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Perché non è vero che il coronavirus colpisce più gli uomini delle donne
Da settimane lo abbiamo sentito ripetere. Ma il prof Pregliasco spiega a L43 che «oggi c'è un'equidistribuzione dei casi». E le gravidanze? «Solo qualche intoppo». Mentre non esistono prove di trasmissione madre-feto.
Ma è vero che il coronavirus colpisce molto più gli uomini che le donne? I dati di un’analisi dell’Istituto superiore di sanità dicono che l’età media dei pazienti deceduti dopo aver contratto il Covid-19 è 81 anni: sono in maggioranza uomini e in più di due terzi dei casi hanno tre o più patologie preesistenti.
IL MOMENTO DI SFATARE QUALCHE FALSO MITO
L’Italia ormai in quarantena al 20esimo giorno dell’era del virus ha superato la quota simbolo di 10 mila contagiati, 1.004 dei quali guariti. Ed è il momento si sfatare qualche falso mito: anche le donne e i giovani si possono ammalare facilmente. Secondo i dati aggiornati al 9 marzo «ci sono circa il 5-7%» di persone che si sono infettate e hanno «meno di 30 anni». Il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro ha sottolineato che «che queste fasce di età sono meno suscettibili, ma significa anche che il loro comportamento è fondamentale per evitare contagio».
MASCHI ADULTI “SESSO DEBOLE”? NON È COSÌ
E sulla questione di genere Lettera43.it ha interpellato il professore Fabrizio Pregliasco, ricercatore in Igiene generale e applicata all’Università degli Studi di Milano. Da settimane ci viene detto che il coronavirus colpisce soprattutto i maschi adulti, che sono loro il “sesso debole“, quello preferito dal contagio. Ma non è proprio così. O almeno, non più.
DOMANDA. Professor Pregliasco, è vero oppure no che le donne sono meno colpite degli uomini dal Covid-19?
RISPOSTA. La casistica secondo la quale il coronavirus contagiava prevalentemente i maschi è nata all’inizio dell’epidemia, in quel famoso mercato del pesce a Wuhan, l’elemento facilitante del virus, la nostra Lodi. Lì avevamo constatato che i maschi erano i più colpiti, ora la situazione evidenzia invece un’equidistribuzione.
Quindi il contagio non fa differenze di genere?
Presumibilmente in alcune situazioni sono più colpiti percentualmente gli uomini rispetto a un’esposizione e un tipo di rischio professionale. Però non c’è più questa distinzione di sesso, così come adesso che aumentano i casi stiamo vedendo anche i giovani ammalarsi, alcuni purtroppo anche gravi.
Il dato che riportava il tasso di mortalità degli uomini al 2,8% contro quello delle donne all’1,7% non è più attendibile?
Va detto che è una variabilità su una casistica piccola. Oltretutto noi abbiamo sempre un problema di denominatore sulla letalità in generale, perché la mortalità si calcola con il numero di morti su numero di casi. E il numero dei casi è impreciso perché c’è sempre una sottonotifica. Di certo non possiamo dire che il virus colpisce di più gli uomini adulti, anche se la quota di comorbidità è percentualmente un po’ più alta nei maschi.
Con la Sars il tasso di mortalità fu il 50% più alto negli uomini che nelle donne. C’entravano anche fattori come il fumo?
Certamente sì.
Parliamo di gravidanza e Covid-19?
La casistica per fortuna non è ampia, abbiamo il caso della moglie del paziente 1 che, incinta, ha fatto un decorso tranquillo, è guarita ed è tornata a casa. Quello che si può vedere rispetto alle esperienze di altri virus, salvo Zika, un virus carogna, è che normalmente l’influenza nella donna gravida è un po’ più pesante, i parti possono diventare più impegnativi. Probabilmente sarà una una gravidanza che subisce qualche intoppo, questo sì.
Domenica a Massa Carrara è nata una bimba. La madre è risultata positiva dopo il parto, la neonata è per ora negativa e in isolamento. Ci sono prove di trasmissione madre-feto?
No, non ne abbiamo, la casistica è piccolissima. Attualmente non ci sono alterazioni dimostrate rispetto al feto.
Lei ha affermato che il picco di Covid-19 in Lombardia arriverà a fine aprile.
Sì, diciamo che se non facciamo nulla per evitarlo sarà un picco enorme. È probabile che serva ancora un bel po’ di tempo prima di arrivare a un calo della diffusione.
Cosa ne pensa delle misure forti prese dal governo?
È l’unica possibilità che abbiamo.
Sono provvedimenti sufficienti?
Beh, dal punto di vista medico più stringenti sono meglio è, si tratta di una scelta politica di realizzabilità, fattibilità e anche di mantenimento nel tempo. Perché l’importante è che l’azione sia prolungata.
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