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Rolling Stones, arriva un nuovo album? L’annuncio a sorpresa

I Rolling Stones potrebbero aver annunciato il nuovo album. Nulla è certo, dato che dalla band ancora non filtrano notizie ufficiali, ma stando a quanto riporta anche la Bbc, pare proprio che Mick Jagger e compagni stiano tornando con nuovi inediti. Con un annuncio alquanto singolare e criptico. Sulle pagine del giornale londinese Hackney Gazette è infatti apparsa la pubblicità per l’avvio di una nuova attività a settembre, la Hackney Diamonds, «specializzata nella riparazione del vetro». I fan dei maestri del rock britannico però hanno presto notato alcuni indizi e chiari riferimenti alla band. Nel testo che accompagna l’annuncio infatti si vede la linguaccia che identifica il logo del gruppo e la citazione di alcuni brani iconici, da Gimme Shelter a Satisfaction fino a Shattered. E se fosse uno scherzo? Difficile, grazie a un collegamento con Universal Music Group che gestisce il catalogo degli Stones.

Un inserto pubblicitario su un giornale di Londra fa pensare a nuovi inediti dei Rolling Stones. Gli indizi sulla band, che però tace.
L’annuncio criptico sulla Hackney Gazette (Twitter).

Tutti i riferimenti nell’annuncio criptico del nuovo album dei Rolling Stones

Oltre al logo e alla citazione di alcuni brani, i fan degli Stones hanno identificato altri indizi inequivocabili. La fondazione della fantomatica azienda citata risale al 1962, anno di nascita della band. Il font utilizzato per la scrittura della compagnia, che potrebbe indicare il titolo del nuovo disco, è lo stesso dell’album Some Girls del 1978. Inoltre, nell’annuncio è presente un numero di cellulare per i clienti, «per chiedere un preventivo all’azienda». Aprendo la linea, parte un messaggio registrato che dice: «Benvenuti alla Hackney Diamonds, fate riparare il vostro vetro infranto. Apertura a inizio settembre, Mare Street, E8». Come ulteriore conferma, è attivo anche un sito Internet che porta a una pagina fissa con lo stesso annuncio del giornale e l’iscrizione alla mailing list di Universal. Se due indizi fanno una prova, è dunque molto probabile che Mick Jagger e soci abbiano in programma un nuovo disco.

Un inserto pubblicitario su un giornale di Londra fa pensare a nuovi inediti dei Rolling Stones. Gli indizi sulla band, che però tace.
Mick Jagger, Keith Richards e Ronnie Wood durante un live del 2022 (Getty Images):

Se confermato, sarebbe il primo album di inediti dei Rolling Stones dal 2005, quando pubblicarono A Bigger Bang. L’ultima pubblicazione invece, Blue and Lonesome, una raccolta di cover blues, risale al 2016. La Bbc ha anticipato che nel disco potrebbero essere presenti anche alcune vecchie incisioni di Charlie Watts, batterista morto nell’agosto 2021 a 80 anni. «Mettiamola così», ha infatti dichiarato di recente al Los Angeles Times il chitarrista Keith Richards. «Sentirete ancora Charlie in futuro». Lo stesso frontman Jagger aveva in passato preannunciato la potenziale uscita di nuovi pezzi alla fine del tour. Alcuni rumors affermano che nel disco ci saranno anche duetti con l’ex Beatles Paul McCartney ed Elton John, che nel 2023 ha detto addio al palcoscenico.

Toto Cutugno simbolo del sovranismo tra luoghi comuni e contraddizioni

Muore a ottant’anni Toto Cutugno, siciliano di La Spezia, cantautore che nessun critico avrebbe mai trattato come tale, autore di hit internazionali di successo squisitamente pop, titolare del concetto di nazionalpopolare in coppia con Pippo Baudo, e subito scatta la corsa al revisionismo storico. Era l’eterno secondo: per sei volte arrivò a un soffio dalla vittoria al Festival della canzone italiana di Sanremo, che pur aveva vinto con Solo noi, anno 1980, proprio al suo esordio da solista. Caparbiamente arroccato su un genere, quello sanremese così amato nel mondo, specie quello dell’Europa dell’Est e delle comunità italiane all’estero, si è trovato suo malgrado al centro di una specie di querelle politica tanto contemporanea nel modo quanto antica nei contenuti. La salma non era neanche stata composta, infatti, che Fratelli d’Italia provava a metterci il cappello sopra, lui che si era presentato a Sanremo l’ultima volta anni fa in compagnia del Coro dell’armata russa. Tutto merito di quel verso poi ripreso, non proprio alla lettera, da Fabrizio Quattrocchi, il mercenario ucciso in Iraq nel 2004, che nel momento di venir giustiziato sommariamente disse: «Vi faccio vedere come muore un italiano».

Tra una sequenza perfetta di luoghi comuni sull’italianità, ecco Pertini

Ecco, Toto Cutugno con un repertorio di canzoni melodiche, dai testi spesso rassicuranti, mai urticanti, è di colpo diventato «un italiano» vero, perché così cantava nella sua hit più hit, L’italiano, tradotta e cantata in mezzo mondo: cento i milioni di copie vendute dal cantautore nel complesso. Pero, a ben vedere, Cutugno nell’inanellare una sequenza perfetta di luoghi comuni sull’italianità – la canzone ha esattamente quarant’anni – non lesinava l’orgoglio di avere «un partigiano come presidente»: chiaro il riferimento a Sandro Pertini, al Quirinale ai tempi in cui la canzone arrivò quinta al Festival.

L’incarnazione di quei valori basici che fanno tanto sovranismo

In effetti Cutugno, come anche Pupo o Al Bano, come i tanti artisti usciti nel decennio dell’edonismo reaganiano e assurti a simbolo di uno spirito patrio tutto mamma, pizza e spaghetti, lui che aveva riportato la vittoria dell’Eurovision in Italia già nel 1990, 26 anni dopo Gigliola Cinquetti (altro che Maneskin), è stato (è forse oggi anche più di ieri) l’incarnazione di quei sentimenti puri, di quei valori basici che fanno tanto sovranismo. Osteggiato mica a caso dai critici che oggi vengono dileggiati come radical chic sui social – Dio mio, radical chic gente come Mario Luzzatto Fegiz, Tom Wolfe si starà rivoltando nella tomba. Il video dello scazzo tra Cutugno e il duo Vacalebre/Fegiz al Dopofestival targato Elio e le Storie Tese è in queste ore virale: lui a rinfacciare ai giornalisti il loro essere sempre fermi sulle medesime idee, e a sbeffeggiare Fegiz per quel suo criticarlo in pubblico e chiedergli in privato di portarlo con sé in uno dei suoi tanti viaggi in Russia.

Era in una black list dell’Ucraina, non gradito dal presidente Zelensky

Questo oggi Fratelli d’Italia non lo ricorda, seppur ci sia palesemente chi ne avrà gioito, ma Cutugno, come Al Bano e Pupo, era in una black list dell’Ucraina, non gradito dal presidente Volodymyr Zelensky per la sua popolarità presso il popolo russo. Chiamale se vuoi contraddizioni, come quelle di Amadeus, padre padrone del Festival negli ultimi anni, reo di aver spostato i soloni delle classifiche di streaming all’Ariston, che oggi a sua volta lo piange, lui che ha tenuto debitamente la porta chiusa a Cutugno e a tutti quelli della vecchia guardia, lasciando giusto spazio per qualche passaggio sempre in odor di trash. Saperlo oggi al centro di una bagarre, perché usato a mo’ di manganello per colpire la puzza sotto il naso di certa intellighenzia, o presunta tale, manco Cutugno fosse il villain di una storia che ha per eroina Concita Di Gregorio, fa quasi sorridere. L’idea che piacesse al popolo viene usata per indicare un paradosso che però non tiene affatto conto del fatto che quel popolo, oggi, ha probabilmente la sua stessa età, visto che oggi le classifiche non le dominano certo gli ottantenni, ma i bimbiminkia che L’italiano non solo non lo cantano, ma neanche lo parlano correttamente: tutto un bro’, fra’ e amenità varie.

Voglio andare a vivere in campagna, il green prima dell’ambientalismo

Resta che Cutugno era nazionalpopolare, e in quanto tale collocabile perfettamente in una epoca passata, quella in cui Sanremo non seguiva Spotify, semmai era un caso fenomenologico a se stante: chi dominava lì, come lui, funzionava poi in classifica e nel mondo, non il contrario. In questi casi si dice “la terra ti sia lieve”, espressione latina che richiama quella terra che lui, in netto anticipo sui tempi, ambiva a sentire ancora sotto i piedi: la sua Voglio andare a vivere in campagna è un brano green di quando l’ambientalismo era neanche una ipotesi e il mondo correva tutto verso le città. Mica a caso anche Coldiretti lo piange con un post. Ad ascoltarla oggi fa un po’ sorridere, ma meglio non dirlo a voce alta: passare per snob sarebbe un attimo. E questo è il pensiero unico di chi dice di non volere il pensiero unico.

Super Bowl 2024, Miley Cyrus e Harry Styles nell’halftime show?

Sebbene manchino ancora diversi mesi all’11 febbraio, data del 58esimo Super Bowl della Nfl, circolano già i nomi dei possibili artisti per l’halftime show. In Rete infatti si susseguono numerosi rumors, finora privi di conferme, sui papabili per il concerto durante l’intervallo nella finale del campionato di football. Come ha riportato anche Marca, in lizza per l’evento 2024 ci sarebbero quattro artisti, tra cui spiccano Miley Cyrus e Harry Styles. La prima è sulla cresta dell’onda per il suo album Endless Summer Vacation e il 25 agosto sarà su tutte le piattaforme con un nuovo singolo, Used to be Young. Il secondo ha terminato invece il suo tour mondiale con un incredibile concerto alla RCF Arena di Reggio Emilia, in Italia, di fronte a oltre 100 mila spettatori. Oltre ai due, sempre stando alle fonti del quotidiano spagnolo, ci sarebbero anche Bad Bunny e il rapper Jack Harlow.

Circolano i primi rumors sui papabili artisti per l'halftime show del Super Bowl. In lizza anche Bad Bunny. Nuovo rifiuto di Taylor Swift.
Miley Cyrus a Los Angeles lo scorso marzo (Getty Images).

Super Bowl 2024, il nuovo rifiuto di Taylor Swift e il commento di Ed Sheeran

Per la seconda volta consecutiva, la Nfl ha inoltre incassato il rifiuto di Taylor Swift. La popstar, che proprio nel 2024 sarà in Italia per due date del suo Eras Tour, secondo Hits Daily Double ha declinato l’invito come aveva già fatto nel 2023 per concentrarsi sui suoi album. A ottobre infatti uscirà su tutte le piattaforme il disco 1989 (Taylor’s Version), quarto progetto di reincisione di vecchie canzoni. Come aveva riportato Tmz, la popstar non ha mai chiuso definitivamente la porta all’evento, ma ha spiegato di non pensarci fino a quando non avrà terminato i lavori di ripubblicazione di alcuni suoi dischi.

Circolano i primi rumors sui papabili artisti per l'halftime show del Super Bowl. In lizza anche Bad Bunny. Nuovo rifiuto di Taylor Swift.
Taylor Swift durante una tappa del suo Eras Tour (Getty Images).

Taylor Swift non è inoltre la sola a mettere da parte l’halftime show del Super Bowl. L’ultimo in ordine di tempo è stato infatti Ed Sheeran, che ha affrontato l’argomento nel programma americano di Andy Cohen. «Se n’è parlato tempo fa», ha spiegato l’artista, come ha riportato anche Billboard. «Potrei farlo soltanto come ospite, unendomi a qualcun altro come fecero i Coldplay (nel 2016 con Beyoncé e Bruno Mars, ndr.). Non avrò mai ballerini sul palco, né fuori d’artificio come The Weeknd. Io non sono così». Fonti interne alla Nfl, come ha riportato invece il Daily Mail, hanno confermato che Lizzo è stata esclusa dalla lista a seguito delle accuse di molestie mossegli da alcune sue ex ballerine.

Britney Spears, il divorzio non sarà citato nell’autobiografia

Manca sempre meno all’uscita in libreria di The Woman in Me, l’attesa autobiografia di Britney Spears. In arrivo il 24 ottobre in contemporanea mondiale – per l’Italia sarà edito da Longanesi – il memoir svelerà un ritratto inedito della popstar che, a cavallo fra gli Anni 90 e i Duemila, ha scalato le classifiche a suon di hit. Come riporta però Tmz, il libro non farà menzione del divorzio dal terzo marito Sam Asghari. «Il volume uscirà così com’è ora», ha spiegato una fonte anonima ma ben informata. «Non verrà apportata alcuna modifica per citare la rottura». Sempre secondo la testata americana, la cantante avrebbe già dato la sua approvazione finale per la pubblicazione e dunque non avrebbe diritto a chiedere cambiamenti ulteriori. Una piccola delusione per i fan che, dopo l’annuncio della separazione, hanno fatto impennare le prenotazioni per l’autobiografia.

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La rottura non sarà presente nel libro atteso il 24 ottobre. Intanto Britney Spears festeggia il divorzio in topless su Instagram con amici.
Britney Spears con l’ex marito Sam Asghari (Getty Images).

Britney Spears in topless su Instagram dopo un party con amici

La popstar intanto sembra aver facilmente messo alle spalle la rottura, tanto da aver organizzato una festa per il suo divorzio a Malibu. In alcuni post su Instagram, dove conta 42 milioni di follower, ha pubblicato un video in cui si intrattiene con cinque amici. Un party abbastanza sfrenato, a giudicare dalle immagini che la stessa Britney Spears ha deciso di postare. In un primo filmato, in cui indossa un abito verde e un paio di occhiali da sole, si trova a bordo di una piscina con cinque ragazzi, che ha chiamato «fav boys». A un certo punto lascia anche che uno di loro di nome Dave le lecchi una gamba. «Ho invitato i miei ragazzi preferiti e ho giocato con loro tutta la notte», ha scritto l’artista, lasciando poco spazio all’interpretazione. Poco prima inoltre aveva anche pubblicato un altro video in cui era apparsa in topless, avvolta solo da un lenzuolo, sulle note del brano I Put a Spell on You nella versione di Annie Lennox.

Eppure soltanto due giorni prima, il 19 agosto, sempre su Instagram aveva rotto il silenzio sulla sua separazione da Asghari dicendo di non poter «sopportare più il dolore». Ricordando la sua relazione aveva ringraziato fan e amici per averle dimostrato grande affetto. «È troppo tempo che fingo di essere forte e il mio profilo Instagram può sembrarvi perfetto, ma la realtà è ben diversa e io penso che tutti lo sappiamo. Vorrei tanto mostrare le mie emozioni e far vedere come mi sento veramente, ma per qualche ragione ho sempre dovuto nascondere le mie debolezze», aveva spiegato Spears. «Sto piuttosto bene. Comunque buona giornata, e non dimenticate mai di sorridere».

Killers contestati in Georgia: hanno invitato un fan russo sul palco

Un messaggio di pace che non ha sortito l’effetto desiderato. È quanto accaduto al concerto dei Killers, rockband americana di fama internazionale, durante il live del 15 agosto a Batumi, nel Sud-ovest della Georgia. Come da tradizione, il frontman Brandon Flowers ha invitato un fan a salire sul palco per suonare la batteria nel pezzo For Reasons Unknown. Peccato però che il supporter provenisse dalla Russia. «Cosa ne pensate di un russo che sale sul palco?», ha chiesto il cantante al suo pubblico verso la fine del concerto. «Non è vostro fratello? Non lo sono anche io, pur venendo dagli Usa?». Immediata la contestazione di gran parte del pubblico, che ha fischiato l’artista e abbandonato anzitempo l’evento. Dopo l’indipendenza del 1991, la Georgia nel 2008 è stata infatti invasa dalla Russia che, come ha riportato il Guardian, occupa ancora il 20 per cento del suo territorio.

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Le scuse dei Killers sui social network: «Non volevamo offendere nessuno»

Terminato il concerto, i Killers si sono prontamente scusati con un post sui canali social. «Brava gente della Georgia», ha esordito la band. «Non avevamo intenzione di offendere nessuno». Ricordando poi la lunga tradizione nell’invitare un fan sul palco, il gruppo ha spiegato di aver notato un’iniziale approvazione del pubblico per la partecipazione di un russo al concerto. «Ci rendiamo conto che un commento, volto però a riconoscere che tutti i fan dei Killers sono fratelli e sorelle, è stato mal interpretato». Rinnovando le scuse del frontman Flowers e dell’intero complesso, il post si è concluso con un messaggio di affetto per tutti e l’auspicio di «tornare presto» a suonare in Georgia.

Fischi e polemiche al concerto dei Killers a Batumi, in Georgia. La band ha invitato un fan russo a suonare sul palco. Le scuse sui social.
Il messaggio sui social della band (Killers, Instagram).

La polemica è però andata avanti anche fra i commenti, con numerosi fan che hanno espressamente detto di non voler più ascoltare i Killers. «Ho rimosso ogni vostra canzone dalla mia playlist», ha scritto un utente su Twitter (X). «Per sempre nella blacklist, non tornate più», si legge in un altro post. Diverse anche reazioni sono giunte dall’Ucraina. La rockband di Kyiv Cardinal Birds ha proposto di cambiare il nome da Killers in “Occupiers” (occupanti, invasori).

Amazon Music Unlimited, aumenta l’abbonamento per i clienti Prime

In arrivo un importante aumento per l’abbonamento ad Amazon Music Unlimited. Dal 19 settembre infatti il piano premium per lo streaming musicale passerà da 9,99 a 10,99 euro. «È necessario a seguito di un generale rialzo dei costi per continuare a offrire il servizio alla solita qualità», ha dichiarato la società fondata da Jeff Bezos. Ciascun cliente Prime ha ricevuto un’email in cui la società ha spiegato i dettagli della nuova offerta. Il nuovo prezzo verrà addebitato automaticamente a partire dalla prima fatturazione utile, salvo previa cancellazione gratuita. È infatti possibile gestire o disdire il proprio abbonamento in qualsiasi momento dalle impostazioni sul proprio account Amazon Prime, dove controllare anche la data del rinnovo automatico. In caso ci si fosse iscritti al Music Unlimited tramite un’offerta, nulla cambierà per l’intera durata della promozione.

Amazon Music Unlimited, i dettagli del piano e le altre opzioni disponibili

Amazon Music, il servizio di streaming musicale offerto dal gigante dell’e-commerce, è solo una delle tre opzioni disponibili sulla piattaforma. L’unico a richiedere un pagamento maggiorato, consente di scegliere i brani da ascoltare online, cambiando canzone a piacimento. Permette inoltre di ascoltare le tracce con la massima qualità Ultra HD e in modalità audio spaziale, nonché di creare una playlist da riprodurre anche senza connessione Internet. Oltre a offrire l’accesso a circa 100 milioni di brani di ogni genere ed epoca, Amazon Music Unlimited presenta numerosi podcast italiani e internazionali e il supporto alle stazioni radiofoniche.

Dal 19 settembre, Amazon Music Unlimited costerà 10,99 euro invece di 9,99. Un cambio necessario per mantenere la «solita qualità».
Amazon ha deciso di aumentare di un euro il prezzo di Music Unlimited (Getty Images).

Tutti i clienti Prime, al momento della sottoscrizione dell’abbonamento, possono accedere direttamente al servizio Amazon Music Prime, senza alcun costo aggiuntivo. Pur vantando un database molto simile all’Unlimited, non permette di ascoltare interi album o di saltare più di cinque volte una canzone non gradita. Anche chi non è cliente Prime può usufruire di un servizio, con offerta però fortemente decurtata. Amazon Music Free vanta una selezione delle migliori playlist, con la presenza di intermezzi pubblicitari, e la connessione con le stazioni radio.

Lecce, caos al ventennale dei Negramaro. Sangiorgi: «Non è colpa nostra»

«Negramaro, per sempre con voi». Si conclude così il video di Giuliano Sangiorgi, frontman della band salentina. Nella serata di sabato 12 agosto si è tenuto il concerto per celebrare il ventennale del gruppo, sul palco Elisa, Ariete, Aiello e Sangiovanni tra gli altri. Tra il pubblico, molti dei paganti non sono riusciti a essere tra i presenti. Nel mezzo il racconto di un sogno, quello con cui avevano immaginato il concerto nell’aeroporto di Galatina nella provincia di Lecce. In un hub del tutto innovativo, mai testato prima. Di cui oggi certamente si conosce l’inefficienza. A causa della portata delle strade, inadatte a eventi di grandi dimensioni. E di parcheggi insufficienti. Sangiorgi nel video ha commentato: «Sono profondamente triste per quello che è successo a molti di voi, ma fiducioso che possiate comprendere tutto il nostro amore».

 

Selvaggia Lucarelli: «Il più grande disastro organizzativo dell’estate»

File di chilometri per arrivare a destinazione: c’è chi è giunto nella location individuata con il concerto già iniziato da parecchio e c’è chi invece, nonostante il biglietto acquistato da mesi, ha preferito tornare a casa davanti agli ingorghi. Proteste in Rete. Malumori diffusi sui social anche per i parcheggi dislocati in aree di campagna prive di illuminazione distanti oltre un chilometro dall’aeroporto. Selvaggia Lucarelli ha commentato: «Il concerto dei Negramaro è stato a quanto pare il più grande disastro organizzativo dell’estate». Nel video Sangiorgi ha provato a chiedere scusa per quanto accaduto sabato 12 agosto: «Purtroppo abbiamo saputo dei problemi. Io in prima persona sono stato coinvolto: mia madre e i parenti per i quali avevo preso un pulmino sono arrivati quasi a metà concerto». E ancora, il frontman della band  ha raccontato: «Abbiamo pensato giorno e notte a costruire un sogno che fosse degno della vostra grandezza: di tutto quello che ci avete dato in questi anni». Il cantante, rivolgendosi ai fan, non ha nascosto la sua amarezza. Poi Sangiorgi ha concluso: «Ho sofferto e sto soffrendo con voi, per il fatto che avete messo l’anima per raggiungere il nostro concerto. Per molti non è stato possibile e spero che si possa trovare una soluzione. Ma spero anche che non si vanifichi quello che i Negramaro hanno voluto fortemente: portare quello che avremmo potuto fare in posti più consoni, abituati ai grandi eventi, a Lecce nel Salento».

Morto Robbie Robertson, l’anima folk di Bob Dylan e Martin Scorsese

Cantante e chitarrista, ma anche autore, musicologo e narratore. Robbie Robertson, storico frontman dei The Band, è morto mercoledì 9 agosto 2023 all’età di 80 anni dopo una lunga malattia. Ad annunciarlo il manager Jared Levine con una breve nota riportata dall’Hollywood Reporter. «Si è spento circondato dall’amore di sua moglie Janet, della prima compagna Dominique e dei suoi tre figli», si legge nel comunicato. Con la storica formazione rock, Robertson accompagnò Bob Dylan nei concerti a metà degli Anni 60 prima di scrivere grandi classici della musica statunitense come The Weight o Up on Cripple Creek. Celebre anche il suo sodalizio con Martin Scorsese, per cui ha composto le soundtrack di The Departed, The Irishman e del prossimo film al cinema, Killers of the Flower Moon.

La carriera di Robbie Robertson dai tour con Bob Dylan ai successi con i The Band, fino al sodalizio con Martin Scorsese. Aveva 80 anni.
Bob Dylan sul palco con i The Band al Festival sull’isola di Wight nel 1969 (Getty Images).

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Robbie Robertson e i The Band, dai concerti con Bob Dylan a Woodstock

Nato nel 1943 a Toronto, in Canada, da padre ebreo e mamma mohawk, Robbie Robertson si avvicinò alla musica da giovanissimo, imparando a suonare la chitarra da solo a 10 anni. In poco tempo formò, assieme al batterista Levon Helm, gli Hawks, formazione che suonò in supporto alla star del rockabilly Ronnie Hawkins fino al 1963. Dal sodalizio con il cantautore canadese nacquero brani come Hey Baba Lou, alla cui scrittura partecipò anche lo stesso Robertson. A lui si unirono pian piano il bassista Rick Danko, il tastierista Richard Manuel e il polistrumentista Garth Hudson. Il successo non tardò ad arrivare, toccando l’apice quando nel 1965 Bob Dylan li chiamò per i suoi tour Going Electric. Il gruppo divenne così The Band, sfruttando il nome con cui tutti i fan del menestrello del rock indicavano i musicisti sul palco durante i concerti.

Nel 1968 uscì Music From Big Pink, album di debutto dei The Band come formazione autonoma. All’interno il singolo The Weight, ancora oggi considerato dai critici come il maggior successo del gruppo. Brano folk con accenni country e gospel e ricco di riferimenti biblici, è un cult della canzone americana. Per la rivista Rolling Stone occupa il 41esimo posto delle 500 migliori canzoni della storia. Celebre anche la cover che realizzò Aretha Franklin nel 1970 per il suo album The Girl’s in Love with You. Nel 1969 i The Band furono al Festival di Woodstock, mentre negli otto anni seguenti arrivarono successi come Rag Mama Rag, Time to Kill o Knocking Lost John. Nel 1974 tornarono in tour con Dylan, ma due anni dopo si sciolsero, complice un incidente in barca per Manuel, non prima di un ultimo ballo. The Last Walz, che divenne un documentario diretto da Martin Scorsese, riunì al Winterland di San Francisco star come Neil Young, Eric Clapton, Bob Dylan e Joni Mitchell.

Il sodalizio con Martin Scorsese e il ricordo del regista

Dopo la direzione del documentario, Scorsese scelse Robbie Robertson per scrivere la colonna sonora di Toro Scatenato nel 1980. Pur non ricevendo nessuna nomination a premi Oscar e Golden Globe, si rivelò un successo tanto da aprire una lunga collaborazione tra i due. Il cantautore canadese tornò anche per Re per una notte, Casinò e Gangs of New York. «La sua musica sembrava provenire dal profondo del cuore», ha ricordato Scorsese in un comunicato riportato da Deadline. «Ha avuto un ruolo importante già prima che lo incontrassi. Non abbiamo mai tempo a sufficienza per chi amiamo». Per Scorsese, Robertson scrisse anche le soundtrack di The Departed, Shutter Island, Wolf of Wall Street e The Irishman. Senza dimenticare poi Killers of the Flower Moon, prossimo lavoro al cinema del regista in uscita a ottobre 2023.

La carriera di Robbie Robertson dai tour con Bob Dylan ai successi con i The Band, fino al sodalizio con Martin Scorsese. Aveva 80 anni.
Robbie Robertson nel 2013 sul palco con Eric Clapton (Getty Images).

IA e musica, in arrivo un accordo per legalizzare i deepfake?

Molto presto anche i deepfake musicali potrebbero diventare legali. Google e Universal Music sarebbero a lavoro per dare vita a un accordo che permetta agli utenti di utilizzare l’intelligenza artificiale per generare brani inediti del loro artista preferito. Lo riporta il Financial Times, che ha anticipato la nascita di uno strumento che consenta di ottenere in licenza voce e melodie degli artisti pagando loro il copyright. Se la trattativa, ancora però nelle fasi iniziali, dovesse realmente concretizzarsi, sarebbe un importante passo per la tutela e la salvaguardia dell’industria musicale, sempre più in difficoltà nel bannare e contrastare la nascita di canzoni generate con l’IA.

Cosa sappiamo sullo strumento per creare nuovi brani con l’IA

L’intelligenza artificiale, sin dal suo primo impatto nella musica, sembra avere a tutti gli effetti il potenziale per essere la nuova frontiera nello streaming. Persino alcuni artisti come David Guetta ne hanno elogiato le capacità, presentando personali deepfake durante i loro concerti. Il Financial Times ha paragonato il boom dell’IA a quello che nel 2005 ebbe YouTube, quando gli utenti usarono le canzoni come colonne sonore dei loro video amatoriali. Allora le case discografiche iniziarono un lungo braccio di ferro con la piattaforma fino a raggiungere oggi un accordo di collaborazione che frutta all’industria musicale circa 2 miliardi di euro annui. La partnership fra Google e Universal Music sembra inserirsi nello stesso scenario, che mese dopo mese richiede sempre maggiore attenzione.

Google e Universal al lavoro per un accordo che consenta di creare deepfake musicali con l'IA pagando il copyright. Le prime anticipazioni.
Il quartier generale di Google a Mountain View, in California (Getty Images).

Al momento non si conoscono molti dettagli circa il nuovo strumento in arrivo. Stando alle anticipazioni, si tratterà di una piattaforma cui accedere previo pagamento dei diritti di copyright a uno o più artisti, che a propria discrezione potranno decidere se aderire o meno all’iniziativa. È probabile dunque che il database non contenga tutti i brani del panorama musicale globale. Una volta effettuato l’accesso, ciascun utente potrà utilizzare la voce o le melodie dei cantanti per creare, con l’intelligenza artificiale generativa, la cover di un brano esistente oppure un inedito. Sempre secondo il Financial Times, anche Warner Music sarebbe interessata all’accordo. Il Ceo Robert Kyncl ha avanzato l’ipotesi di sviluppare software capaci di trarre ispirazione da musica già prodotta per «portare l’IA su un nuovo livello».

Da Johnny Cash a The Weeknd, i deepfake più famosi sui social

Fra i brani deepfake più famosi c’è Heart on My Sleeve con le voci di The Weeknd e Drake, sbarcata su TikTok ad aprile 2023. In poche ore ha ottenuto oltre 800 mila ascolti, tanto da diventare uno dei pezzi più ascoltati su Spotify e YouTube. Il rapper, fra gli artisti più redditizi di Universal Music, decise di opporsi, intimando un’immediata rimozione della canzone. Si trattò solo di un caso che ha coinvolto anche Rihanna, Jay-Z e Ariana Grande, che in un deepfake su YouTube interpreta Bagno a mezzanotte di Elodie. Che dire poi di Freddie Mercury che canta Thriller di Michael Jackson oppure di Frank Sinatra, la cui voce è stata replicata in una improbabile versione hip-hop della canzone Gangsta’s Paradise di Coolio. Senza dimenticare una Barbie Girl in chiave country con l’interpretazione del crooner Johnny Cash.

Addio a DJ Casper, autore della hit Cha Cha Slide

È morto a 58 anni il produttore Dj Casper, celebre soprattutto per la hit Cha Cha Slide, uscita nell’agosto del 2000. Era era malato di cancro da tempo: nel 2016 gli era stato infatti diagnosticato un tumore ai reni e al fegato. Willie Perry Jr., questo il vero nome di DJ Casper, era nato a Chicago nel 1965 e nella metropoli dell’Illinois aveva iniziato la carriera musicale.

Addio a DJ Casper, autore della hit Cha Cha Slide. Aveva 58 anni. Nel 2000 il brano raggiunse la vetta della classifica del Regno Unito.
DJ Casper, vero nome Willie Perry Jr, scomparso a 58 anni.

Cha Cha Slide, storia di una hit nata per caso

Nel 1998 aveva realizzato il brano Casper Slide Pt. 1: nella sua forma originale, la canzone era solo una serie di istruzioni che DJ Casper aveva scritto per le lezioni di aerobica del nipote. Visto il successo ottenuto, decise di aggiungere una base musicale, campionando Plastic Dreams del dj olandese Jaydee. Una successiva versione del brano, Casper Slide Pt. 2, iniziò a passare anche in radio attirando l’attenzione dell’etichetta M.O.B. Records: con il nuovo titolo Cha Cha Slide, la canzone – ispirata alla danza urbana Chicago-Style Stepping – diventò una hit globale.

Nel 2000 Cha Cha Slide raggiunse la prima posizione nel Regno Unito

Cha Cha Slide in Italia non ebbe il successo di altre hit, ma Cha Cha Slide fu capace di raggiungere la prima posizione della classifica nel Regno Unito e in Irlanda. «L’ho creata come esercizio di aerobica per mio nipote. Poi da lì è semplicemente decollata. La mia canzone è stata suonata in tutti gli stadi: di hockey, basket, football, baseball. L’hanno suonata anche alle Olimpiadi», aveva detto in un’intervista, nel corso della quale aveva anche palato della malattia: «Chiunque stia affrontando il cancro, deve essere consapevole che è lui ad avere il cancro ma non è il cancro ad avere lui: per questo, che continui pure a ballare il Cha Cha Slide».

Cardi B non sarà denunciata per il lancio del microfono al concerto

Cardi B non verrà denunciata per aver lanciato il microfono dal palco del suo live a Las Vegas. Come riporta Tmz, la polizia ha deciso di archiviare il caso per insufficienza di prove. «Siamo stati informati che, a seguito delle indagini, non ci saranno accuse contro Cardi B», hanno spiegato i legali della cantante Drew Findling, Richard Schonfield e David Chesnoff. «A nome dell’artista, apprezziamo la soluzione diligente e tempestiva delle autorità». La rapper ha voluto ringraziarli a modo suo pubblicando su Twitter, in riferimento alla loro fede religiosa, la foto di due ebrei per strada. Un complimento però frainteso da numerosi fedeli, che l’hanno attaccata per aver diffuso uno stereotipo non gradito. La rapper ha cancellato il tweet ma ha rincarato la dose con una storia Instagram che mostra fra i trend di Twitter la frase «Lawyer is a Jew» (l’avvocato è ebreo), tratta dal testo del suo brano Brickenhead.

La polizia ha archiviato il caso per insufficienza di prove. Ma il post di Cardi B per ringraziare i legali scatena altre polemiche.
A sinistra il tweet sotto accusa, a destra la nuova storia Instagram di Cardi B

Il microfono lanciato da Cardi B intanto è stato messo in vendita all’asta su eBay. Il ricavato sarà devoluto in beneficenza per finanziare i progetti del Friendship Circle Las Vegas, che aiuta i bambini e gli adolescenti con particolari necessità, e del Wounded Warrior Project che supporta i veterani dell’esercito gravemente feriti durante il reinserimento nella società. L’asta è stata lanciata da The Wave, società audio che lavora per i concerti di Cardi B e che ha verificato di persona che il microfono in vendita sia esattamente lo stesso che l’artista stava utilizzando nel live. Sarà possibile fare un’offerta fino all’8 agosto, ma il prezzo ha già superato i 100 mila dollari (poco più di 90 mila euro).

Cardi B, cos’è successo durante il live di Las Vegas

I fatti risalgono al 29 luglio, quando Cardi B si stava esibendo sul palco del Drai’s Beachclub di Las Vegas. Mentre intonava la sua Bodak Yellow, un fan le aveva lanciato addosso un bicchiere pieno probabilmente di birra o di un drink acquistato in zona. L’artista, dopo lo shock iniziale, aveva reagito scagliando con violenza il microfono verso il pubblico, ma come dimostrano alcuni video online avrebbe colpito per errore un’altra spettatrice che si trovava lì vicino. Quest’ultima aveva sporto denuncia in quanto «raggiunta da un oggetto lanciato dal palco», senza però citare direttamente Cardi B.

Freddie Mercury, all’asta costumi e testi scritti a mano della rockstar

Rari oggetti da collezione, opere d’arte, mobili. E ancora, capi di abbigliamento e costumi di scena. Senza dimenticare strumenti musicali e testi scritti a mano. A settembre andranno all’asta da Sotheby’s oltre 30 mila cimeli appartenuti a Freddie Mercury, il leggendario frontman dei Queen scomparso nel novembre 1991. Gli articoli provengono dalla dimora di Garden Lodge, nella zona ovest della capitale britannica, dove la rockstar trascorse l’ultimo periodo della sua vita. Custoditi gelosamente per 32 anni dall’amica di lunga data Mary Austin, cui Mercury lasciò in eredità la sua abitazione e tutto l’arredo, faranno felici i fan di tutto il mondo. I prezzi partono da 40 sterline (46 euro) per porcellane, divani e mobili, ma possono superare anche il milione. In vendita infatti alcuni testi autografi di brani leggendari come Bohemian Rhapsody, We Are the Champions e Killer Queen. I cimeli saranno in mostra alla sede londinese di New Bond Street della casa d’aste fino al 5 settembre, vigilia della vendita.

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Freddie Mercury, all’asta anche il pianoforte su cui compose Bohemian Rhapsody

L’oggetto di punta dell’asta di Sotheby’s è un pianoforte Yamaha G2 del 1975. Importato in Inghilterra dal Giappone, accompagnò Freddie Mercury per tutta la sua carriera, tanto che non se ne separava mai. «Lo considerava un’estensione di se stesso», ha raccontato Mary Austin sul sito della casa d’aste. «Non avrebbe mai fumato nelle sue vicinanze, né ci avrebbe mai appoggiato un bicchiere sopra». Nell’appartamento di Garden Lodge occupava un posto d’onore, una zona soleggiata del salotto principale. Freddie Mercury lo utilizzò per comporre gran parte delle sue canzoni immortali, tra cui Bohemian Rhapsody, uno dei brani più rappresentativi dei Queen. Il prezzo di vendita stimato è di circa 2-3 milioni di sterline (2,3-3,4 milioni di euro), ma non si esclude che i fan più accaniti possano sborsare anche cifre molto più elevate.

In vendita anche il pianoforte che Freddie Mercury usò per comporre il brano Bohemian Rhapsody. L'asta si terrà il 6 settembre a Londra.
Il pianoforte di Freddie Mercury all’asta da Sotheby’s (Getty Images).

«Questo è un momento eccezionale nei 280 anni di storia di Sotheby’s», ha dichiarato il responsabile delle vendite David McDonald. «Non si tratta solo delle cose belle di cui Freddie si circondava, ma della sua storia personale». Fra i cimeli di maggior valore anche diversi testi scritti a mano dallo stesso Mercury. Per avere la prima bozza delle note di Bohemian Rhapsody si dovranno sborsare fra 850 mila e 1,2 milioni di sterline (1-1,7 milioni di euro). Leggermente più economico, si fa per dire, il testo di We Are the Champions, che dovrebbe essere battuto per 200-300 mila sterline (230-340 mila euro). All’asta anche le bozze originali di Killer Queen, Somebody to Love e Don’t Stop Me Now. Ambiti anche la corona e il mantello regale che Freddie Mercury indossò durante l’ultima tournée dei Queen nel 1986, che potrebbero fruttare quasi 100 mila euro.

In vendita anche il pianoforte che Freddie Mercury usò per comporre il brano Bohemian Rhapsody. L'asta si terrà il 6 settembre a Londra.
Corona e mantello che indossò nei live del 1986 (Getty Images).

All’asta anche opere d’arte, fotografie e dischi di platino

«Freddie era un accaparratore, non ha buttato via niente», ha spiegato a Deadline il direttore di Sotheby’s Thomas Williams. Per questo motivo si potranno acquistare capi di abbigliamento che Mercury utilizzò sia sul palco sia nella vita personale, ma anche oggetti di porcellana, mobili di antiquariato, magliette e quadri di ogni genere e misura. All’asta per decine di migliaia di euro opere di Pablo Picasso, Henri Matisse e Salvador Dalì. «Oltre che fenomenale performer, era un grandissimo intrattenitore durante le cene e le feste in casa». Un volume in pelle contiene non soltanto i nomi degli invitati, ma anche il dress code che il frontman dei Queen impose loro per entrare in casa. Senza dimenticare la collezione d’arte e i vestiti per i suoi amati gatti, tra cui T-Shirt personalizzate, accessori e persino ritratti artistici. Non mancano nemmeno dischi d’oro e di platino per gli album dei Queen, tra cui A Night at the Opera.

Lizzo, nuove accuse sui social: «Arrogante, narcisista e scortese»

Ancora accuse nei confronti di Lizzo. Dopo tre ex performer del suo corpo di ballo, stavolta è il turno della regista Sophia Nahli Allison. In un messaggio condiviso sul proprio profilo Instagram e Twitter, ha infatti raccontato di aver lasciato la direzione di un documentario dedicato alla popstar dopo sole due settimane di lavoro. «Lizzo crea un ambiente tossico e ostile», ha scritto la cineasta in alcune stories. «È arrogante, egocentrica e scortese, una narcisista prepotente». Dicendosi felice di aver abbandonato il progetto prima che la situazione peggiorasse ulteriormente, si è schierata accanto alle tre ballerine che hanno citato in giudizio la cantante. Fra le accuse, molestie sessuali, discriminazioni razziali e religiose e body shaming. Come hanno sottolineato Variety e Deadline, né Lizzo né il suo entourage hanno ancora risposto.

Parla Sophia Nahil Allison, che ha lasciato la direzione del documentario su Lizzo dopo due settimane: «Ha costruito un'immagine sulle bugie».
Le stories della regista Sophia Nahli Allison (Instagram).

Le accuse della regista Allison: «Ha creato la sua immagine sulle bugie»

Nel suo sfogo su Instagram, Allison ha ricordato il tempo trascorso assieme a Lizzo per trarre informazioni utili alla sceneggiatura del documentario nel 2019. «Sono stata trattata con una totale mancanza di rispetto per due settimane», ha spiegato la regista. «Ho visto quanto possa essere crudele. Non ero protetta e mi sono ritrovata in una situazione di m**** con scarso supporto». Nel messaggio seguente, ha poi aggiunto di aver ricevuto numerose testimonianze di altre donne che hanno vissuto esperienze simili alla sua con la popstar. Ha confermato inoltre di poter contare sul supporto di alcune «persone che hanno assistito a quello che ho passato». La regista ha infine ricordato di come avesse inizialmente accettato con entusiasmo la proposta di raccontare la vita di Lizzo, cantante nera e paladina della body positivity, salvo poi scoprire che si tratta di una facciata. «Ha costruito la sua immagine sulle bugie».

Beyoncé rimuove il nome di Lizzo da un suo brano durante un concerto

Il caso intanto ha attirato l’attenzione anche di Beyoncé. Nel suo ultimo concerto a Boston del 2 agosto, infatti, Queen B ha rimosso il nome della popstar Lizzo dal testo di Break My Soul (Queen’s Remix) che celebra il talento e il ruolo delle donne afroamericane nell’intrattenimento tra cui anche Nina Simone e Nicki Minaj. Durante l’esibizione Beyoncé, per la parte «Badu, Lizzo, Kelly Row» sembra ripetere più volte il primo nome prima di passare direttamente al terzo, omettendo la collega al centro delle accuse. Come ha spiegato la Cnn, si tratterebbe di una scelta dell’ultimo minuto, in quanto il testo sul maxischermo non ha presentato differenze.

Lizzo accusata di molestie sessuali da tre ex ballerine del tour

Pesanti accuse nei confronti della popstar americana Lizzo da parte di tre ex ballerine che l’hanno seguita nel suo Special Tour. Arianna Davis, Crystal Williams e Noelle Rodriguez hanno lamentato infatti molestie sessuali, religiose e razziali all’interno di un ambiente ostile di lavoro. La cantante le avrebbe anche costrette a partecipare a uno spettacolo sessuale dal vivo in uno strip club di Amsterdam. Lizzo avrebbe persino richiamato l’attenzione sull’aumento di peso del suo corpo di ballo, portando una bilancia durante le prove per i live. Un’accusa, quest’ultima, che farebbe crollare l’immagine dell’artista, da sempre paladina della body positivity, ossia l’accettazione del proprio corpo. Come hanno riportato Bbc e Billboard, che per primi hanno dato la notizia, né Lizzo né il suo entourage hanno risposto alle accuse. Sui social i fan invece si dividono, tra chi mette in risalto l’incoerenza e chi non vuole crederci. «Qualsiasi cosa accada, siate gentili con entrambe le parti», ha postato Davis su Instagram.

Lizzo avrebbe anche creato un ambiente di lavoro ostile fatto di discriminazioni razziali e religiose. E commentato l'aumento di peso.
La storia pubblicata sui social da Arianna Davis (Instagram)

Dalle molestie sessuali al body shaming, le accuse nei confronti di Lizzo

Gli eventi citati dalle tre ballerine risalgono a un periodo compreso fra il 2021 e il 2023, durante le tappe dello Special Tour che ha portato Lizzo anche in Italia. Sotto accusa, oltre alla popstar, anche il suo capo della squadra di ballo Shirlene Qingley, che avrebbe tentato di convertire le performer alla sua religione, rimproverandole per aver avuto rapporti sessuali prematrimoniali. La coreografa avrebbe anche discusso apertamente della verginità di una danzatrice durante il Watch Out of the Big Grrrls, reality show con cui Lizzo seleziona il suo corpo di ballo. Informazioni private e intime che avrebbe anche condiviso in Rete e in alcune interviste senza alcun consenso. Le tre ballerine hanno anche riportato situazioni imbarazzanti nei viaggi per il mondo. Gli autisti degli autobus avrebbero intonato canzoni sessualmente esplicite e fatto commenti sessisti che «mettevano a disagio e facevano temere per l’incolumità».

Lizzo avrebbe anche creato un ambiente di lavoro ostile fatto di discriminazioni razziali e religiose. E commentato l'aumento di peso.
Lizzo durante un concerto a New Yor City a giugno 2023 (Getty Images).

Le accuse riguardano anche il periodo delle audizioni. Secondo le tre ballerine, Lizzo avrebbe sottoposto la squadra intera a «continui e strazianti test» nell’aprile 2023 dopo aver scoperto il consumo di alcolici prima degli eventi live. Il clima di terrore scaturito ha spinto le ragazze a non allontanarsi mai dalla sua vista, per timore di essere licenziate. «Avevo paura di perdere il posto tanto da non andare nemmeno in bagno», ha detto una delle performer. «Alla fine ho perso il controllo della mia vescica». Lizzo avrebbe minacciato poi di mandare a casa tutto il corpo di ballo quando scoprì che Davis aveva registrato una riunione sul proprio smartphone. Come ha riportato Billboard, l’artista si sarebbe avvicinata minacciosamente alla ragazza con i pugni chiusi, come se intendesse colpirla.

Le ragazze costrette a uno spettacolo sessuale in uno strip club di Amsterdam

Le tre ballerine sostengono che Lizzo e Qingley le avrebbero spinte, contro la loro volontà, a partecipare a uno spettacolo sessuale nel quartiere a luci rosse di Amsterdam. «La popstar ha invitato le performer a toccare a turno le spogliarelliste nude, a prendere sex toys dalle loro vagine e mangiare banane simulando sesso orale», si legge nella causa. «In particolare, Lizzo ha fatto pressione su Davis affinché toccasse il seno di una donna nuda intonando una canzone». La ballerina avrebbe acconsentito soltanto per «porre fine alle sue richieste e far cessare i canti». Infine, secondo l’accusa, Lizzo e i suoi collaboratori «non lo hanno mai dichiarato esplicitamente», ma hanno fatto credere che Davis «dovesse spiegare il suo aumento di peso e rivelare dettagli personali intimi della sua vita per mantenere il suo lavoro».

Lizzo avrebbe anche creato un ambiente di lavoro ostile fatto di discriminazioni razziali e religiose. E commentato l'aumento di peso.
Lizzo sul palco di un live con il corpo di ballo (Getty Images).

Taylor Swift, a Seattle i fan scatenati provocano un lieve terremoto

Taylor Swift può aggiungere un altro primato alla sua già incredibile carriera musicale. I suoi fan, durante i due live del 22 e 23 luglio al Lumen Field di Seattle, hanno scatenato un vero e proprio terremoto ballando le sue canzoni. La sismologa Jackie Caplan-Auerbach ha infatti registrato sulla strumentazione della città un’attività sismica di 2,3 gradi di magnitudo sulla scala Richter. Curiosamente, l’evento si è verificato in modo identico per tutte e due le serate dal vivo della popstar, nonostante il pubblico fosse differente. «Ho confrontato i dati e sono quasi uguali», ha spiegato l’esperta, che insegna geologia alla Western Washington University. Già, quasi, perché c’è una lieve discrepanza di 26 minuti fra i due giorni. «Ho scoperto che un live è iniziato con circa mezz’ora di ritardo, quindi tutto torna».

Terremoto di magnitudo 2,3 al concerto di Taylor Swift a Seattle, provocato dai fan scatenati. Lo stesso successe a Napoli per lo Scudetto.
Taylor Swift durante un concerto dell’Eras Tour (Getty Images).

Il confronto con un touchdown nel football e il caso in Italia

Il Lumen Field può vantare inoltre un altro primato. I sismografi di Seattle registrarono un lieve terremoto anche in occasione della partita di football dei Seahawks nel 2011. Scoppiando al touchdown del talento locale Marshawn Lynch, soprannominato dai tifosi The Beast, i supporter generarono un’attività pari a 2 gradi esatti sulla scala Richter. «Stavolta c’è una netta differenza in termini di durata», ha specificato la dottoressa Caplan-Auerbach. «Il tifo dopo un touchdown continua per pochi secondi prima di spegnersi». Diversa la situazione durante un concerto, dove l’euforia può protrarsi per diverse ore. Senza dimenticare la potenza degli altoparlanti e di tutto l’impianto audio del live. La conferma del terremoto arriva anche dalla giornalista della Cnn Chloe Melas che ha seguito l’evento per la tv americana. «Potevi sentire la terra che tremava sotto i piedi», ha raccontato. «Non ho mai visto nulla del genere».

Il terremoto al concerto di Taylor Swift ricorda molto da vicino un caso simile avvenuto in Italia, a Napoli. Il 30 aprile 2023, in occasione della sfida fra gli Azzurri di Luciano Spalletti e la Salernitana, il Diego Armando Maradona si presentò sold out. In caso di successo, i padroni di casa avrebbero infatti vinto lo Scudetto, il terzo della loro storia e il primo dopo oltre 30 anni. Al gol del momentaneo 1-0 di Mathías Olivera, lo stadio esplose generando un lieve terremoto di 2 gradi sulla scala Richter. La partita però si concluse in pareggio per via del gol di Boulaye Dia che fissò il risultato sull’1-1 finale. Una festa solo rimandata alla domenica successiva.

Taylor Swift, numeri record per il suo Eras Tour che arriverà in Italia

Intanto la popstar Taylor Swift continua a macinare numeri da record in tutto il mondo. Ad appena 33 anni è una delle artiste più ascoltate sul pianeta e ogni sua data è sold out in pochi minuti. Lo stesso vale per i due concerti in Italia, previsti per il 13 e il 14 luglio 2024 allo stadio San Siro di Milano. C’è però chi ha pensato di rivendere i biglietti subito, a prezzo ovviamente maggiorato. Online, da Viagogo a StabHub, infatti si possono trovare tagliandi a oltre 5 mila euro, con prezzi medi fra 350 e 700 euro ciascuno. Taylor Swift intanto, secondo il Wall Street Journal, potrebbe incassare circa 1 miliardo dall’intero tour, che si chiuderà soltanto l’1 agosto 2024 a Londra. Supererebbe così Elton John, che con la sua serie di concerti d’addio lunga tre anni ha totalizzato circa 900 milioni di euro in tutto il mondo.

Madonna, nuovo video social: «Che bello muovere il corpo e ballare»

Prosegue la riabilitazione di Madonna dopo lo spavento di giugno e il ricovero per un’infezione batterica. La popstar ha infatti pubblicato un nuovo video social in cui danza sulle note della sua hit Lucky Star. «Essere in grado di muovere il mio corpo e ballare solo un po’ mi fa sentire la stella più fortunata del mondo», ha scritto la cantante, con un chiaro riferimento al brano. «Grazie a fan e amici, anche voi siete la mia buona stella». Sabato 24 giugno Madonna era stata trasportata d’urgenza in terapia intensiva dopo essere stata trovata priva di sensi nel suo appartamento di New York. Immediata la cancellazione di tutte le date del tour di luglio per consentire una pronta guarigione. L’artista è attesa in Italia il 23 e il 25 novembre 2023 per due date al Mediolanum Forum di Assago.

Numerosi i commenti da parte dei fan di tutto il mondo, entusiasti di vedere la propria beniamina di nuovo in forma. Tanti i messaggi anche delle star della musica e del cinema. «Ti è caduta questa», ha scritto The Weeknd, postando l’emoji di una corona. «Semplicemente la migliore», ha invece scritto l’attrice Sofia Boutella, cui ha fatto eco anche Carla Bruni, parlando del «ritorno della regina». Fra i commenti anche le parole di Julia Garner, Gwendoline Christie e Donatella Versace, che ne ha elogiato il «look fantastico».

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Madonna, il video social per i 40 anni del suo primo album omonimo

La scelta del brano Lucky Star per il video su Instagram non è casuale. La traccia fa parte infatti del primo album di Madonna, uscito il 27 luglio 1983. «Buon 40esimo compleanno al mio primo disco di sempre», ha infatti scritto l’artista alla fine del post. Pubblicato per Sire Records e Warner Bros in Lp, musicassetta e CD, raggiunse la Top 10 in Francia, nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Oltre a Lucky Star, la tracklist contiene anche Borderline, Burning Up, Holiday e Everybody, solo per citare i più famosi. Il debutto musicale vendette oltre 10 milioni di copie, aprendo la strada al successo planetario ottenuto in seguito con il singolo Like a Virgin. Da allora, la cantante di Bay City classe 1958 ha pubblicato 31 album, di cui 14 in studio e sei live, vendendo oltre 300 milioni di dischi in tutto il mondo.

Con un filmato su Instagram, Madonna ha aggiornato sulle sue condizioni di salute. E ha festeggiato i 40 anni del suo primo album.
Madonna in uno scatto pubblicato online (Madonna, Instagram).

Eagles, morto a 77 anni il bassista e cantante Randy Meisner

Dopo Sinéad O’Connor, la musica perde un altro importante pezzo di storia. È morto a 77 anni Randy Meisner, bassista e cantante nonché cofondatore gli Eagles. Ad annunciarlo lo stesso gruppo con una nota sul sito ufficiale: «È stato in prima linea nella rivoluzione musicale di fine Anni 60», si legge nel comunicato. «Determinante nel successo della band, aveva un’estensione vocale sorprendente». L’artista è deceduto nella serata di mercoledì 26 luglio per complicazioni dovute a una broncopneumopatia cronica ostruttiva, malattia che ostacola le vie aeree, di cui soffriva da tempo. Originario del Nebraska, creò gli Eagles nel settembre 1971, restandovi per appena sei anni, quando lasciò per divergenze creative. Ha poi pubblicato diversi progetti da solista o assieme ad altre formazioni musicali. Tanti gli omaggi sui social, tra cui Randy Bachman dei Guess Who, gli America e l’attrice Jamie Lee Curtis.

Randy Meisner, la carriera del bassista e cantante degli Eagles

Nato a Scottsbluff, in Nebraska, l’8 marzo 1946, Randy Meisner iniziò la sua carriera musicale nel 1968 con la band Poco, in cui suonavano anche l’ex membro dei Buffalo Springfield Richie Furay e Jim Messina, che lo ha salutato ringraziandolo per «le emozioni vissute assieme». Non vi rimase molto, tanto che abbandonò il gruppo ancor prima che uscisse in radio il primo disco, Pickin’ Up the Pieces, l’anno successivo. Nel 1971 però conobbe il cantautore Glenn Frey e il percussionista Don Henley, allora in supporto alla cantante Linda Ronstad. «Un giorno, tornai a casa e li trovai mentre provavano un pezzo», avrebbe poi raccontato l’autrice di Blue Bayou e Long Long Time. «Erano fantastici, con voci e idee uniche. Un successo garantito». I tre, assieme al chitarrista Bernie Lendon, diedero vita poco dopo agli Eagles. Incisero subito l’album omonimo nel 1972, il primo di cinque produzioni a cadenza annuale.

Randy Meisner, fondatore degli Eagles, è morto a 77 anni a Los Angeles. Suonò nella band fino al 1977, poi una breve carriera da solista.
Gli Eagles nel 1998 con, a sinistra, Randy Meisner (Getty Images).

Nel 1974 uscì Desperado, seguito a ruota da On the Border con la hit The Best of my Love, al vertice della classifica americana. L’anno dopo toccò a One of These Nights, al cui interno è possibile ascoltare Take It to the Limit con la voce di Randy Meisner. Il successo planetario giunse però solo nel 1976 con il disco Hotel California, contenente l’indimenticabile traccia omonima. Ad oggi è il terzo album più venduto di tutti i tempi negli Usa, dietro solo a Thriller di Michael Jackson e a un’altra pubblicazione degli stessi Eagles, Their Greatest Hits, che contiene i successi fra 1971 e 1975 tra cui Take It Easy e Already Gone. Tuttavia la gloria non fece altro che accendere ancor di più i contrasti in seno alla band, tanto che nel 1977 Meisner gettò la spugna e lasciò il gruppo. Tornò solo nel 1998 per il riconoscimento nella Rock and Roll Hall of Fame. Nel 2013 rifiutò invece la reunion per problemi di salute.

I successi da solista e la tragedia della moglie nel 2016

Dopo aver lasciato gli Eagles, Randy Meisner tornò per un po’ di tempo a suonare con i Poco, ma si dedicò principalmente alla carriera da solista pubblicando due album. Nel 1978 uscì infatti un disco omonimo e due anni dopo arrivò One more song che conteneva Hearts on Fire, il suo maggior successo. Nel 2016 ha attraversato un periodo molto difficile a seguito della morte di sua moglie Lana Rae, che si ferì in modo accidentale mentre stava spostando un fucile nella sua abitazione. Nella formazione originale degli Eagles resta oggi soltanto Don Henley dopo l’addio di Lendon e la morte nel 2016 di Frey. In programma un tour d’addio, The Long Goodbye, che potrebbe durare fino al 2025. Ancora non sono disponibili date in Italia.

The Weeknd in concerto a Milano 26 e 27 luglio: scaletta e apertura cancelli

Abel Tesfaye alias The Weeknd approda in Italia per un doppio concerto sold out del suo Till Dawn Tour. La popstar, protagonista sul piccolo schermo nella discussa serie The Idol, il 26 e il 27 luglio sarà all’Ippodromo Snai La Maura di Milano, dove sono attesi circa 160 mila spettatori che hanno polverizzato i biglietti in sole 24 ore dall’annuncio. L’apertura dei cancelli, come riporta il sito di Live Nation, è prevista per le 14.30, ma i possessori dei pacchetti Early Enrty e Lounge riceveranno informazioni dettagliate via mail. Alle 18.45 sarà sul palco Mike Dean, producer americano che ha lavorato con The Weeknd al brano The Lure. Alle 19.30 poi toccherà al dj canadese Kaytranada, già autore di due album in carriera. Il re della serata arriverà invece alle 21 circa per un concerto di due ore dove interpreterà oltre 30 canzoni.

La popstar The Weeknd arriva in Italia per due concerti a Milano. Spettacolo sul palco con enormi robot e raggi laser. Le info sul live.
L’enorme robot umanoide e la luna sul palco di The Weekend (YouTube).

The Weeknd a Milano, gli effetti speciali della scenografia nei live

Come testimoniano le altre tappe del tour, per i suoi live The Weeknd mette in piedi un vero e proprio show non solo musicale, ma anche visivo. Il palco presenta infatti un mondo post-apocalittico con una città in rovina e grattacieli pericolanti. Fra questi la Cattedrale di San Paolo, la CN Tower di Toronto e l’Empire State Building newyorkese. Lo stesso artista, durante un’intervista ai media americani, ha definito il concerto come «un viaggio attraverso un cataclisma cosmico che affligge la Terra». L’azione si svolge però principalmente su una lunga passerella, che si estende per quasi tutta l’area dell’evento e ospita un robot umanoide e una luna di dimensioni colossali. I fan riconosceranno facilmente l’androide che compare nel videoclip ufficiale del brano Echoes of Silence, che però non dovrebbe finire in scaletta. Con The Weeknd, che indossa quasi sempre una maschera metallica, un intero corpo di ballo in abiti bianchi.

Ancora ignota la scaletta ufficiale, anche se non dovrebbe discostarsi molto da quella delle altre tappe del tour in Europa. The Weeknd interpreterà i successi Take my Breath e Sacrifice, senza dimenticare How Do I Make You Love Me?, Can’t Feel My Face e Lost in the Fire. Non mancheranno poi Save Your Tears, Less than Zero e soprattutto Blinding Lights, il singolo più riprodotto di sempre su Spotify. Abel Tesfaye canterà anche alcune cover di importanti artisti e rapper americani. Probabile la presenza in scaletta di Crew Love, hit di Drake del 2011, e di Hurricane di Kanye West. E ancora, i fan potranno cantare a squarciagola I Feel It Comin’ pubblicato con la collaborazione dei Daft Punk e Moth to a Flame, che vanta il sound degli Swedish House Mafia.

Musica contro la violenza sulle donne: sold out per il concerto Una. Nessuna. Centomila.

A soli venti giorni dopo l’annuncio, il concerto Una. Nessuna. Centomila è già sold out. L’evento, che si terrà il 26 settembre, vedrà sul palco dell’Arena di Verona le grandi voci della musica italiana insieme contro la violenza sulle donne. L’anfiteatro scaligero ha già ospitato in passato una kermesse musicale contro il femminicidio.

Il concerto contro la violenza sulle donne, che si svolgerà il 26 settembre all'Arena di Verona. è già sold out.
Brunori Sas (Getty Images).

Un aiuto concreto ai centri antiviolenza

Il concerto sarà un nuovo momento di festa e condivisione per dare un aiuto concreto ai centri e alle organizzazioni che supportano le donne vittime di violenza. I proventi dello spettacolo andranno a strutture in grado di garantire il proprio empowerment, assicurando la sostenibilità nel tempo delle attività da loro realizzate e fornendo un supporto solido e duraturo alle vittime.

Gli artisti e le artiste in concerto

Sul palco dell’Arena di Verona si esibiranno durante il concerto: Alessandra Amoroso, Annalisa, Samuele Bersani, Brunori Sas, Elodie, Emma, Fiorella Mannoia, Francesca Michielin e Tananai.

I Blur con The Ballad of Darren dimostrano che si può invecchiare con stile

Nell’estate fucsia nella quale abbiamo scoperto che la Barbie tutta estetica e niente profondità che per anni ha abitato il nostro immaginario in realtà è una sorta di filosofa del neofemminismo con la faccia di Margot Robbie, anche coloro che erano giovani negli Anni 90 e cioè i Blur – che con il loro nuovo album The Ballad of Darren ci hanno regalato momenti di grande svago e rock’n’roll – si sono scoperti ometti, invecchiati alla grande, a dimostrazione che i 50 sono senza ombra di dubbio i nuovi 30.

I Blur dimostrano che è possibile invecchiare senza cadere nel giovanilismi

Perché, diciamolo apertamente, uno dei grandi problemi che da sempre affligge la cosiddetta musica leggera, si parli di pop come di rock, è che gli artisti, in primis gli uomini, hanno un enorme problema col diventare adulti. Così, provando a invertire l’incedere inesorabile del tempo, più invecchiano, o diremmo oggi, diventano maturi, più la loro musica tende a farsi leggera, effimera, quasi impalpabile. Il tutto accompagnato, in maniera ancora più imbarazzante, da un lessico giovanilistico, impoverito di vocaboli e ovviamente di contenuti, modo piuttosto ingenuo di aggirare l’anagrafe, cui soprattutto gli artisti italiani sembrano piuttosto votati. Poi però arriva il nuovo lavoro dei Blur – dire come d’uso Damon Albarn e soci in questo caso non vale, perché, anche per la poliedricità del cantante della band inglese, che ama accompagnarsi con nomi eterogenei provenienti da mezzo mondo, i Blur sono i Blur proprio per la presenza al suo fianco di Graham Coxon, Alex James e Dave Rowntree – e di colpo essere adulti sembra una faccenda piuttosto interessante. Nulla che ruoti incontrovertibilmente intorno alla prostata o alla caduta dei capelli, ci mancherebbe altro, quanto piuttosto il vivere la vita con una intensità e quindi un passo differente, accettando questo cambiamento e quindi andando ad assaporare i nuovi gusti che il palato ci mette davanti, compresi quelli amari, certo, ma comunque differenti da quelli vissuti in gioventù.

I Blur con The Ballad of Darren dimostrano che si può invecchiare con stile
Damon Albarn (Getty Images).

Nessuna retromania o nostalgia ma un onesto faccia a faccia con la vita

E che i Blur non volessero, come prospettato da alcuni, giocare solo su una certa retromania di simonreynoldsiana memoria, lungi da loro essere mestamente nostalgici (al limite malinconici) è chiarito a grandi lettere già dal secondo brano in tracklist: St. Charles Square. Ricordiamoci che stiamo parlando di una band uscita negli Anni 90, che quindi quando prepara un album prepara un album, non pensa ad andar dietro alle paturnie dell’ad di Spotify Daniel Ek con le sue assurde richieste di fare un singolo a caso ogni 30 giorni. Dopo l’apertura esistenzialista e intensa di The Ballad, che è una sorta di canzone-manifesto di questo lavoro che è una sorta di faccia a faccia con la vita, i Blur sparano infatto quella che è obiettivamente la loro canzone più difficile di sempre, St.Charles Square, per altro con un attacco che lascerebbe pensare a qualcosa di decisamente leggero e che invece è semplicemente e volontariamente ostico, buono per i live ma oscuro su disco, come dire: se vuoi ascoltarci mettiti comodo e smettila di fare altro nel mentre. Un lavoro che non presenta una nuova Song 2 o Boys and Girls, ma che invece mostra i muscoli, nel senso che dimostra una profondità di scrittura e di interpretazione che, se indossata da ragazzotti nati negli Anni 60, impressiona non poco.

Se la maturità incontra il rock

A otto anni dal precedente lavoro, meno a fuoco di questo, i Blur hanno semplicemente deciso di fare i conti con le proprie perdite, le tante perdite, di vite, di affetti, di occasioni, che chiunque abbia modo di vivere abbastanza a lungo non può non incontrare, senza star qui a citare la massima di Ernst Hemingway la logica del più a lungo vivi peggio andrà a finire è abbastanza evidente a tutti. Un lavoro che è quindi maturo, ma anche incredibilmente rock, sempre che il rock possa essere altro da energia erotica e istinto di distruggere tutto, dove la tipica ironia di Albarn, i testi sono farina del suo sacco, è contenuta, a vantaggio di uno sguardo benevolo, certo non rassegnato ma quasi disincantato. Barbaric, The Everglades (for Leonard), dove quel Leonard è Cohen, cui la canzone è dedicata, la già nota The Narcissist, The Heights le tracce migliori, anche se chiunque si approcciasse oggi al rock, termine di per sé labilissimo che comprende tutto quel che si può concepire tra i Maneskin e i Carcass, dovrebbe ascoltare e ascoltare e ascoltare quel prontuario di produzione musicale e arrangiamento che risponde al titolo di Goodbye Albert.

Lasciateci sognare una collaborazione tra Damon Albarn e Margot Robbie-Barbie

Un album decisamente poco estivo, The Ballad of Darren (Darren, per la cronaca, è l’ex bodyguard della band, sorta di spirito guida metaforico) ben si appoggia sulle finte tinte fucsia che questa estate così calda e per certi versi iperenergetica, si pensi alla quantità inutile e tossica di wannabe-tormentoni, sta proponendo grazie al lancio mondiale del film Barbie, di Greta Gerwig. Un film, quello, so che potrebbe sembrare assurdo anche solo pensarlo, che parte dalla bambola che per decenni è stata la quintessenza della superficialità, tutta apparenza e niente contenuto, per provare a sovvertire tutti gli stereotipi, in un mix altrettanto riuscito, seppur decisamente poco rock, di leggera malinconia. L’idea di una prossima collaborazione tra Damon Albarn e Margot Robbie, diciamolo a gran voce, è in grado di rialzarci la pressione come neanche un bicchiere di Polase addizionato al Gatorade. Mai dire mai, perché se è vero come ci ha lasciato detto Monicelli e poi ribadito il Capuano di È stata la mano di Dio di Sorrentino, che la speranza è una trappola, è anche vero che l’imprevedibilità di quel che ci aspetta è tale da obbligarci in qualche modo a vivere tutto con la medesima intensità, a partire dai sogni. The Ballad of Darren, in fondo, ci dice anche questo.

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