Non c’è pace in casa Juventus: dopo il caso di doping di Paul Pogba e le nuove vicende giudiziarie riguardanti sul presunto vizio scommesse di Nicolò Fagioli, si apre l’emergenza a centrocampo. L’inevitabile squalifica del francese e le possibili sanzioni sul giovane centrocampista italiano hanno portato la società torinese a riflettere se intervenire sul mercato. Alla Continassa si fa il nome di Federico Bernardeschi, classe 1994 attualmente in forze al Toronto, ceduto proprio dalla Juve nell’estate del 2022 e non certo rimpianto dai tifosi. Il giocatore però ha la stima del tecnico MassimilianoAllegri e gradirebbe un rientro in Italia, anche in ottica Nazionale. L’operazione, se si concretizzerà, prenderà forma nel mercato di riparazione di gennaio.
Fabrizio Corona ha svelato sul profilo Instagram del sito Dillinger News i due calciatori presunti scommettitori di cui aveva parlato dopo il caso di Nicolò Fagioli. Si tratta, secondo quanto dichiara il re dei paparazzi, di «Tonali e Zaniolo». «Anche loro scommettono», ha scritto in un post poi cancellato. Negli stessi minuti Corona ha diffuso degli audio tramite stories parlando dell’arrivo della polizia in casa sua e annunciando che per questo motivo «le prime prove sui calciatori coinvolti slittano alle 18».
Nicolò Zaniolo e Sandro Tonali a contrasto durante un match con le rispettive ex squadre, Roma e Milan (Getty Images).
Corona: «Presto tutte le prove e i documenti»
Nelle story sul proprio profilo ufficiale, Corona ha raccontato: «Sto andando in questura volontariamente a essere sentito come persona informata sui fatti. Per queste problematiche le prime prove slittano alle 18». Nel post cancellato, inoltre, ha aggiunto: «Nel corso della prossima settimana tutte le prove e i documenti con audio e nomi». Il paparazzo aveva anticipato l’inchiesta su Fagioli, che si è poi autodenunciato. Diverso il caso di Tonali e Zaniolo: non c’è alcuna conferma del loro coinvolgimento nel mondo delle scommesse.
Lo sfogo di Romelu Lukaku dal ritiro del Belgio non è piaciuto ai tifosi dell’Inter. L’attaccante della Roma, impegnato con la propria nazionale, ha volto lo sguardo agli ultimi mesi, dopo un’estate turbolenta in chiave mercato. E ha dichiarato: «Se dicessi davvero come è andata l’estate scorsa, tutti rimarrebbero scioccati. Sono state scritte tante cazzate sul mio conto». Poi, però, ha anche parlato delle chance da gol mancate in finale di Champions: «I primi giorni mi sentivo un po’ a disagio, ma la mia mente era spenta per quello che era successo nei giorni precedenti. Ne parlerò più avanti». Giustificazioni che non sono piaciute alla Curva Nord.
Lukaku sorride durante un allenamento con il Belgio (Getty Images).
Un capo ultras attacca Lukaku: «Milano ti aspetta»
Uno dei capi ultras della Curva Nord nerazzurra, infatti, ha risposto al gigante belga con un messaggio pubblicato su Instagram. Ha scritto: «Romelu Lukaku … non ci interessa quello che hai da dire, non ci interessano le tue giustificazioni, non vogliamo minimamente sentire la tua voce! Se hai le palle (dubito) vieni al Meazza. Milano ti aspetta». Il 29 ottobre allo stadio San Siro l’Inter ospiterà la Roma e sarà il primo incrocio tra Lukaku e i suoi ex tifosi. L’accoglienza rischia di essere non delle migliori, anche alla luce delle ultime dichiarazioni dell’attaccante.
Romelu Lukaku nel riscaldamento del match della Roma contro il Cagliari (Getty Images).
50 mila fischietti per l’arrivo di Lukaku
In attesa della gara, i tifosi hanno distribuito centinaia di volantini durante le ultime uscite dell’Inter. Il messaggio è chiaro: «29 ottobre data da segnare in rosso per far sentire tutto il disgusto che proviamo verso chi ci ha voltato le spalle nel modo più indegno. Un personaggio che si è dimostrato un piccolo uomo, perché prima di essere un campione bisogna essere uomini e saper rispettare la parola data; ti abbiamo difeso a spada tratta e ci hai ripagato voltandoci le spalle. Prima dell’incontro con la Roma la Nord distribuirà 50 mila fischietti da utilizzare a perdifiato ad ogni tocco di palla di chi ha tradito la nostra maglia. Facciamo vedere a tutti come merita di essere trattato chi si è mostrato indegno di indossare i nostri colori».
«Quando sono arrivato al Napoli c’erano persone che dicevano che non avrei segnato neanche 4 gol perché la Serie A è molto fisica. Ed è così ma quando mi dici che non posso fare una cosa, anche se non so farla, voglio imparare e sfidare quelle persone. Chi diceva certe cose adesso si sta nascondendo». Lo ha detto Victor Osimhen in un’intervista in Nigeria al canale Kortyeo, prima dell’amichevole della sua nazionale contro l’Arabia Saudita.
Osimhen: «Maradona? Il più grande di tutti»
Osimhen ha parlato del suo legame sentimentale alla città quando gli è stato chiesto di Maradona: «Diego per me è il più grande di tutti i tempi, nessun altro potrà mai fare qualcosa a Napoli di comparabile a lui». L’attaccante ha ricordato anche l’infortunio alla faccia del novembre 2021: «È stato nel match contro l’Inter. Il pallone stava arrivando e volevo prenderlo, il difensore (Milan Skriniar dell’Inter, ndr) ha colpito con la testa la mia faccia e hanno dovuto operarmi. È stato quasi un infortunio mortale, ringrazio Dio che sono ancora vivo».
«La fama non significa niente, non mi interessa»
Poi Osimhen ha analizzato il presente e la sua infanzia: «La fama oggi non significa niente per me, non mi interessa. Ci sono tante persone famose, ma col conto in banca in rosso. Non è semplice mostrare amore nel mondo in cui viviamo, per questo quando persone vengono da me e mostrano apprezzamento, mi ringraziano, mi dicono di continuare così, per me è un privilegio. Da piccolo potevo solo immaginare di diventare un calciatore, la situazione per la mia famiglia era dura, andavo a vendere i giornali o le bottiglie di acqua. Adoro Lagos, quando ho 4 giorni liberi vengo qua, mi piace stare in mezzo alla gente. Adoro tutto, lo stress, le vibrazioni, l’amore, le gelosie». Ultimo passaggio sul suo arrivo in Europa al Wolfsburg a 18 anni: «Quando ero in Nazionale e siamo andati al Mondiale in Cile, con l’Under 17, feci bene e vincemmo il torneo. I grandi club guardano queste competizioni e decisi di andare in Germania. Quando firmai c’erano molte voci a riguardo».
Non si ferma l’affaire scommesse nel mondo del calcio. Dopo NicolòFagioli, indagato dalla procura di Torino con l’accusa di aver giocato su circuiti illegali, Fabrizio Corona in un video sul suo profilo Instagram ha annunciato che ci sarebbe un altro giocatore italiano nell’elenco dei calciatori con il vizio del gioco d’azzardo. L’ex re dei paparazzi ha detto: «Giovedì 12 ottobre alle 18 secondo giocatore famosissimo coinvolto nel calcioscommesse». Nel video poi viene fornito un breve identikit del nuovo profilo coinvolto: il secondo nome farebbe infatti parte della Nazionale. Si tratterebbe di un calciatore ora impegnato in un campionato estero. Di chi si tratta?
Corona: «Non solo scommetteva, ma lo faceva mentre era in panchina»
Nel corso di un’intervista su TvPlay, Corona ha aggiunto: «Fagioli non è l’unico che fa questo nel campionato italiano, soprattutto di giocatori che ora sono in attività. Io, nell’arco delle prossime settimane, a partire da giovedì 12 ottobre, attraverso il mio sito Dillinger News, comunicherò il secondo calciatore coinvolto, che è molto più famoso di Fagioli e in questo momento gioca all’estero. Non solo scommetteva, ma lo faceva sulla propria squadra mentre era in panchina». L’annuncio è poi proseguito la mattina di giovedì 12 ottobre, Corona ha ulteriormente rilanciato parlando di due nomi che sarebbe pronto a svelare, di cui uno appartenente sempre alla Juventus.
Lo staff tecnico della Nazionale di calcio italiana (Getty).
L’ex re dei paparazzi coinvolge la Juventus: «Sapevano tutto»
Corona aveva anticipato il caso Fagioli già due mesi fa attraverso il suo canale Telegram. All’epoca scrisse: «Quando ho saputo la notizia non ci credevo, perché di solito a pelle riesco a capire come sono fatte le persone, anche guardando semplici fotografie, video e immagini. La notizia, infatti, mi ha sconvolto. Avere una grave dipendenza dalle scommesse/gioco, specie a 20 anni, è un problema a dir poco clamoroso». Nel corso dell’intervista su TvPlay, Corona ha poi aggiunto: «Quando ho dato questa notizia cinque mesi fa cioè che Fagioli era inguaiato, perché scommetteva da tantissimo tempo e aveva debiti con gente pesante, serba, è stato messo fuori rosa da Massimiliano Allegri, trovando motivi diversi dalla realtà dei fatti. La società lo sapeva e non ha denunciato, sapendo che il giocatore era ludopatico e scommetteva da un anno intero. Quindi, oltre la responsabilità di Fagioli vi è anche quella della Juventus». La testimonianza di Corona però è risultata essere lacunosa in alcuni aspetti, soprattutto quelli legati alle presunte responsabilità della società torinese. Infatti nel corso dell’ultima stagione Fagioli non è mai stato messo fuori rosa, ha solo trascorso alcune partite in panchina.
Il team Ducati Gresini ha ufficializzato l’accordo con Marc Marquez per la stagione 2024. Lo spagnolo, otto volte campione del mondo, aveva recentemente annunciato la propria separazione da Honda e a partire dalla prossima annata.
Il motociclista gareggia a fianco del fratello Alex
Marquez è il nuovo alfiere del Team Gresini nel mondiale classe MotoGP, al fianco del fratello Alex. Per l’occasione Marc ha dichiarato: «Sono entusiasta di questa nuova sfida. Non è stata una decisione facile perché sarà un grande cambiamento sotto tutti gli aspetti. A volte nella vita bisogna uscire dalla propria zona di comfort e mettersi alla prova per continuare a crescere. Per quanto riguarda il cambio di moto, so che dovrò adattare molte cose nel mio stile di guida e non sarà facile. Ma sono convinto che tutto il Team Gresini mi aiuterà molto. Non vedo l’ora di conoscere la squadra e di iniziare a lavorare con tutti loro». Così Marquez ha salutato il primo passo della sua nuova avventura, che è prevista nel 2024 in sella alla Ducati del team Gresini dopo 11 anni alla Honda, con la quale ha vinto sei titoli mondiali in MotoGP. Il motociclista ha aggiunto: «Per quanto riguarda il cambio di moto, so che dovrò adattare molte cose nel mio stile di guida e non sarà facile. Ma sono convinto che il Team Gresini mi aiuterà molto».
Prende il via giovedì 12 ottobre 2023 il Festival dello Sport di Trento. Per quattro giorni, fino a domenica 15 ottobre, la manifestazione, arrivata alla sua sesta edizione ha come tema conduttore la Grande Bellezza. Durante queste giornate, tanti gli ospiti presenti che si raccontano, da Baggio a Ibrahimovic, da Pogacar a Tamberi fino a Egonu.
Gli ospiti della prima giornata
Nella sua giornata d’apertura, il Festival dello Sport di Trento accoglie un campione che proviene dal mondo del calcio: Roberto Baggio. Fuoriclasse, Pallone d’Oro nel 1993, il calciatore è solamente il primo che ha confermato la sua presenza. Assieme a lui, a parlare della loro carriera e appassionare i più giovani, anche Ronaldinho, Shevchenko, Papin e Rummenigge e il più atteso, Zlatan Ibrahimovic oltre che Antonio Conte. Durante la kermesse previsti anche gli Stati generali del calcio, un forum per discutere del futuro del mondo del calcio tra sostenibilità dei costi, costruzione di nuovi stadi e il tema dei vivai. Durante il Festival spazio anche al ciclismo con la presentazione del Giro d’Italia 2024 e l’inaugurazione della mostra Campionissime, con le leggende Giuseppe Saronni e Andrea Tafi. Nei giorni seguenti arrivano anche Tadej Pogacar, Primoz Roglic, Filippo Ganna e Peter Sagan che proprio a Trento ha intenzione di annunciare l’addio al ciclismo. Nell’ambito dell’atletica è Mike Powell, primatista del mondo di salto in lungo nel 1991, a inaugurare la manifestazione, insieme alla coppia di amici e rivali Tamberi-Barshim e Marcello Fiasconaro. Ultime ma non ultime, sono pronte a raccontare la loro passione sportiva anche la sciatrice Sofia Goggia e la pallavolista Paola Egonu.
Aveva compiuto 89 anni lo scorso gennaio: Antonio Rosellini, decano degli agenti Fifa, è morto in Brasile, dove aveva scelto di vivere anche se non aveva mai dimenticato le sue origine umbre, di Foligno. Il nome di Rosellini è legato ai tanti campioni brasiliani arrivati in Italia dopo l’apertura delle frontiere nel 1980: Junior al Torino, Falcao e Cerezo alla Roma, Careca e Alemao al Napoli sono solo alcuni dei suoi colpi.
La carriera
Dopo aver lavorato nelle assicurazioni e poi alla Siae, Rosellini a cavallo degli anni 60-70 diventa dirigente del Foligno. Organizza amichevoli e comincia i suoi viaggi in Sud America per portare in Europa i club più blasonati. Quando nel 1980 l’Italia, dopo 14 anni, riapre agli stranieri, Rosellini vive in Brasile e praticamente tutti i club si rivolgono a lui che fu l’artefice dello sbarco nel nostro campionato di tantissimi giocatori. «Alemao lo avevo proposto a Cataldo del Lecce per quattro centesimi, non lo prese, lo vendetti in Spagna per dieci volte tanto e poi ancora di più in Italia» raccontò Rosellini in una intervista.
Lautaro Martinez e la moglie Agustina Gandolfo hanno rotto il silenzio e commentato la notizia della condanna del tribunale di Milano all’attaccante per licenziamento illegittimo. Su Instagram, i due hanno fatto chiarezza e attaccato la famiglia della 27enne babysitter, prima assunta e poi licenziata dopo le tante assenze per una grave malattia. Agustina ha scritto che la giovane: «Era un’amica e l’abbiamo aiutata. La sua famiglia si approfitta di noi».
La famiglia Martinez: «Abbiamo fatto tanto»
Nella story su Instagram, condivisa anche dal marito Lautaro Martinez, Agustina Gandolfo ha scritto: «Avevo deciso di rimanere in silenzio per rispetto. Ma non permetterò che venga infamata la mia famiglia. Abbiamo assunto una persona che era già malata, nostra amica da una vita. Abbiamo fatto molto per lei e la sua famiglia. Abbiamo pagato viaggi, aiutato a trovare i letti in ospedale, aiutato con le cure, con la sistemazione della famiglia che abbiamo dovuto convincere affinché venisse ad occuparsi della figlia che stava morendo».
L’attacco: «Che razza di persone siete?»
Poi l’attacco ai familiari: «E la sua famiglia, mentre la figlia stava morendo, ha tentato di ottenere soldi da noi, ha tentato di approfittarsi della situazione anche dopo la morte. Noi l’aiuto, un grande aiuto, lo abbiamo dato a lei quando aveva bisogno. E ora tentate di infamarci? Che razza di persone siete che tentate di approfittare della morte di un figlio per ottenere denaro?».
La story pubblicata sia da Agustina Gandolfo sia da Lautaro Martinez (Instagram).
Il calciatore della Juventus Nicolò Fagioli, indagato perché avrebbe effettuato scommesse online su siti non autorizzati, rischia fino a tre anni di squalifica. Dopo il caso plusvalenze, la manovra stipendi e la penalizzazione, ancora scossa per la positività al doping di Paul Pogba, un altro guaio per il club bianconero. Ma il centrocampista classe 2001, che si «è autodenunciato» alla giustizia sportiva, è «sereno» sulla vicenda che lo vede indagato dalla Procura della Repubblica di Torino. Lo fanno sapere all’Ansa i due legali Luca Ferrari e Armando Simbari.
Nicolò Fagioli (Getty Images).
«Nicolò è massimamente concentrato sulla Juventus e sul campionato»
«Nicolò è sereno ed è massimamente concentrato sulla Juventus e sul campionato», hanno dichiarato i due avvocati. «In riferimento alle notizie apparse sulla stampa, possiamo rappresentare che il nostro assistito sta affrontando con responsabilità la vicenda, in un’ottica di massima trasparenza e collaborazione con l’Autorità giudiziaria ordinaria e sportiva, come dimostra il fatto di essersi attivato per primo e tempestivamente nei confronti della Procura Federale».
Il Tribunale di Milano, sezione Lavoro, ha condannatoLautaro Martinez a risarcire la famiglia di una giovane per licenziamento illegittimo. La vicenda risale a diversi mesi fa, quando l’attaccante dell’Inter aveva assunto una 27enne come babysitter per la figlia Nina. Ma la giovane, otto mesi dopo, ha scoperto di avere una grave malattia che l’ha portata prima al ricovero e poi alla morte. Durante il periodo passato in ospedale, la 27enne ha fatto i conti anche con l’amarezza scaturita dall’essere stata licenziata. Lautaro Martinez aveva motivato la scelta con lo sforamento del tetto massimo previsto per le assenze per malattia.
Lautaro Martinez dovrà risarcire la famiglia
Il licenziamento è stato impugnato dai legali dello studio Gagliano-Vadalà, che difendevano l’ex babysitter e la famiglia. E da parte loro erano scaturiti i primi tentativi di conciliazione bonaria. È mancato, però, l’accordo e si è arrivati in tribunale. Dopo la morte della ragazza, la causa è passata agli eredi. Il giudice del lavoro ha tentato così nuovamente la via della conciliazione, ma anche in questo caso è saltato l’accordo, stavolta per la mancata adesione dell’attaccante. Infine, la sentenza: il licenziamento è stato dichiarato illegittimo e Lautaro Martinez ora dovrà risarcire gli eredi della giovane e provvedere al pagamento delle spese legali.
Lautaro Martinez in azione con la maglia dell’Inter (Getty Images).
Romelu Lukaku è tornato a parlare dell’estate che l’ha visto protagonista di un lungo intreccio di mercato, culminato con il suo arrivo alla Roma. L’attaccante sta vivendo un momento positivo, con 5 gol in 6 gare in giallorosso. Ora, dal ritiro del Belgio, ha deciso di lanciare un messaggio preciso: «Parlerò a tempo debito, aspetterò il momento giusto». Le parole del centravanti hanno incuriosito i fan. Il gigante belga ha aggiunto: «Se dicessi davvero come è andata l’estate scorsa, tutti rimarrebbero scioccati. Sono state scritte tante cazzate sul mio conto».
Il riferimento di Lukaku è alla vicenda che ha visto protagonista lui, il Chelsea, l’Inter, la Juventus e la Roma. Il belga ha concluso la stagione con i nerazzurri, in prestito dal club londinese, e sembrava chiuso l’accordo per il trasferimento a titolo definitivo a Milano. Poi la notizia del presunto sì alla formazione bianconera. La trattativa è sfumata e soltanto ad agosto Lukaku è riuscito a trovare una nuova destinazione, la Roma di Josè Mourinho, con cui è subito nato l’amore. Ora le parole dell’attaccante: «Sapete che non mi piace girare intorno a un argomento. Ci sono stati momenti in cui ho pensato davvero di poter esplodere, cinque anni fa probabilmente lo avrei fatto. Ora mi sono concentrato su quello che so fare meglio: giocare a calcio».
Lukaku esulta con i compagni di squadra dopo un gol (Getty Images).
L’attaccante: «Sono come LeBron James»
«Sono come LeBron James, gioca da tanti anni e ha dovuto sopportare molte cose», ha proseguito Romelu Lukaku. «Ma ogni estate lavora duro e smentisce tutti. Rispondo anch’io in campo. Sono state dette tante cose su di me, ma sono concentrato sulla Roma e sul Belgio. Ho lavorato duro tutta l’estate, come vedete sono in buona forma e voglio continuare così. Anche lo staff tecnico della Roma è rimasto colpito dal mio stato di forma al mio arrivo. È il campo che parla». E commentando il trasferimento nella Capitale, ha voluto ringraziare il connazionale Radja Nainggolan: «Alla Roma mi sono trovato subito bene fin dalla trattativa e devo ringraziare anche Radja per il contatto con la società. Mi ha informato sulla squadra e sui tifosi».
Più che una pista da bob è una pista da… boh. Il tempo scorre, il 2026 si avvicina, ma ancora non si sa dove saranno in programma le gare di bob, slittino e skeleton delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina. Anzi, una cosa quasi certamente è nota: che non si faranno dentro l’Italia, ma fuori. E già qui, figura barbina. Ma quanto fuori? Un conto è contemplare, come si è fatto, le alternative di Saint Moritz, in Svizzera, o di Innsbruck, Austria. Ben altro è ragionare su un’ipotesi che avrebbe del clamoroso ma sta prendendo sempre più piede: cioè Pechino, Cina. A quasi 8 mila chilometri di distanza da Cortina. Giusto un pelo fuori mano.
La distanza Cortina-Pechino: 7.822 chilometri.
La soluzione è meno strampalata di quello che si pensi, semplicemente perché la pista da bob cinese è quella più “fresca”, essendosi conclusa lì l’ultima edizione delle Olimpiadi invernali, quelle del 2022 che hanno consegnato il testimone proprio a Milano-Cortina. Ma che ora sono pronte a vederselo spedito indietro, in una richiesta d’aiuto piuttosto disperata.
Il cantiere per la costruzione del villaggio olimpico (Imagoeconomica).
Malagò si era arreso all’idea di una sede fuori dall’Italia
D’altronde il presidente del ConiGiovanni Malagò aveva ammesso che il Comitato organizzatore era pronto ad arrendersi all’idea di «identificare un’altra sede fuori dall’Italia». Smentendo il presidente della Federazione italiana sport invernali (Fisi), Flavio Roda, che aveva invece ribadito l’impegno nel cercare di «investire il possibile per costruire la pista nel nostro Paese».
Il presidente del Coni Giovanni Malagò (Imagoeconomica).
L’ipotesi scartata del recupero della pista di Torino 2006
Tra le ipotesi passate al vaglio ma scartate per infattibilità c’era anche quella di riattivare la (derelitta) pista di Cesana Pariol, quella usata per Torino 2006 e abbandonata. Un’infrastruttura costata alla fine 110 milioni di euro, a cui vanno sommati 2 milioni di manutenzione all’anno fino al 2012, a fronte di un prezzo preventivo che nel 1998 era quasi la metà: 60 milioni. Senza contare che nel 2018 l’allora sindaca di Torino Chiara Appendino si sfilò, non senza polemiche, dall’organizzazione dei Giochi.
Andrea Varnier, amministratore delegato di Milano-Cortina 2026 (Imagoeconomica).
Costo di 80 milioni, 800 giorni di tempo, aste deserte
Adesso il costo di questo impianto è oltre 80 milioni. A Cortina le aste sono andate deserte, in Veneto non si trova una ditta che voglia fare i lavori a quelle condizioni, cioè con pochi soldi e soprattutto poco tempo (circa 800 giorni) per costruire l’impianto, con buona pace del governatore Luca Zaia. Ecco perché la Cina è sempre più vicina. Olimpiadi Milano-Cortina-Pechino 2026. Suona come uno scherzo, ma una soluzione non può slittino, pardon slittare, ancora per molto.
Floyd Mayweather si schiera per Israele. L’ex pugile americano, vincitore di tutti i 50 incontri della carriera, ha infatti annunciato con alcuni post su Instagram che invierà viveri alla popolazione vittima della guerra. Come ha riportato Tmz, a bordo del suo jet privato, il campione americano organizzerà una spedizione di cibo, acqua e vestiti per i civili oltre a giubbotti antiproiettile per l’esercito israeliano contro Hamas. Air Mayweather, questo il nome della missione umanitaria dell’ex mattatore del ring, sarà guidato dai suoi quattro piloti personali AJ Ramey, Chris Javier, Sam Kniskern e Freeman Blakney. «Io sono per la pace, per i diritti umani», ha scritto l’ex pugile sul suo profilo Instagram. «Condanno l’antisemitismo in ogni sua forma e con ogni mezzo. Il terrorismo non è mai la risposta».
Floyd Mayweather: «I terroristi di Hamas attaccano vite innocenti»
In altri post su Instagram, l’ex pugile americano si è scagliato violentemente contro Hamas, che ha definito «un gruppo terroristico che sta attaccando vittime innocenti». Floyd Mayweather ha poi spiegato di volersi schierare dalla parte di Israele in quanto convinto difensore «di tutti gli esseri umani». Auspicando il ritorno in patria dei cittadini americani coinvolti negli attacchi di Hamas, ha espresso solidarietà per le vittime e per le famiglie delle persone rapite «durante gli orribili crimini di guerra». Assieme ai suoi post ha anche condiviso una foto che lo ritrae a Gerusalemme durante uno dei suoi viaggi nel Paese. «Questo non è il momento della politica, ma della solidarietà e della sicurezza», ha concluso l’ex pugile sui social. «Dio benedica il genere umano».
L’ex pugile americano Floyd Mayweather (Getty Images).
Il trasporto di viveri in Israele non sarà la prima missione umanitaria di Floyd Mayweather. In estate infatti, come hanno riportato Tmz e il Daily Mail, pagò cibo e acqua per circa 70 famiglie di Maui colpite dai terribili incendi che hanno devastato l’isola delle Hawaii. Ha inoltre fornito loro un alloggio in vari alberghi per settimane e pagato pranzi e cene nei ristoranti. In collaborazione con H&M ha persino inviato una fornitura di vestiti a tutti coloro che hanno perso o hanno dovuto lasciare la loro casa. Bronzo ai Giochi di Atlanta 1996, il pugile ha poi dominato in varie categorie Wbc, Ibf e Wba. Ha concluso la sua carriera nel 2017, dopo un incontro con il campione di arti marziali miste Conor McGregor, ritirandosi da imbattuto. Fra le 50 vittorie, ben 27 (oltre il 50 per cento) sono arrivate per KO.
Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis avrebbe in programma nella giornata di mercoledì 11 ottobre un incontro con il tecnico Antonio Conte per valutare la possibilità che sia lui a guidare il Napoli al posto di Rudi Garcia. La situazione viene descritta al momento come molto complicata, ma se dovesse sbloccarsi, Conte potrebbe arrivare subito a Castel Volturno per guidare la squadra e il rapporto con Garcia potrebbe risolversi in maniera anticipata e consensuale.
De Laurentiis stanco dei flop di Rudi Garcia
A spingere Aurelio De Laurentiis a muoversi in prima persona è il rapporto mai nato con Rudi Garcia e le prestazioni decisamente sottotono della squadra campione d’Italia in questo avvio di stagione. Già nella giornata del 10 ottobre, infatti, il patron del Napoli aveva rotto il silenzio sul rapporto con il tecnico francese, ammettendo di stare pensando a una possibile soluzione. «Con Garcia sto vivendo un momento no, prenderò le decisioni opportune quando sarà il momento di prenderle. Ogni decisione affrettata è sbagliata», ha detto De Laurentiis che ha poi aggiunto: «Quando prendi un allenatore che non conosce più il calcio italiano, forse fa fatica. Sarebbe accaduto a qualunque altro. Non è scritto da nessuna parte che ci siano delle soluzioni matematiche per vincere nello scudetto. Io credo che anche quest’anno fino alla fine ce la giocheremo. L’unica responsabilità che ho oltre ad aver scelto l’allenatore è che non ho avuto la possibilità di stargli tutti i giorni vicino a Castel Volturno».
Rudi Garcia, allenatore del Napoli (Getty images).
Con il no di Conte pronti Tudor o Galtier
Nel momento in cui l’accordo con Antonio Conte non dovesse concretizzarsi, Adl avrebbe già delle alternative in agenda. Si tratterebbe, in ordine di preferenza, di Igor Tudor e di Christophe Galtier. Scelte secondarie che non convincerebbero del tutto, con la dirigenza che starebbe facendo dunque il possibile per arrivare all’accordo con Antonio Conte.
La campionessa Sofia Goggia è la nuova ambassador Armani. Portavoce e volto del brand, indosserà abiti Giorgio Armani per le occasioni istituzionali e capi EA7 Emporio Armani per le performance sportive. A partire dalla stagione autunno/inverno 2023/24, Sofia Goggia si aggiunge infatti agli atleti testimonial della linea EA7 Emporio Armani. La sua partecipazione alla Coppa del Mondo di Solden, che avrà inizio con le gare del 28 ottobre 2023, segnerà l’inizio della collaborazione. La sciatrice, campionessa olimpica nella discesa libera a Pyeongchang 2018, vincitrice di quattro Coppe del Mondo di discesa libera e di due medaglie mondiali va ad affiancarsi agli altri testimonial EA7, eccellenze italiane e internazionali nelle rispettive discipline: i tennisti Fabio Fognini, Simone Bolelli, Lorenzo Sonego, Alexander Bublik, Nikoloz Basilashvili, Veronika Kudermetova, i pallavolisti Paola Egonu e Simone Giannelli e il nuotatore Simone Barlaam.
Rafael Nadal giocherà l’Open d’Australia 2024. Ad ufficializzare la presenza dello spagnolo è stato il direttore del torneo, Craig Tiley, a margine della presentazione del primo Slam della prossima stagione. «Il campione dell’Open d’Australia 2022 ha lavorato duro per recuperare dall’infortunio. Ha sempre dato il meglio a Melbourne e nessuno può dubitare la forza del suo spirito competitivo. Sono rimasto in contatto con il suo team, è tornato in campo ad allenarsi e ha l’obiettivo di tornare a Melbourne a gennaio», ha dichiarato. Nadal, 37 anni, vincitore di 22 titoli Slam, è fermo dal torneo australiano del 2023, quando ha sofferto una lesione al flessore dell’anca sinistra durante la partita persa contro Mackenzie McDonald al secondo turno. Il maiorchino si è operato a inizio giugno e allora i tempi di recupero erano stimati in circa cinque mesi.
Ore tese in Lega Calcio dopo lo slittamento delle date della Supercoppa italiana 2024. Sarà la prima volta che per conquistare il trofeo si disputeranno le Final Four e a partecipare saranno, tra il 21 e il 25 gennaio a Riyad, in Arabia Saudita, Inter, Lazio, Fiorentina e Napoli. Le quattro squadre hanno conquistato l’accesso grazie alle posizioni in campionato e Coppa Italia, ma ora potrebbero ritirarsi i viola e i partenopei. Le due società, infatti, non hanno gradito la decisione del consiglio della Serie A di posticipare la manifestazione di circa 20 giorni, rispetto a quando era stata originariamente fissata.
Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli (Imagoeconomica).
De Laurentiis: «Siete deficienti? Ragionate»
A frenare sulla possibilità di non partecipare all’evento è stato il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis. Il patron azzurro, in occasione di un evento alla Luiss di Roma, ha però attaccato la Lega: «Ma siete deficienti? Tutto questo per guadagnare pochi milioni in più? Facciamola all’Olimpico, perché dobbiamo andarci a rompere le scatole là? Non è che voglio boicottare: ho solo detto solo “ragionate”». E ha aggiunto: «I Paesi arabi devono regolarizzarsi nel rispetto delle donne e del lavoro. Quando uno parla di sport, che dovrebbe conciliare benessere e salute, se questo non avviene mi devo preoccupare. Avete visto quello che sta succedendo in Israele? Potreste immaginare che ci sia un blocco aereo su quei territori? Ragazzi, vi siete resi conto che con quattro aerei portiamo la bellezza di 120 giocatori che valgono quello che valgono?».
Il presidente del @sscnapoli@ADeLaurentiis fa bene a sollevare il problema sicurezza in tema di #Supercoppa Purtroppo c'è il pericolo di una escalation che tocca tutti gli eventi sportivi nell'area. Un eventuale spostamento tuttavia va deciso dalla Lega con le autorità saudite.
La Lega è comunque corsa ai ripari e ha preallertato Milan e Atalanta per sostituire Fiorentina e Napoli qualora dovessero davvero rinunciare alla Supercoppa. Impossibile cambiare formula in corsa e resta difficile anche spostare la manifestazione in Italia a causa degli introiti garantiti dall’Arabia Saudita.
De Laurentiis in tribuna durante una partita del Napoli (Getty Images).
José Mourinho potrebbe non essere più l’allenatore della Roma dopo il 2024. Ad aprire a questa possibilità è stato lo stesso tecnico portoghese che, in un’intervista a Sky Sport, ha ammesso di non avere, al momento, nessuna certezza per il suo futuro professionale nella Capitale.
Il futuro di Mourinho a Roma
«Se resto oltre il 2024? Non lo so» ha detto Mourinho, aggiungendo poi: «Prima di Budapest ho promesso ai calciatori che sarei rimasto. Dopo lo Spezia, all’Olimpico, l’ho promesso anche con i gesti che ho fatto ai tifosi che sarei rimasto qua e adesso sono qua». Tutte le strade, più che portare a Roma, sembrano essere al momento percorribili, con il contratto dell’allenatore giallorosso che scade a giugno 2024.
Il mourinhismo e l’anti-mourinhismo
L’allenatore portoghese che ha riportato la Roma a vincere una coppa europea nel 2022, ha parlato anche nel suo rapporto con la tifoseria giallorossa, divisa, va detto, sulle valutazioni del loro condottiero. Per una larga fetta che ama l’atteggiamento e il lavoro dell’allenatore, ce n’è un’altra che lo vorrebbe lontano da Trigoria. Si parla, infatti, di mourinhismo per chi lo ama e, per stessa ammissione del diretto interessato, di anti-mourinhismo: «Specialmente a Roma, ci sono entrambe le fazioni. Il mourinhismo lo conoscono le persone che sanno cosa ho fatto. L’anti-mourinhismo è cavalcato da gente felice in tutto il tempo in cui la Roma non vinceva una coppa e non aveva alcun tipo di successo europeo. Si divertono in radio e va bene». «L’anti-mourinhismo vende» ha concluso il tecnico giallorosso «il mourinhismo è un modo di stare nella vita più che nel calco».
L’attaccante belga Eden Hazard, senza club da quando ha lasciato il Real Madrid a giugno, ha annunciato su Instagram il suo ritiro all’età di 32 anni. «Bisogna sapersi ascoltare e dire basta al momento giusto. Dopo 16 anni di carriera e oltre 700 partite disputate, ho deciso di porre fine alla mia carriera di calciatore professionista», ha scritto il giocatore, che ha dato il meglio con le maglie di Lille e Chelsea, arrivando inoltre terzo al Mondiale nel 2018 con il Belgio. «Ho potuto realizzare il mio sogno, giocare e divertirmi sul campo in tutta Europa e nel mondo».
L’esplosione nel Lille e la consacrazione con il Chelsea
Nato a La Louvière in Belgio il 7 gennaio 1991, Hazard è cresciuto nel Lille, club francese con cui ha centrato la doppietta campionato-coppa nazionale nel 2011 in Francia. L’estate successiva ha spiccato il volo verso l’Inghilterra, destinazione Chelsea. Nelle sette stagioni con i Blues, con cui è sceso in campo 352 volte segnando 110 gol, si è affermato come uno dei calciatori più forti al mondo, arricchendo il suo palmarès con due Premier League (2015, 2017) e altrettante Europa League (2013, 2019). Nel 2019 il passaggio al Real Madrid per l’astronomica cifra di 115 milioni di euro. Ma in Spagna, come accaduto qualche anno prima a Kakà, la sua carriera si è arenata.
L’esultanza di Eden Hazard dopo una rete col Chelsea (Getty Images).
Il passaggio al Real Madrid e le difficili stagioni con i Blancos
A causa di una serie di infortuni che lo hanno fortemente limitato, Hazard non solo non è riuscito nella difficile impresa di far dimenticare Cristiano Ronaldo, ma ha segnato appena sette gol in campionato per il Real Madrid in 76 presenze complessive tra Liga e coppe, prima di rescindere a giugno il contratto con i Blancos che scadeva nel 2024. E ora ecco l’annuncio del ritiro. Hazard aveva detto addio alla Nazionale belga al termine del Mondiale 2022, dopo aver collezionato 126 presenze impreziosite da 33 reti.
Eden Hazard con la maglia del Real Madrid (Getty Images).