Category Archives: Attualità

Rallenta il carrello della spesa: prezzi di ottobre +6,1 per cento

A ottobre rallentano ulteriormente in termini tendenziali i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona. Si è passati da +8,1 per cento a +6,1 per cento, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto sono scesi da +6,6 per cento a +5,6 per cento.

Istat: «Calo dell’inflazione anche grazie alla dinamica dei prezzi dei beni alimentari»

Lo ha rilevato l’Istat spiegando che «un contributo al ridimensionamento dell’inflazione (scesa ad ottobre all’1,7 per cento tendenziale, ndr) si deve inoltre alla dinamica dei prezzi dei beni alimentari, il cui tasso tendenziale è sceso al +6,3 per cento, esercitando un freno alla crescita su base annua dei prezzi del carrello della spesa (+6,1 per cento)».

Dall’Antitrust sanzioni per oltre 15 milioni a sei società di luce e gas

L’Antitrust ha irrogato sanzioni per oltre 15 milioni di euro nei confronti di Enel Energia, Eni Plenitude, Acea Energia, Iberdrola Clienti Italia, Dolomiti Energia ed Edison Energia. Secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato le sei società hanno adottato pratiche commerciali aggressive condizionando i consumatori ad accettare modifiche in aumento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas, in contrasto con la protezione normativa derivante dall’articolo 3 del Decreto Aiuti bis. La norma, in un contesto caratterizzato da gravi criticità nel settore energetico con significativi aumenti dei costi per i consumatori finali, questa norma aveva vietato aumenti unilaterali dei prezzi per la fornitura di energia elettrica e gas dal 10 agosto 2022 al 30 giugno 2023.

Dall'Antitrust sanzioni per oltre 15 milioni a sei società di luce e gas. Multa da 10 milioni per Enel Energia e da 5 per Eni Plenitude.
Roberto Rustichelli, presidente dell’Antitrust (Ansa).

Multa da 10 milioni per Enel Energia e da 5 per Eni Plenitude

Le sei società, spiega l’Antitrust in una nota, hanno inviato agli utenti lettere con le quali inducevano ad accettare modifiche dei prezzi nel periodo citato, con conseguenti significativi incrementi delle bollette per i loro clienti. In particolare, Enel Energia ed Eni Plenitude (cui sono state irrogate sanzioni di 10 milioni – massimo edittale da quando è stato modificato il Codice del Consumo – e di 5 milioni) hanno modificato unilateralmente i prezzi di fornitura a oltre 4 milioni di consumatori sulla base delle clausole contrattuali che consentono alle stesse società di decidere a propria discrezione se e quando modificare le tariffe, una volta scaduti i prezzi dell’offerta economica scelta. Così i clienti, anche diversi anni dopo la scadenza dell’offerta economica, si sono visti recapitare lettere con cui Enel ed Eni aumentavano i prezzi in assenza di una scadenza nota al consumatore finale.

Dall'Antitrust sanzioni per oltre 15 milioni a sei società di luce e gas. Multa da 10 milioni per Enel Energia e da 5 per Eni Plenitude.
Fornelli a gas (Getty Images).

Sanzioni di entità minore le altre quattro società: le motivazioni

Acea Energia e Dolomiti Energia, prosegue l’Antitrust, hanno invece ritenuto che le comunicazioni di modifica unilaterale dei prezzi, inviate prima dell’entrata in vigore del divieto, si sarebbero perfezionate dopo 10 giorni dall’invio delle stesse senza rispettare il preavviso di 90 giorni. Le due società hanno quindi aumentato i prezzi prima della scadenza corretta e, nel caso di Acea, anche con modifiche unilaterali in violazione della norma. Per tali ragioni sono state irrogate, rispettivamente, sanzioni pari a 560 mila euro e 50 mila euro. Iberdrola Clienti Italia, cui è stata irrogata la sanzione di 25 mila euro, da maggio a ottobre 2022 ha inviato comunicazioni con cui minacciava la risoluzione contrattuale per eccessiva onerosità sopravvenuta in caso di mancata accettazione di un nuovo contratto di fornitura con condizioni economiche peggiorative. Anche questa condotta era volta ad aggirare l’articolo 3 del decreto. Edison Energia, infine, ha applicato l’incremento dei prezzi prima della scadenza delle tariffe prevista dal contratto. Visto che la società ha ristorato i propri clienti e dato il numero marginale di consumatori coinvolti, è stato irrogato il minimo edittale di 5 mila euro.

Ondata di sbarchi a Lampedusa, 1.202 migranti arrivati in poche ore

Nuova ondata di sbarchi a Lampedusa, dove nel giro di 26 ore sono approdate 1.202 persone. Sono 394 i migranti sbarcati solo durante la notte. Sei i barconi, con a bordo da 35 a 136 persone, soccorsi dalle motovedette di Capitaneria, Guardia di finanza e assetto svedese Frontex. Un’imbarcazione, con a bordo 43 sudanesi, è riuscito ad arrivare fino a Cala Guitgia e i migranti sono stati bloccati dai carabinieri direttamente sulla terraferma. Altri 49 senegalesi, gambiani, guineani e ivoriani sono stati invece trasbordati e portati a molo Madonnina dalla nave Ong Nadir.

Ondata di sbarchi a Lampedusa, 1.202 migranti arrivati in poche ore. L'hotspot dell'isola è di nuovo pieno: 1.430 ospiti.
Migranti sbarcati a Lampedusa (Getty Images).

Nella serata del 14 novembre gli ospiti della struttura erano appena 138

Il 14 novembre sull’isola ci sono stati 19 approdi, per un totale di 903 persone. Gli ultimi 14 sbarchi nell’arco di tre ore, prima della mezzanotte. Dopo quell’ora, sono giunti in 50, partiti da Sfax in Tunisia; in 136 che si sono imbarcati lunedì sera da Sabratha in Libia; e altri 111 tra bengalesi, egiziani, pakistani e siriani partiti da Zuara, altro porto libico. L’hotspot di Lampedusa, a seguito della raffica di sbarchi registrata nel corso di 26 ore, è arrivato a ospitare 1.430 migranti. Alle 19 del 14 novembre, dopo trasferimento di 262 persone, gli ospiti della struttura di contrada Imbriacola erano appena 138.

Ondata di sbarchi a Lampedusa, 1.202 migranti arrivati in poche ore. L'hotspot dell'isola è di nuovo pieno: 1.430 ospiti.
Migranti nell’hotspot di Lampedusa (Getty Images).

In 230 lasceranno l’isola con il traghetto di linea per Porto Empedocle

Sono in corso le pre-identificazioni da parte della polizia che poi procederà ad accompagnare le persone che dovranno essere trasferite. Su disposizione della Prefettura di Agrigento, d’intesa con il Viminale, 230 lasceranno l’isola in mattinata con il traghetto di linea per Porto Empedocle.

L’Ambrogino d’oro alla memoria a Giulia Tramontano, uccisa dal fidanzato Alessandro Impagniatello

La città di Milano conferirà l’Ambrogino d’oro alla memoria, la massima onorificenza concessa dal Comune, a Giulia Tramontano, la giovane uccisa dal fidanzato Alessandro Impagnatiello lo scorso maggio mentre era incinta del loro bambino. La decisione arriva a pochi giorni dall’inizio del processo, la cui prima udienza è prevista il 18 gennaio.

Le altre personalità a cui verrà conferito l’Ambrogino

I  riconoscimenti saranno consegnati il 7 dicembre, giorno del patrono Sant’Ambrogio. Oltre a Giulia Tramontano, il riconoscimento sarà consegnato a Ilaria Lamera, la giovane che ha guidato le proteste degli studenti in tenda davanti al Politecnico di Milano, ad Amalia Ercoli Finzi, accademica, ingegnera aerospaziale e prima donna in Italia a laurearsi in ingegneria aeronautica, a Silvia Vegetti Finzi, psicologa e pedagogista, a Giacinto Siciliano, direttore del carcere di San Vittore, a Giuseppe De Bellis, direttore di SkyTg24, a Francesca Pasinelli, direttrice della Fondazione Telethon, ad Andrea Jarach, imprenditore, editore ed esponente della comunità ebraica, e a Carlo Arnoldi, ex presidente dell’associazione famigliari delle vittime di piazza Fontana. Premiato infine  Angelo Chessa, il figlio del comandante del traghetto Moby Prince che subì un incidente al largo di Livorno nel 1991, e che insieme al fratello Luchino ha combattuto per fare luce sulla tragedia in cui persero la vita 14o persone, incluso il padre. La medaglia sarà conferita all’Università Statale di Milano per i suoi 100 anni.

Bobo Tv, l’attacco di Adani, Cassano e Ventola: «Ucciso lo spirito con cui è nata»

Lele Adani, Antonio Cassano e Nicola Ventola hanno deciso di fare chiarezza sul caso dell’addio alla Bobo Tv. La separazione tra i tre ex calciatori e Bobo Vieri, che ha poi stretto l’accordo per portare il suo canale in onda sulla radio ufficiale della Serie A, ha tenuto banco tra i tifosi e sui social, con lo scambio di accuse di inizio novembre. Adesso i tre ex protagonisti del canale hanno scelto di dire la loro, «in nome di una chiarezza e trasparenza a cui ci siamo sempre richiamati, e che giustamente in questi giorni molti di voi hanno preteso, in forma privata o tramite social».

Adani, Cassano e Ventola: «Facciamo luce»

I tre hanno pubblicato il comunicato sui profili Instagram. «La Bobo Tv è sempre stata una famiglia allargata», si legge in premessa. «Per chi era davanti ai microfoni ma anche per chi l’ascoltava. Ed è a questo gruppo, la nostra community, che ci rivolgiamo, in nome di una chiarezza e trasparenza a cui ci siamo sempre richiamati. E che giustamente in questi giorni molti di voi hanno preteso, in forma privata o tramite social. L’esigenza di fare luce su alcune situazioni verificatesi negli ultimi tempi rimane doverosa per le tante persone che ci hanno fin qui seguito. Noi parliamo a voi».

Gli ex della Bobo Tv: «Ricevuto risposte con modi non rispettosi»

Adani, Cassano e Ventola hanno poi scritto: «Negli ultimi tempi erano, non da parte nostra, cambiati stimoli, motivazioni e visioni. E soprattutto c’era una comunicazione distaccata, con poca passione e poca voglia di condividere. Nel rispetto di quello che si era fatto negli anni precedenti Lele ha chiesto una riunione chiarificatrice. Dove, al termine, l’unica cosa chiara, che tutti hanno perfettamente percepito, era quello che stavamo vivendo, ossia la poca voglia di condividere il percorso. Nonostante tutto, abbiamo cercato di essere sempre collaborativi, sollecitando e stimolando un percorso che rendesse la Bobo Tv, per noi centro assoluto delle attività da compiere nella volontà di raccontare il calcio come piace a noi, ancora più vicino alla gente, nello spirito delle origini, con sempre più attività su tutte le piattaforme. In sostanza, noi chiedevamo informazioni e stimoli per nuovi progetti. In cambio, abbiamo avuto risposte indirette (attraverso la figura della nostra manager) e poi dirette, con modi non rispettosi, in cui è stata data dimostrazione della totale difformità d’intenti, della chiara differenza di visione».

Il messaggio finale: «Ucciso e sepolto lo spirito della Bobo Tv»

E ancora: «A questo punto per noi era impossibile proseguire, tanto che abbiamo comunicato l’intenzione di fermarci qualche giorno con l’intento di chiarire i dubbi sollevati e di farlo tutti insieme. Necessitavamo insomma di una risposta forte e rassicurante sul futuro. I passaggi successivi, in attesa di un nuovo confronto, sono invece stati dei veloci ringraziamenti “per la collaborazione” (siamo diventati improvvisamente dei collaboratori…) in diretta live, dove abbiamo anche appreso che sarebbero nati nuovi format (eppure l’ultima comunicazione tra noi era avvenuta quattro/cinque ore prima…). Abbiamo sentito che “era giusto cambiare” e, per finire, constatato un fulmineo accordo tra la radio della Lega Serie A e la Bobo Tv. Nell’attesa di quel confronto tra i quattro membri del gruppo (né uno, né cinque) è stato ucciso e sepolto lo spirito con cui è nata la Bobo Tv. Lo spogliatoio deve o dovrebbe rimanere lo spogliatoio, sacro, protetto, difeso e onorato. O almeno, avrebbe dovuto. Niente è irreversibile, ma le persone non vanno prese in giro».

In Russia stanno scomparendo targhe e monumenti dedicati alle vittime di Stalin

A partire dal 2014 in Russia, nell’ambito del progetto Posledniy Adres (Ultimo indirizzo), sono state affisse più di 700 targhe indicanti le case dove vivevano normali cittadini poi diventati vittime delle purghe di Stalin negli Anni 30. Da maggio, però, a decine sono scomparse in diverse città della Federazione. E tante altre sono state vandalizzate. A lanciare l’allarme l’attivista Oksana Matievskaya: tra le ideatrici dell’iniziativa, ha evidenziato che la polizia non sta indagando sulla questione, aggiungendo che non si tratterebbe di una casualità, visto il contesto nazionale in cui non mancano i tentativi di riabilitare il dittatore.

In Russia stanno scomparendo targhe e monumenti dedicati alle vittime di Stalin. Dietro ci sarebbe la mano di Mosca.
Immagine di Stalin sulla Piazza Rossa di Mosca (Getty Images).

Almeno 750 mila persone furono giustiziate durante il Grande Terrore

«Il ricordo del terrore sovietico mette in discussione il concetto secondo cui lo Stato ha sempre ragione ed è quindi scomodo per le autorità russe. Soprattutto dopo l’invasione dell’Ucraina», ha detto Matievskaya. Milioni le persone descritte come “nemici del popolo” finite nei campi di lavoro sovietici, i gulag, mentre almeno 750 mila furono assassinate sommariamente durante il Grande Terrore di Stalin, nella seconda metà degli Anni 30. Nel mirino non solo le targhe, ma anche altri memoriali. Almeno 18 monumenti dedicati alle vittime della repressione e ai soldati stranieri che hanno combattuto nella Seconda guerra mondiale sono stati rubati o vandalizzati. La maggior parte di essi era dedicata a cittadini polacchi, come la croce di cemento eretta nella Repubblica della Komi in memoria dei prigionieri di guerra, la cui distruzione è stata attribuita al maltempo. Le autorità sovietiche giustiziarono centinaia di migliaia di polacchi a partire dal 1939. Nel solo 1940, 1,7 milioni furono deportati nei gulag della Siberia e del Kazakistan.

In Russia stanno scomparendo targhe e monumenti dedicati alle vittime di Stalin. Dietro ci sarebbe la mano di Mosca.
Targhe dedicate alle vittime di Stalin (Getty Images).

La propaganda russa accosta l’invasione dell’Ucraina alla “Grande guerra patriottica”

Secondo l’attivista Alexandra Polivanova del gruppo per i diritti civili Memorial, dietro a tutto ciò c’è Mosca: l’obiettivo, ha spiegato, è che l’Unione Sovietica venga ricordata per la sua potenza e non come uno Stato oppressivo. A luglio, un sondaggio condotto dal Levada Center ha rilevato che il 63 per cento dei russi ha un’opinione favorevole nei confronti di Stalin: l’indice di approvazione più alto degli ultimi 13 anni. La spiegazione della crescente popolarità del dittatore non è certa, ma la propaganda russa che giustifica l’invasione dell’Ucraina certamente ha glorificato il suo passato sovietico, accostando la cosiddetta “operazione speciale militare” alla “Grande guerra patriottica”. Così viene chiamata in Russia la Seconda guerra mondiale, intrapresa sotto Stalin di cui in tutto il Paese esisterebbero 110 statue, di cui 95 erette con Vladimir Putin presidente.

Il Comune di Troina (Enna) revoca la cittadinanza onoraria a Mussolini

Il consiglio comunale di Troina nell’Ennese ha revocato, con 10 voti favorevoli e un astenuto, la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini conferita al duce nel 1924. «È incompatibile con i principi di pace, uguaglianza, democrazie e libertà di cui è portatore il Comune di Troina e la sua comunità», ha affermato Martina Amata del gruppo consiliare di maggioranza Troina Bene Comune che ha proposto la revoca della cittadinanza al dittatore.

Fine vita per i neonati: come funziona la legge in Italia

La tragica morte di Indi Gregory, neonata inglese di otto mesi a cui sono stati staccati i supporti vitali perché ritenuta incurabile dai medici che la seguivano, ha scatenato riflessioni e discussioni sulla decisione dei giudici di seguire l’indicazione dei sanitari in contrasto con la volontà dei genitori, i quali a oggi non si danno pace. Nonostante l’intervento del governo italiano, non si è potuto fare nulla per lei. Questo ha sollevato interrogativi su cosa avrebbero potuto fare i medici italiani rispetto ai colleghi di Nottingham. La cittadinanza italiana ottenuta e l’offerta di assistenza da parte dell’ospedale Bambino Gesù di Roma hanno sollevato domande e dubbi sulle possibilità alternative, ma le regole italiane sul consenso informato e sul fine vita sono simili a quelle del Regno Unito, sebbene con delle sfumature considerevoli.

Come funziona la legge sul «fine vita» per i neonati

In Italia, non esiste l’eutanasia diretta (punibile ex art. 579 c.p. omicidio del consenziente), ma è possibile sospendere le terapie di supporto vitale seguendo la legge 219 del 2017. Quest’ultima sottolinea il diritto di rifiutare trattamenti sanitari e accertamenti diagnostici, ma la decisione finale spetta ai genitori o ai tutori nel caso dei minori. La questione diventa più complessa quando si tratta di neonati o bambini senza capacità cognitiva sviluppata, poiché la legge prevede che i genitori, insieme ai medici, prendano decisioni nell’interesse esclusivo del bambino, considerando il suo benessere. A differenza del Regno Unito, in Italia si pone grande enfasi sulla comunicazione e sulla costruzione di un rapporto di fiducia tra medici e genitori fin dall’inizio della cura del bambino. In caso di conflitto, tuttavia, la legge prevede l’intervento dei giudici, che devono valutare attentamente i benefici terapeutici e le conseguenze sulla qualità della vita del bambino, tenendo anche conto dell’opinione dei genitori, sebbene non sia vincolante.

A Bologna riapre lo storico Cinema Modernissimo: Wes Anderson tra gli ospiti dell’inaugurazione

Dopo otto anni di restauro l’attesa è finita: il Cinema Modernissimo, uno degli storici cinematografi di Bologna, è pronto per riaprire al pubblico. Il regista Wes Anderson sarà in città per l’inaugurazione della sala.

10 giorni di inaugurazione per celebrare il Modernissimo

La sala, nata nel 1915 nel cuore della città, in Piazza Maggiore, è uno scrigno sotterraneo, un viaggio nel tempo per tutti i cinefili sotto uno dei palazzi simbolo della modernità novecentesca bolognese, Palazzo Ronzani, che si erge all’angolo tra via Rizzoli e Piazza Re Enzo. Per l’occasione la Cineteca di Bologna, sotto la direzione di Gian Luca Farinelli, ha organizzato 10 giorni di inaugurazione per festeggiare la rinascita del Modernissimo: dal 21 al 30 novembre, con un parterre di ospiti che va da Anderson (protagonista di diversi appuntamenti dal 25 al 27 novembre) all’attore protagonista del film La mosca, Jeff Goldblum, insieme a registe, registi, attrici, attori come Paola Cortellesi, Alice Rohrwacher, Marco Bellocchio, Giuseppe Tornatore, Mario Martone e tanti altri. Tutti per presentare film non realizzati da loro stessi, bensì scelti dal cilindro della storia del cinema, esattamente nello spirito di una sala come sarà il Modernissimo, dedicata a tutto il cinema, dalle origini ai giorni nostri. «È un momento così a lungo desiderato che non potevamo fermarci a una sola proiezione d’inaugurazione, abbiamo quindi pensato che fossero necessari 10 giorni», ha commentato Farinetti.

A Bologna riapre lo storico Cinema Modernissimo: Wes Anderson tra gli ospiti dell'inaugurazione
Giuseppe Tornatore nella sala del Cinema Modernissimo (Ansa).

La sala proietterà sia la pellicola che i formati digitali in 4K

In controtendenza rispetto alla logica del multiplex, la città di Bologna, una delle capitali europee del cinema, sposa la nuova sensibilità internazionale per il recupero dei cinematografi di inizio secolo, ed è pronta ad affrontare una sfida culturalmente e imprenditorialmente così importante come quella di ridare vita al Cinema Modernissimo. La sala, alla quale si accederà da Piazza Re Enzo 1, presenta la massima qualità degli standard tecnologici attuali, sia in termini di restituzione dell’immagine (la cabina di proiezione sarà dotata di proiettori sia per la pellicola sia per i formati digitali fino al 4K) sia in termini di qualità del suono. Inoltre, sono stati restaurati gli interni nel loro originario stile Liberty, per poter creare un’esperienza di visione immersa tra presente e passato.

Informazione e pubblicità, perché il decalogo di Repubblica ormai è sorpassato

Recentemente i giornalisti di Repubblica hanno pubblicato il documento Informazione e pubblicità: la carta dei doveri, elencando in 10 punti le difficoltà dei loro rapporti con la concessionaria di pubblicità, in un periodo in cui «gli investitori hanno pochissimo interesse a utilizzare la carta stampata» per promuovere le loro aziende e i loro prodotti. Nel documento si impegnano «a tenere distinta l’informazione dalla pubblicità in tutte le piattaforme: giornale, allegati, sito, social network, podcast, eventi», stigmatizzando le pressioni della pubblicità e richiamando doveri deontologici e trasparenza.

Nell’era di Internet i mercati sono diventati luoghi di incontro e conversazione

È un’occasione interessante per tentare un aggiornamento su giornalismo e pubblicità nell’era di Internet. A leggere il documento della redazione di Repubblica sembrerebbe che niente sia cambiato in questo primo ventennio del nuovo secolo: le regole che dovrebbe seguire un professionista nel suo delicato compito di informare sarebbero sempre le stesse dall’origine della stampa: i fatti separati dalle opinioni (come diceva lo slogan di un settimanale 40 anni fa), l’informazione separata dalla pubblicità. Ma, nell’era di Internet, «i mercati sono conversazioni», secondo una delle 95 tesi del Cluetrain Manifesto, il libro degli economisti del web Rick Levine, Christopher Locke, Doc Searls e David Weinberger che, nel 2000 e poi nel 2016 (con un aggiornamento), ha raccontato come Internet penetri profondamente nella società modificandone i tradizionali equilibri. I mercati sono diventati luoghi d’incontro e di conversazione, le potenzialità informative, gratuite e alla portata di tutti, hanno creato un nuovo tipo di consumatore, competente, esigente, certamente non più assoggettato a una comunicazione unidirezionale. Internet non ha un fine specifico: è stato progettato per informare, fare pubblicità, comprare, vendere, regalare; per diffondere messaggi religiosi e video pornografici; immagini drammatiche e frivole; proclami politici e opinioni personali. È stato inventato per attrarre gli opposti e restituirli senza mediazioni: è questa la vera rivoluzione di un mezzo che tiene insieme il buono e il cattivo, il virtuoso e il corrotto, l’abominevole e il sublime.

Toscani usando la foto dello sbarco dall’Albania dimostrò che nessuno poteva arrogarsi la prerogativa di informare in modo neutro

Nel 1991, Tim Berners-Lee usò la rete per regalarci il World Wide Web, insegnandoci a scrivere una pagina che può collegarsi a decine, centinaia di altre pagine senza chiedere il permesso a nessuno. Le interconnessioni a cui ci hanno abituato 30 anni di web ci hanno fatto assimilare il concetto che ognuno di noi può usare questo “luogo”, chiunque può esprimere un’opinione con la certezza che qualcuno lo ascolterà. Sempre nel 1991, mentre nasceva il web, c’era stato un marchio italiano, United Colors of Benetton che, sotto la guida creativa di Oliviero Toscani, aveva gettato le basi per questa “confusione”: in quell’anno, il primo sbarco di immigrati albanesi sulle coste italiane, in un’immagine acquistata da Benetton dall’agenzia americana Magnum, veniva usato sia per pubblicizzare il brand, con il logo ben visibile a destra della foto (su grandi poster stradali e su pagine di quotidiani e riviste) sia come copertina della rivista Colors, un vero e proprio “prodotto giornalistico”, con direttore responsabile (Tibor Kalman) e redazione di giovani giornalisti.

 

Informazione e pubblicità, perché il decalogo di Repubblica non tiene conto della rivoluzione di Internet
La pubblicità di Benetton.

 

Un’altra immagine, della fotografa Therese Frare, quella del malato di Aids David Kirby ripreso sul suo letto di morte circondato dai familiari, era stata pubblicata dalla rivista americana Life: Toscani la scelse per pubblicizzare la Benetton, mettendoci sopra il logo aziendale e comprando spazi a pagamento su vari mezzi, affissioni, riviste di moda, quotidiani, spot in tv. Un esperimento che fece capire, già allora, che nessuno poteva più arrogarsi la prerogativa di “informare” in modo neutro; che informazione e profitto convivevano; che anche la pubblicità poteva essere un mezzo molto potente per comunicare qualsiasi cosa, non solo fustini di detersivo. Si accusò, allora, la Benetton di «sfruttare le immagini del dolore per vendere maglioni». Ma anche due altre aziende, prima della Benetton, l’agenzia fotografica Magnum e la Time Warner, proprietaria della rivista Life, avevano sfruttato due immagini per fare profitti. La Magnum vendendo la foto dello sbarco degli albanesi a Benetton. Time Warner usando quella di Therese Frare per vendere la sua rivista, avendola piazzata in copertina: proprio come stava facendo la Benetton che usava queste due immagini per diffondere messaggi positivi di inclusione ma, certamente, senza dimenticare il fine principale di vendere i propri prodotti. La domanda che allora i media di tutto il mondo si posero fu: perché Magnum e Time Warner possono fare profitti e Benetton no, usando le stesse foto, comprandole da loro, e pubblicandole in affissione, su riviste e giornali? La foto di un malato di Aids messa in copertina di una rivista – si presume per attirare il pubblico a comprarla – andava bene, determinando un guadagno per il gruppo editoriale che ne era proprietario, ma era sconveniente se la usava un’azienda di abbigliamento per farsi pubblicità? Andava bene per vendere un giornale ma non per vendere un maglione?

Informazione e pubblicità, perché il decalogo di Repubblica non tiene conto della rivoluzione di Internet
La celebre foto di David Kirby.

La presunta verità rivelata dei giornalisti oscurata in pochi secondi da un video su TikTok

Il mondo è profondamente cambiato, di questo sembrano non accorgersi i giornalisti che hanno redatto la Carta dei Doveri di Repubblica: i branded content che spaventano la redazione sono soltanto un altro dei mille modi di informare. «Se volete che i vostri clienti continuino a parlare di voi e a comprarvi, raccontategli qualcosa: possibilmente qualcosa di interessante»: il Cluetrain Manifesto aveva capito che nell’era di Internet le imprese – qualsiasi impresa: anche quella della famiglia Elkann proprietaria di un quotidiano come la Repubblica – se vuole continuare a fare profitti deve «raccontare qualcosa di interessante» ai suoi stakeholder, che siano lettori o clienti finali di qualsiasi cosa, più che rinchiudersi nella fortezza di un rigore deontologico che non basta più. È sorpassato come imperativo morale – se resta solo quello – perché, paradossalmente, l’informazione veicolata dagli uffici stampa delle imprese è forse l’unica veritiera in un proliferare di interpretazioni e di fake news. Del resto le imprese sono sempre di più soggetti sociali: l’azienda “cittadina” (l’industrie citoyenne la chiamano i francesi), proprio come una persona interessata alla società di cui è espressione e motore dei suoi cambiamenti, non solo economici, verso stili di vita cooperativi e associativi, legittimata a intervenire sui temi che coinvolgono le comunità, con modalità di governance più partecipative e egualitarie. Aziende sempre più orientate alla trasparenza, verso l’abbattimento delle differenze di genere e di culture, verso modelli virtuosi di economia circolare. Non sono esenti da questi cambiamenti le imprese editoriali private che pubblicano quotidiani come la Repubblica. Anche loro, in quanto aziende private, sono chiamate a misurarsi con i nuovi mercati interconnessi, pena l’impietosa esclusione dagli stessi. I giornalisti non sono più la categoria di lavoratori che mantiene per statuto il privilegio della deontologia professionale, come se fossero l’ultimo baluardo delle verità rivelate, nella mitizzazione del vecchio reportage, mentre il video di un tiktoker ha il potere in pochi secondi di oscurarli, raggiungendo milioni di contatti.

Sarebbe stato più interessante leggere un decalogo sulle sfide poste dall’Intelligenza artificiale

Certo, è più facile denunciare le “pressioni” delle concessionarie di pubblicità, riconoscibili, al contrario di quelle occulte che vanificano il lavoro del giornalista tradizionale, costretto sempre più spesso a spettacolarizzare le sue corrispondenze, per adeguarsi alla obsoleta regola dell‘infotainment (in Italia prendiamo ancora sul serio reperti di vecchia tv generalista come Striscia la notizia e Le iene). Non è la «purezza dell’informazione indipendente» rivendicata dagli estensori del Decalogo di Repubblica ad appassionarci. I giornali non sono mezzi efficaci più di quanto lo siano le nostre conversazioni in Rete. Siamo umani e comunicare è una delle nostre principali attività: qualunque link postato da uno sconosciuto che ha qualcosa da dire è un atto di generosità, che invita i lettori ad abbandonare le loro pagine rassicuranti per buttare uno sguardo al mondo com’è visto dagli occhi di un’altro. Sarebbe stato interessante leggere un decalogo di questo tipo, un Cluetrain Manifesto del giornalismo 4.0 alle prese con le sfide dell’Intelligenza artificiale, invece delle lamentele già sentite sullo strapotere della pubblicità.

 

*Paolo Landi è advisor di comunicazione per imprese, autore di Instagram al tramonto (La Nave di Teseo, 2019) e dell’imminente La lotta di classe degli algoritmi (Krill Books).

Un terzo dei dipendenti pubblici andrà in pensione entro 10 anni

Su 3,7 milioni di lavoratori pubblici con almeno una giornata retribuita nel 2022, 1,35 milioni ha più di 55 anni. Questo è quanto emerge dall’Osservatorio Inps sui lavoratori pubblici che sottolinea come entro 10 anni un terzo dei dipendenti accederà alla pensione. «Per quanto concerne la struttura per età emerge che, nel 2022, la classe di età modale è quella tra i 55 e i 59 anni con 694.911 lavoratori (18,8 per cento sul totale). Il 77,9 per cento della collettività ha età maggiore o uguale a 40 anni. Si può stimare che nell’arco di 10 anni (al massimo) oltre un terzo dei dipendenti pubblici transiterà alla pensione», spiega l’Inps.

Louis Vuitton conferma Nicolas Ghesquière come direttore artistico

Louis Vuitton ha annunciato di aver confermato Nicolas Ghesquière come direttore artistico delle collezioni Donna. «Sono immensamente orgoglioso di collaborare con Nicolas Ghesquière, un vero genio creativo. La sua ridefinizione dell’universo femminile di Louis Vuitton, che comprende una nuova silhouette di prêt-à-porter, modelli iconici di pelletteria e calzature e numerose sfilate con destinazioni sorprendenti, ha contribuito fortemente al successo della maison nell’ultimo decennio. Non vedo l’ora di continuare a costruire insieme il futuro di Louis Vuitton», ha detto Pietro Beccari, presidente e ceo di Louis Vuitton.

Ghesquière: «Grato per la fiducia e il sostegno»

Queste le parole di Ghesquière: «È un vero onore continuare a scrivere la storia di Louis Vuitton. Abbiamo iniziato il primo capitolo 10 anni fa, definendo una nuova identità basata su un patrimonio straordinario e su una costante attenzione all’innovazione. Ho avuto il privilegio di collaborare con il talento e la competenza dei team della Maison per sviluppare nuovi codici. Sono sempre grato per la fiducia e il sostegno di Bernard Arnault e Pietro Beccari in questo incredibile viaggio».

Al via a Padova il processo sui 33 atti di nascita di bambini con due mamme

Le mamme arcobaleno sono tornate a manifestare a Padova davanti al Tribunale, dove il 14 novembre iniziano le udienze delle prime quattro coppie omogenitoriali (su 33) contro le quali a giugno la Procura ha impugnato i certificati di nascita. Si tratta degli atti di 37 bambini figli di due mamme – una biologica, la seconda di intenzione – registrati all’anagrafe dal Comune.

Gli atti di nascita sono stati tutti registrati dal 2017 dal sindaco Giordani

Gli atti di nascita sono stati tutti registrati dal sindaco Sergio Giordani a partire dal 2017 e sono relativi a bambini concepiti all’estero con fecondazione eterologa, poi riconosciuti in Italia come figli di entrambe le madri. Le famiglie hanno ricevuto delle raccomandate che di fatto chiedono di cancellare il nome della mamma non biologica, perché nel diritto italiano non è presente la figura della “seconda madre”. E nemmeno la possibilità per la donna di assegnare al figlio biologico il cognome della compagna.

Le coppie di mamme arcobaleno manifesteranno ogni martedì fino alla vigilia di Natale

Nella piazzetta antistante il Tribunale una trentina di mamme hanno dato vita a un sit-in con bandiere e cartelli a favore della causa delle coppie omogenitoriali, leggendo a voce alta i nomi dei bambini di tutte le 33 coppie di donne che dovranno comparire davanti ai giudici: la Procura, in base al decreto del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ha chiesto la rettifica degli atti di nascita, con la cancellazione del cognome della mamma non biologica. Dopo la lettura dei nomi dei bambini, le donne si sono legate l’una all’altra ai polsi con un nastro rosa, scandendo più volte lo slogan: «Siamo tutte famiglie!». Così a Repubblica Michele Giarratano, avvocato che difende 15 delle 33 coppie: «La Giustizia si dovrebbe occupare del preminente interesse del minore e mi chiedo se togliere una madre ad un bambino, quindi renderlo di fatto orfano di una delle due genitrici, sia un’azione davvero nel suo interesse». Le coppie di mamme arcobaleno scenderanno in piazza ogni martedì fino alla vigilia di Natale.

Meteo, bel tempo fino a giovedì 16 novembre: poi torna la pioggia per il fine settimana

Sole e caldo fino a giovedì 16 novembre. Merito dell’alta pressione che si estende su gran parte del Mediterraneo e che sta alzando le temperature massime anche di 8 gradi. È quanto ha affermato Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, secondo il quale «il detto popolare dell’estate di San Martino, centrato sull’11 novembre (giorno del Santo) ma valido fino alla metà del mese, viene rispettato anche quest’anno».

Nel fine settimana tornano le piogge: colpito soprattutto il Centro-Sud

Da venerdì 17 invece tornano le piogge. Il bel tempo dominerà quasi ovunque e le temperature massime saliranno fino a 25 gradi sul settore adriatico, in Sicilia e in Sardegna. Sul versante tirrenico soffieranno, invece, venti tesi da Ovest che porteranno anche un po’ di nuvolosità mentre in Pianura Padana non si escludono locali nubi basse. Tempo perturbato sulle Alpi di confine, in particolare la Valle d’Aosta dove la neve è protagonista da giorni e resterà ancora dominante. Da venerdì una corrente di aria più fredda e instabile scenderà dal Nord Europa e provocherà un peggioramento sull’Italia con piogge veloci e locali temporali, soprattutto al Centro-Sud.

Le previsioni in dettaglio

  • Martedì 14. Al Nord: soleggiato salvo nubi basse al mattino e nevicate sulle Alpi di Confine. Al Centro: nubi a tratti compatte in Toscana, sole altrove con caldo anomalo per il periodo; ventoso. Al Sud: nubi sul settore tirrenico, sole altrove.
  • Mercoledì 15. Al Nord: soleggiato salvo nubi basse al mattino e nevicate sulle Alpi di confine. Al Centro: nubi in Toscana, sole altrove con caldo anomalo per il periodo. Al Sud: nubi sul settore tirrenico, sole altrove.
  • Giovedì 16. Al Nord: soleggiato salvo nubi basse; peggiora dalla sera. Al Centro: sereno o poco nuvoloso, peggiora dalla sera/notte. Al Sud: bel tempo e caldo oltre la media del periodo.

Cos’è la precettazione di uno sciopero e quando viene emessa

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha minacciato di usare la precettazione per comprimere lo sciopero dei trasporti indetto per il 17 novembre dai sindacati Cgil e Uil. Salvini sostiene che «sia legittimo scioperare quattro ore ma non possono esserci scioperi di 24 ore» e quindi, se i sindacati non aderiranno alla richiesta della Commissione di garanzia per contingentare la mobilitazione, interverrà. «Mi auguro che non si superi il limite. Altrimenti saremmo di fronte alla prova che si apre un attacco al diritto di sciopero e non staremo a guardare», è stata la risposta del segretario della Cgil Maurizio Landini.

I requisiti per poter precettare uno sciopero

La precettazione è un provvedimento amministrativo straordinario con cui l’autorità competente impone il termine di una mobilitazione, tramite la sua sospensione e rinvio, oppure riducendone l’orario. Secondo la legge n.146 del 1990, uno sciopero può essere precettato qualora «sussista il fondato pericolo di un pregiudizio grave e imminente ai diritti della persona costituzionalmente tutelati dall’art. 1, comma 1° (“l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, ndr), che potrebbe essere cagionato dall’interruzione o dalla alterazione del funzionamento dei servizi pubblici conseguente l’astensione collettiva da parte dei lavori autonomi, professionisti e piccoli imprenditori». L’ordinanza di precettazione, per essere valida, deve partire da una richiesta della Commissione di garanzia almeno 48 ore prima dell’inizio dello sciopero e non prima di aver tentato una conciliazione tra le parti. In caso di particolare urgenza può anche partire dal presidente del Consiglio o da un ministro da lui delegato.

Cos'è la precettazione di uno sciopero e quando viene emessa
Maurizio Landini e Matteo Salvini (Imagoeconomica).

Gli altri casi di precettazione

È importante sottolineare che la precettazione è in ultima istanza una forzatura della politica ed è uno strumento che inevitabilmente alza lo scontro tra i sindacati e il governo in carica. Anche per questo, il legislatore invita le parti coinvolte a desistere da comportamenti che possano causare situazioni di tensione e pericolo, favorendo la conciliazione. Si pronuncia un’ordinanza di precettazione solo nel caso in cui questo tentativo fallisca. Andando indietro nel tempo, i casi di precettazione non sono molti: nel maggio 2000 Bersani precettò i ferrovieri, nel settembre 2005 il ministro Lunardi precettò gli scioperi del personale dell’Alitalia. Nel dicembre del 2007, invece, fu Bianchi a precettare lo sciopero degli autotrasportatori, mentre nel 2008 Matteoli precettò quello dei ferrovieri.

Ferrari del 1962 venduta all’asta per 51,7 milioni di dollari

Una Ferrari Gto 250 del 1962 è stata venduta all’asta da Sotheby’s a New York per 51,7 milioni di dollari. A darne notizia è stata la casa d’aste precisando che si tratta della seconda vettura più cara di sempre. La più costosa in assoluto è stata una Mercedes-Benz 300 SLR Uhlenhaut coupé del 1955 venduta in un’asta sempre gestita da RM Sotheby’s (la branca della casa d’aste che si occupa d’auto d’epoca) nel 2022 in Germania: 135 milioni di euro il prezzo pagato da un acquirente privato.

Caimano (Sotheby’s): «Un’auto di questo calibro è un’opportunità unica nella vita di un collezionista»

La vettura si trovava negli Stati Uniti dagli Anni 60 dopo essere stata utilizzata in Italia come veicolo da competizione. Aveva gareggiato principalmente sui circuiti della Sicilia. Dopo essere stata restaurata e modificata, la 250 GTO ha cambiato più volte proprietario in America prima di finire nelle mani di un collezionista dell‘Ohio nel 1985, che l’ha venduta lunedì 13 novembre2023. Michael Caimano di RM Sotheby’s ha dichiarato all’AFP: «Qualunque cosa accada sui mercati finanziari, un’auto di questo calibro è un oggetto da collezione, un’opportunità unica nella vita di un collezionista». Caimano ha poi paragonato la Ferrari a un’opera d’arte che «può essere toccata, sentita e ascoltata».

Landini: «Confermiamo lo sciopero generale, se Salvini precetta non staremo a guardare»

«Noi e la Uil confermiamo lo sciopero generale e le sue modalità a partire dalla giornata del 17 novembre. Non condividiamo la decisione della Commissione di garanzia, perché nei fatti stanno mettendo in discussione il diritto soggettivo delle lavoratrici e lavoratori di poter partecipare a uno sciopero». È con queste parole rilasciate al Corriere che Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha attaccato il parere della Commissione di garanzia secondo la quale non è possibile considerare quello del 17 novembre uno sciopero generale, come chiesto dai sindacati, per mancanza dei requisiti richiesti.

«Ribadiamo che sarà uno sciopero generale»

«L’interpretazione della commissione che non sarebbe uno sciopero generale non sta né in cielo né in terra: è una interpretazione che non ha riscontri nelle norme», ha aggiunto Landini. «Siamo rispettosi delle leggi, ma ribadiamo che quello proclamato è uno sciopero generale. E troviamo singolare che se a proclamarlo è un sindacato autonomo, come più volte successo, nessuno apre becco, ma se lo facciamo noi entra in una dinamica politica».

La risposta alla Lega: «Dovrebbe preoccuparsi di quello che sta facendo il governo»

Tra le forze di governo più attive contro lo sciopero del 17 novembre c’è sicuramente la Lega, con il suo leader Matteo Salvini che dal ministero dei Trasporti ha definito la mobilitazione un capriccio di Landini. Il segretario della Cgil gli ha così risposto: «La Lega dovrebbe preoccuparsi di quello che sta facendo il governo, che in un anno ha peggiorato la situazione del Paese. L’attacco al diritto di sciopero è invece un tentativo esplicito di spostare attenzione rispetto al malcontento che aumenta». Poi l’accusa si è estesa a tutto il governo che, per Landini, «non sta attuando nessuna delle sue promesse, dalla cancellazione della Fornero sulle pensioni alla lotta all’evasione, mentre i salari diminuiscono e i giovani vanno a cercare lavoro all’estero». E ancora: «È sotto gli occhi di tutti che sono peggiorate le condizioni di vita e l’Istat conferma che più del 60 per cento delle famiglie è in difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Il resto sono balle. Per questo sono convinto che le giornate di sciopero saranno molto partecipate. Anche da parte di coloro che hanno votato questa maggioranza». Il segretario Cgil sostiene inoltre che, stando ai fatti, la decisione della commissione sia stata condizionata dal governo: «Le dichiarazioni di Salvini sullo sciopero hanno anticipato l’ufficialità delle decisioni della Commissione, prima del nostro incontro con la stessa, peraltro richiesto da noi».

Gli scioperi da weekend lungo

Maurizio Landini ha poi risposto a domanda diretta sul perchè gli scioperi vengano sempre organizzati in corrispondenza del weekend, di lunedì e venerdì. Il riferimento è, nello specifico, all’accusa mossa da Salvini secondo il quale le cinque diverse date articolate dai sindacati per lo sciopero, tutte di lunedì e venerdì, vorrebbero dire che ai lavoratori e ai loro rappresentanti piace organizzare i weekend lunghi. Così il segretario Cgil: «L’accusa viene da persone che non hanno mai lavorato e che dovrebbero avere rispetto per chi sciopera e ci rimette una giornata di salario. Fanno tanto gli amici degli Usa e poi non si accorgono che Biden è andato davanti alle fabbriche a sostenere i metalmeccanici in sciopero». Poi sulla possibilità di essere precettati dal ministro dei Trasporti: «Mi auguro che non si superi il limite. Altrimenti saremmo di fronte alla prova che si apre un attacco al diritto di sciopero e non staremo a guardare».

Il governatore Toti firma la richiesta di stato d’emergenza nazionale per il maltempo in Liguria

Il governatore ligure Giovanni Toti ha firmato la richiesta di estensione dalla Liguria dello stato d’emergenza nazionale a seguito dell’ondata di maltempo che ha colpito il territorio dal 23 ottobre al 6 novembre 2023. La nota inviata a Roma lunedì 13 novembre riguarda una somma pari a 3,5 milioni di euro per far fronte alle somme urgenze e ai danni più ingenti subiti dal patrimonio pubblico. La stima, che si basa su una prima ricognizione speditiva dei danni, potrebbe aumentare alla luce degli aggiornamenti e del perfezionamento dei dati inviati dai Comuni.

Toti: «Abbiamo richiesto al governo 100 milioni complessivi»

«La richiesta di estensione alla Liguria dello stato di emergenza nazionale si è resa necessaria per far fronte ai numerosi danni registrati dai Comuni in queste settimane di maltempo, anche se la Liguria è stata colpita meno rispetto ad altri territori, a cominciare dalla Toscana», ha spiegato Toti.

«Dal confronto con i sindaci è emerso che dare una risposta alle somme urgenze richiederà circa 3,5 milioni di euro, ai quali è stata aggiunta la richiesta di 97 milioni di euro per interventi strutturali sul patrimonio pubblico da investire nel miglioramento della resilienza del territorio. Auspichiamo che la richiesta di 100 milioni complessivi venga accolta dal governo in modo da avere a disposizione ancora più risorse per la difesa del suolo. Intanto tramite la dichiarazione di stato d’emergenza regionale emanata l’8 novembre, la Regione ha già stanziato 1,5 milioni di euro che verranno distribuiti ai Comuni già entro la fine anno. Se necessario, valuteremo la possibilità di aumentare le somme investite», ha aggiunto.

L’assessore alla Protezione Civile: «Danni per 50 milioni di euro ai privati»

Al governatore ha fatto eco l’assessore alla Protezione Civile Giacomo Giampedrone: «Nella nota inviata a Roma abbiamo presentato una stima dei danni subiti dal patrimonio pubblico e degli interventi necessari per la messa in sicurezza del territorio. Stiamo lavorando per rendere ancora più dettagliato il report dei danni, anche alla luce degli aggiornamenti che stanno continuando ad arrivare dai Comuni. Per quanto riguarda i privati sono stati stimati circa 50 milioni di euro di danni».

Il Nepal vieta TikTok perché disturba l’armonia sociale

Le autorità del Nepal hanno dichiarato che bandiranno presto TikTok. Il ministro delle Comunicazioni e della Tecnologia dell’Informazione Rekha Sharma ha affermato che la decisione è stata presa perché la piattaforma viene utilizzata per condividere contenuti che «disturbano l’armonia sociale e sconvolgono le strutture familiari». Il governo di Kathmandu ha evidenziato che negli ultimi quattro anni su TikTok sono stati registrati 1.647 casi di crimini informatici e che «un’ampia parte della popolazione ha criticato la piattaforma per aver incoraggiato la diffusione dei discorsi d’odio».

Il Nepal vieta TikTok perché disturba l'armonia sociale. Il governo di Kathmandu ha evidenziato l'aumento dei casi di crimini informatici.
TikTok (Getty Images).

Per il leader del partito Nepali Congress è un tentativo di «soffocare la libertà di espressione»

Giovedì 9 novembre il governo aveva reso obbligatorio per piattaforme come Facebook, X, TikTok e YouTube l’apertura di uffici in Nepal: la misura è stata introdotta alla luce di un numero crescente di persone che lamentavano di non aver rappresentanti a cui rivolgersi per segnalare eventuali abusi e contenuti impropri. «Una regolamentazione è necessaria per scoraggiare coloro che abusano dei social media, ma chiuderli è completamente sbagliato», ha scritto su X Gagan Thapa, leader del partito Nepali Congress che fa parte della coalizione di governo, secondo cui l’intenzione dell’esecutivo nepalese sembra essere quella di «soffocare la libertà di espressione».

TikTok, fortissima crescita tra i giovani, vanta circa un miliardo di utenti mensili

La popolare piattaforma di condivisione video, che conta circa un miliardo di utenti mensili, ha dovuto affrontare restrizioni in molti Paesi per la presunta violazione delle regole sui dati. E anche per il potenziale impatto sui bambini. TikTok è già stato vietato in Cina, India, Iran, in altri Paesi asiatici e nello Stato americano del Montana. Sesta piattaforma social più utilizzata al mondo, la sua crescita tra i giovani supera di gran lunga quella dei concorrenti Facebook e Instagram.

Valentina Vignali derubata a Milano: «Mi hanno preso il portafoglio con dentro la foto di mio nonno»

Un altro vip finisce nelle grinfie della criminalità a Milano. Dopo quanto denunciato da Flavio Briatore a inizio novembre, anche Valentina Vignali è stata derubata in centro. La cestista e modella ha raccontato sui social l’accaduto, spiegando quanto successo mentre era in metro. Alla 32enne è stato sottratto il portafoglio con dentro soldi, carte di credito, documenti e la foto del defunto nonno, a cui era molto legata.

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Il racconto: «Mi ha spinta ed è uscito»

Vignali su Instagram ha raccontato: «Ero al telefono. Un tipo mi ha spinto e poi è uscito. Ho pensato subito che mi avesse rubato il portafoglio, era palese. Bro, tieniti il portafoglio di Vuitton e gli 8 euro in moneta che c’erano, ma fammi riavere la patente. Se qualcuno la trova in zona metro Loreto mi scriva, tanto chi l’ha presa la butterà da qualche parte. Non me ne frega niente dei soldi, del valore del portafoglio, né di tutte le carte di credito e in realtà neanche della patente».

E ancora: «Il documento più importante per me è il passaporto perché senza non viaggio. Ma dentro c’erano una foto di mio nonno che non c’è più, un bracciale di perline col nome di una mia amica di quando andavo a scuola che avevamo fatto al mare, il mio vecchio piercing e altre piccole cose di cui non si può stimare il valore».

L’aggiornamento di Vignali: «Coi documenti ho risolto»

Su Instagram la cestista ne ha parlato anche nel pomeriggio del 13 novembre, a 24 ore dall’accaduto: «Forse ho risolto la cosa della patente e mi dovrebbe arrivare settimana prossima, speriamo. E dovrei aver risolto anche la cosa delle carte. Se vi succede una cosa del genere, mandate copia della denuncia alla vostra banca ed è quello che vi fa sbloccare l’invio delle carte che vi mancano».

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