Un’ispettrice e due agenti della polizia penitenziaria sono stati aggrediti nel carcere di Bancali, a Sassari, da un detenuto che non gradiva un controllo nella sua cella. L’uomo si è scagliato prima contro i poliziotti e poi contro l’ispettrice intervenuta per riportare alla calma il recluso. Strattonati e colpiti, gli agenti hanno riportato contusioni non gravi. Ad aver denunciato l’episodio è stato il segretario nazionale del sindacato Consipe, Roberto Melis: «Ennesima aggressione nei confronti del personale di polizia penitenziaria».
Melis: «Necessario inviare un segnale ai detenuti»
«Un fatto che ha procurato danni fisici ai poliziotti, ma la cosa ancora più grave è che in tutta questa brutta vicenda è stata aggredita, spintonata e strattonata, una donna, l’ispettrice», ha affermato Melis. «Il Consipe che rappresento insieme con il segretario regionale Sardegna, GianlucaGhisaura, ha inviato una lettera ai vertici penitenziari chiedendo che siano applicate le disposizioni dipartimentali e l’immediato allontanamento del recluso che si è reso protagonista di tale vile gesto», ha continuato Melis. Poi il segretario nazionale del sindacato ha concluso: «Ovviamente, questa non è la soluzione al problema, certo è che se quanto disposto dal dipartimento fosse applicato, celermente, ogni qualvolta che si materializza un evento che mina la sicurezza e l’incolumità dei poliziotti, forse si invierebbe un segnale chiaro che in molti casi farebbe desistere i reclusi da mettere in atto questi tipi di comportamenti».
La fine del mercato tutelato su luce e gas, prevista dal Decreto energia approvato martedì 28 novembre dal Consiglio dei ministri, continua a creare tensioni nella maggioranza. Il vicepremier Matteo Salvini insiste sulla necessità di prorogare ancora il regime in cui prezzi e condizioni contrattuali erano definiti da Arera e non dalla concorrenza, e tiene così il punto sul fronte delle bollette: «Conto che con il dialogo si riesca a rimediare a un errore che ci siamo trovati sul tavolo».
Foti, FdI: «Ci vuole un’autorizzazione europea»
«Dovete chiedere al vicepremier Salvini, non a me», ha tagliato corto il ministro degli Esteri azzurro Antonio Tajani ai cronisti che gli hanno chiesto un commento sull’argomento. Più morbido invece Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, che ha chiarito: «Se tecnicamente è possibile oggi fare una proroga di un anno sicuramente il governo la farà. Ma ci vuole un’autorizzazione europea». E secondo ambienti di Palazzo Chigi dei contatti informali con Bruxelles sarebbero in corso. Ma quello su cui si sta lavorando è comunque una norma di transizione graduale tra mercato tutelato e mercato libero. Secondo quanto riferiscono fonti di maggioranza, se non si riuscisse a prorogare di qualche mese le scadenze del 10 gennaio (gas) e del primo aprile (elettricità), si sta studiando la possibilità di dilatare i tempi delle aste per l’assegnazione del servizio a tutele graduali ai clienti domestici. Lo riferisce SkyTg24.
Matteo Salvini e la segretaria Dem Elly Schlein, all’assemblea Cia degli agricoltori italiani (Imagoeconomica).
Sulla proroga insistono anche le opposizioni
Sul tema anche le opposizioni spingo per una proroga. «Mi pare che altre modifiche al Pnrr le abbiano fatte, ma questa no, noi chiediamo che si discuta con Bruxelles e che si blocchino le aste», ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein. Azione e +Europa ricordando invece che il voto sull’uscita dal mercato tutelato avvenne ai tempi dei governi Conte II e Draghi: «La sinistra non può imputare alla Meloni quello che abbiamo votato noi nel governo Draghi, compresa la Lega. Il tema ora è come andare alla Commissione europea tutti insieme e come trattare», ha dichiarato Carlo Calenda.
Un ciclista è morto investito da un’auto nella tarda serata del 29 novembre a Solaro, in provincia di Milano. L’uomo, un 50enne di origini sudamericane, per cause all’esame dei carabinieri di Rho è stato travolto da una Mercedes ed è morto sul colpo. Sul posto i soccorritori del 118 che, però, hanno solo potuto constatare la morte del ciclista.
Le indagini per comprendere la dinamica
Sulla vicenda indagano i carabinieri di Rho che stanno cercando di comprendere la dinamica dello scontro per determinare le responsabilità dei soggetti coinvolti. L’intera comunità di Solaro, nel frattempo, è rimasta fortemente colpita dalla vicenda ed ha deciso di riunirsi per commemorare la vittima e manifestare il proprio cordoglio.
Emanuela Perinetti, figlia primogenita di Giorgio Perinetti, attualmente direttore sportivo dell’Avellino, è morta a soli 33 anni a causa di una malattia. Attiva nel campo dello sport, come suo padre, la manager aiutava brand, club e atleti a raggiungere obiettivi di marketing digitale, innovazione e sostenibilità. La 33enne, inoltre, nel 2018 era stata inserita nella classifica delle 150 donne più influenti del digital italiano.
Perinetti perde la figlia dopo la scomparsa della moglie nel 2015
In veste di Influencer Marketing Manager, Emanuela Perinetti si era affermata come una giovane donna di riferimento nel settore, oltre a essere la figlia maggiore di uno dei dirigenti calcistici più noti in Italia. Giorgio Perinetti ha ricoperto questo ruolo in numerose squadre dalla metà degli Anni 80 in poi, includendo esperienze con il Palermo, il Genoa, Venezia e Siena. Tuttavia, è stato soprattutto dirigente a Roma e Napoli, partecipando alla gestione societaria durante l’epoca di Maradona. Il direttore sportivo dell’Avellino ha recentemente lasciato la città per raggiungerla a Milano, dove era ricoverata in ospedale. Perinetti si trova ora ad affrontare un altro momento difficile dopo la perdita della moglie Daniela nel 2015 a causa di una grave malattia.
I carabinieri della Stazione di Valmontone e i carabinieri dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia di Colleferro hanno arrestato un 38enne romeno, residente a Valmontone, gravemente indiziato del reato di maltrattamenti in famiglia. I militari sono intervenuti, nella notte, presso un’abitazione di Valmontone, a seguito di una richiesta d’aiuto pervenuta al 112 da parte di un giovane romeno che segnalava l’aggressione in atto della mamma in balia del compagno convivente ubriaco.
La donna ha denunciato le continue aggressioni da parte del compagno
Sul posto i militari hanno trovato la donna, una 32enne romena, che, dopo essere stata trasportata presso il pronto soccorso dell’ospedale di Colleferro, per essere medicata per delle lievi lesioni riportate, guaribili in dieci giorni, si è recata presso la stazione dei carabinieri di Valmontone ed ha trovato la forza per denunciare le continue aggressioni da parte del compagno, specie quando era alterato per l’assunzione smodata di alcool, che la inducevano a temere per la propria vita. I militari erano intervenuti presso la medesima abitazione, nel mese di giugno scorso, per analogo evento in cui la donna riportava lesioni giudicate guaribili in 15 giorni ed in quella occasione, nonostante fosse stata invitata in caserma, aveva deciso di non denunciare. Per questo motivo, i Carabinieri, su disposizione della Procura della Repubblica di Velletri, hanno arrestato l’uomo e lo hanno condotto presso il carcere di Velletri.
Gli avvocati della famiglia di Giulia Cecchettin, Stefano Tigani e Nicodemo Gentile, stanno preparando una memoria da depositare ai magistrati all’interno della quale verranno inclusi i messaggi che Filippo Turetta inviava alla sua ex fidanzata, in una vera e propria escaltion di possessività, imposizioni e lamentele. I legali sostengono che dai messaggi di Turetta si capirebbe anche l’aumentare dello stato di paura di Giulia, non soltanto perché lui minacciava di uccidersi se lei non fosse tornata con lui, ma anche perché la seguiva e non le lasciava vivere la sua vita.
Giulia Cecchettin (X).
Le chat e i messaggi vocali assillanti
Anche dopo che la relazione con Giulia era conclusa, il ragazzo le inviava tanti messaggi, sia scritti che vocali. In uno di questi, ad esempio, diceva alla ragazza: «Stai con me, non con le tue amiche». In un altro: «Passi più tempo a casa con i tuoi piuttosto che con me». Frasi che lasciano comprendere la possessività e l’ossessione del ragazzo nei confronti di Giulia, tanto da non poter accettare che lei trascorresse del tempo con le sue amiche e i suoi cari. In un’altra conversazione, più un monologo in realtà, Turetta aveva tempestato Giulia di messaggi e chiamate perché lei non gli rispondeva. Era ad un concerto con la sorella Elena. Poi gli incontri casuali, come dice Turetta, alla fermata del pullman e un’insistenza di fondo che, sempre più, terrorizzava Giulia Cecchettin.
La sindrome del molestatore assillante
I comportamenti descritti e provati dalle chat, farebbero pensare ai consulenti degli avvocati della famiglia Cecchettin che Turetta avesse sviluppato la sindrome del molestatore assillante. È questa la strategia legale dell’accusa, ovvero spingere la procura a valutare l’aggravante dello stalking, anche se né Giulia né la sua famiglia avevano mai avanzato una denuncia formale contro il ragazzo. In particolare si vorrebbe riuscire a dimostrare che l’omicidio sia stato il risultato di un’escalation di pressioni e minacce, e non un’azione isolata e improvvisa come l’ha descritta Turetta nelle sue dichiarazioni spontanee al giudice. Per la famiglia Cecchetin e i suoi avvocati ci sarebbe stata una premeditazione, con il rancore del ragazzo per l’essere stato lasciato che si sarebbe trasformato in volontà di uccidere e accanirsi contro il corpo della ragazza.
Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, rinviato a giudizio per rivelazione del segreto d’ufficio nel caso dell’anarchico AlfredoCospito, in una intervista al Corriere della Sera ha rivendicato quanto fatto annunciando che non si dimetterà dal suo incarico. Il 31 gennaio, durante la discussione alla Camera sull’istituzione della commissione Antimafia, il deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli ha fatto riferimento alla visita di alcuni parlamentari del Partito democratico a Cospito, in regime di 41 bis, sulla base di documenti teoricamente secretati.
Delmastro: «Non ho passato alcuna carta»
Il sottosegretario non si aspettava il rinvio a giudizio: «Resto orgoglioso di quello che ho fatto. Non ho passato alcuna carta. Ho risposto alla domanda di Donzelli, cosa che è mio dovere fare e faccio con qualsiasi parlamentare. Sono orgoglioso di aver fronteggiato l’attacco frontale al 4.1 bis di terroristi e anarchici in combutta con la criminalità organizzata e della mafia». E sulla richiesta di dimissioni da parte delle opposizioni risponde: «Intendo continuare a esercitare il mio ruolo, al meglio, all’interno del ministero della Giustizia. Così come mi è stato chiesto dai tanti che in questo momento mi stanno testimoniando solidarietà per questo inconsueto rinvio a giudizio. Aspetto con serenità il dibattimento che inizia il 12 marzo per poter dimostrare che non ho compiuto alcun reato», ha detto Delmastro al quotidiano.
Tutti a parlare di quanto siano forti le lobby dei balneari e dei tassisti, che eroicamente resistono a ogni tentativo di liberalizzazione, alle bestemmie degli utenti che li aspettano in fila per ore e al fatto che oramai per un posto in spiaggia occorra presentarsi muniti di fideiussione bancaria. Ma da oggi si scopre che c’è un’altra lobby potentissima di cui finora si era sottovalutata l’esistenza, quella dei chirurghi estetici, che è riuscita a infilare nel decreto Anticipi la cancellazione dell’Iva sugli interventi. Si badi bene che nel suddetto decreto dovrebbero finire quelli che si chiamano provvedimenti indifferibili, tipo il rinvio di imposte per le zone colpite da calamità naturali, rifinanziamento di leggi precedenti o istituzione di fondi ad hoc che consentano di far partire il sostegno a particolari iniziative (il campionario è vastissimo: edilizia scolastica, sport, sostegno alle imprese, eccetera).
Se mi trovo particolarmente brutto, non pago l’Iva sulla fattura del chirurgo
Ora, quale sia l’urgenza di togliere l’Iva sui ritocchi non è dato sapere. Probabilmente la domanda se la deve essere posta anche il legislatore il quale, prevedendo le critiche, si è affrettato a precisare che la decisione riguarda solo gli interventi a fini terapeutici. Però siccome la maggioranza di quelli che ricorrono alla chirurgia estetica lo fanno per sentirsi più belli, i paletti messi gli devono essere sembrati troppo stretti per rimpinguare il giro d’affari della categoria. Ecco che allora ha subito allargato i confini dell’esenzione a quegli interventi che servono a tutelare la salute psicofisica di chi vi ricorre. Tradotto: se io mi trovo particolarmente brutto e la ferale constatazione mi porta a cadere in depressione, non pago l’Iva sulla fattura del chirurgo che mi avrà restituito l’autostima. E chi stabilisce se faccio il furbo o sto veramente male quando mi guardo allo specchio? Un certificato del medico attesterà la fondatezza della mia richiesta. Ah beh, allora siamo sicuri che sotto i bisturi del chirurgo plastico sfileranno solo tipi alla Body Bizarre, la fortunata serie di Real Time che propone allo spettatore una galleria di corpi e facce deformate cui il medico e la sua equipe devono trovare rimedio.
Il governo ha cancellato l’Iva sugli interventi di chirurgia estetica (Getty).
E ora a chi lo dirà alle italiche mamme che si sono viste raddoppiare l’imposta?
A questo punto sorge spontanea la domanda: d’accordo che il primo governo di destra della storia repubblicana è Open to meraviglia, e fa della bellezza dei monumenti e qualcuno aggiungerebbe della razza un motivo di orgoglio. Ma che dire delle italiche mamme, chiamate a figliare per scongiurare il rischio di indesiderate sostituzioni etniche, che si sono viste raddoppiare l’Iva su pannolini, seggiolini e latte in polvere? È più importante l’estetica o la procreazione? Sono questi, come diceva con pensoso tormento il manovale Marcello Mastroianni nel Dramma della gelosia di Ettore Scola, gli interrogativi cui dobbiamo rispondere.
Sono almeno tre gli israelianiuccisi e sei quelli rimasti feriti, di cui quattro gravi, in un attentato a colpi d’arma da fuoco avvenuto giovedì mattina, 30 novembre, a Gerusalemme. Due uomini palestinesi di Gerusalemme est sono scesi da una vettura aprendo il fuoco contro un gruppo di persone che si trovavano a una fermata dell’autobus. Secondo quanto riferiscono le autorità israeliane, i due attentatori sono stati neutralizzati dai soldati presenti sul posto. Le persone rimaste uccise sono una donna di 24 anni e un uomo di 70 anni, deceduto poco dopo per le ferite riportate, e una terza persona di cui ancora non si conoscono le generalità.
I due attentatori sarebbero collegati a Hamas
I due attentatori sono stati identificati come Murad Nimer (38 anni) e Ibrahim Nimer (30 anni), residenti nel rione di Tsur Baher a Gerusalemme est e detentori di carte di identità israeliane. Secondo la radio militare entrambi hanno scontato detenzioni in Israele per attività terroristiche. Secondo il ministro per la Sicurezza nazionale israeliano Itamar ben Gvir e il sito palestinese QudsNews, sarebbero entrambi collegati a Hamas. Nella loro automobile, secondo la polizia, sono stati trovati centinaia di proiettili. I due progettavano dunque, a quanto pare, un attentato di grandi dimensioni.
La fermata dell’autobus a Gerusalemme dove giovedì mattina è avvenuto l’attentato (Getty Images).
Prorogata la tregua per il rilascio degli ostaggi
L’attacco è avvenuto poco dopo la proroga per un settimo giorno della tregua nei combattimenti a Gaza, confermata da Hamas giovedì mattina. In precedenza le Forze di difesa israeliane (Idf) avevano scritto in un post sul loro account X che la tregua a Gaza continuerà «alla luce degli sforzi dei mediatori per portare avanti il processo di rilascio degli ostaggi». Le autorità israeliane hanno ricevuto un elenco di 8 ostaggi di Hamas che, secondo l’accordo, saranno rilasciati giovedì sera.
Almeno 13 persone sono rimaste uccise nell’incendio di un ostello scoppiato nella più grande città del Kazakistan, Almaty, prima dell’alba di giovedì 30 novembre 2023. Secondo quando riportato dal dipartimento di emergenza della città, «nel corso della ricognizione e dello spegnimento dell’incendio, sono stati inizialmente scoperti 13 morti, la cui identità è in corso di accertamento». E poi aggiungono: «In merito a quanto emerso dai primi accertamenti sanitari, sono morti per avvelenamento da monossido di carbonio».
Al momento dell’incendio erano 72 le persone all’interno della struttura
L’incendio in via Adi Sharipov, nel centro dell’ex capitale, è stato segnalato poco dopo le 5.30 ora locale, ovvero le 23.30 di mercoledì 29 novembre in Italia. Secondo le ricostruzioni, i vigili del fuoco sono arrivati sette minuti dopo la chiamata e hanno trovato il seminterrato di un edificio residenziale di tre piani in fiamme. Il dipartimento di emergenza ha spiegato che al momento dell’incendio alloggiavano nell’ostello 72 persone, 59 delle quali sono state evacuate in sicurezza.
Si è spento nella serata di mercoledì 29 novembre sua casa in Connecticut l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger che lo scorso maggio aveva spento 100 candeline. Tante le reazioni alla sua morte nello scacchiere mondiale.
Il telegramma di Putin alla vedova Kissinger: «Statista lungimirante»
Il presidente russo Vladimir Putin ha espresso le sue condoglianze per la morte di l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger, attraverso un telegramma alla vedova di Kissinger, Nancy: «Era un saggio e uno statista lungimirante».
Calenda: «Saggista interessante, politico molto controverso»
«Kissinger è stato un formidabile reazionario, un anticomunista viscerale. Però ha scritto libri che sono manuali di politica estera, tra cui “Ordine mondiale” in cui sostanzialmente dice che più si è idealisti in politica estera più si fanno danni, più si è realisti meno danni si fanno, lo consiglio. Il Kissinger saggista è molto interessante, il Kissinger politico è molto molto controverso» ha detto il leader di Azione Carlo Calenda ospite di Omnibus su La 7.
Il senatore russo Kosachev: «Uomini così non ne nascono più»
«Questo è un caso in cui è davvero passata un’era con una persona. Come si suol dire, non nascono più persone così». Lo ha scritto su Telegram il vicepresidente del Consiglio della Federazione Russa Konstantin Kosachev che conosceva personalmente l’ex segretario di Stato americano. Il senatore russo ha osservato che Kissinger era «per molti versi un politico leggendario, il cui destino era legato a importanti eventi del secolo. È morto un rappresentante dell’epoca in cui gli Stati Uniti non erano guidati da fobie e utopie, ma da interessi e realtà. Quando Washington aveva nel suo arsenale, la diplomazia, e non solo le sanzioni».
Steinmeier: «Perdiamo un uomo straordinario»
«Con Henry Kissinger perdiamo un uomo straordinario con una storia di vita incredibile». Così il presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier, sulla scomparsa dell’ex segretario di Stato Usa, Henry Kissinger. «Con un linguaggio chiaro e una diplomazia coraggiosa, ha avuto un’influenza decisiva sugli Stati Uniti e sulla politica mondiale nel dopoguerra», ha scritto ancora Steinmeier. «Onoreremo la sua memoria», ha concluso.
Scholz: «Ha plasmato la politica estera come pochi altri»
«Henry Kissinger ha plasmato la politica estera americana come pochi altri». Così su X il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, sulla scomparsa dell’ex segretario di Stato Usa «Il suo impegno a favore dell’amicizia transatlantica tra gli Stati Uniti e la Germania fu significativo e rimase sempre vicino alla sua patria tedesca», ha scritto ancora Scholz. Per il cancelliere tedesco, con la scomparsa di Kissinger «il mondo ha perso un grande diplomatico».
Henry Kissinger shaped American foreign policy like few others. His commitment to the transatlantic friendship between the USA and Germany was significant, and he always remained close to his German homeland. The world has lost a great diplomat. pic.twitter.com/waEQsq51yo
Il presidente del Consiglio europeo: «Attento al più piccolo dettaglio»
«Le mie più sentite condoglianze al popolo americano e alla famiglia la scomparsa di Henry Kissinger. Ho avuto il privilegio di incontrarlo più volte. Un essere umano gentile e una mente brillante che ha plasmato i destini di alcuni tra i più avvenimenti importanti del secolo. Uno stratega attento al più piccolo dettaglio, ha detto il presidente del Consiglio europeo.
Il premier giapponese «Ha contribuito alla pace e alla stabilità»
«Ha apportato contributi significativi alla pace e alla stabilità nella regione, compresa la normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra gli Stati Uniti e la Cina», ha ricordato il primo ministro del Giappone, Fumio Kishida.
Bush: «Una delle voci più affidabili in politica estera»
«L’America ha perso una delle voci più affidabili e significative in materia di affari esteri», ha dichiarato l’ex presidente George W. Bush: «Ho ammirato a lungo l’uomo che è fuggito dai nazisti da giovane, proveniente da una famiglia ebrea, e che poi li ha combattuti nell’esercito degli Stati Uniti. Quando poi è diventato Segretario di Stato, la sua nomina come ex rifugiato ha detto tanto sulla sua grandezza quanto sulla grandezza dell’America».
L’ambasciatore cinese in Usa: «È morto un vecchio amico»
L’ambasciatore cinese negli Usa, Xie Feng, si è detto «profondamente» rattristato dalla notizia della morte dell’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger: «È una perdita tremenda sia per i nostri Paesi sia per il mondo», ha scritto in un post su X. «La storia ricorderà» il contributo di Kissinger alle relazioni Cina-Usa e «rimarrà sempre vivo nei cuori del popolo cinese come un vecchio amico molto apprezzato».
Deeply shocked and saddened to learn of Dr. Kissinger's passing at 100. My deepest condolences go to Nancy and her family. It is a tremendous loss for both our countries and the world. The history will remember what the centenarian had contributed to China-U.S. relations, and he… pic.twitter.com/G0NwJU6EYI
Tricia Nixon e Julie Nixon Eisenhower: «Sarà ricordato per i suoi successi nel promuovere la causa della pace»
Le figlie di Richard Nixon hanno descritto Henry Kissinger «come uno dei diplomatici più abili d’America» che «ha sostenuto le decisioni militari di nostro padre» per porre fine alla guerra del Vietnam. In una dichiarazione, Tricia Nixon e Julie Nixon Eisenhower hanno citato il suo lavoro durante la presidenza del padre, compreso il suo ruolo nei negoziati di Parigi che hanno contribuito a porre fine al coinvolgimento degli Stati Uniti in Vietnam e migliorare i legami con la Cina e l’Unione Sovietica. Hanno descritto il rapporto Nixon-Kissinger come una «partnership che ha prodotto una generazione di pace per la nostra nazione»: «Henry Kissinger sarà a lungo ricordato per i suoi numerosi successi nel promuovere la causa della pace. Ma era il suo carattere che non dimenticheremo mai».
C’è grande maretta alla Corte dei Conti in vista della nomina del nuovo Procuratore generale. Anche perché sono molti i candidati in lizza. Tra i più accreditati a ricoprire l’incarico ci sono Pio Silvestri, procuratore regionale del Lazio, Donata Cabras, sua omologa in Sardegna, Massimo Lasalvia, presidente della Prima Sezione d’appello e consigliere giuridico del ministro della salute Orazio Schillaci. E Mauro Orefice, presidente della sezione per il controllo sulle amministrazioni dello Stato. A scegliere, venerdì 1 dicembre, sarà chiamato il Consiglio di presidenza della Corte, l’organismo formato da quattro togati, quattro laici, guidato da Guido Carlino, presidente della Corte in carica dal 2020, magistrato legatissimo a Sergio Mattarella per antichi trascorsi familiari palermitani. E da Tommaso Miele, presidente aggiunto e protagonista nel 2020 di una polemica con Matteo Renzi per una serie di tweet offensivi (peraltro disconosciuti) che avevano come bersaglio il leader di Italia Viva.
Pio Silvestri (Imagoeconomica).
Contro Silvestri giocano i suoi rapporti con la vicesindaca di Roma Scozzese
Carlino, contro il parere della maggior parte dei magistrati della Corte, punta tutto su Silvestri, il cui nome però incontra molte resistenze per i suoi rapporti con Silvia Scozzese, vicesindaco e assessore al Bilancio del Comune di Roma, la cui attività Silvestri ha sempre guardato con molta attenzione. In un incontro riservato alcuni consiglieri anziani della Corte hanno fatto notare che la sua nomina corrisponderebbe, per durata, a quella dell’attuale presidente Carlino rendendo di fatto la magistratura contabile ingessata per i prossimi tre anni. E mettendo così definitivamente fuori gioco magistrati autorevoli come Manfredi Selvaggi, capo della struttura di missione di Raffaele Fitto, ministro incaricato dell’attuazione del Pnrr, e Salvatore Pilato, un altro palermitano doc, presidente della Sezione di controllo della Corte dei conti in Sicilia. Ma anche l’altro candidato forte, Lasalvia, è stato oggetto di polemiche riprese dai giornali per alcune iniziative legate a Enasarco, la cassa pensionistica privata dei rappresentanti di commercio, su cui la Corte non ha alcuna giurisdizione.
Donata Cabras (Imagoeconomica).
Cabras data per favorita anche perché lontana dai giochi romani
Alla fine, tra tutti questi veleni, a spuntarla per la prima volta nella storia della Corte potrebbe essere una Procuratrice generale donna. Donata Cabras, che nell’ambiente della magistratura contabile gode di grande apprezzamento, ha fatto tutta la sua carriera in Sardegna, soprattutto nelle funzioni requirenti, ed è lontana dai giochi romani. Delle concrete possibilità di Cabras ha parlato sicuramente con la premier Giorgia Meloni il consigliere Marco Villani, vicesegretario generale della Presidenza del Consiglio proveniente anche lui dalla Corte, e in stretti rapporti con una sua collega, Erika Guerri, capo di gabinetto del ministro del Turismo Daniela Santanché. Villani e Guerri sono molto legati tra loro e hanno facilitato l’ingresso massiccio di personale della Corte negli uffici di quel ministero, tanto da far irritare Consiglio di Stato e Avvocatura.
Si è spento nella sua casa in Connecticut l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger che lo scorso maggio aveva spento 100 candeline. Autore della celebre frase «il potere è il massimo afrodisiaco», l’eredità del machiavellico statista continuerà ad essere discussa tra chi lo considera un genio diplomatico e chi un genio del male. Astuto manipolatore e influente fino agli ultimi giorni, per l’ex 15enne ebreo in fuga dall’Europa alla vigilia della Seconda guerra mondiale il mondo era un gigantesco puzzle in cui ogni pezzo giocava un ruolo importante e distinto verso un unico fine: gli Usa come superpotenza internazionale anche al prezzo di interventi di realpolitik sullo scacchiere mondiale giudicati da molti brutali ed illegittimi, come il bombardamento e l’invasione della Cambogia e il sostegno al colpo di Stato di Augusto Pinochet in Cile del 1973 che defenestrò Salvador Allende.
Henry Kissinger con Zhou Enlai nel 1971 a Pechino (Getty Images).
In queste ultime settimane, dallo scoppio della guerra a Gaza, Kissinger non è mai intervenuto pure essendo stato uno dei protagonisti del conflitto del Kippur che vide Israele vincitrice nel 1973. Tra i suoi ultimi impegni pubblici, un incontro nella residenza a Washington dell’ambasciatrice italiana Mariangela Zappia con la premier Giorgia Meloni lo scorso luglio.
La premier Giorgia Meloni con Kissinger lo scorso luglio (dal sito del governo italiano).
Il figlio David: «Inesauribile curiosità per le sfide del momento»
Per il politologo Robert Kaplan, Kissinger è stato il più grande statista bismarckiano del Ventesimo secolo. Con un occhio attento anche sull’Italia, di cui Kissinger, amico intimo di Gianni Agnelli, apprezzava il ruolo nel Patto atlantico pur avendo il Partito comunista più potente d’Occidente. In occasione del suo centesimo compleanno sul Washington Post, il figlio David, interrogandosi sulla eccezionale vitalità fisica e mentale di un uomo che ha seppellito ammiratori e detrattori a dispetto di una dieta a base di bratwurst e Wiener Schnitzel, individuò la ricetta nell’inesauribile curiosità paterna per le sfide esistenziali del momento: dalla minaccia delle atomiche negli Anni 50 all’intelligenza artificiale su cui due anni fa scrisse il penultimo libro, The age of Ai: and our human future, a cui ha fatto seguito Leadership: Six studies in world strategy.
L’allora governatore del Texas e candidato alla Casa Bianca George W. Bush con Henry Kissinger nel 2000 (Getty Images).
Al servizio di Richard Nixon e Gerald Ford
Da bambino, si diceva, era troppo timido per parlare in pubblico. Straniero nella nuova patria dopo la fuga dalla Germania nel 1938, Heinz divenne Henry e imparò a esprimersi in perfetto inglese conservando sempre l’accento tedesco. Si fece largo prima a Harvard, poi a Washington, fino a raggiungere, complice Nelson Rockefeller, il tetto del mondo al servizio di due presidenti: Richard Nixon e, dopo il Watergate, Gerald Ford. Kissinger concentrò nelle sue mani ogni negoziato, rendendo superfluo il lavoro della rete diplomatica: dalla prima distensione verso l’Urss al disgelo con la Cina, culminato nel viaggio di Nixon a Pechino. Gli accordi di Parigi per il cessate il fuoco in Vietnam dopo quasi 60 mila morti Usa gli valsero un controverso premio Nobel per la Pace: due giurati si dimisero per protesta.
Richard Nixon con Henry Kissinger nel 1973 (Getty Images).
Nel 1977 fondò lo studio di consulenza Kissinger Associates
Kissinger fu di fatto un presidente ombra, anche se la scrivania dell’Ufficio ovale restò sempre per lui un miraggio impossibile per il fatto di non essere nato negli Usa. La sconfitta di Ford e l’elezione del democratico Jimmy Carter segnarono la fine della sua carriera pubblica, non dell’impegno in politica estera attraverso gruppi come la Trilaterale. Dopo aver lasciato il governo nel 1977, Kissinger fondò il celebre studio di consulenza Kissinger Associates, attraverso la cui porta girevole passarono ministri e sottosegretari e i cui clienti erano governi mondiali grandi e piccoli. Ed è stato proprio il suo studio a dare la notizia della sua morte.
Grande attesa per l’apertura delle Borse europee e per lo spread dopo l’ottima giornata di ieri. La scorsa seduta, quella del 29 novembre 2023, si è chiusa con i listini del Vecchi Continente in rialzo. A Milano l’indice Ftse Mib ha toccato 29.688, ai massimi dalla fine di giugno 2008. Il differenziale tra Btp e Bund tedeschi riparte da 173 punti base.
4.00 – Hong Kong apre poco mossa, a -0,05%
La Borsa di Hong Kong apre la seduta poco mossa in attesa dei dati relativi all’inflazione Usa: l’indice Hang Seng cede lo 0,05%, a 16.985,18 punti. L’indice Composite di Shanghai cede appena 0,58 punti a quota 3.021,10, mentre quello di Shenzhen perde lo 0,15% scendendo a 1.886,95 punti.
1.25 – Tokyo, apertura poco variata (-0,13%)
La Borsa di Tokyo inizia gli scambi poco mossa, dopo la chiusura incerta degli indici azionari statunitensi e la progressiva fase di rivalutazione dello yen che incide sul comparto dell’export. In apertura il listino di riferimento Nikkei segna una variazione appena negativa dello 0,13% a quota 33.276,92, con una perdita di 44 punti. Sul mercato valutario la divisa nipponica si rafforza al cambio con il dollaro poco sopra a 147 e sull’euro a 161,40.
Nel corso del Tg1 delle 20, Amadeus ha annunciato i co-conduttori delle cinque serate del Festival di Sanremo 2024. Oltre a Marco Mengoni, che affiancherà il direttore artistico nella prima serata, saliranno sul palco dell’Ariston Giorgia (seconda serata, mercoledì 7 febbraio), Teresa Mannino (terza serata, giovedì 8 febbraio), Lorella Cuccarini (quarta serata, venerdì 9 febbraio) e Fiorello (quinta serata, sabato 10 febbraio).
A Dubai va in scena la Cop28, l’annuale incontro sul clima organizzato dalle Nazioni unite in cui i governi sono chiamati a discutere su come limitare le emissioni e prepararsi al futuro cambiamento climatico. Dura dal 29 novembre fino al 12 dicembre 2023. Cop sta per “Conferenza delle parti”, dove le “parti” sono i Paesi che hanno firmato l’originale accordo Onu sul clima del 1992. Gli Emirati Arabi Uniti, cioè la nazione ospitante, sono tra i primi 10 produttori di petrolio al mondo e hanno nominato l’amministratore delegato della compagnia petrolifera statale Adnoc, Sultan Al Jaber, presidente della Conferenza. Nei piani della società emiratina c’è l’aumento della capacità estrattiva del greggio, proposito che chiaramente fa a pugni con gli obiettivi di Cop28. Bbc News ha pubblicato un articolo nel quale denunciava, attraverso documenti di cui è entrata in possesso, l’intenzione degli Emirati di utilizzare il loro ruolo di organizzatori per concludere accordi su petrolio e gas.
Come avere una multinazionale del tabacco che supervisiona l’Oms
Al Jaber, nonostante gli scandali svelati dal Guardian, si è difeso sostenendo di essere la persona migliore per spingere l’azione di riduzione di CO2 dell’industria petrolifera e del gas, in quanto presidente della società di energie rinnovabili Masdar. La stessa Masdar è posseduta dalla Adnoc e da Mubadala, il fondo che fa capo al controverso Mansour Bin Zayed (proprietario tra l’altro del Manchester City e fratello del dittatore Mohammed, presidente degli Emirati) e nel cui board siede guarda caso anche Sultan Al Jaber. Il paradosso è evidente: l’ad di una compagnia petrolifera di Stato che presiede i lavori per limitare le emissioni derivanti dall’energia fossile. Per dirla con le parole della europarlamentare Manon Aubry, è come avere una multinazionale del tabacco che supervisiona il lavoro interno dell’Organizzazione mondiale della sanità.
La Cop28 sul clima organizzata a Dubai (Getty).
Emirati esportatori di energia e molto indietro sui diritti umani
Se c’è qualcuno che beneficia del cambiamento climatico questi sono proprio i Paesi esportatori di energia, di cui gli Eau sono tra i principali. Recentemente la segretaria generale di Amnesty International, Agnès Callamard, ha dichiarato: «Il fatto che gli Emirati Arabi Uniti, con un bilancio abissale in materia di diritti umani, stiano guidando le discussioni su una delle più gravi sfide esistenziali che l’umanità si trova ad affrontare, in uno dei forum internazionali di più alto profilo, rende ridicola la C0p28».
Il governo italiano dalla parte di Al Jaber, nonostante gli scandali
Il governo italiano, al cui interno per altro non manca una componente negazionista in tema ambientale, si è schierato senza se e senza ma dalla parte di Cop28 e di chi la ospita. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani dopo il primo scandalo che a giugno aveva investito Al Jaber e gli Emirati perché la compagnia petrolifera poteva avere accesso a tutte le mail riguardanti Cop28 era volato ad Abu Dhabi per ribadire che l’Italia è «al fianco» degli Eau e sostiene il lavoro del presidente designato della Cop28, Sultan Al Jaber. Durante quella visita aveva chiesto aiuto agli Emirati per la Tunisia, pallino di Giorgia Meloni e punto cardine del suo Piano Mattei (anche se poi Tunisi non si è fatta problemi a non votarci nella partita per Expo 2030).
Sultan Al Jaber (Getty).
Stessa cosa aveva fatto Meloni durante un incontro con Al Jaber proclamando quella del cambiamento climatico «una sfida importante per il nostro Pianeta e per l’umanità, però la transizione deve essere giusta e affrontare anche la sua dimensione sociale ed economica». Questo significa per prima cosa garantire «posti di lavoro di qualità». Ad Al Jaber, la premier aveva anche assicurato di voler «rafforzare l’impegno a sostegno dell’Africa, al quale l’Italia destinerà gran parte del suo Fondo per il clima».
Quei legami tra Crosetto e il presidente Mohammed Bin Zayed
Che i rapporti tra Eau e Italia siano stretti lo si è visto anche in altre occasioni. Per esempio quando il ministro Guido Crosetto ha dichiarato che il presidente Mohammed Bin Zayed aveva chiamato Palazzo Chigi per farsi mandare 1.000 bambini palestinesi da curare. Tralasciando il fatto che uno degli uomini più vicini al leader emiratino è Mohammed Dahlan. Ossia colui che ha attivamente operato per la distruzione di Fatah e l’irreversibile indebolimento dell’Olp, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina, pregiudicando così il processo di pace in Israele.
Il presidente emiratino Mohammed Bin Zayed e, alla sua sinistra, il fratello Mansour (Getty).
Denunce penali per detenzione arbitraria e tortura
Che dire poi dell’appoggio italiano dato ad Ahmed Naser al-Raisi, già capo della State Security emiratina, su cui pendono denunce penali per detenzione arbitraria e tortura, diventato nel 2022 il primo capo mediorientale dell’Interpol. Ancora, gli Eau partecipano alla guerra in Sudan (come proxy war), in Libia sostengono Haftar, Al Saied in Tunisia, sono ben posizionati nel Ciad e secondo varie intelligence hanno sostenuto il colpo di Stato in Niger e, come se non bastasse, hanno siglato un accordo di esclusiva per l’esportazione dell’oro dal Congo, denunciato in un articolo di Reuters, come un servizio fatto alla Russia per aggirare le sanzioni.
Eni ha annunciato che, grazie all’ammissione del progetto integrato di Carbon Capture and Storage (CCS) Callisto alla lista europea dei Progetti di interesse comune (Progetti Pci), l’hub di stoccaggio della CO2 di Ravenna, che Eni come operatore sta sviluppando in JV con Snam, avrà un ruolo chiave nella creazione di una filiera internazionale ad alto contenuto tecnologico nel settore della decarbonizzazione.
Callisto mira a decarbonizzare le aree industriali italiane e l’hub francese di Fos-Marseille
Il progetto CCS integrato Callisto (CArbon LIquefaction transportation and STOrage) Mediterranean CO2 Network, proposto congiuntamente da Eni e Snam con la collaborazione di Air Liquide che ne è anche coordinatore e che fa perno sul polo di stoccaggio CO2 di Ravenna CCS, è stato scelto dalla Commissione europea per entrare a far parte dei Pci, superando il processo di selezione, insieme ad altri 13 progetti dedicati alla cattura e allo stoccaggio della CO2. Nel dettaglio, Callisto ha l’obiettivo di sviluppare una catena del valore della CCS nell’Europa Sud-occidentale, focalizzandosi sulla decarbonizzazione delle aree industriali italiane, a partire da quella di Ravenna e Ferrara e dell’hub di Fos-Marseille, in Francia. Il progetto ha come referenti in Italia Eni e Snam e Air Liquide per il cluster industriale di Fos-Marseille in Francia. L’iniziativa è inoltre promossa da altre 16 aziende operanti nei cluster industriali interessati. Il progetto, facendo leva sulla grande capacità totale di stoccaggio dell’hub di CCS di Ravenna, stimata in oltre 500 milioni di tonnellate, mira a sviluppare il più grande network nel Mediterraneo per la cattura, il trasporto e lo stoccaggio di CO2 offrendo una soluzione di decarbonizzazione per le industrie hard to abate (come cementifici, fertilizzanti, acciaierie etc.) proponendosi come riferimento per il Sud Europa.
Il progetto potrà accedere al Connecting Europe Facility Fund
L’ammissione nella lista dei progetti PCI consentirà al progetto, una volta superati i passaggi dell’iter in corso la cui conclusione è attesa nel 2024, di poter accedere al fondo Connecting Europe Facility Fund (CEF) finalizzato all’ottenimento di finanziamenti a fondo perduto per supportare gli studi e lo sviluppo delle infrastrutture per la ricezione, il trasporto e lo stoccaggio della CO2. L’avvio della fase 1 del progetto CCS Ravenna è previsto per l’inizio del 2024 con l’iniezione ai fini dello stoccaggio permanente di 25 mila tonnellate all’anno di CO2, catturate dalla centrale a gas di Casal Borsetti di Eni. Lo sviluppo industriale della fase 2, il cui avvio è previsto entro il 2026, consentirà di raggiungere una capacità di stoccaggio di 4 milioni di tonnellate all’anno al 2030. Ulteriori espansioni potranno portare i volumi fino a 16 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
Verranno creati nuovi posti di lavoro
Oltre a fornire un importante contributo per contrastare le emissioni climalteranti delle industrie hard to abate, il progetto Ravenna CCS favorirà la creazione di una filiera nazionale ad alto contenuto tecnologico nel settore della decarbonizzazione, valorizzando le competenze e capacità realizzative locali e più in generale del Paese. Dal punto di vista occupazionale il progetto fornirà un contributo determinante nel tutelare il livello esistente, legato al sistema tradizionale, e al contempo nel promuovere la creazione di un importante numero di nuovi posti di lavoro, diretti e indiretti, grazie allo sviluppo delle filiere impegnate nel progetto di decarbonizzazione. Eni ha sviluppato una vasta esperienza nello stoccaggio di gas in giacimenti esauriti nel corso di molti decenni e intende valorizzare le proprie competenze per riconvertire parte delle infrastrutture esistenti in hub di stoccaggio dell’anidride carbonica per decarbonizzare le attività industriali proprie e di terzi a costi competitivi e con un rapido time to market.
Cervinia cambia nome. La nuova denominazione della celebre località turistica, sita nel Comune di Valtournenche, è Le Breuil. La decisione è stata presa nell’aprile scorso dal Comune di Valtournenche, approvando il dossier sulla ridenominazione di villaggi, frazione e località sul suo territorio. La giunta regionale ha poi preso atto della decisione il 12 settembre scorso e pochi giorni dopo è stato firmato il decreto. Con il cambio di nome sarà modificata anche la cartellonistica del paese, oltre ai documenti degli abitanti. Protestano i consiglieri regionali e i deputati di Fratelli d’Italia.
Alberto Zucchi e Matteo Rosso: «Nuocerà alla Valle d’Aosta»
In una nota, Fratelli d’Italia ha espresso il proprio «netto dissenso». Il coordinatore regionale per la Valle d’Aosta, Alberto Zucchi, e il deputato Matteo Rosso, hanno dichiarato: «Esprimiamo vivo stupore e sgomento poiché il brand Cervinia è noto in Italia e nel mondo e un così drastico cambiamento, frutto evidente di un’ideologia fuori tempo, spazio e luogo non può che nuocere al settore turistico alberghiero e all’immagine di tutta la Valle d’Aosta».
Kfir Bibas, con i suoi 10 mesi il più piccolo degli ostaggi sequestrati da Hamas il 7 ottobre, sarebbe morto insieme alla madre Shiri e al fratello di 4 anni Ariel, a seguito di «bombardamenti sionisti» sulla Striscia di Gaza. Lo hanno annunciato su Telegram le Brigate Al-Qassam, ala militare di Hamas. Nei giorni scorsi i familiari di Kfir si erano mobilitati per chiedere la liberazione del piccolo e della sua famiglia. Non si hanno notizie del padre Yarden, ancora ostaggio nella Striscia di Gaza. Le forze di difesa israeliane stanno «controllando la fondatezza» dell’annuncio relativo alla morte dei fratellini Bibas e della loro mamma. Lo ha detto il portavoce militare Daniel Hagari, aggiungendo che «Hamas continua a comportarsi in maniera crudele e inumana».
The Bibas family, including 10-months-old Kfir, 4-year-old Ariel and their mother Shiri were abducted by Hamas on October 7.
Attesa per la liberazione di altri 10 ostaggi israeliani
Secondo l’ultimo accordo stipulato tra Israele e Hamas, ogni giorno di proroga della tregua prevede la liberazione di 10 ostaggi israeliani e di 30 prigionieri palestinesi. Mousa Abu Marzook, funzionario dell’ufficio politico di Hamas aveva reso noto che gli ostaggi con cittadinanza russa in loro possesso saranno rilasciati «come omaggio al presidente Vladimir Putin». In serata le Brigate Al-Qassam hanno annunciato di aver liberato due donne di, appunto, nazionalità russa.
Dal Qatar filtra ottimismo per la proroga della tregua
«Guardando ai prossimi giorni, ci concentreremo sul fare il possibile per prolungare la tregua in modo da continuare a liberare più ostaggi e a ricevere più assistenza umanitaria». Lo ha detto il segretario di Stato americano, Antony Blinken, dopo l’incontro della Nato a Bruxelles e in vista della sua prossima visita in Israele. Dal Qatar filtra ottimismo per una nuova intesa, ma Tel Aviv ha già fatto sapere di non essere disposto a prolungare la pausa nei combattimenti oltre domenica 3 dicembre, per un totale di 10 giorni. «Dopo questa fase di rientro dei nostri ostaggi, Israele tornerà in guerra? La mia risposta è inequivocabilmente sì. Non c’è possibilità che non si torni a combattere fino alla fine», ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu.
I combattimenti proseguono in Cisgiordania (Ansa).
Ucciso in Cisgiordania il capo delle Brigate Jenin
La tregua riguarda la Striscia di Gaza, ma non la Cisgiordania, dove l’esercito israeliano ha ucciso il capo delle Brigate Jenin, Mohammad Zabeidi. Insieme a lui è stato eliminato anche un altro comandante, di cui non è stato diffuso il nome. Sempre a Jenin due bambini sono morti in un raid delle forze israeliane. Uno, di nove anni, è stato colpito alla testa, mentre l’altro, 15enne, è stato raggiunto al torace. Fonti locali e di sicurezza hanno riferito all’agenzia di stampa palestinese Wafa che l’esercito israeliano ha costretto i residenti del quartiere di ad-Damj a lasciare le loro case sotto la minaccia delle armi.
Macerie nelle strade di Jenin (Ansa).
Guterres: «Muoversi verso una soluzione a due Stati»
«La popolazione di Gaza si trova nel mezzo di un’epica catastrofe umanitaria davanti agli occhi del mondo. Non dobbiamo distogliere lo sguardo». Lo ha detto il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres alla riunione del Consiglio di Sicurezza. «Sono in corso intensi negoziati per prolungare la tregua, cosa che accogliamo con grande favore, ma serve un vero cessate il fuoco umanitario e muoversi in modo determinato e irreversibile verso la soluzione a due Stati. Il fallimento condannerà palestinesi, israeliani, la regione e il mondo a un ciclo infinito di morte e distruzione».
Il provvedimento sul salario minimo sarà all’esame dell’Aula della Camera il prossimo 4 dicembre. Lo ha deciso la Conferenza dei capigruppo a Montecitorio. Sempre lunedì e sempre in discussione generale, cominceranno il proprio iter in Aula la legge delega europea e il decreto referendum. Mentre il provvedimento sulle guide turistiche è atteso in Aula per mercoledì 6 dicembre e il voto finale per il giorno dopo, 7 dicembre.