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Rai, la commissione di Vigilanza approva il nuovo contratto di servizio: scontro M5s-Pd

L’approvazione da parte della commissione di Vigilanza della Rai del nuovo contratto di servizio 2023-2028 ha portato a una nuova spaccatura tra Pd e Movimento 5 stelle. Tutto è nato dal testo che Maurizio Lupi, relatore di maggioranza, ha presentato nella mattinata del 3 ottobre. Nella bozza, infatti, sono stati recepiti alcuni emendamenti della minoranza e questo ha portato i pentastellati a votare favorevolmente, schierandosi al fianco della maggioranza per l’approvazione del testo. Hanno votato contro, invece, i membri della commissione di Vigilanza del Pd, di Italia Viva e di Verdi e Sinistra. Ad astenersi è stato invece Azione.

Votati «più di 80 emendamenti»

Maurizio Lupi in mattinata ha riferito che la commissione avrebbe dovuto votare «più di 80 gli emendamenti, la maggior parte dei quali sono dell’opposizione». E nelle stesse ore il Pd aveva anticipato l’intenzione di non firmare il documento. Antonio Nicita, senatore dem, aveva infatti dichiarato: «Come opposizioni siamo insoddisfatti dell’esito dei lavori della commissione di Vigilanza. Troppo poche le nostre osservazioni e i nostri emendamenti accolti nel parere predisposto dal relatore di maggioranza. Per questo ho rimesso il mio mandato di relatore di minoranza sul contratto di servizio Rai». Poi il voto, con la spaccatura causata dai sì del Movimento 5 stelle.

Rai, la commissione di Vigilanza approva il nuovo contratto di servizio scontro M5s-Pd
Il logo Rai all’esterno della sede milanese della tv di Stato (Imagoeconomica).

Bevilacqua: «Ottenuti risultati importanti»

E a spiegare i motivi che hanno spinto i pentastellati a votare favorevolmente è stata Dolores Bevilacqua. La senatrice del M5s ha dichiarato: «Il Movimento 5 Stelle ha lavorato per migliorare il testo originario del contratto di servizio, che era oggettivamente scarno e irricevibile. Siamo riusciti ad ottenere risultati importanti, che vanno dal rafforzamento della divulgazione scientifica alla lotta alla disinformazione, dal contrasto alla violenza di genere fino alle indicazioni sulla trasparenza ed efficienza nell’utilizzo delle risorse pubbliche fino al piano di prevenzione della corruzione. Non possiamo definire questo il migliore dei pareri, ma senza il nostro sì la maggioranza avrebbe potuto votare un testo a proprio piacimento con la prospettiva di vedere temi come la valorizzazione del giornalismo d’inchiesta. La scelta delle altre opposizioni ci sembra fuorviante».

Il Pd attacca: «Restano criticità»

I componenti del Pd della commissione invece hanno attaccato i colleghi: «Dispiace che i 5 Stelle abbiano votato diversamente dalle altre opposizioni. Ci sono criticità nel contratto di servizio per le quali non potevamo che esprimere la nostra contrarietà. Non sono state accolte infatti le nostre proposte volte, solo per fare degli esempi, a introdurre maggiori garanzie su principi e valori legati ai temi dei diritti e sul pluralismo; sono stati respinti persino gli emendamenti sul valore dell’istruzione, sul contrasto al cyber bullismo e sul tema della biodiversità. No, infine, anche agli emendamenti sul contrasto ai conflitti di interesse e sulla trasparenza».

Filini: «La Rai racconterà l’Italia reale»

Soddisfatto, invece, il centrodestra. Il capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione, Francesco Filini, ha dichiarato: «Il nuovo contratto di servizio rappresenta una cornice su cui la Rai può esercitare in totale autonomia, la sua linea editoriale. Dispiace che in un clima di grande e sostanziale collaborazione, dove il buon senso e il sano confronto hanno prevalso, una parte della sinistra non abbia comunque saputo rinunciare alla pregiudiziale ideologica, ma il risultato finale ci soddisfa a pieno. La Rai tornerà a raccontare l’Italia reale, quella a cui per troppo tempo è stata tolta la voce».

Salvini attacca sulle auto elettriche: «Sono fesserie, un regalo alla Cina»

Matteo Salvini ha elogiato la sostenibilità dei treni e attaccato l’Europa sulla scelta di investire nelle auto elettriche. A margine della cerimonia di Expo Ferroviaria, alla Fiera di Milano Rho, il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti ha dichiarato: «I treni e le ferrovie portano la sostenibilità vera e la transizione ecologica vera. Non le fesserie delle auto elettriche, per tutti e a tutti i costi, che sono solo un enorme regalo alla Cina». Poi l’attacco: «Ringrazio tutti quelli che lavorano in ambito ferroviario che sono i veri sostenitori della transizione green ed ecologica, senza lasciare a casa migliaia di lavoratori, cosa che le folli scelte dell’Europa in ambito automobilistico rischiano di fare».

Salvini parla anche del Ponte: «Sarà in manovra»

Salvini è tornato anche a parlare di Ponte sullo Stretto di Messina. Per il leader della Lega è da tempo un cavallo di battaglia: «È una manovra economica che credo che la maggioranza affronterà con assoluta compattezza e velocità. Non ci sarà la minima sbavatura e ci sarà anche il ponte sullo Stretto. Ho un ministero che si occupa soprattutto di investimenti quindi mi interessa che nonostante la situazione internazionale complicata si investa in infrastrutture e di investimenti ce ne saranno sulle infrastrutture strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti e ponti, tutti denari necessari per far crescere il paese».

Salvini attacca sulle auto elettriche «Sono fesserie, un regalo alla Cina»
Matteo Salvini e alle sue spalle il ministro allo Sport Andrea Abodi (Imagoeconomica).

Sondaggi politici, FdI risale ma è sempre sotto il 30 per cento

In sette giorni, Giorgia Meloni guadagna lo 0,4 per cento nelle intenzioni di voto degli italiani ma resta, ancora una volta, sotto al 30 per cento. Ad attestarlo è la rilevazione di Swg per TgLa7, che mostra come Fratelli d’Italia stia risalendo lentamente. Il partito della premier è sempre al primo posto, ora al 29,1 per cento. Una settimana fa era al 28,7 per cento con un divario dal Pd, sempre secondo, di 8,9 punti percentuali. I dem di Elly Schlein scivolano dello 0,3 per cento al 19,5 e adesso la forbice si è allargata nuovamente. Il distacco tra i due partiti è di 9,6 punti.

Perdono terreno M5s e Lega

E se il Pd cala, non è da meno il Movimento 5 stelle. Il partito di Giuseppe Conte resta terzo nelle intenzioni di voto degli italiani, ma perde lo 0,2 per cento in una settimana e adesso è a quota 16,7. Torna sotto al 10 per cento (ora è al 9,8), la Lega di Matteo Salvini, che dopo l’exploit della scorsa settimana ha perso lo 0,3 per cento. Forza Italia, invece, resta stabile al 6,5. Il partito ora guidato da Antonio Tajani si pensava potesse godere di una leggera risalita dovuta alle celebrazioni a Paestum del compleanno postumo di Silvio Berlusconi, ma così non è stato.

Sondaggi politici, FdI risale ma è sempre sotto il 30 per cento
Elly Schlein (Getty Images).

Crescono Azione e Avs, ma cala Italia Viva

A salire, invece, sono Azione e Alleanza Verdi Sinistra. Il partito guidato da Carlo Calenda ha guadagnato lo 0,1, salendo al 3,9 per cento. Resta dietro Avs, ora a 3,4 ma con un guadagno in una settimana dello 0,2 per cento. Scivola ancora, invece, Italia Viva di Matteo Renzi. In sette giorni perde un ulteriore 0,3 per cento di gradimento e ora è a quota 2,4. Adesso IV è dietro a +Europa, stabile al 2,6, e deve guardarsi le spalle dalla risalita di L’Italia con Paragone. Quest’ultimo ha guadagnato lo 0,2 per cento e ora è a quota 1,8.

Sondaggi politici, FdI risale ma è sempre sotto il 30 per cento
Matteo Renzi (Getty Images).

Piantedosi: «Ci sono le condizioni per impugnare la sentenza di Catania»

Da Imperia, dove si è tenuto il Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza sull’emergenza migranti, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi fa sapere che il governo ha intenzione di impugnare la sentenza di Catania, che non ha convalidato i trattenimenti di tre migranti in quanto le misure introdotte dall’esecutivo sarebbero incompatibili con le norme Ue: «Ci sono le condizioni. Dalla lettura dell’atto siamo convinti che abbiamo ragioni da sostenere». La decisione era stata già criticata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Piantedosi: «Impugneremo la sentenza di Catania». Per Meloni «un pezzo di Italia fa tutto il possibile per favorire l’immigrazione illegale».
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi (Imagoeconomica).

Piantedosi ha definito «ottimi» i rapporti con Parigi

«Realizzeremo un Cpr in Liguria, ma non sarà a Ventimiglia», ha affermato Piantedosi nel punto stampa, smentendo che nei piani ci sia la costruzione di una struttura in città e precisando che sono previste misure compensative per i luoghi particolarmente gravati dalla presenza di migranti irregolari, come ad esempio raccolte speciali di rifiuti. E proprio a Ventimiglia, vistata in mattinata, Piantedosi è stato contestato da alcune decine di abitanti. Parlando dei rapporti con la Francia, il ministro dell’Interno ha detto: «Sono ottimi. Non penso che tutelando i suoi confini voglia ledere gli interessi dell’Italia. Negli ultimi tempi ci troviamo sulla stessa posizione. Penso che prevenendo le partenze l’Europa possa tutelare meglio i suoi confini. E se ci fosse un’adeguata prevenzione delle partenze avremmo meno problemi a Ventimiglia».

Meloni si è detta «basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania»

«Perfino un pezzo di Italia fa tutto il possibile per favorire l’immigrazione illegale. E non parlo solo della sinistra ideologizzata e del circuito che ha i propri ricchi interessi nell’accoglienza», aveva scritto Meloni su Facebook, dicendosi «basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania, che con motivazioni incredibili (“le caratteristiche fisiche del migrante, che i cercatori d’oro in Tunisia considerano favorevoli allo svolgimento della loro attività”) rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto». Dopo la sentenza del tribunale di Catania che ha dichiarato illegittimo il provvedimento del questore di Ragusa perché in contrasto con la normativa europea, il centro di trattenimento per rifugiati richiedenti asilo, appena aperto nell’area industriale Modica-Pozzallo, si è svuotato. All’interno della struttura, che può ospitare fino a 84 persone ed è attiguo al Cpr (vicino al limite della capienza), non è rimasto alcun migrante.

Forza Italia, Tajani: «Puntiamo al 20 per cento»

«Sono convinto che tra un anno o due arriveremo al 20 per cento perché abbiamo delle buone idee». Lo ha detto Antonio Tajani a Paestum, chiudendo la tre giorni di Forza Italia cominciata con il BDay in ricordo del Cav. Una previsione ottimistica, quella del vicepremier e ministro degli Esteri, visto che il partito fatica a rialzarsi dopo la morte del fondatore. Secondo gli ultimi sondaggi, Forza Italia è data infatti al 6,9 per cento e portarla a due cifre non sarà certo una passeggiata.

La Forza Italia di Tajani: pugno duro ai morosi e il nome Berlusconi nel simbolo

Tajani ha presentato il nuovo statuto, approvato all’unanimità dal Consiglio nazionale, in cui è inserito il pugno duro con chi non è in regola con i pagamenti delle quote (chi non versa i 900 euro mensili decadrà dagli incarichi). Sono previsti inoltre l’elezione di quattro vicesegretari, compreso un vicario (il più votato), la blindatura del simbolo con il nome Berlusconi, «maggiori poteri» ai congressi provinciali che per la prima volta eleggeranno i delegati nazionali. Senza dimenticare la proposta di intitolare il Ponte di Messina al Cavaliere.

Forza Italia, Tajani: «Puntiamo al 20 per cento»
Maurizio Gasparri, Licia Ronzulli e Antonio Tajani (dal profilo Fb di Licia Ronzulli).

L’appello all’unità e la tregua con Ronzulli

Tajani ha aperto la fase congressuale di Forza Italia attaccando una certa stampa che dipinge Forza Italia come un partito in dissoluzione. Il vicepremier ha dunque invitato all’unità: messaggio indiretto per le correnti interne soprattutto in vista delle Europee del 2024. L’intervento dell'”avversaria” Licia Ronzulli, che ha preceduto quello di Tajani, in questo senso conferma la tregua all’interno della compagine azzurra. «Tajani ci ha dato l’obiettivo della doppia cifra e noi non possiamo deluderlo», ha detto la presidente dei senatori di FI. «Sono certa che Antonio vuole guardare insieme a noi al futuro di questa creatura politica». Ronzulli è salita sul palco mostrando una pesca. «Da giorni la sinistra si accanisce su una pesca e su un riuscitissimo spot pubblicitario, peraltro facendo dei parallelismi improbabili con il governo dimostrando di non avere ricette credibili per gli italiani», ha detto. «Sono talmente ubriachi di ideologia da aver scambiato l’inclusione con l’imposizione di un solo modello di famiglia e di società, ma noi siamo per i diritti sì ma anche per i doveri, perché un mondo di soli diritti sarebbe ingovernabile»

Migranti, Meloni contro la sentenza di Catania che annulla i trattenimenti

«Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania». In un lungo post su Fb la premier Giorgia Meloni critica la decisione del tribunale siciliano che ha rimesso in libertà un immigrato fermato in base alle norme dell’ultimo decreto immigrazione. La giudice Iolanda Apostolico non aveva infatti convalidato il fermo di quattro profughi ospiti del centro di Pozzallo perché il provvedimento «difetta di ogni valutazione su base individuale delle esigenze di protezione manifestate, nonché della necessità e proporzionalità della misura».

Meloni: «Un pezzo d’Italia fa tutto il possibile per favorire l’immigrazione illegale»

 

«Siamo di fronte a una pressione migratoria senza precedenti, dovuta all’instabilità di vaste aree dell’Africa e del Medio Oriente. Il governo italiano lavora ogni giorno per fronteggiare questa situazione e contrastare l’immigrazione illegale di massa. Lo facciamo con serietà a ogni livello: coinvolgendo gli altri Stati europei e stringendo accordi con i Paesi africani per fermare le partenze dei barconi e distruggere la rete dei trafficanti di esseri umani. E con norme di buon senso per facilitare le espulsioni di chi non ha diritto ad essere accolto», mette in chiaro la premier ricordando come sia «un lavoro difficile, certo, ma che può portare a risultati concreti, con pazienza e determinazione. Certo, tutto diventa molto più difficile se nel frattempo altri Stati lavorano nella direzione diametralmente opposta», aggiunge con riferimento alle tensioni con la Germania, «e se perfino un pezzo di Italia fa tutto il possibile per favorire l’immigrazione illegale. E non parlo solo della sinistra ideologizzata e del circuito che ha i propri ricchi interessi nell’accoglienza».

L’attacco alla magistratura: «Si scaglia contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto»

Motivazioni che sui social Meloni definisce senza giri di parole «incredibili»: «Sono rimasta basita di fronte alla sentenza del giudice di Catania», scrive la presidente del Consiglio, «che con motivazioni incredibili (“le caratteristiche fisiche del migrante, che i cercatori d’oro in Tunisia considerano favorevoli allo svolgimento della loro attività”) rimette in libertà un immigrato illegale, già destinatario di un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia Paese non sicuro (compito che non spetta alla magistratura) e scagliandosi contro i provvedimenti di un governo democraticamente eletto». «Non è la prima volta che accade e purtroppo non sarà l’ultima», continua Meloni. «Ma continueremo a fare quello che va fatto per difendere la legalità e i confini dello Stato italiano. Senza paura».

La solitudine di Carlo Calenda nell’infinito reality dei social

Carlo Calenda è uno che non si ferma mai. Nella vita, ma anche sui social, che peraltro occupano una discreta parte della sua vita. Non si ferma nemmeno quando uno solitamente si dovrebbe fermare, in vacanza. Ci va una decina di giorni all’anno con tutta la famiglia ammorbando moglie e figli, che magari vorrebbero andare in discoteca o giocare a padel, con minuziose lezioni di storia che i pargoli ascoltano in religioso silenzio. In Grecia ha declamato di fronte alle loro facce visibilmente annoiate il discorso di Pericle agli ateniesi. Ad agosto in Normandia ha fatto da cicerone sui luoghi dello sbarco, ricordando ogni due per tre che la libertà di cui godono è nata sulle spiagge di Omaha e di Utah. Tutte, meno quella di sottrarsi alla pedanteria del padre.

Ha fatto della sua quotidianità uno scrupoloso reality

Come tutti coloro che si sottopongono a esposizione continua, Calenda ha fatto della sua quotidianità uno scrupoloso reality. E quando ciò accade, si sa, pubblico e privato si ibridano senza confini. Così quel che dice sull’Ucraina, i conti pubblici o il mai nato Terzo polo così si mescola con i risultati della dieta (fatta probabilmente per emulare il suo arcirivale Matteo Renzi), le professioni d’amore per la moglie Violante o il colore dei capelli che lo stress di questi giorni ha visibilmente imbiancato.

Calenda si arrabbia per niente, però non molla mai il colpo

Calenda ha molti difetti, l’irascibilità su tuti. Si arrabbia per un niente. Ma un grosso pregio: non molla mai il colpo, come si vede in queste ore che è impegnato in una battaglia contro l’universo mondo: gli Agnelli, nella fattispecie John Elkann, i loro giornali, la Cgil, il suo segretario Maurizio Landini, Matteo Salvini, che infilza con dei virulenti «non rompere le palle e vai a lavorare», quando il segretario leghista (sempre sui social, la casa comune della politica) gigioneggia tra pesche e cori allo stadio.
Senza peraltro aver paura di metterci la faccia: l’altro giorno il suo inseguimento degli operai della Magneti Marelli di Crevalcore che scappavano alla sua vista era struggente.

Avremmo voluto essere lì con lui per dirgli di lasciar perdere, o per fermare le tute blu e invitarle ad ascoltare. Perché sulla questione il leader di Azione ha totalmente ragione, si sapeva benissimo che quando Torino decise di vendere il suo gioiello della componentistica per staccarsi un pingue dividendo sarebbe finita così. Si sapeva anche che nelle nozze spacciate alla pari tra Fiat e Peugeot sarebbero stati i francesi a comandare, e che quindi tutte le scelte avrebbero privilegiato Parigi.

Nonostante tutto colui che fu Enrico Bottini di Cuore va avanti impavido

Ma Calenda sembra predicare nel deserto. Gli operai non lo ascoltano perché ha osato attaccare il segretario del più potente sindacato, o forse perché non gli perdonano il genius loci pariolino. I giornali neppure: perché chi ha messo sotto accusa alcuni li possiede, per gli altri è un investitore pubblicitario di cui non si può non tener conto. Ma nonostante tutto colui che fu Enrico Bottini nel Cuore sceneggiato del nonno va avanti impavido. Ciak, Azione: ma per non scendere di ascolti, il reality Calenda è condannato ad alzare sempre la posta.

La solitudine di Calenda nell'infinito reality dei social
Il piccolo Carlo Calenda nei panni di Enrico Bottini di Cuore.

Meloni, Salvini: la vera cauzione di Stato è la Costituzione

Una scorsa alla settimana scorsa: mio diario degli orrori. Meloni festeggia il compigoverno. È passato già un anno ma sembra domani. Salvini e i migranti con scarpe e orologini. Ha ragione lui: devono arrivare nudi. Già belli pronti per accedere al «luogo possibilmente lontano da centri abitati e perimetrato e adeguatamente sorvegliato». Niente è più deleterio di quando arroganza e ignoranza si fondono nello stesso individuo. Niente è più deleterio dell’arrognanza. 4.938 euro: siamo pazzi, è pizzo! La vera cauzione di Stato è la Costituzione. Reclami per la réclame. Meno male che qui in Sardegna non si fa distinzione alcuna tra vocali aperte e chiuse. Sicché noi si era tutti a pesca. «Tesoro, dove ci porterà tutto questo dolore?». «Mi scusi ma non sono del posto». 29 settembre. Seduto in quel caffè io non a pensavo a thé. Mai invitato fidanzati qui nell’isola. Troppo mare. Troppa bellezza. Troppo vino. Troppo cibo. Potrebbero rimanerci. L’autunno è un’estate sotto pentite foglie. E poi ecco i palindromi, quando ce vo, ce vo: “Ottobre è er botto”, “Er botto d’ottobre”.

 

Matteo Salvini e la spesa da Esselunga: «Niente pesche, ma tanta roba!»

Il ministro e vicepremier Matteo Salvini ha postato sui social le immagini di una giornata di spesa da Esselunga, catena di supermercati diventati il cui nuovo spot è diventato un caso (anche politico). «Niente pesche, ma tanta roba! Le domeniche belle all’Esselunga», ha scritto il leader della Lega. E sul web è arrivata una pioggia di critiche.

I commenti al post di Salvini

«Ci sono 30 gradi e fai una foto mentre acquisti le castagne. Niente, non farcela mai, neanche per sbaglio», sottolinea Luca Paladini, anima dei Sentinelli di Milano e consigliere regionale della Lombardia. «Le castagne a 5 euro al kg e le persone si muoiono di fame!», scrive il pentastellato Daniele Diaco. Ma sono tanti i cittadini comuni ad commentare e a lanciare frecciate al vicepremier. «Sei senza vergogna e con un cervello di un criceto, in un momento così delicato non si può vedere e sentire», si legge tra i commenti. Ma anche: «Mentre l’Italia è alle prese con l’inflazione il famigerato sceriffo di Nottingham, ostenta la sua spesa a “spese” degli italiani… Complimenti a chi lo chiama capitano, stesso carrello?». E poi: «Pubblicità occulta a Esselunga (già finanziata da associazioni di destra) a fini propagandistici. Che pena che fai povero becero ignorante». Così un altro utente: «Sei uno dei pochi divorziati/separati che può permettersi un bel carrello pieno. Complimenti per la pubblicità da Esselunga che ha prezzi stellari alla faccia dell’inflazione».

Nadef, oltre 23 miliardi di deficit in tre anni: «Servono scelte difficili»

La situazione economica e di finanza pubblica «è più delicata di quanto prefigurato in primavera». Lo ha affermato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti nella premessa alla Nadef. Nella relazione al Parlamento sul documento, si legge che «gli spazi finanziari che si rendono disponibili, quale differenza tra gli andamenti tendenziali e programmatici aggiornati, che includono anche la maggiore spesa per interessi passivi conseguente al maggior disavanzo, sono pari a 3,2 miliardi nel 2023, 15,7 miliardi nel 2024 e 4,6 miliardi nel 2025». Per un totale di 23,5 miliardi di deficit in tre anni. Nel 2026, invece, il saldo obiettivo implica una correzione di 3,8 miliardi di euro rispetto all’indebitamento netto tendenziale, che consente di riportare lo stesso al di sotto della soglia del 3 per cento.

Spazi in deficit del 2023 destinati a pensioni, Pa, immigrazione e famiglie

Per il titolare del dicastero di via XX settembre, «in una situazione in cui la finanza pubblica è gravata dall’onere degli incentivi edilizi, dal rialzo dei tassi e dal rallentamento del ciclo economico internazionale, è necessario fare scelte difficili». Il governo, ha spiegato, ha scelto di affrontare i problemi più impellenti – inflazione, povertà energetica e alimentare, decrescita demografica – promuovendo al contempo gli investimenti, l’innovazione, la crescita sostenibile e la capacità di reagire dell’economia. Gli spazi in deficit del 2023, si legge nella Nadef, saranno destinati, in particolare, al conguaglio anticipato dell’adeguamento Istat per i trattamenti pensionistici previsto per l’anno 2024, a misure per il personale delle pubbliche amministrazioni e alla gestione dei flussi migratori. In arrivo anche «una misura innovativa a favore delle famiglie con redditi medi e bassi». Nel 2024 e 2025 le risorse saranno utilizzate per il taglio al cuneo fiscale sul lavoro, per l’attuazione della prima fase della riforma fiscale, per il sostegno alle famiglie e alla genitorialità, per la prosecuzione dei rinnovi contrattuali della Pa, con particolare riferimento alla sanità, per il potenziamento degli investimenti pubblici, con priorità per quelli previsti del Pnrr, nonché per il finanziamento delle politiche invariate.

Tornano le privatizzazioni

Per garantire la sostenibilità del debito e «coerentemente con una gestione più dinamica delle partecipazioni pubbliche», il nuovo scenario programmatico prevede proventi da dismissioni pari ad almeno l’1 per cento del Pil nel 2024-2026. Le dismissioni riguarderanno partecipazioni societarie pubbliche, rispetto alle quali esistono impegni nei confronti della Commissione europea legati alla disciplina degli aiuti di Stato, oppure la cui quota di possesso del settore pubblico eccede quella necessaria a mantenere un’opportuna coerenza e unitarietà di indirizzo strategico.

Meloni: «I soliti noti vorrebbero un governo tecnico, lo spread? È stato molto più elevato»

Si è svolto a Malta, nella giornata di venerdì 29 settembre, a margine del vertice Med9, l’incontro trilaterale tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Al centro il dossier migranti e il piano in 10 punti proposto da von der Leyen a Lampedusa.

Macron: «Con Meloni e Ue approccio comune»

«L’incontro con Giorgia Meloni è andato bene, come sempre. È stato efficace. Abbiamo potuto fare passi avanti. Con la Commissione europea abbiamo trovato un approccio comune che proporremo ai colleghi per dare una risposta comune a questa che è una sfida totalmente europea. Penso che la capacità europea di prevenire questi flussi sia la chiave». Ha detto all’Ansa il presidente francese Emmanuel Macron, commentando l’esito del trilaterale sulla crisi migratoria.

Meloni: «Soluzioni strutturali o saremo travolti»

«Chi pensa che il problema dei migranti possa essere rinchiuso entro i confini di una nazione europea prende un abbaglio. Senza risposte strutturali prima saranno travolte le nazioni di primo approdo, ma poi tutti quanti verranno travolti da questo problema», ha affermato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nelle dichiarazioni finali dei leader al termine del vertice. Il «piano di azione presentato da Ursula von der Leyen a Lampedusa è una ottima cornice di partenza, è fondamentale renderlo concreto e operativo».

Sullo spread: «Non vedo questo problema»

La sinistra «continui a fare la lista dei ministri del governo tecnico che noi intanto governiamo»  ha aggiunto la premier. Interpellata sull’andamento dello spread: «Non vedo questo problema, vedo questa speranza da parte dei soliti noti, mi fa sorridere. Voglio tranquillizzare: il governo sta bene la situazione è complessa l’abbiamo maneggiata con serietà l’anno scorso, e anche quest’anno. Lo spread che lanciate come se fosse la fine del governo Meloni stava adesso a 192 punti, a ottobre scorso 250 durante l’anno precedente al nuovo governo è stato più alto e i titoli non li ho visti».

«Non si fa solidarietà con i confini degli altri»

«Non si può fare solidarietà con i confini degli altri» ha detto Meloni a margine del vertice Med9 a Malta, parlando delle richieste della Germania sul regolamento delle crisi inserito nel Patto sulla migrazione e l’asilo. «Ho avuto degli scambi con il cancelliere Scholz nella giornata di ieri. La Germania è arrivata con alcuni emendamenti, uno in particolare, quello che riguarda le ong, per noi rappresenta un passo indietro. Abbiamo chiesto di avere tempo, non si poteva decidere ieri così».

Parco dello Stretto, Avs presenta una proposta di legge in alternativa al Ponte

Un parco nazionale che comprenda due Regioni, la Sicilia e la Calabria, al posto del Ponte sullo Stretto di Messina, sul modello delle Cinque Terre in Liguria. Questo è quanto è inserito nella proposta di legge presentata alla Camera da Gerardo Pontecorvo, co-portavoce di Europa Verde nella città metropolitana di Reggio Calabria. Primo firmatario è Angelo Bonelli, ma a sottoscriverla sono stati tutti i membri dell’Alleanza Verdi e Sinistra italiana. L’idea sarebbe quella di creare un’area protetta naturale che comprenda lo Stretto di Messina e la Costa Viola, due zone vicine con un’identità etnica e storica precisa.

Pontecorvo: «Vogliamo dare un’alternativa»

Come racconta Adnkronos, Pontecorvo ha spiegato: «La nostra proposta nasce dall’esigenza di fornire alle popolazione dello Stretto e della Costa Viola un’alternativa alla proposta che incombe sullo Stretto di Messina e in tutta l’area da decenni, ma che negli ultimi tempi ha assunto ulteriore importanza. La proposta tende a creare un parco nazionale che comprende più regioni, ma molto simile a quello delle Cinque Terre in Liguria».

Parco dello Stretto, Avs presenta una proposta di legge in alternativa al Ponte
Gerardo Pontecorvo (Imagoeconomica).

Le zone interessate tra Messina e Reggio Calabria

Il co-portavoce ha sottolineato come alcune norme vigenti in Sicilia e Calabria già tutelino le zone interessate. Nel Messinese, le aree interessate sarebbero la Zps dei Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e l’area marina dello Stretto di Messina. Ed è inclusa anche la Laguna di Capo Peloro, riconosciuta nel 2001 come riserva naturale e una delle più danneggiate in caso di costruzione del ponte. In Calabria, invece, sarebbe inclusa la Costa Viola, che è zona di conservazione speciale cioè una Zcs. L’area è ricca di grotte marine e siti di interesse.

Elisa Romano: «Modernizzare le infrastrutture presenti»

Anche Elisa Romano, membro della direzione nazionale di Europa Verde, ha sottolineato l’esigenza di preservare l’ecosistema dell’area. Per lei bisogna rispettare i luoghi e contemporaneamente «ripristinare e cercare di modernizzare le infrastrutture presenti sul territorio».

Su Fb accosta la morte di Napolitano a quella di Messina Denaro: sospeso esponente di FdI di Saluzzo

«È morto Napoletano! È morto Giovanni Messina Denaro, quindi l’anno si può dichiarare concluso nel migliori dei modi». Recitava così, errori compresi, il messaggio postato su Facebook dal presidente del circolo di Fratelli d’Italia di Saluzzo Mario Pinca che ha ben pensato di accostare le morti del Presidente della Repubblica emerito e del boss di Cosa Nostra. Il post, poi cancellato, ha da subito generato molte polemiche e imbarazzo nel partito di Giorgia Meloni, tanto che è arrivata la sospensione di Pinca dal suo incarico.

Post di Mario Pinca (Facebook).

La reazione di Fratelli d’Italia

La reazione di Fratelli d’Italia, come detto, è stata pressoché immediata, con il coordinatore della provincia di Cuneo, William Casoni, che ha previsto il commissariamento del circolo di Saluzzo e la sospensione del suo presidente. «Pinca ha fatto dichiarazioni che non sono in linea col partito», ha dichiarato Casoni a La Stampa, «per ora è sospeso e la questione è in mano agli organi competenti, si vedrà cosa decideranno da Roma». Dalla provincia piemontese la notizia è giunta fino ai Palazzi romani dove il responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, sta pensando all’espulsione del dirigente locale. Mario Pinca, dal canto suo, dopo aver rimosso il post incriminato non ha potuto fare altro che accettare la sospensione. «Ho sbagliato e me ne assumo tutta la responsabilità», ha chiarito, precisando tuttavia di non essere stato lui a scrivere il post, ma il nipote che gli avrebbe sottratto il cellulare contro le sue volontà.

Il messaggio di Marta Fascina per il compleanno di Berlusconi

Asserragliata ad Arcore sin dalla scomparsa di Silvio Berlusconi, con diversi tra amici e conoscenti che la descrivono come «inconsolabile» e «reclinata sul dispiacere», Marta Fascina è ricomparsa sui social nel giorno in cui l’ex compagno avrebbe compiuto 87 anni. Con un post pubblicato sul suo profilo Instagram, ha voluto ricordare il Cav tra sfera pubblica («A Te che sei baluardo di democrazia e di libertà») e privata («a Te che ogni giorno scaldi ed illumini il mio cuore») descrivendo il legame e l’amore che li ha legati e li legherà per sempre. Di seguito il post completo.

Luna contro Ferraris, Cipolletta highlander e altri spifferi

Riccardo Luna deve avere qualche conto in sospeso con Luigi Ferraris. Lo attacca, ma non lo nomina. Nell’ultimo numero di dLui, l’ex direttore dell’Agi, parlando della strage di Brandizzo, va giù duro: «Ogni volta che c’è un incidente ferroviario si va alla ricerca dei fonogrammi per individuare le responsabilità e i colpevoli che di solito sono dei poveri cristi e quasi mai gli amministratori delegati che hanno fatto utili risparmiano sulla sicurezza». Al lettore tocca il compito ingrato di cercare chi ricopre la carica, visto che Luna non individua con nome e cognome l’ad.

Luna contro Ferraris, Cipolletta highlander e altri spifferi
L’ad delle Ferrovie dello Stato Luigi Ferraris col ministro dei Trasporti Matteo Salvini (Imagoeconomica).

Meloni e i 10 milioni di case da riqualificare

Una preoccupazione in più per Giorgia Meloni: Confimi Edilizia sottolinea che in Italia «più di un edificio su due è in classe G, avrebbe quindi bisogno di una riqualificazione edilizia sia sul piano energetico sia su quello sismico. Ma c’è di più, secondo i dati Enea sarebbero circa 9,7 milioni gli edifici che, precedentemente al Superbonus, avrebbero avuto diritto ai 150 mila euro di massimale da portare in detrazione in 10 anni. A spanne, parliamo di circa 1.455 miliardi di euro di detrazioni fiscali con le classiche misure». L’unica soluzione che ha la presidente del Consiglio è fermare tutta le legislazione europea sul tema ambientale: che è come voler fermare con un dito la fuoriuscita di acqua da una diga.

Cipolletta non molla

Innocenzo Cipolletta, classe 1941, non ha proprio voglia di andare ai giardinetti: ora è diventato il nuovo presidente dell’Aie, l’Associazione italiana editori, punto di riferimento per chi pubblica libri, riviste scientifiche e prodotti dell’editoria digitale. Cipolletta è anche componente del consiglio di amministrazione della casa editrice Laterza e presidente di Confindustria Cultura Italia, e subentra a Ricardo Franco Levi. Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano è stato rapidissimo nel commentare la nomina: «I migliori auguri di buon lavoro a Cipolletta alla guida dell’Associazione italiana editori. Ci aspettano mesi di intenso lavoro in vista della partecipazione dell’Italia ospite d’onore alla Buchmesse di Francoforte 2024, che affronteremo insieme con impegno e passione nel superiore interesse dell’editoria nazionale». Ogni riferimento a Levi era puramente casuale.

Luna contro Ferraris, Cipolletta highlander e altri spifferi
L’ex presidente dell’Aie Ricardo Franco Levi (a sinistra) stringe la mano al suo successore Innocenzo Cipolletta (Imagoeconomica).

Al papa piace Casarini

Chi partecipa al sinodo, invitato dal papa? Luca Casarini, storico esponente no global: ma non ricordatelo a Giorgia Meloni. Tra le sacre mura succede di tutto: sarà una giornata campale quella di sabato 30 settembre in Vaticano. Per sottolineare il legame con Israele, Pierbattista Pizzaballa, già Patriarca latino di Gerusalemme, è stato scelto da papa Francesco per essere uno dei 99 nuovi cardinali che rappresenteranno la cristianità nel mondo. «Il turismo religioso è fondamentale per Israele e questa elezione è per noi motivo di grande gioia, in nome di una continua e perpetua collaborazione», ha detto subito Kalanit Goren, direttrice dell’Ufficio nazionale israeliano del turismo a Milano.

Luna contro Ferraris, Cipolletta highlander e altri spifferi
Luca Casarini (Imagoeconomica).

Dopo Meloni anche Nordio lancia guerra ai trafficanti di essere umani

«Dobbiamo ingaggiare una guerra totale e globale senza sconti ai trafficanti di esseri umani. L’impennata degli sbarchi deve imporre una riflessione seria». Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, durante la celebrazione a Palermo per i 20 anni della Convenzione Onu contro il crimine organizzato. Ribadendo il concetto già espresso da Giorgia Meloni sia all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sia durante la conferenza stampa del dl Cutro quando dichiarò che le autorità italiane avrebbero cercato gli scafisti in tutto il «globo terracqueo», senza peraltro specificare come. «L’impegno nella lotta al traffico dei migranti», ha aggiunto il Guardasigilli, «deve unire i Paesi, la collaborazione col sistema Onu è fondamentale. Il presidente Meloni l’ha ricordato pochi giorni fa alle Nazioni Unite». Il ministro della Giustizia ha evidenziato tre punti programmatici necessari per la cooperazione internazionale: «Organi investigativi comuni, utilizzo tecniche investigative speciali e nuovi accordi bilaterali regionali per uso di queste tecniche in sede giudiziarie». «Al termine di questa conferenza», ha aggiunto, «firmerò questo protocollo con i colleghi del bacino mediterraneo».

Migranti, Tajani incontra Baerbock a Berlino: «Nessuno fa la guerra alle ong»

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha incontrato a Berlino la collega tedesca Annalena Baerbock per un vertice sui migranti, dopo le polemiche degli ultimi giorni. Dopo il confronto, durante una conferenza stampa congiunta, è stata la ministra ad assicurare che «non lasceremo soli singoli Stati europei». E ha confermato il sostegno della Germania: «Abbiamo tutti visto le immagini da Lampedusa, la situazione è insostenibile: è una grande sfida per l’Italia, questo lo capiamo». Tajani ha risposto auspicando che «gli sforzi finanziari dei singoli Stati si concentrino su soluzioni strutturali della questione migratoria».

Migranti, Tajani incontra Baerbock a Berlino «Nessuno fa la guerra alle ong»
I due ministri, Tajani e Baerbock, durante la conferenza stampa (Getty Images).

Tajani: «Nessuno fa la guerra alle ong ma serve azione europea»

Il riferimento è stato ai finanziamenti concessi dalla Germania alle ong. Tajani ha spiegato il punto di vista del governo italiano: «Nessuno fa la guerra alle ong, però non possono essere una sorta di calamita per attrarre migranti irregolari che, guarda caso, vengono portati sempre e soltanto in Italia perché è il porto più vicino. Le navi delle ong possono fare soccorso in mare, ma non si può trasformare l’Italia nel luogo dove tutte le ong portano i migranti, anche perché non vogliono venire». Il ministro degli Esteri ha poi fatto il punto sull’incontro con Baerbock: «Italia e Germania sono convinte che serve un’azione europea, le sue parole mi hanno fatto piacere».

Migranti, Tajani incontra Baerbock a Berlino «Nessuno fa la guerra alle ong»
Il saluto dei due ministri (Getty Images).

Baerbock: «Il 90 per cento viene salvato dall’annegamento»

La ministra Baerbock, dal canto suo, ha dichiarato: «Ogni vita ha un valore e ogni persona annegata non è solo un numero nelle statistiche ma un padre, un figlio, un amico. Almeno 2.300 persone sono morte dall’inizio dell’anno: sono 2.300 destini, persone, speranze per un futuro migliore. Questo non deve diventare routine. Fortunatamente molti vengono salvati: lo dico con gratitudine. Oltre il 90 per cento di quelli che partono vengono salvati dall’annegamento, siamo grati alla guardia costiera italiana ma anche ai volontari che hanno un ruolo e si impegnano per salvare vite nel Mediterraneo, mentre la missione europea Mare Nostrum non c’è più. Questo impegno ha il nostro sostegno».

Renzi contro Meloni: «Un’influencer bravissima, meglio di Chiara Ferragni»

Matteo Renzi è tornato ad attaccare la premier Giorgia Meloni. Il leader di Italia Viva, ha parlato a margine dell’evento Cambiare rotta, i migranti e l’Europa, organizzato dalla Fondazione Oasis all’Università Cattolica di Milano. E ha sfruttato il caso dello spot dell’Esselunga degli ultimi giorni per attaccare la presidente del Consiglio: «Giorgia Meloni è la più brava influencer di questo paese, ma non sta facendo la presidente del Consiglio e mostrandosi ieri sensibile alla pesca dell’Esselunga ha fatto l’influencer. È la numero uno come influencer, ha spodestato Chiara Ferragni. Ma come premier non c’è una sola risposta ai problemi del Paese».

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Renzi contro Meloni «Un'influencer bravissima, meglio di Chiara Ferragni»
Matteo Renzi in uno studio televisivo con alle spalle una foto di Giorgia Meloni (Imagoeconomica).

Renzi: «L’unico obiettivo del governo è apparire»

Il riferimento di Renzi è stato alle politiche migratorie. L’ex premier ha infatti commentato: «Sul tema dell’immigrazione il governo ha un unico obiettivo: apparire. È il governo che ha parlato di blocco navale. I migranti sono raddoppiati. Le parole della campagna di Meloni e Salvini non appartengono alla dignità della politica». Poi ha evidenziato che «l’unico blocco navale in questo paese è stato fatto dalla sinistra. Da Napolitano e Prodi nel 1997, con i profughi che provenivano dall’Albania».

Renzi contro Meloni «Un'influencer bravissima, meglio di Chiara Ferragni»
Matteo Renzi (Imagoeconomica).

E ha insistito: «Dopo Cutro, ho ricordato a Meloni che la storia italiana che non cambia. Noi da duemila anni accogliamo tutti e salviamo tutti: io sono orgoglioso di questa tradizione italiana, che risale addirittura a Virgilio. Questa cultura c’era anche durante fascismo: l’ammiraglio Todaro, nel 1940, dopo aver fatto affondare un piroscafo belga ha salvato tutti quelli che erano in mare. Rispondendo ai belgi e ai nazisti, ha detto “Sono italiano, salvo tutti”».

La soluzione: «Mandare le persone a lavorare»

Renzi ha poi parlato di quella che ha definito «la soluzione migliore per il problema migratorio». Il leader di Italia Viva ha spiegato che secondo lui è «la legalità, cioè mandare queste persone a lavorare. Perché se le lasci in stazione senza un permesso, una possibilità di lavoro o un controllo diventano un fattore di insicurezza. La sicurezza e la legalità si fanno con il lavoro e non con i decreti fuffa di Salvini». Infine un passaggio sulla Nadef, la Nota di aggiornamento al Def: «Da quello che si vede, c’è un poderoso sforzo in Europa non per abbassare le tasse ma per mantenere il piccolo abbassamento fatto a maggio dello scorso anno. Mi sembra che la Meloni debba chiedere aiuto all’Europa. Mi sembra però che non ci sia un aiuto al ceto medio».

Nei sondaggi Fratelli d’Italia cala ma resta in vetta col 28,5 per cento

La Supermedia dei sondaggi politici realizzata dai Agi/YouTrend registra, anche questa volta, il primato di Fratelli d’Italia che, seppur in calo, domina ancora sugli altri partiti. A un anno esatto dalle ultime elezioni politiche, vinte da Giorgia Meloni, la presidente del Consiglio resta dunque a capo dello schieramento in cui gli italiani ripongono maggiore fiducia, anche se, rispetto alle precedenti rilevazioni delle due settimane precedenti, si registra un calo dello 0,7 per cento, con il partito che si attesta al 28,5 per cento (due punti percentuali in più rispetto alle elezioni politiche del 2022).

La Supermedia dei sondaggi politici

Dietro Fratelli d’Italia, la Supermedia riporta le principali forze di opposizione: il Partito democratico di Elly Schlein al 19,7 per cento  (+0,1 per cento in due settimane) e il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte al 16,5 per cento (+0,1 per cento). Subito sotto il podio è il turno degli alleati di governo di Meloni, con la Lega di Matteo Salvini al 9,3 per cento (+0,2) e Forza Italia che, invece, ha perso uno 0,1 per cento attestandosi al 6,9 per cento. Dietro Azione al 3,9 per cento (+0,2), Verdi/Sinistra 3,3 per cento (-0,1), Italia viva 2,9 per cento (=), +Europa 2,4 per cento (-0,1), Italexit 1,9 per cento (-0,1), Unione Popolare 1,3 per cento (-0,1) e Noi Moderati 1,1 per cento (+0,2). I dati portano le coalizioni parlamentari a questo risultato:

  • Centrodestra 45,8 per cento (-0,3);
  • Centrosinistra 25,4 per cento (-0,1);
  • M5S 16,5 per cento (+0,1);
  • Terzo Polo 6,9 per cento (+0,3);
  • Italexit 1,9 per cento (-0,1);
  • Altri 3,5 per cento (+0,1)

Il confronto con le Politiche 2022

Confrontando i dati dell’ultima Supermedia con i risultati delle elezioni politiche 2022 ci si rende conto di come il partito di Giorgia Meloni abbia continuato a crescere, registrando un +2,5 per cento rispetto al risultato delle urne. Bene anche il Movimento 5 Stelle che ha guadagnato un 1,1 per cento. A crescere sono anche il Pd (+0,6) e la Lega (+0,5), mentre chi ha perso di più è Forza Italia che, in un anno e complice soprattutto la morte di Silvio Berlusconi, ha visto il suo consenso decurtato dell’1,1 per cento.

Caivano, don Patriciello in Senato: «Tornano coi kalashnikov per sfidare lo Stato»

Don Maurizio Patriciello, il parroco della chiesa di Parco Verde, a Caivano, è intervenuto in audizione al Senato e ha raccontato ai senatori la realtà dell’area. Dopo gli stupri, le forze dell’ordine hanno intensificato la propria attività nella zona ma in risposta sono arrivati i raid notturni, con uomini in scooter ad aprire il fuoco con fucili e pistole. Patriciello ha spiegato: «Serve un esercito di maestre elementari. Un altro un esercito di assistenti sociali. Però la verità va detta: quando l’altra notte c’è stata l’ultima “stesa” sono arrivati armati di kalashnikov, non di pistole o coltelli. Questi folli sono arrivati subito dopo la visita della Meloni con i ministri ed è sembrata veramente una sfida allo Stato. In quei momenti alla gente non serve un maestro elementare ma le forze dell’ordine».

Don Patriciello, parroco di Parco Verde, a Caivano, ha raccontato la situazione attuale in Senato: «Sono coi fucili, non con pistole e coltelli, per sfidare lo Stato».
L’incontro tra Giorgia Meloni e don Maurizio Patriciello (Imagoeconomica).

Don Patriciello: «Qualcosa di concreto si vede»

Il parroco ha proseguito: «In questo mese a Parco Verde, definita una delle piazze di spaccio più grande d’Europa, non si è venduto un solo grammo di droga perché la polizia e i carabinieri stanno per la strada. Qualcosa di concreto si vede». E poi Don Patriciello ha analizzato la storia di Caivano: «Mi chiedo come sia stato possibile da parte dello Stato permettere che questi quartieri come Parco Verde potessero esistere. Ci vuole poco per rendersi conto che questi quartieri non potevano che produrre questi frutti. Ammassare in un solo posto tutte le famiglie povere dei quartieri più poveri e degradati di Napoli dopo il terremoto del 1980 e abbandonarli a se stessi è stata una tragedia immane di cui nessuno può lavarsi le mani adesso, né i vecchi politici né coloro che ne sono gli eredi».

La critica alla politica: «Quartieri poveri sono serbatoi di voti»

Don Patriciello ha poi criticato la politica: «Questi quartieri così poveri e così degradati sono un ottimo serbatoio di voti. Voti che poi si contano e pesano, e prima o poi ti presentano il conto». Ed è passato poi alla Terra dei fuochi, la zona con un’alta percentuale di casi di tumori tra gli abitanti a causa delle sostanze tossiche sotterrate negli anni: «Un giorno mi sono buttato in ginocchio pure davanti a Carmine Schiavone, il cassiere dei Casalesi, per il dramma della Terra dei fuochi, perché dovevo capire bene cosa succedeva. Non ce la facevo più a benedire bare bianche, di bambini morti di leucemia e di cancro. Un camorrista che non avrei voluto vedere mai in vita mia, ma mi sono detto se può aiutarmi farò anche questo. Il problema è un dramma che stava lì da anni e poi è venuto a galla».

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