Daily Archives: 11 Marzo 2020

L’Oms ha ufficialmente dichiarato il coronavirus una pandemia

L'Organizzazione mondiale della sanità ha cambiato la denominazione di quella che fino ad ora era un'epidemia: «I casi e i morti aumenteranno, ma siamo insieme in questa situazione. Dobbiamo agire con calma».

L’Oms ha ufficialmente dichiarato la pandemia di coronavirus. «La parola pandemia», ha aggiunto, «non può essere usata con leggerezza perché può causare paure non necessarie e il sentimento che la lotta è finita. Ma non è così. Descrivere la situazione come pandemia non cambia cosa fa l’Oms e cosa i Paesi devono fare». Ghebreyesus ha sottolineato che si tratta della «prima pandemia causata da un coronavirus». Nei prossimi mesi, ha aggiunto il direttore generale dell’Oms, «ci aspettiamo di vedere i numeri di casi, di morti e il numero di Paesi affetti salire ancora di più».

«Siamo in questa situazione assieme e abbiamo bisogno di agire con calma per fare la cosa più giusta», ha concluso. Il direttore generale ha ringraziato l’Italia, la Corea del Sud e l’Iran per le misure adottate.

Le pandemie, come spiega il National Geographic, sono epidemie che attraversano confini internazionali e contagiano un ampio numero di persone in tutto il mondo. Il coronavirus sembra già da tempo rientrare in questa dichiarazione. Perché cambiarne il nome proprio ora?

«La dichiarazione di pandemia ha un valore: significa che le autorità non credono di poter contenere la diffusione del virus e devono passare a strategie mitigative, come ad esempio chiudere le scuole e annullare i raduni di massa», spiega il National Geographic, «come è avvenuto in Italia la sera del 9 Marzo quando il Presidente del Consiglio Conte ha deciso di dichiarare tutto il Paese zona rossa con le dovute restrizioni». 

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Il Papa ‘virtuale’ ai tempi del coronavirus e i nuovi rapporti Chiesa-Stato

Un’udienza generale come non si era mai vista quella di mercoledì 11 febbraio: il papa collegato in streaming dalla biblioteca..

Un’udienza generale come non si era mai vista quella di mercoledì 11 febbraio: il papa collegato in streaming dalla biblioteca del Palazzo apostolico parla a una folla virtuale di fedeli; un’udienza-video insomma, con il vescovo di Roma lontano da piazza San Pietro, ossia dal simbolo mondiale della cattolicità e di Roma. E lontano dalla gente, da quella fisicità che caratterizza ormai la figura e il ruolo del pontefice in epoca moderna.

Lo stesso era già avvenuto per l’Angelus di domenica scorsa, in quell’ occasione Francesco aveva esordito così: «È un po’ strana questa preghiera dell’Angelus di oggi, con il papa ‘ingabbiato’ nella biblioteca, ma io vi vedo, vi sono vicino». La modalità degli appuntamenti pubblici a distanza diventerà, almeno per qualche tempo, un’abitudine, anche Oltretevere. Il Vaticano si è adattato alle indicazioni del governo italiano come già aveva fatto la conferenza episcopale.

Allo stesso tempo va sottolineato come l’interruzione per decreto governativo di tutte le celebrazioni religiose è un fatto senza precedenti che, pur motivato da una crisi sanitaria eccezionale come quella che stiamo attraversando, costituisce un inedito nei rapporti Chiesa-Stato; un fatto che riequilibra a favore del primato dello Stato le relazioni bilaterali dopo vari decenni in cui la Chiesa – con indubbia abilità politica – aveva guadagnato terreno rispetto all’ambito laico in vari settori: da quello fiscale a quello educativo-scolastico, da quello sanitario fino alla sfera dei provvedimenti bioetici.

CAMBIANO LE MODALITÀ DI PARTECIPARE ALLA VITA RELIGIOSA

L’evento coronavirus, autentico tsunami globale, influirà probabilmente in modo significativo su aspetti rilevanti della vita economica e sociale, dei rapporti fra gli Stati e quindi pure sulla relazione fra istituzioni e tradizioni religiose. La Conferenza episcopale ha aderito alle richieste provenienti dal governo senza esitare e con spirito di servizio; il divieto di celebrare messe, ha fatto sapere la Cei, «crea rammarico e disorientamento nei pastori, nei sacerdoti, nelle comunità religiose e nell’intero popolo di Dio» tuttavia «è stata accettata in forza della tutela della salute pubblica». Per questo le chiese restano aperte, ritrova spazio la preghiera, i momenti di raccoglimento, e il sacerdote si può dedicare all’ascolto dei fedeli. Sarà un tempo di rinnovamento spirituale? Si vedrà, intanto le modalità di partecipazione alla vita religiosa cambiano.

TANTE CRITICHE CONTRO IL DIVIETO DI CELEBRARE LA MESSA

Tuttavia ‘l’ordine’ del governo ha trovato anche voci dissenzienti. Per lo storico Alberto Melloni, con i provvedimenti presi dall’esecutivo sono entrate in gioco «la libertà religiosa e la liberà di culto», fatto che non va sottovalutato, mentre per un altro studioso cattolico di primo piano come Andrea Riccardi si è chiesto: «Non sono un epidemiologo, ma ci troviamo davvero di fronte a rischi così grandi da rinunciare alla nostra vita religiosa comunitaria?». Più o meno sulle stesse posizioni il priore di Bose Enzo Bianchi. E bisogna dire che in questo caso le preoccupazioni di esponenti progressisti come quelli appena citati, coincidono con alcuni allarmi del fronte tradizionalista. Si tratta di punti di vista che però non sono stati fatti propri, fon ad ora, dalla Santa Sede.

L’APPELLO A NON DIMENTICARE I PROFUGHI SIRIANI

Da parte sua Francesco, nel corso dell’udienza generale del mercoledì, ha avuto parole di forte incoraggiamento per medici e infermieri impegnati nel contrasto al coronavirus  quindi ha aggiunto: «Non vorrei che questo dolore, questa epidemia tanto forte ci faccia dimenticare i poveri siriani, che stanno soffrendo al confine tra Grecia e Turchia: un popolo sofferente da anni». Gente in fuga – ha ricordato – dalla guerra, dalla fame, dalle malattie. Il papa, insomma, ha chiesto di non dimenticare quanto sta avvenendo ai confini d’Europa. Infine, attraverso il Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, la Santa Sede ha rivolto un appello alla comunità internazionale affinché i Paesi più deboli economicamente e con le strutture sanitarie più fragili, vengano sostenuti nell’emergenza Covid-19; non solo: i governi – secondo il Vaticano – sono chiamati ora  anche a fare fronte, in una logica di solidarietà e aiuto reciproco,  alla nuova crisi economica che si sta delineando a causa della diffusione del virus.

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I sondaggi politici elettorali dell’11 marzo 2020

Il Pd sale al 22,5%. Mentre la Lega scende al 27%. Lieve calo anche per M5s, Italia viva e Forza Italia. Stabile Fratelli d'Italia al 13,4%.

Nei giorni caratterizzati dall’acuirsi dell’emergenza coronavirus, i sondaggi politici continuano a evidenziare un rafforzamento del Pd. Dopo una settimana di tregua, la Lega torna a scendere nelle intenzioni di voto degli italiani, calando al 27% dal 27,2%. Mentre i dem passano al 22,5% dal 22%.

La rilevazione è stata fatta dell’istituto Ixè per Rai – Cartabianca tra il 9 e il 10 marzo. Scendono lievemente, nell’area di governo, il M5s (al 15,5% dal 15,7%) e Italia viva (al 2,6% dal 2,8%). Tra le opposizioni, invece, stabile Fratelli d’Italia al 13,4%. Mentre Forza Italia scende al 6,1% dal 6,2%.

Metodologia: indagine quantitativa campionaria metodo di raccolta dati: telefono fisso (cati), mobile (cami) e via web (cawi); universo: popolazione italiana maggiorenne; campione intervistato: rappresentativo (quote campionarie e ponderazione) in base a: genere, età, zona di residenza, ampiezza comune, votato 2018/2019; dimensione campionaria: 1.000 casi (margine d’errore massimo ±3,10%); periodo di rilevazione: dal 9 al 10 marzo 2020.

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Harvey Weinstein condannato a 23 anni

Il produttore che ha fatto esplodere il movimento #MeToo colpevole in primo grado per l'aggressione sessuale dell'assistente Miriam Hailey e per il rapporto non consensuale con l'aspirante attrice Jessica Mann.

Harvey Weinstein è stato condannato a 23 anni di prigione. Il giudice James Burke avrebbe potuto condannare Weinstein da un minimo di cinque anni a un massimo di 29. Ha deciso per l’ex produttore 20 anni di reclusione per l’aggressione sessuale dell’assistente Miriam Hailey e tre anni per il rapporto sessuale non consensuale con l’aspirante attrice Jessica Mann. Le due pene dovranno essere scontate consecutivamente. Sia Weinstein che le sue accusatrici hanno parlato nel corso dell’udienza.

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Quattro frati del convento di Lendinara sono positivi al coronavirus

Ora tutta la comunità di 20 religiosi è in isolamento fiduciario. Subito è partito un appello ai fedeli che avevano fatto la confessione nella chiesa di Sant'Agata il 7 marzo.

Quattro frati del convento francescano di Lendinara (Rovigo) sono risultati positivi al tampone per il coronavirus, e ora tutta la comunità di 20 religiosi è in isolamento fiduciario. Lo conferma all’Ansa il padre guardiano. Appreso l’esito del test, i frati hanno subito lanciato un appello ai fedeli che avevano fatto la confessione nella chiesa di Sant’Agata il giorno 7 marzo – prima i religiosi erano altrove – perché contattino velocemente autorità sanitarie.

Si tratta in tutto, spiegano dal convento, di una decina di persone, di Lendinara e altri paesi vicini, che sono già state individuate, e i cui recapiti sono stati comunicati dai frati all’Ulss 5 polesana. Dei quattro frati, solo uno, un 40enne, è ricoverato nel reparto malattie infettive di Rovigo. Gli altri tre, tutti asintomatici, sono in isolamento fiduciario in convento, al pari degli altri componenti la comunità. Prima di scoprire d’essere stati contagiati dal SarsCov2 i francescani di Lendinara si era recati in trasferta per una settimana a Camposampiero, nel padovano, per prendere parte alla riunione capitolare chiamata a votare per il rinnovo del ministro provinciale.

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Caos Roma e Inter: l’Uefa paga il silenzio sul coronavirus

Rischiano di saltare entrambi i match che vedevano impegnate le italiane nella seconda competizione europea. I giallorossi non partono per Siviglia e il Getafe non vuole venire a Milano. Mentre la LIga valuta lo stop.

L’immobilismo dell’Uefa nel fronteggiare il coronavirus rischia di compromettere definitivamente il regolare andamento delle competizioni europee. Alla vigilia degli ottavi di Europa League, infatti, la Roma ha comunicato che non partirà per Siviglia, sede del match col club andaluso. Il club giallorosso lo ha comunicato via Twitter, spiegando che lo stop è arrivato «dopo che l’aereo dall’Italia non è stato autorizzato ad atterrare in Spagna da parte delle autorità locali».

IL GETAFE NON VUOLE VENIRE IN ITALIA

Un colpo di scena che segue di poche ora l’irremovibile decisione presa dal Getafe, che ha comunicato come per nessuna ragione partirà alla volta di Milano, dove avrebbe dovuto incontrare l’Inter nell’altro incontro che vede coinvolta una squadra italiana. Il tutto a sole 24 ore dalla trasferta dell’Atalanta a Valencia per gli ottavi di Champions League, incontro disputato a porte chiuse, ma coi tifosi spagnoli assiepati davanti allo stadio lungo tutto l’arco dei 90 minuti.

LA LIGA VERSO LO STOP

Ora, invece, proprio la Spagna valuta l’ipotesi di fermare il campionato. Dopo che la federazione iberica ha decretato lo stop completo a tutti i campionati, esclusi Primera e Segunda, per l’esplosione di casi di coronavirus, una riunione urgente è attesa nel pomeriggio per valutare se fermare anche le due serie principali. Alla riunione sono attesi federazione, lega e assocalciatori, in attesa delle indicazioni delle autorità sanitarie. Ieri la Lega aveva decretato le porte chiuse per la Liga, e i giocatori avevano rivolto un appello all’Uefa per non giocare le partite delle coppe.

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Perché non è vero che il coronavirus colpisce più gli uomini delle donne

Da settimane lo abbiamo sentito ripetere. Ma il prof Pregliasco spiega a L43 che «oggi c'è un'equidistribuzione dei casi». E le gravidanze? «Solo qualche intoppo». Mentre non esistono prove di trasmissione madre-feto.

Ma è vero che il coronavirus colpisce molto più gli uomini che le donne? I dati di un’analisi dell’Istituto superiore di sanità dicono che l’età media dei pazienti deceduti dopo aver contratto il Covid-19 è 81 anni: sono in maggioranza uomini e in più di due terzi dei casi hanno tre o più patologie preesistenti.

IL MOMENTO DI SFATARE QUALCHE FALSO MITO

L’Italia ormai in quarantena al 20esimo giorno dell’era del virus ha superato la quota simbolo di 10 mila contagiati, 1.004 dei quali guariti. Ed è il momento si sfatare qualche falso mito: anche le donne e i giovani si possono ammalare facilmente. Secondo i dati aggiornati al 9 marzo «ci sono circa il 5-7%» di persone che si sono infettate e hanno «meno di 30 anni». Il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro ha sottolineato che «che queste fasce di età sono meno suscettibili, ma significa anche che il loro comportamento è fondamentale per evitare contagio».

MASCHI ADULTI “SESSO DEBOLE”? NON È COSÌ

E sulla questione di genere Lettera43.it ha interpellato il professore Fabrizio Pregliasco, ricercatore in Igiene generale e applicata all’Università degli Studi di Milano. Da settimane ci viene detto che il coronavirus colpisce soprattutto i maschi adulti, che sono loro il “sesso debole“, quello preferito dal contagio. Ma non è proprio così. O almeno, non più.

Fabrizio Pregliasco. (Ansa)

DOMANDA. Professor Pregliasco, è vero oppure no che le donne sono meno colpite degli uomini dal Covid-19?
RISPOSTA. La casistica secondo la quale il coronavirus contagiava prevalentemente i maschi è nata all’inizio dell’epidemia, in quel famoso mercato del pesce a Wuhan, l’elemento facilitante del virus, la nostra Lodi. Lì avevamo constatato che i maschi erano i più colpiti, ora la situazione evidenzia invece un’equidistribuzione.

Quindi il contagio non fa differenze di genere?
Presumibilmente in alcune situazioni sono più colpiti percentualmente gli uomini rispetto a un’esposizione e un tipo di rischio professionale. Però non c’è più questa distinzione di sesso, così come adesso che aumentano i casi stiamo vedendo anche i giovani ammalarsi, alcuni purtroppo anche gravi.

Il dato che riportava il tasso di mortalità degli uomini al 2,8% contro quello delle donne all’1,7% non è più attendibile?
Va detto che è una variabilità su una casistica piccola. Oltretutto noi abbiamo sempre un problema di denominatore sulla letalità in generale, perché la mortalità si calcola con il numero di morti su numero di casi. E il numero dei casi è impreciso perché c’è sempre una sottonotifica. Di certo non possiamo dire che il virus colpisce di più gli uomini adulti, anche se la quota di comorbidità è percentualmente un po’ più alta nei maschi.

Con la Sars il tasso di mortalità fu il 50% più alto negli uomini che nelle donne. C’entravano anche fattori come il fumo?
Certamente sì.

Parliamo di gravidanza e Covid-19?
La casistica per fortuna non è ampia, abbiamo il caso della moglie del paziente 1 che, incinta, ha fatto un decorso tranquillo, è guarita ed è tornata a casa. Quello che si può vedere rispetto alle esperienze di altri virus, salvo Zika, un virus carogna, è che normalmente l’influenza nella donna gravida è un po’ più pesante, i parti possono diventare più impegnativi. Probabilmente sarà una una gravidanza che subisce qualche intoppo, questo sì.

Domenica a Massa Carrara è nata una bimba. La madre è risultata positiva dopo il parto, la neonata è per ora negativa e in isolamento. Ci sono prove di trasmissione madre-feto?
No, non ne abbiamo, la casistica è piccolissima. Attualmente non ci sono alterazioni dimostrate rispetto al feto.

Lei ha affermato che il picco di Covid-19 in Lombardia arriverà a fine aprile.
Sì, diciamo che se non facciamo nulla per evitarlo sarà un picco enorme. È probabile che serva ancora un bel po’ di tempo prima di arrivare a un calo della diffusione.

Cosa ne pensa delle misure forti prese dal governo?
È l’unica possibilità che abbiamo.

Sono provvedimenti sufficienti?
Beh, dal punto di vista medico più stringenti sono meglio è, si tratta di una scelta politica di realizzabilità, fattibilità e anche di mantenimento nel tempo. Perché l’importante è che l’azione sia prolungata.

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La polemica su Gori e i «pazienti lasciati morire»

Il sindaco di Bergamo su Twitter: «Chi non può essere trattato viene lasciato morire». Il primo cittadino ha rilanciato l'intervista a un rianimatore che spiega come avvengono le scelte in ospedale. Ma poi si è scusato per aver usato toni poco «delicati».

«Sembra che la crescita stia solo rallentando e invece è solo perché non ci sono più posti (se ne aggiungono pochi con grande fatica). I pazienti che non possono essere trattati vengono lasciati morire», ha scritto il sindaco di Bergamo Giorgio Gori su Twitter facendo esplodere la polemica.

Gori fa riferimento a un articolo del Corriere della Sera in cui il dottor Salaroli, anestesista rianimatore a Bergamo, ha spiegato come avvengono le scelte su chi accogliere in ospedale e quali pazienti trattare e quali no.

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Il farmaco anti-artrite usato contro il coronavirus sembra dare buoni risultati

L'oncologo Paolo Ascierto, del "Pascale" di Napoli chiede protocollo nazionale per estendere l'impiego del Tocilizumab. Sarà estubato uno dei primi due pazienti trattati in Italia.

Subito un protocollo nazionale per estendere l’impiego di Tocilizumab, farmaco anti-artrite, nei pazienti contagiati da coronavirus e in condizioni critiche. Lo chiede l’oncologo Paolo Ascierto, del Pascale di Napoli: «Il farmaco ha dimostrato di essere efficace contro la polmonite da Covid-19». A Napoli, spiega, «sono stati trattati i primi due pazienti in Italia, in 24 ore la terapia ha evidenziato ottimi risultati e domani sarà estubato uno dei due pazienti perché le sue condizioni sono migliorate. Ieri è iniziato il trattamento per altre due persone e oggi ne tratteremo altre due».

TERAPIE ANCHE NEI CENTRI DI BERGAMO, FANO E MILANO

Altri malati, precisa Ascierto, presidente Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione Pascale di Napoli, «hanno già ricevuto la terapia anche nei centri di Bergamo, Fano e Milano. Ma è molto importante che il suo utilizzo venga esteso quanto prima, così potremo salvare più vite. La nostra struttura insieme all’Azienda Ospedaliera dei Colli è stata la prima, in Italia, a utilizzare questa terapia nei pazienti con coronavirus».

COLLABORAZIONE CON I COLLEGHI CINESI

«Abbiamo stabilito un vero e proprio ponte della ricerca con i colleghi cinesi, che avevano già osservato un miglioramento nei malati trattati in questo modo» – spiega inoltre Gerardo Botti, Direttore Scientifico del Pascale -. «Solo la collaborazione internazionale consentirà di mettere a punto armi efficaci contro il Covid-19 e il Pascale da sempre si distingue per la capacità di siglare collaborazioni a livello globale. I risultati positivi di Tocilizumab devono essere validati, per questo serve uno studio multicentrico nazionale».

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Coronavirus, Merkel: «Non si può dire all’Italia di non investire nella sanità»

Da Berlino, la cancelliera tedesca ha ribadito che «la situazione è straordinaria» e che la possibilità di usare la flessibilità «è già contenuta nel patto di stabilità». Sulla chiusura delle frontiere dell'Austria, attacca: «Non è il modo adeguato di reagire. L'Europa non si deve isolare».

«Non si può dire all’Italia in questa situazione che non debba investire nel suo sistema sanitario». A dirlo è Angela Merkel durante la conferenza stampa a Berlino sull’emergenza coronavirus. La cancelliera tedesca ha anche sottolineato come sia «chiaro che le spese su questo debbano avere una precedenza». «La situazione è straordinaria», ha aggiunto Merkel, spiegando che la possibilità di usare la flessibilità «è già contenuta nel patto di stabilità». La cancelliera, poi, ha «voluto inviare un messaggio agli amici italiani: le notizie sull’emergenza in Italia ci angustiano».

LEGGI ANCHE: Le strategie opposte di Austria e Svizzera nei confronti dell’Italia

MERKEL: «CHIUDERE LE FRONTIERE NON È IL MODO ADEGUATO DI REAGIRE»

In riposta alla chiusura della “zona protetta“, in Italia, per contenere l’epidemia di coronavirus, l’Austria e la Slovenia hanno chiuso le frontiere con il nostro Paese. Provvedimenti bocciati da Merkel: «La Germania non ritiene che chiudere le frontiere sia il modo adeguato di reagire. L’Europa non si deve isolare ma deve coordinarsi. Nessun sistema sanitario dovrà vivere una situazione di emergenza».

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L’allarme di Gallera: «Gli ospedali non reggeranno a lungo»

L'assessore al Welfare della regione più colpita fa il punto: «Il Paese è più consapevole, ma le terapie intensive non sono infinite».

La guardia resta alta in Lombardia, dove i numeri dell’emergenza continuano ad alimentare preoccupazioni. «Oggi sono più ottimista perché vedo un Paese più consapevole, ma le terapie intensive e gli ospedali non potranno reggere all’infinito», ha detto l’assessore al Welfare Giulio Gallera. «In Lombardia il momento di crash non è lontano. Io posso dire che le nostre donne e i nostri uomini faranno di tutto per impedire che questo arrivi e reggere giorno per giorno finché vedremo questa curva scendere, ma abbiamo bisogno che scenda il prima possibile». Poi Gallera ha aggiunto: «Oggi abbiamo bisogno di prendere provvedimenti forti e rallentare, non fermare, il cuore del Paese. È importante capire che bisogna intervenire prima».

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Coronavirus, morto il presidente dell’Ordine dei medici di Varese

Roberto Stella, 67 anni, è deceduto la notte scorsa all'ospedale di Como, dove era ricoverato per insufficienza respiratoria dopo aver contratto il Covid-19.

Il presidente dell’Ordine dei medici della Provincia di Varese e medico di base a Busto Arisizio (Varese) Roberto Stella, 67 anni, è morto la notte scorsa all’ospedale di Como, dove era ricoverato per insufficienza respiratoria dopo aver contratto il Coronavirus. La notizia è stata confermata dal sindaco di Busto Arsizio, Emanuele Antonelli.

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Blasian dating in South Africa: ‘Will my Asian family accept my black boyfriend?’

Blasian - black and Asian - couples now exist in South Africa... but they don't always have an easy time.
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