e chi sono i suoi 5 figli

Il primo grande amore della vita di Bobby Solo è stata la ballerina Sophie Teckel, con la quale è convolato a nozze nel 1967. Dalla danzatrice francese l’artista ha avuto ben tre figli, nell’ordine Alain (nato nel 1968), Chantal (nata nel 1971), Muriel (nata nel 1975) . Successivamente, il cantante è stato legato anche con un’altra donna, Mimma Foti, con la quale ebbe una relazione piuttosto fugace dalla quale però nacque una figlia, Veronica.

Il quarto figlio Bobby Solo l’ha avuto dalla sua seconda moglie, con la quale è ancora oggi legatissimo: l’hostess coreano-americana Tracy Quade l’ha reso padre nel 2013 dell’ultimo arrivato, Ryan.

Alain, oggi 50enne, ha dovuto affrontare in passato dei gravi problemi di dipendenza da sostanze stupefacenti, che l’hanno costretto ad un lungo ricovero presso la comunità di San Patrignano. Sembra che alla base delle sue sofferenze ci fosse un rapporto complicato con i genitori, che avrebbe però poi ricucito nel corso degli anni. Chantal, oggi 47enne, è una business coach la cui attività è divisa fra Roma e Milano. Muriel, invece, di lavoro fa la cake designer.

La storia di Veronica Satti

La figlia di Bobby Solo più chiacchierata in assoluto è però probabilmente Veronica Satti, influencer e scrittrice che oggi su Instagram vanta oltre 100.000 follower.

Bobby Solo ha avuto un totale di 5 figli da 3 donne diverse: ecco quando sono nati e che vita fanno oggi tutti loro.
Veronica Satti (Instagram).

L’influncer è nata da una relazione extraconiugale che l’attore intrattenne con Mimma Foti quando ancora era sposato con Sophie Teckel. Veronica, nata a Genova nel 1990, non ha rivolto la parola al padre per ben 14 anni, se non tramite avvocati. Proprio alla luce della sua storia difficile, Barbara d’Urso l’aveva voluta nel cast del suo Grande Fratello, dove la gieffina aveva avuto l’occasione di raccontare qualche dettaglio in più sul suo passato. Alla fine, anche grazie all’insistenza della stessa conduttrice, Bobby Solo e Veronica Satti si sono finalmente rinconciliati e sono oggi più uniti che mai.

Scontri e caos in Francia: cosa è successo

Non si placano le proteste in Francia a seguito della morte del 17enne Nahel, ucciso da un poliziotto a Nanterre. Continua la rivolta delle banlieue, con scontri ovunque: sono saliti a 667 i fermati in tutto il Paese, mentre sono 249 gli agenti feriti. Incendiate auto, rifiuti e alcuni edifici. Sospesa la rete tranviaria in diverse zone: Emmanuel Macron ha fatto rientro a Parigi e ora l’opzione di instaurare lo stato d’emergenza in Francia per la rivolta delle banlieue non è più esclusa.

La morte di Nahel, colpito da un agente della polizia durante un controllo

Le proteste sono nate dall’uccisione di Nahel, avvenuta il 27 giugno a Nanterre, Comune situato nella banlieue nord-ovest di Parigi. Il 17enne stava guidando una Mercedes AMG, sulla quale si trovavano altre due persone. Quando la polizia nel corso di un controllo ha intimato l’alt, dapprima il giovane si sarebbe rifiutato di fermarsi, rimanendo però bloccato nel traffico. A quel punto gli agenti si sono riavvicinati, puntando le armi contro il guidatore: quando Nahel ha rimesso in moto l’auto, uno dei poliziotti gli ha sparato da distanza ravvicinata. Inizialmente la polizia ha dichiarato di aver agito per legittima difesa, in quanto il ragazzo avrebbe tentato di investirli. Un video, girato da un passante e diffuso sui social, mostra però tutt’altro.

Le proteste scoppiate a Nanterre si sono allargate all’intero Paese

Gli scontri a Nanterre sono iniziati subito dopo la notizia della morte di Nahel. La folla ha dato fuoco a bidoni della spazzatura e a delle automobili parcheggiate, mentre i reparti di emergenza sono stati bersaglio di alcuni petardi. Durante i disordini, sono state erette delle barricate tra i palazzi, che hanno ostacolato le operazioni dei vigili del fuoco. La protesta si è successivamente allargata a tutto il Paese: per fronteggiarle sono stati schierati 40 mila agenti, di cui 5 mila solo a Parigi. Nella capitale fermi tram e metropolitana, a Lione è entrato in azione un elicottero dei reparti speciali antisommossa, a Marsiglia evacuato il porto vecchio dopo che una manifestazione pacifica è degenerata in violenze.

La morte del 17enne Nahel, ucciso da un poliziotto, ha provocato la rivolta delle banlieue. Scontri e caos in Francia: cosa è successo.
Strada di Nanterre dopo una notte di scontri (Getty Images).

Non solo scontri con la polizia: saccheggi in corso in tutta la Francia

Auto e rifiuti incendiati, autobus presi a sassate, sospesa la rete tranviaria in diverse zone. Insieme agli scontri con la polizia, sono arrivati anche i saccheggi in diversi negozi. A Parigi un centinaio di persone con il volto coperto da passamontagna hanno fatto razzia nei negozi del centro commerciale di Les Halles, nel cuore della capitale. Ma è qualcosa che sta accadendo in tutta la Francia: nel “mirino” dei manifestanti soprattutto store di abbigliamento ed elettronica.

La morte del 17enne Nahel, ucciso da un poliziotto, ha provocato la rivolta delle banlieue. Scontri e caos in Francia: cosa è successo.
Una carica della polizia a Nanterre (Getty Images).

Macron è rientrato a Parigi: potrebbe proclamare lo stato di emergenza

Emmanuel Macron ha lasciato il Consiglio europeo di Bruxelles per fare rientro a Parigi, dove presiederà una nuova riunione dell’unità di crisi interministeriale, convocata dopo la terza notte di violenze: verrà deciso se
proclamare o meno lo stato di emergenza. La premier Elisabeth Borne ha riferito che, «per ripristinare l’ordine repubblicano», sul tavolo ci sono «tutte le ipotesi».

L’agente, sospettato di omicidio colposo, ha chiesto perdono alla famiglia di Nahel

L’agente che ha ucciso Nahel è stato preso in custodia perché sospettato di omicidio colposo. Il poliziotto, ha fatto sapere il suo avvocato, ha chiesto perdono alla famiglia di Nahel: «Non si alza dal letto per uccidere le persone, non voleva uccidere». Il legale della famiglia di Nahel ha invece annunciato che depositerà tre denunce: una contro chi ha sparato per omicidio volontario, una per complicità contro il collega presente, e una per falsificazione di dichiarazione pubblica contro i poliziotti che «hanno affermato che il giovane aveva tentato di colpirli, cosa formalmente smentita dal video».

La morte del 17enne Nahel, ucciso da un poliziotto, ha provocato la rivolta delle banlieue. Scontri e caos in Francia: cosa è successo.
“Giustizia per Nahel” (Getty Images).

L’Onu chiede alla Francia di affrontare il razzismo delle forze dell’ordine

La morte di Nahel M. ha portato anche a una più ampia discussione sulla violenza e sul razzismo della polizia transalpina, che nel 2022 ha ucciso 13 persone durante dei controlli stradali. Nel 2023 è stato il secondo episodio di questo tipo. L’Onu ha chiesto alla Francia di «affrontare seriamente i gravi problemi di razzismo e discriminazione sociale all’interno delle forze dell’ordine». Lo ha dichiarato Ravina Shamdasani, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.

La ministra Roccella contro i nomi per bambini ai cani: «Spia di un bisogno di avere figli»

Il cane è mio e me lo gestisco io. Potrebbe essere questo il nuovo slogan delle piazze dopo l’ennesima uscita della ministra per la Famiglia Eugenia Maria Roccella. Dopo aver pontificato su aborto e maternità, eccola tornare all’attacco. «Questo tentativo di dare i nomi dei bambini ai cani, è sintomo di un bisogno che evidentemente c’è, però viene trasferito sugli animali», ha detto intervenendo a Fenix, la festa dei giovani di Fratelli d’Italia. «Serve una rivolta a difesa dell’umano. La famiglia, la filiazione, sono il cuore, sono le basi dell’umano, ma ora sono a rischio». La ministra si è accodata al pensiero del Papa che, circa un mese fa, si era rifiutato di benedire un cagnolino, condividendo la sua idea già espressa in passato: «Invece dei figli preferiscono avere cani e gatti: è l’affetto programmato, un affetto senza problemi».

Eugenia Roccella, ministra per le pari opportunità e la famiglia (foto Imagoeconomica).

Roccella, no a cani chiamati «Riccardo, Eugenio, Giovanni Maria»

La ministra ha proseguito la sua «analisi» sulla crisi della natalità nel Paese: «Il problema oggi sono proprio le basi dell’umano che sono a rischio, perché la famiglia è il cuore dell’umano. Perché sono a rischio? Io sono animalista, amo moltissimo cani e gatti, ho quattro gatti e un cane, non è una questione di ostilità nei confronti degli animali, però quando mi capita di portare il cane ai giardinetti sento il richiamo dei proprietari rispetto al proprio cagnolino e sento Giovanni, Eugenio, Riccardo, addirittura anche nomi compositi, ho sentito pure Giovanni Maria, cioè comincia a diventare effettivamente, abbastanza… una confusione non casuale perché questo tentativo di appaiare in qualche modo i nomi che si danno ai bambini, nomi umani, ai cani, è sintomo di un desiderio, di un bisogno che evidentemente c’è, un bisogno di affettività, un bisogno in qualche modo di famiglia, che però viene trasferito in maniera impropria sugli animali, sui cagnolini e così via».

La soluzione? «Una cultura a difesa dell’umano»

Eugenia Roccella ha dato una delle soluzioni per invertire la tendenza: «Manca una cultura a difesa della vita, a difesa dell’umano, che sostenga la vita, l’umano. Penso che la prima cosa che ha fatto il nostro governo, è stato proprio rimettere al centro questo problema, tornare a mettere al centro la famiglia e la natalità. La natalità era qualcosa di cui neanche si poteva parlare, famiglia e natalità sono ormai vocaboli che non sono più nel lessico internazionale, nei documenti internazionali; maternità è ad esempio una parola completamente cancellata. Noi veniamo dagli anni 60 in cui il club di Roma, l’élite intellettuale e scientifica internazionale diceva che c’era un problema di equilibrio tra le risorse e la popolazione, che c’era troppa popolazione, troppe nascite, che gli umani dovevano essere ridotti perché altrimenti non ci sarebbe stata appunto la possibilità di sfamarci, la possibilità di avere un minimo di benessere, e che quindi il problema era ridurre la natalità. E’ così è stato fatto in tutto il mondo». Una cultura definita dalla ministra come profondamente antinatalista: «La famiglia come criterio premiante, sono una mamma, sono un papà devono essere qualcosa di premiante, serve un cambiamento culturale con il coinvolgimento di tutti gli attori in gioco».

Linda Sabbadini: «L’aumento della natalità non è la soluzione»

L’intervento della Roccella arriva a due giorni esatti dall’evento che si è svolto a Roma martedì 27 giugno, dal titolo «Demografica: Popolazione, persone, natalità» durante il quale è intervenuta Linda Laura Sabbadini, direttore centrale Istat: «Parlare di calo di natalità senza considerare anche la progressiva perdita di popolazione in età lavorativa rischia di non dare quella visione di insieme necessaria per affrontare il problema nella sua interezza». Sabbadini ha parlato di «politiche miopi, prive di una visione di lungo periodo» che «hanno portato alla situazione attuale» e indica due linee di intervento: «incentivare l’occupazione femminile con politiche sociali e risolvere il problema della carenza di popolazione in età lavorativa con politiche che includano l’immigrazione, come ad esempio è stato fatto in Germania nel 2015. Non è realistico e corretto dire che il problema del calo demografico si possa risolvere solo con un aumento della natalità».

Arrestato Galtier, per l’allenatore francese accuse di discriminazione razziale e religiosa

L’allenatore francese Christophe Galtier e il suo figlio adottivo John Valovic sono stati arrestati dalla polizia a Nizza. Il provvedimento è arrivato nell’ambito delle indagini su episodi di discriminazione razziale e religiosa da parte del tecnico, che nella stagione appena conclusa ha allenato il Paris Saint-Germain, relativi ai tempi in cui era sulla panchina del Nizza. Il fermo consentirà agli inquirenti di avere Galtier e figlio a disposizione per 24 ore, poi i due verranno rilasciati oppure portati davanti al tribunale per rispondere delle accuse.

Arrestato Cristophe Galtier, l’allenatore francese del Psg è accusato di discriminazione razziale e religiosa.
L’allenatore Christophe Galtier (Getty Images).

I fatti risalirebbero all’inizio della stagione 2021/22, quando allenava il Nizza

I fatti, che risalirebbero all’inizio della stagione 2021/22, sono stati denunciati da Julien Fournier, ex direttore sportivo del Nizza, tramite un’email inviata al management di Ineos: la società, una delle più grandi aziende chimiche al mondo, è dal 2019 proprietaria del club francese che milita nella Ligue 1. Nella mail inviata al manager di Ineos Dave Brailsford, Fournier ha raccontato quanto accaduto il 9 agosto 2021: quel giorno Galtier, ribadendo un concetto appena espresso dal figlio (che è il suo procuratore), si sarebbe lamentato con il dirigente del Nizza per l’eccessiva presenza di «neri e musulmani nella squadra», cosa che andava in contrasto con «la realtà della città». Fournier aveva poi aggiunto: «Mi ha detto che era andato al ristorante e che tanti gli avevano fatto notare cheil Nizza è una squadra di neri».

Arrestato Cristophe Galtier, l’allenatore francese del Psg è accusato di discriminazione razziale e religiosa.
Christophe Galtier, ormai ex allenatore del PSG (Getty Images).

Galtier, che era stato in lizza per la panchina del Napoli, ha smentito le accuse

Il tecnico ha sempre smentito fermamente le accuse e aveva persino sporto denuncia. Diversi giocatori e dirigenti del Nizza, tra cui il presidente del club Jean-Pierre Rivère, sono già stati interrogati dagli inquirenti. Galtier, prossimo a lasciare ufficialmente la panchina del PSG, è stato in lizza per sostituire Luciano Spalletti a Napoli, ma il presidente Aurelio De Laurentiis – forse perché a conoscenza di questa vicenda – gli ha poi preferito il connazionale Rudy Garcia.

Tracy Quade, chi è la seconda moglie di Bobby Solo

Roberto Satti in arte Bobby Solo, tra i più celebri interpreti della musica italiana a cavallo fra gli anni ‘60 e ‘70, è convolato a nozze per due volte nel corso della sua vita: la prima fu nel 1967, quando sposò la ballerina francese Sophie Teckel; la seconda è stata nel 2005, quando si è unito con Tracy Quade.

Chi è Tracy Quade, la seconda moglie di Bobby Solo

L’attuale compagna di Bobby Solo ha oggi 52 anni (28 in meno del marito, che ne ha 80) e di lavoro fa la hostess. Di origini coreano-statunitensi, Quade ha conosciuto il marito nell’ormai lontano 1995: a quanto pare la scintilla fra i due sarebbe scoppiata immediatamente, come un vero e proprio colpo di fulmine travolgente.

Insieme a Bobby Solo Tracy Quade (che vive una vita piuttosto riservata e non ha profili social) ha avuto un figlio, Ryan, venuto al mondo nel 2013. L’artista di Una lacrima sul viso ha in realtà un totale di 5 figli da tre donne diverse: i primi tre sono Alain (nato nel 1968), Chantal (classe 1971), Muriel (nata nel 1975) avuti dalla prima moglie; il quarto figlio l’ha avuto da una breve relazione con Mimma Foti, da cui ha avuto la figlia Veronica (riconosciuta solo in un secondo momento).

Bobby Solo parla della moglie Tracy: «Quando dissi a mia madre che ci saremmo sposati pensava che fossi matto»

Oggi la coppia si divide fra l’Italia e gli Stati Uniti ed è, a quanto pare, più unita che mai. A parlare più nel dettaglio del loro splendido rapporto è stato lo stesso Bobby Solo in una recente intervista concessa a Verissimo di Silvia Toffanin, trasmissione a cui ha partecipato con la stessa moglie e il figlio Ryan. A proposito, l’artista ha raccontato: «Da ragazzino mi innamoravo delle donne mature. Forse perché ero molto legato a mia mamma e mi davano un senso di protezione, ma invece con Tracy mi sono innamorato subito ed ho sentito un senso di romanticismo. Lei era assistente di volo, andava dal New Jersey a Roma tutte le settimane e un giorno le dissi che se non avessi avuto 28 anni più di lei l’avrei sposata. Lei allora mi disse ‘perché non me lo chiedi?’ e ci siamo sposati. È molto dolce e perfetta».

Una piccola curiosità: Bobby Solo, originario del Friuli Venezia Giulia, ha rivelato che in un primo momento la madre non aveva preso bene la relazione con l’hostess, secondo il suo gusto troppo giovane (l’aveva definita solo una «putea, cioè una ragazzina). Ecco le parole dell’artista a proposito: «Quando le dissi che ci saremmo sposati mi rispose ‘Ma sei matto? questa è una ‘putea’. Tuttavia, anche lei col tempo ha cambiato idea».

Tunnel subportuale di Genova, al via i lavori: dureranno cinque anni

È stato formalizzato giovedì 29 giugno 2023 l’avvio dei lavori del tunnel subportuale di Genova, un’opera da circa 900 milioni di euro che verrà realizzata nei prossimi cinque anni. L’ufficializzazione ha avuto luogo a Palazzo San Giorgio alla presenza dei rappresentanti del Comune, della Regione Liguria, delle autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale, del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, del gruppo autostrade per l’Italia e Renzo Piano Building Workshop.

Come sarà il tunnel subportuale di Genova

Con un tracciato lungo circa 3,5 km, l’infrastruttura si sviluppa da San Benigno, a ponente, fino alla Foce, a levante, passando al di sotto del bacino portuale. È costituita da due gallerie principali separate, una per ogni direzione di marcia, del diametro esterno di scavo pari a 16 metri, con un doppio rivestimento in conci prefabbricati, per un diametro interno di circa 14 metri. Ogni galleria ospita una strada urbana di scorrimento con carreggiata a due corsie di marcia e una di emergenza con altezza minima di 4,80 m e ampiezza di piattaforma pari a 11,25 m. In corrispondenza dei tratti in curva vi è un allargamento della carreggiata di circa 1,10 metri per favorire la visibilità. La velocità limite di progetto all’interno del tunnel è pari a 70 Km/h. Sul lato di ponente, il tunnel si collega alla viabilità di Lungomare Canepa e, da questa, attraverso la strada a scorrimento veloce Guido Rossa, al casello autostradale di Genova Aeroporto (A10). Il collegamento con il casello di Genova Ovest (A7) è, invece, garantito attraverso l’allacciamento alla viabilità del nuovo nodo di San Benigno. Sul lato di levante, il raccordo alla viabilità cittadina avviene su viale Brigate Partigiane, ricalcando il collegamento attualmente garantito dalla strada Sopraelevata Aldo Moro. Nella zona centrale del Porto Antico, il nuovo tracciato si collega con un apposito svincolo all’asse viario di via Madre di Dio, dando accesso al centro città.

Il Parco della Foce diventerà il più grande della città

In superficie, il progetto porta con sé altre tre opere di rilevanza per la città: la ricongiunzione tra la Lanterna, simbolo di Genova, e l’area di Sampierdarena, l’espansione verso nord del Parco della Foce, che diventa così il parco più grande della città, e il recupero delle mura storiche di corso Aurelio Saffi nascoste negli anni dalla costruzione di una serie di sovrastrutture. Il progetto prevede anche la realizzazione di un grande parco pubblico che, circondando l’imbocco sotterraneo del tunnel, possa collegare le principali direttrici urbane, ovvero l’asse Lungomare Canepa-Via Pietro chiesa con Via Milano-Porto Antico attraverso una passeggiata ciclo-pedonale e rappresentare una seconda via d’accesso, oltre alla attuale passerella sospesa lungo le mura storiche, alla Lanterna di Genova. Il Parco della Lanterna, che si estenderà su una superficie di 6 ettari e ospiterà 800 alberi, sarà costituito da un grande piano inclinato con pendenza inferiore al 5 per cento in grado di raccordare la quota della terrazza nord sotto la Lanterna (+23.40 m s.l.m.) con via Milano (+11.60 m s.l.m.), proseguendo infine verso via Pietro Chiesa (+4.10 m s.l.m.). Le aree verdi interne al parco avranno diverse funzioni in modo da poter essere sfruttate per eventi e manifestazioni pubbliche, per lo sport libero individuale, per il gioco dei bambini e il tempo libero. Dal parco sarà soprattutto possibile riacquisire la vista del mare e di tutto il bacino portuale per gli abitanti di Sampierdarena.

 

Annalisa e Francesco Muglia si sono sposati: matrimonio segreto ad Assisi

Congratulazioni ad Annalisa Scarrone e a Francesco Muglia, che si sono sposati nelle scorse ore “a sorpresa” con una cerimonia riservata a pochi fortunati a loro molto vicini e che si è tenuta ad Assisi.

Matrimonio segreto per Annalisa ad Assisi: chi è il neo marito Francesco Muglia

La notizia delle nozze di Annalisa era stata confermata ormai diversi giorni fa grazie alle pubblicazioni di nozze apparse al Comune di Savona. Successivamente, sul Corriere della Sera erano apparse nuove indiscrezioni in anteprima che facevano riferimento ad un matrimonio previsto per sabato 1° luglio a Tellaro, nel borgo di Lerici, ma la coppia alla fine è riuscita a stupire tutti, cambiando le carte in tavola rispetto ai pettegolezzi.

La cerimonia (officiata da padre Giuseppe Sagrino) si è dunque celebrata nelle scorse ore ad Assisi, con un rito civile al quale hanno assistito per l’appunto pochissimi intimi. Terminata la celebrazione religiosa tenutasi presso la chiesa San Francesco la coppia di neo sposi ha organizzato un ricevimento a dir poco spettacolare in un ristorante della città, la Locanda del Cardinale.

Annalisa Scarrone e il manager di Costa Crociere si sono sposati in gran segreto ad Assisi, contrariamente agli ultimi rumors.
Francesco Muglia (Instagram).

Muglia, di origine padovana, è vice presidente del settore marketing di Costa Crociere. I due si sono conosciuti nel 2016, in una delle lussuose navi della flotta, nel corso di un evento a cui Annalisa aveva partecipato come guest star.

Il party insieme agli amici

Se la cerimonia è stata per un gruppo ristretto di eletti, diverso sarà il discorso per i festeggiamenti post nozze. Stando agli ultimi rumor sembra che Annalisa e Muglia abbiano organizzato un ricevimento nel borgo di Tellaro per sabato 1 luglio. Successivamente, sembra, la coppia si imbarcherà su una scialuppa in direzione Baia dell’Eco del mare: qui gli sposini accoglieranno i loro ospiti per una festa da sogno che dovrebbe includere tra gli invitati anche Chiara Ferragni, Fedez, Zucchero e tutti gli altri amici a loro più cari.

Naomi Campbell di nuovo mamma a 53 anni: è nato il secondo figlio

La top model Naomi Campbell è diventata mamma per la seconda volta. L’ha annunciato su Instagram condividendo un post con una foto che la ritrae in braccio con il suo secondogenito. «Benvenuto Babyboy» la didascalia a corredo dell’immagine.

Naomi Campbell di nuovo mamma a 53 anni

«Mio piccolo tesoro, sappi che sei amato oltre misura e circondato dall’amore dal momento in cui ci hai onorato con la tua presenza. Un vero dono di Dio», ha scritto nel dolce post su Instagram. Un pensiero di benvenuto per presentare al mondo il suo bambino del quale però non ha svelato il nome. Così come per la primogenita, Naomi Campbell ha preferito mantenere il più stretto riserbo non rivelando altri dettagli. Solo una tenerissima foto che mostra la neo mamma e le manine della sua prima figlia che tengono quella del neonato. Tantissimi i messaggi di auguri in risposta da parte dei fan, degli amici e dei colleghi. Tra questi anche quello di Donatella Versace.

Naomi Campbell (Getty Images).

La top model non ha mai nascosto il suo desiderio di diventare madre

«Non è mai troppo tardi per diventare madre», ha aggiunto Naomi al post che annuncia l’arrivo del bambino. La top model ha sempre dichiarato di volere dei figli e il suo desiderio si è esaudito per la seconda volta. Da sempre riservata circa la sua vita privata, non ha mai parlato di chi fosse il padre di sua figlia e anche in questa occasione tutto è avvenuto in gran segreto. Non è noto neanche se la top model abbia o meno un compagno. Nel 2021, quando nacque la primogenita, dichiarò a Brithish Vogue: «Non è stata adottata. È mia figlia. È la cosa migliore che abbia mai fatto».

In Russia cala la fiducia per Putin e lo zar corre ai ripari

Dopo un fine settimana ad alta tensione, in Russia sembra essere tornato tutto come prima. Vladimir Putin, che ha avviato le purghe contro i traditori, cerca ora di ricompattare la nazione. Eppure lo scenario per lo zar è cambiato. Come riporta Meduza, il livello di fiducia dei russi nei confronti del loro presidente è sceso da un minimo del 9 a un massimo del 14 per cento, a seconda della regione.

Per il Levada Center la fiducia in Putin non supera il 42 per cento

Prima della ribellione di Prigozhin, il livello di fiducia dei russi nei confronti di Putin si attestava al 78,9 per cento. Questo secondo i dati del Centro russo per lo studio dell’opinione pubblica, pubblicati dalla Tass. Il livello di approvazione dell’operato del presidente era persino salito di 1,4 punti percentuali al 76,1 per cento. E le cifre sarebbero rimaste queste: numeri molto diversi da quelli indicati dal Levada Center, organizzazione russa indipendente e non governativa, che compie sondaggi e ricerche sociologiche, (e bollata come agente straniero) secondo cui la fiducia in Putin non andrebbe oltre il 42 per cento.

Crollo della fiducia per Putin in Russia, lo zar corre ai ripari: baci e abbracci durante la visita in Daghestan.
Vladimir Putin in Daghestan (Getty Images).

Lo zar è preoccupato in vista delle elezioni presidenziali

Da -9 a -14, a seconda della regione in cui è stato effettuato il sondaggio: un calo paragonabile solo al crollo della fiducia che Putin ha dovuto fronteggiare nel 2018, quando aveva perso il 12 per cento dopo l’innalzamento dell’età pensionabile. Ad agitare i sonni dello zar, l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali in Russia in programma il 17 marzo 2024. Per questo Putin sta correndo ai ripari e si sta adoperando per convincere i russi che, in fondo, non è successo nulla di grave e che nessuno in realtà rema contro di lui.

Primo passo per riconquistare i russi: bagno di folla a Derbent

Dopo che gli era stato ordinato di «contrastare questo disastro nelle pubbliche relazioni e di trovare urgentemente qualcosa per dimostrare l’amore dei russi per Putin», come ha spiegato a una fonte vicina al Cremlino a Moscow Times, lo spin doctor Sergei Kiriyenko ha riempito l’agenda presidenziale di impegni. Mettendo da parte i noti timori di contagio Covid, Putin si è così concesso un bagno di folla a Derbent, città del Daghestan affacciata sul Mar Caspio. Baci, strette di mano, selfie, distanziamento sociale non pervenuto: di tutto pur di mostrare che gode del sostegno dell’intera nazione e non è stato indebolito dalla ribellione, concetti ribaditi intanto dal Cremlino.

Crollo della fiducia per Putin in Russia, lo zar corre ai ripari: baci e abbracci durante la visita in Daghestan.
L’intervento di Putin al forum di Mosca, sullo sfondo la scritta “Popolo!” (Getty Images).

Secondo step: grandi sorrisi al forum in corso a Mosca

Accolto «come una rock star» in Daghestan, come ha detto la presentatrice russa Olga Skabeyeva, Putin si è rivolto alla folla assicurando di «non aver mai avuto dubbi» durante l’ammutinamento della Wagner. Una sicurezza ostentata dal capo del Cremlino anche il 30 giugno a Mosca in occasione del forum dell’Agenzia per le iniziative strategiche dove  allo stand di NexTouch, brand che produce display touch, ha disegnando sullo schermo una faccina sorridente. Ricordando che «la Russia non è crollata a causa delle sanzioni e del ritiro delle aziende occidentali» e che, al contrario, «le opportunità per gli imprenditori si sono moltiplicate».

Un funzionario del Cremlino ha confidato che «ci sono problemi»

«Con l’occupazione di Rostov sul Don e la marcia che ha quasi raggiunto Mosca senza alcuna resistenza, si è diffusa l’idea che nessuno stia dalla parte del capo. Questo contraddice l’immagine del leader amato a livello nazionale», ha detto un funzionario russo a Moscow Times. Un’altra fonte, sempre vicina al Cremlino, ha ammesso parlando con Meduza che «ci sono problemi», spiegando che il blocco di governo intende affrontarli «aumentando la frequenza» delle apparizioni pubbliche di Putin: «Ci saranno più contatti tra il presidente e il popolo».

Marina militare, l’ufficiale Michele Savarese morto durante un corso: disposta l’autopsia

Un grave lutto sconvolge la Marina Militare: si è spento nelle scorse ore in circostanze tragiche il giovane tenente di vascello Michele Savarese. Fatale un malore avvenuto dopo che aveva effettuato in un’immersione.

Morto Michele Savarese della Marina Militare: forse un infarto

Niente lasciava presagire che dopo quell’esercitazione in mare il militare avrebbe perso la vita. Savarese, 31 anni appena, era impegnato da un paio di mesi in un duro corso per conseguire l’abilitazione per le immersioni con le quali si sarebbe occupato di pulire le carene, a non più di 15 metri di profondità.

Purtroppo intorno alle ore 10:30 di ieri, giovedì 19 giugno, qualcosa è andato terribilmente storto: Savarese è stato colpito da un malore improvviso, secondo le prime ricostruzioni potrebbe essersi trattato di un infarto fatale. A nulla è servito l’intervento tempestivo dell’unità medica presente come sempre durante simili esercitazioni per sicurezza: nonostante i tentativi di rianimarlo, Savarese è morto poco dopo.

Sul corpo del giovane, ora, sarà disposta un’autopsia per cercare di capire cosa possa averlo condotto a questa morte così improvvisa con maggior precisione.

Il cordoglio dei colleghi e del presidente della Liguria Giovanni Toti

Sono stati tantissimi, in queste ultime ore, i messaggi di cordoglio degli amici e degli ex colleghi della Marina Militare della vittima, che era originario Vico Equense (dove vive la famiglia) ma di stanza a La Spezia. A esprimere sconcerto e tristezza è stato anche lo stesso presidente della Regione Giovanni Toti, che sui social ha scritto: «Condoglianze e vicinanza da parte di tutta la Regione Liguria alla Marina militare e alla famiglia Savarese».

Molto commovente anche il post Facebook dell’ex collega Alessandro Balugani, che sul social ha condiviso una bella foto di Savarese e ha raccontato un toccante aneddoto: «Ero arrivato su nave Trieste da un paio di mesi, un giovane ufficiale mi si avvicina e mi dice: WE BALU!!! Ma sei tu?! Io: Certo che sono io, ma tu chi sei? (Ridendo) Sono Michele, Savarese ti ricordi?!. Io:Cavolo!!! e chi ti aveva riconosciuto!!! Io vi ho lasciato che eravate ragazzini e vi ritrovo uomini!!! Ci siamo abbracciati, un ragazzo d’oro. Che peccato!!! 31 anni, una vita spezzata così,il mondo a volte è troppo ingiusto. Spero che in paradiso ci sia una cambusa e un cambusiere come me, che ti lasciava riposare sui sacchi di farina, quando eri troppo stanco per l’addestramento. Oggi qui a Marinalles è stata una giornata tragica».

Canazei, pulmino finisce in una scarpata: sei feriti tra cui un bambino

Tragedia sfiorata davvero per un soffio a Canazei, dove nelle scorse ore un pulmino con diverse persone a bordo è caduto in una scarpata: sei i feriti, tra cui un bambino.

Bus cade in una scarpata a Canazei: la ricostruzione dell’incidente

Il mezzo coinvolto nel sinistro stradale è finito fuori strada mentre stava percorrendo la ss 242 che dalla valle di Fassa conduce in val Gardena, in Alto Adige. A cadere nella scarpata è stato più nello specifico un furgone appartenente allo Ski Team Fassa che a quanto sembra trasportava alcuni volontari diretti verso la parte finale del percorso della Val di Fassa running, una gara organizzata in zona. Non è ancora chiaro, almeno per il momento, cosa possa aver fatto sbandare il mezzo facendolo uscire dalla carreggiata: tra le ipotesi prese in considerazione fino ad ora c’è un malore avuto dal conducente, ma si tratta di una semplice teoria che ancora non è stata confermata.

Tra i feriti anche un bambino

Gli occupanti del furgone precipitato sulla retta sopra il ponte a Pian Schiavaneis sono poi finiti nel torrente Antermont. Immediato l’intervento dei soccorsi, che hanno dovuto trasportare 4 di loro in codice rosso in ospedale (sembra che, ad ogni modo, fossero tutti coscienti quando il mezzo è stato recuperato).

Tra gli occupanti del mezzo rimasti feriti c’è anche un ragazzino di soli 10 anni, trasportato al vicino nosocomio di Bolzano. Tutte le altre persone coinvolte, invece, hanno tra i 62 e i 67 anni e sono tutte provenienti dalla Val di Fassa.

Dopo il lancio del primo allarme, sul posto sono arrivati 4 elicotteri, due provenienti da Trento e due da Bolzano, oltre a diverse ambulanze giunte anche dalla Valle di Fiemme. Sono attualmente al lavoro sul posto per tutte le rilevazioni di routine anche i carabinieri e la polizia locale della Valle di Fassa.

Mario Virano, morto l’uomo della TAV

Mario Virano, attuale direttore generale di TELT, già presidente dell’osservatorio Torino-Lione, è morto all’età di 79 anni, dopo breve malattia. La notizia è stata confermata con una nota dalla stessa Tunnel Euralpin Lyon Turin, stretta «intorno alla famiglia dell’architetto Virano, ricordando l’uomo e il professionista che ha dedicato la sua vita alla realizzazione della nuova ferrovia Torino-Lione, promuovendo il dialogo e il confronto all’interno e all’esterna della società».

E' morto Mario Virano, l'uomo del dialogo della TAV. La notizia è stata confermata dalla TELT di cui era direttore generale.
Mario Virano, Dg TELT (foto Imagoeconomica).

Morte Mario Virano, il cordoglio del presidente della Regione 

Tra le prime persone a esprimere il proprio cordoglio per la morte di Mario Virano, vi è il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio: «Con la scomparsa di Mario Virano, Torino e il Piemonte perdono un uomo di grande valore che ha dato il suo straordinario contributo nelle tante esperienze professionali e umane della sua vita, a partire dal suo impegno per arrivare alla realizzazione della Torino-Lione che oggi è un cantiere in corso e che tra pochi anni sarà completata portando il Piemonte nel cuore dell’Europa. Da oggi continueremo con ancora più determinazione con la forza del suo ricordo e con l’esempio del suo impegno».

Chi era Mario Virano

Mario Virano, classe 44, laureatosi in Architettura al Politecnico di Torino nel 1969, ha svolto negli anni attività professionale nel campo dell’architettura, dell’urbanistica e dei trasporti. Dal 2006 al 2014, ha presieduto l’Osservatorio Torino-Lione, in qualità di Commissario Straordinario del Governo. Ha svolto inoltre incarichi internazionali nel Comité de Transport Public des Communautés Européennes e nella Uitp. Virano, per un decennio, ha diretto la Eidos spa (Studi, Ricerche, Progettazione), ed è stato AD della società autostradale Sitaf spa e Consigliere di Amministrazione di ANAS.

Nel 2015, su incarico del Governo italiano, è stato direttore generale di TELT, il promotore pubblico binazionale incaricato per la realizzazione e la gestione della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione. Nel 2009, è stato insignito della Legion d’Onore dalla Repubblica Francese. La Camera di Commercio di Torino l’ha nominato Torinese dell’Anno 2012 e nel 2013 è stato insignito del titolo di Grande Ufficiale al Merito dal Presidente della Repubblica. È stato professore a contratto al Politecnico di Torino e allo IUAV di Venezia con corsi su Infrastrutture e territorio.

Previsioni meteo weekend 1-2 luglio: sabato forti temporali, domenica più sole

Che tempo farà il primo weekend di luglio 2023? Ci sarà un meteo soleggiato oppure sarà necessario armarsi di ombrello? La risposta a questa domanda è: dipende, e questo non solo da zona a zona. Se nella giornata di sabato è previsto un netto peggioramento delle condizioni generali del meteo, domenica la situazione sarà ben diversa, secondo quanto riporta 3bmeteo..

Le previsioni meteo per sabato 1° luglio: temporali diffusi sulla Penisola

Nella serata di venerdì 30 giugno un’ampia perturbazione raggiungerà il nostro Paese, spostandosi nella giornata di sabato 1° luglio nelle regioni del Levante, causando una spiccata instabilità. Il vortice di bassa pressione formatosi sopra la Ligura si sposterà dunque ben presto verso il medio-alto Adriatico, portando con sé forti rovesci e temporali. Le piogge si registreranno in questa giornata in modo particolare in Umbria, Lazio, basse Marche e Abruzzo. La bassa pressione si muoverà poi verso Molise, Campania settentrionale e Puglia. L’instabilità rimarrà ancora fino a sera inoltrata, soprattutto sulle coste del medio Adriatico. Nel frattempo anche a Nord-est si registrerà tempo piuttosto instabile, con rovesci locali su Alpi e Prealpi. Per quanto riguarda le temperature invece saranno in leggera diminuzione al Centro-nord,  mentre a Nord-ovest saranno leggermente più alte rispetto ai giorni precedenti.

Le previsioni meteo per sabato 2° luglio: torna il sole

Il vortice di bassa pressione lascerà la Penisola nella giornata di domenica, passando così ai Balcani. Le correnti settentrionali in transito sul nostro Paese spazzeranno dunque via gran parte delle nuvole, ma questo non esclude la possibilità che localmente si presenteranno ulteriori rovesci (che interesseranno in modo particolare il basso versante tirrenico).

Non è inoltre da escludere la presenza di leggere piogge sparse qua e là su Appennino, Alpi, Prealpi e sulla fascia pedemontana. Piogge isolate potrebbero presentarsi anche sui rilievi della Sardegna, nelle Murge o ancora nel Salento e nel Metapontino. Le temperature saranno in calo al Sud, mentre saranno in leggero rialzo al Centro Nord.

OpenAI viola il copyright dei romanzi? La causa di due scrittori Usa

ChatGPT è accusata di violare la legge sul copyright per addestrare il suo algoritmo. Due scrittori americani hanno fatto causa al chatbot di OpenAI in quanto ritengono che abbia analizzato e riassunto centinaia di libri senza chiedere il consenso degli autori. Ad alzare la voce sono stati Mona Awad e Paul Tremblay che ha scritto The Cabin at the End of the World, poi adattato al cinema nel film Bussano alla porta. Già a gennaio l’agenzia fotografica Getty Images aveva mosso le stesse accuse contro Stable Diffusion, generatore di arte basato sull’IA.

ChatGPT analizzerebbe centinaia di libri senza il consenso degli autori per addestrare l’algoritmo. Nessuna risposta da OpenAI e Microsoft.
Alcuni volumi sugli scaffali di una libreria (Imagoeconomica).

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In che modo ChatGPT di OpenAI avrebbe violato la legge sul copyright nell’editoria

Come ha sottolineato l’Hollywood Reporter, nel 2018 OpenAI ha alimentato GPT-1, prima versione del suo chatbot, con circa 7 mila romanzi su BookCorpus. Si trattava di una raccolta letteraria assemblata ad hoc da un team di esperti di intelligenza artificiale per creare un modello di linguaggio di grandi dimensioni. «Hanno copiato i libri dal sito Smashwords.com che ospita romanzi inediti disponibili gratuitamente per i lettori», hanno detto Awad e Tremblay. «Quei romanzi però sono in gran parte protetti da copyright». Per l’accusa, ChatGPT ha copiato i dati «senza consenso, credito o compenso per i suoi autori». Un fenomeno che si sarebbe ulteriormente allargato nel 2020 per GPT-3, la versione precedente a quella attuale.

ChatGPT analizzerebbe centinaia di libri senza il consenso degli autori per addestrare l’algoritmo. Nessuna risposta da OpenAI e Microsoft.
Uno screenshot del chatbot ChatGPT di OpenAI (Getty Images).

Come dichiarato dalla stessa OpenAI, il 15 per cento dei dati per addestrare l’algoritmo era frutto di «due corpora di libri», definiti semplicemente “Books1” e “Books2”. Secondo l’accusa, i romanzi provenivano da biblioteche ombra illegali, tra cui Library Genesis, Bibliotik e Z Library, sito pirata chiuso nel 2022. Tramite queste piattaforme, ChatGPT avrebbe avuto accesso a circa 300 mila volumi bypassando il consenso dei rispettivi autori. Dopo un periodo di addestramento, il chatbot potrebbe adesso anche generare riassunti molto accurati di tutti i romanzi, favorendo la diffusione illegale delle opere. Contattate da Reuters né OpenAI né Microsoft, che possiede parte della società, hanno ancora rilasciato commenti a riguardo.

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Truffa a nome di Maria De Filippi, Raffaella Mennoia: «Fate attenzione»

Una pagina social sta facendo circolare una pubblicità con l’immagine di Maria De Filippi con la promessa di guadagni facili. Una vera e propria truffa in merito a cui il suo braccio destro, Raffaella Mennoia, avverte: «Fate attenzione».

La truffa a nome di Maria De Filippi

Sfruttare il nome e l’immagine di personaggi famosi per fini poco leciti non è una novità e questa volta è toccato alla conduttrice. Storico volto di Canale 5, è stata utilizzata per mettere in piedi un raggiro sul web. Si legge su una pagina social aperta ad hoc: «Maria De Filippi ha ufficialmente aperto l’accesso a un programma in cui ogni italiano può guadagnare 230-480 euro. Nuovo programma con il miglior software di trading automatico». Ovviamente è tutto falso e la conduttrice non c’entra nulla. La sua notorietà è stata presa come specchio per le allodole. A renderlo noto è stata, come anticipato, Raffaella Mennoia, che ha messo in guardia gli utenti da questa pagina web che, sfruttando il nome della De Filippi, promette guadagni facili. La Mennoia ha pubblicato lo screen dell’annuncio per precisare che non c’è nessun collegamento con l’amica: «Ovviamente è una truffa, fate attenzione grazie».

Screenshot pubblicato da Raffella Mennoia (Instagram).

Nessun commento da parte della diretta interessata

Maria De Filippi, dal canto suo, non ha commentato la vicenda. Reduce del successo di Temptation Island, ripartito lunedì 26 giugno, è concentrata sul suo lavoro. Oltre al reality, la conduttrice sarà impegnata già dalle prossime settimane con le registrazioni di C’è posta per te. Ad attenderla una stagione televisiva davvero fitta che la vedrà protagonista al timone delle sue storiche trasmissioni, da Tu si que vales ad Amici al dating show Uomini e Donne.

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