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Flotilla, gli attivisti italiani rientrati nella notte: "Stiamo bene ma pensiamo a chi è rimasto lì"
Il racconto dei connazionali che hanno preso parte alla spedizione: "Grazie alle piazze". Intanto l'organizzazione comunica che alcuni attivisti ancora non hanno incontrato i propri legali. La nave Al-Awda costretta a interrompere la navigazione
Cori, applausi e uno sventolio di bandiere, tra cui quelle della Palestina, hanno accolto, nella sala arrivi dell'aeroporto di Fiumicino, i 18 italiani della Flotilla rientrati da Istanbul nella notte. Altri sono atterrati a Malpensa. Al grido di ‘Palestina libera’, oltre duecento persone - tra familiari, amici e colleghi - hanno stretto con affetto, abbracci e sorrisi, gli attivisti fermati dall’esercito israeliano e trattenuti nelle carceri in condizioni inaccettabili, secondo le denunce diffuse. Tante le lacrime di commozione ma anche i sorrisi per l’importanza di un gesto che è rimasto, che – questa è la sensazione – ha lasciato il segno. La coalizione era composta da oltre 40 navi che trasportavano aiuti umanitari con l'obiettivo di rompere il blocco marittimo su Gaza.
Le voci degli attivisti arrivati a Fiumicino
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Intanto la Flotilla comunica che “ancora non tutti gli attivisti hanno visto i legali”
“Continuiamo a ricevere aggiornamenti dai legali di Adalah (associazione che fornisce tutela legale agli attivisti, ndr) in merito ai nostri volontari rapiti in acque internazionali e detenuti illegalmente nelle carceri israeliane. Gli avvocati non hanno ancora potuto incontrare tutti i partecipanti, ma lo faranno nei prossimi giorni” comunica intanto la Global Sumud Flotilla.

La Al-Awda interrompe la navigazione
Delle 11 imbarcazioni ancora in navigazione verso le coste della Striscia, la nave Al-Awda è costretta a fermarsi per un’avaria. L'attivista Francesca Amoruso, a bordo di Al-Awda, ha annunciato il ritiro dalla spedizione con un post sui suoi canali social: “Siamo costretti a fermarci, lo facciamo con rammarico. Siamo responsabili e riteniamo di doverci fermare. La nostra nave di appoggio Ghassan Kanafani ha subito due avarie - racconta Amoruso, partita da Otranto (Lecce) il 25 settembre scorso - ed è stata sottoposta a fermo dalla polizia portuale greca, adesso è a Heraklion (a Creta, ndr) sotto sequestro”. “Noi - prosegue Amoruso - eravamo più avanti come rotta, ma siamo stati abbordati dalla Capitaneria di porto greca in assetto antisommossa e siamo stati sottoposti a un controllo molto lungo. In questo modo abbiamo perso la possibilità di ricongiungerci con le altre navi della Flotilla”.
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Il giornalista Tommasi: “Hanno tolto le medicine ad asmatici e cardiopatici”
“Siamo stati sequestrati da una banda armata in acque internazionali” denuncia un altro attivista. Nel racconto del giornalista di FanPage Saverio Tommasi le condizioni “difficili” vissute nel carcere dagli italiani. “Hanno tolto le medicine a tutti, a persone cardiopatiche, ad asmatici e a un signore di 86 anni, al quale è stata tolta la bomboletta per l'asma” racconta Tommasi, proseguendo: “Si è sentito male, così come le altre persone. E nonostante le richieste, sbattendo forte sulle celle, un dottore non è mai stato mai mandato”.
“L'acqua era quella del rubinetto del bagno – racconta ancora il cronista – era calda e con un sapore rancido. Il cibo era scarso. Hanno sequestrato i telefoni e tutto il mio lavoro per FanPage: per fortuna avevamo salvato tutto su hard disk ed inviato già tutto in redazione, immaginando la situazione non proprio felice”. “Personalmente – rivela ancora Tommasi - a me avevano strappato letteralmente le fedi: ho dovuto litigare con il giudice e solo grazie a questo mi sono state ridate quando sono arrivato a Istanbul con l'aereo. Gli aiuti, immagino, saranno tutti affondati assieme alle barche”.
Paolo Romano: "Il nostro pensiero ai connazionali che sono ancora lì"
Paolo Romano: “Sto bene, grazie alle piazze straordinarie, penso a chi non è tornato”
“Sono da poco a casa dalla mia famiglia. E devo tanto a tutti voi e alle piazze straordinarie che sto scoprendo in queste ore, quindi grazie” scrive sui social il consigliere regionale Pd della Lombardia, Paolo Romano, atterrato nella notte all'aeroporto di Malpensa da Istanbul, dopo aver lasciato Israele dove è stato fermato. “C'è però chi non è ancora tornato, come gli altri attivisti, e chi una casa non ce l'ha, come i bambini di Gaza” aggiunge il politico. “Con urgenza continuiamo a pensare a loro. Vi voglio bene”. Ad accoglierlo con amici, parenti e compagni di partito è arrivata anche la segretaria del Pd Elly Schlein. “Il nostro Paolo Romano è tornato. Grazie a tutte e tutti gli attivisti della Flotilla”, è il benvenuto social del Pd della Lombardia, che posta una foto di Romano all'arrivo a Malpensa mentre abbraccia, con la kefiah sulle spalle, la segretaria Schlein.
Israele intercetta la “Marinette”, ultima nave della Flotilla diretta verso Gaza
Greta Thumberg maltrattata, la replica: “Sfacciate menzogne”
Sulla sorte subita dall’attivista svedese Greta Thumberg, che sarebbe stata legata e picchiata e avvolta per umiliazione nella bandiera di Israele, Tommasi rivela: “L'abbiamo vista dentro ed anche al porto: aveva le braccia legate e con una bandiera israeliana vicina, a presa in giro, come le violenze verbali e psicologiche che mettevano in atto sempre, a ridicolizzare, svilire, farsi una risata in momenti in cui non c'era nulla da ridere”.
Greta trattata come "spazzatura" dagli israeliani: la denuncia degli attivisti
“L’hanno trascinata per i capelli davanti ai nostri occhi, l'hanno picchiata e costretta a baciare la bandiera israeliana. Le hanno fatto cose inimmaginabili, come monito per gli altri” ha rivelato Ersin Celik, giornalista e attivista turco a bordo della Sumud Global Flotilla, confermando i maltrattamenti subiti dall’attivista svedese, su cui già sabato erano emerse indiscrezioni. Arrestato insieme ai 437 attivisti, parlamentari e avvocati che facevano parte della flottiglia, anche lui, come molti altri rilasciati dopo una breve detenzione nello Stato ebraico, ha descritto le presunte angherie e i duri trattamenti ad opera degli israeliani. Secondo gli attivisti, la più colpita è stata proprio Greta Thunberg. Che ha descritto i duri trattamenti subiti, secondo un funzionario svedese che l’ha visitata con altri otto svedesi reclusi. La donna di 22 anni “ha riferito di disidratazione. Non le è stata data acqua e cibo a sufficienza. Ha anche riferito di aver sviluppato eruzioni cutanee che sospetta siano state causate dalle cimici” ha dichiarato il Ministero degli Esteri svedese in un'e-mail ai suoi parenti, visionata dal Guardian. L'attivista ha anche “parlato di trattamenti duri e ha affermato di essere rimasta seduta per lunghi periodi su superfici dure”.
Pronta la replica da parte israeliana: “Le affermazioni riguardanti i maltrattamenti di Greta Thunberg e di altri detenuti della flottiglia Hamas-Sumud sono sfacciate menzogne. Tutti i diritti legali dei detenuti sono pienamente tutelati” ha scritto su X il Ministero degli Esteri israeliano. “È interessante notare che Greta stessa e altri detenuti si sono rifiutati di accelerare la loro espulsione e hanno insistito per prolungare la loro permanenza in custodia” aggiunge il dicastero della diplomazia israeliana. “Greta inoltre non ha presentato reclamo alle autorità israeliane per nessuna di queste accuse ridicole e infondate, perché non si sono mai verificate”.
Più di 400 attivisti della Flotilla sono nel carcere di Ketziot, tra loro oltre 40 italiani
Il presidente dell’Ucoii: “Chi è rimasto è nelle peggiori carceri di Israele”
“Sto bene, ma penso ai nostri connazionali che sono rimasti ancora lì, isolati dal mondo. Dobbiamo assolutamente fare pressioni sul governo genocida di Netanyahu per liberare i nostri connazionali. Sono in una delle peggiori carceri di Israele, a 10 km dalla Striscia. Lo stesso carcere dove vengono detenuti i palestinesi di Gaza. Bisogna intervenire subito per tirarli fuori perché continuano a subire delle umiliazioni sistematiche e una tortura psicologica, si trovano in una situazione di privazione dal sonno, di pasti che non corrispondono assolutamente ai minimi standard per un essere umano e sono persone che devono assolutamente ritornare dalle loro famiglie, perché noi come attivisti siamo stati rapiti in mezzo alle acque internazionali”: questo il drammatico racconto del dottor Yassine Lafram, presidente dell'Unione delle comunità islamiche d'Italia, appena sbarcato all'aeroporto di Malpensa.
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De Montis: “Esausti, senza acqua e con cibo mangiato a terra”
“Siamo esausti. Ciò che ci ha massacrato sono state le ore nelle carceri israeliane e il tragitto per arrivarci: lì abbiamo veramente capito quello che possono aver fatto ai palestinesi. Le donne erano in 15 in una cella da 4; noi eravamo in 10 in una da 7, con un solo rotolo di carta igienica, senza acqua e con il cibo mangiato per terra. E soprattutto l'aggressività e l'odio forti mostrati nei nostri confronti quando noi eravamo andati in pace”: racconta così Paolo De Montis. Una maglietta bianca, un mazzo di fiori in mano, provato, le scarpe dategli dai turchi. La compagnia di bandiera di Ankara, Turkish Airlines, ha pagato i loro biglietti aerei.
“Siamo provati ma stiamo bene, è stata dura. Ma non è mai stata così dura quanto lo è, ogni giorno, per i gazawi, i palestinesi, per tutti i popoli che vivono queste sopraffazioni, le prepotenze. Bisogna continuare a lottare: in questo momento è importantissimo proseguire a farlo per i nostri compagni che sono ancora lì; dobbiamo riportarli a casa assolutamente, è la priorità. E a testa bassa perché cambino le cose, perché non vanno bene”: a Michele Saponara si spezza la voce per la commozione, appena atterrato.
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Tofani: “Trattati malissimo, come terroristi”
“Siamo stati trattati malissimo. All'inizio, quando siamo stati intercettati, non sono stati molto pesanti perché dovevamo, secondo loro, collaborare per portare la barca in porto. Siamo rimasti inerti, non ci hanno usato violenza. Dall'esercito siamo passati alla polizia. Ci sono state delle angherie. Ci hanno trattato come trattano loro i terroristi, i palestinesi” spiega Cesare Tofani, kefiah al collo. “Acqua, avevamo quella del rubinetto. Il mangiare poco. Eravamo tutti insieme, anche con gli stranieri. Alcuni di noi non hanno firmato e loro rimarranno lì e verranno sottoposti a processo e subire questo trattamento carcerario” ha aggiunto Tofani. “Il console italiano è stato con noi 15 minuti in una cella e ci ha assistito per quanto poteva fare, essendo stato concesso a lei solo tale tempo a disposizione e nulla più: ha chiesto delle situazioni più critiche, le esigenze delle medicine. Ad Istanbul ci hanno accolto bene, assistito, fatto chiamare i familiari a casa” conclude.
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Gli attivisti spagnoli rientrano oggi
Un primo gruppo di 21 spagnoli, tra i 49 a bordo della Flotilla umanitaria per Gaza, dovrebbe rientrare in Spagna oggi. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel Albares. “Abbiamo raggiunto un accordo con Israele affinché, se nulla ostacola i nostri piani, un primo gruppo di 21 cittadini spagnoli possa lasciare Tel Aviv oggi e arrivare in Spagna” ha dichiarato Albares in un'intervista telefonica alla televisione pubblica spagnola. Il governo spagnolo ha trasmesso ufficialmente a Israele l'offerta di farsi carico del rimpatrio di tutti gli attivisti di nazionalità iberica della Flotilla che intendano rientrare volontariamente in patria. Secondo fonti del Ministero degli Esteri, un aereo di Stato potrebbe essere inviato a Tel Aviv a prenderli. “La situazione di detenzione da parte di Israele deve finire immediatamente” ha anche detto il ministro degli Esteri. Albares ha confermato che la nave militare 'Furor' continuerà a incrociare nella zona mentre anche un solo spagnolo della Flotilla resterà in territorio israeliano e continuerà a monitorare le altre spedizioni di aiuti umanitari che si dirigono verso Gaza.
Fonte: www.rainews.it