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Mandla Mandela dalla Flotilla tornato in Sud Africa: "Noi trattati peggio degli altri"
Il nipote dell'icona dell'anti-apartheid ha denunciato il trattamento dell'esercito israeliano: "perchè il Sud Africa è stato il primo paese a denunciare Israele per genocidio alla Corte internazionale dell'Aia"

E' tornato a casa da Israele con altri 4 connazionali dopo essere stato fermato sulla Flotilla.
Mandla Mandela, 51 anni, nipote dell'icona anti-apartheid sudafricana Nelson Mandela è tornato oggi a Johannesburg denunciando in un'intervista a Reuters di essere stato sequestrato e incarcerato in una prigione israeliana per sei giorni prima di essere rilasciato attraverso la Giordania.
"Siamo stati ammanettati con fascette strette dietro la schiena, portati via dalle nostre barche, messi sul palco e fatti sfilare davanti a tutti... per vederli", ha detto Mandela all'aeroporto, dove è stato accolto da alcuni sostenitori che sventolavano bandiere palestinesi.
"Ma non è niente in confronto a ciò a cui i palestinesi sono stati sottoposti quotidianamente", ha detto, riferendosi a l'offensiva militare israeliana contro Hamas, iniziata due anni fa dopo il massacro del 7 ottobre del 2023.
Insieme a lui sarebbero state maltrattate centinaia di attivisti, tra cui la svedese Greta Thunberg. “Trattata come spazzatura" hanno detto i suoi. Ma Israele nega.
Nel 2023 il Sud Africa è stato il primo Paese promotore all'Onu dell'accusa di genocidio ai danni di Benjamin Netanyahu proprio per la guerra nella Striscia di Gaza. Mandela, che in passato si è visto negare un visto dal Regno Unito per il sostegno ad Hamas, ha affermato che gli attivisti sudafricani della flottiglia sono stati "trattati duramente" perché il loro paese ha denunciato Israele per le sue azioni a Gaza aprendo il caso presso la Corte internazionale di giustizia.
Il Sudafrica è da tempo un sostenitore della causa palestinese, fin dai tempi in cui Nelson Mandela era presidente. Johannesburg ha paragonato il trattamento riservato da Israele ai palestinesi al trattamento riservato dal governo sudafricano ai neri sudafricani durante la segregazione razziale. Israele ha respinto tale paragone. Dopo il Sud Africa diversi paesi, tra cui Nicaragua, Palestina, Turchia, Spagna, Messico, Libia e Colombia, hanno sostenuto la causa. Israele ha respinto con veemenza l'accusa di genocidio contro i palestinesi a Gaza e ha denunciato a sua volta il Sudafrica di essere il "braccio legale" di Hamas.

Due attiviste musulmane dello stesso gruppo di Mandela, hanno dichiarato all'Associated Press, di essere state costrette a spogliarsi nude davanti ai soldati israeliani. Fatima Hendricks e Zaheera Soomar hanno raccontato che i loro hijab sono stati rimossi con la forza, cosa non accaduta ad altre attiviste musulmane. "Entrambe siamo state costrette dietro un paravento, con la testa contro il muro e completamente spogliate davanti ai soldati israeliani. Questo non è accaduto ad altre donne", ha detto Soomar.
E sono certe che quando i militari "hanno visto i nostri passaporti, ecco come siamo state trattate in quanto sudafricane".
Il Ministero degli Esteri israeliano ha negato con veemenza qualsiasi accusa di maltrattamenti e ha osservato che a tutte le attiviste è stata data la possibilità di essere deportate volontariamente senza detenzione.
Le sei sudafricane erano tra i circa 450 attivisti arrestati mentre le forze israeliane intercettavano la Global Sumud Flotilla, una flotta di 42 imbarcazioni che cercava di rompere il blocco navale israeliano su Gaza e consegnare una quantità simbolica di aiuti al territorio colpito dalla carestia.
Greta trattata come "spazzatura" dagli israeliani: la denuncia degli attivisti
Fonte: www.rainews.it