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La lista dei concerti annullati e il ritorno dei complottisti no vax

Chi avesse visto Fiorella Mannoia ai Tim Music Awards, lì a duettare seduta su una sedia con Alessandra Amoroso e Annalisa sulle note di Combattente, si sarà posto delle domande. Certo, da una parte l’urgenza di sapere perché, a parte per la promozione del concerto benefico Una nessuna centomila, Fiorella Mannoia abbia deciso di incrociare la propria voce con quella di Alessandra Amoroso, per altro al suo ritorno davanti a un pubblico dopo la bagarre del cuscino non firmato a una fan e del video virale «mi sveglio ancora cacata». Che Annalisa sia artista di spessore prestata ai tormentoni è cosa nota a chiunque segua il pop, ma la vera domanda è come la cantante romana, da sempre indicata come portatrice assoluta della musica d’autore al femminile, 69 anni, abbia deciso di stare di fianco alle più giovani colleghe appoggiata a uno sgabello, come a sottolineare l’incedere del tempo.

La lista dei concerti annullati e il ritorno dei complottisti no vax
Fiorella Mannoia (Imagoeconomica).

Arrivano quelli muniti di elmetto riparare le menti dalle scie chimiche

In realtà, lo avremmo scoperto nella sua gravità solo qualche ora dopo la registrazione, era il principio di una ernia al disco che la sta assillando da un po’ di tempo, per altro causa di un blocco della sua attività live che ha comportato, questo sì inspiegabilmente, la soppressione dell’evento beneficio di cui sopra, rimandato a data da destinarsi, comunque al 2024. Ora, Fiorella Mannoia soffre di ernia al disco. La cosa non è ovviamente passata inosservata ai tanti che, muniti di elmetto di carta stagnola per riparare le menti dalle scie chimiche e dalle radiazioni di George Soros e Bill Gates, hanno deciso di aggiornare il post evergreen che sciorina uno dopo l’altro gli artisti che, «misteriosamente», sarebbero stati colpiti da strani malori, dovendo quindi rinunciare all’attività canora live.

La lista dei concerti annullati e il ritorno dei complottisti no vax
Francesca Michielin (Getty).

Si aggiorna la lista dei concerti annullati per motivi di salute

Un file che di volta in volta parte da Celine Dion, che ha rinunciato proprio per sempre al fare concerti, e passa per Piero Pelù, Bruce Springsteen, Justin Bieber, Francesca Michielin, Loredana Bertè, Salmo: un elenco bislacco, che neanche Amadeus sarebbe in caso di tenere insieme pensando a un prossimo evento alla Sanremo, e non certo perché ci sono anche artisti stranieri, tutti accomunati dall’aver annullato tour, causa motivi di salute. Una lista cui, buona ultima, si è aggiunta appunto Fiorella Mannoia. Apriti cielo.

La lista dei concerti annullati e il ritorno dei complottisti no vax
Salmo (Getty).

Ribelli che se la prendono pure con la diavoleria dell’ItAlert

Chiunque sia pratico dei social, o anche solo li frequenti ogni tanto, non potrà non ricordare come, quando l’emergenza della pandemia da Covid19 stava cominciando a rientrare – lo so, lo so che al momento si parla di nuova emergenza, ma parlo di pandemia, non di epidemia – grazie all’arrivo dei vaccini, i tanti no vax di cui sopra, gente con l’elmetto di carta stagnola in testa, di quelli che in questi giorni avranno resettato i propri smartphone per non permettere all’ordine di dominio mondiale delle menti di controllarci attraverso quella diavoleria dell’ItAlert, hanno iniziato a far circolare post simili, dove invece si raccoglievano cinicamente notizie di giovani sportivi affetti da pericarditi.

Esaltazione della vittoria di Djokovic, noto non vaccinato

Ne circolano ancora, di quei post, dove però alle pericarditi si sono sostituiti anche infortuni di gioco, tipo qualcuno che si rompe una caviglia per una entrata scomposta di un difensore – immagino un killer al soldo di Mark Zuckerberg -, ma ai tempi della campagna vaccinale era un continuo, una sorta di grido d’allarme lanciato da chi sapeva cose che noi, poveri beoti, ignoriamo. Del resto quanti hanno imputato la vittoria recente al Grande Slam di Novak Djokovic proprio al non essersi vaccinato – giuro – alla faccia di Roberto Burioni e di Selvaggia Lucarelli, che ne avevano sancito la fine quando gli era stato impedito di mettere piede in Australia?

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Novak Djokovic (Getty).

Complotti orditi ai nostri danni dai rettiliani o dagli Illuminati

La realtà, ovviamente, è un’altra. Più complessa forse dei meri problemi di salute, ma sicuramente distante da complotti orditi ai nostri danni dai rettiliani o dagli Illuminati di wilsoniana memoria. Che si tratti dell’ulcera del Boss o dell’acufene di Pelù, c’è stato un normalissimo iter di tour annullati, come ce ne sono sempre stati: mettere insieme i puntini, se non si è Steve Jobs, si rischia di tirare fuori mostri inesistenti e anche piuttosto irriconoscibili a occhio nudo. Indubbiamente la pandemia ha influito sul tutto, non perché abbia minato i fisici dei cantanti coi vaccini – figuriamoci -, ma in quanto dopo un tappo di circa due anni, con i concerti, specie quelli di massa, fermi al palo, si è scatenata una sorta di corsa al live pazzo, con conseguenti sovrapposizioni di eventi su eventi che ha portato, in alcuni casi, a nascondersi dietro certificati medici per non dover o poter dire che i tour erano saltati perché sarebbero altrimenti stati un bagno di sangue – ripeto, non entro nello specifico non per mancanza di informazioni, ma per quel senso di pietà che mi spinge a provare empatia con chi cade, più che con chi sta in piedi.

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Piero Pelù (Getty).

Un buon 20 per cento dei biglietti venduti finisce per non essere usato

La corsa al live pazzo, del resto, ha colpito anche il pubblico, che spesso si è trovato a avere biglietti, pregressi, per più concerti nello stesso momento, e a volte a comprare smaniosamente biglietti per concerti che poi, al dunque, non gli interessavano più di tanto, col risultato che un buon 20 per cento dei biglietti venduti finisce per non essere usato: un dato allarmante che ovviamente nasconde anche l’annoso problema del Secondary Ticketing, denunciato a suo tempo da Claudio Trotta della Barley Arts e saltato notoriamente fuori per la questione legata ai concerti dei Coldplay.

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Chris Martin, cantante dei Coldplay (Getty).

Dagli stadi ai club: la presa di coscienza che i numeri si erodono

Quindi da una parte acciacchi veri – Salmo si è quasi staccato un braccio in un incidente, le cicatrici parlano chiaro, Fiorella Mannoia è immobilizzata per un’ernia al disco, non per una qualche misteriosa malattia, Piero Pelù, e poi la smetto coi bollettini medici, soffre di acufene da anni, ce ne ha sempre messo a conoscenza, non a caso sta recuperando le date annullate, nei tempi e modi che questo impedimento gli consente – da un’altra quelli un po’ meno verificabili, cioè gente che annulla concerti per questione di salute ma poi lavora altrove: in fin dei conti quanti di noi hanno sorriso nel leggere, per dire, l’annuncio di un tour “più intimo” nei club da parte di una artista che tutti pensavano volesse provare l’arrembaggio agli stadi, figlio della presa di coscienza di numeri che si erodono, non certo di voglia di stare stretta stretta col suo fan club. Lo storytelling – nonostante non si possa più chiamare così per lo stesso motivo per cui nessuno parla più di resilienza, cioè per l’abuso che se ne è fatto in passato – è pur sempre centrale nella contemporaneità.

I non cielo dicono che abboccano a tutte le bufale

Niente di legato ai vaccini, quindi, con buona pace dei compilatori compulsivi di post complottistici che non aspettano altro che una nuova notizia di malattia per alzare la voce con un sorriso stampato in faccia. Se pensiamo che qualcuno ha infilato in questo elenco anche Jovanotti, che settimane fa si è rotto femore e clavicola a Santo Domingo cadendo dalla bicicletta, beh, direi che ce ne sarebbe abbastanza per l’interdizione dai pubblici uffici, o quantomeno per la messa al bando dai social. Tanto ci hanno pensato da soli, quando seguendo pedissequamente le indicazioni del post su come impedire che il proprio smartphone tuonasse a mezzogiorno per il test di ItAlert hanno resettato il proprio apparecchio, perdendo tutto quel che c’era dentro, account social compresi. Non cielo dicono, direbbero loro, anche se il problema è più che altro che cielo dicono e abbocchiamo a tutte le bufale che ci passano sotto il naso.

Lizzo, nuove accuse di molestie e razzismo dall’ex stilista del tour

Nuove accuse di molestie e discriminazioni razziali nei confronti di Lizzo. Asha Daniels, ex stilista che ha lavorato nello Special Tour della popstar americana, come ha riportato Billboard ha sporto denuncia alla Corte Superiore di Los Angeles anche per aggressione, licenziamento illegale e comportamento tossico. Citate in giudizio anche la manager della tournée Carlina Gugliotta, la responsabile del guardaroba Amanda Nomura e la società Big Grrrl Big Touring, di proprietà della stessa Lizzo. «Ho vissuto un ambiente razzista e subito bullismo costante», ha raccontato Daniels. «Ho sofferto di ansia e continui attacchi di panico». Solo ad agosto tre ex ballerine avevano mosso contro la popstar le medesime accuse, prontamente smentite su Instagram con un lungo post.

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Le nuove accuse contro Lizzo e alcune sue collaboratrici

Asha Daniels ha iniziato a collaborare con Lizzo nel febbraio 2023, con il compito di progettare i vestiti che la popstar e il suo corpo di ballo avrebbero indossato durante i concerti dello Special Tour, che a marzo ha raggiunto l’Italia con uno show al Forum di Assago. «Immediatamente ho trovato un clima di lavoro tossico e difficile da sopportare», ha raccontato la stilista. «Ho dovuto subire una serie di commenti razzisti e insulti sul mio peso senza poter dire nulla». Ha inoltre descritto un programma di lavoro da 20 ore al giorno, per cui venivano sistematicamente negate le pause persino per mangiare un pasto. La responsabile Nomura avrebbe strappato un panino di mano a un collaboratore e negato cure mediche dopo alcuni infortuni. «Un pesante scaffale mi è finito sul piede», ha ricordato Daniels. «Non ho potuto sedermi né indossare scarpe comode».

Dopo tre ex ballerine ad agosto, anche un'ex costumista ha accusato Lizzo di aver creato un ambiente tossico di lavoro durante il tour.
Lizzo durante il Festival di Glastonbury (Getty Images).

Nomura, senza alcun intervento di Lizzo, avrebbe minacciato di morte e aggredito sia verbalmente sia con vari spintoni i suoi dipendenti. Il sesso, poi, era sempre presente sul posto di lavoro. «Uno dei manager ha inviato una foto dei suoi genitali in un gruppo Whatsapp di 30 persone», ha raccontato Daniels, che ha poi confermato lo spettacolo a luci rosse ad Amsterdam già riportato nell’accusa di agosto. «Nomura e altri supervisori del tour hanno discusso a lungo per l’assunzione di prostitute, acquisto di droghe pesanti e l’organizzazione di sex show». La costumista ha sottolineato di aver subito pressioni per partecipare agli spettacoli, senza confermare se vi ha effettivamente preso parte. Sotto accusa anche il licenziamento, avvenuto senza una motivazione comprovata. «Da allora soffro di emicranie, stanchezza e ansia perenne», ha concluso Daniels.

La risposta dei rappresentanti dell’artista: «Una trovata pubblicitaria»

Sebbene Lizzo non abbia ancora direttamente risposto alle accuse, ha parlato un suo rappresentante. «Si tratta di un’accusa assurda, una semplice trovata pubblicitaria», ha spiegato all’Hollywood Reporter. «È stata presentata in concomitanza con il conferimento alla popstar del premio umanitario per la Black Music Action Coalition. Dedicheremo alla questione l’attenzione che merita: nessuna». Ad agosto, dopo le prime accuse delle tre ex ballerine, Lizzo si era sfogata invece sui social, dicendosi ferita e parlando di giorni molto difficili e sconvolgenti. «Non lascerò che il mio duro lavoro venga oscurato da tutto questo», aveva concluso ringraziando i fan per il supporto.

BTS, Suga inizia l’addestramento militare: «Non fategli visita nel campo»

Suga, uno dei sette membri dei BTS, inizierà il suo addestramento militare obbligatorio in Corea del Sud il 22 settembre. Lo hanno rivelato i suoi agenti con un post sull’app sudcoreana Weverse. Si tratta del terzo cantante della band K-Pop a sottoporsi alla naja, periodo di leva che dura dai 18 ai 21 mesi per tutti gli uomini, fisicamente in forma, di età compresa fra 18 e 35 anni. Importante appello all’Army, nome con cui si identificano i fan: «Vi preghiamo di non fargli visita sul campo di addestramento», si legge nel comunicato, riportato anche dall’Hollywood Reporter. «Trasmettetegli il vostro affetto e la vostra vicinanza nei vostri cuori». Hanno poi precisato che, prima del suo arruolamento, non ci sarà alcun evento pubblico per salutare i supporter di tutto il mondo. Suga è il terzo cantante dei BTS a iniziare la leva dopo Jin e J-Hope.

BTS, allarme per eventi illegali: «Fate attenzione alle vendite non autorizzate»

Gli agenti di Suga e dei BTS hanno inoltre avvisato i fan della vendita illegale su Internet di biglietti oppure merchandising contraffatto. «Fate attenzione a non essere influenzati da prodotti che utilizzano i diritti di immagine e musicali dell’artista», hanno scritto nel post. «La nostra azienda adotterà comunque le misure adeguate contro qualsiasi attività illecita in Rete». Confermata infine la sua assenza dal palco fino al 2025, così come per tutti gli altri membri della band. L’artista infatti non produrrà nuova musica né annuncerà date ufficiali in Corea del Sud e nel mondo prima della fine dell’addestramento militare, che non terminerà prima di marzo 2025. Lo stesso Suga era comparso a fine agosto in una diretta su Weverse per salutare i fan: «Non posso dirvi a presto, sarebbe una bugia», aveva detto l’artista, visibilmente commosso. «Perciò vi chiedo di essere pazienti».

La data di inizio è fissata al 22 settembre. Gli agenti ai fan: «Occhio anche a biglietti e gadget illegali». Il ritorno dei BTS nel 2025.
I BTS live ai Grammy Awards (Getty Images).

Il primo BTS a iniziare l’addestramento militare era stato Jin a dicembre 2022. Il primo a compiere 30 anni, ha iniziato la leva nella base di Yeoncheon, nella provincia di Gyeonggi non lontana dal confine con la Corea del Nord. Vi è rimasto per cinque settimane, dove ha svolto la formazione di base, prima di esser dislocato in un’altra caserma che non è stata resa nota. Terminerà il suo servizio il 12 giugno 2024. Dopo di lui invece era toccato a J-Hope, che ha annunciato il suo arruolamento nel febbraio 2023. Pochi giorni dopo è uscito online anche il suo ultimo singolo da solista, On the Street, che abbraccia le sue radici e racconta gli esordi nel mondo della street dance.

Laura Pausini e la difficile sfida a un mercato fatto di Tedua e Geolier

A fine ottobre esce il nuovo attesissimo album di Laura Pausini, Anime parallele. A distanza di cinque anni dall’ultima raccolta di inediti, la cantante di Solarolo torna sul mercato con un lavoro che l’ha vista affiancata da un nuovo collaboratore, Jacopo Pesce, nella figura di direttore artistico. Fin qui le notizie. O almeno, le notizie per come come Laura Pausini ce le ha raccontate, direttamente sui suoi social. Ovvio, lei non ha usato la parola “attesissimo”, questo l’hanno fatto una marea di siti musicali, di quelli che non praticano la critica ma inseguono facili clic, né ha tirato in ballo la figura di Jacopo Pesce, in precedenza a capo della Island, ora a lavorare in accoppiata con Max Brigane con un manipolo di artisti di prima scelta, Pausini ed Elodie in primis.

La dittatura dello streaming e i suoi paradossi

Il punto è però tutto lì, a cinque anni di distanza dall’uscita di Fatti sentire, il mondo, musicale e non, nel quale atterrerà Anime parallele è completamente cambiato. Un cambiamento epocale. Basti pensare che nel mentre c’è stata una pandemia e una quasi guerra mondiale, che in musica ha però semplicemente sancito la nascita di una sorta di dittatura che ha in Spotify la figura cicciottella di Kim Jong-un, e che vede tutti adeguarsi al volere supremo dell’algoritmo, pena l’essere metaforicamente sbranati dai cani. Così succede che nel 2021 l’album più venduto sia stato Taxi Driver di Rkomi, e che ciò nonostante Rkomi sia dovuto andare in gara al Festival di Sanremo e a fare il giudice di X Factor per rendersi riconoscibile presso un pubblico generalista, cioè non quello dei 12enni che ascoltano compulsivamente canzoni col cellulare. L’anno seguente la medesima sorte è toccata a Lazza con Sirio, anche lui al Festival, secondo con Cenere. Quest’anno, a occhio e croce, se la giocheranno Tedua e Geolier, di cui chiunque abbia visto i primi peli spuntare, fate voi dove, a seconda si parli di maschi o femmine, ignora non solo la faccia, ma anche il titolo di una singola canzone. Il tutto mentre i vecchi campioni che fanno gli stadi, da Vasco a Max Pezzali, da Cremonini a Ultimo (ok, lui non è vecchio, ma è un caso a sé stante). Una dicotomia tra chi funziona tantissimo in streaming, pensate che a oggi chi in Italia ha ricevuto più certificazioni di tutti i tempi, leggi alla voce Dischi d’oro e di Platino (certificazioni un tempo raggiungibili vendendo fisicamente centinaia di migliaia di dischi e oggi facendo migliaia di stream): non Vasco Rossi, né Claudio Baglioni, Renato Zero, Tiziano Ferro o Cesare Cremonini, tanto per rinverdire un po’ l’elenco, ma Sfera Ebbasta, con buona pace di chi poi gira il mondo portando alta la bandiera italiana come Eros Ramazzotti e la stessa Laura Pausini, magari in compagnia di Bocelli. I Maneskin, che da questo pezzo restano fuori perché sono un fenomeno legato proprio allo streaming, giocano in un campionato a parte.

Laura Pausini e la sfida con un mercato rivoluzionato
Geolier (da Fb).

Le strategie per restare a galla: i featuring e le produzioni sforna hit

Ora, cosa succede a chi è stato a lungo in vetta alle classifiche, magari non solo quelle italiane, e che ha girato il mondo riempiendo palasport e stadi, prendendo premi anche importanti, insomma, a chi è stato sin da subito indicato come una popstar assoluta nel momento in cui deve tornare sul mercato sapendo di andare a vedersela con gente come Geolier o Tedua, sapendo di prenderle di santa ragione? Succede che chi è stata una popstar chiarissima di colpo comincia a vedersela brutta, magari anche a pensare di non far più uscire musica nuova, contando sulle vecchie hit per andare a far concerti in giro, quelli sì a vantaggio di chi un repertorio vero già ce l’ha e anche un pubblico in grado di spendere soldi veri, non quelli di cartone che si usano per gli ascolti in streaming. Così, andiamo al dunque, ecco che si inseguono delle modalità che oggi sembrano ormai canonizzate: featuring con nomi di grido, perché mettendo insieme pubblici diversi si aumentano i numeri, produzioni che in qualche modo stanno plasmando il suono di un po’ tutte le hit, si pensi al successo di gente come Michele Canova, il produttore principe del cosiddetto electropop italico, o di Dardust, dietro tante hit degli ultimi anni.

L’album di un tempo ormai è roba per vecchi

Non sappiamo cosa ci sarà dietro le annunciate 16 canzoni di Anime parallele, sorta di concept album dedicato alle persone. Non lo sappiamo perché è presto per avere questi dettagli, lo sarebbe stato anche in anni passati, figuriamoci nell’era del “qui e ora”, del “fuori adesso”, del “fuori ovunque”. Sappiamo però che 16 canzoni sono un azzardo, perché Daniel Ek, che di Spotify è non solo amministratore delegato ma anche inventore, da sempre canta le lodi dell’uscita di un singolo al mese. L’album è ormai roba per vecchi babbioni, a meno che non li si pensi come i giovani, mica è un caso che poi le classifiche di singoli si intasino proprio dei brani che compongono le tracklist degli album dei vari Tedua e Geolier di turno, pensate come singoli a raffica per aumentare i numeri. E sappiamo che inseguire le mode del momento – ecco Madame che scrive Scatola o Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari che scrive Un buon inizio, ma immaginiamo che nella tracklist troveranno spazio altri nomi d’oggi come Michelangelo, producer e autore di Blanco, magari Mahmood, oltre al già citato Dardust – se poi le canzoni le si canta sempre alla medesima maniera, sorte condivisa anche con Emma che è più giovane ma segue la medesima inclinazione, non potrà certo portare scossoni allo Zeitgest. Geolier e Tedua staranno sempre lì sopra, in dominio perenne (ben lo sanno le varie Annalisa, i vari The Kolors, i vari Fedez, che hanno sì piazzato i loro singoli per l’estate, ma sono sempre accerchiati da brani di cui la massa non ha conoscenza né memoria).

Laura Pausini e la difficile sfida a un mercato fatto di Tedua e Geolier
Annalisa (dal profilo Instagram).

Laura Pausini si goda il passato glorioso e un pubblico pagante

Si goda i vecchi successi Laura Pausini, e se li godano i suoi tanti fan, senza starsi a crucciare troppo se un Paky qualsiasi la manderà in soffitta. È in buona compagnia coi suoi coetanei, gente che ha dato tanto alla discografia e alla musica italiana, ma cui la discografia ha prontamente voltato le spalle (quasi tutti gli ultra 50enni stanno vedendo i loro contratti discografici non rinnovati, destinati quindi a far per conto proprio o non fare proprio). Laura può far sfoggio di un passato glorioso e magari un pubblico numeroso quando sale su un palco. Spotify non è roba per vecchi, direbbe un redivivo Cormac McCarthy, e in fondo la discografia di oggi non è troppo diversa da quel panorama cupo e apocalittico da lui descritto nei suoi immensi capolavori letterari.

Franco Migliacci morto a 92 anni: addio all’autore di Nel blu dipinto di blu

È morto all’età di 92 anni il paroliere Franco Migliacci, autore di numerosi successi tra cui Nel blu dipinto di blu. Durante la sua carriera ha scritto innumerevoli brani per diversi artisti come Tintarella di luna, Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte e Una rotonda sul mare.  A lungo collaboratore di Gianni Morandi, si è distinto anche nel panorama pop nazionale scrivendo, insieme ad altri autori, T’appartengo di Ambra Angiolini. Era sposato con Gloria Wall e aveva tre figli. A dare la notizia della sua scomparsa, avvenuta in una clinica romana, è stato il giornalista e conduttore televisivo Clemente Mimun: «Franco Migliacci, paroliere di alcune tra le più belle canzoni italiane, produttore discografico, editore musicale e talent scout, si è spento a 92 anni. Accanto a lui, fino alla fine, la sua famiglia».

Ha collaborato con Modugno, Mina e Morandi

Nato a Mantova nel 1930, da giovanissimo ottenne un modesto ruolo in un film di Nino Taranto a cui seguirono comparse in una ventina di produzioni. Dopo aver lavorato ad alcuni sceneggiati per la televisione e in numerosi radiodrammi, si è dedicato alla musica collaborando con alcuni tra i più grandi artisti italiani. Volare, meglio conosciuta come Nel blu dipinto di blu, è stata soltanto la prima tappa di una lunga collaborazione con Modugno, continuata con brani di grande successo come Pasqualino Maragià, Io e Farfalle.

Terminato il sodalizio con l’artista, negli Anni 60 ha iniziato a lavorare come “battitore libero” scrivendo per Mina, Milva, Gianni Meccia, Fred Bongusto, Rita Pavone, Giancarlo Guardabassi e Patty Pravo. I successi più grandi sono però arrivati con Gianni Morandi, per il quale ha scritto successi come Andavo a cento all’ora, Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte, In ginocchio da te e soprattutto C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones. La sua attività di paroliere è proseguita fino agli Anni 2000. Nel 2003 Migliacci era stato anche nominato presidente della Siae, decisione che suscitò non poche polemiche in quanto alcuni iscritti (come Gino Paoli) lo ritennero non rappresentativo. Due anni dopo, nel 2005, si dimise dall’incarico.

I Vma incoronano Taylor Swift e colleghe, ma in Italia le artiste non sfondano

Taylor Swift, dopo aver superato ogni record col suo Eras Tour, si è letteralmente mangiata anche gli MTV Video Music Awards, facendo incetta di premi. Notizia nella notizia, lo ha fatto vedendosela in buona parte contro colleghe donne, a riprova dell’onda lunga di quanto Barbie, il film con Margot Robbie, ci abbia proiettato dentro una nuvola fucsia.

I Vma incoronano Taylor Swift e colleghe, ma in Italia le artiste non sfondano
Taylor Swift agli MTV Video Music Awards (Getty Images).

I Video Music Awards travolti dall’effetto Barbie

Un pezzo del genere sarebbe potuto cominciare così: in principio era Madonna, poi è stata la volta di Britney Spears e Christina Aguilera, 15 anni fa è arrivata Lady Gaga, e poi Miley Cyrus fino a oggi con Taylor Swift che sembra intenzionata, forte di una hit bomba come Anti-Hero, di prendersi tutta la torta. Oppure, forse anche meglio, così: questo è l’anno di Taylor Swift. Ma anche di Beyoncé, che con lei ha condiviso lo scettro di tour dell’anno, e anche di Miley Cyrus, che con un miliardo e mezzo di stream per il suo Flowers è decisamente tornata sulla scena, e di Olivia Rodrigo, da poco uscita con Guts è sicuramente destinata a dominare le prossime classifiche, e di SZA, Nicki Minaj, Cardi B e Megan Thee Stallion, pronte con la nuovissima Bongos a replicare il successo clamoroso della piccantissima WPA. E, ancora di Doja Cat, che seppur continui a blastare i suoi fan sui social, sembra ormai arroccata su un livello di successo decisamente alto; di Shakira che, superata la crisi coniugale nel senso di seppellita, è di nuovo lì a contendersi la corona di popstar dell’anno. Oppure, ancora, poi smetto l’incipit poteva essere questo: mentre in Italia ci prepariamo anche in questo 2023 a stilare la classifica di dischi dell’anno –  classifiche di vendita ma anche quelle di critici e giornalisti musicali – che vedrà un susseguirsi imbarazzante di nomi tutti maschili, negli Usa, dove Barbie di Greta Gerwig ha battuto ai botteghini Oppenheimer di Christopher Nolan (il fucsia vince sul fungo atomico), gli VMA sono dominati dalle donne. Come la si voglia mettere la faccenda è questa: gli MTV Video Music Awards sono stati griffati da Taylor Swift, candidata a otto premi e vincitrice per Video dell’anno, Artista dell’anno, Canzone dell’anno, Miglior regia per il video, sempre della sua Anti-hero, Best Pop, Best Cinematography, idem, Best Visual Effect, Best show dell’estate, Album dell’anno, cannando solo la nomination per il Best Editing, andato alla sua ex amica Olivia Rodrigo, per quel gioiello destinato assolutamente a rimanere che risponde al titolo di Vampire.

Una menzione speciale ai nostri Maneskin vincitori del Best Rock

Un anno dunque decisamente rosa. Ice Spice, rapper, donna, ha vinto il Best New Artist, Karol G e Shakira la Best Collaboration, Nicki Minaj e la sua Super Freaky Girl il Best Hip Hop, Selena Gomez ha diviso il premio per il Best Afrobeats con Rema, uomo lui; Anitta ha conquistato il Best Latin, SZA il best R&B con la sua Shirt, Lana Del Rey il Best Alternative con Candy Necklace, le Blackpink con Pink Venom sono state elette Group of the Year vincendo anche la Best Choreography. Giusto un paio di premi sono stati lasciati ai maschietti. Uno dei quali, per altro importante, il Best Rock, è andato ai nostri Maneskin che lo hanno sfilato a gente del calibro di Foo Fighters, Red Hot Chili Peppers, Linkin Park, Metallica e Muse, con la loro The Loneliest.

I Vma incoronano Taylor Swift e colleghe, ma in Italia le artiste non sfondano
I Maneskin ai VMA (Getty Images).

E in Italia? Taylor Swift è solo al 33esimo e 36esimo posto

Se ci mettiamo che non era in gara, perché momentaneamente senza pezzi o album nuovi, Dua Lipa, vera e propria popstar a tutto tondo che con le sue sonorità Anni 90 ha dominato gli anni passati, e che gente come Lady Gaga è comunque lì sempre pronta a mordere il freno, insieme con la già citata Miley Cyrus, direi che il quadro è bello preciso. Ed è  totalmente al femminile, non ce ne vogliano Ed Sheeran o Sam Smith. Dalle nostre parti però le tinte sono diverse. Forse perché il pubblico italiano è prevalentemente composto da donne e quindi gli artisti di maggior successo sono uomini, o forse le artiste sono poco incisive perché più portate per il bel canto e la composizione. Basti pensare che tra i tanti, tantissimi stadi che questa estate hanno visto succedersi sul palco artisti italiani, a eccezione di Victoria De Angelis, bassista e iconica co-leader dei Maneskin, non c’era nemmeno una donna. Come sono tutti uomini gli artisti che occupano la Top 10 di vendita, la Top 20 e buona parte della Top 30. Taylor Swift è lì, al 33esimo e 36esimo posto, rispettivamente con Lover e Midnights. Per trovare le sue colleghe bisogna scendere al 46esimo posto dove si trova Rose Villain, e al 51esimo posto dove sta Miley Cyrus, fuori quindi dalla Top 50. Classifica, per capirsi, dove resistono, magari anche con merito, album di qualche anno fa, da Persona di Marracash a Fuori dall’hype dei Pinguini Tattici Nucleari.

I Vma incoronano Taylor Swift e colleghe, ma in Italia le artiste non sfondano
Rose Villain alla prima milanese di Barbie (Getty Images).

Non ci resta che sperare nelle stelle europee Rosalia e Tove Lo

L’anno prossimo, se le premesse di Guts saranno confermate, potrebbe essere l’anno di Olivia Rodrigo che ha sfornato un lavoro decisamente validissimo, pop, certo, ma che va a pescare in sonorità vagamente punkeggianti, tipiche dei primi Anni zero. Sì, siamo già al revival dei primi 2000. I maschietti se ne facciano una ragione, almeno da quella parte dell’oceano le cose funzionano così. Speriamo che Rosalia, popstar assoluta nata e cresciuta in Spagna e che col suo Motomami ha lasciato un indubbio segno non solo nelle classifiche di mezzo mondo ma nell’immaginario di tante giovani artiste, e, perché no, Tove Lo, artista svedese che finalmente sembra baciata anche da un successo di pubblico negli Usa, possano in qualche modo portare avanti una bandierina europea, tanto per non farci dire che siamo davvero il Vecchio Continente, vecchio e maschilista.

I Maneskin vincono il Best Rock ai Vma 2023: tutti i premiati

I Maneskin si sono presi la scena anche agli Mtv Video Music Awards 2023. La band romana ha infatti vinto il premio per il Best Rock dell’anno con The Loneliest, brano contenuto nel disco Rush!. Per Damiano, Ethan, Victoria e Thomas si tratta del secondo riconoscimento consecutivo al Prudential Center di Newark, dopo il trionfo per Best Alternative Video nel 2022 con I Wanna Be Your Slave. Nulla da fare purtroppo quanto alla formazione dell’anno, dove hanno trionfato come da pronostico le sudcoreane Blackpink. Ha mantenuto le aspettative anche Taylor Swift, vera regina della serata con nove statuette. È lei infatti l’artista dell’anno, grazie ai grandi successi negli States dell’Eras Tour. Suoi anche l’album, la canzone e il video del 2023 con Anti-hero e Midnights. Sul palco per ritirare un premio anche Selena Gomez, Ice Spice e Nicki Minaj, anche conduttrice dell’evento.

Taylor Swift domina i Vma con nove premi, ma i Maneskin si aggiudicano la performance rock. E Justin Timberlake riunisce gli Nsync.
I Maneskin durante i Vma 2023 (Getty Images).

Best Rock, ai Vma 2023 i Maneskin hanno battuto Metallica e Muse

Per confermarsi in vetta alle preferenze rock anche negli States, i Maneskin hanno dovuto superare una dura concorrenza. Nella categoria Best Rock Video c’erano infatti pezzi da novanta del genere, dai Muse ai Metallica, passando per i Red Hot Chili Peppers e i Foo Fighters, favoriti della vigilia con la loro The teacher. Battuti anche i Linkin Park, tornati fra le nomination dei Video Music Awards grazie al singolo Lost, inedito cantato dal frontman Bennington morto suicida nel 2017. Nel corso dell’evento, la band romana ha poi presentato anche oltreoceano la nuova hit, Honey (Are You Coming?), mandando in visibilio i fan e gli altri artisti presenti al teatro di Newark. Non è sfuggita alle telecamere l’euforia di Taylor Swift, che ha mandato un bacio a Damiano proprio nel corso dell’esibizione.

Niente da fare per la categoria Miglior gruppo dell’anno. I Maneskin hanno dovuto lasciare strada, come da pronostico, alle favoritissime Blackpink. Artiste del 2022 per il Time, si sono aggiudicate anche il premio per la miglior coreografia grazie al brano Pink Venom contenuto nel loro ultimo disco in studio. A sorpresa però non hanno trionfato nella categoria del Best K-Pop, cedendo il passo agli Stray Kids di Seul con S Class. Jung Kook, membro dei BTS, invece ha portato a casa il riconoscimento per il singolo dell’estate grazie a Seven, incisa con la rapper statunitense Latto. Selena Gomez ha ritirato invece con il cantante Rema il premio per il miglior afrobeat grazie a Calm Down, mentre Nicki Minaj ha vinto nella categoria hip-hop con Super Freaky Girl.

Lo storico record di Taylor Swift e la sorprendente reunion degli Nsync

Incetta di premi per Taylor Swift, capace di portare a casa nove riconoscimenti su 11 nomination. Oltre alle tre categorie principali come artista, video e singolo dell’anno, la popstar della Pennsylvania ha trionfato come Best Pop, Miglior regia e fotografia – tutto grazie al singolo Anti-hero – ma anche per gli Effetti visivi e lo Show dell’estate. Sono così 23 in carriera, tre in più di Madonna, che la rendono la seconda di sempre dietro a Beyoncé, il cui primato di 26 potrebbe crollare già nel 2024. Gli unici in grado di batterla sono stati Olivia Rodrigo con Vampire per il montaggio e Jung Kook per il singolo dell’estate. In questa categoria, tuttavia, Swift era candidata per Karma, canzone pubblicata con la rapper Ice Spice.

Oltre ai Maneskin e alle Blackpink, tuttavia, un’altra band ha deciso di sorprendere i propri fan. Dopo oltre 20 anni dall’ultimo disco, Justin Timberlake ha riunito sul palco di Newark gli Nsync, boy band che formò a Orlando nel 1995 e con cui rimase sulla cresta dell’onda fino al 2002. Con oltre 70 milioni di copie vendute in carriera occupano, come ha riportato Billboard, il quinto posto nella classifica di tutti i tempi. La band non suona assieme dal 2013, quando apparve proprio ai Video Music Awards come ospite. Con il frontman c’erano anche JC Chasez, Joey Fatone, Lance Bass e Kirkpatrick, ma non hanno cantato nessun pezzo. Hanno infatti solo consegnato a Taylor Swift un premio, indicandola come «personificazione del pop».

Taylor Swift domina i Vma con nove premi, ma i Maneskin si aggiudicano la performance rock. E Justin Timberlake riunisce gli Nsync.
Taylor Swift premiata dagli Nsync (Getty Images).

Califano, il 14 settembre esce l’album Sarò Franco con 12 inediti

Il 14 settembre uscirà nei negozi e su tutti gli store musicali Sarò Franco, Canzoni inedite di Califano. Come si intuisce dal titolo, si tratterà di un album discografico a più voci in cui diversi interpreti e musicisti italiani e internazionali eseguiranno 12 brani scritti dallo stesso Califfo. La data di uscita non è casuale, ma ricadrà nel giorno in cui l’artista, scomparso nel 2013, avrebbe compiuto 85 anni. Già disponibili online le prime due canzoni, Trastevere con la voce dei Tiromancino, e Ti meriti un amore cantata da Grazia Di Michele. Nel disco ci saranno anche Patty Pravo, Amedeo Minghi e il chitarrista britannico Phil Palmer assieme alla figlia Numa per la traccia Tra la Terra e il Sole. Il progetto non rappresenterà un unicum, dato che nel corso della primavera 2024 uscirà anche il secondo volume, con ulteriori canzoni inedite.

Il disco uscirà nel giorno in cui Califano avrebbe compiuto 85 anni. Ci saranno Patty Pravo, Tiromancino e Amedeo Minghi. La tracklist.
La copertina del nuovo disco di Califano, Sarò Franco (Ansa).

Califano, le canzoni rimaste nel cassetto dell’amico Frank Del Giudice

Tutte le canzoni della tracklist risalgono al periodo milanese della carriera di Franco Califano, gli anni in cui instaurò la sua lunga collaborazione con il compositore Frank Del Giudice, che le custodiva gelosamente nel suo cassetto da allora. In parte pensati per la propria discografia, in parte per essere ceduti alla voce dei grandi interpreti della musica italiana, i brani erano infatti ancora incompiuti e non avevano mai raggiunto una sala di incisione. Fino a ora, quando lo stesso Del Giudice ha deciso di consegnarli al produttore Alberto Zeppieri, specializzato in lavori musicali con più interpreti. Per portare alla luce il prodotto, quest’ultimo ha deciso di nominare quattro direttori artistici, da lui coordinati: Grazia Di Michele, Morgan, Franco Simone e Federico Zampaglione, voce dei Tiromancino. Ciascuno di loro ha ottenuto tre brani, potendo scegliere poi se lavorarci di persona o coinvolgere altri artisti.

La tracklist e le collaborazioni dell’album in uscita il 14 settembre

1.Trastevere – Tiromancino

2.La mia eredità – Amedeo Minghi

3.La cama (Io so amare così) – Franco Simone

4.Ti meriti un amore – Grazia Di Michele

5.Noi di settembre – Giovanni Nuti

6.Tra la Terra e il Sole – Numa Palmer e Phil Palmer

7.Heart of Wind (Solo una donna) – Alberto Fortis

8.Amor ch’a nullo amato amar perdona – Petra Magoni

9.Ieri era il 23 – Ivan Segreto feat. Giovanna Famulari

10.Un lungo giorno senza te – Nisi

11.Ai treni che ho perso – Tiromancino

12.Io so amare così (Bonus track) – Patty Pravo

Video Music Awards 2023: nomination, esibizioni e dove vederli

Maneskin a caccia del bis agli Mtv Video Music Awards. Damiano, Victoria, Ethan e Thomas infatti concorreranno per le categorie Miglior gruppo dell’anno e Miglior video rock grazie a The Loneliest nell’evento in diretta il 13 settembre alle ore 2 italiane dal Prudential Center di Newark, nel New Jersey. Per la band romana si tratta del secondo anno consecutivo in nomination, dopo che nel 2022 si portarono a casa il premio per il Miglior video alternative rock grazie a I Wanna be your Slave. La favorita della vigilia è però Taylor Swift che con le sue 11 nomination è pronta a fare incetta di riconoscimenti. Alla conduzione ci sarà invece Nicki Minaj, già sul palco nella precedente edizione al fianco di LL Cool J e Jack Harlow. La rapper di Trinidad e Tobago presenterà anche il suo ultimo singolo Last Time I Saw You. In Italia sarà possibile seguire i Vma 2023 su Mtv, canale 131 di Sky.

Alla conduzione dei Video Music Awards Nicki Minaj, la favorita è Taylor Swift. Sul palco i Maneskin e un omaggio per i 50 anni dell’hip hop.
Nicki Minaj presenterà l’evento già condotto nel 2022 (Getty Images).

Video Music Awards 2023, gli artisti con più nomination all’evento

Come hanno sottolineato i media americani, la cerimonia degli Mtv Video Music Awards rischia di essere molto Swift-centrica. La popstar, regina del palcoscenico internazionale con il suo Eras Tour che nel 2024 la porterà anche in Italia, concorrerà infatti per i premi più importanti. Accesa la sfida per l’artista dell’anno, dove dovrà vedersela con Beyoncé, Doja Cat, Karol G, Shakira e la presentatrice Nicki Minaj. Taylor Swift è anche candidata per l’album del 2023 con il suo Midnights, dove aprirà una sfida con Miley Cyrus e il suo Endless Summer Vacation e soprattutto Beyoncé, autrice di Renaissance. La cantautrice 33enne della Pennsylvania è anche favorita per video e canzone dell’anno grazie a Anti-Hero che conta più di 1 miliardo di ascolti su Spotify. Principali avversari potrebbero essere Rema e Selena Gomez, tra l’altro sua grande amica, con la loro Calm Down.

Alla conduzione dei Video Music Awards Nicki Minaj, la favorita è Taylor Swift. Sul palco i Maneskin e un omaggio per i 50 anni dell’hip hop.
Taylor Swift con un premio ai Vma 2022 (Getty Images).

Difficile il compito ai Video Music Awards per i Maneskin, soprattutto nel campo del Miglior gruppo dell’anno. Dovranno battere infatti la concorrenza dei Jonas Brothers ma soprattutto delle Blackpink, star del K-pop e artiste dell’anno 2022 per il Time. Ricco di star anche il roster dei candidati al Video rock 2023. Con Damiano, Victoria & Co. ci sono infatti i Metallica, i Muse, i Red Hot Chili Peppers, i Foo Fighters e i Linkin Park grazie al brano postumo Lost con la voce di Chester Bennington. Quanto all’artista emergente 2023, dovrebbe avere vita facile la rapper Ice Spice, autrice del brano Barbie World con Nicki Minaj. Infine Shakira riceverà il Michael Jackson Video Vanguard Award, riconoscimento alla carriera, mentre il rapper Puff Daddy alzerà quello di icona globale.

Dai Maneskin al duo Cardi B e Megan Thee Stallion, le performance della serata

Oltre a concorrere per i due premi, i Maneskin presenteranno ai Video Music Awards anche il loro nuovo singolo Honey (Are you Coming?), già capace di superare i 10 milioni di ascolti online. Molto atteso sul palco anche il duetto fra Cardi B e Megan Thee Stallion con la loro Bongos, di cui è disponibile anche il videoclip ufficiale. Al Prudential Center di Newark anche Shakira e Anitta, che canteranno un medley delle loro hit più famose. Certe anche le performance di Karol G, Fall Out Boy, Olivia Rodrigo, Doja Cat e Demi Lovato. Occhi puntati anche su Lil Wayne, che tornerà ai Video Music Awads per la prima volta da oltre 10 anni. Canterà il suo nuovo singolo Kat Food, prima di mettere in piedi un tributo ai 50 anni dell’hip hop, per cui sono attesi anche ospiti dell’ultimo minuto.

Flaminio Maphia, è morto l’ex rapper della band Pusha

È morto all’età di 50 anni Ivan Stortini in arte Pusha, ex membro della band romana Flaminio Maphia. Il cantante si è spento la sera del 10 settembre nella sua abitazione del quartiere Prenestino, a Roma, dove era nato e cresciuto. Membro originario del gruppo, in cui entrò già nel 1995, abbandonò dopo tre anni, non prima di aver scritto alcuni dei brani più amati dai fan. Fra questi, oltre alle hit Restafestagangsta e Combattimento mortale, si ricorda soprattutto Sbroccatamente si vive la notte, contenute nell’Ep d’esordio pubblicato nel 1997. «Ancora non ci credo», ha scritto sui social Rude Mc, al secolo Maurizio Ciferri, membro attuale della band. «Ha scritto pezzi che hanno fatto la storia dell’hip hop italiano, che la nuova generazione non sa minimamente cosa siano. Fai buon viaggio, fraté». Commosso anche Massimo Rosa alias G-Max, che su Facebook ha scritto: «Continuerai a spaccià rime solo a mezze piotte, ovunque tu sia».

Dopo la separazione nel 1998, Pusha e il resto della band avevano perso in breve tempo i contatti. «Negli ultimi giorni parlavamo spesso di lui, io non lo vedevo da 25 anni», ha proseguito Rude Mc. «Sì, Roma è grande, ma il giro è sempre quello, quindi è facile beccarsi prima o poi. Ho chiesto di lui più volte e tutti mi dicevano che stava sempre sotto casa sua al Prenestino». Numerosi fan sui social hanno voluto dedicare un pensiero all’ex rapper dei Flaminio Maphia, che dalla sua uscita dal gruppo era sparito dalla scena musicale. In tanti hanno pubblicato una sua foto corredata con i versi del brano Combattimento mortale, scritto in collaborazione con Piotta. “Come Bruce Lee nel Colosseo col tramonto sullo sfondo abbia inizio il torneo. Uno contro uno: Roma batte tutti…”.

All'anagrafe Ivan Stortini, lasciò i Flaminio Maphia nel 1998 dopo soli tre anni. Il saluto della band: «Fai buon viaggio, fraté».
Il post sui social di Rude Mc per salutare Pusha (Facebook)

Flaminio Maphia, i successi con Pusha e le altre hit della band romana

Pusha rimase con la band soltanto per il primo Ep Restafestagangsta, ben prima del successo nel panorama musicale italiano. La hit più celebre del gruppo romano è indubbiamente Che idea, rivisitazione del singolo Ma quale idea di Pino D’Angiò che nel 2001 scalò immediatamente le classifiche. Quattro anni dopo la canzone entrò a far parte del disco Per un pugno di Euri, contenente anche le tracce Federica, Supercar e Da paura. L’ultimo album di inediti risale al 2006, con le collaborazioni La mia banda suona il rap assieme a Max Pezzali e Scambi di materiale con i Club Dogo. Nel 2010 è uscita anche la raccolta delle migliori hit Er mejo.

Marche, il nuovo Eden dei rockettari stranieri

So che sembra incredibile ma c’è un solo grado di separazione tra chi ha reso immortale frasi quali «e il naufragar m’è dolce in questo mare» e «Silvia rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale, quando beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi» e chi ha composto il riff distorto di chitarra di un brano dal titolo Symphony of Destruction, brano che inanella versi come: «Proprio come il pifferaio magico conduceva i ratti per le strade noi balliamo come marionette ondeggiando alla sinfonia della distruzione». Come c’è un grado di separazione anche con chi ha scritto le musiche di Creep, ma lì, in fondo si parlava di un tizio che si sentiva sfigato («Galleggi come una piuma in un mondo bellissimo, io spero di essere stato all’altezza, così dannatamente all’altezza, ma sono uno sfigato, uno strambo»), fuori da quella normalità data quasi per scontata, sorte non troppo distante da chi si sapeva a sua volta inosservato da Silvia. Vai poi a capire se nome reale di una vicina di casa o, come sostenuto da Buffoni recentemente, maschera atta a nascondere una omosessualità rimasta latente.

Quel grado di separazione con Leopardi

Avete presente tutti, no, la regoletta che vuole chiunque, in quel di Hollywood, in grado di raggiungere Kevin Bacon con sole sei mosse? Bene, quel che divide, metaforicamente, Giacomo Leopardi e Dave Mustaine, voce e chitarra dei Megadeth, uno dei nomi di punta dell’Heavy Metal, è un solo grado di separazione, come è un solo grado di separazione che divide l’autore del Sabato del villaggio e la sua Recanati da Jonny Greenwood dei Radiohead. E quel grado di separazione è in realtà misurabile in chilometri, per l’esattezza 66 da Dave Mustaine, a Moresco, in provincia di Fermo, e 53 da Greenwood, lì a Monsampietro Morico, medesima provincia, sempre ai bordi dei Monti Sibillini. Il fatto è che recentemente le Marche, regione non certo centralissima nella narrazione della Bella Italia seppur centrale geograficamente, cinta tra Mare Adriatico e Appennino, sono diventate meta ambita dai rockettari stranieri che in queste lande verdeggianti e assai poco frequentate – se non da cataclismi di varia natura, dai terremoti alle alluvioni non si sono fatte mancare nulla – ultimamente, hanno deciso non solo di venirci a abitare, ma anche di mettere su imprese che con la musica, a dire il vero, poco o nulla hanno a che fare.

Marche, il nuovo Eden dei rockettari stranieri
Thom Yorke e Jonny Greenwood dei Radiohead (Getty Images).

Dall’olio di Greenwood al vino di Mustaine: le imprese marchigiane dei rockettari

Un frantoio, nel caso di Greenwood, già insediato da tempo, al punto che quando il terremoto ha colpito la sua zona, in quello che tutti ricordano come il terremoto di Amatrice ma che nelle Marche ha fatto danni incredibili, col suo partner in crime Thom Yorke, invece di stanza in Sicilia, ha fatto un concerto benefico allo Sferisterio di Macerata. Anche la festa per il restauro dell’organo nella chiesa di Offida, permesso proprio dall’evento benefico, lo ha visto protagonista. Un’azienda vinicola nel caso di Mustaine, proprio in questa anomala estate 2023 che ha visto le Marche presenziate anche da altri Big della musica, quali Roger Waters, a Porto San Giorgio per il compleanno di un amico, e Robert Plant, a Macerata per un concerto, ma proprio a Recanati per qualche giorno di riposo, nello stesso albergo che per altro ospitava Whoopi Goldberg, qui perché impegnata in un film incentrato proprio sulle opere di Leopardi. Olio, quello di Greenwood, che è finito al centro di una delle più scontate polemichette da social, quando si è scoperto che veniva venduto al pubblico britannico per qualcosa come 70 euro alla bottiglia. Il vino della House of Mustaine risponde a nomi invece piuttosto eccentrici, specie per chi non conosce l’opera di colui che fu tra i fondatori dei Metallica, oltre che uno dei più noti artisti in ambito Metal di tutti i tempi: Holy Wars, per il vino rosso, Wanderlust per il Pecorino, She-Wolf per il rosato ed Elysian Fields per il verdicchio dei colli di Jesi. Tutta farina del suo sacco, o meglio della sua voce e del suo plettro, per intendersi. Un modo, il suo, per spostare in Europa una impresa già partita anni fa in California, e che intende poi sviluppare anche in altre parti di Europa, ma che ha nei pressi di Fermo il suo punto di partenza, scusate lo sciocco gioco di parole.

Marche, il nuovo Eden dei rockettari stranieri
Dave Mustaine (Getty Images).

Le voci sull’arrivo di Bob Dylan al Conero

Del resto da tempo si favoleggia di un arrivo in zona anche di Bob Dylan, stavolta sul Conero, nella villa che fu del pilota Michael Schumacher. Già c’è un rosso Conero a lui dedicato, o meglio, che prende il nome da una sua canzone, Visions of Joanne (da Blonde on Blonde), il Visions of J della Fattoria Le Terrazze, ma l’idea di sapere il bardo di Duluth a spasso per il sentiero del Lupo, per la spiaggia di Portonovo (lì magari no, che gli ricorderebbe le contestazioni del 1965 al Newport Folk Festival, Newport= Portonovo) o magari a rimirare proprio l’Ermo Colle, rivolto verso i Sibillini, non troppo distante da lì, è di suo piuttosto suggestiva, tanto più per una regione che ha regalato poco alla musica, almeno a quella mainstream – Fabri Fibra e suo fratello Nesli, il vincitore di una recente edizione di X Factor, Baltimora, la cantautrice indie Maria Antonietta e poco altro, fatta eccezione per i veterani del combat rock, la Gang, al secolo Marino e Sandro Severini, gente che con Greenwood e Mustaine di gradi di separazione non dovrebbe averne proprio. La loro Filottrano ospita il museo dedicato all’esploratore Giacomo Costantino Beltrami, titolare della Belatrami’s County, in Minnessota, dove si trova la sorgente del Mississippi, da lui medesimo scoperta, ispiratore del personaggio dell’Ultimo dei Mohicani scippato da Fenimore Cooper e andato a morire proprio nelle Marche, per amore. Minnessota, guarda il caso, che è esattamente dove si trova Duluth, città che ha dato i natali a Robert Zimmermann, in arte Bob Dylan. Anche in questo caso, è il karma delle Marche, neanche un grado di separazione.

Con Ragazza sola Annalisa chiude in bellezza una fortunata trilogia

Annalisa ci prova di nuovo. O meglio, ci prova per la prima volta. Prova, cioè, a dimostrare di essere davvero lei la regina del pop italiano, sfornando, a un anno quasi esatto dall’uscita di quella Bellissima che ha cambiato in qualche modo il corso della sua vita artistica, Ragazza sola, che proprio con Bellissima e la più che fortunata Mon Amour va a costruire una trilogia degna di Guerre Stellari (il che potrebbe anche suonare come un augurio, vai di prequel e sequel).

La faticosa ricerca di una identità

Facciamo il classico passo indietro, così da avere modo di guardare il quadro nella sua interezza. Annalisa arriva alla musica, a quella professionistica, attraverso il talent di Maria De Filippi, Amici, nell’anno del Signore 2011. Ci arriva convincendo tutti, certo, ma non portando a casa la vittoria finale, fatto che in qualche modo diventerà parte integrante del suo personaggio. A vincere, in quella edizione, fu Virginio, altro talento che oggi firma parte dei successi di Laura Pausini. Ma sarà lei quella destinata a farsi largo nel mondo del pop. Dotata di una voce molto bella, a livello di timbro e pasta, e anche assai educata, Annalisa entrerà nello show business vestendo i passi dell’interprete abbastanza tradizionale, seppur la sua prima hit Diamante lei e luce lui sia nei fatti un pop leggero, adatto alla sua età. Complice la sua voce potente e una bellezza elegante, Annalisa è una interprete che potrebbe serenamente iscriversi nel novero dei nomi importanti che tra gli Anni 60 e i 70 hanno animato la scena musicale. La sua versione di Mi sei scoppiato dentro il cuore di Mina dava indicazioni piuttosto precise a riguardo. Poi il quadro si fa confuso, come una serie di macchie a colori alla Pollock, e del resto questa non è una biografia. La nostra comincia a lavorare inseguendo una identità che sembra sia faticosa da trovare. Partecipa più volte al Festival di Sanremo, tira fuori album e singoli, si affaccia anche al mondo della televisione, mettendo a frutto quella laurea in Fisica, pegno pagato alla famiglia che la voleva comunque laureata prima di intraprendere la carriera da cantante.

Con Ragazza sola Annalisa chiude in bellezza una fortunata trilogia
Annalisa (dal profilo Fb).

Un’artista poliedrica e sempre sul pezzo ma non sempre dotata di riconoscibilità

Ecco, la laurea in Fisica. Annalisa, ligure, carattere introverso, anche abbastanza ostentato nei primi anni della sua carriera –  intervistarla significava fare i conti con una artista di buone maniere ma non semplicissima da far aprire – per anni è stata raccontata come la ragazza caparbia, che prima di iniziare a cantare per un grande pubblico, Amici, Ariston, la radio, ha portato a casa una laurea anche difficile, complicata. Come se mancassero altri elementi per poterla raccontare meglio. Certo, il pop che negli anni ha sfornato, si trattasse di ballad, quali L’ultimo addio, Il diluvio universale, Il mondo prima di te, mid tempo, quali Senza riserva o Bye Bye, o mossi, quali Scintille, in odor di swing, Splende, Se avessi un cuore, Direzione la vita – cito alcune canzoni tra le tante pubblicate, comprese quelle in collaborazione con altri come Tutto per una ragione, con Benji e Fede, Vento sulla luna con Rkomi –  ci hanno mostrato una artista sempre molto sul pezzo, perfettamente in grado di vestire sfumature anche differenti tra loro, una poliedricità davvero rara in casa nostra, ma anche difficile da restare impigliata nella rete della riconoscibilità. Fatta eccezione per una voce importante, infatti, l’aver cercato come una rabdomante la giusta direzione, ha portato negli anni Annalisa a sperimentare davvero tanto, finendo, a tratti, per spiazzare l’ascoltatore attento, e lo dice che da sempre indica in lei un talento assoluto, unico nel nostro panorama.

La svolta con Avocado Toast fino a Bellissima, tormentone tardivo 

La svolta, questa la opinione insindacabile dell’autore, avviene con Avocado Toast, nel giugno 2019, canzone spiazzante per quel giocare con suoni e strutture solo in apparenza lontane da una vocalità così forte e impostata. Un brano che ci mostrava una Annalisa decisamente inedita, Annalisa che poi sarebbe esplosa prendendosi finalmente la scena solo più recentemente, con una hit divenuta incredibilmente tormentone estivo pur essendo uscita in settembre, quella Bellissima che l’ha imposta come una nostrana popstar assoluta, anche molto più in sintonia, siamo sempre nei pressi dell’insindacabilità delle opinioni dell’autore, con il proprio fisico, a sua volta importante, spesso tenuto sotto chiave in un cassetto. Bellissima, canzone che si è imposta nell’immaginario comune anche grazie a una certa autoironia della nostra, a fare balletti su TikTok, arriva dopo una hit estiva vera, nel senso di uscita nell’estate, come Tropicana dei Boomdabash, canzone che, come buona parte dei brani tirati fuori dalla cricca salentina, indurrebbe chiunque si occupi di critica musicale a infilarsi un ferro da lana nelle orecchie, sperando in un po’ di sollievo, non certo per l’apporto di Annalisa al brano, quanto piuttosto per questa modalità tamarra che i Boomdabash sono capaci di spalmare su qualsiasi cosa producano con una naturalezza che lascia di stucco. Ecco, riuscire a sopravvivere a Tropicana, andando a tirare fuori una mina come Bellissima, canzone che ha allungato l’estate fino all’inverno inoltrato, è stato un miracolo che ci ha regalato una Annalisa ironica, sensuale e decisamente a fuoco. Una donna che interpreta il pop con serietà, e quindi con leggerezza – il pop è leggerezza – molto più giovane, in apparenza, di quanto non fosse 11 anni prima, ai tempi del suo esordio a Amici.

Mon Amour, la costruzione della hit perfetta

Chiaramente, Bellissima è stata un fenomeno a suo modo unico, canzone che entra di colpo nelle teste intorpidite degli italiani, tornati a scuole e al lavoro dopo l’estate, andando in qualche modo a ribaltare un modus ormai cristallizzato da tempo. Pensare di replicare la faccenda nei tempi canonicamente giusti era impresa impossibile, o quasi. Invece ecco che Annalisa, sempre con la medesima squadra, tira fuori Mon Amour, brano che non solo spopola ancora più di Bellissima, ma addirittura ci regala lo slogan memabile, al pari di «Questa non è Ibiza» dei The Kolors, che con lei si sono divisi la torta della tormentonabilità dell’estate 2023, quel «Ho visto lei che bacia lui, che bacia lei che bacia me» che, in assenza di virgole, ha mandato in confusione un po’ tutti gli appassionati di gossip. Un brano perfetto, per struttura, orecchiabilità, leggerezza e sempre con la sua voce che, come quella della Virna Lisi di un tempo, potrebbe davvero cantare anche l’elenco del telefono. Certo, tanto per non farsi mancare niente, a sfidare Mon Amour in questa anomala estate a base di tornadi e picchi di caldo, è stato Disco Paradise, classico brano alla Fedez, classico sul trend Mille e La dolce vita, un mix di brani già sentiti, product placement per l’Algida e chi più ne ha più ne metta che vede proprio Annalisa intonare il ritornello al fianco del signor Ferragni e di J-Ax degli Articolo 31. Intendiamoci, Mon Amour è tutt’altra cosa, non c’è proprio partita. Il caschetto, in realtà una parrucca, che la nostra ha esibito nel lanciarlo, così come lo stacco di gambe generosamente offerto (si può dire oggi stacco di gambe senza finire nella gogna del politicamente corretto?) a supporto di una canzone pop perfetta.

Con Ragazza sola arrivano echi di quel passato che era un suo riferimento a inizio carriera

Ora è il turno di Ragazza sola, terza parte di tre, lei di colpo bionda, ultima tappa di avvicinamento all’atteso album, ottavo in carriera, E poi siamo finiti nel vortice, atteso per il 29 settembre, e alla sua prima data al Forum di Assago, per la quale toccherà invece aspettare il 4 novembre. Molti la danno per certa anche al Festival di Sanremo edizione 2024, quinto di cinque firmato Amadeus. Se così sarà, tanto per rimanere in tema kermesse canora, non si può che citare il famoso slogan portato in riviera da Piero Chiambretti, «comunque vada sarà un successo». Ragazza sola è una ballad che come succede oggi con le ballad è anche qualcosa d’altro. Dovessi allestire un paragone mi verrebbe in mente Vampire di Olivia Rodrigo, e attenzione, è un paragone di quelli su cui chiunque ambisca a essere una popstar dovrebbe mettere una firma col sangue. Ragazza sola è una canzone che concede ad Annalisa il modo di farci arrivare una ennesima sfumatura tra le tante in suo possesso, con echi anche a quel passato che era un suo riferimento in partenza di carriera. Una canzone che mette ulteriormente in risalto la sua voce, certo, e questa trovata capacità di inchiodartisi al cervello con ritornelli killer, quel «Sola» reiterato e accompagnato da quegli urletti «Uh Ah Oh» che con Mon Amour abbiamo tutti imparato a conoscere. Un’ottima scelta quella di chiudere così una trilogia particolarmente fortunata, una canzone che, fossimo tra quanti si lasciano andare a pronostici, ci accompagnerà a lungo.

Francesca Michielin annulla il tour per motivi di salute

Francesca Michielin è costretta per motivi di salute a un nuovo stop. La cantante ha così annullato tutte le tappe del tour. «Ci tenevo a raccontarvi quello che mi è successo nell’ultimo anno. Purtroppo non sarò in grado di tornare presto sul palco come pensavo, ma sono costretta ad annullare le ultime date del tour, sono molto dispiaciuta. Grazie per la comprensione», ha scritto sui social. La cantante aveva già annullato i concerti di agosto in vista dell’intervento a cui si sarebbe dovuta sottoporre. Operazione «riuscita benissimo», ha assicurato, ma da cui si rimetterà più lentamente del previsto.

«Ho avvertito dolori addominali insostenibili»

«Proprio un anno fa ho scoperto di avere un problema fisico», racconta Michielin sui social. «Ho cercato di conviverci, continuando a fare la mia vita, nonostante la presenza costante del dolore, ma l’ho fatto perché amo il mio lavoro e amo condividerlo con voi, e mi sono così scoperta molto più forte di quanto pensassi, proprio nel coabitare con la mia fragilità». Purtroppo, aggiunge, «in questi 12 mesi, nonostante diversi tentativi, il problema non è rientrato, anzi: ho dovuto fare un intervento abbastanza invasivo – un mese fa – perché non avevo alternative». Nonostante l’intervento sia «fortunatamente riuscito benissimo» la cantante ha «avvertito dei dolori addominali sempre più importanti, che si sono intensificati e sono diventati insostenibili. Pensavo sarebbero rientrati, che era tutto normale, ma ogni giorno stavo sempre peggio». Per questo venerdì 8 settembre i medici le hanno imposto di fermarsi più del tempo inizialmente preventivato, spiega Michielin scusandosi con i fan.

 

 

 

Rolling Stones, ecco il video di Angry con Sydney Sweeney

«Siamo stati un po’ pigri». Con queste parole, assieme al presentatore americano Jimmy Fallon, i Rolling Stones hanno presentato in live streaming Hackney Diamonds, il primo album di inediti dopo 18 anni. «Non l’avremmo mai pubblicato se non ci fosse piaciuto davvero», ha spiegato Mick Jagger, affiancato da Ronnie Wood e Keith Richards. Il disco, in uscita il prossimo 20 ottobre in tutto il mondo, conterrà 12 tracce, cui hanno collaborato anche artisti del calibro di Lady Gaga e Steve Wonder oltre all’ex bassista della band Bill Wyman. Nulla ancora su Paul McCartney, ex Beatles che si vociferava avesse preso parte al progetto. In contemporanea, la band ha pubblicato online anche il videoclip di Angry, primo estratto dall’album, con protagonista l’attrice e star di Euphoria Sydney Sweeney.

Alla voce ci sarà Jagger, tranne che in una traccia, Tell Me Straight, cantata dal chitarrista Keith Richards. «Non ho idea di cosa si tratti, ma siccome Mick la voleva a tutti i costi, ho capito che era bella», ha scherzato con Fallon. Hackney Diamonds sarà anche il primo senza Charlie Watts, morto nell’agosto 2021 a 80 anni. «Da quando non c’è più, è tutto diverso», ha raccontato Richards. «Il numero quattro è scomparso, ma grazie a lui abbiamo Steve (Jordan, nuovo batterista). Charlie ci disse che, semmai gli fosse capitato qualcosa, lui era il nostro uomo». Registrato in poche settimane, dopo la fine del loro tour mondiale per festeggiare i 60 anni di carriera, il disco ha già conquistato i social. Persino Lenny Kravitz ha postato un video su Instagram in cui intona le note di Angry in auto.

Il brano anticipa il nuovo album dei Rolling Stones, Hackney Diamonds, in uscita il 20 ottobre. Protagonista del video la star di Euphoria.
I Rolling Stones insieme a Jimmy Fallon per la presentazione del disco (Getty Images).

Sydney Sweeney, chi è la protagonista del video Angry dei Rolling Stones

Per l’uscita del nuovo singolo Angry, i Rolling Stones hanno assoldato una star del piccolo schermo. Nel videoclip ufficiale, seduta sul sedile posteriore di una decappottabile sulle strade di Los Angeles, c’è infatti la statunitense Sydney Sweeney, star della serie HBO Euphoria in cui interpretò Cassie Howard. Celebre anche la sua performance in The White Lotus, dove ha invece prestato il volto a Olivia Mossbacher, ricevendo una nomination agli Emmy Awards. Oltre che attrice di talento, Sweeney è anche modella e ha posato sulla copertina di varie riviste internazionali. Su Instagram vanta quasi 16 milioni di follower, mentre nella vita privata è fidanzata con un imprenditore di Chicago, Jonathan Davino.

I Rolling Stones sveleranno il nuovo album in live streaming con Jimmy Fallon

Dopo l’annuncio sibillino sui giornali britannici, i Rolling Stones hanno ufficializzato anche sulle loro pagine social l’arrivo del nuovo album. Per l’occasione, mercoledì 6 settembre alle 15,30 italiane, in diretta da Londra, Mick Jagger, Keith Richards e Ronnie Wood terranno un live streaming su YouTube con un ospite d’eccezione, il noto presentatore americano Jimmy Fallon, autore del suo personale Tonight Show su Nbc. Nel video in anteprima, la band telefona al conduttore – tra l’altro fermo dal 2 maggio a seguito dello sciopero degli sceneggiatori – per convocarlo al loro evento. «Parleremo del disco, di nuova musica e di una nuova era per gli Stones», si legge invece nella didascalia che accompagna il filmato.

Rolling Stones, online i primi secondi del nuovo singolo Angry

In attesa di saperne di più sui primi inediti dei Rolling Stones da 18 anni, sono già disponibili online alcuni secondi del brano Angry. Destituito invece il sito hackneydiamonds.com su cui era stato effettuato il primo annuncio criptico del disco, che ormai rimanda direttamente alla piattaforma ufficiale della band. Per quanto riguarda le altre tracce, tutto resta avvolto nel mistero anche se precedenti interviste dei membri del gruppo hanno già rivelato qualcosa. Si sa infatti che saranno presenti incisioni originali alla batteria di Charlie Watts, scomparso nell’agosto 2021 all’età di 80 anni. Inoltre, prevista la presenza di alcune rockstar britanniche, tra cui l’ex Beatles Paul McCartney.

L'evento è previsto il 6 settembre alle 15.30 sul canale YouTube dei Rolling Stones. Online i primi secondi del singolo Angry.
Jimmy Fallon sarà in live streaming con i Rolling Stones (Getty Images).

L’ultimo disco di inediti dei Rolling Stones è al momento A Bigger Bang, contenente 16 canzoni tra cui le hit Rain Fell Down e Streets of Love, capaci di raggiungere la vetta delle classifiche anche in Italia. Mick Jagger e soci sono invece assenti dalla scena musicale dal 2016, quando incisero l’album di cover Blue & Lonesome, un omaggio alla storia del blues con alcuni capolavori del genere. È probabile che, con l’uscita del disco, gli Stones annuncino anche un nuovo tour mondiale. L’ultima esibizione in Italia risale al giugno 2022 per i 60 anni di carriera, quando suonarono allo stadio San Siro di Milano.

Celine Dion e la sindrome della persona rigida, perché «non c’è cura per la sua pena»

La sindrome della persona rigida e una vita rovinata. È questo il calvario che deve affrontare quotidianamente Celine Dion. A raccontare le sue pene è stata la sorella maggiore, Claudette Dion, che in un’intervista al magazine canadese Hello ha condiviso la sofferenza a cui va incontro ogni giorno la cantante. Ma che tipo di malattia è? Nota anche come sindrome di Moersch-Woltman, si tratta di una rara neuropatia periferica che di solito colpisce il sistema nervoso centrale e provoca rigidità muscolare progressiva, con spasmi e crampi, soprattutto nelle zone del tronco e dell’addome, che possono anche causare cadute. Mentre braccia e gambe sono meno colpite. Da quasi un anno questa patologia costringe Celine a stare lontana dal palcoscenico.

Celine Dion e la sindrome della persona rigida, perché «non c'è cura per la sua pena»
Celine Dion (Ansa).

L’annuncio in lacrime su Instagram alla fine del 2022

Claudette ha parlato di «una malattia di cui si sa poco: gli spasmi sono impossibili da controllare. C’è poco da fare per aiutarla, per alleviare la sua pena. Possiamo solo incrociare le dita e sperare che la ricerca porti a una cura per questa orribile patologia». Ha aggiunto che la sorella, 55 anni, è una donna forte e sta facendo tutto il possibile per guarire. Era stata la stessa artista nel 2022 a mettere al corrente i fan della sua condizione. In un video su Instagram, in cui non è riuscita a trattenere le lacrime, aveva prima annunciato la cancellazione delle future date del suo Courage World Tour, compresa una in Italia, al Lucca Summer Festival, poi aveva detto di aver un male raro. Si stima che colpisca una persona su un milione.

Tutti i concerti annullati fino ad aprile 2024

«Da tempo sono alle prese con problemi di salute ed è difficile per me affrontare queste difficoltà e parlare di ciò che mi sta succedendo», spiegava a dicembre 2022. «Recentemente mi è stato diagnosticato un raro disordine neurologico chiamato “sindrome della persona rigida”». Non aveva nascosto che il suo male le rende difficile utilizzare le corde vocali come di solito. «Cantare è la cosa che amo di più», aveva sottolineato. Al momento tutti i concerti restano annullati fino ad aprile 2024.

Realtà virtuale, anche T-Pain prepara un concerto VR: i precedenti

Nell’estate 2017 era su tutte le radio italiane con Senza pagare assieme a Fedez e J-Ax. Qualche anno prima faceva ballare le discoteche con Pitbull in Hey Baby. Ora il rapper americano T-Pain si prepara a entrare nelle case dei suoi fan. Come ha riportato in anteprima la Cnn, l’artista sta girando negli Usa il suo primo concerto in realtà virtuale grazie alla compagnia AmazeVR, la stessa che nel 2022 aveva annunciato una collaborazione simile con Megan Thee Stallion. «Amo palcoscenici più grandi», ha spiegato il cantante. «Così però i fan saranno più vicini, godendo della performance in molti modi». Fra biglietti più economici e numero di posti illimitato, le esibizioni cui assistere con un visore ottico stanno catturando grande interesse in tutto il mondo. C’è anche chi le preferisce in quanto più ecologiche e rispettose del clima. Un’esperienza testata in passato già da altri performer.

Il rapper si esibirà in realtà virtuale grazie ad AmazeVR, la stessa di Megan Thee Stallion nel 2022. Spopolano anche i live su Fortnite.
Ariana Grande durante il concerto su Fortnite (YouTube).

Fra i maggiori successi in realtà virtuale il concerto di Megan Thee Stallion

Fra le esperienze VR più riuscite c’è indubbiamente il concerto in realtà virtuale di Megan Thee Stallion. La rapper statunitense, finita sulle pagine di gossip anche per la relazione con il neo attaccante della Roma Romelu Lukaku, ha realizzato con AmazeVR il suo personale Enter Thee Hottieverse verso la fine del 2022. Tramite un visore Meta Quest e l’app dedicata, spendendo 6,99 dollari (poco meno di 6,5 euro) si poteva comprare un biglietto digitale per il live valido per un anno. Nessun problema di visibilità o distanza dal palcoscenico: ogni utente ha potuto vedere la rapper da vicino, come se stesse assistendo a un evento privato. Disponibili però soltanto quattro canzoni, tra cui le hit Savage e Kitty Kat. «Questi eventi permetteranno di connettersi in un modo sempre nuovo con i performer», ha detto a Billboard Steve Lee, fondatore di AmazeVR. «È la nuova frontiera dei tour».

La società, nata nel 2015, ha in programma nuove collaborazioni ed esperienze sempre più immersive. In cantiere infatti una partnership con il gruppo K-Pop al femminile Aespa, il cui stile ricorda da vicino quello delle più celebri BlackPink. «Siamo in trattative anche con varie etichette discografiche», ha specificato la società. AmazeVR è al lavoro anche su concerti in realtà mista, ossia una combinazione tra oggetti virtuali sovrapposti a elementi ripresi dal vivo. «Permetteremo ai fan di interagire con gli artisti musicali usando solamente i gesti delle mani», ha concluso un portavoce dell’azienda. «Cambieremo il modo in cui il nostro cervello percepisce gli ambienti digitali».

Da Travis Scott ad Ariana Grande, il successo dei concerti su Fortnite

Impossibile non citare poi i concerti sulla piattaforma di videogiochi Fortnite. Sebbene non si tratti nello specifico di live in realtà virtuale, dato che vi si poteva accedere comodamente di fronte alla tivù senza un visore ottico, hanno attirato milioni di fan in tutto il mondo. Pioniere dell’iniziativa è stato Marshmello, dj statunitense che il 2 febbraio 2019 “si esibì” di fronte a oltre 10 milioni di spettatori digitali. La performance avvenne interamente in diretta, con gli utenti presenti grazie al loro avatar personale. Il successo ha spinto Epic Games, società madre del videogame, a replicare l’anno successivo, il 23 aprile del 2020, con il rapper Travis Scott, capace di radunare oltre 12 milioni di fan. Nel 2022 ha cantato nel mondo virtuale anche Ariana Grande, esibitasi per appena 14 minuti. In scaletta hit come 7 Rings, Positions e The Way. Nel gennaio 2023, l’ultimo a tenere un concerto virtuale è stato invece The Kid Laroi.

Loredana Bertè, il discorso sugli stupri durante un live: «Successe anche a me»

Loredana Bertè torna a parlare della violenza sessuale subita a 16 anni, come rivelato già nel 2020 durante un’intervista a Verissimo. Sul palco di Palmi, in provincia di Reggio Calabria, la cantante ha espresso infatti la sua solidarietà nei confronti delle vittime di stupri, con particolare riferimento ai recenti casi di Palermo e Caivano. «Successe anche a me», ha ricordato l’artista, interrompendo l’esibizione. «Un bastardo mi ha violentata, massacrata di botte e lasciata in mezzo alla strada a Torino. Ogni 6 ore si verifica in Italia un femminicidio, per non parlare poi degli abusi come quelli di Palermo. Per questo ho smesso di tacere, io non sono carne».  Le ultime parole si rifanno alla campagna social lanciata dal direttore del settimanale F Luca Dini con l’hashtag omonimo. Un chiaro riferimento al commento agghiacciante del branco di Palermo «La carne è carne».

Loredana Bertè aveva raccontato per la prima volta lo stupro subito a 16 anni nel salotto di Silvia Toffanin. «Facevo serate con le Collettine (corpo di ballo di Rita Pavone, ndr.)», aveva ricordato la cantante. «Ero l’unica vergine del gruppo e tutte provavano a convincermi, parlandomi di una persona innamorata pazza di me». Ha così descritto il suo primo incontro con un ragazzo, che la portò nel suo appartamento abusando di lei. «Riuscii a uscire per miracolo, con i vestiti strappati», aveva concluso Bertè. «Non lo raccontai a nessuno, nemmeno a mia madre. Fu tutto uno sbaglio, al primo schiaffo bisogna denunciare».

«A 16 anni vittima di un bastardo a Torino, ho smesso di tacere». Loredana Bertè è solo l'ultima ad aderire alla campagna Io non sono carne.
Loredana Bertè al Festival di Sanremo 2021 (Getty Images).

Non solo Loredana Bertè, gli altri vip nella campagna #iononsonocarne

«Ci ribelliamo a chi riduce la preda a un pezzo di carne da stuprare e il predatore a un altro pezzo di carne schiavo dei suoi istinti», si legge sulla pagina Instagram della community Fab!. «Donne e uomini non sono carne. Facciamo sentire la nostra voce». L’iniziativa ha coinvolto numerosi vip, tra cui divi del cinema, della tivù e della musica. Hanno infatti aderito, tra gli altri, Elisabetta Gregoraci, Caterina Balivo, Alessio Boni, Maria Grazia Cucinotta e Alessandro Preziosi. E ancora, hanno manifestato il loro sostegno Maria Pia Calzone, Michela Andreozzi ed Eleonoire Casalegno. «Non ho parole per quello che è successo a Palermo», ha scritto online Carolina Crescentini. «Solo rabbia, disgusto, tristezza, paura e un grande bisogno di giustizia». Le ha fatto eco anche Adriana Volpe con un lungo messaggio. «Tocca a noi scendere in campo, dobbiamo essere libere di dire no a una relazione tossica».

Italodisco, l’Albania e i tormentoni (veri o mancati) di questa estate 2023

Questa non è Ibiza, è Valona, bellissimissima. Semmai fosse possibile, ma forse anche solo necessario o utile, sintetizzare questa estate 2023 in una sola frase credo che sarebbe quella in esergo di questo pezzo. Frase che muove i passi dai versi della canzone che, a sorpresa, si è rivelata come la vincente dell’estate, tormentone reale in quanto capace di entrare dentro l’immaginario comune (quante volte in queste ultime settimane abbiamo sentito o letto quei versi, manco fossero poesia, irrompere in conversazioni comuni, servizi di costume, discorsi di varia origine), come recentemente è stato per il “vocale di 10 minuti” di Tommaso Paradiso e pochi altri. Titolare di quelle parole, almeno della prima metà della frase destinata, ipoteticamente, a diventare meme, Stash Fiordispino, voce, chitarra e uomo immagine dei The Kolors, con la loro Italodisco a dominare le classifiche dei singoli, di AirPlay e miracolosamente tornati sulla scena di un crimine che sembrava averli già relegati sotto la voce modernariato.

La seconda parte, ça va sans dire, è lì a indicare come, al pari del brano dei The Kolors, è stata l’Albania questa estate a dominare le cronache, almeno quelle legate al turismo. Per il resto è stato un agghiacciante florilegio di femminicidi, stupri, a fianco di morti importanti, da Michela Murgia a Toto Cutugno, cari carburanti, Barbie-mania e generali Vannacci a ruota libera su tutto l’universo. Una Albania outsider ha scalzato dalla vetta dei luoghi più ambiti mete assai più ricercate, dalla Croazia alla Grecia, oltre la stessa Ibiza kolorsiana, passando per le nostre Salento, Romagna e affini.

La regina del pop odierno ormai è Annalisa

Un po’ come del resto è successo appunto in musica, dove tutti i candidati allo scettro di tormentone dell’anno – mai come in questo 2023 c’erano così tanti pretendenti al trono, oltre una ventina per un solo posto – si sono visti superare in corsa da una canzone che aveva sì tutte le carte in regola per farcela, come anche le altre concorrenti, ma sembrava destinata a non farcela proprio per mancanza di allure, previsione fallita proprio perché è stata il fascino dell’outsider ad averle dato in realtà il colpo di reni decisivo. Se infatti alcuni dei candidati alla vittoria finale – proseguendo nel parallelo potrei dire le Croazia e le Grecia di turno – sono lì a una incollatura, diciamo le collaborazioni importanti quali quelle tra Fedez, gli Articolo 31 e la regina del pop odierno, Annalisa, con Disco paradise, o combo più contemporanei e intellegibili a occhi di boomer quali quelli che vede insieme Ava, Anna e CapoPlaza, Vetri neri il titolo, o Drillionaire con Lazza, Blanca, Sfera Ebbasta e Michelangelo, Bon ton il titolo, con i soliti Pinguini Tattici Nucleari a mordere il freno con Rubami la notte, doppio platino, loro che hanno sbancato gli stadi e a breve sbancheranno Campovolo, ci sono tanti nomi pesanti che si pensava avrebbero fatto il botto che si sono dimostrate micette con le polveri bagnate, flop laddove doveva essere tormentone, proprio come una Gallipoli o una Rimini senza sold out in questa anomala estate.

Pazza musica, un pezzo troppo alto per le masse

Penso a Pazza musica di Marco Mengoni ed Elodie, due blockbuster sulla carta che però hanno sfornato un pezzo troppo alto per le masse. O penso ad Achille Lauro che ha cercato l’aiuto di Rose Villain, su Spotify decisamente più a fuoco di lui, con un reagghettino spompato come Fragole, mai in vetta, ma neanche nei pressi. Penso soprattutto al vero flop dei flop, quella Hollywood che vede assieme due campioni assoluti quali Irama e Rkomi, prova provata che uno più uno non solo non fa due, ma spesso non fa neanche venti, parlo di posizioni in classifica, o a La fine del mondo di Mr Rain e Sangiovanni, che nonostante clonasse una hit come Panico di Lazza, a voler giocare sul sicuro, non è proprio mai partita, figuriamoci se poteva arrivare da qualche parte.

Anche quest’anno Orietta Berti è stata ancora sul pezzo

Preso atto che Emma che prova a fare Elodie in compagnia di Tony Effe è forse più imbarazzante di Laura Pausini che prova a modificarsi artisticamente l’immagine coi filtri, sto metaforizzando, e che per una volta neanche Paola e Chiara, che ancora ci sono con l’evergreen Furore, sono riuscite a tenere in ballo i Boomdabash, gente come Tiziano Ferro, Renga e Nek e altri amabili quaranta o cinquantenni non pervenuti, e che quest’anno Orietta Berti è stata ancora sul pezzo usando la parola chiave “discoteca” in compagnia di Rovazzi – visto che la loro Discoteca italiana, dove a sua volta si cita Ibiza (contrapposta alla balera dell’Ortica, a due passi da casa mia) ha funzionato assai bene in radio, a breve proveremo a capire perché e soprattutto se per caso -, direi che a salvarsi davvero, nel senso di potersela vedere a mani nude proprio con l’Italodisco dei The Kolors è la canzone che chiudeva l’incipit di questo pezzo, “Questa non è Ibiza, è Valona, bellissimissima”.

Alfa, passato con grande agilità da TikTok a Spotify

Bellissimissima, infatti, è il titolo del brano che il giovane Alfa, passato con grande agilità da TikTok a Spotify, ha piazzato ben in alto nella scalata all’Isoard di questa estate 2023. Una canzone semplice, come gli ingredienti che hanno portato l’Albania a scalzare luoghi decisamente più cool sulla carta dalla Top 5 delle mete più ambite per le vacanze, e che a sua volta è entrata nell’immaginario italiano, versione 2.0 della Bella jovanottiana, senza però il peso/non peso (sì, questa estate è anche venuto a mancare il filosofo del non luogo Marc Augé) di un qualche retropensiero filosofico e fricchettone, alla Grande Boh. Pezzo, Bellissimissima, che ben vediamo al fianco di Ci penserò domani, altro tormentone sul quale non in molti avrebbero scommesso, della giovane Angelina Mango, seconda classificata ad Amici, ma decisamente baciata dall’amore del pubblico (le prime date del suo tour autunnale sono tutte sold out), della serie meglio prenderla con leggerezza che rischiare di rimanerci schiacciati sotto.

Canzone d’estate di Levante avrebbe meritato miglior sorte

Come una Porto Cesareo qualsiasi, o una Riccione qualunque, da questo discorso mancano brani che sulla carta avrebbero dovuto stare sulle orecchie di tutti, penso a quelli del blockbuster Tedua, con o senza i tanti ospiti che lo hanno accompagnato nella sua Divina Commedia, come quelli di Thasup o dell’ennesima joint-venture, stavolta tra Coez e Frah Quintale. Fa un po’ eccezione la collaborazione estemporanea tra Ernia, Bresh e Fabri Fibra, ma solo perché sono tre campioni veri e la loro Parafulmini funziona parecchio, a differenza, per dire, della Aranciata di Madame e Michelangelo, ennesima riprova che due assi insieme non vincono automaticamente al banco, o della Canzone d’estate di Levante (si intitola proprio Canzone d’estate, non è che non ricordavo il titolo), brano di gran classe che avrebbe decisamente meritato miglior sorte.

Oggi la durata media di una carriera si è accorciata

Le varie tracce estratte dagli album che svettano nelle classifiche degli album, Tedua, sempre lui – che per altro ha un nome di apparente origine albanese, “Te dua” in lingua balcanica significa Ti amo, anche se nel suo caso, ligure di origini liguri, si tratta di un gioco di parole che nulla ha a che vedere con la terra delle due aquile -, Geolier, Shiva e compagnia bella, se pensiamo che l’anno scorso a dominare è stata la Shakerando di Rhove, a sua volta un outsider su cui nessuno aveva scommesso a inizio estate, viene davvero da chiedersi quale sia ormai oggi la durata media di una carriera, perché neanche fai in tempo a impararti il nome di un artista o sedicente tale che è già sparito dai radar, come appunto certe mete fino all’anno scorso oggetto di venerazione incondizionata, oggi abbandonate perché l’Albania è l’Albania, acque cristalline, paesaggi mozzafiato a pochi euro.

Narrazione pro Albania vagamente di regime

Così almeno ci ha raccontato una narrazione piuttosto accorata e monocorde, da coro greco, vagamente di regime, le vacanze ferragostane in compagnia del premier Edi Rama da parte di Giorgia Meloni e le centinaia di articoli a tema “vacanza da sogni low cost” sembrano parte della medesima narrazione. D’altronde, tanto per dirla tutta, a voler leggere in filigrana il successo inaspettato di The Kolors e Alfa, rispettivamente con Italodisco e Bellissimissima, volendo anche la sporadica permanenza in un qualche immaginario di Discoteca italiana di Rovazzi e Orietta Berti, potrebbero essere a loro volta ricondotti a un qualche passaggio di regime – niente che evochi i passati comunisti a là Enver Hoxha dell’Albania, sia chiaro, si parla di regime mediatico, quella tendenza tutta contemporanea a uniformare l’informazione, omologata e omogeneizzata sul parlare costantemente e con gli stessi toni sempre e solo di quattro notizie – visto che tutte hanno più di un qualche legame, non sentimentale ma editoriale, con la radio regina dei nostri network, quella Rtl 102.5 che ha nelle edizioni Baraonda la propria costola discografica. No, questa non è Ibiza, non è neanche Valona, è solo la musica che gira intorno, e che intorno hanno deciso a monte di far girare.

Andrea Bocelli, in arrivo un documentario sulla sua vita

In produzione Andrea Bocelli: Because I Believe, un nuovo documentario su Andrea Bocelli. Realizzato da Entertainment One con la collaborazione del tenore e della sua famiglia, racconterà carriera e vita privata del cantante lirico toscano. Uscirà nel 2024, in occasione dei 30 anni dalla pubblicazione del primo album Il mare calmo della sera. Girato in Italia e Stati Uniti, ripercorrerà le tappe più importanti della storia musicale di Bocelli, soffermandosi sul suo talento e sull’importanza di amici e parenti nella crescita professionale e personale. «Fornirà una visione davvero unica del più amato tenore al mondo», ha spiegato a Billboard il produttore Jan Younghusband. «È un vero onore assistere al maestro che condivide con noi la sua saggezza, come mai prima d’ora era successo». Non è ancora nota invece la piattaforma di pubblicazione del documentario.

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Andrea Bocelli, dalla cecità alle collaborazioni nel pop: le possibili anticipazioni

«È sempre un privilegio essere invitati nella vita di qualcun altro», ha aggiunto Cosima Spender, regista del documentario su Andrea Bocelli. «Ci addentreremo in un paesaggio di suoni, ricordi e opere importanti per lui e la sua crescita, con attenzione alla terra natale». È probabile che il progetto dedichi spazio alla cecità del tenore, ipovedente dalla nascita, sopraggiunta però a 12 anni per via di una pallonata durante un match di calcio. È probabile che trovino posto anche i suoi impegni nel sociale, dove si batte da tempo contro la povertà, la disabilità e in favore della parità dei diritti. Senza dimenticare i riconoscimenti, tra cui la stella sulla Hollywood Walk of Fame ottenuta nel 2010, e le performance per Papa Francesco e Carlo III in occasione della sua incoronazione di maggio 2023.

Uscirà nel 2024, in occasione dei 30 anni dall’uscita del primo album di Andrea Bocelli. Un viaggio fra carriera musicale e famiglia.
Andrea Bocelli con la moglie Veronica Berti (Getty Images).

Fulcro di Andrea Bocelli – Because I Believe sarà però quasi certamente la musica. Dalle straordinarie esibizioni nei teatri di tutta Italia e del mondo nelle opere liriche fino alle canzoni pop, il tenore ha attraversato i generi unendo la sua voce a quella di grandi star della musica globale. Ha collaborato infatti con Luciano Pavarotti e Zucchero, autore de Il mare calmo della sera con cui vinse il Festival di Sanremo 1994 nella sezione Nuove Proposte. E ancora, ha duettato con Lady Gaga, Ariana Grande, Ed Sheeran e Dua Lipa, oltre a Stevie Wonder, Barbra Streisand e Laura Pausini. Senza dimenticare il brano Fall on Me dove ha condiviso il microfono con il figlio Matteo.

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