Pavia, contestato a ex procuratore Venditti e a pm di Milano Mazza peculato per 750 mila euro
Si indaga sul cosiddetto "sistema Pavia", un presunto scambio di favori tra magistrati, imprenditori, politici e forze dell'ordine
Dalla nuova inchiesta sull'omicidio di Chiara Poggi a quella bresciana sull'ex procuratore pavese Mario Venditti accusato di aver scagionato, in cambio di soldi, con la prima richiesta di archiviazione del 2017 Andrea Sempio, nuovamente indagato per il delitto. Fino al fascicolo sempre a Brescia a carico ancora di Venditti e di un pm ora a Milano sul cosiddetto "sistema Pavia" per un presunto scambio di favori tra magistrati, imprenditori, politici e forze dell'ordine. Di almeno 750 mila euro e una decina di auto di grossa cilindrata il peculato contestato.
E' l'intreccio giudiziario che si è creato sull'asse Pavia-Brescia che riporta sempre al centro, almeno mediaticamente, il delitto di Garlasco per cui c'è un condannato definitivo, Alberto Stasi, che sta finendo di scontare la pena.
Intanto, negli atti depositati al Riesame di Brescia, a cui ha fatto ricorso Venditti, col legale Domenico Aiello, contro perquisizioni e sequestri vengono riportati dettagli delle presunte "anomalie" evidenziate dalla Gdf di Brescia e Pavia e dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano.
"M'ha chiamato qua un Maresciallo dei Carabinieri che mi dice: io so che lei aveva già parlato con l'altro, con Sapone. E mi fa: io dovrei passare lì tra mezz'oretta perché devo farle alcune domande", diceva Sempio, intercettato l'8 febbraio 2017, due giorni prima dell'interrogatorio, parlando con uno dei suoi legali. Per gli investigatori, "non si comprende" in quale "occasione e per quale motivo Sempio aveva già avuto modo di parlare con il Luogotenente Sapone" considerando che "l'invito a rendere interrogatorio, gli veniva notificato solo il pomeriggio". Giuseppe Spoto e Silvio Sapone sono i due ex carabinieri perquisiti il 26 settembre nell'inchiesta bresciana su Venditti, che si interseca con quella per corruzione e peculato che ieri ha portato a perquisire anche il pm Pietro Paolo Mazza, che fino al 2024 era Pavia.
Tra l'altro, per gli investigatori, Spoto quel pomeriggio, prima di notificare l'atto, si sarebbe intrattenuto con Sempio "più di un'ora" e potrebbe avergli fatto proprio "alcune domande" a cui faceva riferimento il 37enne nella telefonata. Da un'altra annotazione, poi, viene a galla che le Fiamme Gialle bresciane avevano chiesto alla pm Claudia Moregola di poter effettuare "mirati accertamenti bancari" pure sui conti del giudice Fabio Lambertucci, che da gip archiviò 8 anni fa la prima indagine su Sempio, su richiesta di Venditti con l'allora pm Giulia Pezzino, che poi lasciò la magistratura. L'ormai noto appunto del padre dell'indagato recitava: "Venditti gip archivia X 20.30 euro".
La richiesta di analisi bancarie riguardava pure le gemelle Stefania e Paola Cappa, sempre tirate in ballo nel caso Garlasco e mai indagate. In un'annotazione successiva di settembre, però, riguardante gli accertamenti effettuati, i nomi di Lambertucci e della famiglia Cappa non compaiono. Mentre si dà conto che non risultano anomalie sui conti di Venditti. Nell'informativa, invece, vengono ricostruiti i prelievi cash di Sempio e del padre per 35mila euro tra dicembre 2016 e giugno 2017, ma anche pagamenti dell'ex militare Sapone da "mille euro" al mese per un centro scommesse.
Intercettato, il padre di Andrea, alla domanda della moglie su chi fossero "quei signori lì" da "pagare" rispondeva: "portare i soldi all'avvocato". Per gli investigatori, però, le "modalità prospettate sembrano più vicine all'ipotesi di dover pagare in maniera occulta persone diverse" piuttosto "che i difensori". Ed è da quel "punto" che il padre ha messo tra le cifre 20 e 30 che gli investigatori desumono che l'ex procuratore pavese avrebbe incassato "20mila o 30mila euro".
Nel frattempo, nel capitolo corruzione-peculato, la difesa del pm Mazza, col legale Massimo Dinoia, spiega che il magistrato comprò nel 2017 in leasing "una Mercedes" per "quasi 45mila euro", pagò "le rate ogni mese e poi riscattò la macchina nel marzo del 2019 pagando l'ultima rata da 20mila euro". Dopo qualche mese, avrebbe rivenduto l'auto a metà del prezzo ad una società dei fratelli D'Arena, titolari della società di intercettazioni Esitel, al centro dell'indagine bresciana.
Fonte: www.rainews.it