L’Arpae ha lanciato per sabato 2 dicembre una allerta rossa meteo in Emilia-Romagna, per il rischio di frane, ruscellamenti, piene dei fiumi nella pianura reggiana e parmense, nonché vento forte nell’Appennino bolognese e romagnolo. Sulle coste, atteso al largo mare agitato con possibili mareggiate ed erosione del litorale sulla costa ferrarese.
Allerta arancione nella parte centrale-occidentale dell’Emilia-Romagna per rischio idraulico
La situazione dovrebbe attenuarsi nelle successive 48 ore. Nel dettaglio, sono previsti «venti sud-occidentali di tempesta (89-102 chilometri orari), più probabili sulla fascia appenninica centro-orientale; venti sud-occidentali di burrasca forte (75-88 chilometri orari), con possibili rinforzi o raffiche di intensità superiore sulla fascia appenninica occidentale e pianura orientale, e venti di burrasca moderata (62-74 chilometri orari) da nord-ovest sul restante territorio». Sono inoltre previste «precipitazioni intense, localmente anche a carattere di rovescio e più probabili sul settore appenninico centro-occidentale». A parte l’allerta rossa nel reggiano, in tutta la parte centrale e occidentale della regione si prevedono possibili criticità idrauliche, con allerta arancione.
Del caso di Eleonora Evi, che se n’è andata dal partito dei Verdi sbattendo la porta, colpiscono due cose: l’accusa di gestione personale e patriarcale rivolta al co-leader Angelo Bonelli: «Non ci sto a fare la marionetta del pinkwashing» con tanto di immagine postata sui social di un Pinocchio che taglia i fili del suo burattinaio (Geppetto? Mangiafuoco, la saccentissima Fata Turchina?). Il fatto che le critiche più feroci le siano arrivate proprio dalle a questo punto ex compagne di partito. Siamo di fronte al caso di una donna che accusa un uomo che viene puntutamente difeso da altre donne. Nessuna solidarietà femminile, anzi. «Ha goduto di due seggi blindati… Colpiscono l’asprezza e l’ostilità ingiustificata delle sue dichiarazioni, finanche la falsità: come si fa a dire che sarebbe stata penalizzata per la sua gravidanza? Questo è diffamatorio».
Le ragioni politiche di un dissidio spesso restano in secondo piano
Insomma, siamo in presenza di due analisi contrapposte ed è oggettivamente difficile scegliere quale sia la più aderente al vero. Spesso rivendicazioni fatte in nome di una giusta causa coprono antipatie e rancori che portano a un ineluttabile deterioramento dei rapporti personali. Cui specularmente obbediscono anche quelle di chi si sente ingiustamente accusato. In alcuni casi, e questo potrebbe essere tra quelli, i confini tra buoni e cattivi tendono a confondersi. Così che magari le vere ragioni di un dissidio, quelle politiche, passano in secondo piano. Nel caso in questione Evi era per rompere il sodalizio con la Sinistra italiana di Nicola Fratoianni in vista delle prossime Europee, gli altri suoi colleghi la pensavano diversamente.
Nicola Fratoianni, Eleonora Evi e Angelo Bonelli (Imagoeconomica).
Almeno questa volta è stata evitata la solita scissione a Sinistra
L’altra considerazione inerisce alla vocazione frazionista che si rivela ancora una volta malattia endemica della Sinistra, che in verità ultimamente – magra consolazione – ha contagiato anche il centro con le tragicomiche liti che hanno ucciso in culla il Terzo polo. Stavolta un’ulteriore scissione dell’atomo pare evitata, visto che la protesta di Evi non ha fatto proseliti e lei andrà a ingrossare la schiera degli indipendenti seduti nei banchi di Montecitorio. Caso chiuso, per ora. E per i Verdi è un bene visto che devono ancora smaltire le scorie della vicenda Soumahoro. Restano, come pietre, le parole. «Deludente constatare che questo valore (la biodiversità) non si riesca ad applicarlo all’interno del partito stesso» dice l’ex pentastellata passata sotto le bandiere della causa ecologista. «Evi, verdina ingrata», ribattono le colleghe, rispolverando un’accusa, quella di ingratitudine, che è la stessa usata dai giornali di destra quando Veronica Lario, stanca di stare col drago che si abbeverava del sangue di giovani vergini, si separò da Silvio Berlusconi.
Fra sabato 2, lunedì 4 e martedì 12 dicembre avranno luogo i primi tre click day previsti dal ministero dell’Interno, relativi agli ingressi regolari per lavoratori stranieri. Saranno complessivamente 136mila i lavoratori non comunitari che potranno entrare regolarmente in Italia grazie al decreto flussi 2023, di cui 52.770 per lavoro subordinato non stagionale, 680 ingressi per lavoro autonomo e 82.550 ingressi per lavoro subordinato stagionale.
Per agevolare le operazioni, dal 30 ottobre al 26 novembre 2023, era stata data la possibilità di precompilare i moduli di domanda, tramite il “Portale servizi Ali”. Al termine della fase di precompilazione, risultano inserite 607.904 istanze, delle quali, in particolare, 253.473 relative al lavoro subordinato non stagionale, 260.953 relative al lavoro stagionale, 86.074 al settore dell’assistenza familiare e socio-sanitaria. Le domande potranno essere trasmesse, in via definitiva, esclusivamente con le consuete modalità telematiche, a decorrere dalle 9 di sabato 2 dicembre per i lavoratori non stagionale, dalle 9 del 4 dicembre per il settore dell’assistenza familiare e socio-sanitaria e dalle 9 del 12 dicembre per lavoro stagionale.
L’intelligence israeliana era a conoscenza del piano di Hamas per il 7 ottobre più di un anno prima che l’attacco avvenisse, ma l’aveva trascurato ritenendolo troppo difficile da realizzare per le capacità militari del gruppo radicale palestinese. A rivelarlo è un articolo del New York Times. La ricostruzione del quotidiano si inserisce in un contesto già fragile per la leadership di Netanyahu e delle forze di sicurezza israeliane, accusati dall’opinione pubblica di aver commesso una serie di errori di valutazione sui progetti di Hamas, e di non essere per questo riusciti a proteggere il Paese.
Un’analista aveva avvertito di addestramenti in linea con il piano di Hamas
Il documento in possesso delle autorità israeliane è denominato “Mura di Gerico” e contiene 40 pagine che descrivono dettagliatamente il piano di battaglia di Hamas, esattamente come è avvenuto: dal lancio di razzi e missili dalla Striscia di Gaza all’utilizzo di droni per disabilitare i sistemi di sicurezza presenti al confine, fino all’irruzione via terra e via aria di centinaia di miliziani in Israele, alcuni dei quali utilizzando dei parapendii. Il piano era circolato ampiamente tra le agenzie d’intelligence, e il New York Times riporta delle email riservate che dimostrano l’esistenza di divisioni interne rispetto alla sua realizzabilità. Una parte maggioritaria dell’intelligence lo ha valutato inattuabile rispetto alle capacità militari di Hamas e all’opinione diffusa che il gruppo fosse concentrato a rafforzarsi politicamente all’interno della Striscia, e che per questo non avesse l’obiettivo di attaccare all’esterno. Ma nelle email in possesso del quotidiano americano è presente anche l’avvertimento di un’analista dell’intelligence che aveva riferito della presenza di addestramenti militari di Hamas in linea con quanto descritto nel piano di battaglia. Tuttavia, un colonnello della divisione dell’esercito israeliano che si occupa dell’area della Striscia di Gaza aveva sminuito la sua allerta.
Proteste a Gerusalemme contro il governo di Netanyahu a seguito dell’attacco di Hamas del 7 ottobre (Getty Images).
Un giovane di Siniscola è stato accoltellato nella notte di giovedì 30 novembre, in un’abitazione della frazione de La Caletta, nella costa orientale della Sardegna in provincia di Nuoro, dove nel corso di una festa è scoppiata una rissa. Subito soccorso, il giovane è stato trasportato in gravi condizioni all’ospedale di Sassari dove è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico.
È accusato di tentato omicidio
Una decina di giovani sono già stati interrogati dai carabinieri della compagnia di Siniscola che cercano l’aggressore e il coltello che ha ferito il giovane. Secondo una prima ricostruzione dei militari la lite sarebbe scoppiata per futili motivi, al termine della quale uno dei ragazzi ha impugnato un coltello e inferto diverse ferite alla schiena al coetaneo, che avrebbe perso la sensibilità delle gambe. I militari cercano di risalire all’aggressore che dopo il fatto è scappato portando con sé il coltello utilizzato. È accusato di tentato omicidio.
Nel corso della semifinale di X-Factor ci sono state nuove frizioni tra Fedez e Morgan che, nonostante sia stato allontanato dal programma, ha attaccato il rapper accusandolo di favoreggiamento nei confronti di un concorrente della squadra di Dargen D’Amico, gli Stunt Pilots, il cui cantante, Lorenzo, avrebbe collaborato a un disco del marito di Chiara Ferragni prima di entrare nel talent show. A queste critiche a mezzo social, Fedez ha risposto in diretta a Morgan, usando dei toni decisamente poco pacifici: «Se pensa che io abbia fatto del clientelismo in questo programma deve dirlo, non insinuarlo».
La conoscenza pregressa, smentita, con il cantante degli Stunt Pilots
«Morgan ha fatto questo dossieraggio venuto male in cui ha raccontato che Lorenzo ha contribuito a lavorare a un mio album lasciando, così, intendere che ci fossero dei favoritismi», ha detto Fedez, che poi ha aggiunto: «Voglio mettere le cose in chiaro: io Lorenzo (il cantante dei concorrenti Stunt Pilots, ndr) non l’ho mai conosciuto, non ci siamo mai visti. Lui ha semplicemente collaborato con Michele Canova a Los Angeles per la produzione di alcuni brani, che è una cosa normalissima. Ma mettiamo anche il caso che io lo conoscessi: quale sarebbe il problema? A me risulta che Morgan, per sua stessa ammissione, conosceva Anna Castiglia. Quindi, quale sarebbe stato il problema?».
Al chiarimento, Fedez ha fatto seguire un nuovo attacco diretto a Morgan, che si è esteso anche oltre la questione di specie ed è arrivato alla vicinanza politica dell’ex giudice al governo di centrodestra e ad alcuni suoi esponenti. «Se vuoi essere davvero un ribelle, caro Morgan, e pensi che qua dentro sia tutto pilotato, queste cose le dici quando sei dentro al programma, non quando ti danno un calcio in c*lo e te ne vai via, perché così è troppo semplice». Poi l’accusa diretta: «Io non sono un ribelle: sono un ragazzo con una piccola azienda che lavora con la mamma e con l’avvocato ma che, per ottenere quello che ha, non ha mai dovuto leccare i piedi né a Giorgia Meloni né a VittorioSgarbi. Ciao Marco».
È on air la nuova campagna istituzionale La parità non può aspettare lanciata da TIM per sensibilizzare e creare consapevolezza sul tema del gender gap. Perché, come sottolinea il manifesto dell’iniziativa, «all’Italia che vuole crescere serve il talento, la passione, il coraggio e l’impegno di tutte e tutti», ed è quindi necessario mettersi «in connessione per superare gli stereotipi, offrire opportunità alle donne e contrastare la violenza di genere». Nelle strade delle principali città italiane – Roma, Milano, Napoli, Venezia e Torino – e sui media, si alternano immagini che lanciano messaggi su cui riflettere, perché se in Italia «la parità di genere sarà raggiunta solo nel 2155», sono tanti gli aspetti con cui si manifesta il divario di genere.
Sofia Goggia e Giulia Dragoni tra le protagoniste della campagna
Protagoniste dei sette soggetti sono Sofia Goggia, campionessa del mondo di discesa libera, Danielle Madam, campionessa italiana getto del peso, Giulia Dragoni della Nazionale italiana calcio femminile, Pamela D’Alessandro, che lavora come tecnica in TIM, Laura De Dilectis, presidente di DonneXStrada, Carla Nisio, manager TIM, e il volto di una giovane ragazza che richiama l’attenzione sulla necessità di accelerare il cambiamento. Sono loro a testimoniare che «la parità non può aspettare» per lo sviluppo sociale ed economico del nostro Paese, dallo sport all’imprenditoria, dal gap salariale alla copertura mediatica degli sport femminili, dalla cultura della leadership all’occupazione delle donne nei settori tecnologici. La campagna è declinata sulla stampa periodica, sul web e sui social.
Campagna istituzionale TIM per la parità di genere (TIM).
Labriola: «Siamo un’azienda all’avanguardia anche sul piano sociale»
Pietro Labriola, amministratore delegato del Gruppo TIM, ha così affermato: «TIM è un’azienda all’avanguardia nell’innovazione e nei servizi e deve essere all’avanguardia anche sul piano sociale e ambientale. Esprimere il valore della parità tra uomini e donne significa molto per la crescita della società italiana perché un’economia che vuole correre ha bisogno del meglio di tutte le sue risorse umane: per questo sentiamo la responsabilità di farci portatori di questo valore».
Le altre iniziative di TIM per la parità di genere e contro la violenza sulle donne
TIM si è già mossa in questa direzione con una serie azioni concrete. Tra queste Women Plus, l’app che supporta le donne nella ricerca del lavoro e nei percorsi di carriera. La soluzione, che ha avuto il patrocinio della Commissione Europea, nasce dall’esperienza di Mulheres Positivas – il progetto che TIM ha sostenuto in Brasile insieme all’imprenditrice Fabi Saad – e mette a disposizione in un unico sistema numerose posizioni aperte, grazie a strumenti di matching tra le loro competenze e il lavoro disponibile, ma anche mentoring, formazione e talk ispirazionali. I punti vendita TIM presenti su tutto il territorio nazionale sono inoltre diventati Punti Viola, ovvero luoghi sicuri grazie alla collaborazione con l’associazione no profit DonneXStrada. Gli addetti alla vendita hanno seguito percorsi di formazione e sensibilizzazione, con il supporto di esperti legali e psicologi, per essere pronti ad accogliere eventuali vittime o testimoni di molestie o violenze e intervenire correttamente. Nel corso del 2024, infine, saranno installate le prime cabine digitali che prevedono anche un tasto dedicato al primo soccorso, denominato Women Plus, che permetterà di richiedere supporto in tempo reale a un operatore in situazioni di potenziale pericolo. Si tratta di una funzionalità a forte valenza sociale che mette a disposizione della collettività uno strumento di contrasto agli episodi di violenza e microcriminalità.
Un weekend con abbondanti nevicate al Nord, che dalle Alpi si sposteranno verso le quote collinari e infine, da lunedì 4 dicembre, anche sulla Pianura Padana. È quanto annuncia Antonio Sanò, fondatore del sito www.iLMeteo.it. Nelle prossime ore la neve cadrà molto abbondante sulle Alpi oltre i 1500 metri, con accumuli di circa 40-50 cm/24 ore tra Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia, qualche decimetro in meno sul settore orientale. La pioggia colpirà ancora la Liguria di levante e la Toscana con disagi, con nubifragi e piene fluviali.
Caldo al Centro e al Sud
Il caldo interesserà invece il resto del Centro e tutto il Sud con 20 gradi a Roma e 25 gradi a Siracusa. Nel weekend una nuova ondata di freddo abbasserà la quota zero. Le nevicate saranno ancora abbondanti sulle Alpi, ma questa volta in discesa fino a quote di alta collina e sul settore centro-orientale. Sulle Alpi friulane potremo vedere accumuli estremi, fino a 50-70 cm in 24 ore. Domenica 3 dicembre invece ci regalerà il sole e, complice il cielo stellato della notte, le minime scenderanno sotto zero al Centro-Nord con un freddo pungente. Da lunedì 4 dicembre, poi, sono previste nevicate sparse tra Torino e Milano.
Dopo un lungo contenzioso, la gestione dell’autostrada dei Parchi torna al Gruppo Toto attraverso la società Strada dei Parchi. Nella serata di mercoledì 30 novembre è stato infatti depositato in commissione Bilancio al Senato un emendamento al decreto Anticipi presentato dagli stessi relatori del decreto e dunque blindato. La concessione dell’A24 e A25, la cosiddetta Roma-L’Aquila-Teramo – revocata dal governo Draghi nel luglio 2022 per presunte gravi inadempienze e affidata un mese dopo ad Anas – tornerà nelle mani del gruppo a partire dal primo gennaio 2024 e si protrarrà fino al 2032, cioè fino alla scadenza prevista dalla convenzione prolungata nel periodo in cui la gestione è stata assegnata all’Anas. Secondo l’accordo stretto con il Mit, in cambio della concessione, Strada dei Parchi rinuncerà ai ricorsi pendenti, manterrà le tariffe invariate al 2017 e raddoppierà gli investimenti. In considerazione delle rinunce da parte del concessionario, gli vengono inoltre riconosciuti 500 milioni di euro (250 nel 2023 e 250 nel 2024) e la compensazione dei debiti nei confronti di Anas in cambio della rinuncia all’ulteriore risarcimento.
Carla Gatto, scrittrice e nonna di Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, ha recentemente presentato il suo libro Con lo zaino in spalla, dedicato alla figlia Monica. «Ho iniziato a scriverlo durante il Covid, poi ho deciso di dedicarlo a mia nuora, mancata circa un anno fa. Il prossimo lo dedicherò a Giulia», ha detto in un’intervista al Corriere della Sera.
Carla Gatto: «Sono da sempre un’attivista contro la violenza di genere»
Con lo zaino in spalla ha come protagonista «Emma, una ragazza del Sud vittima di una società patriarcale dove i maschi decidono il destino delle donne. Stanca della violenza del suo patrigno si ribella e, con lo zaino in spalla, scappa al Nord per realizzare i suoi sogni». Proprio per il tema di cui tratta, l’esordio del romanzo di Carla Gatto era programmato in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. A margine della presentazione del libro, la nonna di Cecchettin ha raccontato a Rovigo in diretta: «Giulia aveva iniziato a leggerlo. Ma Giulia non è Emma, per lei non c’è stato un lieto fine e ora abbiamo un dolore devastante da affrontare. La nostra bambina non meritava un finale così crudele. Io sono sempre stata un’attivista contro la violenza di genere. Certo, chi si sarebbe mai immaginata una cosa del genere proprio a casa nostra?». L’arte è una cosa di famiglia in casa Cecchettin, e sui sogni di sua nipote Carla Gatto ha raccontato: «Mi raccontava che aveva iniziato questo corso di disegno, che era contenta della laurea in Ingegneria biomedica, era pronta. “Mi piace tantissimo fare i disegni, mi dà libertà”, mi diceva». Un futuro spezzato sul nascere da Turetta, che venerdì 1 dicembre sarà interrogato in carcere dal pm di Venezia Andrea Petroni.
Prima la notizia buona. Sia gloria, si spera duratura, nell’alto dei cieli. Ita Airways ha chiuso i primi nove mesi dell’anno guadagnando soldi: 780 milioni di ricavi e 80 di margine operativo, contro i 240 persi nello stesso periodo del 2022. Non succedeva dall’inizio del secolo, precisamente dal 2002 anno dell’ultimo bilancio in attivo, anche se allora si chiamava Alitalia. Poi la notizia cattiva, o la meno buona. Il dilatarsi dei tempi di chiusura dell’accordo con Lufthansa (giusto giovedì il Mef ha comunicato l’avvenuta formale notifica dell’acquisto del 41 per cento da parte dei tedeschi) impedisce alla compagnia guidata da Antonino Turicchi, in mancanza del via libera di Bruxelles, di incassare i 325 milioni di euro della transazione.
Antonino Turicchi, presidente Ita (Imagoeconomica).
Il prestito da 300 milioni, la partita complicata con le banche e l’ipotesi Sace
La conseguenza è che Ita sarà obbligata a una nuova massiccia iniezione di denaro, sotto forma di un prestito da 300 milioni. Chi ce li dovrebbe mettere? Le banche, ma il condizionale è d’obbligo perché la trattativa con gli istituti di credito si sta rivelando molto complicata. Banca Intesa si è chiamata fuori, sostanzialmente con la motivazione di aver già dato fin troppo. Alla fine la decisione in extremis di rivolgersi a un pool di banche: Unicredit, Mps, Bper, Santander e Credit Agricole Italia, che però vogliono ovviamente essere super garantite. E chiedono in garanzia gli aerei di proprietà, ovvero l’unico asset concreto della compagnia. Senza questa non possono rischiare capitale per un’azienda che ha dalla sua solo l’ultimo esercizio in utile. Se non altro perché occorre vedere se la rondine del 2023 farà anche più avanti primavera. Ma Ita non può dare in pegno gli aerei. Per poterlo fare, poiché essendo in essere il protocollo di intesa con Lufthansa (che solo Berlino può decidere di annullare) deve avere l’assenso dei tedeschi, che però giustamente non hanno alcuna intenzione di entrare nel capitale di una compagnia che ha ipotecato la sua flotta, ovvero l’asset più importante. Non resta allora che rivolgersi alla Sace per avere la garanzia pubblica che vada a coprire l’80 per cento del finanziamento bancario. Dovrebbe essere una formalità, visto che Sace è interamente posseduta dal Mef che a sua volta è l’unico azionista di Ita. Però nella dialettica tra compagnia, banche ed ente garante qualcosa si è inceppato. Forse, azzardiamo noi, la paura che Bruxelles faccia qualche brutto scherzo dilatando ancora i tempi per dare semaforo verde all’accordo?
Ita ha chiuso i primi nove mesi dell’anno guadagnando 780 milioni di ricavi e 80 di margine operativo (Imagoeconomica).
L’iter della trattativa probabilmente andrà in fase 2
Nell’ambito del bilaterale Italia-Germania dello scorso 22 novembre, Giorgia Meloni e Olaf Scholz si sono detti sicuri che in tempi brevi arriverà il via libera dall’Antitrust europeo. Che, una volta ricevuta la notifica, ora dovrà analizzare circa 1.000 pagine di risposte e auspici. Pensare che lo faccia in 25 giorni lavorativi (ovvero quanto prevede la fase 1 appare un eccesso di ottimismo. Anche considerando il passo da bradipo che sta avendo da agosto scorso la Commissione, con tanto di smaccato ostruzionismo da parte di chi, tanto per non fare nomi i francesi, l’accordo italo-tedesco lo vuol far saltare. Facile dunque che si passi alla fase 2, che prevede 90 giorni lavorativi, e la possibilità di andare ai supplementari aggiungendone altri 15. Nell’attesa servono soldi per andare avanti, anche perché dopo che la stagione estiva ha consentito a tutte le compagnie del mondo di mettere a segno bilanci record, ora con l’inverno arriva il periodo delle vacche magre.
La premier Giorgia Meloni con il cancelliere tedesco Olaf Scholz (Imagoeconomica).
Stop all’assenteismo e alle fughe di notizie
Nel frattempo, in Ita Airways stanno provando a limitare i tassi di assenteismo di alcuni dirigenti, a partire dal direttore del personale, Domenico Galasso, su cui l’Inps avrebbe acceso un faro. Nei giorni scorsi è partita una mail per annunciare la riduzione a quattro giorni al mese della possibilità da parte dei manager di fare smart working. E intanto il presidente Turicchi sta cercando di neutralizzare posizioni dominanti della passata disastrosa gestione di Fabio Lazzerini. Per questo nei corridoi di Fiumicino si vocifera che l’area commerciale sia pronta entro la fine dell’anno a un grande cambio nel management, con la possibile uscita del direttore commerciale Emiliana Limosani, braccio destro dell’ex ad.
Dopo sette giorni di stop ai combattimenti, la tregua nella Striscia di Gaza è stata rotta all’alba con la ripresa degli scontri a fuoco tra Israele e Hamas. «Hamas ha violato la tregua e ha sparato anche in territorio israeliano»: per questo motivo «le Forze di Difesa Israeliane hanno ripreso a combattere contro l’organizzazione terroristica nella Striscia di Gaza», ha dichiarato l’esercito in un comunicato. L’ufficio del Primo Ministro israeliano ha poi reso noto in un comunicato che Hamas «non ha rispettato l’obbligo di rilasciare tutte le donne in ostaggio». Almeno sei persone uccise a Rafah e altre due, minorenni, a Gaza City: queste le prime vittime causate dalla ripresa dei bombardamenti di Israele nella Striscia di Gaza, stando al ministero della Sanità della regione.
Un edificio distrutto a Khan Yunis il 1 dicembre (Getty Images)
Hamas: «Raid israeliani hanno colpito il sud di Gaza»
Secondo fonti di Hamas, attacchi aerei israeliani hanno colpito il sud di Gaza, compresa la comunità di Abassan, a est della città di Khan Younis. Il ministero della Sanità gestito da Hamas afferma che tre persone sono state uccise in raid aerei israeliani a Rafah, nel sud della Striscia, come riportano i media israeliani. Altri attacchi aerei avrebbero colpito la città di Al-Karara, a nord di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. L’ufficio governativo per le comunicazioni di Gaza, un ente gestito da Hamas, ha accusato «la comunità internazionale di essere responsabile della ripresa della guerra a Gaza».
Israele: «Impegnati a raggiungere 3 obiettivi di guerra»
«Il governo di Israele è impegnato a raggiungere gli obiettivi della guerra: liberare gli ostaggi, eliminare Hamas e garantire che Gaza non possa mai essere una minaccia per la sicurezza degli israeliani»: è quanto si legge in un comunicato diffuso dal governo dell’ufficio del Primo Ministro di Israele, Benjamin Netanyahu. Hamas, accusa il governo secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, «ha violato i termini della tregua e non ha rispettato l’obbligo di rilasciare gli ostaggi e liberare tutte le donne rapite detenute a Gaza».
Grande attesa per l’ultima giornata settimanale per la Borsa italiana e lo spread, soprattutto dopo le chiusure positive di ieri, giovedì 30 novembre. Milano ha ritoccato i minimi dal 2008 guadagnando lo 0,16%. L’indice Ftse Mib è salito a 29.737 punti. Il differenziale tra Btp e Bund tedeschi, invece, è a quota 177,5 punti base.
1.36 – Tokyo, apertura poco mossa (+0,07%)
La Borsa di Tokyo avvia l’ultima seduta della settimana all’insegna della cautela, seguendo la chiusura mista del mercato azionario statunitense, e in attesa delle indicazioni dal settore manifatturiero in Cina. In apertura il listino di riferimento Nikkei segna una variazione appena positiva dello 0,07% a quota 33.510,35, e un aumento di 23 punti. Sul fronte valutario lo yen è stabile al cambio con il dollaro, a 147,80, e sull’euro a 161,10.