Daily Archives: 13 Marzo 2020

Bill Gates steps down from Microsoft board

The company's 65-year-old co-founder will spend more time on philanthropic activities.

Coronavirus: Donald Trump declares US national emergency

President Donald Trump says the decision will allow access to around $50bn of funding to combat the coronavirus.

Trump ha capito cosa rischia e dichiara l’emergenza nazionale

Dopo settimane passate a minimizzare la portata del coronavirus, il presidente Usa ha realizzato che in gioco c'è la sua rielezione. Stanziati 50 miliardi contro la pandemia negli Usa: «Garantiremo i test e i posti letto».

Il presidente americano Donald Trump ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale in tutti gli Stati Uniti per contrastare il diffondersi dei contagi da coronavirus.

Mette sul piatto almeno 50 miliardi di dollari a favore degli Stati Usa più colpiti per combattere il coronavirus.

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L’Italia dei balconi che cantano contro la paura

Migliaia di persone, ciascuna nella propria, casa, riunite per un messaggio di speranza. E nei cieli rimbombano l'Inno di Mameli e Bella Ciao. Ma anche Rino Gaetano e Diodato.

“Canta che ti passa”. L’Italia dei social chiama e i quartieri deserti si accendono attraverso migliaia di persone che si danno appuntamento fuori dai balconi, per intonare in coro canzoni e condividere ore di socialità nonostante l’isolamento del Paese. Da Nord a Sud, tutti rigorosamente rinchiusi in casa, ma comunque insieme. E con la musica come terapia contro la paura del Covid-19. Quella dell’inno di Mameli prima di tutti. E ad Agropoli, nella citta balneare in provincia di Salerno, su proposta del sindaco un’auto della municipale gira per le strade diffondendo al megafono sulle note dell’inno di Mameli.

Un po’ ovunque, invece, sono comparse bandiere tricolore esposte dalle finestre o sulle ringhiere: non si vedevano dagli ultimi Mondiali di calcio, ma ora hanno un senso ben diverso. A innescare la serie di flash-mob sonori, diventati in diverse città un appuntamento fisso, è stata la città di Napoli.

Non a caso uno dei video più visti sui social è quello girato in un quartiere popolare partenopeo, dove la gente del rione si aggiunge al coro della canzone Abbracciame di Andrea Sannino: luci accese e famiglie affacciate che cantano romanticamente il ritornello “Abbracciami più forte”. Parole che parlano di un gesto proibito in questo momento, ma che non vieta di sognare in attesa che l’emergenza finisca presto.

E se da giorni gli spettacoli sono off limits, c’è un nuovo modo di assistere ai concerti. A Tusa, un piccolo borgo dei Nebrodi nel Messinese, la street band Fanfaroma ha lanciato l’idea suonando i brani affacciandosi alle finestre e ai balconi, eseguendo musica per un pubblico che ha ascoltato allungando la testa dietro le tendine. Il concerto ha avuto come protagonisti tutti quelli che avevano uno strumento in casa ed erano in grado di usarlo.

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Coronavirus: A mum’s life inside the first US containment zone

Quarantined at home in New York state, Tamar Weinberg describes her fears and frustrations.

Le Marche strette tra ricostruzione post-sisma ed emergenza coronavirus

Prima il terremoto poi i contagi. Eppure la piccola regione orgogliosa cerca di resistere facendo rete. Davvero.

C’è una regione che nella tregenda generale se la passa peggio delle altre anche se nessuno se ne accorge perché è una regione piccola, orgogliosa, abituata a ricevere niente e chiedere ancora meno.

Le Marche uniscono il Nord del Paese al Sud, ci passano tutti e da anni non vivono altro che emergenze.

PESANO ANCORA LE MACERIE DEL TERREMOTO

Prima un terremoto devastante che ha lasciato macerie persistenti, fuori e dentro, paesi uccisi, genti sfollate, migrate per sempre lungo la costa con in cuore la nostalgia del nulla perduto, ancora 51 chiese da aggiustare dopo tre anni e mezzo e i commissari straordinari alla ricostruzione si susseguono, come i tavoli, l’ultimo l’altro giorno ad Ancona: promesse rinnovate di interventi «non più procrastinabili» e semplificazioni burocratiche imminenti, quanto a dire che quel che si poteva fare non lo si è mai fatto per volontà del dio della Burocrazia che ha tanti figli ma nessun colpevole; e già pare un successo strepitoso aver rimosso più o meno tutte le macerie e sistemato più o meno tutti i profughi.

UN’EMERGENZA INFINITA

A tre anni e mezzo da una rovina che ha scavato un buco di sconfitta, per brevità chiamato cratere, nel quale trovano posto tutte le zone ferite: alla fine dello scorso agosto, 49 mila costruzioni inagibili, 30 mila marchigiani sfrattati, 2 mila soluzioni abitative di emergenza realizzate su 75 aree e un numero incalcolabile di interventi per la messa in sicurezza. Totale: circa un miliardo di spesa.

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Non c’è accordo neppure sul futuro: proroga dopo proroga, il governo di Roma ha fissato il 31 dicembre 2020 come termine ultimo dell’emergenza, ma il presidente regionale dell’Anci, Maurizio Mangialardi, pretende a nome di tutti, nessuno escluso che l’emergenza non finisca prima del 2024, il che la dice lunga nella fiducia corrente per la «ricostruzione non più procrastinabile» che nel frattempo non è neanche partita.

Adesso nella piccola regione, specie la sua parte meridionale, che chiamano affettuosamente «Marche sporche», non c’è più nessuno. Alle 10 di mattina non c’è più nessuno. Per le strade, lungo i mercati, sulla spiaggia del mare, non si vede nessuno

IL VIRUS NELLA REGIONE CUSCINETTO

Su questo scenario di guerra si è innestata l’altra calamità, quella del coronavirus. Curiosamente ma non troppo, le piccole Marche risultano la regione dove il contagio si va propagando a ritmi pesanti: al 10 marzo, 394 infetti con 13 decessi, sette solo nell’ultimo giorno, tutti della provincia di Pesaro e Urbino, con età fra gli 80 e i 94 anni, persone il cui già precario stato di salute è stato stroncato definitivamente dal virus. Nel solo capoluogo regionale, Ancona, i casi sono cresciuti di 18 unità in 24 ore, attestandosi a quota 81; 296 quelli di Pesaro (50 in più nelle 24 ore), che sconta la vicinanza a Rimini; 11 nel Maceratese, 6 nel Fermano. Nessuno, finora, nell’Ascolano dove, per non sbagliare, hanno dirottato alcuni rivoltosi del carcere modenese, uno dei quali subito stroncato da overdose di farmaci. Le Marche sono la regione-cuscinetto per i guai nazionali.

UN LAZZARETTO LUNGO E STRETTO

E la sua piccola pandemia nell’epidemia è curiosa ma fino a un certo punto: la regione, a forte vocazione calzaturiera, da tempo si rivolge all’estremo oriente per salvaguardare quel che resta del suo export. Rapporti privilegiati, sospettano in molti, continuati fino a poche settimane fa tra fiere di settore e viaggi di sponda, per scali agganciati, tanto più che si era ancora nella fase della minimizzazione del rischio, del semplice blocco dei voli diretti da e per la Cina.

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Ipotesi, niente di più, che testimoniano della disperata necessità di trovare una causa, una spiegazione, una luce, anche malata, che però tragga dal buio dell’ambiguità. Sta di fatto che adesso le Marche sembrano un lazzaretto lungo e stretto. E non si riesce a dire, cosa siano quei borghi selvaggi, quei villaggi meravigliosi, così disertati, ancora più derelitti.

PRENOTAZIONI IN FUMO

Già le prenotazioni per le vacanze di luglio, di agosto sono svanite, cancellate, rinnegate dalla prima all’ultima. Già troppi di quegli arrocchi di case stupendamente antiche erano abbandonati a loro stessi, spinti da una crisi endemica che ha fatto piazza pulita degli ultimi giovani, volati via come rondini d’autunno alla caccia di qualsiasi cosa ma lontano da lì. E già la processione di botteghe, di locali, di negozi languiva in un rosario di saracinesche decedute. Adesso nella piccola regione, specie la sua parte meridionale, che chiamano affettuosamente «Marche sporche», non c’è più nessuno. Alle 10 di mattina non c’è più nessuno. Per le strade, lungo i mercati, sulla spiaggia del mare, non si vede nessuno. C’è la morte in giro, solo lei.

LA DISPERAZIONE DIGNITOSA DI UN COMMERCIO CHE NON C’È PIÙ

Eppure questa gente. Che si rintana in casa ma non chiede niente. Che non smette di sorridere, perfino tristemente. Che aspetta un altro sole, certa che arriverà. E si adegua da sola, senza colpi di testa, senza assalti a forni e supermercati, infila le sue mascherine, fa la fila ordinata, evita litigi puerili e recupera la gentilezza. Altro che movida per viziati e capricci da influencer. Qui, nelle Marche, tutti fanno la loro parte anche se serve a poco, anche se poco resta da fare. Qui hanno fatto rete davvero: tra gli ospedali, e 400 posti letto tra già disponibili e nuovi dedicati, divisi per terapie intensive, semintensive, degenze specialistiche, post critici. E nessuno perde la testa e tutti accettano senza bestemmiare questo destino bastardo che stratifica tragedie. E già i negozi, quelli che sopravvivono, si colorano di cartoncini con gli sconti: -20%, -30%. Grida disperate, ma piene di dignità, a un commercio che non c’è più.

Qui hanno fatto rete davvero: tra gli ospedali, e 400 posti letto tra già disponibili e nuovi dedicati. Nessuno perde la testa e tutti accettano senza bestemmiare questo destino bastardo che stratifica tragedie

Chi scrive sabato ha trasgredito il coprifuoco di fatto, non ancora formalizzato. È andato a concedersi un piatto di paccheri allo scoglio nella trattoria che è seconda casa, è ufficio, è rifugio. C’è andato perché i gestori più che amici sono fratelli, perché riaprivano proprio quel giorno e tornare è il rituale di ogni anno che segna la fine dell’inverno, il princìpio di una stagione carica di allettanti promesse (e di paccheri, di spaghetti alle vongole, di strepitosi antipasti di mare). Non è che fossimo soli. Altri non s’erano rassegnati, insieme a noi, a questa punizione immeritata. Di spazio fra i tavoli ce n’era. Ma non avevamo mai vissuto una riapertura con tanta rassegnazione. La festa non c’era più, restava la disperata speranza. Abbiamo mangiato quasi con rabbia, scherzato con rabbia, poi una sigaretta sotto la luna quasi a chiederle: ma perché? Ma la luna non rispondeva. Siamo tornati a casa. In giro, neanche la morte. Siamo tornati a casa. E poi non siamo usciti più.

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Perché donare sangue ora più che mai è importante e sicuro

Ancor prima dell'emergenza coronavirus, a inizio marzo, mancavano 2 mila sacche. I timori successivi hanno contribuiti ad aumentare l'allarme. E ora si moltipliccano gli appelli.

Già nella prima settimana di marzo, quando ancora le misure contro l’epidemia di coronavirus non erano state varate, mancavano 2 mila sacche di sangue e il problema è peggiorato nei giorni successivi, con molte persone che non sono andate a donare, un po’ per la paura del virus un po’ perché non era chiaro se fosse possibile uscire per andare ai centri di raccolta. In queste ore, dopo che ieri ha affrontato il tema anche il commissario della Protezione civile Angelo Borrelli, il caso è rimbalzato anche sui social, con appelli a donare anche da parte di persone famose, oltre che di politici da Salvini a Di Maio.

ALL’APPELLO MANCA IL 10% DEL NECESSARIO

Nella settimana tra il 2 e l’8 marzo sono state raccolte 2 mila sacche di sangue in meno rispetto al fabbisogno, segnala Giancarlo Liumbruno, direttore generale del Centro Nazionale Sangue (Cns), circa il 10% in meno di quanto necessario. «Si è riusciti a mantenere il sistema in equilibrio grazie alla compensazione interregionale» – spiega – «alle scorte e al fatto che in molte aree sono stati rinviati gli interventi non urgenti, ma se il trend rimane sarà impossibile garantire il fabbisogno, che normalmente è di circa 48 mila sacche alla settimana consumate per circa 1.800 pazienti al giorno».

LE RIPERCUSSIONI DELL’ALLARME IN LOMBARDIA

Tra le regioni in rosso, ha ricordato il presidente di Avis Lombardia Oscar Bianchi, c’è anche quella ‘epicentro’ dell’epidemia. «In Lombardia la produzione è stata di 7.712 unità a fronte di un consumo di 8.275, quindi abbiamo utilizzato 563 sacche in più« – spiega – «dei 2 milioni di sacche di sangue e plasma prodotte ogni anno nel nostro Paese, 500 mila, ben un quarto, vengono dalla Lombardia. Non solo il territorio lombardo è autosufficiente in questo campo, ma contribuisce storicamente alle necessità di altre zone, in particolare Lazio e Sardegna. E in queste regioni, come pure in Campania e Sicilia, l’allarme è già scattato».

CHIAMARE IL PUNTO DI RACCOLTA PER EVITARE ASSEMBRAMENTI

Anche un’altra regione ‘virtuosa’, il Friuli Venezia Giulia, ha denunciato un calo del 20% nella raccolta, e diversi presidenti di regione, dalla Campania al Molise, hanno fatto appelli a donare, condivisi anche da personaggi famosi, dallo scrittore Gianrico Carofiglio, che ha postato una foto su Twitter mentre donava, alla presentatrice Victoria Cabello all’attrice Lodovica Comello a Carlo Verdone, che ha ricordato che il Lazio è una delle regioni con più problemi in questo senso. Anche diversi politici nazionali, da Di Maio a Salvini a Zingaretti a Meloni hanno fatto appelli in questo senso. Il consiglio per tutti, specifica il Cns, è di chiamare il punto di raccolta per prenotare la donazione ed evitare assembramenti.

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I dati sui contagi da coronavirus in Italia del 13 marzo

Secondo i dati ufficiali della Protezione civile, sono 17.660 casi totali, di cui 14.955 gli "attivi", 1.266 i decessi e 1.439 i guariti.

Sono 14.955 i malati di coronavirus in Italia, 2.116 in più di ieri, mentre il numero complessivo dei contagiati – comprese le vittime e i guariti – ha raggiunto i 17.660. Il dato è stato fornito dal commissario per l’emergenza Angelo Borrelli in conferenza stampa alla Protezione Civile. I morti, invece, 1.266, 250 in un solo giorno. Ieri l’aumento era stato di 189 decessi. I guariti salgono a 1.439, 181 in più di ieri.

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MILANO, PREFETTO SEQUESTRA PIÙ DI 20 MILA MASCHERINE

Il prefetto di Milano, Renato Saccone, ha firmato, su disposizione del capo della Protezione civile, due provvedimenti di requisizione di mascherine. In un caso si tratta di 420 mascherine inviate dagli Stati Uniti a una ditta del milanese, nel secondo di 19.980 mascherine sottoposte a fermo dall’Agenzia delle Dogane perché destinate ad essere inviate in Brasile senza l’autorizzazione della Protezione civile. Le mascherine verranno consegnate oggi stesso alla Regione Lombardia per le finalità indicate dal Capo Dipartimento di protezione civile

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La Cina ci aiuta (a pagamento) ma dovrebbe chiedere scusa

Venderci respiratori e mascherine è sicuramente un passo avanti, ma non basta. Pechino sta cercando di cancellare le sue responsabilità nell'esplosione della pandemia. E la verità.

La Cina adesso ci “aiuta”, mandandoci presidi sanitari e mascherine (e qualche medico), a pagamento, mentre dovrebbe chiederci scusa e pagare i danni “di guerra” da coronavirus.

Come dimenticare, infatti, gli errori e le responsabilità di Pechino, specialmente nella gestione iniziale dell’emergenza e nel tentativo di nascondere l’epidemia?

Tutto questo mentre la straordinaria macchina della propaganda del Partito Comunista Cinese, si sta dando un gran daffare per negare l’evidenza e cancellare la memoria collettiva sull’indiscutibile origine cinese del virus, aggiungendo così la beffa al danno. Con il beneplacito del nostro ministro degli Esteri Luigi di Maio, che con una mano stacca un consistente assegno ai cinesi e con l’altra si spertica in ringraziamenti ufficiali al grande cuore della Cina, twittando con insistenza: «non siamo soli».

I TENTATIVI DI FARE DIMENTCARE LA VERITÀ

Per carità, avere mascherine, macchinari per la ventilazione e aiuto medico, seppure pagandolo, è sempre meglio di quanto stia facendo l’Europa (niente) o la Bce, che addirittura ci danneggia. Ma il tentativo (quasi riuscito ormai) di rovesciare la verità portato avanti dal Pcc ha dell’incredibile, nella sua sfrontatezza. La Cina ha cominciato a lanciare una settimana fa un’aggressiva campagna diplomatica e mediatica allo scopo di cercare di occultare definitivamente al mondo la data esatta dell’inizio dell’epidemia. Cercando di far dimenticare che tacendo per mesi (ormai si sa che i primi casi erano già noti a novembre, mentre l’epidemia è stata resa pubblica solo il 20 gennaio) ha permesso che il virus si diffondesse sia al suo interno che nel resto del mondo, durante l’intero periodo festivo del Capodanno lunare.

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Ma non basta, perché per l’arrogante Partito Comunista Cinese ammettere di essere responsabile del disastro sanitario ed economico che sta affliggendo oggi il nostro Paese – e che presto colpirà molte altre nazioni – non è nemmeno pensabile. Non ce la fanno. Tutto ciò che collega la Cina al virus deve essere messo in discussione e scomparire per sempre dai libri di storia.

LA NEGAZIONE DELLA EVIDENZA

Tutti gli ambasciatori cinesi all’estero hanno ricevuto l’ordine di diffondere il seguente messaggio attraverso il loro account Twitter (social vietato in Cina) o di cercare di far sì che venga ripetuto dai media stranieri: «Se è vero che il coronavirus è stato debellato con successo da Wuhan, la sua vera origine rimane sconosciuta. Stiamo cercando di scoprire esattamente da dove proviene». Un gigantesco tentativo di negare l’evidenza dei fatti.

COSÌ IL VIRUS CAMBIA NAZIONALITÀ

Allo stesso modo, i media cinesi – controllati dal Partito – insistono sul fatto che il mercato degli animali di Wuhan, (oggi completamente ripulito e forse in procinto di venire raso al suolo, allo scopo di non lasciare alcuna traccia) che sappiamo essere all’origine dell’epidemia, non sarebbe più l’epicentro del contagio. La parola d’ordine è Instillare con ogni mezzo il dubbio nelle menti delle persone e dei media occidentali: il  primo passo per poi alimentare tutte le teorie complottistiche attualmente in circolazione, puntando in particolar modo su un’origine americana di questo virus. Così il virus cinese diventa americano, oppure “giapponese” e persino … virus italiano!

Secondo recenti indiscrezioni, infatti, l’’ambasciata cinese a Tokyo la scorsa settimana avrebbe inviato un messaggio a tutti i cittadini cinesi in Giappone circa le linee guida da seguire se si trovano di fronte al «coronavirus giapponese». Come se il virus una volta arrivato in Giappone avesse preso il passaporto nipponico. Una mossa sconcertane che non è passata inosservata al governo di Tokyo, che ha rinviato la visita ufficiale di Xi Jinping in Giappone, prevista per aprile, e ha vietato l’ingresso ai cittadini cinesi sul suo territorio.

NO, LA GOVERNANCE CINESE NON È MEGLIO DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA

Infine, beffa nella beffa, una martellante campagna di propaganda diffusa a tappeto su tutti i mezzi di comunicazione stranieri, compresi Facebook e Twitter, invitano il mondo a “ringraziare la Cina” per i sacrifici che ha fatto nella lotta contro il virus, esaltandone la disponibilità a condividere l’esperienza con i Paesi che ne avranno bisogno: «Continuando il nostro lavoro di prevenzione in Cina (…) forniremo supporto ai Paesi stranieri nei limiti delle nostre capacità», ha affermato il viceministro cinese per gli Affari esteri. Un tentativo molto furbo di far passare il messaggio che l’epidemia è sotto controllo grazie al Partito Comunista cinese, e che per i Paesi stranieri che adesso devono affrontarla, compreso il nostro, «sarebbe impossibile adottare le misure radicali che la Cina ha adottato», come ha scritto la scorsa settimana il quotidiano governativo Global Times, cercando di far passare a livello internazionale il messaggio che il controllo assoluto garantito dal sistema illiberale di governance cinese sia migliore di quello delle democrazie occidentali e l’unico in grado di garantire la gestione di questa come di qualsiasi altra emergenza. Le ultime misure di quarantena adottate dall’Italia, invece, dimostrano il contrario.

E di fronte a questa sfacciata propaganda cinese, il sinologo Steve Tsang, professore presso il Chinese Institute di Londra, ha spiegato che «il Pcc ha sempre avuto il monopolio della verità e della storia in Cina e continua a negare l’evidenza, rifiutandosi ostinatamente di ammettere qualsiasi insabbiamento delle notizie iniziali sull’epidemia. I funzionari del partito pensano di avere ragione anche quando ovviamente hanno torto». Aggiungendo: «Ma la loro falsa verità deve venire messa in discussione in Occidente. Spetta a noi, nel mondo democratico, denunciare la sfacciata operazione di propaganda del Pcc».

La verità insomma è che l’Italia è vicina la collasso totale (e altri Paesi seguiranno) come conseguenza delle enormi responsabilità del governo di Pechino, che non può pensare di cavarsela vendendoci il carico di un aereo pieno di mascherine, qualche apparato per la ventilazione assistita e alcuni medici, come quello atterrato ieri a Roma. La Cina deve chiederci scusa e dovrebbe pagare i “danni di guerra” del coronavirus. Con buona pace del nostro Ministro degli Esteri.

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I piani di Putin per restare al potere in Russia fino al 2036

Approvato un emendamento che gli permetterà di stare al comando altri due mandati. Prima però servono referendum e parere della Corte costituzionale. L'opposizione annuncia manifestazioni. Ma non può scendere in piazza (coincidenza?) per i divieti anti-coronavirus.

Vladimir Putin presidente della Russia all’infinito, o quasi. La possibilità, spesso prospettata in passato, è diventata parecchio realistica. Parlando alla Duma, la Camera dei deputati, il capo del Cremlino ha dato il suo via libera a un emendamento costituzionale che gli può consentire di restare al comando fino al 2036.

LA DEMOCRATIZZAZIONE È ANCORA RINVIATA

Ha premesso che la normativa dovrà essere sottoposta a voto referendario e parere della Corte costituzionale. «Sono del tutto convinto che un forte potere presidenziale sia assolutamente necessario per la Russia», ha detto Putin ai parlamentari, menzionando non meglio specificate «vulnerabilità» del Paese e stigmatizzando le «troppe rivoluzioni» della storia russa. Una reale democratizzazione, insomma, è quantomeno rinviata.

POTREBBE ANCHE DIVENTARE “PADRE DELLA PATRIA”

L’emendamento ad hoc è stato approvato in pochi minuti dal parlamento. In sostanza, prevede un limite di due mandati presidenziali di sei anni, ma lo azzera per il presidente attualmente in carica. Che quindi, se lo vorrà, potrà ripresentarsi alle elezioni del 2024, e ancora alle successive. La norma entra a far parte del pacchetto di cambiamenti alla Costituzione annunciati in gennaio e che saranno oggetto di un referendum popolare fissato per il 22 aprile. Alcuni di queste modifiche, in particolare l’aumento dei poteri del Consiglio di Stato, secondo la maggior parte degli osservatori erano mirate a ritagliare un ruolo di alto rilievo politico, da “padre della patria” e stratega della politica estera a un Putin non più presidente dopo il 2024.

RIMARREBBE SE NON TROVASSE UN DEGNO SUCCESSORE

Mark Galeotti, esperto di cose russe e autore di We Need To Talk About Putin (Ebury, 2019), spiega a Lettera43.it: «Credo che si stia creando più opzioni possibili. Putin non sa ancora cosa farà nel 2024, dipenderà dalla situazione. Si tiene le porte aperte. Se non trovasse un successore adeguato, la nuova norma gli permetterebbe di rimanere presidente. Ma anche il Consiglio di Stato resta per lui una possibilità, e i cambiamenti costituzionali previsti gli consentiranno di avere altre chance».

LA TATTICA DI LASCIARE TUTTI COL FIATO SOSPESO

La streategia del presidente è chira: «Così questo modo lascia tutti col fiato sospeso, che è da sempre una sua tattica. Ha un motivo politico preciso: se esplicitasse le sue intenzioni, i membri della élite che lo circonda inizierebbero a fare piani per salvaguardare i loro benefici. Così invece li mantiene “off balance”, limitando il rischio di guerre interne ai vertici del potere in un momento cruciale». Dopotutto, Putin è un judoka e sa come giocare con l’equilibrio di chi ha di fronte.

EMENDAMENTO PROPOSTO DALLA PRIMA DONNA NELLO SPAZIO

L’emendamento in questione, per la cronaca, è stato proposto da Valentina Tereshkova, deputata del partito di governo Russia Unita ed ex cosmonauta: la prima donna nello spazio. Una leggenda in Russia e non solo. «Il Paese corre rischi imprevedibili e necessita di un’assicurazione affidabile», ha detto Tereshkova all’Aula. Il successivo intervento di Putin, che raramente si fa vedere in parlamento, ufficialmente non era previsto ed è stato chiesto dal presidente della Duma Vyacheslav Volodin vista la delicatezza della materia.

VLADIMIR, 67 ANNI, ANDREBBE IN PENSIONE A 83

Secondo Galeotti «conoscendo i tempi che occorrono per organizzare la sicurezza degli spostamenti anche minimi del presidente, e dato che comunque Putin non è il tipo che ama fare le cose all’ultimo momento, mi pare che tutto fosse stato organizzato con cura: fa parte del “teatro” che Putin ha creato intorno alla questione delle riforme costituzionali». Putin ha 67 anni, ed è al potere da 20. Solo Stalin è durato di più al Cremlino. Ha detto più volte che non vorrebbe rimanervi vita natural durante. Se si facesse altri due mandati, andrebbe “in pensione” a 83 anni.

L’OPPOSIZIONE IMBAVAGLIATA… DAL CORONAVIRUS

Secondo l’istituto di sondaggi indipendente Levada, il 44% degli elettori vorrebbe che lasciasse nel 2024, mentre il 45% vorrebbe vederlo ancora presidente. Alla notizia dell’approvazione della norma che gli permetterebbe di ripresentarsi, alcuni movimenti di opposizione hanno annunciato manifestazioni di protesta per il 21 e il 22 marzo a Mosca. Ma non saranno consentite: il sindaco della capitale Sergey Sobyanin ha vietato ogni evento pubblico che possa radunare oltre 5 mila persone, come prevenzione dal contagio del coronavirus – che sta iniziando a preoccupare anche in Russia. Un timing sospetto, secondo il leader anti-Putin Alexei Navalny. Ma forse si tratta solo di una coincidenza.

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Bolsonaro negativo al test (e fa il gesto dell’ombrello)

Dopo che su diversi media era circolata la notizia della sua positività, il presidente brasiliano si è sfogato sui social. Il suo portavoce, positivo, era stato a Mar a Lago. Paura nell'amministrazione Trump.

Il presidente del Brasile Jair Bolsonaro è risultato negativo al test del coronavirus. Il presidente ha diffuso la notizia facendo il gesto dell’ombrello dopo che era circolata su diversi media la notizia della sua positività.

La Casa Bianca ha organizzato una riunione urgente dopo la notizia secondo la quale Bolsonaro, entrato in contatto con il presidente Donald Trump lo scorso weekend, era risultato positivo ad un primo test del coronavirus.

LA CENA CON IL PORTAVOCE POSITIVO ALLA CASA BIANCA

Trump aveva trascorso almeno dieci minuti a diretto contatto con il gruppo di brasiliani che gli aveva fatto visita sabato scorso a Mar-a-Lago, la Casa Bianca d’inverno. Del gruppo faceva parte anche il segretario alla Comunicazione del governo di Jair Bolsonaro, Fabio Wajngarten, che è poi risultato effettivamente positivo al test al suo rientro a San Paolo dalla Florida. Il gruppo comprendeva anche l’uomo d’affari Alvaro Garnero, che ha organizzato la cena di Trump con Bolsonaro. Lui e Wajngarten hanno fraternizzato con Trump, donandogli dei berretti e posando con lui per dei selfie. Il presidente Usa non si è sottoposto al tampone.

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Tutti gli eventi sportivi cancellati dal coronavirus

Champions ed Europa League sospese in attesa di una decisione definitiva. Stop ai principali campionati di calcio. Giro d'Italia rinviato. Nba interrotta fino a data da destinarsi. Euro 2020 e Olimpiadi appesi a un filo. La guida.

Prima o dopo, è solo questione di tempo. Il coronavirus che ha messo in ginocchio l’Italia e minaccia di fare lo stesso con gran parte dell’Europa in brevissimo tempo, sta facendo tabula rasa anche dello sport, arresosi all’eventualità che le porte chiuse non sono più sufficienti di fronte a una simile emergenza sanitaria. Ecco, di seguito, tutte le più importanti manifestazioni sportive cancellate o sospese in attesa di capire quale sarà lo sviluppio della pandemia. Col grande punto interrogativo sugli appuntamenti più importanti dell’estate, l’Europeo di calcio e le Olimpiadi, oggi più che maiappesi a un filo.

CALCIO: ANCHE LA UEFA DICE STOP

La Uefa ha impiegato tanto, troppo, tempo, ma alla fine si è arresa. Champions ed Europa League sono state sospese dopo l’iniziale rinvio dei soli due ottavi delle squadre attualmente in quarantena, Juventus e Real Madrid. Il 17 marzo è previsto un nuovo incontro per decidere delle sorti di entrambe le competizioni e dell’Europeo che dovrebbe partire il 12 giugno. Nel frattempo, tutti i campionati italiani sono stati congelati dal Coni fino al 3 aprile. La Liga spagnola è stata sospesa per due settimane, esattamente come la Ligue 1 francese. Anche la Bundesliga tedesca si ferma con effetto immediato a causa della pandemia. Dopo un lungo tira e molla e i primi casi di positività, infine, pure l’Inghilterra è stata costretta alla resa: niente Premier League fino al 4 aprile.

CICLISMO: IL GIRO D’ITALIA RINVIATO A DATA DA DESTINARSI

Dopo il rinvio a a data da destinarsi di Strade Bianche, Tirreno-Adriatico e Milano Sanremo, Rcs Sport ha confermato di aver preso la stessa decisione anche per il Giro d’Italia. Poche ore prima, su disposizione del governo di Viktor Orbán, erano state cancellate le prime tre tappe della corsa rosa, che si sarebbero dovute svolgere in Ungheria.

FORMULA 1: SALTANO I PRIMI TRE GP, IL VIA È UN’INCOGNITA

I casi di positività che hanno costretto la McLaren ad annunciare la mancata partecipazione al Gran Premio di Melbourne, prima tappa della nuova stagione, hanno messo il Circus spalle al muro. Così, seppur in ritardo la Fia, ha disposto la cancellazione della tappa australiana del Mondiale, dopo avere in precedenza già posticipato il Gp di Cina. A stretto giro è arrivato anche il rinvio con lo slittamento a data da destinarsi sia del Gp del Bahrain che di quello del Vietnam. L’ipotesi che il campionato possa cominciare il 3 maggio con il Gp di Zandvoort, in Olanda, viene meno per ora, perché la Fia hanno espressamente indicato fine maggio (o inizio giugno?) come il momento idoneo per il via del Mondiale.

MOTOCICLISMO: DOPO IL QATAR SALTA ANCHE LA TAPPA USA

Analogo destino incerto anche per il motomondiale. La MotoGp è stata costretta a rinunciare al Gp del Qatar che avrebbe dato il via alla stagione. A scendere in pista sono state soltanto Moto2 e Moto3, che da tempo si trovavano in loco. Il secondo appuntamento, a Austin, in Texas, è già stato posticipato al 15 novembre, dopo essere stato inizialmente programmato per il 5 aprile. In attesa di nuovi aggiornamenti, Per vedere la MotoGp in pista bisogneà aspettare fino al 19 aprile, quando sul tracciato di Termas de Rio Hondo dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, prendere il via il Gp d’Argentina, gara per ora confermata dagli organizzatori.

BASKET: NBA ED EUROLEGA PER LA SERRATA TOTALE

Se tutti i campionati italiani di basket sono stati congelati dalla decisione presa dal Coni che ha coinvolto tutto lo sport professionistico italiano, per l’Nba è stata la positività del centro francese degli Utah Jazz Rudy Gobert a fare optare per lo stop immediato della lega più ricca del pianeta. Eurolega ed Eurocup, le due massime competizioni continentali, hanno agito allo stesso modo.

TENNIS: TUTTO FERMO ALMENO FINO A MAGGIO

Il tennis si ferma fino al 20 aprile a causa del coronavirus. Il Consiglio direttivo dell’Atp, presieduto da Andrea Gaudenzi, ha infatti accettato la petizione firmata da un gruppo di giocatori, tra i quali Novak Djokovic e Rafael Nadal, in cui si chiedeva lo stop dell’attività, che non riprenderà prima di sei settimane. Dopo la cancellazione di Indian Wells, saltano inevitabilmente anche altri appuntamenti di lusso come i Masters 1000 di Miami e Montecarlo, oltre ai tornei di Marrakech, Houston, Barcellona e Budapest. In sospeso Monaco ed Estoril, dubbi anche su Madrid e soprattutto sugli Internazionali di Roma, in calendario dal 4 al 17 maggio.

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Christmas Island: ‘A giant robber crab stole my camera’

Crabs on Australia's Christmas Island are suspected of pinching some high-priced equipment.

Why a media mogul was arrested in Pakistan

The detention of Jang group's editor-in-chief by an anti-corruption agency prompts deep concern.

Coronavirus: Spain to declare emergency as deaths pass 100

A state of emergency will come into effect on Saturday amid a steep rise in coronavirus deaths.

Cosa prevede la bozza provvisoria del nuovo decreto sul coronavirus

Tra i punti più importanti, lo slittamento del referendum sul taglio dei parlamentari (entro l'autunno) e la proroga di tre mesi al mandato delle giunte regionali di Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia. Ma non solo. Il testo prevede anche la riduzione delle bollette per tutto il 2020, la sospensione delle imposte per i settori più colpiti e fondi per ammortizzatori sociali.

Il governo è al lavoro sulla bozza provvisoria del nuovo decreto sul coronavirus. Il testo è ancora un “cantiere aperto” e si basa sulle proposte arrivate la sera del 12 marzo dai vari ministeri. Tra i punti più importanti, lo slittamento del referendum sul taglio dei parlamentari (entro l’autunno) e la proroga di tre mesi al mandato delle giunte regionali di Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia. Ma non solo. Il documento prevede anche la riduzione delle bollette per tutto il 2020, la sospensione delle imposte per i settori più colpiti e fondi per ammortizzatori sociali.

REFERENDUM SUL TAGLIO DEI PARLAMENTARI ENTRO L’AUTUNNO

Il termine entro il quale è indetto il referendum per il taglio dei parlamentari «è fissato in 240 giorni». L’ordinanza che ha ammesso il referendum risale a fine gennaio dunque i 240 giorni scadrebbero a fine settembre. La data potrebbe essere fissata tra i 50 e i 70 giorni successivi e quindi la consultazione può slittare fino all’autunno.

PROROGA DI TRE MESI AL MANDATO DELLE GIUNTE REGIONALI DI VENETO, LIGURIA, TOSCANA, MARCHE, CAMPANIA E PUGLIA

Il mandato delle giunte regionali a statuto ordinario in scadenza viene prorogato di tre mesi rispetto alla durata prevista fino ad ora dalla legge. «Gli organi elettivi delle Regioni a statuto ordinario il cui mandato scade entro il 31 luglio 2020, durano in carica 5 anni e 3 mesi», si legge nel testo che interviene su Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia. Le Giunte potranno essere operative nella pienezza dei poteri loro attribuiti.

SLITTANO LE ELEZIONI COMUNALI PREVISTE NEL 2020

Slittano le elezioni comunali previste nel 2020. «In deroga a quanto previsto dall’articolo 1, comma 1, della legge 7 giugno 1991, n. 182, limitatamente all’anno 2020, le elezioni dei consigli comunali, previste per il turno annuale ordinario, si tengono in una domenica compresa tra il 15 ottobre e il 15 dicembre 2020», si legge nel testo provvisorio.

STOP A VERSAMENTI DI RITENUTE E CONTRIBUTI E AGLI AFFITTI DEGLI IMPIANTI SPORTIVI

Sospesi anche i versamenti di ritenute e contributi e gli affitti degli impianti sportivi. Le misure valgono sia per le società professionistiche sia per associazioni e società dilettantistiche e sospendono i versamenti fino a fine maggio e i canoni di locazione fino a giugno. Si chiede anche di istituire un fondo speciale al Credito sportivo per stornare gli interessi sui mutui.

LEGGI ANCHE: Il governo valuta una riduzione delle bollette per tutto il 2020

RIDUZIONE DELLE BOLLETTE, SOSPENSIONE DELLE IMPOSTE E FONDI PER AMMORTIZZATORI SOCIALI

Un altro punto del testo provvisorio riguarda la riduzione delle bollette per tutto il 2020. Ma non solo. Sono previsti anche fondi per gli ammortizzatori sociali e la sospensione delle imposte per i settori più colpiti, a partire da turismo e spettacolo.

PROROGA DEL VOTO PER AGCOM E GARANTE DELLA PRIVACY

Il voto delle commissioni parlamentari e delle Camere sulle Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e del Garante per la protezione dei dati personali slitterà ad una data fino a 60 giorni dalla cessazione dell’emergenza coronavirus. Il rinvio, si legge nella bozza provvisoria, si limita a prorogare la durata in carica degli attuali componenti delle due Authority senza ulteriori spese.

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Come i cinema sono stati messi in crisi dal coronavirus

Già 70 i titoli fermi, che potrebbero diventare un centinaio con l'estensione del blocco. Tutta la filiera costretta alla paralisi. Ma l'Anica progetta il rilancio. Confidando che arrivi già in estate.

Non c’è un settore non contagiato dall’emergenza coronavirus, ma il cinema è tra quelli che potranno venir fuori alla grande, quando tutto sarà finito, proprio per la sua funzione sociale, di arricchimento culturale, di aggregazione, indispensabile per tutti come già si vede in questi giorni di fame di contenuti tra social e tivù, pur a sale vuote. Per questo, «quando verremo fuori dalle catacombe ci sarà una bella riscossa e anzi con tutta la filiera a bordo» – ossia con le piattaforme dentro l’Anica ndr – «non solo ci stiamo preparando al dopo, ma avremo alla fine un sistema più moderno».

SONO GIÀ 70 I TITOLI FERMI

È realista ma anche determinato a immaginare un futuro positivo il presidente dell’Anica Francesco Rutelli. Questa mattina in una conference call con i presidenti di distributori (Mario Lonigro), produttori (Francesca Cima), esercenti (Mario Lorini) ha fatto un quadro, evidentemente parziale, della situazione che è drammatica come ovunque. «Impossibile quantificare il danno economico», ha detto. «Ci sono 70 titoli fermi – da Si vive una volta sola di Carlo Verdone ai Miserabili premiato a Cannes – «solo dalla settimana antecedente lo stop e fino ai primi di aprile secondo il Dpcm, potrebbero diventare 100 se si proseguirà con il blocco: il loro destino sarà complicato, alcuni andranno direttamente sulle piattaforme».

SI SPERA NELL’ESTATE PER UN’OCCASIONE DI RILANCIO

«Ogni azienda» – ha detto Lonigro – «sta cercando di rivedere il proprio «listino in una situazione in fieri e complicatissima che si va aggrovigliando anche a livello globale vista la pandemia che ad esempio, per citare l’ultimo caso, ha fermato Mulan della Disney. Non sappiamo quando finirà, ma è chiaro che ci sarà un sovraffollamento di proposte da coordinare e l’estate, se ci sarà la riapertura, potrebbe essere storica per il rilancio». «Una stagione di supermoviement« – ha sottolineato Rutelli – «un momento fondamentale per riappropriarci del cinema. E anche i David, ora costretti allo stop, saranno un’occasione pubblica di grande rilancio del settore». Quanto a Volevo nascondermi, il film di Giorgio Diritti con Elio Germano Orso d’argento a Berlino e ultimo a uscire in sala, «uscirà di nuovo, guiderà la ripartenza e considereremo quattro giorni di anteprima l’uscita scorsa», ha aggiunto Lonigro.

TUTTA LA FILIERA MESSA ALLE STRETTE

Se il destino dei cosiddetti ‘pending’, ossia in gergo i titoli senza data di uscita, è complicato non sta meglio il resto della filiera: i set sono fermi, una quarantina, ha detto Cima, riservandosi di comunicare successivamente dati precisi delle produzioni costrette allo stop, tra film internazionali (come Mission Impossible 7 con Tom Cruise bloccato a Venezia proprio all’inizio dell’emergenza a febbraio), italiani ma anche pubblicità e tivù. E anche la post produzione va necessariamente a rilento visto che, per ovvie ragioni di distanza, le sale doppiaggio ad esempio sono chiuse mentre procedono da remoto le attività in solitario.

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Le buone notizie del 13 marzo contro l’ansia da coronavirus

Lo 'ndranghetista arrestato per aver violato le norme sul virus. I risultati incoraggianti del farmaco Tolicizumab a Napoli. L'iniziativa "L'Italia Chiamò" del Mibact. In Cina solo otto nuovi casi in un giorno. Pillole di ottimismo per affrontare l'angoscia da pandemia.

L’emergenza coronavirus è reale ed è giusto affrontarla, così come è giusto rispondere alla domanda di informazioni riguardanti l’interesse pubblico per definizione: la salute. Ma il sovraccarico di notizie genera spesso un allarmismo controproducente. Per questo, abbiamo deciso di cercare di placare il senso di ansia generalizzata con i fatti positivi legati alla pandemia che ogni giorno avvengono, ma nessuno nota. Un piccolo calmante per affrontare la crisi (passeggera).

LO ‘NDRANGHETISTA ARRESTATO PER AVER VIOLATO LE NORME SUL CORONAVIRUS

Arrestato a Bruzzano Zeffirio, in provincia di Reggio Calabria, il latitante Cesare Antonio Cordì, 42enne esponente di spicco della ‘ndrangheta di Locri, in una operazione messa a segno dai carabinieri. L’uomo si nascondeva nel centro del reggino ed è stato individuato grazie alla violazione delle norme emergenziali in atto per il contenimento del contagio da coronavirus.

BUONI RISULTATI DAL FARMACO ANTI-ARTRITE

«Da sabato abbiamo trattato sei pazienti tutti intubati. Di questi, tre hanno avuto un miglioramento importante. Il primo paziente ha evidenziato segni di miglioramenti alla Tac di controllo effettuata ieri sera», ha detto Paolo Ascierto, direttore dell’unità di immunologia clinica del Pascale, sull’uso all’ospedale Cotugno di Napoli del Tolicizumab, l’anticorpo monoclonale utilizzato per il trattamento dell’artrite reumatoide sulla polmonite indotta dal coronavirus. Si ipotizza di stubare il paziente se rimarrà stabile.

IL FORMAT L’ITALIA CHIAMÒ DEL MIBACT

Il ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il turismo ha aderito a L’Italia Chiamò, la campagna nata spontaneamente sulla rete che vede molti artisti, giornalisti, musei e istituzioni culturali impegnati in un grande evento finalizzato alla raccolta fondi per la Protezione civile. Il canale YouTube del Mibact ospiterà fino a mezzanotte il live streaming solidale al quale stanno partecipando centinaia di protagonisti del mondo dell’informazione, della cultura, della musica e dello spettacolo.

IN CINA OTTO NUOVI CASI IN UN GIORNO

La Cina ha annunciato un bollettino relativo alla giornata di ieri con nuovi minimi assoluti: appena otto nuovi casi registrati e 7 decessi, che portano il totale a 3.176. La Commissione sanitaria nazionale (Nhc) ha riferito anche che 6 morti fanno capo alla provincia dell’Hubei, l’epicentro dell’epidemia, e uno a quella dello Shandong. Sono 1.318 i pazienti dimessi dagli ospedali che portano le guarigioni complessive a 64.111, pari a quasi l’80% (79,33%) degli 80.813 contagi finora accertati.


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Emiliano Sala crash: Pilot Ibbotson ‘not licensed for flight’

The footballer, 28, would have been "deeply unconscious" during the crash, investigators say.
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