L'inchiesta della Procura di Brescia su presunta corruzione dell'ex pm Venditti
"Che i soldi richiesti servissero a Giuseppe per aiutare Andrea lo abbiamo saputo solo poi", la zia di Andrea Sempio spiega così l'assegno di €30mila al fratello a maggio 2017
"Che i soldi richiesti servissero a Giuseppe per aiutare Andrea lo abbiamo saputo solo poi". E' il 26 settembre 2025 e Silvia Maria Sempio, sorella di Giuseppe, viene sentita dai carabinieri e finanzieri che svolgono le indagini della Procura di Brescia sulla presunta corruzione dell'ex procuratore pavese Mario Venditti per archiviare l'inchiesta su Andrea Sempio. Tra le altre cose, racconta anche che diede al fratello più soldi di quelli richiesti. "Siamo una famiglia molto unita ma non è che discutiamo dei reciproci interessi. Se qualcuno ha bisogno di denaro, chiediamo a vicenda e ci aiutiamo" dice la donna alla quale vengono chieste le "motivazioni per le quali il 28 maggio 2017 ha emesso un assegno bancario di 30mila euro a favore del fratello". "Ricordo che Giuseppe è venuto a casa mia. C'era anche mia sorella Ivana - prosegue la narrazione -. In quella circostanza ci disse che aveva bisogno di soldi in quanto aveva delle necessità e siccome siamo fratelli ci siamo aiutati. Ricordo che Giuseppe mi aveva chiesto 20000 euro ma io, siccome ho notato che era veramente in difficoltà, ho deciso di dargli 30000 euro. Gli chiesi a cosa gli servissero ma lui mi disse semplicemente che era in difficoltà. Ho capito che non si voleva aprire di più e non sono andata oltre. Poi con il tempo ci ha detto che questi soldi gli erano serviti per le spese che aveva dovuto affrontare per la vicenda giudiziaria che aveva visto coinvolto suo figlio Andrea".
E, sono stati alcuni ufficiali della polizia giudiziaria, sentiti come persone informate sui fatti, a "ricostruire una serie di anomalie" che "nel corso degli anni" avrebbero fatto emergere la presenza di una "squadra", composta da carabinieri di polizia giudiziaria, "soggetti di fiducia" dell'allora procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti e tutti "assegnati" all'allora pm Pietro Paolo Mazza. Il loro contributo all'inchiesta 'Clean 2' viene valorizzato nel decreto di perquisizione a carico di Venditti e di Mazza, il magistrato, ora a Milano e prima a Pavia, accusato di corruzione e peculato. La "squadra" stava in uno "stanzone" della Procura di Pavia dove si trovava "quasi quotidianamente" anche Cristiano D'Arena, titolare della Esitel, la società di intercettazioni che si occupò anche dell'inchiesta su Andrea Sempio nel 2017. Venditti e Mazza avrebbero ricevuto da D'Arena, titolare anche della Cr Service, diverse "utilità", tra cui "pranzi presso il ristorante Da Lino", la "vendita di auto a prezzo inferiore a quello di mercato" e l' "effettuazione gratuita di lavori di manutenzione alle auto". In cambio avrebbero affidato in modo "pressoché esclusivo a Esitel" il servizio di "noleggio degli apparati di intercettazione" e a Cr Service quello del servizio di auto per la Procura, "in misura incongrua rispetto alle esigenze investigative". Macchine che sarebbero poi state destinate "a uso privato" per i magistrati. Nel decreto si fa riferimento a tre auto, due Audi e una Mercedes, e a un furgoncino. L''addebito dei costi sarebbe ricaduto "sui capitoli relativi alle spese per intercettazioni".
Fonte: www.rainews.it