I Vma incoronano Taylor Swift e colleghe, ma in Italia le artiste non sfondano

Taylor Swift, dopo aver superato ogni record col suo Eras Tour, si è letteralmente mangiata anche gli MTV Video Music Awards, facendo incetta di premi. Notizia nella notizia, lo ha fatto vedendosela in buona parte contro colleghe donne, a riprova dell’onda lunga di quanto Barbie, il film con Margot Robbie, ci abbia proiettato dentro una nuvola fucsia.

I Vma incoronano Taylor Swift e colleghe, ma in Italia le artiste non sfondano
Taylor Swift agli MTV Video Music Awards (Getty Images).

I Video Music Awards travolti dall’effetto Barbie

Un pezzo del genere sarebbe potuto cominciare così: in principio era Madonna, poi è stata la volta di Britney Spears e Christina Aguilera, 15 anni fa è arrivata Lady Gaga, e poi Miley Cyrus fino a oggi con Taylor Swift che sembra intenzionata, forte di una hit bomba come Anti-Hero, di prendersi tutta la torta. Oppure, forse anche meglio, così: questo è l’anno di Taylor Swift. Ma anche di Beyoncé, che con lei ha condiviso lo scettro di tour dell’anno, e anche di Miley Cyrus, che con un miliardo e mezzo di stream per il suo Flowers è decisamente tornata sulla scena, e di Olivia Rodrigo, da poco uscita con Guts è sicuramente destinata a dominare le prossime classifiche, e di SZA, Nicki Minaj, Cardi B e Megan Thee Stallion, pronte con la nuovissima Bongos a replicare il successo clamoroso della piccantissima WPA. E, ancora di Doja Cat, che seppur continui a blastare i suoi fan sui social, sembra ormai arroccata su un livello di successo decisamente alto; di Shakira che, superata la crisi coniugale nel senso di seppellita, è di nuovo lì a contendersi la corona di popstar dell’anno. Oppure, ancora, poi smetto l’incipit poteva essere questo: mentre in Italia ci prepariamo anche in questo 2023 a stilare la classifica di dischi dell’anno –  classifiche di vendita ma anche quelle di critici e giornalisti musicali – che vedrà un susseguirsi imbarazzante di nomi tutti maschili, negli Usa, dove Barbie di Greta Gerwig ha battuto ai botteghini Oppenheimer di Christopher Nolan (il fucsia vince sul fungo atomico), gli VMA sono dominati dalle donne. Come la si voglia mettere la faccenda è questa: gli MTV Video Music Awards sono stati griffati da Taylor Swift, candidata a otto premi e vincitrice per Video dell’anno, Artista dell’anno, Canzone dell’anno, Miglior regia per il video, sempre della sua Anti-hero, Best Pop, Best Cinematography, idem, Best Visual Effect, Best show dell’estate, Album dell’anno, cannando solo la nomination per il Best Editing, andato alla sua ex amica Olivia Rodrigo, per quel gioiello destinato assolutamente a rimanere che risponde al titolo di Vampire.

Una menzione speciale ai nostri Maneskin vincitori del Best Rock

Un anno dunque decisamente rosa. Ice Spice, rapper, donna, ha vinto il Best New Artist, Karol G e Shakira la Best Collaboration, Nicki Minaj e la sua Super Freaky Girl il Best Hip Hop, Selena Gomez ha diviso il premio per il Best Afrobeats con Rema, uomo lui; Anitta ha conquistato il Best Latin, SZA il best R&B con la sua Shirt, Lana Del Rey il Best Alternative con Candy Necklace, le Blackpink con Pink Venom sono state elette Group of the Year vincendo anche la Best Choreography. Giusto un paio di premi sono stati lasciati ai maschietti. Uno dei quali, per altro importante, il Best Rock, è andato ai nostri Maneskin che lo hanno sfilato a gente del calibro di Foo Fighters, Red Hot Chili Peppers, Linkin Park, Metallica e Muse, con la loro The Loneliest.

I Vma incoronano Taylor Swift e colleghe, ma in Italia le artiste non sfondano
I Maneskin ai VMA (Getty Images).

E in Italia? Taylor Swift è solo al 33esimo e 36esimo posto

Se ci mettiamo che non era in gara, perché momentaneamente senza pezzi o album nuovi, Dua Lipa, vera e propria popstar a tutto tondo che con le sue sonorità Anni 90 ha dominato gli anni passati, e che gente come Lady Gaga è comunque lì sempre pronta a mordere il freno, insieme con la già citata Miley Cyrus, direi che il quadro è bello preciso. Ed è  totalmente al femminile, non ce ne vogliano Ed Sheeran o Sam Smith. Dalle nostre parti però le tinte sono diverse. Forse perché il pubblico italiano è prevalentemente composto da donne e quindi gli artisti di maggior successo sono uomini, o forse le artiste sono poco incisive perché più portate per il bel canto e la composizione. Basti pensare che tra i tanti, tantissimi stadi che questa estate hanno visto succedersi sul palco artisti italiani, a eccezione di Victoria De Angelis, bassista e iconica co-leader dei Maneskin, non c’era nemmeno una donna. Come sono tutti uomini gli artisti che occupano la Top 10 di vendita, la Top 20 e buona parte della Top 30. Taylor Swift è lì, al 33esimo e 36esimo posto, rispettivamente con Lover e Midnights. Per trovare le sue colleghe bisogna scendere al 46esimo posto dove si trova Rose Villain, e al 51esimo posto dove sta Miley Cyrus, fuori quindi dalla Top 50. Classifica, per capirsi, dove resistono, magari anche con merito, album di qualche anno fa, da Persona di Marracash a Fuori dall’hype dei Pinguini Tattici Nucleari.

I Vma incoronano Taylor Swift e colleghe, ma in Italia le artiste non sfondano
Rose Villain alla prima milanese di Barbie (Getty Images).

Non ci resta che sperare nelle stelle europee Rosalia e Tove Lo

L’anno prossimo, se le premesse di Guts saranno confermate, potrebbe essere l’anno di Olivia Rodrigo che ha sfornato un lavoro decisamente validissimo, pop, certo, ma che va a pescare in sonorità vagamente punkeggianti, tipiche dei primi Anni zero. Sì, siamo già al revival dei primi 2000. I maschietti se ne facciano una ragione, almeno da quella parte dell’oceano le cose funzionano così. Speriamo che Rosalia, popstar assoluta nata e cresciuta in Spagna e che col suo Motomami ha lasciato un indubbio segno non solo nelle classifiche di mezzo mondo ma nell’immaginario di tante giovani artiste, e, perché no, Tove Lo, artista svedese che finalmente sembra baciata anche da un successo di pubblico negli Usa, possano in qualche modo portare avanti una bandierina europea, tanto per non farci dire che siamo davvero il Vecchio Continente, vecchio e maschilista.

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